Sulle Tracce dei Mandanti

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    Non ho mai fatto l'agente segreto, ma talvolta le spie invidiano le mie avventure,
    se le confrontano con la loro monotona routine.


    - Robert Ludlum -


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    Quando Emeraude si era unito al loro gruppo, l'unico ad esserne sembrato contento era stato il cane: il pacifico distacco di Sasha si era limitato a prendere l'arrivo di un alleato giocoforza fedele con nessun trasporto particolare -dopotutto, da come l'aveva posta lui stesso, era una sorta di strumento con il personale interesse che tutto andasse per il meglio-, mentre Drusilia...

    Drusilia, a fronte di tutti i tentativi del suo Famiglio di punzecchiarla ed imbarazzarla -come un bambino che fa dispetti in cerca di punizioni attenzioni-, si era limitata a cercare di trascorrere le giornate dei preparativi per quella loro missione il più serenamente possibile, ricercando la compagnia della Sorella, o -quando quella era impegnata nella pianificazione delle operazioni- giocando con il botolo, facendo zapping tra i canali della loro TV (altrimenti monopolizzata dal cagnetto bianco), o vuotando le scatole di cioccolatini che continuavano ad arrivare giornalmente.

    I fiori, dopo che l'Albina aveva provveduto a defenestrare quelli pervenuti, trasformandoli con chissà quale misterioso potere in frammenti colorati non più grandi o pesanti di coriandoli -e facendoli disperdere nel vento di alta quota del loro attico-, avevano invece smesso di venire consegnati.

    Il candido animaletto, come detto, sembrava quindi l'unico lieto di passare del tempo con la Farfalla: continuava a portargli una piccola spazzola rosa shocking perché gli districasse il pelo, il guinzaglio viola perché lo portasse fuori, il bavaglino cotton-pink a pois bianchi quando esigeva in tributo in cibo, scopino e paletta perché raccogliesse ricordini lasciati in giro... Ed era ben compiaciuto e soddisfatto di vedere il biondo eseguire - pur con poca o nessuna voglia.

    Tuttavia, non c'era stato abbastanza tempo perché quei giorni diventassero routine: il momento di entrare in azione arrivò appena qualche giorno più tardi... e con tutti i pezzi disposti al proprio posto, la missione ebbe inizio: sveglia abbastanza presto, una doccia corroborante, ed una buona colazione; poi, avevano ripassato il piano, e si erano dedicati ai rispettivi camuffamenti, prima di lasciare l'hotel e riversarsi nelle strade, dividendosi in coppie e prendendo strade diverse, ma col comune accordo di ritrovarsi nella
    hall affollata dell'enorme grattacielo in cui -tra altri- avevano sede gli Uffici Amministrativi dell'Aglasis.

    Muoversi per le strade affollate del centro permetteva di sperimentare una strana forma di isolamento, in cui, pur circondati da una marea di umanità, nessuno bada eccessivamente al prossimo... anche se Sasha aveva optato per cambiare ancora una volta il suo travestimento, scegliendo stavolta di impersonare una qualche vistosa riccona con folti e ricci capelli rossi, una pelliccia di visone che triplicava il suo volume, e degli occhialoni da sole a specchio che le coprivano praticamente la metà superiore della faccia.

    Per completare il camuffamento, la Mercenaria si era tracciata una ragnatela di rughe su guance, collo e mento con un kajal grigio sfumato ad arte, ma il rossetto molto (troppo) carico e lo scintillante boccaglio d'oro per sigaretta erano studiati per catalizzare lo sguardo su quei dettagli, distraendolo dal resto del viso.


    « Muoviti, Dolcezza!
    Oggi ci aspetta una giornata piena come l'agenda della mia parrucchiera! »


    Scegliendo un vocabolario e dei modi che non le erano propri, la signora impellicciata superò le porte scorrevoli dell'ingresso, sfilando accanto all'uomo in completo che stava di sorveglianza all'ingresso, e avendo cura di usare una voce nasale per rivolgersi a Drusilia sua nipote, replicando anche il timbro roco e raschiante dei più accaniti fumatori di vecchia data.

    Dopo un giro di valzer con dei pannelli a vetri girevoli, la Temperanza e l'Amore si ritrovarono infine nella Hall, un gigantesco atrio ampio come una piazza, ma soprattutto il luogo in cui sarebbero iniziate le operazioni: si trattava di un gigantesco atrio -ampio come una piazza cittadina- dove il libero accesso era consentito dalla presenza di numerosi negozi
    griffati, che occupavano i primi dieci piani dell'edificio.

    Tuttavia, le due donne non erano lì per i Saldi, pur con l'esatta intenzione di sfruttare la confusione che la folla da essi radunati offriva; spingendo lo sguardo in alto, verso la cima di quel pozzo che risaliva dal pian terreno fino al decimo, sapevano che il loro obiettivo era lassù: oltre l'intrico di passerelle, ballatoi, nastri trasportatori e scale mobili sospese nel vuoto, oltre il soffitto a volte affrescate di quell'altissima galleria, in cima all'ultima coppia di gradinate gemelle che conduceva all'undicesimo piano.


    « Puoi buttare un occhio alle vetrine per vedere se c'è qualcosa che ti piace, ma ricordati che finché non sono morta non hai tempo o eredità da sperperare per negozi, Dolcezza. »
    spiegò Sasha la Zietta, rimasticando un sigaro tra le labbra e facendo strada
    « ...perciò andiamo ad aspettare che qualche damerino incravattato ci chiami, così vediamo se quei riccastri dell'Aglasis vogliono altri soldi. Spero di non morire di vecchiaia nell'attesa! »

    Dopo la zona destinata al centro commerciale, si apriva la Reception per le attività di servizi, che da sola occupava l'intero: quella era la loro prima vera tappa... e, come da programmi, mentre le due donne raggiungevano le grandi sale d'attesa e prendevano il numerino per sistemarsi in coda, avrebbero scorto la Farfalla infernale e il cagnolino, pronti ad iniziare -all'ora pattuita, in quell'affollato palcoscenico sospeso nel vuoto- la messa in atto del diversivo.

    Qualunque fosse la trovata che Emeraude era stato in grado di escogitare
    senza nudità.

     
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    "Le persone non cambiano.
    Cambiano solo le maschere che indossano".


    (Ama H. Vanniarachchy)


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    Uffici Amministrativi Aglasis, Mirach.

    « Muoviti, Dolcezza!
    Oggi ci aspetta una giornata piena come l'agenda della mia parrucchiera! »

    I giorni che avevano seguito l'arrivo di Emeraude si erano rivelati tutto sommato tranquilli: nonostante gli "individui problematici" l'avessero seguita anche in quel mondo, Drusilia era riuscita a trovarsi un angolo di pace nella loro ultima base, trascorrendo il tempo a curiosare sui canali trasmessi -forse attratta da quanto era cambiato quel mondo dalla sua partenza- o ad infastidire il botolo grasso che spacciava per il proprio cane. Aveva infatti scoperto quanto fosse poco adatto al movimento, e... un po' per vendetta dei tormenti subiti su Laputa, un po' perché lo trovava effettivamente divertente, approfittò di quella sua condizione per farlo rotolare sul letto come un pupazzo quando l'attesa del "giorno x" le sembrava troppo lunga. A volte si era perfino lanciata in qualche piccola presa in giro sul suo pesoforma del tutto assente, consapevole che l'Arcidemone si sarebbe sicuramente vendicato, ma non per questo si era sentita meno motivata.

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    « Puoi buttare un occhio alle vetrine per vedere se c'è qualcosa che ti piace, ma ricordati che finché non sono morta non hai tempo o eredità da sperperare per negozi, Dolcezza. »
    E così, fra un cioccolatino e la perenne sensazione di essere osservate -che aveva tuttavia imputato a traumi personali non superati, fantasmi di una vita trascorsa nella paura e nella fuga che credeva di aver accantonato negli anni, ma che avevano comunque trovato il modo di tormentare il suo inconscio- avevano finalmente raggiunto il loro "obbiettivo". Ovviamente Amore e Temperanza erano state abbastanza previdenti da travestirsi, nonostante Drusilia non avesse modificato troppo la sua precedente identità: alla parrucca corvina, si erano aggiunte delle lenti a contatto color nocciola, diversi gioielli molto vistosi, una pelliccia che avrebbe potuto scambiare con una limousine di lusso e degli occhiali da sole griffati. Portava anche dei guanti, sia per rispettare il travestimento che per evitare di inciampare sul piccolo grande problema delle impronte digitali, che due giorni prima le aveva spiegato Sasha e non aveva capito troppo bene.
    « ...perciò andiamo ad aspettare che qualche damerino incravattato ci chiami, così vediamo se quei riccastri dell'Aglasis vogliono altri soldi. Spero di non morire di vecchiaia nell'attesa! »
    -Ok, zia- pronunciò la Dama del Vento, limitandosi a poche risposte annoiate, ben consapevole di non saper recitare quanto Sasha -Però domani voglio dormire tutto il giorno.

    Superata la zona destinata al centro commerciale, raggiunsero a passo svelto la Reception per le attività di servizi. Lì intravide Emeraude in insospettabili abiti eleganti e valigetta. Sembrava un onesto lavoratore, forse un avvocato, col viso pulito, occhiali da vista alla moda ed i capelli raccolti in una coda bassa e discreta. Curiosa di quale piano articolato il Demonio avesse escogitato, indugiò qualche attimo su di lui, vedendolo chiaramente allontanarsi verso gli ascensori. Notandoli al momento tutti occupati su altri piani, la Farfalla infernale li sorpassò, raggiungendo una rampa di scale abbastanza in vista, dato il separatore in vetro che la circondava assieme alle successive, direttamente collegate ai piani più alti.
    Salì il primo gradino, poi il secondo. Superò la prima rampa, poi raggiunse la seconda... e così accadde fino a quello che doveva essere il quarto piano. Poi un colpo di tosse, la mimica di un malore improvviso. Ed infine accadde.
    Finse di cadere dal parapetto che si affacciava alla Reception.
    Proprio lì, sotto gli occhi di tutti.

    -Cos-?!?
    Che poi non fu proprio un "fingere"... dato che il tonfo provocato dal corpo assieme allo scricchiolio di ossa che si frantumano non diede spazio a fraintendimenti. Furono credibili quanto la sua testa, ruotata a centottanta gradi a causa della caduta scomposta, e quanto il sangue vivo e caldo, schizzato un po' ovunque fra i presenti. Qualcuno urlò, una signora svenne. Il suo diabolico cane raggiunse padrone caduto con calma, accucciandoglisi vicino, incurante del ciccione alla sua destra che aveva appena iniziato a vomitare.

    -Ma che... davvero?!?!
    A dir poco allibita, si rivolse a Sasha alla zia.
    -Oddio è morto- non fu una recita. Sapeva che Emeraude aveva dato la propria parola, che avrebbe dovuto inventarsi qualcosa per attirare l'attenzione... ma non aveva mai anche solo immaginato che potesse arrivare a tanto -Oddio, si è ammazzato davvero.
    Ed eccoli lì arrivare. I sensi di colpa.


     
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    -Ok, zia. Però domani voglio dormire tutto il giorno.

    Senza mostrare particolare trasporto per l'argomento di conversazione, la Dama del Vento si attenne al ruolo della giovane ed indolente ereditiera viziata, che non conosce un Mood più imperante del tedio; tuttavia, mentre passeggiava all'interno del centro commerciale, tallonando la più laconica ed attempata "zietta", c'erano fin troppe cose in ballo a tenere impegnata la sua mente.

    C'era la faccenda del Sole, che l'aveva accompagnata in quel mondo a lui sconosciuto e che era stato trascinato in una villa sperduta in chissà quale campagna isolata, dove qualcuno affiliato con i demoni (probabilmente demoni di loro conoscenza) aveva fatto preparare chissà quale ingannevole scenario per catturarvi la Luna; certo, aveva provveduto a trasmettere la richiesta di aiuto e supporto al Mago e all'Imperatore, ma da allora -da quel momento e da quella pista- non aveva più avuto altre notizie.

    E poi, naturalmente, c'era la -complessa e ancora poco comprensibile- situazione della Torre: per chissà quali ragioni, una taglia era stata apposta sulla testa di Abel, e si trattava di una cifra sicuramente esorbitante per aver chiamato in partita persino la famiglia di Assassini Professionisti più quotati di Mirach, gli Zoldick; inoltre, come se questo non bastasse, gli Hunter dell'Associazione che si erano presentati all'Accademia il giorno dell'arrivo di Drusilia avevano portato via con loro il Mastino per interrogarlo alla Sede Centrale su chissà quale caso.

    Da una parte, era tutt'altro che bello sapere il proprio Fratellone trattenuto in quel che sembrava tanto uno stato d'arresto -come fosse una qualche sorta di criminale-, ma... dal momento che l'occorrenza lo teneva al sicuro dalle mire dei sicari, un problema tamponava l'altro, e questo le forniva un po' di tempo per agire.

    In questo, le abilità di Sasha e le sue conoscenze del sottobosco illecito di quel mondo le erano stati decisamente d'aiuto, ma neppure la calma serafica e il pragmatismo di sua Sorella avevano avuto il potere di debellare tutte le croci problematiche che l'inseguivano ovunque come un'ombra: il Re del Tempo -nella tirannica incarnazione di un cagnetto grasso- non aveva smesso di tampinarla nemmeno dopo il salto dimensionale, mentre Emeraude -il Diavolo Farfalla che aveva dovuto asservire per sottrarlo al Nemico- l'aveva seguita praticamente solo per esternarle il suo malcontento di servitore negletto.

    ...e poi, c'era quella strana sensazione che aleggiava ai margini della sua consapevolezza -fuori dalla portata delle sue percezioni coscienti-, incombente e inafferrabile come un presentimento: non era propriamente un senso di minaccia, ma sentirsi in qualche modo osservati non è mai un'esperienza piacevole.
    E, a proposito di cose poco piacevoli...

    -Cos-?!?

    jpgMentre i begli occhi di smeraldo dell'Angelo individuavano Emeraude nella folla, riconoscendone le sembianze in quel bell'avvocato -giovane, biondo e distinto-, e ne seguivano gli spostamenti su per una delle rampe di scale monumentali dell'edificio in compagnia del bianco botolo paffuto, qualcosa di inaspettato accadde.

    Preda di un evidente malore -che la Galanodel confidò essere solamente simulato-, la Farfalla Infernale tossì, in affanno, e quando era ormai al quarto piano, arrancando con difficoltà, si aggrappò al parapetto in cerca di un minimo di stabilità, ma... in un attimo, il peso del capo lo proiettò al di là della balaustra, e nell'irreale lasso di un istante, precipitò nel vuoto e si schiantò una decina di metri più in basso, con un disgustoso scricchiolare di ossa rotte, che dipanò un singolo tonante istante di attonito silenzio.


    -Ma che... davvero?!?!

    A molti di coloro che si trovarono davanti a quella macabra scena scappò un grido di orrore e sgomento, e quella cacofonia di urla spezzate (come il collo di Emeraude!) si levò dai piani sottostanti come una sirena d'allarme: subito, per chissà quale perverso meccanismo dell'umana psiche, i testimoni di quella tragedia di trasformarono nel pubblico di un grottesco spettacolo... quasi una replica di quello che Drusilia aveva già visto accadere al Circus Diabolique in quella fatidica notte. Solo, quella volta, nei panni dell'attrazione.

    Certo, la folla sa essere una bestia brutale, ottusa e ripugnante... ma essa resta pur sempre composta da persone, e -per fortuna- non tutte reagirono alla stessa maniera: i più sensibili svenneto -tra cui una corpulenta signora accanto al duo in incognito-, e quanti quel giorno erano lì in compagnia di figli e famiglia furono i più lesti e reattivi a coprire i loro occhi impressionabili ed allontanarsi da quella vista.

    Alcuni di quelli più vicini al cadavere, invece -soprattutto a causa del fatto di essere stati raggiunti dagli schizzi di sangue o dagli odori nauseanti che un corpo umano produce al trapasso-, finirono per vomitare; nel marasma di gente, ci furono dei medici che provarono a soccorrerlo, ma anche qualche individuo che (vuoi per esorcizzare la paura, vuoi per dovere di cronaca, vuoi per semplice narcisismo o altri disturbi mentali) pensò bene di armarsi del proprio apparecchio telefonico per
    filmare la scena strappalacrime dell'affranto cagnolino bianco sedutosi accanto al defunto padrone per pungicargli la faccia con la zampina, o scattare delle grottesche foto-ricordo per chissà quale finalità.

    In mezzo a questo variegato campionario di comportamenti, la maggior parte degli astanti rimase semplicemente impietrita, incapace di muoversi, come fosse in attesa di qualcosa... E in questa categoria ricadeva anche la stessa Dama del Vento, che si rivolse alla Mercenaria con uno stato d'animo tra l'incredulo e il colpevole.

    -Oddio è morto. Oddio, si è ammazzato davvero.

    Con l'abilità e la maestria che solo un borseggiatore professionista sa avere, Sasha infilò una mano sotto la pelliccia di Drusilia per zittirla con un pizzicotto su una chiappa e un'occhiata ammonitrice da sopra gli occhialoni scuri: orecchie indiscrete avrebbero potuto trovare molto sospetto quanto appena uscito dalle labbra rosse e ben disegnate dell'Angelo.

    « Suvvia, Cocca: se stessi a prendere sul serio tuuutte le bubbole che sparano tuuutti i tuoi spasimanti non potresti più uscire di casa! »
    la rimproverò la Zietta, a favore di orecchio di una vicina troppo curiosa
    « Se un uomo dice che "lo fai morire" o che "morirebbe per te", e poi lo fa davvero è un fesso: i miei otto mariti ne sono state le prove -buonanime-, e non ce ne servono altri in famiglia. »

    Con quell'argomentazione nemmeno troppo recitata, la Temperanza prese la mano dell'Amore e la condusse in direzione opposta a quella verso cui i curiosi andavano accalcandosi per dare un'occhiata alla scena dell'incidente; tenere un'andatura fluida nella sua studiata claudicanza, stando nel mentre abbastanza ingobbita da risultare più bassa ed aiutandosi con l'occultamento della voluminosa pelliccia per non darlo a vedere, non era esattamente comodo, ma Sasha condusse Drusilia fino al bancone della Reception degli uffici senza commettere errori di interpretazione.

    « Proprio un bel numero spettacolare... »
    commentó a bassa voce, tirandosi dietro l'amica
    « ...peccato solo sia una di quelle cose da "una volta nella vita". »

    ... perciò, meglio non sprecare l'occasione: fu così che le due piombarono davanti al giovane steward alla portineria, piazzandosi sulla traiettoria con cui i suoi occhi cercavano inutilmente di scorgere il motivo di tutto quel fermento.

    « Ehi, bambolo: io e la mia nipotina dobbiamo parlare con qualche tizio serio per un'assicurazione su delle spedizioni importanti. »

    Buttandosi coi gomiti sul bancone, la Zietta sollevò la destra e schioccó ripetutamente le dita davanti al volto dell'ancora frastornato giovanotto incravattato, e mentre quello incollava la sguardo spaesato sulle lenti a specchio degli occhialoni da sole di quella strana signora, sarebbe toccato a Drusilia presentare la questione.

    ...in quanto futura sposina di un Hunter talmente famoso ed importante da avere un'identità protetta da segreto di stato -così da poter aggirare ogni necessità di fornire informazioni sul conto del fantomatico sposo-, e da giustificare la necessità di spedire inviti assicurati alle teste coronate di mezzo mondo e negli angoli più remoti del continente. E poi, nel mezzo della spiegazione, avrebbe dovuto chiedere di poter usare la toilette.

     
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    « Suvvia, Cocca: se stessi a prendere sul serio tuuutte le bubbole che sparano tuuutti i tuoi spasimanti non potresti più uscire di casa! Se un uomo dice che "lo fai morire" o che "morirebbe per te", e poi lo fa davvero è un fesso: i miei otto mariti ne sono state le prove -buonanime-, e non ce ne servono altri in famiglia. »
    Dopo aver subito stoicamente il pizzicotto, Drusilia storse le labbra con disapprovazione.
    Capiva razionalmente la situazione, e capiva anche quanto fossero stupidi certi eccessi, compreso quello che aveva appena visto, ma... proprio non riusciva a sentirsi impassibile alla fine della vita altrui. Anche se si trattava di un demone.
    « Proprio un bel numero spettacolare ...peccato solo sia una di quelle cose da "una volta nella vita". »

    A farla tornare in sé fu solo la consapevolezza che ve ne fossero in gioco molte altre, compresa quella di Abel: se non fosse riuscita a risolvere la brutta situazione in cui era finito, sarebbe probabilmente morto per omicidio o suicidio. Davvero in pochi quanto lei conoscevano bene il tremendo peso della solitudine, l'orribile sensazione di aver bisogno di aiuto, ma di non chiederlo, dilaniata dalla paura, dal dolore e dal senso del dovere, schiacciata dal peso delle aspettative altrui... e non voleva che suo Fratello sprofondasse in quella depressione, ancora maggiore a ciò che già lo tormentava per via di Kora e Owl. Si sentiva in dovere di fargli sentire la propria presenza. Perché erano una Famiglia, e perché -nonostante il Mastino non si sentisse legato alla Corte- lei era comunque l'unico vero alleato che gli restava per ragioni personali.
    Abbandonarlo era fuori discussione.

    « Ehi, bambolo: io e la mia nipotina dobbiamo parlare con qualche tizio serio per un'assicurazione su delle spedizioni importanti. »
    -Oh, si...- Drusilia tornò in sé, ricordandosi di rientrare nel proprio "personaggio" -...la spedizione.
    Si rincuorò quando vide nel giovanotto la sua stessa espressione spaesata.
    -Ehm... sto per sposarmi- iniziò timidamente ed in modo non troppo convinto, ma per fortuna l'interlocutore avrebbe potuto scambiare la sua goffaggine per amore o emozioni romantiche -Però, vede, il mio cucciolino ha un'identità protetta da segreto di stato... è molto importante lui.
    Annuì, cercando di sembrare vagamente credibile.
    -Questo mi ha creato un problema: devo spedire inviti ad altre persone importanti, ma non posso fornire i suoi dati, o il mio patatino dolcino potrebbe tenere il broncino... ed io voglio che sia tutto perfetto!- recitò, come da copione, anche se provava un certo disagio nel vomitare tutti quei vezzeggiativi. Più che uno sposo, sembrava un chiwawa -Mi è stato detto che è possibile aggirare la necessità di fornire le informazioni sul suo conto... ma vede, non sono molto brava e non capisco queste cose complicate che fate voi uomini...
    Anche quello fu un brutto boccone da ingoiare. Doveva farlo per Abel, però. Anche se -per sdebitarsi- avrebbe preteso da lui almeno una torta al cioccolato formato matrimoni, giusto per rimanere in tema.
    -Per caso mi può aiutare? Le sarei davvero grata... il mio giorno perfetto è nelle sue mani!

    A quel punto, avrebbe finto di pendere dalle sue labbra per i primi venti secondi. Poi, improvvisamente, imitando l'aria svampita che si era allenata ad assumere in albergo con Sasha, si sarebbe prima osservata allo specchio, per poi interromperlo brutalmente, chiedendo se poteva andare in bagno ad incipriarsi il naso, perché "l'agitazione le faceva colare tutto il fondotinta e non voleva sembrare sciatta".


     
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    In quel banale momento della sua vita, diverse espressioni si susseguirono sul viso del giovane uomo alla Reception alla semplice vista di Drusilia: la prima, fu inevitabilmente l'inebetita beatitudine di trovarsi davanti una donna talmente bella di cui mai aveva visto l'eguale... se non tra pochissime dive dello spettacolo o personaggi pubblici, circondate da un alone mistico che le faceva risplendere di una luce sacra, e che le rendeva attraenti ben al di là della loro mera perfezione fisica.

    -Oh, si... la spedizione. Ehm... sto per sposarmi.

    Tuttavia, nell'arco di quelle brevi battute, la sua esperienza ultraterrena attraversò rapidamente una fase di lutto: lei stava per sposarsi. L'Angelo stava per sposarsi e... non che avesse potuto aspirare a qualcosa di più che una consulenza di lavoro nei pochi frangenti di tempo da cui si erano incontrati, ma c'era sempre qualcosa di funereo nello scoprire che quella dea fosse già occupata; per quanto, in vero, sarebbe stato assurdo il contrario.

    Ad ogni modo, il Receptionist dell'Aglasis non aveva tempo per macerare nella sua prematura delusione: la ninfa gli stava parlando... quindi si sforzò di focalizzare la propria attenzione non tanto su ciò che i suoi occhi stavano guardando, quanto su quello che lei gli stava dicendo e che le sue orecchie avrebbero dovuto captare e decodificare per esserle d'aiuto anziché fare la parte del salame.


    -Però, vede, il mio cucciolino ha un'identità protetta da segreto di stato...
    ...è molto importante lui.


    A quel punto, all'incuriosita concentrazione con cui il giovanotto si era sforzato di prestare ascolto alla donna si avvicendò un'incredula sorpresa: uno shock improvviso, quasi qualcuno gli avesse improvvisamente rovesciato una secchiata d'acqua gelata sulla testa, e mentre gli occhi si sbarravano e le labbra boccheggiano per la meraviglia, la sua memoria processava la spiegazione della Fata passandogli -in ordine sparso- ricordi vaghi di pagine patinate e di brandelli di notizie di gossip.

    -Be-Bellamy...?

    Nonostante quel nome non abbia alcun significato per la Galanodel, colui che l'aveva pronunciato parve animarsi di un certo entusiasmo... ma ne sembrò anche in qualche modo reverenzialmente spaventato; in ogni caso, Sasha la Zietta tamburellò le nocche di una mano sul bancone di legno per attirare l'attenzione dell'impiegato e richiamarlo all'ordine, schiarendosi la voce in un modo secco e ammonitore, che spinse l'altro a serrare le labbra di colpo e portarsi una mano a coprire la bocca sigillata, d'un tratto circospetto ma attentissimo nel pendere dalle labbra della sposina.

    -Questo mi ha creato un problema: devo spedire inviti ad altre persone importanti, ma non posso fornire i suoi dati, o il mio patatino dolcino potrebbe tenere il broncino... ed io voglio che sia tutto perfetto!-
    completamente assorbito dalla questione, il Receptionist annuì con convinzione...
    -Mi è stato detto che è possibile aggirare la necessità di fornire le informazioni sul suo conto... ma vede, non sono molto brava e non capisco queste cose complicate che fate voi uomini...
    ...ma quell'ultima frase ebbe il potere di spiazzarlo, lasciandolo basito
    -Per caso mi può aiutare? Le sarei davvero grata... il mio giorno perfetto è nelle sue mani!

    Ancora un po' frastornato dalle precedenti dichiarazioni della fanciulla, ma costringendosi a riscuotersi per il fatto di essere stato chiamato in causa dalla sua richiesta diretta, l'impiegato è lesto a vestire sul volto imberbe un incerto sorriso -che si sforza di rendere convincente- prima di formulare una delle risposte standard che la politica aziendale lo ha certamente addestrato a fornire.

    -Ma certo, Miss! Non ha nulla da temere: la Aglasis è sinonimo di garanzia e affidabilità per qualsiasi trasporto o spedizione in ogni parte del mondo...!
    assicurò l'uomo al bancone, mostrandosi sciolto e sicuro
    -E ci facciamo vanto di un ottimo livello di discrezione e segretezza per le più svariate esigenze dei nostri clienti! Vi metto immediatamente in contatto con uno dei nostri migliori consulenti, e...

    -Posso andare un attimo in bagno ad incipriarmi il naso?
    l'interruppe brutalmente Drusilia, dopo aver contemplato il proprio riflesso allo specchio
    -L'agitazione mi fa colare tutto il fondotinta e non voglio sembrare sciatta...

    Colto evidentemente in contropiede dal comportamento della Ninfa, il giovanotto si zittisce di colpo e il suo sorriso si fa tirato per un istante... ma naturalmente non c'è motivo di risentirsi: "il cliente ha sempre ragione", e certamente una donna bella come lei cura molto il suo aspetto, e poi... è così bella e adorabile che le si perdonerebbe qualunque cosa, così il Receptionist si arma nuovamente del suo più indulgente e trasognato sospiro, e puntando un indice verso il limitare della saletta d'aspetto le indica le toilettes.

    -Da quella parte, Miss...! E non si preoccupi: si prenda tutto il tempo che le occorre; io, intanto, informo i miei superiori dell'urgenza della sua pratica, e la faccio chiamare appena è comoda!

    Senza aggiungere altro, se non un lieve cenno del capo, Drusilia e Sasha la Zia si sarebbero infilate nelle lussuose toilette femminili della sala d'attesa: la prima fase della missione di infiltraggio era riuscita piuttosto liscia, e la seconda sarebbe iniziata a breve.

    Con il tragico spettacolo incidente di Emeraude a calamitare le operazioni della sorveglianza nei piani inferiori, e ad attirare (nel bene come nel male) l'attenzione dei civili presenti, molti altri esercizi del centro commerciale si erano incidentalmente svuotati, e i sontuosi bagni pubblici della sala d'attesa -spaziosi ed eleganti come quelli di un albergo o un ristorante stellato- non facevano eccezione.

    Al loro ingresso, le due infiltrate lo trovarono deserto proprio come avevano auspicato e pianificato... O, come lo sciacquone del secondo bagno annunciò dopo che Drusilia ebbe richiuso il battente e Sasha controllato l'orologio,
    quasi.

    « La peperonata di Bora dà sempre grandi soddisfazioni. »
    commentó la Zietta a voce alta

    -... più quando entra che quando esce!

    Così rispose una voce stiracchiata e roca da dietro la porta del secondo cubicolo: erano le parole d'ordine. Quello era il contatto di Sasha. Adesso, la missione entrava nella Fase 2... cosa che richiedeva un nuovo cambio di travestimento.

    Senza troppe cerimonie, la Zietta prese la pelliccia dalle spalle della Nipotina e le sfilò gli occhiali da sole dal naso, prima di spingerla nell'alcova del primo bagno, ed entrare a sua volta nel terzo; dall'apertura confinante col secondo cubicolo sarebbero stati passati alla Galanodel una tuta blu scuro da inserviente -che avrebbe purtroppo trovato un po' stretta attorno ai fianchi e al torace- ed un berretto con visiera della stessa ruvida stoffa, nella cui fodera interna intravedi scritte in piccolo le rune di un qualche codice.

    Seguirono alcuni momenti di concitazione, riempiti solo dal fruscio di abiti che passavano di mano e venivano indossati; poi, quando le preparazioni furono terminate, si udì bussare dal terzo bagno -quello di Sasha- con una cadenza in codice che venne replicata dal secondo scomparto -quello dell'anziana-, e nel silenzio le due attesero che anche Drusilia facesse eco con quello stesso jingle per confermare di essere pronta.

    Quando uscirono dai cubicoli, pochi minuti dopo esservi entrate, il loro aspetto era cambiato: la Dama del Vento era vestita da inserviente, mentre la Zietta con la voluminosa chioma rossa cotonata e la faccia rugosa le stava davanti con la pelliccia che celava ogni altra caratteristica del suo fisico... in una persona distinta da Sasha, che -in piedi davanti all'ultima porta- aveva trovato un'utilità a tutti i vestiti che Drusilia aveva acquistato a doppio perché facessero le gemelline. Ebbene: con gli occhiali da sole, il caschetto nero, e la pelliccia con cui aveva varcato l'ingresso,
    ora lo erano.

    « Bene: siamo ad una svolta... cerchiamo di restare concentrate. »
    esordì con tono calmo la Temperanza, portando gli occhi verdi sull'Amore
    « Adesso, io e BabaYaga usciremo da qui per tornare da quel brocco alla Reception. »

    Con tono serafico, Sasha preferì riepilogare ancora una volta il piano, dal momento che -quando l'aveva fatto le altre volte, in albergo- Drusilia le era parsa forse un po' distratta dal "Talent Show dei Cuccioli" che trasmettevano tutte le sere, con quel cagnetto corgie che faceva grandi numeri con costumini fatti su misura per lui, mentre l'Angelo rimproverava il botolo bianco loro ospite di non essere né altrettanto capace né altrettanto carino.

    Il piano era semplice: impersonando rispettivamente la futura sposina di questo non-pervenuto "Bellamy" e la sua
    chaperon, Sasha -a farle da controfigura- e la megera -a cui la Mercenaria aveva ispirato il suo travestimento fin dall'inizio- avrebbero fornito al banco le informazioni confidenziali necessarie per far arrivare la storia ai grandi capi del Consiglio di Amministrazione...

    -Ascoltami, piccola: sul retro del bancone ci sono una serie di tubi penumatici che consegnano le comunicazioni ai vari uffici; la posta destinata alle teste coronate ha un vistoso tappo rosso.
    spiegò con voce roca la Vecchia, masticando un sigaro ad un angolo della bocca e fissando Drusilia
    -Tutto ciò che devi fare, quando esci da qui, è raggiungere la porta con accesso limitato al personale e seguire il messaggio in quel tubo fino alla meta.

    « Quando il messaggio sarà stato spedito, simulerò un malore: la mia coscienza si immergerà nei sistemi elettronici del palazzo per spegnere le telecamere, aprirti le porte, e indicarti il percorso finché potrò... »
    proseguì la sosia della Galanodel, sistemandosi ancora una volta il caschetto
    « ...il mio corpo, invece, cadrà in stato di incoscienza, e BabaYaga si occuperà di tenerlo al sicuro e di fare in modo che nessuno mi trasporti altrove: purtroppo, questa mia capacità ha una portata limitata in termini di distanze. »
    dopo quelle parole di riepilogo, la donna sospirò per alleggerire la tensione e calarsi nella parte
    « L'operazione comincia non appena sei pronta. »

     
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    Cambiano solo le maschere che indossano".


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    « La peperonata di Bora dà sempre grandi soddisfazioni. »
    -... più quando entra che quando esce!
    Con un po' di disagio, domandandosi se la peperonata di Bora esistesse davvero, Drusilia entrò nei bagni dell'edificio cercando di prepararsi psicologicamente alla vera infiltrazione, che sarebbe avvenuta di lì a poco. Dal bagno uscì infatti il loro contatto, ed in fretta e furia dovettero tutte cambiare travestimento. Alla Dama del Vento toccò quella volta la maschera dell'inserviente, oltre che una parrucca pel-di-carota e lenti a contatto color miele. Nonostante l'abito le andasse un po' stretto, si sentì meno a disagio in quei panni, forse per il quantitativo inferiore di cosmetici sulla faccia: non a caso, dovette solo passare un altro po' di cipria molto opacizzante sulla pelle nivea, così da non far notare il piccolo difetto della luce naturalmente emanata.

    « Bene: siamo ad una svolta... cerchiamo di restare concentrate. Adesso, io e BabaYaga usciremo da qui per tornare da quel brocco alla Reception. »
    Drusilia annuì come un soldatino, affidandosi totalmente all'esperienza della Sorella.
    Sasha -che in quel momento vestiva il suo precedente personaggio- e la nuova zia avrebbero fornito al banco le informazioni confidenziali necessarie per far arrivare la storia ai grandi capi del Consiglio di Amministrazione.
    -Ascoltami, piccola: sul retro del bancone ci sono una serie di tubi penumatici che consegnano le comunicazioni ai vari uffici; la posta destinata alle teste coronate ha un vistoso tappo rosso. Tutto ciò che devi fare, quando esci da qui, è raggiungere la porta con accesso limitato al personale e seguire il messaggio in quel tubo fino alla meta.
    Le spiegò il nuovo contatto: effettivamente fu una informazione molto utile, dato che non si sentiva troppo sicura di capire quale fosse il tubo corretto.
    « Quando il messaggio sarà stato spedito, simulerò un malore: la mia coscienza si immergerà nei sistemi elettronici del palazzo per spegnere le telecamere, aprirti le porte, e indicarti il percorso finché potrò... il mio corpo, invece, cadrà in stato di incoscienza, e BabaYaga si occuperà di tenerlo al sicuro e di fare in modo che nessuno mi trasporti altrove: purtroppo, questa mia capacità ha una portata limitata in termini di distanze. L'operazione comincia non appena sei pronta. »

    XyR4Ee4

    Drusilia annuì, respirando profondamente e facendosi coraggio.
    Nonostante fosse abituata nell'elargire raccomandazioni agli altri, in quel caso decise di non dirle di evitare di strafare. Le sembrò superfluo: Sasha non le dava l'idea di essere una persona impulsiva, e l'esperienza da assassina -oltre al fatto si essere ancora in vita- le aveva sicuramente dato modo di accumulare un discreto istinto di sopravvivenza. Inoltre, la più inesperta, quella che correva più rischi, era proprio lei, non le due complici.
    In ogni caso, volle comunque congedarsi da loro in qualche modo, perché non dire nulla le appariva scorretto. Se non fosse stato per quelle due, ed in particolare per Sasha, Drusilia non sarebbe riuscita così presto ad avvicinarsi al nemico.

    -Grazie.
    Sorrise appena, insicura. Poi fece un ultimo, profondissimo, respiro.
    -Sono pronta.


     
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    Senza sollevare dubbi o porre ulteriori domande, la Dama del Vento mosse un cenno di assenso alle semplici istruzioni che le sue complici le fornirono: doveva solo imboccare la porta per l'area riservata al personale, e -protetta dall'anonimato del suo travestimento- seguire il giusto tubo del reticolo della posta pneumatica fino alla meta, gli uffici del Consiglio di Amministrazione dell'Aglasis.
    I responsabili della taglia sulla testa di Abel.


    -Grazie. Sono pronta.

    Mentre un sorriso incerto le aleggiava sulle labbra ben disegnate, Drusilia prese un profondo respiro e dette il segnale di inizio delle operazioni: come concordato, Sasha e Babayaga lasciarono i bagni per tornare con passo calmo e compassato verso il bancone della Reception, dal giovanotto incravattato che le attendeva, visibilmente emozionato all'idea di interfacciarsi nuovamente a quelle personalità illustri, ma animato da un senso di rivalsa che lo spingeva a prendere in mano le redini della situazione e dimostrarsi il più possibile efficiente e professionale.

    Uscendo alla chetichella dai bagni con indosso la sua anonima tuta da inserviente, Drusilia si diresse alla porta riservata al personale mentre il giovane in giacca e cravatta annuiva con condiscendenza all'indirizzo delle due clienti, muovendo le labbra con fare spigliato e conciliante, e facendo infine cenno alle due clienti di seguire una segretaria in tailleur -comparsa alle sue spalle- in uno degli uffici più interni.

    Nonostante il timore di perdere di vista le alleate una volta prese strade diverse, l'insondabile e inesistente richiamo della
    Risonanza parve conservare comunque un contatto tra i due Arcani, guidando l'Angelo attraverso una sorta di disimpegno adibito a magazzino, dove poté recuperare una scopa ed uno spray-detergente con cui rafforzare la sua recita, così da potersi aggirare nei corridoi dei begli uffici sontuosi senza dare l'impressione di star ficcanasando bighellonando con le mani in mano.

    Un'altra porta, diversa da quella per cui era entrata -ugualmente contrassegnata dalla targa della manutenzione-, condusse la Galanodel ad un ampio ed elegantissimo corridoio -pavimentato in parquet e tappezzato in pannelli di legno e damasco- intervallato da porte e da numerose piante da interno; fortunatamente -per quanto la cosa non fosse lasciata al caso- percepire nell'aria uno sgradevole odore di sigaro le fornì una pista da seguire per raccapezzarsi in quell'ambiente e trovare l'ufficio giusto tra quei battenti tutti uguali.


    -...venendo quindi alla questione del matrimonio: dal momento che la mia Nipotina è così bella, che il consorte è un soggettone tanto importante, e che si amano al punto da non badare a spese...

    Fermandosi davanti alla porta con la scusa di dover spazzare il pavimento, Drusilia origliò il monologo con cui Babayaga stava portando avanti la recita della Zietta chaperon, impegnata ad occuparsi delle incombenze burocratiche al posto della futura Sposina, che -fedele al ruolo dell'ereditiera svampita- pareva molto più interessata alla perfetta smaltatura delle sue unghie che non alle rogne organizzative del "giorno più importante di tutta la sua vita".

    -...per gli inviti si era pensato ad una cosa del genere. Quindi penso possa capire la necessità di assicurare la sua consegna: in caso di smarrimento, non è così facile produrne un altro.

    In quel momento, l'anziana complice doveva star consacrando definitivamente l'attenzione dell'impiegato al prototipo di partecipazione cavato fuori dalla borsetta: un complesso arabesco di filigrana d'oro e d'argento tempestato di pietre preziose di cui Drusilia aveva avuto un'anteprima in albergo; una piccola opera d'arte dal valore certamente esorbitante, più simile ad un gioiello che non ad un banalissimo cartoncino da invito, che giustificava pienamente la pretesa che un tale oggetto fosse adeguatamente tutelato, per evitare che finisse sbadatamente perso nella spedizione.

    -Naturalmente, mie care e belle Signore...!
    Noi dell'Aglasis capiamo perfettamente le vostre necessità, e siamo attrezzati ad ogni evenienza!

    rispose la voce molto nasale del loro responsabile
    -Nessuna richiesta è troppo extra per garantire una pronta consegna!
    Fidatevi di noi: vi metteremo a disposizione i nostri Corrieri più fidati!


    Mentre continuava a spazzare distrattamente lo stesso punto del pavimento -e ad origliare la conversazione all'interno-, Drusilia avrebbe notato che altre due persone con la sua stessa tuta e berretto erano comparse nel corridoio, piazzandosi con innocente disinvoltura nei pressi dello stesso ufficio... anche loro occupate l'una a lucidare le foglie verdi di una pianta ornamentale, e l'altra a spolverare la stessa cornice di un grosso quadro, entrambe con gesti meccanici e assenti.

    -Se intanto la Signorina vuole compilare questo modulo...
    « Dia qua: ci penso io. Mia Nipote non deve affaticarsi. »

    Tendendo l'orecchio e allungando il collo per sbirciare all'interno dell'ufficio attraverso il buco della serratura o al vetro smerigliato del battente, gli altri inservienti cominciarono a scambiarsi sussurri concitati senza far troppo caso all'Angelo in incognito.

    « Vedi qualcosa? » « Solo una tizia di spalle... » « Sarà la nuova fiamma di Bellamy? »
    « ...non si può aprire la finestra? Fa davvero caldo qui. »
    « Beata lei! » « Pensi arriverà anche lui? » « Beh, speriamo...! Sarebbe un'occasione... »
    « A voi non manca l'aria a stare chiusi qui...? »
    « Pssst...! Ehi... Ehi, tu! » « Sì, tu! Tu con la scopa! » « Hai sentito qualcosa? Che si stanno dicendo? »

    Mentre Sasha stava preparandosi a fingere il malore come programmato, le due figure anonimamente vestite da impiegati delle pulizie -sopraggiunte poco dopo di lei- parvero notare la Dama del Vento ed interpellarla direttamente: che fare? Era meglio ignorarli? O risponder loro qualcosa? E, in quel caso, cosa era il caso di dirgli? Sembravano due semplici impiegati, richiamati forse dal miraggio di poter vedere da vicino qualche celebrità, ma... attirare l'attenzione era esattamente quello che la Galanodel doveva evitare di fare.

    Inoltre, il dispaccio pneumatico poteva essere in partenza da un momento all'altro, e Drusilia sarebbe dovuta essere pronta a scattare al suo inseguimento senza nessun altra distrazione: una cosa problematica da fare con discrezione, se fosse stata impegnata in una conversazione con due curiosi che le avevano puntati gli occhi addosso.
    Doveva inventarsi qualcosa, e in fretta.

     
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    Superata la prima soglia, "proibita" ai non addetti ai lavori, Drusilia si trovò in un ampio ed elegantissimo corridoio, intervallato da porte e piante così uguali fra loro da darle l'impressione di essere finita in un'illusione vera e propria, che l'avrebbe chiusa in un loop continuo, intrappolandola, senza permetterle di uscire mai più. A smorzare quella sensazione fu fortunatamente lo sgradevole odore di sigaro le riuscì magicamente a fornirle una pista da seguire.

    -...venendo quindi alla questione del matrimonio: dal momento che la mia Nipotina è così bella, che il consorte è un soggettone tanto importante, e che si amano al punto da non badare a spese...
    Raccolta in fretta e furia la prima scopa trovata fra gli strumenti del personale, Drusilia si avvicinò alle complici, origliando il loro monologo.
    -...per gli inviti si era pensato ad una cosa del genere. Quindi penso possa capire la necessità di assicurare la sua consegna: in caso di smarrimento, non è così facile produrne un altro.
    In quel momento, notò altre due presenze con la sua stessa divisa, entrambe piazzate lì vicino più per curiosità che reale necessità. Sulle prime lo trovò un bene, perché dei lavativi difficilmente sarebbero stati così pignoli da farle notare che -magari- era anche ora di cambiare punto da spazzare...

    « Vedi qualcosa? » « Solo una tizia di spalle... » « Sarà la nuova fiamma di Bellamy? »
    « ...non si può aprire la finestra? Fa davvero caldo qui. »
    « Beata lei! » « Pensi arriverà anche lui? » « Beh, speriamo...! Sarebbe un'occasione... »
    « A voi non manca l'aria a stare chiusi qui...? »
    « Pssst...! Ehi... Ehi, tu! » « Sì, tu! Tu con la scopa! » « Hai sentito qualcosa? Che si stanno dicendo? »

    ...almeno finché non iniziarono a considerare anche lei.
    Irrigidendosi per qualche attimo, consapevole dell'imminente arrivo del malore già programmato, la Dama del Vento si trovò sulle prime a boccheggiare davanti alle due figure anonimamente vestite da impiegati delle pulizie. Come avrebbe dovuto comportarsi? Aveva senso ignorarli, dopo che le avevano rivolto la parola? Cosa era più sensato rispondere, per non attirar troppo (o in modo sbagliato) l'attenzione?

    Si accorse di dover chiudere la faccenda al più presto nel momento in cui giunse alla consapevolezza di esser rimasta zitta e con la bocca aperta per troppo tempo. Presa dalla disperazione, tirò fuori l'unica idea che era riuscita ad attraversarle la testa.
    -Io... no capire... no capire tua lingua...- balbettò, mimando un accento a caso, forse sentito in quel mondo, forse su Endlos, forse perfino altrove -Io nuova... da molto, mooolto lontano... io pulire terra... io va.
    E così riprese nervosamente a spazzare, pregando con tutta sé stessa che le complici si spicciassero e le permettessero di schiodarsi da quelle attenzioni pericolose.


     
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    « A voi non manca l'aria a stare chiusi qui...? »
    « Pssst...! Ehi... Ehi, tu! » « Sì, tu! Tu con la scopa! » « Hai sentito qualcosa? Che si stanno dicendo? »

    L'hanno notata: gli altri inservienti ce l'hanno proprio con la Dama del Vento.
    First reaction Shock. Silenzio. Indecisione.

    La Galanodel boccheggiò come un pesce fuor d'acqua per lunghi istanti, valutando la situazione, e intanto -man mano che il mutismo si prolunga- la perplessità degli astanti crebbe: i due si scambiarono un'occhiata dubbiosa, come a chiedersi se quell'altra figuretta li abbia sentiti, se debbano ripetersi, se...


    -Io... no capire... no capire tua lingua...-
    risponde infine Drusilia, calcandosi in bocca uno strano accento esotico
    -Io nuova... da molto, mooolto lontano... io pulire terra... io va.

    Senza indugi, la donna strizzata nella tuta da lavoro -e col volto celato dalla faglia del berretto- si voltò per proseguire lungo il bel corridoio, e con quella saggia presa di posizione poté assistere da una vantaggiosa posizione marginale al bailamme che si scatenò da lì a pochi secondi.

    « Io... non... non respiro... »

    ~ T H U D ~

    Con un tempismo strabiliante, all'interno dell'ufficio cominciò la messinscena del malore, e il tonfo prodotto dal corpo dellAlbinaa Sposina contro il tappeto -un impatto duro e convincente- si sovrappose al leggero ronzio proveniente dall'alto, che avrebbe attirato l'attenzione degli occhi verdi dell'Angelo sul reticolo di tubi pneumatici -incastonato nelle decorazioni del soffitto- attraverso cui avrebbe visto sfrecciare via un cilindro dal tappo rosso: l'obiettivo da seguire.

    -S-Signorina? Signorina? -Ah, di nuovo. « Ma è svenuta?! » -Sembrerebbe di sì.
    « Ma è normale? » -Potrebbe, date le sue condizioni...

    « Oddio! Hai sentito?! » « Certo che ho sentito! E' uno scoop enorme! » « Non possiamo farcelo sfuggire! Dobbiamo essere i primi ad annunciarlo! » « Bellamy si sposa e la sua squinzia è incinta. » « Dobbiamo scattarle una foto! »

    A quanto pareva, i due colleghi delle pulizie erano in realtà due compari infiltrati: giornalai o paparazzi di sorta...? Boh, non erano mica contemplati nel piano del suo gruppo. Mentre se li lasciava alle spalle, la Dama del Vento poté solo augurarsi che quei due si dimenticassero presto anche solo di averla vista, e che quell'imprevisto non complicasse le cose.

    « Oh, mamma... le... le chiamo un'ambulanza? » -Nah. Meglio di no: troppo scalpore. Il futuro marito non apprezzerebbe. « Ma non possiamo mica lasciarla sul pavimento... » - Ah no?! « . . . » - Guardi: mi aiuti a metterla sul divanetto, che quando si riprende ce ne andiamo.

    Rassicurata dalla voce di Baba-Yaga -e dalla sua flemmatica sagacia- confidando nel fatto che le sue complici se la sarebbero cavata senz'altro egregiamente, Drusilia avrebbe potuto così concentrarsi sull'inseguimento... una cosa che si sarebbe rivelata meno facile del previsto: certo, la tuta della manutenzione le conferiva un'insignificanza tale per cui nessuna delle persone incrociate lungo gli anditi -altri colleghi, tecnici, segretarie o impiegati- si preoccupava di prestarle attenzione o di chiederle dove fosse diretta così di fretta e per quale ragione, ma...

    Pur correndogli appresso, un cilindro in un tubo fila veloce, e il suo percorso gli permette di attraversare muri e soffitti con una naturalezza che -volendo- anche la Dama del Vento potrebbe raggiungere,
    ma non con la stessa disinvoltura: la gente, pur non prestandole troppa attenzione, noterebbe qualcuno volatilizzarsi, passando dallo stato solido a quello gassoso e viceversa.

    Inevitabilmente, Drusilia perse di vista il cilindro, ma era proprio in quella prevista eventualità che entrava in gioco Sasha: mentre il suo corpo giaceva svenuto nell'ufficio, sotto la sorveglianza dell'anziana Babà, la sua coscienza si sarebbe immessa nei sistemi elettronici dell'azienda per seguire la Sorella, coprire le sue tracce, ed indicarle la via... oltre che fornirle un perfetto
    alibi.

    Le porte automatiche di un ascensore non la smettevano di aprirsi e chiudersi senza mai sigillarsi del tutto? Un tocco della fanciulla in tuta, et voilà tutto sistemato. Una strana spia rossa lampeggiava nel quadrante dell'ascensore, facendolo partire verso il piano indicato nonostante avesse ricevuto ordini diversi dagli impiegati stizziti? Ci pensava il tecnico a riportare l'input impazzito a più miti consigli - una volta scesa al piano in questione, certo. E quei faretti nell'elegante corridoio, che sfarfallavano per qualche contatto? Bastava che ci passasse vicino fingendo di farvi qualcosa perché i segnali elettrici riprendessero equilibrio... anche se l'anomalia si spostava ad un'altra lampadina, poco più avanti.

    A Drusilia bastava seguire l'intensità della Risonanza ed interpretare quei segnali per ritrovare la direzione che il messaggio nel tubo pneumatico aveva indicato loro, e fu così che si ritrovò presto nell'atrio di quella che pareva proprio una lussuosissima sala riunioni; la segretaria di guardia all'ingresso, con la faccia corrucciata per il malfunzionamento dello schermo de computer della propria scrivania, accolse l'arrivo dell'inserviente con un'occhiata esasperata, e non appena l'interferenza rimbalzò fino alle luci dei bagni, non fece obiezioni quando l'altra si mosse per proseguire.

    Il sentiero di briciole condusse la Dama del Vento ad uno dei cubicolo riservati alle toilette degli uomini: una volta entrata lì e richiusasi la porta alle spalle, la lampadina smise di sfarfallare, dando a Drusilia il tempo di studiare il piccolo ambiente e notare la grata dei condotti di areazione sopra la tazza di ceramica; poi, la luce si spense da sola, forse in un invito al raccoglimento.

    Trattenendo il fiato e tendendo l'orecchio, la Galanodel avrebbe udito l'eco distorto di alcune voci; impossibile capire cosa stessero dicendo, ma al momento neppure importava: prevedibilmente, il labirinto di quelle paratie deve affacciarsi anche sulle sale riunioni... compresa quella dove il finto messaggio di Sasha è stato reindirizzato, all'attenzione delle persone che hanno commissionato agli Zoldick l'assassinio di Abel.
    Aveva finalmente trovato i mandanti.

    Cosa fare adesso? Per quanto angusto apparisse l'ingresso del condotto, rimuovendo la grata, la donna avrebbe potuto fisicamente strizzarcisi dentro... ma, viste le sue molte ed ultraterrene risorse, forse c'erano anche modi alternativi per raggiungere l'obiettivo, pur passando da quel punto -defilato e protetto da occhi indiscreti-, o anche solo per studiare la situazione dalla distanza. L'unica certezza, era che i suoi bersagli erano lì, finalmente a portata di mano, ed ora stava solamente a lei decidere quale mossa fare e in quale modo.

     
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    Da bravo soldatino quale era stata -molto tempo fa, in un semipiano lontano lontano chiamato Endlos-, Drusilia seguì il piano alla lettera ed al massimo delle sue possibilità, più che consapevole di quanto potessero rivelarsi nocive troppe distrazioni.

    Ad ogni porta che sbatteva, luce che sfarfallava e spie che si accendevano senza apparente ragione, se non per qualche guasto, la Dama del Vento seguì la pista "improvvisando" faccende e lavoretti vari ed eventuali come le era possibile, aiutata anche dal caos generato dai diversi guasti che non permisero ai dipendenti di prestare troppa attenzione nei suoi confronti. Riuscì perfino a raggiungere l'atrio di una lussuosissima sala riunioni, proseguendo poi nei bagni senza esser minimamente considerata dalla segretaria.

    Raggiunto infine uno dei cubicoli riservati alle toilette degli uomini, quando ebbe modo di chiudersi la porta alle proprie spalle, sigillandola dall'interno, la lampadina smise di sfarfallare, e Drusilia finì per notare una grata dei condotti di areazione sopra la tazza di ceramica. La luce -improvvisamente- si spense da sola e, nel trattenere involontariamente il respiro per lo spavento, la Dama del Vento percepì l'eco indistinto di alcune voci. Pensò fra sé che quella doveva essere la sua meta, il punto di arrivo dell'intricato labirinto di paratie e canali. Avevano finalmente trovato i mandanti: coloro che avevano commissionato agli Zoldick l'assassinio di Abel.

    Rinvigorita da quello che poteva rivelarsi il primo risultato concreto della sua personale missione di salvare il Fratello rimasto solo, Drusilia sorrise fra sé, respirando profondamente e chiudendo gli occhi. Si concentrò sulla propria volontà di non offendere nessuno, così da rendere la propria presenza poco percepibile, esattamente come le era stato insegnato in Accademia più di un decennio prima. Poi, improvvisamente, la sua intera essenza e tutto ciò che portava indosso si dileguò nell'aria circostante, passando allo stato gassoso e salendo nel condotto di aereazione, così da raggiungere l'origine di quelle voci.

    Sperò solo -a quel punto- di non incontrare particolari difficoltà, curiosa senza ombra di dubbio di cosa avrebbe trovato o ascoltato nella misteriosa Sala delle Riunioni.


    Energia: 110-5-5=100%

    Zetsu »
    Il secondo Principio del Nen consiste nello sviluppare un tale controllo sulla propria aura da rendersi in grado di azzerarla del tutto; una buona attivazione dello Zetsu, ai più alti livelli, trattiene interamente l’aura all’interno del corpo senza renderne necessariamente più vulnerabili le difese. Questo permette all'utilizzatore di non essere percepito come un nemico. Non si tratta di un antiauspex, piuttosto di una malia fondata sull'istinto e molto utile soprattutto nel mondo animale, oltre che nella civiltà.
    Tipologia: supporto (malia attiva - essere inoffensivi).
    Consumo: basso.


    Sublimazione I »
    E' così chiamata transizione dallo stato solido allo stato gassoso di un qualcosa, senza passare per lo stato liquido. Una delle capacità della Dama del Vento, giunta ormai ad un elevatissimo livello di potere sul proprio elemento, è quella di rassomigliargli al punto di raggiungere la sua stessa consistenza in pochi attimi, divenendo una nuvola di vapore visibile all'occhio umano ed inconsistente, che le permette di attraversare spazi molto piccoli come serrature, crepe e molto altro. Ovviamente il principio vale per tutto ciò che è in diretto contatto con il suo corpo durante l'attivazione della tecnica, come ad esempio gli abiti o un altro individuo.
    Tipologia: supporto.
    Consumo: basso.
     
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    Come sempre accade, ogni volta che si giunge ad un bivio bisogna operare una scelta, e mentre sosta davanti a quel gabinetto -e alla botola che vi si apre al di sopra- la Dama del Vento non ebbe tentennamenti nel compiere la sua: dopotutto, in quel luogo così strano eppure così ordinario, lei possiede mezzi decisamente fuori dal comune...

    ...così, dopo aver soppresso la propria aura, chiuso il battente e tirato il chiavistello per sigillarlo, Drusilia Galanodel sublimò le proprie spoglie in una forma eterea, inconsistente e traslucida: senza più i limiti e i disagi della materia, la donna si elevò dal pavimento per inoltrarsi nel non così spazioso condotto metallico, e una volta lì, la polvere, l'oscurità, quale direzione prendere, e il caldo asfissiante non furono più un problema che potesse impensierirla.

    Il modo in cui i suoi sensi leggevano la realtà circostante era diverso da prima: in qualche modo ampliate e arricchite di nuovi livelli di lettura, le sue percezioni la guidarono per il labirinto di paratie metalliche; dove prima sentiva solo una cacofonia distorta di più voci, ora l'Angelo ne rilevava anche le vibrazioni lungo il tunnel che la circondava -che lei permeava!- e fu seguendo quei segnali che ella giunse infine senza sforzo alla loro origine.


    « ...e poi stiamo parlando di Bellamy! Non è solo un uomo famoso: è soprattutto straricco. » « Un probabile uxoricida. » « Noi non c'entreremmo comunque nulla: si tratta semplicemente di spedire degli inviti. » « Potremmo trovarci al centro di una polemica. » « Tutta pubblicità! » « Ci interessa davvero quello che potrebbero dire i rotocalchi? Siamo solo una società di "Trasporti": limitiamoci a fare il nostro lavoro. » « Precisamente: la compagnia resta neutra e super-partes. » « Perciò siamo tutti d'accordo ad accettare l'incarico? »

    Trovata la Sala Riunioni, il fantasma della Silfide si posizionò sulla grata posta esattamente sopra il grande tavolo attorno a cui sedevano otto uomini in giacca e cravatta... e, a parte il vestiario, essi non avevano niente altro in comune: non l'età, né i tratti somatici, e neppure l'accento.

    jpg

    A quanto pareva, Drusilia era arrivata nel bel mezzo della discussione: la golosa esca preparata da Sasha aveva spinto i Dirigenti a radunarsi per discutere del nuovo e succoso affare, offrendo al suo orecchio indiscreto qualche ulteriore informazione su questo fantomatico "Bellamy", e soprattutto la conferma di quanti pochi scrupoli etici quegli uomini potessero avere nello scegliere tra profitto e morale. Proprio il tipo di gente che assolderebbe gli Zoldick per del lavoro sporco.

    Ad ogni modo, quelle non erano informazioni che le servissero: la Riunione le interessava soprattutto per l'occasione perfetta che le regalava di inchiodare tutti i Mandanti della taglia di Abel in una volta sola, e farne i suoi interlocutori; c'erano molti modi in cui l'Arcano avrebbe potuto approcciarli e costringerli ad ascoltare -e accogliere!- la sua richiesta: con gentilezza, con creatività, con fermezza, o con minaccia...

    ...e tuttavia, mentre i Dirigenti davano il loro assenso uno per volta, mettendo la decisione a verbale, la prosecuzione del loro discorso portò alla luce degli altri potenziali spunti.


    « Bene: abbiamo l'unanimità. » « Ora manca soltanto la firma di un Presidente. » « Tsk. Non potremmo saltare quella parte? » « Per le cifre di cui parliamo, non si può farne a meno. » « È una pura formalità. » « Non penso sarà un problema: il Presidente ha firmato ben di peggio. » « Ma il Presidente è in viaggio d'affari, al momento. » « Però c'è la Presidentessa, che firma di tutto senza capire niente. » « Basterà dirle che si tratta di un matrimonio, e stop. »

    Anche se quanto ascoltato ne tratteggia un profilo poco lusinghiero, apprendere dell'esistenza in gerarchia di qualcuno di più in alto di quei signori è una notizia che vale la pena soffermarsi a soppesare: la richiesta di assassinio ai danni di Abel può anche essere partita da lì, ma i Presidenti devono necessariamente averla approvata.. e ciò significa che hanno probabilmente anche il potere di revocarla.

    « Basterà dirle che si tratta di un lieto evento, e si farà prendere dalle romanticherie. » « Firmerà senza nemmeno leggere. » « Lei sarà contenta, e noi pure. »

    Ed eccoci così ad un nuovo bivio: affrontare l'assemblea degli otto uomini d'affari,
    o ricercare un contatto con la Presidentessa?

     
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    Cambiano solo le maschere che indossano".


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    « ...e poi stiamo parlando di Bellamy! Non è solo un uomo famoso: è soprattutto straricco. » « Un probabile uxoricida. » « Noi non c'entreremmo comunque nulla: si tratta semplicemente di spedire degli inviti. » « Potremmo trovarci al centro di una polemica. » « Tutta pubblicità! » « Ci interessa davvero quello che potrebbero dire i rotocalchi? Siamo solo una società di "Trasporti": limitiamoci a fare il nostro lavoro. » « Precisamente: la compagnia resta neutra e super-partes. » « Perciò siamo tutti d'accordo ad accettare l'incarico? »

    Fosse stata visibile, Drusilia avrebbe assistito alla scena con una evidentissima smorfia di disapprovazione. In realtà -sorprendentemente- non si sarebbe scomposta troppo dai ragionamenti del tutto privi di etica di quei pinguini impomatati; a lungo aveva infatti regnato su un Presidio ricolmo di alleati fedeli, ma anche di uomini e donne convinti d'esser più furbi degli altri... e la necessità l'aveva perfino portata a collaborarci, anche solo per vie traverse. Esattamente come quei manager, erano tutti così focalizzati sui traguardi più vicini e semplici da non riuscire nemmeno ad immaginare una visione d'insieme. Poco lungimiranti quanto loro, perpetravano il male (o lo tolleravano) inquanto "via più semplice", del tutto ignari dei terribili effetti a catena che avrebbero portato in un lontano futuro. Drusilia conosceva molto bene quel tipo di persone e -ahimè- si era perfino abituata ai loro ragionamenti.
    A disturbarla era quel ricorrente "Bellamy"... che già le suonava come una bestemmia. Sarà stata antipatia "a pelle", sarà stato l'effetto di quel nome sulla gente... sta di fatto che personalmente la disturbava non poco che certi soggetti raggiungessero quel tipo di successo. In un mondo giusto sarebbero dovuti soltanto cadere nell'oblio dell'indifferenza. Erano il segno evidente che l'umanità aveva ancora molto su cui lavorare.

    « Bene: abbiamo l'unanimità. » « Ora manca soltanto la firma di un Presidente. » « Tsk. Non potremmo saltare quella parte? » « Per le cifre di cui parliamo, non si può farne a meno. » « È una pura formalità. » « Non penso sarà un problema: il Presidente ha firmato ben di peggio. » « Ma il Presidente è in viaggio d'affari, al momento. » « Però c'è la Presidentessa, che firma di tutto senza capire niente. » « Basterà dirle che si tratta di un matrimonio, e stop. »

    Improvvisamente... Drusilia si fece più attenta. Le sarebbe in verità piaciuto scendere da quella grata e strappar loro la liberazione di Abel a suon di schiaffi, ma c'era la probabilità abbastanza alta che chiamassero la sicurezza, che qualcuno sentisse le loro urla... o che Sasha e l'altra complice fossero fisicamente allontanate dall'edificio in qualche momento delicato, e lei non sapeva se sarebbe riuscita a gestire così tante persone di cui non sapeva assolutamente nulla.

    « Basterà dirle che si tratta di un lieto evento, e si farà prendere dalle romanticherie. » « Firmerà senza nemmeno leggere. » « Lei sarà contenta, e noi pure. »

    L'idea che vi fosse una persona sola da convincere non le dispiacque, e -forse- non avrebbe considerato la donna nemmeno fastidiosa quanto i "mister-furbizia" riuniti in quella sala. Con molte probabilità era un'oca, ma sarebbe stata comunque meglio di loro.
    Non restava che cercarla.


    Energia: 100-5-5=90%

    Zetsu »
    Il secondo Principio del Nen consiste nello sviluppare un tale controllo sulla propria aura da rendersi in grado di azzerarla del tutto; una buona attivazione dello Zetsu, ai più alti livelli, trattiene interamente l’aura all’interno del corpo senza renderne necessariamente più vulnerabili le difese. Questo permette all'utilizzatore di non essere percepito come un nemico. Non si tratta di un antiauspex, piuttosto di una malia fondata sull'istinto e molto utile soprattutto nel mondo animale, oltre che nella civiltà.
    Tipologia: supporto (malia attiva - essere inoffensivi).
    Consumo: basso.


    Sublimazione I »
    E' così chiamata transizione dallo stato solido allo stato gassoso di un qualcosa, senza passare per lo stato liquido. Una delle capacità della Dama del Vento, giunta ormai ad un elevatissimo livello di potere sul proprio elemento, è quella di rassomigliargli al punto di raggiungere la sua stessa consistenza in pochi attimi, divenendo una nuvola di vapore visibile all'occhio umano ed inconsistente, che le permette di attraversare spazi molto piccoli come serrature, crepe e molto altro. Ovviamente il principio vale per tutto ciò che è in diretto contatto con il suo corpo durante l'attivazione della tecnica, come ad esempio gli abiti o un altro individuo.
    Tipologia: supporto.
    Consumo: basso.
     
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    Celata alla vista e agli altri sensi dagli artifici dell'Aria -di cui era padrona- e dalla pratica del Nen, la Dama del Vento sperimentò uno straordinario senso di deja-vu nell'ascoltare le delibere del Consiglio di Amministrazione dell'Aglasis, lasciando che quell'arrivismo senza scrupoli scivolasse sull'impermeabile patina di pazienza a cui gli ormai passati anni come governante del Presidio Errante l'avevano abituata a rivestirsi, dovendo spesso e volentieri venire a patti con soggetti della stessa risma.

    Per quella ragione, Drusilia registrò con più interesse le briciole di informazioni riguardanti quel tale "Bellamy" -che continuavano a costellare il suo percorso- che non i piccoli sotterfugi di quelle iene in giacca e cravatta: in quanto a sgradevolezza, il livello era il medesimo, ma... per lo meno, quell'illustre sconosciuto che le ispirava antipatia a pelle presentava se non altro il pregio della novità.

    Quando il discorso virò sull'esistenza di due Presidenti, indispensabili per approvare o annullare- gli affari più grossi, l'Angelo si ritrovò a riconsiderare i propri piani: la priorità rimaneva la stessa, ma... per quanto allettante potesse risultarle in quel momento l'eventualità di convincere gli imprenditori a revocare l'ordine di assassinio di Abel perorando la propria causa a suon di ceffoni, il pragmatismo la ebbe vinta.

    Dopotutto, si trattava di scegliere tra otto potenziali avversari e uno soltanto; in nessuno dei due scenari la Galanodel sarebbe potuta sentirsi in vantaggio a priori, dato che non era a conoscenza della loro indole, delle loro possibili reazioni, o di loro effettivi poteri e capacità, ma la scelta che la esponeva al minor rischio (di attirare l'attenzione della Sicurezza, di non raggiungere il suo obiettivo, di esporre al pericolo le complici, o anche di trovarsi soverchiata) era chiaramente convogliare i suoi sforzi in un'unica direzione: il vertice di quella gerarchia piramidale.


    « Il modulo è pronto. »
    « Bene: ora manca solo la firma! »

    Mentre Drusilia vagliava le proprie opzioni, il gruppetto di burocrati sotto di lei si era messo alacremente al lavoro, pigiando i polpastrelli su schermo e tastiere dei tablet -emersi da un pannello scorrevole del tavolo delle riunioni-, dando corpo al modulo, stampandolo in formato cartaceo, e iniziando a passarsi i fogli di mano in mano, per controllare che tutto fosse impeccabile.

    « Chi va a portarglielo? » « Perché? Dovremmo pure scomodarci di persona? » « Mandiamoglielo con la posta pneumatica: è più rapido. » « Aggiudicato! » « Si, ma io le farei anche una telefonata. » « Si, meglio assicurarsi a voce che abbia capito quel che deve fare. »

    La naturale evoluzione di quella dinamica si offrì come pronta risposta al bisogno della Galanodel di cercare la sua designata interlocutrice: dalla propria posizione privilegiata, la donna vide uno dei funzionari arrotolare il malloppino di fogli di carta per inserirlo all'interno di un cilindro di plastica scura, chiudendolo con un luccicante tappo dorato; nello stesso momento, un altro dei convitati digitò un codice sul proprio palmare, e una tubatura retrattile si elongó dal soffitto, anello dopo anello, azionandosi con un lieve ronzio.

    Non più vincolata dalle rigide costrizioni della materia, la Dama del Vento non ebbe stavolta esitazioni o problemi: quando il messaggio partí, impercettibile come una corrente d'aria, ella si mosse per seguirlo, filtrando dall'angusto e squadrato condotto d'aerazione al claustrofobico ambiente cilindrico.

    L'esperienza in sé non era delle più gratificanti (per quanto, per certi versi, l'essere compressi in un tubo e venire sparati come un proiettile poteva risultare
    divertente), ma mentre abbandonava la Sala Riunioni -dove un altro dei Dirigenti aveva avviato la sua telefonata- l'Amore avrebbe percepito principalmente due cose sopra le altre: il risucchio, che la trascinava il alto, subito dietro al porta-documenti dal tappo dorato, e... la perdita della Risonanza con Sasha.

    Tuttavia, non si trattava della stessa sensazione di rottura, separazione e isolamento che le aveva inflitto la Voliera del Circus Diabolique: Drusilia doveva semplicemente essere uscita dal raggio d'azione della loro mistica percezione reciproca.

    Lo strano viaggio si concluse con un sonoro
    "POP" da condotto stappato, e mentre il cilindro del messaggio si incastrava nel sostegno metallico predisposto per lui, la Dama del Vento si ritrovò sparata sul tappeto persiano di una grandissima stanza in penombra: la sola luce era proiettata dal maxischermo di un televisore, appeso alla parete opposta del gigantesco ufficio, mentre l'unico preponderante rumore d'ambiente era dato dal mixaggio di una melodia retrò e strappalacrime -amplificata dal dolby surround- a cui si sovrapponevano due voci, impostate in una recitazione calcata su toni eccessivamente patetici.

    « Dottor Giorçio... come può un dottore bello, aitante, brillante e simpatico come lei essere davvero interessato ad una come Me? Non sarò mai al suo livello: né come medico, né come persona... »
    « Dottoressa Jurya: è vero che sono il chirurgo più talentuoso e capace di tutta Villa Orchidea, e che qualunque altra donna sulla faccia del pianeta si macchierebbe di ignobili delitti pur di essere al suo posto, ma... Loro... Non sono nulla per me. Perché Io vedo meglio di chiunque altro quanto sei meravigliosa...! Io... lo vedo con... gli occhi del cuore! »
    « Oh, Giorçio! Stringimi tra le tue forti braccia da ex-nuotatore olimpionico palestrato! »


    A quello scempio di dialogo -aborto immondo di sceneggiatori cani- fece eco un lamentoso piagnucolio denso di emozione: come qualcuno potesse commuoversi davanti ad una cosa simile era senz'altro un mistero, ma -se non altro- il suono di un nasino che tirava su aiutò gli occhi della Galanodel a navigare la penombra, trovando l'origine di quel suono nella testolina che faceva capolino da oltre lo schienale di un sontuoso divano largo almeno quattro piazze, orientato verso lo schermo.

    Naturalmente, l'Angelo non aveva idea di che aspetto avesse questa "Presidentessa", ma fu sicura di aver trovato il proprio obiettivo quando la melodia pigolante ed insistente della suoneria di un telefono portatile si diffuse per il locale, riscuotendo l'attenzione della padrona di casa.


    « Pronto...? Ah...! Ehm, s-si: certo che ho sentito arrivare il messaggio...!
    M-me ne stavo proprio per occupare! »

    assicurò al telefono la signorina, parlando col lieve imbarazzo di chi non è troppo bravo a mentire
    « CHE? UN MATRIMONIO?! Bellamy? ...no, non conosco. Però resta comunque una cosa assolutamente splendida! ... Oh, ma certo! Lo faccio tra un attimo! Finisco di guardare "Gli Occhi del Cuore" e lo firmo subito! »

    La giovane donna -seduta sull'ampio sofà- riattaccò la chiamata e tornò al suo sceneggiato: ignara di tutto, rivolgeva ancora le spalle all'eterea intrusa, piombata nel suo ufficio; ora stava a Drusilia decidere come rivelare la propria presenza ed approcciare il motivo della sua visita.

     
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    Quando Drusilia Ea Aman Galanodel aveva posato la corona di Autocrate di Laputa sul capo dell'amato figlio Lowarn, abdicando alla carica di Alfiere Presidio Errante e spingendosi oltre i confini di Endlos con la sola -nobilissima- motivazione di salvare un Abel rimasto solo ed inconsapevole delle minacce e dei pericoli che correva la Curtis Arcana, lui compreso, non avrebbe mai immaginato di finire... sparata dentro un tubo, come un proiettile.
    Non fu gratificante, e nemmeno un'esperienza tranquilla, ma dovette ammettere -dopo essere finita spalmata su di un enorme tappeto persiano- che avrebbe volentieri fatto un altro giro, magari in circostanze più tranquille. A renderla nervosa era infatti la totale assenza della Risonanza di Sasha dalle proprie percezioni, segno evidente di quanto si fosse allontanata dall'ingresso; sperò intimamente che sua sorella non si mettesse eccessivamente in allarme, cosa -in verità- per niente plausibile, visto il suo perfetto aplomb nelle situazioni di emergenza.

    Drusilia -che, differentemente da Sasha, l'aplomb difficilmente riusciva a conservarlo- a stento fu in grado di trattenere un "ahia" alla sua ricomparsa in forma solida, irrigidendosi poi immediatamente non appena le giunse l'epifania di non aver nessun piano d'azione da seguire per quella "piccola deviazione". Nulla di concreto, almeno: cosa avrebbe potuto dire a una perfetta sconosciuta, oltretutto dopo aver violato la privacy della sua camera, per convincerla a boicottare i suoi stessi alleati?
    Presa dal panico -ancora immobile come una lucertola- si guardò attorno: la sola luce era proiettata dal maxischermo di un televisore sulla parete opposta ed il solo rumore era una musica che non conosceva... e -ad esser sincera- nemmeno le piaceva. Sentì anche due voci, di un uomo e di una donna, e... parlavano in modo strano.

    « Dottor Giorçio... come può un dottore bello, aitante, brillante e simpatico come lei essere davvero interessato ad una come Me? Non sarò mai al suo livello: né come medico, né come persona... »
    « Dottoressa Jurya: è vero che sono il chirurgo più talentuoso e capace di tutta Villa Orchidea, e che qualunque altra donna sulla faccia del pianeta si macchierebbe di ignobili delitti pur di essere al suo posto, ma... Loro... Non sono nulla per me. Perché Io vedo meglio di chiunque altro quanto sei meravigliosa...! Io... lo vedo con... gli occhi del cuore! »
    -...
    « Oh, Giorçio! Stringimi tra le tue forti braccia da ex-nuotatore olimpionico palestrato! »


    Ok. Quella missione iniziava a diventare strana. Molto strana. Più strana di quanto avesse preventivato, se si escludeva il suicidio di Emeraude, col solo scopo di "distrarre" il nemico. In ogni caso, Drusilia iniziava a sentirsi a disagio. Più del solito, almeno.
    « Pronto...? Ah...! Ehm, s-si: certo che ho sentito arrivare il messaggio...!
    M-me ne stavo proprio per occupare! »

    La telefonata non fece che peggiorare la situazione, per ciò che riguardava la variabile "ansia". Di buono -però- vi era l'evidente sottinteso che fosse giunta a destinazione, non avendo sbagliato strada. Una magra consolazione...
    « CHE? UN MATRIMONIO?! Bellamy? ...no, non conosco. Però resta comunque una cosa assolutamente splendida! ... Oh, ma certo! Lo faccio tra un attimo! Finisco di guardare "Gli Occhi del Cuore" e lo firmo subito! »

    Panico.
    Fu per la Dama del Vento -un tempo condottiera e regnante- un'enorme sorpresa scoprire la fragilità dei propri nervi durante le missioni d'infiltrazione come quella. Non aveva alcun problema nel pianificare una guerra vera e propria o motivare legioni di soldati, non si era mai agitata più del dovuto nei più disparati incontri diplomatici, ma... quel tipo di azioni avevano un sapore diverso. Non si era mai nascosta come una ladra, non era mai stata brava nel mentire spudoratamente: aveva vissuto l'intera esistenza manifestando la propria presenza ed i propri ideali come un dato di fatto, finendo talvolta per ispirare qualcuno o modificare gli eventi. Nonostante cosa avessero detto di lei in passato, non era una manipolatrice, o -almeno- non ne era consapevole: non le piaceva imporre un pensiero, ancor meno ricorrere a mezzi che non fossero il confronto diretto pur di averla vinta. Quindi...
    ...che diavolo ci faceva, lì?
    Doveva esserci Quarion al posto suo, su quel tappeto, non lei.
    Lui avrebbe risolto la situazione nel migliore dei modi: non sarebbe mai e poi mai andato nel panico ed avrebbe tirato su un castello di falsità talmente ben costruito da risultare vero perfino ai suoi complici. Probabilmente avrebbe liberato Abel e chiunque altro avesse problemi con quella dannatissima agenzia di serpi. Lei -invece- su quel tappeto era solo imbarazzante.
    Quasi quanto la sceneggiatura di quella schifezza... come diavolo si chiamava?
    Occhi del cuore.
    Brividi.

    -Perchè a me?!?!
    Si lasciò sfuggire quel commento esasperato senza rendersene completamente conto, non appena la Presidentessa chiuse la chiamata. A quel punto la Galanodel avrebbe potuto continuare in modi più credibili, ma rimase congelata per pochi attimi, giusto il tempo di maledire sé stessa e la sua boccaccia aperta. Si era esposta e non aveva ancora un piano. Che fare? Ormai lei poteva vedere chiaramente la Presidentessa... e la Presidentessa vedeva lei. Avrebbe dovuto dire qualcosa? ...cavolo...cavolo...cavolo...cavolo... Certo che avrebbe dovuto... cavolo...cavolo...cavolo...cavolo... ...e , allora, avrebbe certament-
    -Aaaaaaaaaargh!!!
    L'urlo strozzato fu l'ultima cosa chiaramente udibile che le uscì dalle labbra, prima che si chiudesse su sé stessa come un riccio. Non un riccio qualunque, non come faceva Abel quando decideva di essere poco collaborativo o -addirittura- senza tatto. Drusilia si era -letteralmente- appallottolata su sé stessa: la faccia nascosta dalle ginocchia e le mani a coprire quel poco che era possibile osservare di lei.
    Non voleva che la Presidentessa notasse chiaramente l'imbarazzo sulla sua faccia. Doveva prendere tempo. Quindi... finse di piangere, e fu il pianto finto più brutto e poco credibile che ricordasse di aver mai visto o ascoltato in vita sua. Al panico si aggiunse allora l'umiliante consapevolezza di recitare da cani esattamente come gli attori di "gli occhi del cuore".




    Edited by Drusilia Galanodel - 19/3/2021, 11:06
     
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    Giunta a destinazione, la Dama del Vento avrebbe potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo e concentrarsi sulla prossima mossa... e fu proprio così che si ritrovò a guardare negli occhi la spiazzante verità: il suo percorso fino a lì era stato la conseguenza di imprevisti, improvvisazioni, e decisioni giocoforza di impulso... perciò, il problema era che non aveva idea di quale sarebbe dovuta essere, questa sua prossima mossa.

    L'Angelo era piombata nell'ufficio di una sconosciuta per vie tutt'altro che convenzionali, con il proposito di ottenere
    in qualche modo un favore da lei... un favore che sarebbe costato una discreta perdita di danaro, andando contro gli stessi interessi dell'interessata, della sua società e dei suoi alleati. Un traguardo che pareva oggettivamente impossibile da raggiungere senza dover mentire.

    E la consapevolezza, atavica ed adamantina, che l'arte del sotterfugio non fosse decisamente roba sua bastò a gettare Drusilia nel panico, evocando nella sua mente la figura di Quarion: perché lui sì, che avrebbe saputo cosa fare e come.

    Così, sentendosi terribilmente inadeguata nell'automatico raffronto con le abilità sociali del suo soave Gemello, la donna ristrette in piedi sul tappeto persiano che l'aveva accolta al suo ingresso, pietrificata da un'ansia che doveva probabilmente aver già più volte provato in passato, nel corso della sua infanzia, quando il suo pluriblasonato casato non doveva aver fatto altro che farle pesare quanto fosse manchevole rispetto al suo osannato fratello. E quando quel sentimento le crebbe dentro fino a un punto di rottura, semplicemente
    esplose all'esterno.

    -Perchè a me?!?!

    Quel commento esasperato proruppe di punto in bianco dalle labbra della Galanodel senza che ella avesse avuto realmente intenzione di fiatare, ed echeggiò nella sala in penombra nel momento in cui sullo schermo i due protagonisti della telenovela erano impegnati nella recitazione di un bacio che non risultava più coinvolgente o convincente della pessima musica melensa, appiccicata come sottofondo a quella scena.

    Quindi, per quanto -fortuna nella sfortuna- l'incidente si verificò subito dopo il termine della telefonata e non nel suo bel mezzo (dove il suono di una seconda voce, e per più sconosciuta, avrebbe allertato gli otto Consiglieri), quando i nervi di Drusilia le cedettero, la Presidentessa
    se ne accorse eccome.

    Pietrificata dalla paura di aver commesso un irreparabile errore nel tradire la propria presenza a quella maniera, la Dama del Vento rimase imbambolata in piedi sul tappeto, e da quella posizione poté chiaramente vedere la testolina dell'altra donna sussultare oltre la linea dello schienale del sofà, drizzare la schiena rigidamente -probabilmente a disagio quanto lei-, e infine ruotare il capo per guardarsi alle spalle e sincerarsi di non aver avuto un'allucinazione uditiva.

    Fu così che si scorsero a vicenda, sebbene di sfuggita: due sagome nella semioscurità; i loro occhi si sarebbero presto incrociati, ma...


    -Aaaaaaaaaargh!!!

    ...con un urlo strozzato, la Galanodel si accartocciò su sé stessa, nascondendosi il viso con le mani, e accoccolandosi sul pavimento con le ginocchia al petto e il viso sepolto contro le ginocchia.

    « AAAAAHHHH!!!!»

    E fu con uno strillo reso acuto dallo spavento che la Presidentessa si coprì a sua volta il capo con le braccia e si seppellì dietro lo schienale del divano; in più, interpretando i versi di quella figura come un qualche segnale di minaccia, la padrona di casa si guardò bene dall'avvicinarsi o anche solo dall'uscire allo scoperto: non voleva lasciare il confortevole illusorio riparo del mobilio neanche per sogno... Tuttavia, quella situazione di stallo non poteva protrarsi all'infinito.

    « S-sei qui p-per uccidermi...? G-guarda che non ti conviene...! »
    un cuscino -tenuto davanti al viso a mo' di scudo- e una vocina tremante fecero capolino da dietro il sofà
    « S-se fai u-un passo... mi metto a gridare! E... e... a piangere! »

    Probabilmente, quella minaccia di allertare la sicurezza avrebbe sortito più effetto
    se la giovane non avesse concluso il suo intervento tirando rumorosamente su col naso.

     
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