Twelve Sycophants on velvet sofas

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    « Questa zona di Klemvor è disabitata... giusto? »
    Arrivati sul ciglio dell'enorme cratere, per la seconda volta l'agglomerato urbano di Klemvor si stagliò come una vasta distesa di cemento ed edifici abbandonati da lunghi anni, parzialmente divorati dalla vegetazione invasiva dell'Undarm che ora trovava nel Garwec un luogo alieno, ma che a distanza di settimane continuava a regnare agonizzante fra le fessure delle strutture fatiscenti, i rampicanti che sporgevano da finestre in pezzi e file e file di cumuli di ruggine e rottami che un tempo erano state auto che facevano mostra di se lungo le vie. Sharyu stava cercando di orientarsi quando Numero Sei intraprese la discesa, ormai chiuso nel suo mutismo da diverse ore e testardamente deciso a rimanere in testa al gruppo.

    « Ehi, aspetta! Non è prudente, qui... »
    Sharyu si guardò attorno per una seconda volta, titubante sullo scendere. Chiavenera e gli altri due nani la precedettero con fare arrogante, tenendo dietro al pretoriano senza essere rallentati dalle corazze e dai fucili o dai pesi dei loro compagni morti sulle spalle.

    « Sono stato a Klemvor due volte anni fa, quando ancora c'era un buon motivo per rischiare la pelle contro i suoi custodi, donna umana. »
    Dichiarò il nano Kharadron, mentre i due sottoposti lo precedevano lungo la scarpata.
    « Non c'è niente qua sotto di più pericoloso di quello che abbiamo trovato in quel maledetto culo fetido dell'inferno da cui siamo usciti. Le macchine non sono un problema quando hai fra le mani un fucile Aethermatico carico. »
    Fece scattare la sicura della propria arma per sottolineare il concetto, mentre a sua volta si incamminava lungo la discesa.

    « Le macchine non ci sono più da tempo, nano. Il Re del Cielo che ora regna sulla città le ha scacciate. E dovresti portare maggior rispetto per chi ha rischiato la vita per salvare la tua. »
    Disse Vlad. Il ragazzo stava soffrendo molto la passività a cui era costretto, era inquieto e non era riuscito nemmeno a rendersi utile sgravando Lancelot del fardello del corpo del topo, tutt'ora trasportato dal cavaliere.

    « La città ha un Re? »
    Domandò sorpreso il Kharadron, arrestando la sua discesa per un attimo.
    « E chi diavolo si è preso la briga di regnare su di un posto del genere? »

    « Klemvor da sempre è divisa in zone controllate dalle varie bande di riders! »
    Cercò di spiegare Sharyu, più a beneficio di Lancelot, Augustus e Vlad che per il pretoriano o i nani.
    « Laggiù c'è lo Stige, il confine che separa la "zona" di Genesis e quella che un tempo era di Sleeping Forest, gli antichi custodi delle Regalia del Cielo. Ora non esistono più, si sono sciolti dopo che è stato eletto il Re del Cielo... non so a chi appartiene adesso questo posto, forse è disabitato. Dopotutto ci sono molti meno riders di una volta... »

    « Ci sei mai stata? »
    Chiese Vlad. Sharyu però scosse la testa.
    « Un tempo nessuno veniva mai qui. Sconfinare sul territorio di Sleeping Forest era un mezzo suicidio, quando ero piccola i suoi confini erano pattugliati da due mostri, "il senzavolto" che amava strappare facce ai trasgressori ed il "demone della pioggia" che mangiava i bambini. Erano tutti e due riders molto forti. Anche dopo la guerra però ci siamo sempre tenuti alla larga, poi mi hanno esiliato nel Pentauron e da allora non sono più tornata qui. Sono cambiate molte cose... »

    CITAZIONE
    . Twelve Sycophants on velvet sofas: Benissimo, un post per riprendere il filo da dove eravamo rimasti! "Numero Sette" è disperso, certamente morto nel caos seguito alle bombe chimiche dei nani, Il Topo anche è rimasto ucciso e come lui anche due nani i cui corpi sono trasportati dai due "marinai" guidati da Thrár Chiavenera del clan Kharadron. Siete costretti a tagliare in Klemvor per raggiungere il Big Bird e ricongiungervi al resto della spedizione al sicuro. A voi il turno!


    Edited by Yomi - 1/12/2020, 07:19
     
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    « Questa zona di Klemvor è disabitata... giusto? »

    Scavalcarono il bordo del cratere per addentrarsi infine nelle rovine della perduta Klemvor, percorrendo sentieri di asfalto distrutto dai conflitti e consumato dal tempo, superando carcasse rugginose di veicoli avviluppati in rampicanti esotici -un tempo villosi e ora seccati o marciti-, e attraversando scheletri di edifici alti in rovina, ormai completamente invasi da una giungla che -dopo lo slittamento geografico- cominciava ad avvizzire, lontana dal suo habitat.

    Mentre camminava in coda alla colonna per tenere d'occhio ciascuno dei presenti, affiancato da un irrequieto Murray e gravato -piú a livello emotivo che in senso letterale- dal corpo inerte di Nezumi, Lancelot DuLac sentiva tutto: la tensione di Vlad al suo fianco, la presenza spettrale del Magister Augustus, la premurosa cautela di Sharyu, il profondo turbamento con cui
    Sei si spingeva in avanti, le burbere intemperanze del leader del trio di Nani...

    « Sono stato a Klemvor due volte anni fa,
    quando ancora c'era un buon motivo per rischiare la pelle contro i suoi custodi, donna umana.
    »

    Di sfondo al suo contrito e meditabondo silenzio, il Cigno di Shea seguì il discorso virare sulle Macchine Assassine che avevano in passato dominato quella futuristica città abbandonata, un luogo dove solo bande di ragazzini in fuga dalla routine degli altri Presidi si radunavano per giocare ad organizzare una "civiltà alternativa"; ascoltò quanto veniva detto sulla figura di Quarion Galanodel, a cui quei giovani si erano sottomessi dandogli l'altisonante e poetico titolo di "Re del Cielo".

    Si impose di prestare attenzione anche alla lezione di geopolitica della signorina Sharyu in merito alle bande di Riders che erano state attive in quel posto, alle fazioni in cui erano divisi, ai territori di pertinenza, e agli altri nomi e aneddoti che furono sciorinati in quella circostanza... e tuttavia, il Cavaliere si guardò bene dall'approfondire l'argomento; tutto ciò che gli interessava era raggiungere la meta, ricongiungersi ai compagni di spedizione, e trovare al più presto un modo per consegnare le spoglie del Topo alla sua Regina.


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    « Signorina Sharyu: a parer suo,
    quale sarebbe il modo più rapido per raggiungere il Big Bird? »

     
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    « Signorina Sharyu: a parer suo,
    quale sarebbe il modo più rapido per raggiungere il Big Bird? »

    « Dunque... »
    Sulle prime Sharyu guardò ad Est e sembrò sul punto di rispondere di getto, poi però si prese il suo tempo per rispondere, ponderando bene le sue parole perché si rendeva perfettamente conto di essere l'unica nel gruppo ad avere una vaga idea di come orientarsi nella città delle macchine. In effetti qualsiasi direzione sembrava buona quanto l'altra di primo acchito, il colossale stadio sede centrale degli storm riders rimasti a Klemvor era una sagoma distante dall'alto della scarpata, ma ora che erano scesi era nascosto dai grattacieli e dagli imponenti edifici del posto. Sì: la direzione era chiara, ma il percorso da fare non lo era per niente. Una città naufragata da quasi quindici anni in un semipiano dimensionale appare più che mai una giungla quando non si hanno né cartine, né guide, né punto di riferimento precisi.

    « Se troviamo l'arteria principale della metropolitana che veniva percorsa da Ermes allora siamo al sicuro. E' un tunnel senza svincoli, sfocia dritto verso il Big Bird ed è territorio neutrale. Inizialmente allunghiamo perché dobbiamo piegare a sud di un po', tuttavia recuperiamo in seguito quando taglia la città e non rischiamo di perderci. »
    Perse qualche istante a snocciolare qualche piccola nozione di storia. Gli Storm Riders avevano ristrutturato la metropolitana originale della città, sfruttandola per spostarsi rapidamente mediante i treni che erano riusciti a riportare sulle rotaie (solo tre, a detta di Sharyu, fra cui l'Ermes che era il treno riservato ai soli "Re"). Raccontò anche di come una volta, tanti anni fa, la prima delegazione degli Abusivi della Città Volante di Laputa percorsero la via che dall'Approdo portava al Big Bird proprio su quel treno. Stando a quelle parole era una scelta saggia: nemmeno Sharyu era mai stata in quella zona particolare della città ed era veramente troppo vicina alla foresta infestata da organismi Gastrea per essere un luogo sicuro.

    Di conseguenza ci volle un po' per convincere i nani che si stavano muovendo nella direzione sbagliata -dritti verso il Big Bird con l'intenzione di tagliare verso lo stadio. Anche Numero Sei fu inizialmente piuttosto confuso dalla scelta di Sharyu di virare a sud, però accettò quella scelta senza fiatare, fatta eccezione per un singolo grugnito piuttosto gutturale che suonava in qualche modo buffo.

    Fu una camminata lunga, fortunatamente priva di problemi. I nani tenevano fede alla nomea della loro razza in quanto instancabili e in grado di coprire quella lunga marcia tenendo il passo veloce degli altri, nonostante le corazze, l'armamento ed i sacchi neri contenenti i loro morti. Numero Sei sparì un paio di volte, ma riapparve sempre nel giro di un'ora al massimo, sempre chiuso in un mutismo che adesso appariva veramente strano, tuttavia si teneva a distanza dal resto del gruppo senza dare modo gli altri di indagare. Così facendo trascorse la mattina, gran parte del pomeriggio ed il sole iniziò la sua parabola discendente verso l'orizzonte, destinato ad essere divorato dalle file di alberi in lontananza già nel giro di un'ora. Avevano già incrociato una dozzina di ingressi alla metro, ma Sharyu aveva spiegato loro che non tutte erano attive, e quelle bloccate perché pericolose o crollate erano adeguatamente segnalate da simboli degli Storm Riders, scarabocchiati vandalizzando muri nelle vicinanze oppure addobbando i piloni ai lati degli ingressi con sticker autoadesivi che agli occhi di un forestiero apparivano praticamente uguali a quelli sbiaditi e malconci che tappezzano un po' tutta la città -anche se non quella particolare zona di Klemvor. Quando finalmente Sharyu identificò il primo ingresso valido fu un sospiro di sollievo per tutta la compagnia, ma nell'imboccare le scale dell'antica metro che conducono alle viscere della città, la storm rider dell'unità di crisi si ferma, e con lei tutti gli altri, rendendosi conto di una presenza che sta salendo le scale in direzione opposta alla loro.

    Con sorpresa uno storm rider barcollò giù dalla rampa, risalendo ondeggiando come se fosse ubriaco, salvo poi alzare gli occhi da sotto un caschetto disordinato di sottili capelli di un brutto biondo paglia. Era uno storm rider dal look strano, perfino per gli standard delle Tribù della Tempesta che già non era proprio quello tipico del Pentauron -e meno che mai di Chediya. Quelli che a prima vista sembravano monili erano invece spilloni piantati un po' su tutto il cranio a mo' di piercing, principalmente attorno alle labbra obbligando il ragazzo ad una smorfia perenne e un aspetto un po' inquietante. Era magrissimo, le costole erano in rilievo sotto la tuta da motociclista le cui stampe erano quelle di mani scheletriche che si ripetevano alla rinfusa su tutto il corpo. Non aveva proprio l'aria di essere pericoloso, anzi sembrava quasi malconcio anche se non aveva l'aria di essere ferito. Nonostante ciò alla sua vista un po' tutti ebbero l'impulso naturale di mettersi in guardia, Vlad in particolare sembrò quasi sul punto di attaccare senza essere minimamente provocato, anche se poi si rilassò un po' nel dare al nuovo giunto una seconda occhiata.

    « Oh, no! Io pensavo passavate dillà, e... vi ho aspettati quasi due ore nel posto sbagliato. Oh no, mi picchieranno di nuovo, di nuovo... non ci posso fare niente, mi sa. »
    Si stava letteralmente sgranocchiando la punta delle dita, colpendo la zona delle unghie con una certa foga, anche se indossava guanti spessi che mitigavano i morsi. Sharyu era visibilmente a disagio, ma provò comunque a rivolgersi a quella strana figura.

    « A quale team appartieni? Questa zona è controllata? Non ho visto segni da nessuna parte, non avevamo idea di essere nel territorio di qualcuno. »
    Quello si fermò, alzò gli occhi guardando direttamente la ragazza, e non aveva esattamente lo sguardo di una persona totalmente in se.
    « E' il territorio di Nike. E in effetti voi non lo potevate sapere. E io lo dovevo immaginare, che voi non lo sapevate. Mi sa che mi picchieranno anche per questo. »
    Come saltò fuori il nome del padrone di casa, Vlad sbuffò e fece un verso di stizza, invitando subito gli altri a non perdere tempo.
    « Ser Lancelot, Nike è uno dei capi fra i rider e averci a che fare ci causerebbe sicuramente problemi. Inoltre io e i miei amici abbiamo... trascorsi non proprio piacevoli con loro. Prendiamo la strada più lunga piuttosto, è meglio evitare. »

    « No, no... non potete andare via, vi ho aspettato un sacco. E se torno senza di voi mi picchieranno per davvero, e non sarà una semplice punizione. Dovete fare la quarantena, è la regola. Ed è una regola ragionevole, credetemi! L'ha scelta Nike, per evitare problemi. Perché sono problemi, se non la seguite. »

    « Che problemi? Che regola? »
    Chiese Sharyu, messa in allarme. Dietro di lei Numero Sei si sgranchì il collo e si fece avanti con la chiara intenzione di scendere giù e spaccare la faccia al nuovo giunto.

    « I mostri della foresta non ammazzano le persone, le rimandano indietro vive con la sorpresina. Poi la sorpresina esce fuori e... sbraah. Più o meno così. »
    Si indicò lo stomaco con entrambe le mani e fece un gesto che simulava un'esplosione. Più precisamente l'esplosione delle viscere.
    « Non vi possiamo far passare, forse siete infetti. Forse uno solo di voi è infetto. Forse vi salta fuori la sorpresina da dentro la pancia e se ne va in giro a piantare altre sorpresine nelle pance di altri e... sarebbe un problema. Per questo è la regola. Capito? »

     
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    « Dunque... Se troviamo l'arteria principale della metropolitana che veniva percorsa da Ermes allora siamo al sicuro. E' un tunnel senza svincoli, sfocia dritto verso il Big Bird ed è territorio neutrale. »
    esordì la Scimmia, dopo aver soppesato la propria risposta in un lungo e meditabondo istante di silenzio
    « Inizialmente allunghiamo perché dobbiamo piegare a sud di un po', tuttavia recuperiamo in seguito quando taglia la città e non rischiamo di perderci. »

    Pienamente consapevole che il Tempo è il più impietoso dei tiranni, che niente resta immutato davanti al suo sguardo indifferente e beffardo o sotto il suo tocco ineluttabile, e che -perciò- molte cose potevano essere diverse da come Sharyu le ricordava, il Cavaliere del Lago preferì lasciare inespressi i propri dubbi e -al contempo- cercare di pacificare quelli altrui, perorando con garbo e fermezza la tesi proposta dalla fanciulla anche e soprattutto quando i Nani aggregatisi al loro gruppo -ostinati per natura- mostrarono qualche comprensibile resistenza alla decisione di allungare in parte il loro percorso.

    Dopotutto, l'Albino era parimenti convinto che una conoscenza anche orientativa di quel luogo ignoto fosse di gran lunga preferibile al muovervisi alla cieca, e -con il corpo di Nezumi a gravargli inerte tra le braccia come un promemoria- l'unico imprescindibile fatto a guidare ogni loro passo da lì in avanti era e sarebbe rimasto sempre e soltanto uno:
    fare attenzione.

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    « D'accordo: confido nelle vostre conoscenze e nel vostro giudizio, Milady. »

    Il Guardiano di Shea ascoltò così in placido silenzio il breve rendiconto fornito sulla storia del sito, prendendo mentalmente nota di quelle informazioni che sarebbero potute tornare utili per farsi un'idea di cosa aspettarsi o per cercare di orientarsi; poi, senza mai abbassare la guardia, tenendo i propri sensi (soprannaturali e non) in allerta, e dopo aver richiamato ogni componente del gruppo a fare lo stesso, si incamminò in testa al gruppo insieme alla loro unica guida.

    La marcia fu lunga ma relativamente tranquilla: probabilmente ancora turbato dalla perdita del compagno Zack -o, magari semplicemente richiamato da qualche bisogno fisiologico, chissà-, Sei si era limitato a sparire (irresponsabilmente senza avvisare nessuno!) un paio di volte per poi fare ritorno come nulla fosse stato, mentre il drappello dei Nani aveva stoicamente proseguito con un ottimo passo, nonostante il cascame costituito dalle corazze, dagli armamenti pesanti, e dai corpi dei compagni caduti.

    Era ormai sera quando, in mezzo ad un sovrannumero di ingressi pericolosi, la squadra trovò un sottopassaggio praticabile... ma, proprio mentre stavano per cominciare la discesa, un movimento nella penombra del sottosuolo attirò la loro attenzione, mettendo immediatamente la compagnia sul chi vive: si trattava di un uomo visibilmente inscheletrito dagli stenti, con un vistoso caschetto biondo, il volto decorato in più punti da punte metalliche, ed abbigliato di una tuta che poteva ricordare vagamente lo stile moderno della futuristica Garwec.

    Per un lungo momento, sulla scena calò il silenzio e montò la tensione; poi, forse riconoscendo quel tale come uno Stormrider, forse riconoscendolo come qualcuno che conosceva, anche Vlad -che più degli altri sembrava essere stato pronto a scattare- si trattenne, ed ebbe inizio la conversazione.


    « Oh, no! Io pensavo passavate dillà, e... vi ho aspettati quasi due ore nel posto sbagliato. »
    esordì lo sconosciuto col carré con chiaro nervosismo, rosicchiandosi le dita inguantate
    « Oh no, mi picchieranno di nuovo, di nuovo... non ci posso fare niente, mi sa. »

    « A quale team appartieni? Questa zona è controllata? »
    si informò la Scimmia, anche lei a disagio, ma mostrando un certo controllo sulla situazione
    « Non ho visto segni da nessuna parte, non avevamo idea di essere nel territorio di qualcuno. »

    « E' il territorio di Nike. E in effetti voi non lo potevate sapere. »
    considerò il loro interlocutore, squadrando attentamente Sharyu con occhi da pazzo
    « E io lo dovevo immaginare, che voi non lo sapevate. Mi sa che mi picchieranno anche per questo. »

    Vista la loro comunanza di usi e costumi, Sir Lancelot trovò più saggio lasciar parlare chi tra loro avesse già familiarità con quelle Tribù della Tempesta di cui lui aveva appreso solo tramite report e racconti del suo collega Quarion Galanodel, ma naturalmente ascoltò l'intero scambio con la massima attenzione... per questo fu pronto a valutare la situazione e le alternative quando Murray lo interpellò direttamente.

    « Ser Lancelot, Nike è uno dei capi fra i rider e averci a che fare ci causerebbe sicuramente problemi. »
    spiegò il giovane Cavaliere, con una certa insofferenza, tipica della sua giovane età
    « Inoltre io e i miei amici abbiamo... trascorsi non proprio piacevoli con loro. Prendiamo la strada più lunga piuttosto, è meglio evitare. »

    « No, no... non potete andare via, vi ho aspettato un sacco.
    E se torno senza di voi mi picchieranno per davvero, e non sarà una semplice punizione. »
    protestò candidamente il guardiano del passaggio
    « Dovete fare la quarantena, è la regola. Ed è una regola ragionevole, credetemi!
    L'ha scelta Nike, per evitare problemi. Perché sono problemi, se non la seguite. »

    « Che problemi? Che regola? »

    Mentre Sharyu faceva le giuste domande, Sei si mosse per farsi incontro al tipo con i piercing con intenzioni tutt'altro che amichevoli, ma fu tempestivamente lo stesso Lancelot -con ancora tra le braccia la sagoma infagottata e senza vita di Nezumi- a frapporsi tra il Pretoriano e il suo bersaglio, sbarrandogli il passo con un laconico ammonimento ed uno sguardo granitico.

    « I mostri della foresta non ammazzano le persone, le rimandano indietro vive con la sorpresina.
    Poi la sorpresina esce fuori e... sbraah. Più o meno così. »
    spiegò il giovanotto, mimando sul proprio ventre l'eloquente gesto di un'esplosione
    « Non vi possiamo far passare, forse siete infetti. Forse uno solo di voi è infetto. Forse vi salta fuori la sorpresina da dentro la pancia e se ne va in giro a piantare altre sorpresine nelle pance di altri e... sarebbe un problema. Per questo è la regola. Capito? »

    « Quella di questo Nike è una preoccupazione quanto mai legittima,
    pertanto, la richiesta di rispettare la quarantena mi sembra più che ragionevole. »


    Voltandosi a fronteggiare il resto del gruppo alle sue spalle, e parandosi quindi come un baluardo tra l'ingresso -e il suo guardiano- e i propri compagni, Lancelot cercò con lo sguardo il sostegno del Numerologo, prima di spendere qualche parola che potesse contribuire a conciliare il raziocino e la lungimiranza di tutti i presenti, soprattutto coloro che erano i più provati dalla traversata, resi insofferenti dalla fatica, dai traumi, o dalla perdita di un amico.

    « Questi luoghi non sono ancora stati posti sotto la tutela di Sua Grazia la Regina dell'Est, pertanto la sua gente ha pieno diritto di fronteggiare l'emergenza in cui versano nei modi che ritengono più opportuni. »
    declamò col tono calmo e fermo che avrebbe riservato a qualunque suo pari, posando gli occhi sui Nani e su Sei
    « Dal momento che il grosso della spedizione da cui ci siamo staccati, sotto il comando del Lord Ambasciatore Galanodel, è comunque diretto qui con viveri e aiuti, non ci è richiesto altro che attenderne l'arrivo; farlo osservando lo stato di quarantena non fa alcuna differenza. »

    Sperando di aver messo le cose in chiaro, ma pronto a fronteggiare con la solita imperturbabilità anche le rimostranze che sarebbero potute eventualmente arrivare dai suoi commilitoni, il Cavaliere del Lago si prese qualche istante da dedicare a Murray: aveva prestato ascolto al suo commento a proposito di quel tale Nike, e intendeva certamente darvi il giusto peso e valore.

    jpg« Quali che siano stati i vostri trascorsi, in questo momento di emergenza non sono importanti: non sei qui in quanto Rider, ma in qualità di Cavaliere dell'Alfiere Orientale, impegnato in un'importante missione; se qualcuno intende arrecarti danno, offesa o disturbo, dovrà risponderne. »
    esplicò serafico l'Albino, col tono solenne e un po' paterno che avrebbe forse utilizzato con un fratello minore
    « Lord Galanodel sarà presto qui con cibo e medicine, ma il compito della delegazione non si esaurirà con la loro consegna: queste persone avranno bisogno di assistenza e protezione, e noi dovremo essere pronti a metterci a disposizione. Il dovere ce lo impone. »

    Poi, chinandosi su un ginocchio, l'uomo in armatura adagiò momentaneamente il corpo del Topo sul cemento, così da avere le mani libere, avendo cura di tenere la salma in posizione seduta e ben infagottata nel mantello di cui aveva fatto un sudario improvvisato, e si volse a fronteggiare lo strano soggetto dal caschetto dorato che -a quanto aveva detto- li aveva attesi a lungo.

    « Ho qualche razione di cibo da viaggio con me, per quanto si tratti di poca cosa: te le offro in segno di riconoscenza per averci ricevuti. »
    parlò ancora il Cigno, prelevando un piccolo involto di tessuto bianco dal tascapane alla cintura
    « Quando avrai finito, vorrei che mi spiegassi come mai ci aspettavi, e come si svolge la procedura di quarantena; dopo, potrai portarci da Nike. Così non ci sarà bisogno di punizioni. »

    Sembrava un accordo ragionevole. Cosa poteva andare storto, ancora?

     
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    « Quella di questo Nike è una preoccupazione quanto mai legittima,
    pertanto, la richiesta di rispettare la quarantena mi sembra più che ragionevole. »

    A quella risposta, il rider sbatté le palpebre più volte, rimase fermo sul posto immobile con la faccia beota, salvo che iniziò lentamente a declinare il capo sempre di più, mano a mano che Lancelot parlava, fino ad ottenere ben presto una postura sempre più strana, sbilanciata tutta di un lato e quanto mai innaturale.

    « Questi luoghi non sono ancora stati posti sotto la tutela di Sua Grazia la Regina dell'Est, pertanto la sua gente ha pieno diritto di fronteggiare l'emergenza in cui versano nei modi che ritengono più opportuni.
    Dal momento che il grosso della spedizione da cui ci siamo staccati, sotto il comando del Lord Ambasciatore Galanodel, è comunque diretto qui con viveri e aiuti, non ci è richiesto altro che attenderne l'arrivo; farlo osservando lo stato di quarantena non fa alcuna differenza. »


    « E' stato... più facile del previsto. »
    Constatò quello in tono stranamente... allarmato. Aveva ormai la testa declinata di oltre centoottanta gradi, e per di più aveva iniziato a rosicchiare la punta del pollice destro, la cui unghia era già talmente malridotta da essere quasi del tutto assente.
    « Siete sicuri che nessuno di voi vuole tentare di uccidermi per passare ugualmente fregandosene di Nike? »
    Numero Sei grugnì sommessamente, anche se ancora sembrò volersi continuare ad astenere dal dire alcunché. Sharyu sembrava a disagio, chiaramente nulla di quel che era successo era molto comune nella cultura delle tribù della tempesta. I nani brontolarono fra loro qualcosa di intellegibile, non sembravano molto soddisfatti delle trattative portate avanti dal cavaliere di Palanthas. Nel frattempo Lancelot aveva preso da parte Vlad per parlare con lui e solo con lui, che pure al pari di Sharyu era irrequieto e per nulla convinto di quanto stava accadendo.

    « Lord Galanodel sarà presto qui con cibo e medicine, ma il compito della delegazione non si esaurirà con la loro consegna: queste persone avranno bisogno di assistenza e protezione, e noi dovremo essere pronti a metterci a disposizione. Il dovere ce lo impone. »
    Il giovane scudiero tenne lo sguardo basso e si morse il labbro inferiore in un chiaro segno di frustrazione, ma era chiaramente convinto di voler seguire le indicazioni del cavaliere, anzi probabilmente era quello che fra tutti i presenti maggiormente voleva assecondare il volere di Lancelot. Però non era convinto, e si risolse a dar voce ai suoi dubbi.
    « Quando il capo sarà qui, questi qui si dilegueranno di sicuro. Sono tutti grachild, per di più sono pazzi. Non vogliono stare a gittata delle Regalia del Cielo. Però non sono sicuro che... saranno molto amichevoli. E poi c'è il pretoriano, finiranno sicuramente con il provocarlo e nemmeno lui mi sembra tanto normale. A dirla tutta quello morto mi sembrava pure più sveglio. »

    « Ho qualche razione di cibo da viaggio con me, per quanto si tratti di poca cosa: te le offro in segno di riconoscenza per averci ricevuti. Quando avrai finito, vorrei che mi spiegassi come mai ci aspettavi, e come si svolge la procedura di quarantena; dopo, potrai portarci da Nike. Così non ci sarà bisogno di punizioni. »
    Se possibile, i lineamenti del gravity children dai sottili capelli biondi divennero ancora più contorti, a vederlo si sarebbe detto quasi schifato, ma era davvero difficile leggere le espressioni di un tipo così. Era fuori da ogni schema di normalità. Adesso guardava il cadavere del topo, lo fissava come se fosse la cosa più strana che avesse visto da molto.
    « Eeeeeeeh? Nooooo, meglio se le tenete voi. Non c'è granché di buono alla tana. Non possiamo nemmeno più dare la caccia a ciò che è fuori. Nike non vuole più, perché un paio di cretini hanno mangiato dei cosi e sono morti con le budella rivoltate. Noooooo, meglio se li tenete voi. E li razionate, anche. Lui non sta tanto bene, no? Dorme? »
    Aggiunse rivolto al cadavere che Lancelot aveva appena adagiato al suolo.
    La cosa più strana era che quelle parole suonavano stranamente sensate, ma l'espressione di lui e quello strano modo di guardarli, da pazzo spiritato, suggeriva tutto il contrario. Comunque si stava rosicchiando il pollice da così tanto tempo che stava uscendo sangue, non che la cosa sembrasse disturbarlo...
    « E poooi... se accetto Charlotte mi massacra. Mi massacra davvero, se accetto. Sto bene così, sìsì. »
    Aggiunse in tono sommesso, poi si voltò e cominciò ad incamminarsi, addentrandosi nell'antica metropolitana di Klemvor, comunque lo stesso luogo che Sharyu aveva scelto per raggiungere il Big Bird. Solo che il Gravity Children non aveva nessuna intenzione di condurli alla sede centrale di Genesis.

    « Mi auguro che tu sappia cosa stai facendo, umano. »
    Insorse il leader dei mercenari Kharadron rivolto a Lancelot, in tono burbero seppur risoluto a seguire
    « Da queste parti non mi sembra che ci sia molto buonsenso, meno che mai in quel manichino tutto ossa. I nani non sono famosi per la loro pazienza, e la nostra si è già esaurita da molti giri completi di orologio. Abbiamo adempiuto quanto il contratto ci impone, vogliamo tornare dal nostro committente per avere il nostro oro. Perdere tempo in un covo di pazzi non fa parte dei nostri doveri. »

    « Dovete stare in isolamento per almeno una settimana, per la quarantena. Ve l'avevo detto? No, mi sa che non ve l'avevo detto... »
    Disse in tono lunatico lo storm rider, rispondendo con colpevole e deliberato ritardo alla domanda di Lancelot, ma in qualche modo rintuzzando anche l'irritazione crescente dei nani. Di certo aveva sentito le parole di Thrár Chiavenera, quindi lo faceva per una calcolata provocazione, oppure era semplicemente stupido?
    « Non vi sto portando dal capo, vi sto portando alla tana, dove potete stare finché volete. Vi teniamo lontano dagli altri, sono tutti molto irritati e irritabili. Il capo comunque non c'è. Manca da un po', forse torna. Forse no. Non penso sia morto. Un po' mi piacerebbe, ma se lo sanno gli altri mi potrebbero uccidere di calci. Non diteglielo, eh? Charlotte invece è qui attorno da qualche parte. Appena arriva mi darà sicuramente una punizione, non so ancora cosa ho fatto ma di sicuro ho sbagliato qualcosa, ihih... »
    Numero Sei, ora in coda al gruppo, grugnì di nuovo. Sharyu invece alzò un braccio, indicando le mappe schematiche poste ad intervalli regolari sulle pareti della metropolitana.

    « Per raggiungere il Big Bird bisogna prendere quella via. Tutto dritto sottoterra, nessuna deviazione. »
    Spiegò a beneficio di tutti, il che sottointendeva che stavano ovviamente prendendo la direzione opposta.
    Stava per aggiungere altro ma la guida che li stava conducendo verso una sorta di prigionia volontaria la interruppe in maniera apparentemente del tutto involontaria:
    « E comunque io sono Arthur. E' un piacere... »

     
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