Il fiore blu del pomeriggio

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    l sole splendeva alto nell’azzurro, poche nuvole sparse gli contendevano lo spazio del cielo. La perenne brezza della Valle di Chediya sfiorava ogni cosa col suo tocco gentile, rinfrescando i visi e accarezzando le foglie sugli alberi. Era quel periodo dell’anno in cui la primavera dell’Est toccava i suoi giorni più caldi, senza però che i pomeriggi fossero torridi come in una vera e propria estate. Le ombre dei cipressi ai lati della grande strada maestra erano corte, e non offrivano molta frescura ai due soli viaggiatori che percorrevano in silenzio l’antico lastricato.
    Sembrava che nient’altro si muovesse, in quel vasto dipinto che è il paesaggio orientale: da un lato della strada si stendeva una placida pianura dorata di frumento, con lo scintillio lontanissimo di qualche torrente; dall’altro, dolci colline punteggiate di boschi, alle cui spalle si intuiva l’addensarsi di nuvole bianche. I due estremi della strada si trovavano entrambi oltre i limiti dello sguardo: a sud le mura di Matafleur la bella, e a nord lo scalo del battello sulla gran massa d’acqua del fiume.
    Qualche ora prima era passata la carrozza del pomeriggio, con a bordo i passeggeri sbarcati dal traghetto e diretti in città. Gli zoccoli dei cavalli, e le ruote di legno sulla pietra avevano per un attimo riempito il silenzio della scena, sparendo però ben presto in una piccola nuvola di polvere verso mezzogiorno.

    Il villaggio più vicino sonnecchiava tra le basse colline come fossero verdi cuscini, collegato alla via principale da un sentiero campestre dall’aria così modesta che sarebbe passato inosservato, se non fosse stato per il cartello che indicava: “OSPEDALE”. La statua cava di un suonatore di flauto dai piedi caprini, probabilmente trovata nel folto di bosco e spostata lì all’imbocco del tratturo per attirare l’attenzione, produceva un quieto e dolce zufolio con il vento che le passava attraverso.
    Un secondo cartello sotto al primo sembrava essere stato messo lì per convincere i pellegrini indecisi: “Per Matafleur: ancora mezza giornata di cammino”.
    Era una promessa invitante, per chiunque fosse partito a piedi, diverse ore prima, dall’attracco sul fiume, non potendosi permettere il biglietto per la carrozza del pomeriggio.

    Il sentiero si allontanava in lieve salita dal viale alberato, e serpeggiava mansueto ai piedi dei colli senza affrontarli di petto, fiancheggiato per un tratto da un torrentello da cui si levavano stormi di danzanti libellule blu elettrico. Sciami di api invisibili riempivano l’aria di un pacifico ronzio, specialmente in prossimità dei molti frutteti, abbondanti di ciliegie, di nespole e di pesche.
    Gli abitanti del villaggio lo percorrevano al mattino diretti ai propri terreni, e alla sera di ritorno dal lavoro.
    Le solitarie ore pomeridiane, invece, non conoscevano i passi pesanti dei contadini, bensì soltanto quelli oziosi e leggeri degli amanti delle passeggiate.


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    LucyLoving

    Benvenuta su Endlos e nel Presidio Est!
    Come ti anticipavo in mp, non ho introdotto ancora il mio pg esplicitamente, per dare a Lynae un ruolo più da "protagonista" di questa che è la sua prima scena :)

    Quindi questo mio primo post è soprattutto un esercizio di creazione del paesaggio più bucolico che mi riuscisse :asd: Come intuirai, il villaggio in questione è il tuo: ho descritto un po' di più la strada su cui viaggiano i miei pg e l'imbocco del sentiero, per dargli una collocazione, ma lì mi sono fermato per non toglierti il gusto di descrivere questo angolo di Endlos che è solo tuo :sese:

    Ti lascio libera ora di scrivere quello che vuoi: se Lynae magari sta facendo una passeggiata, o leggendo, o occupandosi dei suoi impegni... Così poi nel prossimo avverrà l'incontro vero e proprio con Kyrill e Göstaff!

    Sono ben accetti sia i papiri sia i post più asciutti, se vuoi dilungarti sulla giornata di Lynae per immedesimarti bene e sviluppare il pg leggerò super volentieri, se invece vuoi concentrarti sulle azioni essenziali altrettanto bene, questo sta al tuo stile!

    Non sono uno staffer ma un semplice utente, però visto che è la tua prima scena se hai qualche domanda chiedi pure!



    Edited by T h e B a r d - 2/2/2021, 12:35
     
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    Il tiepido calore del sole e l'amabile pacatezza di quel pomeriggio
    sembravano chiamarla a sé e indurla a indugiare in un ozio placido e
    sereno, a godersi la luce calda che colorava la campagna di verdi
    intensi e di dorate distese.

    Combattuta come sempre tra piacere e dovere, Lynae si concesse di
    cedere al desiderio di prendere la via che conduceva ai campi, e non
    all'ospedale, una volta uscita dalla magione di famiglia. Salutati i
    fratelli e baciate le fronti delle sorelle, si allontanò promettendo
    di tornare prima che le nuvole in cielo si tingessero di rosa e
    viola. Pesca trottava ondeggiante al suo fianco, fedele compagno di
    passeggiate assolate, miagolando ogni tanto per farle alzare il naso
    dalla lettura, che già la intrappolava passo dopo passo.

    «Non aver timore, Pesca, resti il mio preferito.» lo rassicurò la ragazza,
    con un sorriso che da solo sarebbe stato capace di illuminare
    la vasta radura orientale.
    Il suo abito dalle tenui sfumature dell'azzurro quasi si confondeva con
    il cielo, rendendola parte di un paesaggio che neppure il più abile
    dei pittori avrebbe saputo trasporre su tela. La luce colpiva i prati
    dolcemente, risaltandone l'umida morbidezza, e faceva brillare le
    acque del ruscello che costeggiava la via, quasi fosse costellato di
    piccoli cristalli. Le colline che facevano da culla al villaggio non
    ospitavano altro suono se non quello del vento, che portava Lynae a
    sorridere e a sentire il proprio cuore leggero, come la discesa che
    percorreva a passo sicuro. Svelta scendeva senza alzare lo sguardo
    dal libro, muovendosi come chi conosce la via e la destinazione.

    «Senti qui», disse riferendosi al gatto, che volse il musino verso l'alto
    alle sue parole «Non temere, disse il cavaliere alla fanciulla
    tremante, tornerò da te e la mia è una promessa. Non versare
    lacrime poiché soltanto il tempo ci separa, e non il destino. Non è
    romantico?»
    Il gatto rispose con un miagolio accondiscendente ai sospiri della
    fanciulla, ben più interessato a rincorrere le farfalle che volavano
    tra i piccoli fiori bianchi costeggianti il sentiero.

    Sulle due sponde del viottolo serpeggiante si estendevano panorami
    che avrebbero fatto sentire ben accolto e in pace anche il più
    tormentato degli animi: da una parte, il ruscello e le colline
    ordinate in filari succosi, dall'altra profumi succulenti di frutta
    matura, che penzolava pigramente dai rami di alberi imbrigliati in
    lunghe file, che soltanto più avanti si confondevano in boschi dai
    doni selvatici.

    Era nell'amenità selvaggia di quella foresta libera, incolta eppure
    fiorente, che si dirigevano i passi di Lynae, allontanandola dal
    sentiero e avvicinandola alla via principale, al bivio che conduceva
    al villaggio, passando per i campi. Sotto i suoi piedi l'erba chinava
    lievemente il capo, mentre Lynae lo sollevava dalla lettura per
    ammirare finalmente lo spettacolo che la avvolgeva. Il vento giocava
    con i suoi capelli e con le sue vesti, ed ella decise di partecipare
    al suo gioco, seguendo la melodia con un canto privo di parole, ma
    dolce e spensierato.

    Poco più avanti, al bivio che conduceva verso Matafleur, lei stessa aveva
    fatto mettere indicazioni che invitassero chiunque ne avesse
    bisogno a deviare per trovare ristoro nell'ospedale che con forza e
    dedizione aveva tirato su dal nulla. Forse, più che dalle scritte
    accoglienti, i pellegrini quel pomeriggio sarebbero stati attirati
    dal canto di una sirena.

    La fanciulla si sedette infine all'ombra di un ciliegio in fiore,
    lasciando dietro di sé la scia del suo passaggio e l'eco di un canto
    incantevole, come la sua figura adagiata all'ombra.
    Prese il libro e lasciò che Pesca si raggomitolasse sul suo grembo,
    pronta a far parte di una giornata tranquilla, di quel dipinto
    estasiante dalle tinte tenui, mosse dal vento.


    Ti ringrazio per il tuo benvenuto, non avrebbe potuto essere migliore.
    Spero di avergli saputo rendere giustizia.
    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente
    mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano
    spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i
    sentimenti e le emozioni altrui.
     
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    « S
    ignorino… e se invece di cercare questo ospedale, che non sappiamo neppure quanto dista, ci sedessimo un attimo a riposare qui, senza lasciare la strada maestra? »
    « Coraggio Göstaff! Che fretta abbiamo? E poi è anche una scusa per cambiare paesaggio – lo esortò il cadetto, continuando a precederlo senza guardarlo – sono curioso di vedere come sono queste colline… »
    Il nobiluomo sospirò, ma non protestò oltre, riconoscendo nella voce del suo pupillo quel selvaggio entusiasmo che aveva ormai capito non avere il potere di imbrigliare, quando si risvegliava… né con le suppliche, né certamente con la sua supposta autorità di precettore.
    Il cielo sopra le loro teste era azzurrissimo, piccole nuvole bianche precedevano un fronte compatto in attesa oltre le colline, che la gentile brezza sembrava spingere piano incontro a loro.
    Göstaff camminava con un ramo d’albero che aveva avuto il vezzo di tagliare appena sbarcato dal traghetto, per darsi un’aria da pellegrino, e per cui Kyrill lo aveva preso in giro.
    In verità, il gentiluomo si era reso conto che quei momenti di desiderio per le cose della vita erano così infrequenti, nel ragazzo, che lo si sarebbe dovuto assecondare anche solo per delicatezza.
    Ormai viaggiavano insieme da quasi due mesi, condividendo camere d’albergo e alloggi di fortuna, in una sorta di simbiosi forzata. In quelle condizioni era difficile dissimulare l’un l’altro i propri stato d’animo… così il nobiluomo aveva iniziato ad intravvedere aspetti della personalità di Kiryll di cui non aveva avuto fino a prima alcun sospetto. I lampi di entusiasmo come quello erano rari, e in verità il cuore del ragazzo pareva molto più spesso vittima di una torbida apatia… apparentemente tanto inspiegabile e immotivata quanto i suoi attacchi di convulsioni. Il precettore aveva ora paura di scatenare per sbaglio una di quelle crisi di abbattimento tanto quanto l’aveva di vederlo cadere a terra con la schiuma alla bocca.
    Il ragazzo si immobilizzò all’improvviso, alzando un braccio per far cenno all’accompagnatore di fare altrettanto. In silenzio, gli indicò una macchia d’ombra poco distante dal sentiero, ma Göstaff non vedeva nulla…
    « E’ andato via… Hai visto che c’era un daino, o un capriolo? »
    « Mi dispiace, non ho visto nulla. Se vostra madre fosse stata più generosa con le candele quando mi attardavo fino a notte fonda a decifrare pergamene… »
    « Veramente quelle pergamene le decifravi per comporre la tua raccolta di fiabe! – ribatté Kiryll, dandogli una pacca allegra sul braccio. Si vedeva che la natura, o forse il clima stesso della Valle, lo metteva di buon umore – tienimi lo zaino che mi tolgo la camicia, sto morendo di caldo »
    « La mia raccolta di fiabe, che intendo dedicare a vostra madre, per assicurare a tutto il vostro casato un’imperitura memoria presso la Repubblica delle Lettere. Ma so bene che questo intento non è stato capito… » borbottò il nobiluomo, mentre gli reggeva la sacca.

    Così procedevano, pupillo e precettore, lasciandosi alle spalle la doppia fila di cipressi che li avrebbe condotti entro sera a Matafleur, ed inoltrandosi invece in quella verdeggiante regione di colline coltivate a frutteti, diretti verso un villaggio di cui supponevano l’esistenza e non conoscevano neppure il nome. Il maestro aveva le bianche maniche di camicia arrotolate, i fluenti capelli striati di grigio attaccati alle tempie, e l’occhio azzurro luminoso. Il ragazzo, invece, si era messo a torso nudo, esibendo la sua perlacea carnagione nordica, che non aveva avuto ancora modo di scurirsi nelle settimane trascorse fra le ombrose calli di Selowen.

    Non avevano lasciato il cammino maestro da più di mezz’ora, quando di nuovo il ragazzo si arrestò, stavolta non scrutando un luogo preciso, ma guardandosi attorno, come se cercasse di riconoscere la provenienza di un suono, o di un profumo. Ora però anche il precettore riconobbe subito ciò che aveva attirato l’attenzione del suo pupillo.
    « Dev’esserci un’altra di quelle statue cantanti, come quella all’inizio del sentiero… »
    « Hai visto che abbiamo fatto bene a lasciare la strada? – cercava di individuare la provenienza della musica, inclinando la testa, e godendo al tempo stesso del fresco alito che gli accarezzava i capelli ancora corti – Chissà quanti di quei resti ci sono da queste parti, fra i boschi… non sono una delle principali attrazioni della regione? »
    « Munimenta! A Matafleur c’è un intero museo con centinaia di esempl… »
    « Ma non è incredibilmente più bello scoprirli così, mezzi sepolti dall’edera? Vediamo che aspetto ha questo… Mi pare che il suono venga da questo frutteto… »
    E così dicendo il ragazzo lasciò il sentiero, imboccando la striscia d’erba fra due filari di albicocchi nodosi, in fondo ai quali si vedeva il verde più cupo e intrigante di un boschetto selvatico, di noccioli e ciliegi; senza accorgersi dell’impercettibile traccia lasciata poco prima sul manto erboso da un altro passaggio.
    Göstaff gli andò dietro. Anche lui in verità, e forse ancor di più del ragazzo, era incantato dal brivido di scoprire quelle antiche reliquie in mezzo alla verdura dell’Est.


    Info
    Eccoci qua! Lascio di nuovo a te l'iniziativa :flwr: Kyrill e Göstaff ti stanno venendo incontro senza averti notata.


    « Parlato di Kiryll » « Parlato di Göstaff »


    Poteri passivi rilevanti:
    Aura misterica - A prima vista Kiryll è un ragazzo assolutamente normale, per niente impressionante. Un viso che non si è ancora lasciato del tutto alle spalle i tratti infantili dell'adolescenza, occhi calmi, barba rasata. Atteggiamento quieto, più incline al silenzio che alla spacconeria. Fisico robusto da spadaccino, ma non un colosso.
    Eppure, la maggior parte delle persone che entrano in contatto con lui non possono fare a meno di sentirsi a disagio. C'è qualcosa in questo ragazzo che ha fatto rizzare i peli a più di un guerriero stagionato del Nord. Niente di spiegabile, niente a che vedere con un'ipotetica "calma inquietante" o "sguardo che mette a disagio". È più una sensazione animale, come se l'istinto mettesse in guardia da qualcosa di invisibile. Più di una volta il ragazzo ha scoperto con sua stessa sorpresa di poter intimidire qualcuno per convincerlo ad assecondare la sua volontà, anche se non se lo sarebbe mai aspettato. In combattimento i suoi avversari sono sempre sulle spine, nervosi, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all'altro. E questo non aiuta a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo.
    [Passiva di Malia; 5 pt]


     
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    on è forse sublime il ricordo, quando nient'altro ci resta?» così leggeva la fanciulla al gatto già dormiente. «Come un'ombra fresca e avvolgente in un pomeriggio estivo, che culla in un limbo di lieve sollievo, alleggerendo l'animo fintanto che permane.»
    Alzò gli occhi al cielo, oltre il mare di fiori rosati, cercando ben oltre le candide nubi qualcuno che le mancava da tempo. Non impedì a una lacrima di solcarle il viso, ma il vento la spazzò via in fretta, concedendole che si andasse a infrangere in un malinconico ma sincero sorriso. Chiuse il libro e lo poggiò al suo fianco sull'erba, abbandonando poi la nuca sul tronco dell'albero. Lasciò che i suoi pensieri vagassero verso lidi lontani, quasi assopita in quel tepore silenzioso.

    Stava quasi per intonare un'altra delle sue melodie, quando uno scatto di Pesca la mise in allerta. Il gattino balzò via dal suo grembo e rapidamente salì sul ciliegio, spaventato da qualcosa che ancora lei non riusciva a scorgere. Si alzò a sua volta e cercò intorno a sé il motivo di una tale repentina interruzione della quiete.

    Lo vide arrivare, il torso nudo talmente latteo da essere quasi abbagliante, e sentì chiaramente le sue guance colorirsi. Non avrebbe saputo dire se il colpevole fosse la sua parziale nudità oppure l'euforia eclatante nei suoi movimenti, ma si sentì vagamente a disagio.
    La timidezza l'avrebbe spinta a rimanere nascosta, proprio come Pesca, vicino all'albero, ma dietro quel ragazzo avanzava un uomo certamente più anziano, che appoggiandosi a un bastone la fece subito pensare a una persona bisognosa di ristoro.

    Fu così che si fece avanti, uscendo alla luce del sole, sospinta più dal buon cuore dell'accoglienza che da un vero e proprio coraggio.

    «Buon pomeriggio a voi» disse con voce quasi impercettibile, prima di alzarla leggermente «vi siete persi...?» azzardò.
    Nessuno andava mai in quel frutteto abbandonato, isolato e selvaggio.
    Adesso avrebbe dovuto rivedere questa sua certezza.

    Sorrise, poi, e attese di conoscere la loro storia.

    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente
    mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano
    spesso sguardi ammirati su di lei (malia passiva)
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i
    sentimenti e le emozioni altrui (empatia)
    P.S.: prima o poi imparerò anche ad editare tutto per bene X)
     
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    entre avanzava a passo deciso verso il punto in cui il frutteto si confondeva con la macchia selvatica, a Kiryll parve di udire il fruscio di qualcosa che fuggiva in cima ad un albero. Un altro animale selvatico disturbato dal loro passaggio...
    Rallentò. Distratto nel cercare un movimento in alto fra le foglie, non vide subito la figura che emergeva dalla penombra nel sole del filare, finché questa non si delineò chiaramente fra i due ultimi albicocchi.
    « Göstaff… tu la senti ancora la musica? Io non più… »
    Quando la vide, apparizione assolutamente inaspettata, lì in mezzo al verde, fuori dal sentiero, si immobilizzò come uno che si accorga all’ultimo momento di stare per posare il piede su una vipera tra l’erba, e rimase a bocca aperta. Doveva avere un’aria un po’ stupida. Il precettore, che camminava dietro di lui, dovette arrivargli di fianco per vedere a sua volta la ragazza comparsa così all’improvviso in fondo al frutteto.
    « Mais ce n'est pas une sculpture! C'est une jeune fille vivante! » esclamò il gentiluomo, con una nota di divertita sorpresa.
    Il suono della voce del suo maestro riscosse il ragazzo, che chiuse la bocca solo per iniziare a boffonchiare qualcosa, in imbarazzo. Si sfilò lo zaino dalle spalle e lo lasciò sull’erba, affrettandosi a rimettersi la camicia. I costumi di Najaza non erano certo rilassati: quella era la prima volta in vita sua che una persona dell’altro sesso che non fosse sua madre o una cameriera lo vedeva a torso nudo. Intento a rivestirsi, non si accorse che la sconosciuta sembrava a disagio quanto lui.
    Le prime parole che pronunciò non furono udite né dal cadetto né dal precettore.
    « Perdonate la nostra tenuta da campagna! – vociò urbanamente il maturo nobiluomo, risparmiando a Kiryll la difficoltà di trovare qualcosa da dire in quella situazione inaspettata. Era, in fondo, il suo ruolo – ma non ci aspettavamo di incontrare anima viva da queste parti. Meno che mai un’elegante fanciulla come voi! – avanzò di un passo, abbozzando un inchino degno di una corte, e accompagnando la lusinga con un sorriso affascinante sotto i baffi non più biondi – Dobbiamo sembrarvi due autentici tangheri »
    Kiryll, rivestitosi, indagò il volto della fanciulla, e la trovò assai graziosa.
    Forse per il fatto che non l’aveva ancora sentita parlare, ma la vedeva solo così leggiadra, vestita di un elegante abito azzurro, apparsa per incanto dalla verzura, gliene venne una forte emozione, come se si trovasse di fronte ad un’apparizione incantata. Anche nella voce del precettore, che affettava la sua solita garbatezza, gli parve di riconoscere un’incrinatura, come se l’uomo si fosse accorto a mezzo inchino di non starsi rivolgendo ad una qualunque fanciulla.
    Gli si rizzarono addirittura i capelli sulla nuca... Non sarebbe stata neppure la prima volta, dall’inizio del viaggio, che si imbattevano in un essere soprannaturale. Viste le esperienze, al cadetto venne quasi naturale il dubbio di non aver forse scoperto anche ora qualche specie di fata o di ninfa dell’Est.
    « Vi siete persi...? »
    Stavolta la voce della sconosciuta fu abbastanza forte da potersi sentire. L’incertezza che tradiva, e il timido sorriso che seguì, fugarono i primi sospetti del ragazzo: non era quello il tono con cui si immaginava che una ninfa avrebbe posto la stessa domanda. Tuttavia la sensazione di sentirsi come abbagliato non si affievolì.
    « No… ci pareva di aver sentito una musica, credevamo di trovare una di quelle statue cantanti… » Non seppe cos’altro aggiungere, e rimase in silenzio. Di nuovo lo salvò Göstaff: « Ehm… – si schiarì la voce – stavamo seguendo il sentiero in direzione dell’ospedale, siamo in cammino da stamattina verso Matafleur e speravamo di poter fare tappa per stanotte. Sapete se dista ancora molto? – poi, tradendo sempre più visibilmente anche il suo turbamento – Ma non so cosa mi succede, dimenticavo di presentarci! Il mio compagno è il nobile Kiryll Gyllenstierna, di Najaza, ed io il suo maestro Göstaff von Aspendag. E… il vostro nome, se non sono indiscreto, signorina? »


    Info
    Non preoccuparti, io ci ho messo solamente dieci anni a raggiungere questo molto essenziale livello di formattazione dei post :asd:



    « Parlato di Kiryll » « Parlato di Göstaff »


    Poteri passivi rilevanti:
    Aura misterica - A prima vista Kiryll è un ragazzo assolutamente normale, per niente impressionante. Un viso che non si è ancora lasciato del tutto alle spalle i tratti infantili dell'adolescenza, occhi calmi, barba rasata. Atteggiamento quieto, più incline al silenzio che alla spacconeria. Fisico robusto da spadaccino, ma non un colosso.
    Eppure, la maggior parte delle persone che entrano in contatto con lui non possono fare a meno di sentirsi a disagio. C'è qualcosa in questo ragazzo che ha fatto rizzare i peli a più di un guerriero stagionato del Nord. Niente di spiegabile, niente a che vedere con un'ipotetica "calma inquietante" o "sguardo che mette a disagio". È più una sensazione animale, come se l'istinto mettesse in guardia da qualcosa di invisibile. Più di una volta il ragazzo ha scoperto con sua stessa sorpresa di poter intimidire qualcuno per convincerlo ad assecondare la sua volontà, anche se non se lo sarebbe mai aspettato. In combattimento i suoi avversari sono sempre sulle spine, nervosi, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all'altro. E questo non aiuta a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo.
    [Passiva di Malia; 5 pt]


     
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    ynae osservò i movimenti del ragazzo con una malcelata ed ingenua curiosità: lo metteva forse in imbarazzo, con la sua presenza e il suo sguardo? Lo aveva forse colto in fallo?
    Guardò altrove, posando gli occhi sul verde dell'erba, incerta su quando sollevarli di nuovo.

    Non era la prima volta che la sua figura veniva ammirata e, con ogni probabilità, non sarebbe stata l'ultima, ma la riservatezza del suo spirito cozzava con la natura del suo aspetto: come un tramonto, affascinante nel suo essere più intimo, alla vista di chi rimaneva abbagliato... arrossiva. C'era poi qualcosa nei loro modi e nelle loro sembianze che tradiva un'origine tanto lontana quanto importante, che la faceva sentire vagamente in soggezione. I complimenti che l'uomo le riservava e il garbo con cui erano pronunciati non potevano certo appartenere a un contadino, o a un qualunque viandante. Tutto potevano apparire ai suoi occhi, tranne che due zotici trasandati.

    Eppure, dentro di sé, la curiosità ardeva e la voglia di sollevare lo sguardo era tanta.
    Trovò il coraggio di parlare ancora ed ebbe risposta.

    « No… ci pareva di aver sentito una musica, credevamo di trovare una di quelle statue cantanti… »
    Parole simili le fecero spuntare un sorriso divertito sulle labbra: essere scambiata per qualcosa di così ameno e così fatato era una vera e propria lusinga, ma anche indicibilmente buffo.

    « Ehm… – si schiarì la voce – stavamo seguendo il sentiero in direzione dell’ospedale, siamo in cammino da stamattina verso Matafleur e speravamo di poter fare tappa per stanotte. Sapete se dista ancora molto?»
    Furono queste parole, infine, ad indurla a osservare di nuovo quelli che già considerava i suoi graditi ospiti e a permetterle di non perdere troppo animo a seguito delle presentazioni: dei nobiluomini!
    Non ne fu stupita, ma sperò di riuscire a contenere l'entusiasmo al meglio. Chissà se il suo semplice ospedale sarebbe stato alla loro altezza...

    « Najaza... - disse, dando voce a un pensiero - ho solo sentito parlare della Capitale volante del Nord. Il vostro viaggio è stato lungo e siete certamente i benvenuti. Il mio nome è Lynae Renehan e sarò ben lieta di accogliervi nel nostro ospedale.»
    La modestia e la verità dei fatti la portarono ad utilizzare il plurale: senza l'aiuto dell'intero villaggio, quel luogo non si sarebbe eretto con le sue sole forze.
    « Se lo vorrete, anzi, sarò felice di accompagnarvici io stessa. Non è a più di mezz'ora di cammino, meno se il vostro passo è spedito. Ma in un pomeriggio come questo e in presenza di nuove conoscenze, non trovo motivo per affrettarsi se non quello di garantirvi un pronto ristoro.»
    Sorrise di nuovo, con calore, cercando di cacciare via ogni disagio o brivido lungo la schiena.
    Non era che un ragazzo, dalle sembianze anche piuttosto comuni. Non vi era motivo di indugiare così tanto su quella prima impressione.

    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente
    mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano
    spesso sguardi ammirati su di lei (malia passiva)
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i
    sentimenti e le emozioni altrui (empatia)
     
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    iryll continuava ad osservare con curiosità la fisionomia della ragazza uscita dal bosco. Ora che il primo stupore per la sua comparsa andava svanendo, il ragazzo iniziava a domandarsi cosa ci facesse lì, e da dove venisse. Sembrava uscita da una fiaba, con quei begli abiti e la delicata figura. Qualcosa la fece sorridere, e il cadetto si scoprì turbato dalla dolcezza che fiorì sul viso della sconosciuta.
    « Najaza... – mormorò, come in cerca di un ricordo della scuola – ho solo sentito parlare della Capitale volante del Nord. Il vostro viaggio è stato lungo e siete certamente i benvenuti. Il mio nome è Lynae Renehan e sarò ben lieta di accogliervi nel nostro ospedale »
    « Un nome leggiadro! – commentò il più maturo dei due, sorridendole – E che bella notizia, che siate della gente che cura l’ospedale »
    « Se lo vorrete, anzi, sarò felice di accompagnarvici io stessa – sembrava prendere confidenza parlando. La sua voce si fece più piena, la sua espressione più calda di confidenza – Non è a più di mezz'ora di cammino, meno se il vostro passo è spedito. Ma in un pomeriggio come questo e in presenza di nuove conoscenze, non trovo motivo per affrettarsi se non quello di garantirvi un pronto ristoro »
    Cadetto e precettore non poterono impedirsi di ricambiare il sorriso della fanciulla.
    « Parole davvero sensate » approvò Göstaff.
    « Veniamo da Najaza, è vero – intervenne Kiryll – ma abbiamo passato gli ultimi giorni a navigare comodamente su un battello fluviale. Non siamo affatto stanchi, anzi ci stavamo godendo la passeggiata… – esitò, perché non era costume del Nord parlare di cose come la bellezza della natura – è… una zona molto amena » concluse, accennando alle albicocche mature e all’erba verdissima.
    « Allora volete precederci? Ho la sensazione che il pomeriggio sarà ancora più gradevole da qui in avanti »
    I due lasciarono che la ragazza li guidasse fuori dal frutteto e di nuovo sul sentiero. Un paio di bianche farfalle cavolaie passarono di lì palpitando a mezz’aria, macchie di colore danzanti. L’ombra di una nuvola scivolò sul tratturo, e per un attimo la brezza si fece più fresca.
    Il ragazzo non poteva che essere d’accordo col suo maestro… Che incontro, quel pomeriggio!
    Più Kiryll la osservava più ne doveva ammettere la bellezza, eppure dalla mitezza con cui si rivolgeva loro sembrava che la fanciulla ignorasse il proprio fascino. Di nuovo, sembrava uscita da una fiaba. Conoscendo la sensibilità del suo precettore, il cadetto era sicuro che Göstaff ne fosse incantato.
    Doveva avere pressappoco la sua età, decise, forse appena più giovane.
    « Come si chiama il villaggio? » domandò, senza trovare altro modo di iniziare la conversazione.


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    « Parlato di Kiryll » « Parlato di Göstaff »


    Poteri passivi rilevanti:
    Aura misterica - A prima vista Kiryll è un ragazzo assolutamente normale, per niente impressionante. Un viso che non si è ancora lasciato del tutto alle spalle i tratti infantili dell'adolescenza, occhi calmi, barba rasata. Atteggiamento quieto, più incline al silenzio che alla spacconeria. Fisico robusto da spadaccino, ma non un colosso.
    Eppure, la maggior parte delle persone che entrano in contatto con lui non possono fare a meno di sentirsi a disagio. C'è qualcosa in questo ragazzo che ha fatto rizzare i peli a più di un guerriero stagionato del Nord. Niente di spiegabile, niente a che vedere con un'ipotetica "calma inquietante" o "sguardo che mette a disagio". È più una sensazione animale, come se l'istinto mettesse in guardia da qualcosa di invisibile. Più di una volta il ragazzo ha scoperto con sua stessa sorpresa di poter intimidire qualcuno per convincerlo ad assecondare la sua volontà, anche se non se lo sarebbe mai aspettato. In combattimento i suoi avversari sono sempre sulle spine, nervosi, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all'altro. E questo non aiuta a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo.
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    « C
    ome si chiama il villaggio?
    »
    « Elterhal - rispose - non vi sono molti abitanti, ma sono tutte brave persone.»
    Nel suo tono non vi era una falsa lusinga, il complimento era dei più sinceri.
    Fece per avvicinarsi a loro per poi ritornare sui suoi passi, verso il villaggio, ma si fermò quasi subito.
    « Vogliate scusarmi soltanto un istante, ho dimenticato il mio libro!» rise appena di se stessa, tornando sotto il ciliegio senza impedire loro di seguirla, se lo avessero desiderato.

    Il libro giaceva abbandonato sull'erba, tenuto a fedele guardia da un gatto dai caldi colori arancioni, quasi rosati, che la guardava come fosse esso stesso offeso di essere stato lasciato indietro.
    « Eccoti qui, Pesca! Sei riuscito a scendere da solo, che bravo!» a dimostrare l'inconsistenza della rabbia felina, bastò questo gentile complimento per farlo tornare a far le fusa. Ciò nonostante, si teneva alla larga dai nuovi venuti e ben stretto alle gonne della padroncina.

    Lynae si chinò a raccogliere il libro, per poi tirarsi su con un leggero sospiro. La luce più tenue dell'ombra faceva assumere ai suoi occhi chiari una colorazione più simile al lilla, e lei non sapeva distoglierli dai due viaggiatori. Tradiva un'emozione quasi infantile, come chi si trova di fronte a qualcosa di ignoto, a un dono confezionato sapientemente che quasi spiace di aprire.

    « Ho sempre ammirato chi come voi intraprende lunghi viaggi, chissà quante storie avrete da raccontare!» la sua voce dava forza a parole che volevano essere gentili, impedendo loro di risultare vane e dettate dalle circostanze.

    Nel parlare, si mise lentamente in cammino, come volesse far guadagnare a quella passeggiata il più tempo possibile. Il sole oziava pigramente dietro nuvole che annunciavano una serata fresca, dopo un tramonto dai colori vibranti. Gli alberi garantivano una piacevole frescura e la brezza smuoveva i più dolci profumi.
    Lynae proseguiva attraverso i frutteti fin verso la via che, in leggera salita, avrebbe costeggiato il ruscello passando prima nei pressi della sua dimora, leggermente isolata dal resto delle abitazioni, e poi del piccolo villaggio di Elterhal, sede dell'ospedale.
    Ella camminava stringendo il libro al petto, senza però coprirne del tutto la copertina. Si sarebbe detto un libro di fiabe o di leggende cavalleresche, forse. Di sicuro un volume molto ben rilegato e che tradiva un contenuto dai toni romantici.

    « Che cosa vi ha spinto a mettervi in cammino, se posso chiedere?»
    Si rivolgeva ad entrambi con la sua domanda, ma la riservatezza del giovane - così affine alla propria - le fece pensare che sarebbe stato il suo precettore a darle risposta.

    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente
    mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano
    spesso sguardi ammirati su di lei (malia passiva)
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i
    sentimenti e le emozioni altrui (empatia)
     
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    l gatto li seguiva a una certa distanza. La macchia di pelo aranciato che procedeva ora trotterellando sul sentiero, ora a balzelloni fra l’erba, completava l’ameno quadro della passeggiata. A volte si attardava, cercando di catturare qualche grillo invisibile, e poi scattava di corsa per raggiungere la padrona e i due sconosciuti.
    Kiryll ricordava come da bambino gli dispiacesse che visibilmente gli animali non amassero la sua compagnia… ma col tempo l’abitudine era mutata in indifferenza. Anche per questo preferiva le bestie selvatiche: almeno loro non facevano preferenze, nella loro diffidenza verso l’intero genere umano.
    Al contrario del felino, la ragazza sembrava a suo agio assieme a loro.
    « Ho sempre ammirato chi come voi intraprende lunghi viaggi, chissà quante storie avrete da raccontare! – Lo stesso commento, che in un qualunque salotto sarebbe stato solo una vuota affettazione, fatto da lei aveva il sapore inconsueto della spontaneità – Che cosa vi ha spinto a mettervi in cammino, se posso chiedere? »
    Normalmente Kiryll si sarebbe schermito, accennando solo vagamente al suo Grand Tour, riconoscendo benissimo che l’altro non desiderava davvero conoscere i fatti loro. La domanda di Lynae, invece, suonava così autentica che sia lui che Göstaff si sentirono invogliati a raccontare per bene, forse per la prima volta da quando erano partiti, il loro viaggio che durava ormai da mesi. Fu il ragazzo a cominciare:
    « È consuetudine a Najaza che quando un cadetto completa l’Accademia militare faccia un tour fuori dal Presidio, prima di occupare definitivamente il suo posto in società »
    « Una consuetudine ormai invero passata di moda – intervenne il precettore – ai miei tempi, gruppi di più di una dozzina fra rampolli ed accompagnatori partivano assieme da Najaza, affittando solo per sé intere locande al loro passaggio, e senza tornare prima di due anni. Quelli erano i tempi d’oro del Grand Tour... I genitori erano generosi con i denari, a cena si svuotavano le cantine delle osterie, e non una volta al mese, ma ogni sera! Per non parlare di cosa accadeva quando si raggiungeva qualche città importante – Il tono del maturo gentiluomo si era fatto sognante, ed il suo sguardo si perse un attimo a mezz’aria, catturato dal riaffiorare dei ricordi – Oggi, come potete vedere – riprese, e face un gesto con la mano ad indicare sé ed il giovane Gyllenstierna – non capita più che si formino simili brigate. Alla fine dell’Accademia ci si domanda “Ma che senso avrà poi davvero questo viaggio?” “Voglio davvero sprecare un anno prezioso, ora che sono pronto a metter mano agli affari del Presidio?”, e così la maggior parte dei giovani decide di non partire affatto »
    Kiryll stava per riprendere la parola, per dire che lui aveva voluto andarsene ugualmente perché… ma quello sarebbe stato un discorso davvero troppo personale, per il suo nordico senso della riservatezza. Afferrò distrattamente un filo d’erba, ed iniziò a masticarlo, poi dopo una pausa iniziò a riassumere il loro itinerario, occhieggiando di quando in quando la loro accompagnatrice per accertarsi di non annoiarla:
    « Abbiamo attraversato tutto il territorio del Presidio Nord, che non ha nulla a che vedere con queste contrade… su da noi, Najaza è praticamente l’unica città vera e propria, e al suolo ci sono solo villaggi inospitali e locande fortificate – non si dilungò sulle asprezze della traversata dell’Etlerth… gli sarebbe sembrato di vantarsi di chissà quale impresa – Poi abbiamo valicato i Monti Shea, ed è stato meraviglioso trovare, sull’altro versante, questa vostra eterna primavera. Finora abbiamo visitato soltanto Selowen, ci siamo fermati alcune settimane per il Carnevale, e qualche giorno fa abbiamo lasciato la Laguna a bordo di un battello che ha disceso il fiume fino a qui »
    « La prossima tappa è Matafleur, naturalmente. La città dei fiori! Il Festival della birra dovrebbe essere appena iniziato. L’itinerario vuole che Lafiel venga lasciata per il ritorno, in modo da passarci in tempo per l’apertura dei teatri »
    Oltre una china del sentiero apparve per un attimo in lontananza la sagoma di una casa campestre, subito scomparsa di nuovo dietro un boschetto. Davvero il villaggio non doveva essere così lontano. La passeggiata non sarebbe durata ancora a lungo. Il pomeriggio iniziava impercettibilmente ad avvicinarsi alla sera: i colori del tramonto erano ancora lontani, ma qualcosa nell’aria faceva intuire che il cuore del giorno era ormai alle spalle.
    « E… – il cadetto esitò, non sapendo con quanta confidenza doveva rivolgersi alla fanciulla – e voi? Conosciamo solo il vostro nome. Siete nata e cresciuta da queste parti? »

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    « Parlato di Kiryll » « Parlato di Göstaff »

    Poteri passivi rilevanti:
    Aura misterica - A prima vista Kiryll è un ragazzo assolutamente normale, per niente impressionante. Un viso che non si è ancora lasciato del tutto alle spalle i tratti infantili dell'adolescenza, occhi calmi, barba rasata. Atteggiamento quieto, più incline al silenzio che alla spacconeria. Fisico robusto da spadaccino, ma non un colosso.
    Eppure, la maggior parte delle persone che entrano in contatto con lui non possono fare a meno di sentirsi a disagio. C'è qualcosa in questo ragazzo che ha fatto rizzare i peli a più di un guerriero stagionato del Nord. Niente di spiegabile, niente a che vedere con un'ipotetica "calma inquietante" o "sguardo che mette a disagio". È più una sensazione animale, come se l'istinto mettesse in guardia da qualcosa di invisibile. Più di una volta il ragazzo ha scoperto con sua stessa sorpresa di poter intimidire qualcuno per convincerlo ad assecondare la sua volontà, anche se non se lo sarebbe mai aspettato. In combattimento i suoi avversari sono sempre sulle spine, nervosi, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all'altro. E questo non aiuta a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo.
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    Erano anni che Lynae non si sentiva così piena di vita e di voglia di avventure. I due forestieri avevano portato venti di freschezza e di novità, nulla nelle loro descrizioni poteva annoiarla. Sarebbe forse apparsa come una bambina davanti al focolare, intenta ad ascoltare racconti di terre lontane e tempi perduti, ma non le importava di risultare infantile ai loro occhi.
    « È consuetudine a Najaza che quando un cadetto completa l’Accademia militare faccia un tour fuori dal Presidio, prima di occupare definitivamente il suo posto in società »
    Non conosceva tale usanza e non mancò di mostrarsi affascinata dalla successiva nostalgica spiegazione di Göstaff: avrebbe volentieri visto e vissuto quei momenti andati, ma si chiedeva se forse non ci fosse un tesoro più prezioso nell'attuale quiete.

    « Abbiamo attraversato tutto il territorio del Presidio Nord, che non ha nulla a che vedere con queste contrade… su da noi, Najaza è praticamente l’unica città vera e propria, e al suolo ci sono solo villaggi inospitali e locande fortificate – continuò Kiryll, lasciandola piacevolmente stupita di questa ritrovata eloquenza – Poi abbiamo valicato i Monti Shea, ed è stato meraviglioso trovare, sull’altro versante, questa vostra eterna primavera. Finora abbiamo visitato soltanto Selowen, ci siamo fermati alcune settimane per il Carnevale, e qualche giorno fa abbiamo lasciato la Laguna a bordo di un battello che ha disceso il fiume fino a qui »
    Lynae si riscoprì a pensare che li avrebbe ascoltati per ore senza sentirsi mai stanca e, nel loro continuare la narrazione, sperava che questo suo sentimento fosse trasparente e cristallino sul suo volto.

    « E… – Kiryll esitò, forse temendo di metterla in imbarazzo – e voi? Conosciamo solo il vostro nome. Siete nata e cresciuta da queste parti? »
    Lynae annuì:
    « Conoscete molto di più voi del mondo, e del Presidio Orientale, di quanto io non abbia mai avuto opportunità... o forse volontà di fare. Non che mi manchi il coraggio, ma forse potrebbe mancarmi il motivo: vedete, qui ho le mie radici, la mia famiglia, la mia casa... è quella lassù, vedete?»
    La indicò senza pensarci troppo su, mostrando una spontanea fiducia: era una dimora che tradiva dimensioni non troppo modeste, adatta a una famiglia sia agiata che numerosa, circondata da un boschetto e da terreni ben tenuti e coltivati. Da quella direzione sembravano arrivare risate infantili e i suoni tipici dei giochi dei bambini.
    «La mia è una vita semplice e a tratti monotona, ma non riesco a conoscere la noia con quattro fratelli più piccoli, per non contare il daffare che ogni giorno si accumula all'ospedale! - rise appena - le mie avventure sono meno pericolose ed emozionanti, sebbene ne viva di molto più intrepide nella lettura o nella fantasia. Ad esempio, so che un giorno assisterò al Flos Duellatorum... mi manca solo la spinta che mi porti a mettermi in cammino. Per il momento, mi limito ad accogliere chi come voi l'ha già trovata.»
    Forse avrebbe voluto parlare di quando da ragazzina si sentiva molto più spericolata e sognava di esplorare il mondo con chi l'aveva lasciata, ma il timore di appesantire una conversazione piacevole la frenò.

    Svoltata l'ultima curva, poi, il villaggio faceva bella mostra di sé nella luce ormai dorata del sole. Un insieme di abitazioni sorte attorno a una piazza principale, dotata di un grazioso pozzo pubblico. In molti stavano rientrando dai campi e percorrevano la stessa strada della piccola compagnia.

    «Guarda, c'è il Fiore Blu - disse qualcuno - chi saranno gli altri due?»
    «Sembrano stranieri - rispose un altro - forse la nostra piccola Luce ha trovato qualcun altro da riscaldare!»
    Non vi era ironia né astio nelle loro parole, anzi era evidente una sorta di ammirazione, quasi di riverenza nei confronti di Lynae.
    «Buona sera!» salutarono educatamente al passaggio, senza voler interrompere né la conversazione né il passo svelto che li conduceva a casa dopo una giornata di fatiche.

    «Benvenuti a Elterhal - disse infine Lynae, soffermandosi appena ad ammirare il suo amato villaggio tingersi di colori caldi, dorati e ambrati - possa la vostra permanenza essere lunga e piacevole».
    Fece una breve pausa e poi si rivolse direttamente ai suoi ospiti, cercando il loro sguardo.
    «Venite, l'Ospedale è da questa parte!»

    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente
    mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano
    spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i
    sentimenti e le emozioni altrui.
     
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    l sentiero si era fatto abbastanza largo da permettere ai tre di passeggiare fianco a fianco, per meglio conversare. Sulla dura terra del tratturo si distinguevano impronte di animali: probabilmente era per di lì che passavano i custodi delle mandrie di porci o di mucche quando all’alba li conducevano al pascolo. Ma aveva piovuto abbastanza tempo fa perché non ci fosse alcuna traccia di fango.
    Göstaff scandiva il rimo dei suoi passi con il bastone di legno fresco, Kyrill teneva una mano appoggiata al pomo della spada che gli pendeva in vita, e Lynae stringeva graziosamente al petto un bel tomo rilegato, a cui il precettore aveva già lanciato un paio di occhiate incuriosite.
    Coppie di rondini eseguivano le loro acrobazie prendendo di mira invisibili sciami di moscerini.
    La scena, vista da fuori, doveva sembrare irrealmente perfetta.
    La fanciulla aveva ascoltato i due viaggiatori con attenzione, con un trasporto di cui il cadetto non poteva dubitare. Il fascino genuino con cui la ragazza sorrideva in rimando alle loro parole lo lusingava, e gliela rendeva simpatica. Si scoprì insolitamente rilassato e a suo agio, e si rese conto che avrebbe potuto continuare così ancora a lungo. Una bella sensazione di pace e calore gli si espanse nel petto.
    « Conoscete molto di più voi del mondo, e del Presidio Orientale, di quanto io non abbia mai avuto opportunità... o forse volontà di fare – commentò, alla fine, Lynae – Non che mi manchi il coraggio, ma forse potrebbe mancarmi il motivo: vedete, qui ho le mie radici, la mia famiglia, la mia casa... è quella lassù, vedete? »
    Kiryll seguì con lo sguardo la bella mano con cui la ragazza indicava davanti a loro, vedendo di nuovo la casa solitaria apparsa poco prima. Poi annuì, rivolgendole un sorriso con cui sperava di dimostrare che non si sentiva migliore di lei per il fatto che non avesse mai viaggiato. Lui stesso, fino a due mesi prima, non aveva mai lasciato Najaza.
    « Sì… capisco quello che intendi »
    Lo capiva davvero, sebbene per lui le cose fossero piuttosto diverse. Anche lui avrebbe desiderato una casa da cui non provare il bisogno di fuggire… E invece il solo fugace pensiero che, a un certo punto, oltre i lunghi e nebulosi mesi carichi di promesse che si stendevano ancora vergini davanti ai suoi passi, avrebbe dovuto far ritorno a Najaza, gli inghiottiva l’animo.
    Eppure… al tempo stesso, in un recesso del suo cuore, sentiva che non avrebbe mai potuto sentirsi davvero al proprio posto, altrove che nel freddo palazzo dei Gyllenstierna. Come una pianta nata e cresciuta su una roccia inospitale, che non si potesse ormai trapiantare altrove. Anche a Selowen… aveva amato le luci delle finestre riflesse la notte sull’acqua, e i ripidi ponti a schiena di mulo, e le grida degli uccelli acquatici al mattino… e tuttavia aveva sempre avvertito un diaframma sottile ma insuperabile che lo divideva dalla città.
    « La mia è una vita semplice e a tratti monotona – continuò la fanciulla – ma non riesco a conoscere la noia con quattro fratelli più piccoli, per non contare il daffare che ogni giorno si accumula all'ospedale! – rise fra sé, graziosamente – le mie avventure sono meno pericolose ed emozionanti, sebbene ne viva di molto più intrepide nella lettura o nella fantasia. Ad esempio, so che un giorno assisterò al Flos Duellatorum... mi manca solo la spinta che mi porti a mettermi in cammino. Per il momento, mi limito ad accogliere chi come voi l'ha già trovata »
    Ah… dunque la ragazza non lo aveva chiamato “il nostro ospedale” solo perché apparteneva al suo villaggio. Gli piacque l’idea che non avrebbero dovuto salutarsi alle porte dell’ospedale.
    « Mia cara, non dovete farvi un’idea troppo idilliaca del nostro viaggio – intervenne Göstaff – vi assicuro che mentre tentavo di prender sonno in certe locande lungo i cammino, avrei desiderato che quell’alloggio non fosse toccato a me, bensì all’eroe di un romance! »
    In quella, gli giunsero da dietro le spalle alcune voci. Voltatosi, Kyrill vide un gruppo di uomini che a passo spedito percorreva il loro stesso sentiero, attrezzi in spalla. Dovevano essere abitanti del villaggio che tornavano dalla giornata di lavoro. Quando quelli li ebbero raggiunti e superati, rivolgendo loro un cordiale saluto, al cadetto parve che chiamassero la loro accompagnatrice “fiore blu”. Il suo soprannome?
    Ricordi di poesie che Göstaff gli leggeva da ragazzino gli riaffiorarono alla memoria, senza che le potesse afferrare precisamente… si ripromise di chiederne all’antico maestro, più tardi.
    In ogni caso, gli parve che l’appellativo si addicesse bene alla fanciulla che avevano trovato fra il sole e l’ombra della campagna.

    In breve, un’ultima curva del tratturo dischiuse alla loro vista il borgo di Elterhal. Le case erano tutte di un color crema reso dorato dalla luce dell’ultimo pomeriggio, che inondava in pieno il piccolo abitato.
    Stupendo! Kiryll non aveva mai visto tinte così armoniose. E, tuttavia, quella bellissima vista significava che la passeggiata era già finita… come sapeva fuggire, certe volte, il tempo.
    « Mi pare di ricordare – iniziò Göstaff, che ricordava benissimo e che adorava far sfoggio della sua enciclopedica erudizione – che la regione è ricca di tufo bianco. In effetti, queste dolci colline erano tutte, anticamente, dei vulcani. Anche a questo è dovuta l’eccezionale abbondanza dei raccolti. Ed il tufo è un materiale molto morbido, poroso, facilmente lavorabile, con cui si costruiscono case asciutte e salubri »
    Kiryll annuì al maestro per un vecchio automatismo, mentre Lynae non sembrava aver neppure ascoltato il nobiluomo che le spiegava le proprietà delle mura entro cui aveva passato la vita. Sembrava rapita dalla contemplazione del suo villaggio, su cui aveva visto tramontare già infinite volte il sole. Negli occhi della ragazza, il cadetto riconobbe la conferma delle sue parole di poco prima.
    « Benvenuti a Elterhal, possa la vostra permanenza essere lunga e piacevole – si riscosse infine – Venite, l'Ospedale è da questa parte! »
    Al cadetto non sembrò sgradevole, in quel momento, la prospettiva di una permanenza lunga e piacevole presso il villaggio di Elterhal.

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    Ce l'ho fatta! :flwr:
    Dunque, direi che siamo alla fine della scena! Come ti dicevo fino a martedì i miei ritmi saranno un po' lenti, quindi puoi prenderti il tuo tempo per descrivere l'arrivo all'ospedale e l'ospedale stesso, e l'accoglienza in generale che aspetta i due viandanti. Così poi io scrivo il mio ultimo post per il momento, e lascio a te la chiusura. La scena successiva, a cui ho pensato, si aprirebbe qualche ora più tardi, a cena.


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    Aura misterica - A prima vista Kiryll è un ragazzo assolutamente normale, per niente impressionante. Un viso che non si è ancora lasciato del tutto alle spalle i tratti infantili dell'adolescenza, occhi calmi, barba rasata. Atteggiamento quieto, più incline al silenzio che alla spacconeria. Fisico robusto da spadaccino, ma non un colosso.
    Eppure, la maggior parte delle persone che entrano in contatto con lui non possono fare a meno di sentirsi a disagio. C'è qualcosa in questo ragazzo che ha fatto rizzare i peli a più di un guerriero stagionato del Nord. Niente di spiegabile, niente a che vedere con un'ipotetica "calma inquietante" o "sguardo che mette a disagio". È più una sensazione animale, come se l'istinto mettesse in guardia da qualcosa di invisibile. Più di una volta il ragazzo ha scoperto con sua stessa sorpresa di poter intimidire qualcuno per convincerlo ad assecondare la sua volontà, anche se non se lo sarebbe mai aspettato. In combattimento i suoi avversari sono sempre sulle spine, nervosi, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all'altro. E questo non aiuta a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo.
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    desso che il breve viaggio giungeva al termine, il passo di Lynae si fece ancor più lento e lieve.
    « Abbiamo utilizzato il tufo anche per costruire l'ospedale - disse, per non dimostrarsi del tutto disattenta alle parole del nobiluomo - in effetti è stato provvidenziale, ci ha permesso di tirarlo su dal niente senza impiegare lunghissimi anni. »
    Accendendo l'interesse del maestro, sperava di mascherare la lentezza del suo incedere. Non che fosse particolarmente interessata a rocce e minerali: avevano fatto parte della sua istruzione, garantita a ogni fanciulla - specie se di buona famiglia - nelle terre orientali, ma non avevano mai fatto breccia nel suo cuore. Tuttavia, avrebbe forse fatto cadere la conversazione persino sulle probabilità di pioggia pur di non raggiungere troppo in fretta la meta.

    Osservava Kiryll e si scopriva curiosa di capire dalle sue reazioni e dalle sue espressioni ciò che sembrava non dire.
    « Sì… capisco quello che intendi » eppure la storia di lui sembrava tanto diversa da quella della ragazza. Potevano davvero ritrovarsi a sentirsi simili? Ella iniziava a credere che fosse in qualche modo possibile.

    Mentre camminava, abbandonandosi a tali pensieri e incognite, continuò:
    « Lo chiamiamo Ospedale per comodità, ma in realtà ospita chiunque le circostanze abbiano costretto ad averne bisogno. Vi troverete persone con cui tanto la malattia quanto la povertà sono state inclementi, ma anche esploratori intrepidi come voi e alcuni orfani - sorrise intenerita al sol pensiero, addolcendo alquanto lo sguardo ma arrossendo vagamente - spero vivamente che non vi siano odiosi i bambini, cercherò comunque di darvi una stanza tranquilla. »

    Il cammino li condusse attraverso il villaggio, mentre il tramonto iniziava a colorare il cielo prima di caldi rossi e poi di intensi viola. Le stradine e le piccole piazze brulicavano di vita: uomini e donne che rientravano a casa, chiacchiere, baci di bentornato e alcuni saluti rivolti verso la loro direzione, a cui Lynae rispondeva sempre con garbo e gentilezza. Pesca andava in cerca di coccole da chiunque avesse voglia di vezzeggiarlo, facendo volare via gli ultimi uccelli che si attardavano a raggiungere il nido per la notte.
    Vi era una locanda nella piazza principale che iniziava a riempirsi di gente, attirata da un delizioso profumo che prometteva carne stufata a lungo. L'emporio invece chiudeva i battenti fino all'indomani, così come il grazioso negozio di fiori.
    Non vi erano indicazioni, una volta giunti in paese, per l'Ospedale: chiaro segnale che chiunque avrebbe saputo indicare la via a chi lo cercasse.
    Seguendo la guida di Lynae percorsero buona parte del villaggio, attraversandolo fin quasi ad uscirne.

    «Siamo arrivati.» disse, infine, quando l'edificio ormai era in vista.
    Si sarebbe potuto pensare, a un primo sguardo, a un palazzo per una famiglia benestante, tanta era la cura con cui era stato realizzato. Il suo scopo non era evidente quanto lo era invece la sua bellezza accogliente, pensata forse per rincuorare e far sentire a casa chi vi era ospitato.
    Era un edificio piuttosto grande, soprattutto se messo a confronto con le altre casupole di campagna da cui era circondato, e sembrava a tutti gli effetti circondato sul retro da un ampio giardino. Era sicuramente la struttura più sontuosa del circondario, senza per questo apparire fredda o austera. Nessuno doveva essersi risparmiato nella sua realizzazione, che doveva aver imposto anche una considerevole spesa in denaro e risorse. La pace e la quiete parevano avvolgerlo come un cuscino soave, che conciliava ad entrare per trovare ristoro e, magari, anche un bagno caldo.
    L'ampio portone era lasciato aperto per favorire ancor di più l'ingresso.

    Pesca si diresse senza indugiare oltre una piccola apertura nel muretto che separava la strada dal giardino e sparì alla loro vista, senza che però Lynae sembrasse preoccuparsi.
    «Vi accompagno dentro.» non sarebbe forse stato necessario, ma era suo desiderio.
    Varcò l'ingresso con passo sicuro, salendo il breve gradino che separava l'interno dalla strada. Vicino alla porta, all'altezza dello sguardo di un uomo adulto, vi era una targa sapientemente incisa ed incastonata nella parete esterna, che doveva essere stata posta durante la costruzione stessa. Recitava soltanto «Per Ethan», lasciando alle domande degli avventori ulteriori spiegazioni.

    Una volta entrati, il silenzio e la tranquillità furono ancor più evidenti, concedendo un momento di pura estasi: l'ampio ingresso permetteva allo sguardo di spaziare, a sinistra verso quello che sembrava un ampio corridoio, a destra verso un bancone troneggiato dalla faccia bonaria di un uomo di mezza età, e di fronte, oltre le scale che conducevano al piano di sopra, dove un grande arco permetteva di occhieggiare verso i lussureggianti giardini e lasciava filtrare all'interno la fresca aria della sera e la sua luce sempre più obliqua e argentea.

    «Signorina Renehan - disse l'uomo da dietro il bancone - avete condotto nuovi ospiti?»
    Lynae sorrise e annuì:
    «Ebbene sì, signor Adney. Vorrei occuparmi io stessa di mostrare loro l'Ospedale. La grande stanza sui giardini, quella che mi piace tanto, è libera?» chiese, senza saper mascherare il desiderio di avere risposta affermativa.
    «Ma certo! - l'uomo si voltò e prese una chiave, per poi porgerla alla ragazza - gli ultimi ospiti sono andati via ieri, l'abbiamo già riassettata!»
    L'uomo sorrise e dette il benvenuto anche a nuovi arrivati, Lynae attese che si scambiassero i convenevoli prima di proseguire.

    «Da quella parte - disse indicando il corridoio alla sinistra dell'ingresso - ci sono le stanze per i malati e l'infermeria. Mentre oltre quella porta - indicò stavolta a destra, vicino al bancone - ci sono gli alloggi degli orfani e la loro mensa.»
    L'edificio sembrava svilupparsi a ferro di cavallo, da quel che si poteva capire, e le diverse ale erano distinte per funzione, garantendo di fatto una migliore organizzazione, un'igiene e una sicurezza maggiori e una più conveniente pace.
    «Il giardino è zona comune, mentre i piani superiori sono destinati a pellegrini e viandanti.» mentre ne parlava, proprio dal cortile giunsero passi svelti che si rivelarono appartenere a una bambina.
    «Mademoiselle la Lumière Bleue!» esclamò la piccola, la quale portava tra le braccia Pesca - che, invero, sembrava molto più grosso sostenuto da un corpicino tanto esile - e accorreva a salutare la ragazza con un entusiasmo coinvolgente. Una volta raggiunta, il povero gatto fu scaricato per poterle permettere di avvolgerla in un tenero abbraccio.
    «Buona sera Sabine - disse Lynae con ritrovata dolcezza, abbandonando del tutto l'aria solenne da padrona di casa che aveva cercato di assumere - non dovresti essere a cena con gli altri?»
    La bambina scosse la testa, smuovendo una cascata di boccoli biondi: «Non, non mi piacciono i broccoli mademoiselle! Posso venire a cena dalla vostra famiglia?!». La naturalezza di una richiesta tanto intima non poteva non far pensare che facesse parte dell'abitudine.
    Lynae sospirò, consultando un orologio da taschino che fece comparire dalle pieghe della gonna: «Non stasera, Sabine, è tardi. La mia famiglia mi starà già aspettando e dovrò affrettare il passo sulla strada del ritorno - esitò, ma poi aggiunse, forse non solo per consolare la bambina - ma posso tornare dopo cena. Mi procurerò una lanterna e uno dei libri di fiabe che ti piacciono tanto. Adesso però devo accompagnare i signori nelle loro stanze, vengono da molto lontano e non dobbiamo farli affaticare!»
    Sabine annuì e si lasciò congedare dalla promessa di più lieti momenti che sembravano tanto vicini, a un piatto di verdure di distanza.
    Certo, forse Lynae avrebbe cambiato i suoi piani, se fosse stata invitata a cena... ma non era il caso di fantasticare troppo, no?

    «Vogliate scusare l'interruzione...» disse infine Lynae ai suoi ospiti, prima di salire finalmente le scale.
    Alcuni ragazzini si stavano occupando di accendere le candele nelle diverse stanze, prima che l'oscurità della notte le avvolgesse, e la luce all'interno si tingeva di tinte calde e di ombre sempre più frequenti.
    Lynae li condusse fino ai piani superiori, fermandosi poi a una porta che dava su una stanza che doveva essere collocata sopra l'ingresso, ma che affacciava sul giardino. La aprì, prima di consegnare la chiave a Kiryll:
    «Spero che sia di tuo... - si corresse poi arrossendo - di vostro gradimento.»

    La stanza era molto ampia, tanto da contenere un alcova intima e riparata, e una dormeuse dall'aria raffinata quanto comoda. Vi era una piccola libreria con alcuni volumi e un camino con abbastanza legna da scaldare la stanza per la sera e per la notte, oltre al necessario per accenderla.
    Al di là di un paravento si intravedeva una vasca da bagno su piedini d'ottone, ma ciò che sicuramente catturava l'occhio era la grande portafinestra che dava dapprima su un grazioso terrazzo e poi sui giardini.
    Era, fuori da ogni dubbio, la stanza per gli ospiti di riguardo.

    «Io allora vi lascio, per qualsiasi cosa chiedete al signor Adney o a uno dei ragazzi.»
    Sorrise, poi, indugiando e forse desiderando di essere - in qualche modo - trattenuta.

    Scusa, mi sono lasciata prendere un po' la mano X) non ho descritto troppo la stanza, così se vuoi puoi metterci del tuo!
    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i sentimenti e le emozioni altrui.


    Edited by LucyLoving - 7/2/2021, 17:50
     
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    bbiamo utilizzato il tufo anche per costruire l'ospedale. In effetti è stato provvidenziale, ci ha permesso di tirarlo su dal niente senza impiegare lunghissimi anni »
    Lynae parve per un attimo così assorbita dal pensiero del tufo, o forse dei giorni della costruzione dell’ospedale, che i suoi passi quasi si arrestarono sulle soglie del villaggio. Fu in quel momento che il sole si abbassò ancora di un grado sull’orizzonte, ed i suoi raggi passarono dall’oro all’arancio, lavando in un bagno di colore le case di Elterhal. L’estetica della scena era sempre più surreale, a Kiryll sembrava di essere, a quel punto, caduto senza accorgersene in un dipinto. Come se l’incontro casuale con la fanciulla del verziere li avesse trasportati in una diversa realtà, dove la bellezza era più piena, non intaccata dalle tristi contraddizioni degli uomini.

    Pensò, o meglio ebbe l’inconscia suggestione, che lasciando la strada maestra al segnale dell’OSPEDALE, avessero deciso di seguire senza saperlo l’indicazione non per un mero alloggio, ma la promessa di un… archetipo dell’anima, il simbolo di un’aspirazione latente. La ricerca di un vero asilo, sottratto, nel cuore di quelle colline d’irreale amenità, alla bruttezza da cui sempre, al cadetto, sembrava ora di essere fuggito.
    Si riscosse quando gli occhi gli si iniziavano già a inumidire di un velo di commozione. Si stava trasformando in Göstaff, sempre pronto a piangere alla minima emozione? Magari era il Grand Tour, che risvegliava negli uomini del nord una sensibilità esagerata.

    Lynae stava parlando: « …vi troverete persone con cui tanto la malattia quanto la povertà sono state inclementi, ma anche esploratori intrepidi come voi e alcuni orfani… spero vivamente che non vi siano odiosi i bambini, cercherò comunque di darvi una stanza tranquilla »
    Di bambini, in verità, aveva ancor meno familiarità che di animali. L’ultimo bambino che aveva conosciuto era stato, probabilmente, sé stesso: la natalità non era alta a Najaza, lui non aveva avuto fratelli, e dal momento dell’ingresso in Accademia aveva avuto a che fare praticamente solo con suoi coetanei.
    In quel momento, però, gli sembrava che niente avrebbe potuto essergli odioso.
    La fanciulla rispondeva con garbo ai numerosi saluti che gli abitanti del borgo le rivolgevano, mentre il terzetto attraversava le vie. Aveva un sorriso per tutti, e sembrava che nessuno potesse venire sfiorato dal suo passaggio senza esserne catturato. Il cadetto, spiando i visi degli abitanti, iniziò a credere di riconoscere su ognuno un indizio dello stesso fascino che, doveva ammetterlo, aveva subito lui stesso dalla ragazza al suo apparire nel frutteto.
    Il movimento di persone si concentrava fuori da una porta spalancata sulla piazza più grande, probabilmente la locanda del villaggio: dalla soglia usciva profumo di stufato e bicchieri di vino passati di mano in mano dalla gente che chiacchierava allegra nell’ultima luce del pomeriggio. Kiryll si accorse di avere molta sete, ma non volle proporre alla loro accompagnatrice di fare una sosta.
    Il gatto che li seguiva sembrava considerare l’intero villaggio casa sua, guizzando da una persona seduta sull’uscio all’altra, confondendosi nelle tinte del tramonto, identiche alle sue. Qualche farfalla-colibrì visitava ronzando a uno a uno i vasi di fiori alle finestre, disturbata solo da chi si affacciava per chiudere gli scuri ben verniciati.

    All’imbocco di una via che conduceva fuori dal borgo, Lynae annunciò: « Siamo arrivati »
    Poco prima delle ultime propaggini del villaggio, si fermarono di fronte ad un palazzo che superava in altezza e cura architettonica tutte le case, pur graziose, che lo circondavano. Era fatto degli stessi blocchi di pietra color crema del resto del paese, e la sua facciata era la più piana e pulita. Vi si accedeva attraverso l’armoniosa apertura di un portone ad arco tondo, sollevato di un gradino dal piano della strada, il cui battente di legno scuro era aperto verso l’interno.
    « Che magnifiche proporzioni! » esclamò Göstaff con aria da intenditore, abbracciando l’equilibrio dell’ospedale con uno sguardo ammirato. Effettivamente, anche a Kyrill, che di architettura non era particolarmente esperto, l’edificio pareva ben più bello dei palazzi pieni di guglie che si stringevano come pipistrelli nelle vie di Najaza.
    « Vi accompagno dentro »
    La passeggiata era finita.
    Varcando la soglia, il ragazzo lasciò alle spalle i lucenti colori del tramonto, e con essi le suggestioni che gli avevano impresso nello spirito durante gli ultimi momenti della camminata. Rimase, tuttavia, sereno e di buon umore, e sempre meravigliato dalla piega presa da quella fortuita deviazione.
    « Chi sarà questo Ethan? » domandò piano il precettore al cadetto, mentre seguivano dentro la loro accompagnatrice. Kyrill alzò le spalle.
    L’interno rispondeva perfettamente alle aspettative create dalla facciata. Davvero più che un ospizio quello si sarebbe detto una casa signorile.
    Salutarono educatamente l’uomo che li accolse all’ingresso, e che scambiò qualche parola con Lynae, poi si fecero accompagnare da quest’ultima attraverso i luminosi corridoi dell’ospedale, ascoltando con interesse le sue spiegazioni. La ragazza era evidentemente a casa, lì dentro, quasi fosse la padrona, ma senza averne l’alterigia. Tanto era evidente che dell’ospedale conosceva ogni corridoio, altrettanto lo era che non si sarebbe mai permessa, lì dentro, di dare ordini a nessuno.
    Stava loro mostrando il bel giardino custodito fra le ali dell’edificio, quando si avvicinò una bambina che portava in braccio il gatto arancione. Lo lasciò per abbracciare la loro accompagnatrice, mentre cadetto e nobiluomo stavano un po’ in disparte, impettiti, ad ascoltare la loro familiare conversazione.
    « Broccoli? – esclamò infine Göstaff (che invece per i bambini andava in visibilio) – Che stupenda notizia! Questi fanciulli sono troppo fortunati, ad avere broccoli per cena! Un cibo da principi! I pashà del Presidio Ovest se li fanno arrivare con carovane di duemila cammelli, pagando ognuno con uno smeraldo grande quanto un pugno! Come vi invidio, Sabine! »
    Mentre il precettore si esibiva nella sua sceneggiata, Kyrill cerava di capire come funzionassero le cose, lì, per la cena. Lynae aveva detto che sarebbe dovuta tornare a casa, mentre fino a quel momento il cadetto aveva pensato che avrebbe cenato anche lei con loro all’ospedale. Si guardò, tuttavia, dal far trasparire la sua sorpresa, e annuì con il capo.
    A pensarci bene, in effetti, era naturale: la ragazza non voleva approfittare della mensa degli orfani… a quella considerazione, che sorgeva ora dal nulla, il ragazzo si sentì sprofondare dalla vergogna! Fin da subito i due viaggiatori avevano dato per scontato di potersi rifocillare all’ospedale, senza pensare che l’istituto aveva ben altre bocche da sfamare che quelle di due aristocratici che si erano fatti derubare in una locanda!
    Ora però che erano già arrivati fin lì, il ragazzo non sapeva cosa fare… se all’improvviso avesse espresso il desiderio di mangiare altrove, magari alla taverna, si sarebbe potuto credere che i broccoli non fossero nemmeno di suo gradimento... Con angoscia, passò in rassegna mentalmente le loro finanze, chiedendosi se gli fosse rimasta qualche moneta da lasciare, l’indomani, al custode come offerta.
    « Adesso però devo accompagnare i signori nelle loro stanze, vengono da molto lontano e non dobbiamo farli affaticare! Vogliate scusare l'interruzione... » aggiunse poi, rivolta a loro.
    « À plus tard! » salutò Göstaff, giulivo, mentre il cadetto riprendeva macchinalmente a seguire la loro accompagnatrice, occhi al pavimento, turbato da quella preoccupazione che lo aveva distolto anche dal pensiero che non avrebbero cenato con lei. Adesso non vedeva l’ora di essere solo con il precettore, per poter interrogare il loro borsello.

    Salirono la scalinata che conduceva alle camere riservate a viaggiatori e pellegrini. Appena Lynae ebbe schiuso la porta di quella a loro riservata, fu evidente che si trattava della più lussuosa dell’intero ospedale. Una parte di Kyrill si sentì ancora peggio, ma d’altra parte il suo occhio passò con soddisfazione sui begli interni. Se solo avesse avuto la certezza di potersi permettere di ricambiare l’ospitalità sarebbe stato entusiasta di quell’alloggio signorile, che sembrava più la stanza toccata a due cavalieri erranti in un castello, che un ospizio di campagna.
    Le dita della fanciulla sfiorarono le sue quando gli mise in mano la chiave.
    « Spero che sia di tuo... di vostro gradimento »
    « Un bagno! Magnifico! E che stupenda vista sul giardino. Non potevamo trovare migliore alloggio! »
    Il precettore era visibilmente entusiasta, e il suo buonumore già contagiava Kyrill, facendogli dimenticare i suoi scrupoli. Un modo per mettersi a posto la coscienza lo avrebbero trovato… si fosse anche trattato di spaccare qualche ciocco di legna in più l’indomani. I calli della scure si stavano già ammorbidendo sui suoi palmi, e i muscoli ad infiacchirsi in mancanza di esercizio.
    « Io allora vi lascio... » Lynae si stava già congedando
    « Aspetta – la interruppe Kyrill – allora voi tornate a casa vostra? Ci rivedremo dopo cena? »
    « Ora siamo stanchi e impolverati – intervenne Göstaff – e questo ci fa pensare prima ai nostri corpi che a più degni sentimenti, ma dovete darci la possibilità di esprimervi la nostra gratitudine più decorosamente di quanto potremmo fare ora! Inoltre, ho sentito che promettevate alla piccola Sabine un libro di fiabe… sono costretto a confessarvi che a dispetto della mia età ne sono un estimatore più appassionato di qualunque fanciullo. Allora è inteso – e così detto prese fra le dita aristocratiche la mano di Lynae – ci rivediamo dopo cena » concluse, con un inchino e un galante baciamano, dimostrando che anche se stanco e impolverato il gentiluomo era sempre capace di comportarsi decorosamente.

    Info
    Hai fatto bene a farti prendere la mano, bella descrizione! Non ho aggiunto nulla alla camera perché era già abbastanza confortevole così XD
    Bene: a te l'ultimo post, in cui puoi anticipare cosa farà Lynae e tirare le fila. Vedi tu come chiudere, se hai voglia di scrivere puoi anche farla tornare fino a casa, sei libera! Poi ci sentiamo per l'avvio della scena successiva.
    Comunque scrivi molto bene, direi che abbiamo tessuto una bella scena! Sono molto soddisfatto :caffe:


    « Parlato di Kiryll » « Parlato di Göstaff »

    Poteri passivi rilevanti:
    Aura misterica - A prima vista Kiryll è un ragazzo assolutamente normale, per niente impressionante. Un viso che non si è ancora lasciato del tutto alle spalle i tratti infantili dell'adolescenza, occhi calmi, barba rasata. Atteggiamento quieto, più incline al silenzio che alla spacconeria. Fisico robusto da spadaccino, ma non un colosso.
    Eppure, la maggior parte delle persone che entrano in contatto con lui non possono fare a meno di sentirsi a disagio. C'è qualcosa in questo ragazzo che ha fatto rizzare i peli a più di un guerriero stagionato del Nord. Niente di spiegabile, niente a che vedere con un'ipotetica "calma inquietante" o "sguardo che mette a disagio". È più una sensazione animale, come se l'istinto mettesse in guardia da qualcosa di invisibile. Più di una volta il ragazzo ha scoperto con sua stessa sorpresa di poter intimidire qualcuno per convincerlo ad assecondare la sua volontà, anche se non se lo sarebbe mai aspettato. In combattimento i suoi avversari sono sempre sulle spine, nervosi, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all'altro. E questo non aiuta a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo.
    [Passiva di Malia; 5 pt]




    Edited by T h e B a r d - 9/2/2021, 14:23
     
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    i sentì esplodere il cuore nel petto senza riuscire del tutto a spiegarsi il motivo.
    « Aspetta - la fermò Kiryll - allora voi tornate a casa vostra? Ci rivedremo dopo cena? »
    Che avesse colto i suoi desideri o che li condividesse, era evidente che quella richiesta le recava un enorme piacere.
    Annuì con decisione alle parole del nobile Göstaff e sorrise, dando luce alla sera.
    « D'accordo - disse, arrossendo lievemente per quel garbato baciamano - non vi nego che sono felice di accontentarvi, è mio desiderio quanto vostro rivedervi. »
    Si ricompose, prima di parlare ancora, e si ripropose di scegliere il più bello tra i suoi libri di novelle.
    « Sentitevi a casa vostra, vi prego. La mensa è aperta a voi come ad ogni ospite, il cibo è semplice ma sano... certo, forse quello della locanda è più gustoso, ma cerchiamo di fare del nostro meglio - fu felice di non essersi cimentata in cui cucina, quel pomeriggio, per il bene dei suoi ospiti - vi ritroverò sfiancati dai bambini, su questo voglio che siate preparati! »
    Rise appena e non poté non immaginarsi il nobile mentore e il giovane uomo sommersi dalle domande, dalle curiosità e dai giochi dei piccoli abitanti dell'ospedale.
    « A più tardi, allora. » fu intimamente contenta di pronunciare tali parole, prima di inchinarsi graziosamente.

    Li lasciò, dopo averli salutati, con una piacevole emozione simile all'entusiasmo, ma più placida e di più gran conforto.
    Scese al piano di sotto, si assicurò che ogni cosa andasse per il meglio e che malati e feriti avessero le cure necessarie, poi affrettò il passo sulla via di casa.
    Percorreva le strade del paese sotto le prime ombre della sera con un sorriso che non accennava a svanire. Il suo incedere, appena fuori dal villaggio e lontana da ogni sguardo, mutò in una corsa che aveva il sentore di libertà e di gioia. Con Pesca al suo fianco, sembrava davvero una qualche ninfa boschiva, in una corsa fatta di stoffe leggere e lievi risate.
    La sera non poteva essere più brillante di così, sotto una luna che impallidiva di fronte a tanta luce.

    Arrivò a casa trafelata, scompigliata e con le guance arrossate, ma rise vedendo lo sguardo stranito di Necthan, il maggiore dei suoi fratelli che la attendeva fuori dall'uscio, forse già pronto per andare a cercarla.
    « Lo so, lo so, sono scarmigliata e in ritardo, è indecoroso e sgarbato! - rise - Risparmiami la ramanzina, fratello! »
    Lo abbracciò, scacciando così ogni già leggero malumore nel bel giovane che le stava di fronte. Lui le accarezzò leggermente i capelli sospirando.
    « Hai ramoscelli tra le trecce, lo sai? - sbuffò - Eppure sono felice di vederti sorridere. »
    « Allora spero che non vorrai spegnere il mio sorriso e che approverai la mia decisione di tornare al villaggio dopo cena...! »
    Necthan scosse la testa liberandosi dall'abbraccio, ma di nuovo il suo rimprovero era sottile come un'unghia e per niente affilato.
    « Non potrei impedirtelo neanche se lo volessi... »

    Si avviarono in casa insieme, punzecchiandosi e ridendo. Dentro le candele e il camino erano già accesi e tutti attendevano il piccolo fiore in boccio, che con il pensiero già si protendeva verso ciò che l'attendeva di lì a poche ore.
    Era per lei come sentirsi la protagonista delle fiabe che era solita leggere e, in cuor suo, desiderava scoprire cosa le prossime pagine avessero in serbo per lei.

    CITAZIONE
    scrivi molto bene

    detto da te è molto lusinghiero, hai uno stile bellissimo!
    Sono molto soddisfatta anch'io di quel che abbiamo creato :X3:
    P.S.: spero che l'esame ti sia andato alla grande!

    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i sentimenti e le emozioni altrui.
     
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