Micolash

La mia vita inizia come quella di tantissime persone: figlio di un padre ubriacone e di una donna delusa dall'amore.
Non c'è granché da dire al riguardo.

Mio padre era un mago fallito. Uno di quelli che ha creduto troppo in un obiettivo e l'ha perseguito fino a rovinarsi l'anima. Ma guai a dirglielo! In verità, guai a rivorgergli la parola su qualsiasi cosa.

Mia madre, al contrario, in un punto imprecisato della sua vita deve aver perso il desiderio di essere madre o di amare in generale. Il ricordo più bello di lei che possiedo è il suo ripetermi di non permettere mai a qualcuno di avere potere su di me. Suppongo si riferisse al fatto di essersi innamorata di un fallito. Credo sia l'unico consiglio che mi abbia mai dato, il resto sono solo accuse vaghe, minacce e veleno.

Ho avuto la mia occasione a diciotto anni. Sono scappato, con la scusa di dover studiare magia e iniziare il mio apprendistato. Qualche anno dopo, mio padre è morto. Se vi dicessi che non desideravo quell'evento da una vita vi mentirei. Eppure, al funerale, ho provato questo sapore amaro: come di qualcosa mancato e irreparabile. Mia madre, al contrario, ha vissuto fin troppo a lungo. Si è spenta sulla soglia dei sessant'anni, non prima di avermi ricordato quanto le ho rovinato l'esistenza. Amorevole, no?

Durante il periodo di apprendistato ho avuto modo di conoscere quella che poi sarebbe diventata mia moglie: Annalisa. Non ho idea di cosa ci vedesse in uno scherzo come il sottoscritto, ma suppongo che a volte l'amore sia cieco come la fortuna. Abbiamo convissuto per qualche anno, per poi convolare a nozze. Se c'è stato un periodo bello della mia vita, incredibile a dirsi, è stato quello del matrimonio. Ma tutto finisce. Soprattutto le cose belle. Una fredda mattina di Barmo, il giorno del mio compleanno, ho trovato Annalisa riversa a terra. I guaritori giunti in soccorso ritengono si sia trattato di un ictus celebrale, ma cadendo ha battuto la testa provocandosi un emorragia. Ovviamente, non è sopravvissuta.

Vorrei potervi dire che la mia storia continua da quel momento in poi, ma non è vero. Io sono morto il giorno che Annalisa è andata via. Tutto quello che è successo dopo non ha importanza. Anche ora che sono finito di questo nuovo mondo chiamato Endlos.

Qualcuno sostiene che io sia peggiorato dal giorno che mia moglie ha abbandonato le sue spoglie mortali, ma se dovessi correggere questa persona gli direi che, in realtà, sono così da sempre. Sono troppo alto per uno che è secco come un giunco. Ho i capelli scuri, sempre in disordine. Sono mossi, non si sa bene da cosa. E, per ragioni che mi sfuggono, ho delle profonde occhiaie. Se a ciò aggiungiamo che la mia pelle è di un pallore alabastrino, non c'è da meravigliarsi che mi si scambi spesso per un fantasma. Suppongo che le mie pupille lattescenti non siano di nessun aiuto in tal senso. Quand'ero poco più che un bambino, ebbi un incidente con mio cugino che mi provocò dei danni alla gabbia toracica. Niente che mi causi seri problemi, ma, se proprio devo dirlo, nei segni particolari mi piace sempre precisare che ho le costole sporgenti perché mio cugino è una merda. Forse è per questo che mi piace vestire di nero, sempre pesante. Ho freddo a tutte le ore. In tutti i luoghi. Diffidate dalle imitazioni: se non mi si vede con almeno due sciarpe addosso non sono io.

A parte questo, che altro c'è da dire? Il mio carattere? Ah, credo che una volta un collega mago mi abbia definito cattivo. Anche se, considerato il personaggio, pure un comodino per lui potrebbe risultare il più grande criminale della storia. Ma lasciamo perdere l'idiozia altrui. Il punto è che aveva ragione. Solo che lo stronzo non saprà mai quanto. Sì, perché negarlo? Farei di tutto pur di raggiungere i miei obiettivi. Non mi importa di niente e di nessuno. Nessuno che sia vivo, almeno. Ritengo il dolore necessario. No no, quello degli altri. Appunto. Se la situazione lo richiede, sono anche pronto a cambiare fazione. Se c'è un altra cosa che odio è combattere: dove sono io, lì è la vittoria.