Sulle Tracce dei Mandanti

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    "Le persone non cambiano.
    Cambiano solo le maschere che indossano".


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    « S-sei qui p-per uccidermi...? G-guarda che non ti conviene...! »
    In modo del tutto inaspettato, la Presidentessa interpretò il suo panico per un qualche strano gesto di aggressività.
    « S-se fai u-un passo... mi metto a gridare! E... e... a piangere! »
    Nel momento in cui la sentì tirar su col naso, Drusilia finì un po' per dispiacersi per lei. Ok, magari la Presidentessa era stupida come il fango, magari non aveva capito nulla della situazione in cui si trovava e forse nemmeno della vita, ma il semplice dettaglio di essersi nascosta diede da pensare alla Dama del Vento di non aver a che fare con una persona violenta. Forse non era nemmeno cattiva.

    -N-no... certo che non voglio ucciderti...- disse con voce insicura, un po' spiazzata alla sola idea di dover compiere qualcosa di così orribile -Io sono qui per... per...
    ...già.
    Perché era lì?

    -...per salvarti.

    Ok, quel discorso non aveva senso, però non le piaceva l'idea di doverla ricattare o -peggio- farle del male.
    La persona dall'altra parte del cuscino -intanto- ristette immobile e in silenzio per un lungo interdetto momento; poi il quadrato di stoffa imbottita scivolò un poco di lato, rivelando delle ciocche di capelli fulvi, un occhio nocciola, e uno spicchio di volto giovane, pallido, grazioso e perplesso.
    « ...eh? »
    -Si... cioè... per salvarla!- ripeté la Dama del Vento, questa volta più convinta, cercando di dare una spiegazione alla sua uscita -Vede... è una storia terribile, ma... qualcuno in questa società ha falsificato delle firme ed assunto degli assassini per uccidere un certo Abel Wilhelm Dunkelsiegel... mai sentito questo nome?

    Attese qualche attimo, cercando di spiegarsi. Aveva completamente inventato la parte riguardo le firme false, forse perché non sapeva chi o perché avesse dato l'ordine. Aveva escluso -solo per impressione, e non per reali motivi- la Presidentessa dai committenti più probabili, quindi la strada del traditore senza nome le sembrò quella più credibile, fra le centinaia di storie campate per aria che avevano iniziato ad affollarle la testa.

    -Però... ecco... sono un'investigatrice privata, ingaggiata in segreto da vostro marito, e... ho scoperto una verità sconcertante!
    Allargò le braccia, come se quel gesto potesse creare della suspense.
    La verità era che cercava di prendere tempo, perché non sapeva nemmeno lei dove il suo discorso stava andando a parare.
    -Abel è in verità il fratello perduto del Presidente, ritrovato da poco tempo da solo due membri della famiglia e coperto dall'anonimato a causa di una fuga d'amore con... con una certa... ehm... Kalia... che lo ha portato alla rinuncia di tutti i suoi beni!- lo disse coi toni di una rivelazione, assumendo addirittura una strana posa plastica -Il Presidente lo sta proteggendo in gran segreto da quando lo ha ritrovato, ma una donna malvagia e lasciva ha corrotto alcuni dei vostri manager, affinché dessero l'ordine di assassinio di Abel con una firma falsa.

    Iniziò ad avere il fiatone: tirar su una storia che non stava in cielo né in terra aveva un certo costo energetico, e si sommava alla crisi di panico che la stava lentamente logorando dall'interno, assieme alla temperatura fin troppo alta, causata dal riscaldamento e dagli abiti da domestica a diversi strati che era costretta ancora ad indossare, parrucca pel-di-carota compresa.
    -Quando Abel sarà morto... quella maliarda farà in modo che la colpa ricada su di lei, capisce?
    Attese qualche attimo, sudando freddo, sperando che la Presidentessa stesse ancora seguendo il filo del discorso di quella brutta recita.
    -Vuole metterla contro il Presidente per prendere il suo posto nel suo cuore!

    Terminò il teatrino, non credendo nemmeno alle proprie orecchie alle assurdità che aveva appena vomitato. Già si vide combattere contro la sorveglianza, finire lanciata -nel migliore dei casi- in una cella fredda e spoglia. Nel peggiore... forse dei mafiosi l'avrebbero fatta a pezzi, venduta al mercato nero: Alhandra ne parlava spesso di episodi del genere.
    -Presidentessa, la prego...- ma il danno era fatto, tanto valeva andare fino in fondo in quella follia -Salvi Abel! Annulli l'ordine, prima che sia troppo tardi!

    Terminò il monologo con un inchino dignitoso, forse un po' troppo profondo.
    Però, ecco... era la sua prima volta.
    Tutta quella situazione -in un certo senso- era la sua prima volta.
    Si sentiva un dannatissimo pesce fuor d'acqua.


     
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    Nel contemplare la tremebonda reazione della Presidentessa,
    la Dama del Vento si ritrovò genuinamente
    spiazzata.

    Come guerriera e come donna -come Ufficiale di un Presidio prima e come sua Regnante poi-, la Galanodel si era rapidamente abituata a suscitare le più disparate emozioni nei propri interlocutori: l'ammirazione di quanti venivano ispirati dal suo carisma, la devozione di chi condivideva le sue idee, l'affetto di chi la amava... ma anche la condiscendenza di chi perdeva ogni raziocinio davanti alla sua bellezza ultraterrena, il sottile disprezzo di chi voleva sminuirla e manipolarla con le peggiori intenzioni, l'astio strisciante di chi aveva covato invidia per i suoi tanti innati talenti, o perfino l'aperta ostilità di chi si era schierato davanti a lei come un nemico... C'era già stato qualcuno a cui avesse fatto paura?

    Sentendosi un po' dispiaciuta per quella sconosciuta che ora tirava su col naso, nascosta dietro un cuscino, Drusilia cercò quindi di pacificare la situazione; dopotutto, aveva bisogno di comunicare con quella donna, e per riuscirci doveva almeno convincerla a prestarle ascolto.

    -N-no... certo che non voglio ucciderti...-
    esordì, respinta dalla sola prospettiva, ma sincera
    -Io sono qui per... per... ...per salvarti.

    Mentre l'altra persona nella stanza si immobilizzava e taceva per un lungo istante, rilassando impercettibilmente le spalle e arrischiandosi a fare capolino da dietro al suo scudo di stoffa imbottita per darle una seconda sbirciata, l'Arcano poté cogliere qualche altro elemento della sua interlocutrice... ma non vi prestò troppa attenzione, visto che gli eventi la costringevano a proseguire il proprio discorso per arrivare al punto.

    Il punto, naturalmente, era sempre ottenere la rimozione della taglia penzolante sulla testa dura di Abel, ma...
    come avrebbe potuto arrivarci? In ogni confronto che aveva disputato nella propria vita, il suo punto di forza era sempre stato la purezza dei suoi ideali e la trasparenza delle sue intenzioni...

    « ...eh? »
    -Si... cioè... per salvarla!
    Vede... è una storia terribile, ma... qualcuno in questa società ha falsificato delle firme ed assunto degli assassini per uccidere un certo Abel Wilhelm Dunkelsiegel... mai sentito questo nome?-


    ...così cominciò a mentire su tutta la linea.
    E la Presidentessa -forse per la sorpresa o forse per la confusione- si lasciò prendere dal racconto, sforzandosi di seguirlo, e quel suo incuriosito silenzio fu un segnale per la Dama del Vento a proseguire la spiegazione della sua presenza lì, calandosi in dettagli sempre più strampalati, ma minuziosi, in modo da rendere presumibilmente il tutto più solido e verosimile. Forse.

    -Però... ecco... sono un'investigatrice privata, ingaggiata in segreto da vostro marito, e... ho scoperto una verità sconcertante!

    A quelle dichiarazioni, sottolineate dalla drammatica posa che l'intrusa adottò per creare più suspence -e guadagnare tempo-, la Presidentessa sembrò farsi più tesa, ascoltando la mirabolante storia con occhi sempre più sgranati: misteri di famiglia, eredi diseredati, fughe d'amore, legami di fratellanza, gli intrighi e i tradimenti furono affrontati con indomito coraggio da colei che sola poteva cambiare il mondo...
    E ovviamente complotti.


    -...ma una donna malvagia e lasciva ha corrotto alcuni dei vostri manager, affinché dessero l'ordine di assassinio di Abel con una firma falsa.

    Visibilmente accaldata -vuoi per la tensione, vuoi per gli strati di travestimento-, Drusilia si fermò un istante, boccheggiando per riprendere fiato dopo il protratto soliloquio, dando anche il tempo all'interlocutrice di metabolizzare quella grossa mole di balle informazioni dagli arrangiamenti improbabili.

    -Quando Abel sarà morto... quella maliarda farà in modo che la colpa ricada su di lei, capisce?
    proseguì, incalzandola con quella didascalica specifica
    -Vuole metterla contro il Presidente per prendere il suo posto nel suo cuore!
    infine, smise di recitare, rimarcandi l'unica cosa che contava
    -Presidentessa, la prego... Salvi Abel! Annulli l'ordine, prima che sia troppo tardi!

    Col cuore in gola, aspettandosi che a quel punto potesse accaderle di tutto, la Galanodel si profuse in un profondo inchino e attese...

    E in quel silenzio teso, grottescamente riempito dai jingle sbarazzini di qualche pubblicità dagli slogan grottescamente imbarazzanti, la figuretta dell'interlocutrice si mosse lentamente, emergendo dallo schienale del sofà dietro cui si era rannicchiata man mano che si alzava in piedi sul sedile, e abbassando il cuscino che aveva usato come scudo mentre le braccia le scivolavano lungo i fianchi.


    « ...che storia è questa? »
    esordì la sagoma nera, stagliata contro la luce del maxischermo
    « Il Presidente non è mio marito: è mio fratello! »

    Il più grosso inconveniente dell'imbastire una bugia davanti ad uno sconosciuto è proprio nel fatto di essere costretti a tirare ad indovinare... e presumere quale fosse la natura del legame esistente tra il Presidente e la Presidentessa era stata un'ingenuità che -al suo posto- Quarion mai avrebbe commesso.

    Probabilmente, per avere un maggior margine di risultato in termini di credibilità, Drusilia avrebbe fatto meglio a racimolare delle informazioni sul conto dell'altra donna (ipotesi tuttavia impossibile, date le sue circostanze), così da potere lavorarci intorno, oppure costruire il castello intorno a sé stessa, usando le risorse in suo possesso...


    « E siamo gemelli!
    Se lui fosse imparentato con questo Abel, lo sarei anche io! E lo saprei! »


    In ogni caso, la frittata era ormai fatta, e l'altra non se l'era bevuta.

    « Ora non so chi sia questo Abel, o chi sia questa... questa donnaccia...! »
    scaldandosi visibilmente, cominciò a scuotere il cuscino tra le mani
    « Ma deve esserci uno sbaglio!
    Insomma: chi è lei? Chi l'ha ingaggiata?! E cosa vuole da me?! »


    Aspetta. L'altra non se l'era bevuta del tutto. Forse. E forse c'era ancora una possibilità...! Ma a Drusilia sarebbe convenuto pensare ad una strategia più nelle sue corde.



    Edited by Madhatter - 26/3/2021, 17:56
     
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    « ...che storia è questa?
    Il Presidente non è mio marito: è mio fratello! »

    Se da un lato Drusilia era finalmente riuscita ad ottenere le attenzioni della Presidentessa senza necessariamente minacciarla o maltrattarla, dall'altro aveva appena visto il suo castello di bugie e disperazione crollare all'evidenza schiacciante che l'interlocutrice fosse sorella al Presidente, e non la moglie.
    « E siamo gemelli! Se lui fosse imparentato con questo Abel, lo sarei anche io! E lo saprei! »

    Ecco, quello era un problema.
    La Dama del Vento, presa in contropiede, mosse appena la bocca, domandandosi quanto fosse sensato farle notare che "no, non parlava di suo marito, ma del marito di Abel", ma l'idea barbina le si spense fra le labbra davanti alla consapevolezza che -comunque- la Presidentessa affermava con sicurezza di non aver fratelli nascosti. Doveva cambiare versione, e per di più in un modo credibile.
    « Ora non so chi sia questo Abel, o chi sia questa... questa donnaccia...! » continuò la signorina, che... confermò di non esser troppo sveglia « Ma deve esserci uno sbaglio! Insomma: chi è lei? Chi l'ha ingaggiata?! E cosa vuole da me?! »

    -Oh, per fortuna! Vede... le ho sparato una balla per accertarmi che fosse davvero lei, e non quella donnaccia di cui parlavo- spiegò, sudando tantissimo -Sa, è abilissima nei travestimenti, oltre ad essere una manipolatrice maliarda e subdola.
    Incrociò le braccia, annuendo convintissima.
    -Ma ora che so che lei è davvero la Presidentessa, posso rivelarle ogni cosa.

    Accantonata tutta la storia del fratello nascosto, dovette quindi virare su qualcosa di più concreto e credibile... che avesse ancora come villain la donnaccia maliarda che seduceva e corrompeva ogni uomo che la incontrasse. Il boss di fine livello più piatto e stereotipato di sempre, insomma.
    -Abel non è ovviamente suo fratello, e nemmeno il fratello del Presidente- spiegò -E' un uomo che, dopo tanti dolori avvenuti nel corso della sua brillante carriera, ha deciso di ritirarsi a vita privata, così da prendersi cura di me, la sua cuginetta investigatrice, e del nostro cane storpio... Pablo.
    Ok, anche quella era una balla... ma più credibile.
    Abel era davvero sul punto di andare "in pensione"... in un certo senso... e magari lei non era la cugina, ma una sottospecie di parente. In ogni caso, era senza ombra di dubbi una delle poche persone che gli erano rimaste, dopo la dipartita di Owl.
    -Non sto agendo su commissione, ma sfrutto le mie abilità per salvare mio cugino che ho scoperto essere seguito da terribili assassini- spiegò, ed anche quella era una mezza verità -Durante le mie investigazioni ho realmente scoperto che una donna ha corrotto alcuni dei vostri sottoposti. Non so il nome, so solo che... ehm... è bella e... procace, si. Molto procace. Probabilmente si è rifatta seno e labbra... già.
    Ok, come descrizione era un po' vaga... ma a vedere cosa riscuoteva l'interesse della signorina, probabilmente quei pochi dettagli bastavano a soddisfare il suo identikit di "donna di malaffare".

    -Vede, ho avuto modo di ascoltare una sua conversazione telefonica e credo abbia davvero intenzione di farvi litigare. Credo abbia intenzione di sedurre il Presidente e sposarlo, così da prendersi tutti i soldi, ma la presenza di un'altra donna così bella e potente nella società -quale è ovviamente lei, che è pure la sua gemella- le genera non pochi fastidi. In sostanza... vuole levarla di mezzo dagli affari di famiglia, così da avere campo libero con suo fratello.
    Si prese un attimo per respirare, riflettendo su quanti buchi di trama avesse quella storia. Però era più sensata... e coinvolgeva più persone del tutto sconosciute alla Presidentessa. Sarebbe stato difficile lanciarsi in errori clamorosi quanto quello fatto poco prima.
    -Abel è una persona vicina al Presidente, o almeno così credo, dato che ha voluto tenermi nascosti i dettagli del loro rapporto- continuò, e pure lì si tenne sul vago -Considerando che sono certa che il suo assassinio sia stato commissionato da questa donnaccia con firme false e sottoposti corrotti (l'ho vista portarsi al Motel due uomini contemporaneamente, non può immaginare che shock!), suppongo che la morte di Abel non piaccia al Presidente... e se muore, questa donna farà in modo di far ricadere la colpa su di lei, Presidentessa. Vuole indubbiamente incastrarla.

    Perfetto. Aveva imparato a non fornire più agganci: certo, la storia era stupidissima e faceva acqua da tutte le parti... e per quanto il mondo fosse pieno di maliarde arriviste, difficilmente una si sarebbe presa la briga di far fuori una sorella un po' scema. Però non importava: ogni stupidaggine sarebbe servita a salvare la vita di Abel, e questo le bastava per portare avanti la farsa.
    -Mi chiamano Bianca del Rio... e son venuta da lei perché penso che possiamo collaborare contro questa donnaccia. Dopotutto, la salvezza di Abel è importante per entrambe e... non possiamo fidarci degli uomini. Non sappiamo con chi è andata a letto: è troppo pericoloso parlarne in giro!
    Lo disse con voce appassionata, anche se l'intonazione non aveva molto senso in quel frangente.
    Poco male: non era mica un'attrice, lei.

    -La prego di annullare l'ordine: lei ha il potere di distruggere i piani di quella schifosa! La vita di mio cugino è appesa a un filo ed ogni momento che passa è sempre più rischioso per lui... e... e... io sono povera... e...
    Si avvicinò a lei, prendendole le mani fra le sue e fissandola intensamente negli occhi.
    -...chi provvederà alle medicine del povero Pablo?


     
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    -Oh, per fortuna! Vede... le ho sparato una balla per accertarmi che fosse davvero lei, e non quella donnaccia di cui parlavo...! Sa, è abilissima nei travestimenti, oltre ad essere una manipolatrice maliarda e subdola. Ma ora che so che lei è davvero la Presidentessa, posso rivelarle ogni cosa.

    Sudando freddo per il nervosismo, la Dama del Vento ostentò invece calma e padronanza della situazione, incrociando le braccia sul petto voluminoso e annuendo con convinzione: nella condizione in cui si era cacciata, ogni istante guadagnato con le pantomime era prezioso per riordinare le idee e scegliere con cura le prossime dichiarazioni.

    -Abel non è ovviamente suo fratello, e nemmeno il fratello del Presidente. E' un uomo che, dopo tanti dolori avvenuti nel corso della sua brillante carriera, ha deciso di ritirarsi a vita privata, così da prendersi cura di me, la sua cuginetta investigatrice, e del nostro cane storpio... Pablo.

    Visibilmente perplessa, la ragazza dai lunghi capelli reclinò la testolina da una parte, restando chiusa in un silenzio guardingo e concentrato -magari studiando la veridicità di quella storia, o forse cercando soltanto di memorizzare le sue arzigogolate dinamiche-, e mentre gli occhi rimanevano fissi sulla figura dell'intrusa, la luce tremolante del televisore alle sue spalle screziava le sue chiome di riflessi bianco-azzurri.

    Drusilia parlò molto: confessò di essere lì per sua iniziativa e non su commissione, di aver scoperto che il suo familiare si trovava in pericolo, e fece menzione di alcune sue non meglio specificate abilità... e fin lì, forte della solida ossatura che la realtà forniva a quegli elementi, la faccenda reggeva senza problemi; poi, l'Angelo si avventurò ancora una volta nel campo aperto e sconfinato della menzogna, tornando sulla
    storyline della malvagia donna misteriosa, e del suo machiavellico complotto.

    -...credo abbia davvero intenzione di farvi litigare.
    Credo abbia intenzione di sedurre il Presidente e sposarlo...


    Sebbene la figura della ragazza fosse già un'indistinta sagoma nera in contrasto col teleschermo acceso, la sua presenza parve rabbuiarsi ulteriormente in quell'esatto momento, e con il capo che le si incassava impercettibilmente tra le spalle, la Presidentessa registrò senza realmente ascoltare il resto del racconto.

    La sua attenzione, in quel momento, era scagliata come una freccia attraverso un orizzonte di domande angosciose, congetture campate per aria, e dolorose domande senza risposta: chi era questa
    donnaccia? Era qualcuno che conosceva? Forse un membro del nuovo staff con cui erano sotto contratto? Era per quella ragione che suo fratello era sempre in trasferta, in viaggio di affari? Erano insieme anche in quel momento?

    -Mi chiamano Bianca del Rio...
    e son venuta da lei perché penso che possiamo collaborare contro questa donnaccia.


    L'appassionato impeto con cui la donna in tuta da inserviente le si rivolse -presentandosi con un nome facile da memorizzare- la strappò forzosamente ai suoi foschi pensieri, costringendola a focalizzare la propria attenzione sui verbosi discorsi dell'interlocutrice, anche se non ne aveva nessunissima voglia. Ma, a onor del vero, tutto ciò che le andava di fare in quel momento era rannicchiarsi in un fortino di cuscini e coperte, con tanto tanto gelato.

    Presa nello slancio della propria recita -o forse poco attenta all'effetto devastante suscitato dalle proprie parole-, Drusilia rincarò la dose spiegando come fosse rischioso divulgare la faccenda, dato il vasto numero di amanti sotto il giogo di quella misteriosa intrigante... ma la Presidentessa, che era rimasta a fissarla senza in realtà vederla, si sforzò di metterla a fuoco solo quando la sconosciuta le prese le mani nelle sue.

    -La prego di annullare l'ordine: lei ha il potere di distruggere i piani di quella schifosa! La vita di mio cugino è appesa a un filo ed ogni momento che passa è sempre più rischioso per lui... e... e... io sono povera... e... ...chi provvederà alle medicine del povero Pablo?
    « . . . »

    Abbassando la testolina, la giovane donna distolse lo sguardo dalle iridi verdi dell'altra, ed esalò dal petto un breve sospiro, sottile e sconsolato; lentamente, fece poi scivolare le mani via da quelle della Dama del Vento e -voltandole le spalle- scese dal divano su cui era rimasta immobile fino a quel momento.

    C L A P ~ C L A P

    Portando le braccia all'altezza del petto, e battendo due volte le mani in uno schiocco sordo, le luci dell'ampio ufficio si accesero, e quella del teleschermo si spense, consegnando l'ambiente ad un ronzante silenzio... che si protrasse a lungo.

    In quel lasso di tempo, incrociando le braccia sul petto, la Presidentessa dell'Aglasis continuò a rivolgerle la schiena, con le spalle rigide per la tensione, inclinando la testolina ora da una parte ora dall'altra, e lasciando che vividi riflessi rossicci danzassero sui capelli castano-mogano ad ogni movimento; la Galanodel non poteva sapere cosa stesse succedendo nella testolina dell'altra, ma poté facilmente immaginarla impelagata in chissà quali imperscrutabili pensieri.


    Cosa doveva fare? Certo, le dispiaceva per il povero Pablo... ed era preoccupata per quella donnaccia che insidiava suo fratello... e se non poteva chiedere spiegazioni al Consiglio in merito alle firme false, restava solo quella strana investigatrice su cui fare affidamento, però... Però suo fratello si arrabbiava molto quando si fidava di gente a caso, e le aveva proibito di aiutare di nuovo qualcuno senza chiedere almeno qualcosa in cambio... Ma cosa poteva chiedere?

    La donna aveva detto di essere povera, quindi sarebbe stato molto indelicato chiederle dei soldi o un regalo... Ma non voleva essere sgridata dal Presidente. Non sapeva neppure se l'altra fosse abbastanza resistente per quello che poteva seguirne... E se fosse successo qualcosa sia a Bianca che a quell'Abel, che ne sarebbe stato del piccolo Pablo? Suo fratello non le avrebbe permesso di adottare un altro Pet.

    E poi, se suo fratello avesse scoperto quella storia, cosa ne sarebbe stato di lei? Quell'ignota maliarda li avrebbe fatti litigare comunque... E, a quel punto? Avrebbe avuto bisogno di qualcosa che la mettesse in vantaggio su quella donnaccia... qualcosa da offrire a suo fratello per farlo contento... ma c'era solo una cosa che lui voleva ardentemente, ma purtroppo...
    Aspetta momento...!

    Fu così che le venne l'idea... un'idea da vera donna d'affari: un'idea che le permetteva di chiedere qualcosa in cambio all'investigatrice, di valutare se avesse i requisiti per affacciarsi in quel mondo senza rischiare di lasciare orfano Pablo, e per sbaragliare la concorrenza di quella misteriosa donnaccia cattiva! Ora sapeva cosa chiedere.

    « Sono disposta a firmare. »
    annunciò d'un tratto, voltandosi lentamente a fronteggiare Drusilia
    « Ma prima ho bisogno di mettere alla prova le sue capacità. »

    Stava andando bene: sembra davvero sapere quello che faceva!.
    Così dicendo, la Presidentessa avanzò verso Bianca e la superò, prendendo posto all'imponente scrivania di mogano accanto ai tubi della posta pneumatica attraverso cui Drusilia si era introdotta in quell'ambiente; dal ripiano ingombro di fogli e fascicoli, la ragazza prese un telecomando, e -con una pressione del pollice su uno dei tastini- le pesanti tende alle sue spalle iniziarono a scorrere lateralmente, aprendosi sullo Skyline della metropoli alla luce abbacinante del primo pomeriggio.


    « Nel quartiere residenziale della zona Sud c'è una grossa villa in stile coloniale, con le facciate rivestite di edera rampicante. È la proprietà di un... un rivale in affari, che è in possesso di una cosa che appartiene alla mia famiglia. »
    cominciò a spiegare la ragazza, e nonostante un po' di tremore nella voce sembrava seria - e, soprattutto, sincera
    « P-perció... sì: sono disposta a firmare e ad averla come alleata... se potesse recuperarla per me... e consegnarmela... »

    Certo, come condizione imposta sarebbe stata più difficile da mandare giù se la persona non avesse usato quella vocina sottile da passerotto, con lo sguardo colpevole e il capo chino, in modo che i lunghi capelli -trattenuti dai fermagli- le finissero attorno al viso, flosci come le orecchie di un Cocker.

     
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    « Sono disposta a firmare.
    Ma prima ho bisogno di mettere alla prova le sue capacità. »

    Dopo aver atteso un tempo che -vista l'urgenza della situazione, considerata anche l'ansia di trovarsi a fare qualcosa per cui non si sentiva bendisposta... e nemmeno a proprio agio- alla Dama del Vento parve durare un'eternità, la Presidentessa decise di acconsentire. Disse però che avrebbe comunque voluto mettere alla prova le sue capacità... ed a quel punto Drusilia si pose l'ovvia domanda sul perché le interessassero, dato che quell'alleanza non ruotava attorno alla competenza di una di loro due.

    Poco importava, comunque: quello spiraglio le bastava. Certo, avrebbe potuto minacciarla, torturarla o farle in qualche modo del male, costringendola a spicciarsi e firmare immediatamente -probabilmente, viste le premesse, ci sarebbe anche riuscita- ma, per quanto le importasse salvare la vita di Abel, la Galanodel non accettava di farlo in quel modo.
    Non nei confronti di una signorina che, pur non dandole motivi concreti per rispettarla, non le aveva comunque mai fatto nulla di male. La sua abilità di scovare i bugiardi le aveva schiarito subito le idee riguardo quella donnetta fin troppo sincera: non aveva nemmeno la più pallida idea di chi fosse Abel... come poteva aver architettato qualcosa di grave quanto un assassinio?

    « Nel quartiere residenziale della zona Sud c'è una grossa villa in stile coloniale, con le facciate rivestite di edera rampicante. È la proprietà di un... un rivale in affari, che è in possesso di una cosa che appartiene alla mia famiglia. »
    Fissandola in silenzio, Drusilia percepì chiaramente la sincerità di quelle affermazioni, nonostante si mantenesse sul vago. Non comprese tuttavia le ragioni di quel tentennamento ed il primo pensiero che le balenò in testa fu che si trattasse di una fregatura. Poi -però- l'idea che l'oggetto in questione fosse stato perso al gioco o regalato ad un fidanzato che successivamente sarebbe diventato "ex" iniziò a farle vacillare la granitica certezza di un reale gioco d'astuzia. Forse esistevano altri motivi legati al suo stato d'animo.
    « P-perció... sì: sono disposta a firmare e ad averla come alleata... se potesse recuperarla per me... e consegnarmela... »
    Drusilia, a quella prospettiva, finì per mordersi un labbro. Detestava ammetterlo, ma non le piaceva affatto quella situazione: avrebbe dovuto scegliere fra due strade pessime... ed anche se considerava rubare decisamente più accettabile del far deliberatamente male a qualcuno, l'azione in sé rientrava perfettamente fra le cose che non sapeva e non voleva fare. Ci fosse stato Yoko, avrebbe risolto il problema in un istante. E invece eccola lì, a sentirsi sempre più incapace.
    E sporca.

    -Accetto- disse malvolentieri, rabbuiandosi -... ma sia chiaro che ogni mia azione è volta alla protezione di Abel. Se lui muore prima, l'alleanza salta in automatico e non rispondo delle mie azioni.
    Non temeva realmente la morte dell'Hunter a brevissimo, ma ritenne necessario sottolineare quale fosse la priorità e l'importanza delle tempistiche. Fu quindi chiara e concisa: avrebbe accettato i compiti più assurdi, ma non tollerava inutili perdite di tempo.
    -Avendo un gemello, immagino lei possa capire quanto sia importante proteggere i propri cari.


     
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    -Accetto. ...ma sia chiaro che ogni mia azione è volta alla protezione di Abel.-

    Rabbuiandosi in volto, la Silfide non fece mistero del proprio malcontento: dal suo punto di vista, era un sentimento più che giustificato, dovuto all'insofferenza per quell'ennesimo rallentamento e alla prospettiva di dover indulgere in un'attività quantomeno losche e probabilmente illegali...

    ...ma nell'ottica della Presidentessa, una sconosciuta era piombata nel suo salotto ufficio, riversandole addosso una quantità di informazioni che l'avevano stordita ed evidentemente allarmata, tirando in ballo minacce ai suoi affetti, e chiedendole di disfare qualcosa di cui fino ad un istante prima non sapeva nulla -neppure l'esistenza-, e per di più ammonendola dal parlarne con qualcuno per timore di
    spie.

    Forse, Drusilia si era aspettata di cavarsela facilmente, una volta tanto, anche se si trattava di avvantaggiarsi di una persona poco brillante... Tuttavia, anche il modico prezzo richiesto come contropartita parve stizzirla, e la specifica che seguì l'accettazione della proposta le venne fuori un tantino minacciosa.


    -Se lui muore prima, l'alleanza salta in automatico e non rispondo delle mie azioni.
    mise in chiaro la Galanodel, indurendosi un po'
    -Avendo un gemello, immagino lei possa capire quanto sia importante proteggere i propri cari.

    « Aw... I-io non so... N-non so cosa posso fare da qui...
    Senza chiedere ai Consiglieri... »


    L'aria mortificata della ragazza -da cerbiatto inchiodato in autostrada dagli abbaglianti di un'auto in corsa, con gli occhi lucidi e le labbra serrate in una linea tremula- fu purtroppo assolutamente sincera: nelle sue condizioni, non c'era qualcosa che avrebbe potuto fare; nemmeno contattare direttamente gli Zoldick sarebbe potuto servire, vista l'etica in affari della Famiglia, che Sasha le aveva illustrato.

    Per evitare così che la costernazione della Presidentessa potesse diventare motivo di stallo, fu proprio l'Investigatrice a dover mandare avanti il discorso per evitare ulteriori perdite di tempo -e probabilmente una crisi di pianto; invitando l'altra a fornirle tutte le possibili informazioni utili a facilitarle il compito, all'Angelo fu offerta una poltroncina -per l'ascolto- e una pagina di taccuino con gli appunti -più o meno dettagliati- di quanto le venne esplicato a voce in quella sede in merito alla missione.

    Terminato il
    briefing e preso accordi sulla tempistica e il luogo dell'appuntamento per lo scambio, giunse il momento per la Dama del Vento di togliere il disturbo... e la Presidentessa, che si era aspettata di vederla sparire in una nuvoletta di fumo come un ninja (cioè comel'aveva immaginata al suo arrivo), ci rimase quasi male quando BiancaDelRio si congedó nel modo più inaspettato per qualunque creatura dotata di poteri ultraterreni, passando dalla porta.

    Rimasta sola nell'ampio corridoio di chissà quale piano dell'edificio, Drusilia sapeva soltanto che avrebbe dovuto trovare un modo per ridiscendere alla base del grattacielo; una volta lì, doveva seguire il protocollo studiato con Sasha, individuare il punto di ritrovo con le sue complici, e presentare loro le novità, ma... per il momento, trovare un modo di scendere da quella torre sarebbe stato più che sufficiente.

    Vero era che, coi suoi poteri, poteva benissimo escogitare mille modi per togliersi da lì, ma... la Temperanza le aveva più volte ripetuto di non dare nell'occhio: la maggior parte della popolazione di Mirach era composta da semplici umani, privi di capacità soprannaturali, e se molti sarebbero semplicemente rimasti confusi o sconvolti davanti a qualche fenomeno che trascendeva la logica, il problema sarebbe stato attirare l'attenzione dei più rari individui a conoscenza dell'esistenza del Nen, perché è sempre un rischio scoprire le proprie carte con qualcuno capace di leggere il tuo gioco.

    Perciò sarebbe bastato trovare un ascensore e puntare
    giù. L'operazione le richiese però decisamente più di quanto preventivato: tanto per cominciare, essendo gli uffici dell'Aglasis un'area a parte rispetto al centro commerciale, non c'erano elevatori in grado di portarla da lì (ovunque fosse il "") direttamente al pianterreno; in più, essendosi cacciata in una zona ancora più riservata, scoprì che il piano Presidenziale aveva un ulteriore ascensore, separato dal resto della Compagnia... in ascensore che richiedeva per l'attivazione una chiave - che lei non aveva.

    Il fatto che fosse sicuramente fuori dalla portata di Sasha la costrinse a scartare la speranza che la cabina si azionasse spontaneamente, e la sensazione di essere osservata -probabilmente dalla telecera a circuito chiuso che occhieggiava sopra le porte scorrevoli- la scoraggiò dal ricorrere a qualche scossetta di incoraggiamento per azionare il dispositivo; affidandosi al suo sesto senso -e seguendo il richiamo delle correnti d'aria-, la donna riuscì a scovare delle nascostissime scale di emergenza, ma... neanche lì, pur non notando telecamere in vista, poté sentirsi libera dall'impressione di trovarsi scrutinata e
    giudicata.

    Che fosse il peso della sua coscienza?
    Era perché era consapevole di aver truffato una tonta?
    Era perché stava andando a compiere un furto?

    Ignorando quello stato d'animo, e muovendosi indisturbata per via del camuffamento da inserviente -grazie al quale nessuno la degnava di una seconda occhiata, quasi la considerassero parte dell'arredo-, Drusilia dovette cambiare un paio di ascensori, sopportare il borbottare di un lift in divisa che lamentava un'aggressione subita da dei non meglio precisati "esaltati che hanno distrutto questo paese ma-dove-andremo-a-finire", eludere il posto di blocco di alcuni gorilloni della Security, e infine aggirare gli assembramenti di giornalisti e manifestanti per i diritti delle donne che avevano nel frattempo invaso gli uffici dei piani inferiori.

    Al termine di quella odissea, dopo una discreta perdita di tempo in quel labirinto, la Dama del Vento riuscì a trovare la strada fino alla Reception di ingresso dell'Aglasis, nei cui bagni Baba-Yaga si era scambiata con Sasha, e Sasha con lei... e in quella tappa doverosa cambió pelle ancora una volta, lasciando indietro la tuta da addetto ai lavori -che nell'edificio era servita a garantirle l'anonimato, ma che per le strade avrebbe spiccato- e passando ad abiti più
    casual; l'occorrente era stato nascosto nel controsoffitto del cubicolo del terzo bagno, in una sacca da palestra in cui la Galanodel avrebbe infilato l'outfit da manovale, tutto comodamente impacchettato per il ritiro in un secondo momento.

    Una volta calatasi in borghese, e mescolatasi alla folla di avventori che sempre ciondolava per il centro commerciale a tutte le ore, la Silfide avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo... ma mentre si dirigeva al fast-food dove aveva appuntamento con le due complici, l'assenza del tintinnio familiare della Risonanza e la costante sensazione di oppressione non l'aiutarono affatto a sentirsi a proprio agio.
    Qualcosa non andava...?

    -Il vostro tavolo è nella saletta in cima alle scale, quella dopo i bagni.

    Con un sorriso un po' trasognato, il commesso in cassa si riscosse abbastanza da rispondere così, dopo che l'Amore gli ebbe presentato -e ripetuto più volte- il nominativo di Jill Ember, sotto il quale Sasha aveva prenotato un tavolo per una "festicciola di compleanno tra poche amiche"... eppure, ad ogni gradino che saliva, il silenzio dentro sé stessa continuava a darle da pensare. Qualcosa non andava?

    E il suo dubbio divenne certezza una volta in cima alle scale, contemplando i tavoli vuoti... vuoti, ad eccezione della figuretta corta e tozza di Baba-Yaga, che faceva capolino dallo schienale del panchetto imbottito: sedeva al tavolo indicato dal commesso, volgendole le spalle, ed era apparentemente sola. Sasha non c'era. Qualcosa non andava.

     
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    "Le persone non cambiano.
    Cambiano solo le maschere che indossano".


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    Senza chiedere ai Consiglieri... »


    Mettere in chiaro il fulcro del proprio interesse -l'annullamento del dell'ordine di assassinio di Abel- fu sicuramente destabilizzante nei confronti della Presidentessa, che le sostava innanzi con la solidità di un pulcino traballante. Nell'osservarla agitarsi, Drusilia provò dell'empatia, percependo nuovamente una sincerità ed innocenza difficili da nascondere. Un po' le dispiacque per lei, per l'essere finita in mezzo ad una faccenda più grossa di quanto riuscisse probabilmente ad immaginare, ma non poté far molto nei suoi riguardi: un eccesso di disponibilità avrebbe messo a rischio la sua vita e quella di Abel. Non poteva permetterselo.
    Aveva quindi sciolto ogni esitazione limitandosi ad assumere il ruolo di una "professionista", chiedendo i dettagli della missione, riportandola su un taccuino, e congedandola senza particolari cerimonie, dando come priorità il prezioso consiglio di Sasha del non dar troppo nell'occhio.

    NYLCPj4

    Come da accordi, cercò di rispettare tutti gli step del piano formulato in precedenza con la Temperanza, raggiungendo (anche se a fatica) il bagno vicino alla Reception, cambiando nuovamente travestimento e dirigendosi con calma fuori da quell'agenzia maledetta.

    Con ormai indosso un semplice abito da giorno ed una parrucca scura abbastanza realistica, Drusilia si mescolò fra la folla del centro commerciale senza problemi. Cercò di tranquillizzarsi, ripetendosi che -dopotutto- era filato tutto liscio come l'olio, ed anche se non era del mestiere, non aveva fatto così schifo. Eppure... si sentiva agitata. Molto.

    Dal momento in cui era uscita dalle stanze della Presidentessa -infatti- aveva iniziato a sentirsi osservata, e se all'inizio aveva finito quasi per crederci, alla fine era giunta alla conclusione che fosse sicuramente il suo senso di colpa. Si era comportata da criminale, su quello non aveva dubbi, ed anche se lo riteneva un male "a fin di bene" non poteva che pensare a quanto fosse ridicola. Aveva combattuto la criminalità per anni, su Endlos, ed appena tornata a casa si era trovata a scendere a patti con una società che ingaggiava assassini come se nulla fosse... ed a dover agire da ladra e da truffatrice.

    Come concordato, voltò a destra alla prima diramazione disponibile, dirigendosi al fast-food dove aveva appuntamento con le due complici. Il cuore batteva forte nel suo petto, ed il ritmo aumentava ad ogni passo, all'unisono di una consapevolezza sempre più pressante e sgradita. Ormai era vicina al punto d'incontro... eppure non avvertiva alcuna Risonanza.
    L'ultima volta che si era trovata a provare quell'emozione fu a causa della sparizione di Leon nell'ufficio di Kora.
    Non le piaceva. Non le piaceva per niente.

    -Il vostro tavolo è nella saletta in cima alle scale, quella dopo i bagni.
    Con un sorriso un po' trasognato, un commesso riuscì finalmente a risponderle all'ennesima richiesta su dove fosse il tavolo prenotato da "Jill Ember"... ed anche allora l'assenza della Risonanza pesò quanto un macigno. Era accaduto qualcosa? Dove era Sasha?

    eSAcJHZ
    -...
    Il suo dubbio si tramutò in certezza quando raggiunse e superò la rampa di scale. C'erano dei tavoli vuoti. Era sola... tranne che per una figura tozza e corta, con una voluminosa chioma rossa cotonata ed una pelliccia che celava ogni altra caratteristica fisica. Era Baba-Yaga. Era sola.
    Qualcosa non andava.

    -Ehm. Salve.
    Si sedette al tavolo, di fronte alla sconosciuta, sentendosi perfino più a disagio di quanto non avesse fatto fino a quel momento. Come ci si comportava, fra persone di quell'ambiente? Fino a quanto ci si doveva fidare fra loro? Perché era lì e Sasha no? Ma, soprattutto... avrebbe dovuto chiamarla Sasha? O usava degli alias?
    -Perché sei sola?- domandò, non riuscendo minimamente a nascondere la propria agitazione -Ci sono stati dei problemi?

     
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    Tornata a più confortevoli abiti borghesi, e al pubblico anonimato delle aree a libero accesso del centro commerciale, la Dama del Vento avanzava con calma verso la propria meta: il punto di ritrovo concordato con le sue complici non era lontano, oramai si era tirata fuori dai domini sotto il controllo del gruppo "avversario", e pure durante la messinscena con la Presidentessa era filato tutto praticamente liscio. Tutto sembrava riuscito con successo, e le cose volgere al meglio, eppure... la donna non poteva ancora dire di sentirsi a proprio agio.

    Forse era il rilascio di tutta la tensione accumulata nel recitare la farsa di poco prima ai danni di una povera sprovveduta, o magari la prospettiva di doversi introdurre in casa d'altri come una ladra -per, beh, rubare-, o la semplice fretta di ricongiungersi alla Sorella che avrebbe certamente saputo gestire al meglio quella nuova questioncina dell'effrazione... fatto stava che Drusilia era nervosa.
    E quando giunse a destinazione lo divenne ancora di più.

    Si accorse dell'assenza di Sasha prima ancora di vederla confermata coi propri occhi, e quando si ritrovò in cima alle scale del secondo piano del fast-food, contemplando la schiena un po' curva dell'unica presenza seduta ai tavoli, la Galanodel fu sicura che qualcosa non andasse.

    La voluminosa pelliccia bianca e la vistosa parrucca rosso-arancio dagli ampi ricci cotonati suggerivano che Baba-Yaga fosse ancora calata nei panni della Zietta, e -difatti- nell'aggirare il banchetto per sederlesi difronte, l'Angelo vide la perplessità velata di preoccupazione del proprio bel faccino riflettersi negli ampi vetri degli occhialoni a specchio che coprivano metà faccia dell'interlocutrice.


    -Ehm. Salve.
    -Lieta tu ce l'abbia fatta, dolcezza.

    Ignara o incurante dell'impaccio della Silfide in quella situazione per lei del tutto nuova, l'attempata signora gracchiò quegli scarni convenevoli con ben poco entusiasmo, e con una voce arrochita dal tempo e da una lunga carriera da fumatrice incallita; poi, le dita ossute pescarono distrattamente alcune patatine fritte dal sacchetto di carta depositato sul vassoio che aveva davanti, e le incastrò nella curva un po' storta della bocca, vermiglia per il rossetto persino più chiassoso e appariscente della sua parrucca.

    C'era anche un altro vassoio sul tavolo, contenente solo due porzioni di crocchette di pollo, e una bibita grande, ma... a giudicare dal poco appetito con cui Baba maneggiava i bastoncini dorati, si poteva escludere che fosse roba sua: d'altronde, non aveva l'aria di chi si trovasse lì perché aveva fame; nonostante l'aria composta e disinvolta, sembrava più cupa rispetto al loro primo incontro, e non pareva anzi neppure avere troppa voglia di trovarsi lì.


    -Perché sei sola? Ci sono stati dei problemi?

    Davanti alla palese agitazione della Dama del Vento, la Vecchina mostrò come un moto di stizza: per quanto non si trattò di qualcosa direttamente indirizzato contro la ragazza, ci fu chiaramente della frustrazione nel modo in cui si strappò dalle labbra la french fries per gettarla di malagrazia sul vassoio di plastica e sostituirla con una sigaretta presa da un pacchetto malconcio, cavato fuori da una tasca interna della pelliccia; dopo un paio di tentativi a vuoto dello zippo, ed in barba al cartello di divieto, la pagliuzza si accese, e dopo una boccata di nicotina ed uno stanco sospiro, la complice prese la parola.

    -Ascolta, Zucchero: tieni a mente che devi restare molto calma adesso.
    Per la tua pellaccia, e per la mia.

    esordì alla fine, col tono di chi stia mettendo le mani avanti
    -Non so che sta succedendo, e non so che passa per la testa di quella gente, ma tu stallo a sentire... e anche se ti sembrano solo un mucchio di stronzate, cerca di non contrariarlo.

    Probabilmente più allarmata che altro da quelle parole tanto criptiche quanto foriere di minaccia, Drusilia avrebbe certamente avuto molte domande da porre alla Nonnina, tuttavia un ovattato sciabordare d'acqua -proveniente dalla porta dei bagni, alle sue spalle- le rivelò che qualcun altro fosse effettivamente presente sulla scena insieme a loro.

    Fu allora che il battente si aprì, e -con l'andatura più rilassata e disinvolta del mondo- una figura alta e longilinea sfiló fuori dalle toilette con l'incedere morbido ed elegante di una modella in passerella; a vedere la serica lunghezza dei suoi fluentissimi capelli corvini, che oscillarono con grazia attorno al viso pallidissimo quando aggirò Drusilia e si accomodò al tavolo con loro -accanto a Baba e difronte all'altra-, quella presenza sarebbe in effetti sembrata in tutto e per tutto la protagonista di qualche rivista patinata.

    Nonostante l'aspetto delicato e i movimenti aggraziati lo facessero apparire piuttosto femmineo, fu chiaro che si trattava di un giovane uomo; un uomo che sarebbe potuto risultare decisamente bello, non fosse stato per il vuoto insondabile degli occhi neri, liquidi pozzi abissali che non riflettevano la benché minima emozione, e che fissavano la Galanodel con un'insistenza penetrante...

    ...trasmettendole un senso di oppressione che l'Angelo si rese conto di aver sperimentato spesso nelle ultime ore, mentre cercava la strada per lasciare la Aglasis. E nelle ultime settimane, quando lei e Sasha erano perseguitate da fiori e cioccolatini in ogni hotel, albergo, pensione, affittacamere o catapecchia in cui si fermassero. E nel cortile dell'Accademia degli Hunter, il giorno del suo arrivo su Mirach, quando Abel aveva subito l'attacco di quei civili coi volti crivellati di spilli.


    jpg
    -Ciao. Il mio nome è Illumi Zoldick. Immagino conoscerai la mia famiglia di nome: siamo molto famosi.
    esordì, semplicemente, alzando una mano in un cenno di saluto e presentandosi
    -Ti osservo da un po' -da quando hai interferito col mio lavoro all'ex-Accademia degli Hunter-, ma non ho trovato traccia di te tra i contatti abituali di Disgrace, né da alcuna altra parte, così mi sono incuriosito.
    spiegò, andando dritto al punto con una disinvoltura che somigliava alla più brutale sincerità
    -Ti va se facciamo quattro chiacchiere?

    Sarebbe potuta sembrare una richiesta educata, ma... a Drusilia sarebbe bastato leggere la situazione in cui si trovava per capire che no, non aveva possibilità di declinare quell'invito: Baba-Yaga, accanto a lui -pur non dando l'idea di essere spaventata-, si era mostrata perfettamente consapevole del pericolo, e ora fumava con aria tesa e scocciata, in attesa di scoprire quale sarebbe stato il suo destino.

    Probabilmente, quello Zoldick la teneva lì come una specie di ostaggio. E se a quella sconosciuta, che la Dama del Vento aveva incrociato per pochi minuti nei bargni, era stato riservato quel trattamento, allora in che stato versava la Mercenaria, sua amica e Sorella? A quanto non pareva, per scoprirlo, non aveva altra scelta che farlo parlare e chiederglielo.

     
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    -Ascolta, Zucchero: tieni a mente che devi restare molto calma adesso.
    Per la tua pellaccia, e per la mia.

    Se davvero l'anziana donna aveva intenzione di mantenere un clima il più possibile calmo e sereno, fallì miseramente, dato che parlare in quel modo così diretto non sortì altro che l'effetto opposto; pur non alzando la voce o lanciandosi in qualche azione inconsulta, Drusilia non riuscì a nascondere l'espressione terrorizzata sul volto, che era sbiancato in quell'istante. Non si trattava di istinto di autoconservazione... ma del terribile timore che fosse accaduto qualcosa di irreparabile alla sua complice e Sorella amica. La Dama del Vento si era già spaventata a morte con la scomparsa di Leon, non era riuscita ad elaborare completamente il dolore della perdita di Owl e doveva ancora evitare che quella testa dura di Abel si rompesse... si sentiva già al limite di sopportazione e davvero non sapeva come avrebbe potuto gestire un'altra emergenza.
    -Non so che sta succedendo, e non so che passa per la testa di quella gente, ma tu stallo a sentire... e anche se ti sembrano solo un mucchio di stronzate, cerca di non contrariarlo.

    Le labbra rosse si schiusero appena, probabilmente pronte a lasciar sfuggire le prime -ovvie- domande riguardo quella faccenda, ma un lieve rumore di acqua proveniente dalla porta dei bagni alle sue spalle ebbe come il potere di farla cadere dalle nuvole e notare che -in effetti- Baba non era sola. Sasha era sicuramente assente, ma al loro tavolo si era seduto un altro commensale: lo dimostrava un secondo vassoio contenente una bibita e delle crocchette di pollo.
    Quello era un problema: al loro incontro non doveva esserci nessun altro.

    Fu alla luce di quella nuova consapevolezza che Drusilia sentì la porta alle sue spalle aprirsi; quasi non fece caso alla figura elegante che ne uscì fuori, troppo concentrata dal tentativo di mantenere l'autocontrollo e non farsi venire una crisi di panico. Si accorse dell'identità del nuovo arrivato solo quando, dopo averla aggirata, costui si accomodò al tavolo, accanto a Baba e di fronte a lei.
    Si trattava di un umano dai lunghi capelli corvini. Aveva lineamenti del volto abbastanza delicati da apparire femminili, pelle liscia quanto pallida ed occhi neri del tutto privi d'espressione. Avrebbe potuto reputarlo bello, se solo non l'avesse messa così tanto a disagio; lo sconosciuto la fissava infatti con fin troppa insistenza, imponendole la propria presenza e trasmettendole una sensazione di oppressione difficile da ignorare. La stessa che aveva percepito per buona parte del suo viaggio su Mirach, dalla sua fuga all'Aglasis all'attacco in Accademia.

    -Ciao. Il mio nome è Illumi Zoldick. Immagino conoscerai la mia famiglia di nome: siamo molto famosi.
    Sentire quella presentazione fu l'ennesimo spavento della giornata, e probabilmente non sarebbe stato nemmeno l'ultimo. Non conosceva gli Zoldyck solo per il massiccio utilizzo che ne aveva fatto (in un passato assai remoto) suo nonno del loro nome, solitamente con l'esclusivo intento di spaventarla o punirla, ma anche perché erano -di fatto- gli assassini ingaggiati per far fuori Abel.
    Gli stessi che lei avrebbe dovuto fermare.

    -Ti osservo da un po' -da quando hai interferito col mio lavoro all'ex-Accademia degli Hunter-, ma non ho trovato traccia di te tra i contatti abituali di Disgrace, né da alcuna altra parte, così mi sono incuriosito.
    Dopo un primo attimo di smarrimento, Drusilia ricordò che "Disgrace" era uno degli alias di Sasha. Quell'uomo già la conosceva, quindi? Se si conoscevano, perché Sasha non aveva tentato di interpellare direttamente uno degli assassini ingaggiati, per salvare la vita ad Abel? Forse non erano in ottimi rapporti... o -più semplicemente- non si fidava abbastanza.
    -Ti va se facciamo quattro chiacchiere?

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    Baba-Yaga, accanto a lui, cercava di non dar l'idea di essere preoccupata riguardo la propria sopravvivenza -cosa che aveva già rivelato quando erano rimaste sole- e si limitava a sfogare lo stress con il fumo, in barba ai divieti. L'ipotesi più probabile fu che fosse tenuta come ostaggio... ma qualcosa a Drusilia tornava. Prendendo per vero che l'assassino l'avesse pedinata per così tanto tempo, Sasha sarebbe risultata la scelta migliore per costringerla a collaborare -qualunque cosa volesse da lei. Erano evidentemente legate, avevano perfino dormito assieme. Sasha era tuttavia la grande assente di quella specie di "trappola"... ma non era morta. Era stata proprio lei a spiegarglielo: la morte di un membro della Curtis era qualcosa che si percepiva chiaramente. Sarebbe stato impossibile sbagliare.

    -Certamente.
    Rispose la Dama del Vento, mostrandosi disponibile. In realtà, differentemente da Baba, non provava alcun timore verso quell'individuo: aveva affrontato -letteralmente- l'Inferno durante l'invasione di Kisnoth; per quanto spaventoso, un umano non avrebbe facilmente sortito lo stesso effetto.
    -In realtà, una tranquilla chiacchierata non può che rendermi felice, in questo momento.

    Si sentiva tuttavia in colpa per quella situazione. Molti Fratelli della Curtis erano finiti nei guai per colpa sua, e Baba si era trovata in mezzo a quell'alone di sfortuna che perennemente la circondava senza nemmeno conoscerla. Probabilmente era una professionista e sapeva i rischi che correva... ma agli occhi di Drusilia rimaneva comunque una signora al crepuscolo della sua esistenza. Provava naturalmente desiderio di proteggerla. Ciò nonostante, Drusilia si prese comunque il lusso di sostenere lo sguardo del proprio interlocutore, per quanto fosse oggettivamente difficile.

    -Vede, Signor Zoldyck... ero venuta qui proprio per incontrare Disgrace- esordì, concedendogli qualche informazione, che probabilmente aveva già -Però ho incontrato Lei. Ammetto di sentirmi molto confusa.
    Si tenne sul vago, cercando di non indisporlo.
    -Per caso l'ha incontrata?



    Edited by Drusilia Galanodel - 21/4/2021, 00:24
     
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    Paradossalmente, le ondate di panico che avevano colpito la Dama del Vento al suo ingresso in quella saletta andarono ridimensionandosi quando poté finalmente vedere con chiarezza ciò che, in qualche modo ancora da definire, ne era stato la causa: Illumi Zoldick le stava davanti, le si era presentato in modo tanto diretto quanto destabilizzante, e ora la guardava negli occhi senza alcuna emozione particolare.

    Probabilmente perché -a dirla tutta- qualunque umana emozione sarebbe sembrata aliena e fuori posto, su quella eburnea ed ineffabile maschera da sfinge.

    Mentre ascoltava l'Assassino parlare, Drusilia imbottigliava nel cuore tutta l'agitazione che la situazione e quella presenza opprimente le generavano; tuttavia, processare le informazioni che venivano fornite e speculare su quali sottintesi potessero celare fu ciò che le richiese lo sforzo maggiore: Baba-Yaga, che era una perfetta sconosciuta, era in quel momento trattenuta lì come ostaggio. Sasha, che era chiaramente stata in quelle settimane la persona a lei più vicina -la sua guida e il suo punto di riferimento- era invece stranamente assente.

    E lei stessa, che aveva già interferito con il "lavoro" di quel tale, e che si accingeva a mandargli del tutto a monte l'ingaggio, era invece stata invitata a fare quattro chiacchiere.
    Ma perché? In base a quale logica il Sicario aveva orchestrato quella mossa? Parlarci e cercare di scoprirlo sembrava l'unica via percorribile.

    -Certamente. In realtà, una tranquilla chiacchierata non può che rendermi felice, in questo momento.
    replicò la donna, mostrandosi bendisposta al dialogo
    -Vede, Signor Zoldyck... ero venuta qui proprio per incontrare Disgrace. Però ho incontrato Lei. Ammetto di sentirmi molto confusa.-
    con gli occhi verdi in quelli dell'interlocutore, ne sostenne lo sguardo tenebroso
    -Per caso l'ha incontrata?

    Se fu compiaciuto di quella risposta, l'uomo non lo diede a vedere;
    piuttosto, scrollò le spalle con aria dismissiva.


    -Recentemente? Non di persona.
    fu la criptica e misteriosa replica, serenamente offerta alla domanda
    -Ho visto che eravate impegnate in qualche sorta di operazione, e non ho voluto interferire.

    A quel punto, il giovanotto abbassò lo sguardo sul vassoio che gli stava davanti, aprì uno dei box di crocchette di pollo, e mentre con una mano prelevava un bocconcino dall'impanatura dorata e croccante per portarselo alle labbra, spinse verso l'altro capo del tavolo il secondo scatolino ancora sigillato, per offrirlo alla fanciulla che gli stava davanti.

    -Prego. Non ti ho preso una bibita perché non so cosa ti piace.

    Senza aspettarsi una replica, lo Zoldick diede un morsetto composto alla sua crocchetta di pollo (forse per lasciare l'altra a macerare in uno scomodo momento di silenzio, o forse semplicemente per dimostrarle che il cibo non era avvelenato), masticò con calma, e infine mandò giù il boccone prima di prendere nuovamente la parola, tornando all'argomento principale; accanto a lui, intanto, la Vecchina aveva finito la prima sigaretta -spegnendo poco educatamente la cicca sul vassoio-, e dopo aver scovato un sigaro in fondo alla borsetta, si accinse ad accenderlo.

    -Come dicevo, dalla tua intromissione, ho cominciato a tenervi d'occhio... anche se più di una volta vi ho perse di vista: non ho capito come facciate a spostarvi così tanto e tanto in fretta, ma suppongo si tratti di qualche potere Nen.

    Lo disse in tono neutro, aggiungendo al racconto quella riflessione personale ad alta voce, ma non dando affatto l'impressione di aspettarsi conferme o smentite di sorta; evitò tuttavia di soffermarsi su come il cambio di travestimento nei bagni -ancor più del fortuito malessere o incidente dell'uomo col cagnolino- fosse risultato un diversivo efficace nella sua banalità: gli ci era voluto qualche momento per capire che il soggetto della sua osservazione era stato rimpiazzato dalla sua collega Disgrace, e questo perché le due -per quanto differenti- avevano in comune qualcosa. Qualcosa di ineffabile, che lo aveva tratto in inganno.

    Ad ogni modo, una volta realizzato lo scambio,
    e fatto una certa telefonata per risolvere convenientemente quella situazione, Illumi non ci aveva messo molto a ritrovare la donna misteriosa: dal suo comportamento all'Accademia, e dal suo progressivo spostamento verso la sede dei committenti di quell'incarico, era chiaro che ella avesse a cuore le sorti del suo bersaglio -l'Hunter Abel Wilhelm Dunkelsiegel- e tutta l'intenzione di mandargli a monte il lavoro. Perciò, prevedibilmente, doveva essere diretta ai vertici da cui l'ordine era partito.

    Per quanto illogico risultasse agli occhi del Sicario lasciare in vita i membri del Consiglio d'Amministrazione -senza dubbio il metodo più rapido per ottenere l'annullamento del contratto-, fu per lui sensato individuarla di nuovo nei pressi della loro sala-riunioni; e quando la perse di vista anche in quel frangente, fu sempre la logica a spingerlo sulla pista giusta, concentrando l'attenzione su chi potesse essere ancora più in alto dei Consiglieri.


    -Ad ogni modo, ho accidentalmente sentito del tuo accordo con la Presidentessa.
    riprese, sempre col tono pacato e spigliato con cui si parla del tempo al di là della finestra
    -Perciò volevo proporti un modo per conciliare il conflitto dei nostri interessi, ma...
    parlando, reclinò la testolina da una parte con fare pensieroso
    -...ho pensato che con l'aiuto di Disgrace saresti stata troppo avvantaggiata, così ho fatto in modo che non potesse essere della partita.

    Con disinvoltura, facendo innocentemente quanto spudoratamente il vago, lo Zoldick tralasciò i particolari della situazione di Sasha -che con ogni probabilità erano l'unica cosa che Drusilia potesse voler apprendere in quel momento- e raccolse nella destra il bicchiere di carta della propria bibita, avvicinando la cannuccia alle labbra e prendendo lunghe e calme sorsate, prima di riporlo sul vassoio.

    -Allora, vuoi sentire la mia idea?

    Mentre l'insondabile sguardo d'ossidiana del Killer si incatenava alle iridi verde smeraldo di quella ragazza, gli sovvenne che ella non aveva ancora ricambiato la presentazione. Come doveva chiamarla?

    -Signorina...?

     
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    -Recentemente? Non di persona. Ho visto che eravate impegnate in qualche sorta di operazione, e non ho voluto interferire.
    La risposta di lui giunse abbastanza rapida, ma Drusilia non si sentì per nulla soddisfatta. Sentiva che qualcosa non quadrava, un dettaglio che non riusciva bene ad afferrare.
    -Prego. Non ti ho preso una bibita perché non so cosa ti piace.

    La Dama del Vento abbassò lentamente lo sguardo sulla confezione sigillata di crocchette di pollo. Si sentì -invero- abbastanza a disagio: nonostante Illumi mangiasse tranquillamente la sua, non l'aveva offerta all'ostaggio. A quel punto, considerata la situazione, pensare che vi fosse un veleno era quantomai scontato. Non era mai stata una calcolatrice, ma lavorare fianco a fianco con Cesare per un decennio le aveva insegnato che quando qualcuno ha consistenti ragioni per odiarti, aspettarsi del veleno nel proprio cibo è perfettamente normale.
    Quell'assassino che la teneva lì bloccata, con tanto di ostaggio, l'aveva vista prima interferire col proprio lavoro, poi tentare di annullare un contratto che gli avrebbe portato una marea di soldi. Si trattava inoltre di uno Zoldyck: non erano soliti nemmeno farsi vedere in pubblico, tanto che nessuno conosceva le loro facce: gli unici rapporti "stretti" avvenivano probabilmente soltanto con le vittime che, ovviamente, non avrebbero potuto mai fungere da testimoni. Era ovvio che la volesse far fuori.

    -Come dicevo, dalla tua intromissione, ho cominciato a tenervi d'occhio... anche se più di una volta vi ho perse di vista: non ho capito come facciate a spostarvi così tanto e tanto in fretta, ma suppongo si tratti di qualche potere Nen.

    Drusilia -però- era oltremodo abituata a gente che la voleva morta. In passato era stata perseguitata da Aisiling ed una setta di assassini, ed aveva vissuto nel terrore, finché non si era aggiunto un suo collega durante le Guerre di Fondazione, probabilmente poco lucido, che aveva approfittato della vicinanza necessaria per tentare di tramutarla in cavia da laboratorio. C'erano poi stati numerosi furfanti, incarcerati grazie alle prodezze della neonata gilda degli Aviatori, che avevano più volte tentato di far del male a lei e a suo figlio Lowarn. A loro si era unita un'intera associazione mercantile, il Sodalicium Laputensis, nel momento in cui era diventata troppo potente in politica, ed era tutto peggiorato con la scomparsa di Raylek. Diventata Alfiere, si era tramutata magicamente nell'unica ragione di tutti i mali che Laputa generava negli altri Presidi, anche indirettamente. Nominata "tiranna", senza possibilità d'appello, si era dovuta portare quella croce in tutte le numerose invasioni che era stata costretta ad affrontare con pugno di ferro. E poi, per finire... aveva superato la lunga Notte del Circus Diabolique, da incinta, durante la quale era scappata da Diavoli sadici, vittime tramutate in soldati assassini, un Re Demone delirante che voleva probabilmente mangiarla ed un'Asta in cui sarebbe stata venduta a chissà chi e chissà per quali scopi.
    Dopo tutte quelle disgrazie, la sua percezione del pericolo, pur rimanendo intatta, si era totalmente slegata dai suoi stati emotivi, forse per effetto di autoconservazione.

    -Ad ogni modo, ho accidentalmente sentito del tuo accordo con la Presidentessa. Perciò volevo proporti un modo per conciliare il conflitto dei nostri interessi, ma... ho pensato che con l'aiuto di Disgrace saresti stata troppo avvantaggiata, così ho fatto in modo che non potesse essere della partita.
    Quello -però- fu comunque un brutto colpo. Se riusciva a sostenere lo sguardo di un assassino senza alcun problema, ancora non aveva imparato a gestire le emozioni nel momento in cui era qualcun altro a subire dei torti. Voleva bene a Sasha, e non solo come Arcano. Si era affezionata a lei in quei giorni, al suo modo bizzarro di imitare le emozioni, o alla sua brillante organizzazione in situazioni decisamente strane. Non era portata per gli abbracci e le dimostrazioni di affetto, ma le piaceva il modo in cui non si opponeva mai ai suoi. Le labbra, al pensiero che la Sorella stesse soffrendo, si contrassero e non riuscì a nascondere la propria angoscia; non era una brava attrice, e sforzarsi di esserlo davanti ad un professionista sarebbe risultato -oltre che perfettamente inutile- anche ridicolo.
    -Allora, vuoi sentire la mia idea?
    Signorina...?


    Tirò un respiro profondo, chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi. Nel buio delle palpebre, col sopraggiungere della lucidità, rielaborò lentamente le parole di quel tale. "...conciliare il conflitto dei nostri interessi...". Riaprì gli occhi. Questa volta, l'espressione divenne perplessa.
    Conciliare? In che senso? Lanciò un'occhiata confusa alla vecchia che sostava al fianco di Illumi, forse nella speranza di capirci qualcosa, ma quella si limitò ad alzare le spalle e scuotere la testa, facendo ruotare l'indice accanto alla tempia.
    Benissimo.

    -Edylabor- rispose Drusilia, pur consapevole che di sicuro l'altro le aveva già sentito pronunciare un nome diverso dalla Presidentessa. Preferì comunque cambiarlo, perché quella dalla Presidentessa era una palesissima farsa... e perché aveva documenti solo di quell'identità -Edylabor Krum.

    La verità era che non le importava nulla di conciliare alcunché: fosse stato per lei, non le sarebbe nemmeno importato che quelle polpette impanate fossero avvelenate. Lei -in ogni caso- non avrebbe subito effetti, come invece capitava agli umani. A tal proposito, ne prese una e se la infilò in bocca, forse per sfida a qualunque veleno ci avesse infilato dentro, forse per sfogare lo stress.
    Si concesse tutto il tempo di masticare il boccone e mandarlo giù, approfittando di quel tempo per riflettere.

    Una parte di lei era spaventata a morte del trattamento che era stato riservato a Sasha, un'altra -quella orgogliosa- si sentiva profondamente offesa di essere considerata in qualche modo più stupida e sprovveduta della Sorella. Un'altra -infine- era confusa riguardo quel tale: davvero non sapeva come considerarlo; le premesse e la nomea della sua famiglia non erano affatto buoni, ma lui dava un'impressione stranamente pacifica e -soprattutto- non aveva ancora tentato seriamente di ammazzarla, nonostante l'avesse a lungo pedinata. Che la stesse davvero studiando? Oppure aveva preso un granchio, e quel tipo strambo voleva davvero trovare un accordo pacifico?

    -Ascolterò- si limitò a dire, permettendogli di continuare -Spero non sia stato fatto del male a Disgrace, la mia collaboratrice: mi serve che stia bene ed in salute. Inoltre... tutto ciò che è accaduto, anche i torti che purtroppo Le ho arrecato per compiere il mio dovere, sono imputabili a me soltanto. Disgrace e questa donna ne sono estranee, e vorrei rimanessero fuori dal nostro conflitto ed indenni, se possibile.
    Sperò di essere apparsa convincente.
    O -almeno- non eccessivamente coinvolta.

     
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    Mentre sedeva composta al proprio posto, tesa e guardinga, la Dama del Vento ascoltò con calma e in silenzio le parole del suo interlocutore, soppesandone ogni sillaba con uno scetticismo costante, nutrito dai dubbi e dalle incongruenze che le sue congetture su quanto era accaduto e stava accadendo incontravano nel cozzare contro la narrativa e le azioni dello Zoldick: sembrava posato e diplomatico, ma... chiaramente intendeva ucciderla. Per tutte le noie che gli aveva causato. E la perdita economica. Giusto?

    Non che la cosa la spaventasse, comunque: aveva affrontato ben di peggio nel corso della sua vita, ma... al contrario, ad angustiarla davvero in quel momento era il pensiero che altre persone (magari persone care, o persone innocenti) fossero finite coinvolte in problemi o in pericoli a causa sua, e l'assordante silenzio della Risonanza che gridava a gran voce l'assenza di Sasha, oltre che l'aria tesa e scocciata con cui Baba continuava a fumare il sigaro sotto i suoi occhi, ne erano un costante promemoria.

    A quell'oppressione si aggiunse poi tempestivamente un intenso e profondissimo sospetto, dettato dalle strane dichiarazioni di Illumi: il giovanotto aveva parlato di un metodo per
    "conciliare" il loro conflitto di interessi, e... uno slancio così apparentemente accomodante strideva in tutto e per tutto con l'immagine mentale che la Silfide aveva di lui e della sua famiglia di perfidi sicari.

    -Edylabor. Edylabor Krum.

    Con quella replica pronunciata in tono neutro, la Silfide accettò lo scatolino di crocchette che le veniva porto -come una trappola o come un segno di pace, non importava-, e specularmente all'interlocutore si concede un lungo momento di silenzio per masticarne una e scegliere con cura le prossime parole, nonostante la preoccupazione e l'irritazione.

    -Ascolterò. Spero non sia stato fatto del male a Disgrace,
    la mia collaboratrice: mi serve che stia bene ed in salute.-

    ebbe cura di specificare Drusilia, prendendo una netta posizione
    -Inoltre... tutto ciò che è accaduto, anche i torti che purtroppo Le ho arrecato per compiere il mio dovere, sono imputabili a me soltanto. Disgrace e questa donna ne sono estranee, e vorrei rimanessero fuori dal nostro conflitto ed indenni, se possibile.

    -Oh, ma certo! La Signora qui presente è solo mia ospite per questo spuntino, chaperon del nostro incontro, e garante dell'accordo che stipuleremo; sarà libera di andare, una volta che ti avrò esposto la mia idea.

    L'entusiasmo quasi brillante nella voce dell'Assassino strideva in maniera a dir poco sinistra con l'espressione vuota ed insondabile dei suoi profondi occhi neri, ma a risultare davvero inquietante fu il vedergli accennare un sorrisino ...o qualsiasi potesse essere la curva che le sue labbra ben disegnate assunse; dal canto suo, l'Anziana signora seduta al suo fianco si voltò a scoccargli una lunga occhiata storta che -al di là delle lenti degli occhialoni da sole, a giudicare dalla piega arcigna della bocca grinzosa- doveva essere colma di disapprovazione e stizza.

    -Quanto a Disgrace... non saprei davvero dire come le stanno andando le cose.

    Con una disinteressata scrollata di spalle, lo Zoldick aggiunse quel commento con noncuranza e un'alzata di spalle, abbandonando il compiacimento di poco prima per tornare serio e reclinare la testolina corvina da una parte, facendosi un istante pensieroso.

    -Mi sono limitato a segnalare la sua posizione a Bellamy,
    che la cercava accanitamente, e lui è tempestivamente venuto a prenderla.


    -Che bastardo!

    Come se quelle parole le avessero fornito il tassello mancante per dare un senso a quello che doveva essere successo nell'ufficio in cui le aveva lasciate prima di cominciare la sua ascesa solitaria verso i quartieri dell'Amministrazione, quel commento sbottò fuori da Baba Yaga con lo stesso tono di un "Eureka", corredato anche di una mano sbattuta con veemenza sul ripiano del loro tavolo; dal canto suo, Illumi rimase perfettamente impassibile, senza spostare lo sguardo dal volto di Drusilia.

    Stando ai brandelli che la Dama del Vento aveva accidentalmente rinvenuto sul tale che aveva preso Sasha, quel Bellamy era stato definito
    "famoso", "straricco" e "probabile uxoricida"... e considerando come andavano le cose su Mirach, prendendo per dati di fatto le prime due caratteristiche, e considerando che nessuno avesse fatto nulla a proposito dell'ultima, era facile speculare che fosse anche un Hunter (visto che molti ricercavano la Licenza proprio per raggiungere quel livello di benessere sociale), o che avesse facilmente agganci con loro.

    ...quindi, se qualche soggetto dotato di Nen era piombato in quella stanza -già assediata da paparazzi- mentre la Temperanza era incosciente ed indifesa su un divano, con la sua anima staccata dal corpo e collegata ai sistemi di sicurezza dell'edificio per fare da supporto e navigatore ai movimenti della Sorella, era logico supporre che fosse stata catturata o sopraffatta senza la possibilità di reagire. Ma di questo avrebbe potuto avere conferma o smentita dalla Nonnina solo ad udienza terminata.


    -Ora parliamo d'affari: per me, l'assassinio del Mastino è una mera questione di lavoro. Non ho nulla di troppo personale contro di lui, ma non posso rinunciare ad un contratto senza una motivazione valida. Ne va del prestigio della mia Famiglia e della nostra credibilità nel mestiere.
    cominciò tranquillamente Illumi, dopo aver masticato un altro paio di crocchette di pollo e deglutito
    -Tuttavia, se i miei Mandanti si tirassero indietro -o morissero-, non avrei motivo di ostinarmi a performare la mia prestazione, e con quanto guadagnato dalle informazioni vendute a Bellamy potrei comunque dirmi soddisfatto dei miei introiti, perciò... ho pensato ad una soluzione.
    proseguì, col solito tono disinvolto e casuale, come stesse parlando di vestiti e non di morti ammazzati
    -A volte, capita anche all'interno della mia Famiglia di accettare ingaggi che vanno in contrasto, ed in questi casi la risolviamo così: chi arriva prima, vince.

    Forse per lasciare il tempo alla donna di metabolizzare le sue parole, forse per semplice arsura dopo aver sbocconcellato i propri nuggets, lo Zoldick aspirò un paio di educati sorsetti dalla cannuccia della sua bibita prima di riprendere la parola ed esplicare nella pratica l'essenza della proposta che stava facendo.

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    -Io mi infiltrerò nella Sede Centrale dell'Associazione Hunter per potare a termine l'assassinio del Mastino, mentre tu assolverai alla richiesta della Presidentessa dell'Aglasis per ottenere la firma di rescissione del mio contratto: a prescindere dai propri mezzi, chi arriva prima, vince. Semplice, no?

    Questo tipo... faceva sul serio. E mentre attendeva una risposta da Edylabor,
    sul volto eburneo gli comparve di nuovo quell'inquietantissimo accenno di
    sorriso.

     
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    -Oh, ma certo! La Signora qui presente è solo mia ospite per questo spuntino, chaperon del nostro incontro, e garante dell'accordo che stipuleremo; sarà libera di andare, una volta che ti avrò esposto la mia idea.
    La situazione iniziava a farsi sempre più bizzarra. Mentre Drusilia osservava l'assassino sorridere e Baba fissarlo con una certa stizza, si sentì disorientata: tutte le premesse stridevano con il suo comportamento e non aveva la più pallida idea di come avrebbe dovuto interpretare le sue azioni. Non le capitava spesso di sentirsi in quel modo, così confusa. Lo trovò davvero fastidioso.
    -Quanto a Disgrace... non saprei davvero dire come le stanno andando le cose. Mi sono limitato a segnalare la sua posizione a Bellamy, che la cercava accanitamente, e lui è tempestivamente venuto a prenderla.
    -Che bastardo!

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    Osservare quella confessione e la successiva reazione di Baba la destabilizzò ancora di più: Sasha conosceva davvero quel Bellamy di cui tutti parlavano? Addirittura... la cercava già da tempo?
    Ovviamente Drusilia era del tutto estranea a quella faccenda, ma il solo pensiero della sua complice fra le grinfie di un riccone uxoricida la fece rabbrividire. Si aggiunse poi al panico l'ulteriore consapevolezza di aver lanciato con le proprie scelte la seconda Sorella di fila, dopo Kora, nella trappola di un pazzo maniaco: fu... troppo, perfino per lei.

    La testa iniziò a girarle, e Drusilia dovette far presa sul tavolo, reggendosi il capo con la destra, per non perdere i sensi. Il malessere durò pochissimi attimi, ma la paura rimase.

    -Ora parliamo d'affari: per me, l'assassinio del Mastino è una mera questione di lavoro. Non ho nulla di troppo personale contro di lui, ma non posso rinunciare ad un contratto senza una motivazione valida. Ne va del prestigio della mia Famiglia e della nostra credibilità nel mestiere. Tuttavia, se i miei Mandanti si tirassero indietro -o morissero-, non avrei motivo di ostinarmi a performare la mia prestazione, e con quanto guadagnato dalle informazioni vendute a Bellamy potrei comunque dirmi soddisfatto dei miei introiti, perciò... ho pensato ad una soluzione. A volte, capita anche all'interno della mia Famiglia di accettare ingaggi che vanno in contrasto, ed in questi casi la risolviamo così: chi arriva prima, vince.

    Lui intanto continuava, parlando di morte e dolore con una naturalezza che Drusilia trovò disarmante: le era -per forza di cose- già accaduto di dover porre fine all'esistenza di qualcuno o qualcosa... ma non si era mai abituata a quell'atto. Lo aveva sempre considerato eccessivo, tragico per ambo le parti: ogni suo colpo letale era perennemente accompagnato da lunghe notti insonni e settimane di fitta nebbia su Laputa.
    A quel punto, davvero non capiva cosa volesse lui da lei. Non capiva il suo modo di ragionare, la sua percezione di quello che faceva, le ragioni che lo avevano portato da lei, escludendo l'idea di levarla semplicemente dai piedi.

    -Io mi infiltrerò nella Sede Centrale dell'Associazione Hunter per potare a termine l'assassinio del Mastino, mentre tu assolverai alla richiesta della Presidentessa dell'Aglasis per ottenere la firma di rescissione del mio contratto: a prescindere dai propri mezzi, chi arriva prima, vince. Semplice, no?

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    -...

    Semplice? Cosa doveva esattamente essere "semplice" in quello che aveva proposto?
    Il dover competere con un assassino professionista in missioni illecite? Il non dover pensare a Sasha, imprigionata chissà dove, alla mercé dell'ennesimo pazzo criminale con cui finivano a dover avere a che fare? Il continuare a dover mantenere la calma, nella speranza che il suo interlocutore non decidesse di congedare Baba dalla loro riunione e dalla vita in generale?

    -In realtà... no. Non lo è.
    Lo disse con aria piccata, dopo aver lanciato un breve sguardo dispiaciuto in direzione di Baba. Voleva proteggerla... ma non sopportava più di rimanere accondiscendente fino a quel punto. Ne andava della vita di più persone, non solo della loro.
    -A dire il vero, credo che questa proposta sia tutto fuorché equa- rimarcò il suo pensiero, incrociando le braccia ed imponendosi per la prima volta in quello scambio -Forse nella Sua famiglia è pratica comune, ma vorrei precisare che non esercito la professione di assassina, di spia o di ladra: questa è stata la mia prima missione, e spero che sia anche l'ultima. Disgrace e questa donna son finite nei miei affari soltanto perché necessitavo di qualcuno che mi guidasse, dato che non ho la più pallida idea di come muovermi.
    Chiuse gli occhi, riprendendo il controllo ed abbandonando la sensazione di paura che le aveva attanagliato il cuore.

    Dopotutto... non era una professionista di quel tipo, ma era stata a lungo Autocrate ed Alfiere. Dover scendere a patti con ciò che non piace in situazioni completamente fuori controllo e soppesare alternative, spesso una peggiore dell'altra, erano sempre stati parte del suo lavoro. In quel momento, acconsentire ad ogni sorta di follia sarebbe stato controproducente. Doveva giocare le proprie carte, pur rimanendo diplomatica, cercando di non indisporlo eccessivamente. Un po' si, però.
    -Lei è un assassino addestrato, con esperienza, soldi e mezzi d'ogni tipo- continuò, imperterrita -Io sono una perfetta nullità, messa davanti ad una missione che non ho mai svolto, in circostanze che mi sono completamente avverse, adesso anche senza l'unico supporto concreto di cui disponevo, catturato da questo Bellamy che nemmeno conosco, ma che già non mi piace.
    Si prese un attimo per osservare quel tale. Davvero non capiva se facesse sul serio o si fosse lanciato in qualche gioco sadico per farle pagare l'affronto di essersi messa nei suoi affari.

    -Se era Sua intenzione vincere a tavolino, non c'era bisogno di architettare questa sfida: non posso fare altro che perdere, contro di Lei- concluse, davvero convinta di ciò che diceva -Se davvero intende gareggiare in un confronto alla pari, allora mi conceda un vantaggio di sorta... e la promessa che, se vincerò, mi aiuterà a liberare Disgrace.
    Lo disse per davvero, perché era già stremata dalla sventurata situazione di Abel. Non sarebbe mai e poi mai riuscita ad aiutare Sasha da sola. Le serviva un professionista, esattamente come lui: Baba le diede l'idea di essere troppo spaventata dai brutti ceffi e preferì non infastidirla ulteriormente.
    -Fosse per me, le pagherei anche il disturbo... ma non ho soldi, e non posso fare altro che scommettere.

     
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    Per quanto quella giornata fosse stata nel suo complesso assurda, surreale, stancante e colma di imprevisti, la Dama del Vento avrebbe potuto riconoscere a sé stessa l'indubbio pregio di essere rimasta salda attraverso l'intera ordalia... ma, adesso, il carico mentale stava iniziando a diventare davvero troppo.

    Drusilia Galanodel aveva egregiamente impersonato una ricca ereditiera svampita, era rimasta calma e presente a sé stessa mentre il suo servitore si suicidava in modo plateale per creare un diversivo, non si era tradita quando -dopo l'ennesimo cambio di costume- si era trovata a recitare il ruolo dell'impiegata delle pulizie e dell'assistente tecnico, era stata in grado di infiltrarsi senza difficoltà nel meeting dei loschissimi Consiglieri di una grande Compagnia di Traslochi con il marchio di un demone nel logo, era stata abbastanza scaltra da scavalcarli raggiungendo la Presidentessa, e con uno spirito di improvvisazione da cabarettista aveva avuto il sangue freddo di inventare una contorta cospirazione per strapparle un accordo che avrebbe salvato la vita di Abel...

    ...ma niente di tutto ciò le risultò destabilizzante come l'aver perso Sasha: il saperla nelle grinfie di un tipaccio fu una pugnalata a tradimento, che colpiva con precisione chirurgica sulla ferita già aperta nel suo cuore dalla terribile Notte di Kisnoth e dagli eventi in cui già la più misteriosa delle sue Sorelle si era sacrificata al medesimo destino pur di tirarla fuori da quella Gabbia.

    In tutto questo, nemmeno il confronto con quello che era stato lo spauracchio più terrificante della sua infanzia riusciva a fornirle un punto di riferimento, principalmente perché quell'uomo di bell'aspetto, dalla parlantina educata, e dai modi tanto composti da sembrare asettici -pur risultando strano e inquietante- non aveva
    nulla della mostruosa famiglia di boogieman a cui suo nonno minacciava di lasciarla ogni qual volta si sentiva oltraggiato dall'indipendenza di quella bambina.

    Parlava di conciliazione, di
    chaperon manco fossero ad un appuntamento, di affari... e nel modo pur privo di emozione con cui esponeva la sua idea bislacca -al limite del disumano-, c'era qualcosa che suggeriva il fatto che nella sua ottica le stesse pure facendo un favore! Ma, pur nella confusione imperante che sentiva montarle nella testa, pur non potendo far altro che ascoltare con incredulità crescente la proposta dell'Assassino, la Silfide non mancò di registrare ed elaborare tutto ciò che udì da quel tipo.

    Poi, d'un tratto si fece silenzio: il suo interlocutore aveva finito di sproloquiare, e -per concludere- le aveva posto una domanda diretta; certo, era palese che si trattasse di una domanda retorica, ma Illumi Zoldick le aveva non di meno fatto una domanda.
    Ebbene, ora avrebbe ascoltato la sua risposta.

    -In realtà... no. Non lo è.
    A dire il vero, credo che questa proposta sia tutto fuorché equa.


    Il tono piccato nella sua voce giunse accompagnato da uno sguardo di scuse per la Vecchia Baba: prima che quella conversazione avesse luogo, l'anziana le aveva raccomandato di non contrariare il Sicario, ma nonostante tutto si limitò ad accogliere quel segnale inarcando dapprima un sopracciglio per poi scrollare le spalle con aria disinteressata, tirando una boccata dal suo sigaro; d'altronde, non aveva nulla da rimproverare a quella giovane donna. Di stronzate ne aveva sopportate docilmente anche troppe.

    -Forse nella Sua famiglia è pratica comune, ma vorrei precisare che non esercito la professione di assassina, di spia o di ladra: questa è stata la mia prima missione, e spero che sia anche l'ultima. Disgrace e questa donna son finite nei miei affari soltanto perché necessitavo di qualcuno che mi guidasse, dato che non ho la più pallida idea di come muovermi.
    spiegò la Galanodel, con fermezza, incrociando le braccia sul petto in una posa granitica
    -Lei è un assassino addestrato, con esperienza, soldi e mezzi d'ogni tipo. Io sono una perfetta nullità, messa davanti ad una missione che non ho mai svolto, in circostanze che mi sono completamente avverse, adesso anche senza l'unico supporto concreto di cui disponevo, catturato da questo Bellamy che nemmeno conosco, ma che già non mi piace.

    Dopo quella rapida retrospettiva, la Dama del Vento tacque per un istante, prendendosi il tempo e la libertà di scrutare con le iridi smeraldine il volto eburneo dell'Assassino, ma nel contemplarne i lineamenti alla ricerca di qualunque minima cosa che ne tradisse le intenzioni o i pensieri, la donna non vi trovò proprio nulla di diverso: quei pozzi neri ed insondabili che aveva al posto degli occhi si limitarono a fissarla di rimando, impassibili.

    -Se era Sua intenzione vincere a tavolino, non c'era bisogno di architettare questa sfida: non posso fare altro che perdere, contro di Lei. Se davvero intende gareggiare in un confronto alla pari, allora mi conceda un vantaggio di sorta...
    concluse l'Angelo, con tono stanco ma assolutamente seria su quell'argomento
    -...e la promessa che, se vincerò, mi aiuterà a liberare Disgrace. Fosse per me, le pagherei anche il disturbo... ma non ho soldi, e non posso fare altro che scommettere.

    Terminata la controproposta, la donna rimase in attesa, e le sue parole echeggiarono a lungo in un silenzio scomodo, prima che la statua di marmo che era il suo interlocutore -che aveva continuato a fissarla imperterrito- spezzasse l'immobilità surreale con un movimento; un movimento minimo, visto che si limitò a reclinare un poco la testolina corvina da una parte e fissarla ancora, ma... meglio di niente.

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    -Oh, mi dispiace se ho dato un'impressione sbagliata...
    esordì il giovanotto, con tono calmo e pensieroso
    -Non ho mai preteso che la mia proposta fosse equa: altrimenti, non ci sarebbe stato bisogno di rimuovere Disgrace dallo scenario.

    Perché non c'era alcuna utilità nell'iniziare una contesa in cui non si aveva un buon margine di vittoria: presentato quel punto, che forse a suo avviso chiariva ogni equivoco, lo Zoldick si concesse il tempo di spiluccare in altro bocconcino di pollo prima di prendere nuovamente la parola.

    -Certamente, essere uno Zoldick mi dà un'esperienza, una preparazione, e dei mezzi molto al di sopra della media, ma ti ho vista in azione e anche se non so per certo quali siano i tuoi poteri, so che non ti mancano né le capacità, né l'addestramento o l'attitudine.
    aggiunse con una certezza ed una disinvoltura disarmanti, approfondendo i motivi della sua posizione
    -Inoltre, se a te è richiesto di recuperare un certo oggetto da una casa vuota, io mi assumo il rischio di abbattere un obiettivo difficile, di doverlo fare entro un tempo limite, e infilandomi in un edificio ben difeso e pieno di Hunter professionisti, tra cui si annoverano anche combattenti molto validi. Senza contare che se venissi di nuovo sorpreso ad agire contro l'Associazione, potrei venire sanzionato.
    spiegò, con nella voce un certo brio che il suo placido volto pallido non rispecchiava affatto
    -Insomma: di norma aspetterei momenti e condizioni più favorevoli per svolgere il lavoro indisturbato, ma ti sto concedendo il vantaggio dei miei numerosi malus.

    Accennando uno di quei suoi inquietanti sorrisi sul volto impassibile, così vago da risultare appena un'impressione immaginaria, il Sicario si concesse ancora una volta una pausa, recuperando la propria bibita dal vassoio e traendo un paio di lunghe sorsate dalla cannuccia di plastica.

    Ricollocato il bicchiere al suo posto, l'uomo incastrò una lunga ciocca di capelli neri dietro un orecchio, e puntellando un gomito sul tavolino appoggiò il mento sulla relativa mano, reclinando nuovamente il capo da un lato e corrugando la fronte in un cipiglio pensieroso.


    jpg-Per quanto riguarda il discorso su Disgrace, il mio coinvolgimento per il suo recupero è una posta in gioco abbastanza alta: sarebbe una ricompensa spropositata per una missione facile come quella che ti si prospetta.
    sentenziò con nessuna delicatezza, semplicemente riflettendo a voce alta
    -...tuttavia, se mi battessi sul tempo, potrei acconsentire ad aiutarti un po', o a farti qualche altro favore; dopotutto, ci sono diversi modi, oltre ai soldi, per pagare il disturbo a qualcuno.

     
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    -Oh, mi dispiace se ho dato un'impressione sbagliata...
    Nei suoi anni su Endlos, ricoprendo i ruoli di semplice naufraga, di soldato, di capo di un esercito ed infine del vertice di governo di un intero Presidio, Drusilia aveva sviluppato una certa immunità alle stranezze. Coordinare un enorme gruppo di individui non era affatto semplice ed aver a che fare con codici morali ed abitudini del tutto diverse fra loro era un malus perennemente presente in ogni affare di rilievo. Per questo aveva imparato a ricorrere al dialogo nei momenti di maggiore difficoltà, così da sondare il terreno, valutando chi aveva innanzi. Le serviva per comprenderne l'indole, i desideri e le aperture, così da poter esercitare la propria influenza quando era possibile.
    Quella strategia si era spesso rivelata vincente: negli anni le era stata utile per trovare alleati, influenzare i nemici... era perfino riuscita a strappare una sfida per singolar tenzone dalle labbra di Cesare al loro storico duello di fronte al Mastio, salvando così la vita a molti cittadini per le strade.

    -Non ho mai preteso che la mia proposta fosse equa:
    altrimenti, non ci sarebbe stato bisogno di rimuovere Disgrace dallo scenario.

    Quel tipo -però- si rivelò essere dotato di una Volontà particolarmente salda, anche per un umano addestrato, ed un focus sui propri obbiettivi a dir poco gratinico, al punto da renderlo estremamente difficile da raggirare o circuire con la dialettica.
    -Certamente, essere uno Zoldick mi dà un'esperienza, una preparazione, e dei mezzi molto al di sopra della media, ma ti ho vista in azione e anche se non so per certo quali siano i tuoi poteri, so che non ti mancano né le capacità, né l'addestramento o l'attitudine.

    Da un lato si trovò a rispettarlo inquanto avversario; nonostante non avesse tempo da perdere, per quanto l'Assassino fosse tutto tranne che tranquillizzante, Drusilia non poté non apprezzare quella dote, spesso carente (se non addirittura assente) in molti di quelli che le furono alleati e sottoposti.
    Dall'altro lato -invece- non poté che rammaricarsi della propria sfortuna: dopo essere riuscita a divincolarsi fra situazioni assurde ed un Re demoniaco che adorava tanto pedinarla quanto infastidirla, ecco che si presentava uno dei peggiori nemici possibili. Non aveva ancora dichiarato di volerla vendere ad un'asta, mangiarla o altre simili amenità... ma questo non lo rendeva meno pericoloso, anzi.
    Perfino la sua faccia inespressiva risultò essere un tremendo ostacolo, per quelle che erano le sue abilità.

    -Inoltre, se a te è richiesto di recuperare un certo oggetto da una casa vuota, io mi assumo il rischio di abbattere un obiettivo difficile, di doverlo fare entro un tempo limite, e infilandomi in un edificio ben difeso e pieno di Hunter professionisti, tra cui si annoverano anche combattenti molto validi. Senza contare che se venissi di nuovo sorpreso ad agire contro l'Associazione, potrei venire sanzionato.
    Insomma: di norma aspetterei momenti e condizioni più favorevoli per svolgere il lavoro indisturbato, ma ti sto concedendo il vantaggio dei miei numerosi malus.

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    Fu allora che le sorrise, ma la Dama del Vento non riuscì a percepire altro che disagio. Era un sorriso strano, vago. Pur sedendogli davanti, Drusilia non riuscì a coglierne alcuna emozione concreta. Raggelò nel momento in cui si rese conto di non riuscire ad empatizzare con lui in nessun modo. Le aveva chiuso ogni strada alternativa, ogni spiraglio di trattativa. Era con le spalle al muro.

    -Per quanto riguarda il discorso su Disgrace, il mio coinvolgimento per il suo recupero è una posta in gioco abbastanza alta: sarebbe una ricompensa spropositata per una missione facile come quella che ti si prospetta- sentenziò infine, dandole il colpo di grazia -...tuttavia, se mi battessi sul tempo, potrei acconsentire ad aiutarti un po', o a farti qualche altro favore; dopotutto, ci sono diversi modi, oltre ai soldi, per pagare il disturbo a qualcuno.

    Più parlava con lui, più si sentiva confusa.
    Odiava quella sensazione. Era del tutto priva di agganci, con un ostaggio al proprio fianco, in un mondo semiconosciuto e abbandonato da troppi anni, in ansia per due suoi Fratelli e destabilizzata da un sicario che non si comportava come tale, ma che -era evidente- stava volutamente manipolando la situazione per portarla ad una precisa conclusione: la sua.
    Dove voleva indirizzarla, con quella manovra? Lei non rientrava tra le vittime di un eventuale contratto, a meno che non fosse stato modificato da pochissimo. Era certamente un ostacolo fra lo Zoldyck e la sua corposa ricompensa, ma la soluzione più ovvia di sicari e serial killer ai contrattempi era l'assassinio, cosa che lui diceva di voler scartare. Si era semplicemente limitato a quella proposta strana, non dandole possibilità di trattativa. Certo, la Galanodel avrebbe potuto rifiutare, ma non avrebbe ottenuto altro che ulteriori problemi: pur ammettendo di riuscire a metterlo fuori gioco in uno scontro diretto e brutale, non sapeva infatti se la famiglia di assassini sarebbe poi intervenuta per ciò che riguardava il completamento del contratto di Abel o per una eventuale vendetta. Vista la sua sfortuna, le avrebbero come minimo reso la vita un inferno... ed avrebbe perso ancora più tempo per il recupero di Sasha.
    Non le conveniva.

    -E va bene... hai vinto- se lo lasciò sfuggire dalle labbra rosse in un sospiro stanco -Accetto la tua proposta.
    Non era una bella situazione, ma forse era la migliore possibile. Dopotutto, rapita Sasha, lei restava completamente sola. Aveva bisogno di un contatto. Uno che sopravvivesse alla sua sfortuna, o che non se la desse a gambe facilmente. Anche se pericoloso, era pur sempre qualcosa. Restava solo un piccolo, grande quesito a tormentarla dall'inizio di quello strano incontro. Una domanda che si era tenuta ben salda fra i denti, così da non irritarlo subito.

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    -Perché... perché vuoi conciliarti con me?
    Aveva capito che l'uomo con cui parlava -per indole o deformazione professionale- non trattava gli esseri umani come tali, ma come strumenti. Così era avvenuto per Sasha, messa da parte per rendere il suo gioco più semplice. Così era capitato alla sfortunata Baba, ancora lì in veste di ostaggio, a fumare tutto ciò che trovava nella borsa. Così era andata a finire per i civili spediti in Accademia da Abel in veste di novelli kamikaze. Sicuramente, pur non cogliendo il piano nel complesso, Drusilia immaginava che fosse così anche per lei: Illumi Zoldyck la stava usando. Per cosa, poi? Edylabor Krum era meno di nessuno, in quel mondo. Che volesse soltanto punirla e vederla fallire, distraendola con una vana speranza?
    -Chi mi assicura che manterrai la promessa e non mi ucciderai con Abel,
    appena si arriverà ad avere un vincitore?



    Edited by Drusilia Galanodel - 4/5/2021, 20:44
     
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