La luce del mattino

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    ra passata poco più di un'ora dall'alba e il villaggio sopito si animava in una nuova giornata. I contadini, consumata una frugale colazione, salutavano le consorti e uscivano alla volta dei campi, con un fagotto profumato che preannunciata il loro ritorno soltanto al calar del sole. I fanciulli ancora vagavano in un mondo tutto loro, fatto di sogni da cui i genitori non avevano ancora il cuore di destarli. Dalle finestre aperte a cercare il refrigerio del mattino uscivano aromi di uova strapazzate, torte appena sfornate e biscotti fragranti, che avrebbero messo di buonumore chiunque fosse passato di lì.
    Elterhal era una cittadina modesta, fatta di semplici gesti compiuti con la forza dell'abitudine e il conforto della quieta sicurezza che l'oggi sarà uguale al giorno precedente tanto quanto a quello successivo. Così l'emporio apriva presto per garantire il necessario a chi avesse dimenticato di comprarlo la sera prima, il panettiere aveva già messo in fila le sue creazioni e il maniscalco già batteva sull'incudine. 

    Poco lontano dal paese, in una casa di campagna avvolta dal risveglio della natura, Lynae finiva di fare colazione con il naso già tra le pagine di un libro.
    «Come poteva ella fronteggiare una bestia grande due, tre volte la propria figura e con fauci tanto aguzze?» leggeva a voce alta, rendendo meno ozioso il desinare dei fratelli minori, mentre la madre finiva di imbastire il cestino per il pasto del marito. Non che avrebbe avuto bisogno di lavorare, con la rendita che garantivano i terreni di famiglia, ma non era mai stato un uomo inoperoso. 
    Nell'aria c'era un buon profumo di frutta fresca, la quale dava bella mostra di sé anche sul tavolo attorno al quale la famiglia era riunita. Su una poltrona vicino al camino ancora tiepido dalla notte passata, invece, sonnecchiava un gatto dagli stessi colori di una pesca matura. L'intera visione forniva un perfetto ritratto di un destarsi lieve e naturale, dai toni tenui e dai tratti appena accennati. 
    Necthan e Eluard, i maggiori tra i fratelli, entrarono in casa per annunciare che i cavalli erano strigliati, sellati e pronti a partire. 
    Aldred baciò Lena promettendo di tornare presto a casa da lei e dai loro figli, poi si congedò. 
    «Vado anch'io, il tempo delle fiabe è finito... per stamattina.»
    Dette queste parole, Lynae si alzò lasciando il libro sul tavolo e seguì fuori il padre e i fratelli. 
    «Vi serve qualcosa dal villaggio?» chiese, prima di incamminarsi.
    «Se passi dall'emporio, ho finito l'inchiostro...» iniziò Eluard, soltanto per essere interrotto da Necthan «Ancora impegnato con le poesie d'amore, fratellino?!» lo canzonò, mentre il padre proseguiva, ignorando i loro battibecchi, verso le stalle «Almeno io so leggere e scrivere, fratellone!»
    «Siete più infantili della piccola Mirielda - sospirò - d'accordo, vedrò di passarci. Voi cercate di non sbucciarvi le ginoccchia!» rise e li salutò con la mano, per poi avviarsi. Dalla finestra aperta del salone saltò giù il gatto, che volentieri abbandonava l'inerzia per seguire la fanciulla diretta al paese.

    La passeggiata verso l'ospedale fu come sempre breve e piacevole, interrotta soltanto da una breve tappa all'emporio e al negozio di fiori, dove comprò qualche ghirlanda. Avrebbe saputo intrecciarne alcune da sola, ma certamente non così belle.
    Quando arrivò a destinazione, trovò la porta come sempre aperta ed accogliente. Entrò e si diresse prima di tutto alla mensa, dove orfani, ospiti, pellegrini e malati abbastanza in forze per camminare stavano facendo colazione. Fu accolta da una festante orda di ragazzini, assai felici di vederla, e a cui toccarono le ghirlande comprate poco prima.
    «Fate la vostra colazione e, se lo vorrete, più tardi vi insegnerò come si fanno!»

    Cominciava così una giornata come tante, con mille cose da fare: servire il pasto, ripulire, sistemare i camini e portare nuova legna, controllare e curare i malati, e rassicurare gli orfani di essere compresi ed amati. La sua era una famiglia numerosa e sempre pronta ad accogliere chiunque ne facesse richiesta.


    Energia: 100%
    Stato fisico: illesa
    Stato mentale: tranquilla


    Tecniche utilizzate:


    Passive degne di nota:
    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i sentimenti e le emozioni altrui.



    Templare_Bren Ecco qua, spero possa piacerti :flwr:
     
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    «Il carro è pronto, signori?» il grosso mercante lanciò una veloce occhiata all'interno del carovana per assicurarsi che fosse tutto in ordine per la partenza. Le prime luci dell'alba illuminarono timidamente le strade deserte e il volto della giovane Elysandra, che fu costretta a stropicciarsi gli occhi smeraldo. Quel giorno la cavaliera risultava decisamente più pigra di quanto dovesse essere, probabilmente a causa delle esercitazioni a cui aveva preso parte di recente e una missione di scorta ad un orario così rigido non le aveva permesso di riposarsi come si deve.
    E ora eccola lì, con indosso la sua lucente armatura e i suoi capelli dorati ma con lo sguardo perso nella spossatezza, si ridestò momentaneamente solo a causa della partenza imminente. Scosse lievemente la testa e si massaggiò il volto facendo mente locale se avesse portato tutto il necessario: la missione che le era stata assegnava prevedeva la scorta di quel carro, ma includeva anche la ricerca di un piccolo gruppo di banditi che si era creato nella zona dove si stava per recare. Niente di grave o troppo pericoloso, le segnalazioni avevano riportato solo delle rapine e non vi erano mai stati dei feriti.
    «Io sono pronta a partire, signore.» Elysandra si mosse a fianco del mercante dopo essersi assicurata che i lacci della propria armatura fossero ben saldi «Perfetto, andiamo allora.» l'omone le fece segno di salire accanto a lui, prese le redini e incominciò un viaggio non esattamente confortevole.
    Il cigolio delle ruote divenne un rumore costante insieme agli zoccoli dei cavalli che calpestavano la strada, per diverse ore l'allegra combriccola rimase in un profondo silenzio meditativo, l'unico davvero conforto erano i suoni e i paesaggi della Valle.
    «Siete mai stata a Elterhal, signora cavaliera?» Elysandra ritornò con la testa sulle spalle e riflettè se effettivamente era già stata in quella cittadina, si portò una mano al mento.
    «Il nome non mi è nuovo, ma credo di non esserci mai stata. Lei invece? Mi pare di aver letto nei rapporti che si reca regolarmente lì.»
    «Sì, ho diversi affari ed è anche un posto assai piacevole, vedrà: gli abitanti sono tutti gentili e premurosi, c'è anche una ragazza particolarmente brava come curatrice, le sono debitore da quando guarì mio figlio. Eravamo andati a caccia di cinghiale...» Elysandra ascoltò con attenzione il racconto del mercante, e non poteva fare altro che sorridere e incuriosirsi, per moltissimi versi sembrava che stesse raccontando di lei di alcuni anni fa.
    Ripensare al passato fu più difficile del previsto, si chiedeva di tanto in tanto se avesse fatto bene a scegliere questa vita piuttosto che un'altra, ma ogni volta riusciva a rispondersi con facilità... però le mancavano molte cose, e certi momenti erano davvero duri.
    La cavaliera sospirò con melanconia, però poi tornò a sorridere mentre guardava il paesaggio che la circondava, quel posto benedetto dalla protezione della Dama Azzurra era un qualcosa degno di essere protetto.
    E poi ammettiamolo, una vita da nobildonna sarebbe stata decisamente noiosa da vivere.

    Il viaggio proseguì tranquillo e sereno e la carovana arrivò a destinazione in mattinata, quelle poche ore di viaggiono furono comunque abbastanza per far irrigidire dolorosamente il fondoschiena della cavaliera, che fu più che felice di scendere dal carro e sgranchirsi le ossa.
    «La ringrazio per la compagnia e per la protezione, Lady Elysandra.» la Lyvellin rispose con un sorriso e un cenno di capo verso il mercante «È un dovere e un piacere servire il popolo benedetto dalla Dama Azzura.» la nobildonna si prodigò ad un inchino di congedo, e mentre stava effettivamente andando via fu fermata un ultima volta dal venditore.
    «Mi scusi per un singolo istante, Lady Elysandra: potrei chiederle il favore di portare questi viveri e dolci all'ospedale? È una mia donazione e mi recherei personalmente a portare questo dono - come ringraziamento di quanto si presero cura di mio figlio - ma ho un appuntamento alquanto urgente a cui non posso tardare.» Ely alzò un sopracciglio, presa totalmente alla sprovvista da quella richiesta tanto singolare, e anche se fare il facchino non rientrasse fra i doveri di un Cavaliere Celeste, l'intento dietro quel compito era semplicemente troppo puro per voltargli le spalle.
    «Lo farò con piacere, messere.» la Lyvellin prese la cassa che il mercante le indicò e se ne fece caricò, e personalmente non credeva che potesse essere così pesante: quanto cibo stava donando? La cavaliera faceva quasi fatica a portarlo!
    Ma Elysandra si fece forza e iniziò a pensarlo come se fosse una specie di allenamento per aumentare la potenza muscolare, si diresse a passo svelto verso l'ospedale e all'ingresso la indirizzarono verso la mensa.
    Varcata la soglia si ritrovò in un posto abbastanza pieno di persone di tutti i tipi e numerosi bambini, però non riusciva a vedere nessuno a cui chiedere dove dovesse poggiare quella donazione ingombrante. La cavaliera si guardò in giro mentre teneva duro, e l'unica persona che risaltò ai suoi occhi era una giovane e bella ragazza accerchiata dai bambini.
    Sorrise automaticamente, le ricordava lei stessa quando aiutava nel tempio, però la cassa le ricordò che non era il momento di perdersi nel passato.
    «Mi scusi, madamigella: ho un dono di viveri e dolci da consergnarle, potreste indicarmi dove debba posarli?»


    Elysandra Lyvellin
    Stato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Neutrale, sotto sforzo
    Energia: 100/100
    Passive:

    Grazia
    Visto il suo fisico e l'addestramento ricevuto, Elysandra ha sviluppato dei movimenti particolarmente veloci, precisi e graziati nonostante l'utilizzo di armature e di scudi, permettendole di essere decisamente agile in combattimento.
    Potenziamento del 50% ad Agilità. [5pt]

    Senso spirituale
    La natura dell'anima di Elysandra gli permette di percepire cose che non appartengono alla realtà fisica, come spiriti e anime.
    Auspex Spiritico [5 pt]


     
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    Lynae era talmente presa nella cura dei bambini che non si accorse della nuova arrivata se non quando ella si palesò parlando. Rimase per un momento imbambolata, stupita tanto dal dono quanto dall'armatura e dalla bellezza della donna. Sembrava uscita da un poema cavalleresco, da un racconto fatto di orgoglio, coraggio e volontà ferrea.
    «Oh, vi do una mano!» si avvicinò alla svelta, mentre i suoi occhi cerulei si tingevano di meraviglia «a cosa dobbiamo tanta magnanimità?»
    I fanciulli erano già pronti ad alleggerire le dame dei dolciumi, ma Lynae prese alcuni pacchi e fece cenno alla cavaliera di seguirla.
    Varcò una porta alla destra dell'ingresso e percorse un ampio corridoio. 
    «Portiamo tutto nelle dispense, prima che questi divoletti ci mettano su le mani!» rise, causando tenere lamentele da parte dei bambini. Promettevano di essere bravi e di non toccarli, ma non era promessa da poter credere.

    L'Ospedale era un edificio estremamente decoroso, di recente costruzione e tanto salubre quanto elegante. Poteva essere facilmente scambiato per una dimora signorile, se non fosse per l'allestimento stesso delle stanze. Sviluppandosi a ferro di cavallo, garantiva di separare bene gli ambiti a cui esse erano destinate. 
    Le due giovani donne percorsero la mensa ormai rassettata dopo la colazione: era un ambiente sobrio, con tavole lunghe e panche illuminate da ampie finestre che lasciavano filtrare la luce del mattino.
    Qua e là, dimenticati, giacevano una bambola o un cavalluccio di legno intagliato, recuperato prontamente dai bimbi che ancora le segiuvano, distraendosi finalmente dall'inseguimento.
    «Andate in giardino, è una bella giornata. Arrivo più tardi per le lezioni!»
    I piccoli annuirono e si avviarono, liberando la via delle donne verso le cucine e da lì alla dispensa. Era tutto molto ordinato e pulito, meticoloso abbastanza da garantire di esser degno di un edificio votato alla cura dei più deboli.
    Iniziò a sistemare il cibo con attenzione e sorrise ancora all'ospite ben più che gradita:
    «Il mio nome è Lynae Renehan. A chi devo la mia riconoscenza?»


    Energia: 100%
    Stato fisico: illesa
    Stato mentale: incuriosita e felice


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    La ragazza accorse velocemente in aiuto della cavaliera, nonostante il fiume di bambini e bambine che si affollavano intorno a loro dopo aver sentito la parola "dolci". Elysandra sorrise, era bello vederli così allegri nonostante fossero in una mensa ospedaliera dove, di solito, oltre alla speranza si trovava anche la disperazione.
    «La ringrazio.» disse la Lyvellin «Il donatore è un mercante che ho scortato qui, messere Tohnest: mi ha raccontato di quando avete prestato soccorso al figlio dopo una battuta di caccia.» ma non era esattamente il momento giusto per scambiare due chiacchiere avendo ancora in mano le pesanti cibarie. La cavaliera si fece aiutare volentieri da Lynae e si diressero alla dispensa, lontani dallo sguardo da furbacchioni dei bambini.
    Durante il tragitto, la bionda non potè non guardarsi intorno e notare quanto fosse ben costruito e grande quel posto, organizzato pure in modo ordinato e esemplare. Pensandoci bene, alla nobildonna sarebbe piaciuto lavorare in un posto simile, e rimase particolarmente stupita dal fatto che si offrivano pure lezioni ai bambini e che avessero un giardino per farli sfogare e divertire.
    Posato il grosso carico di cibarie, Elysandra si passò una mano fra i capelli dorati per riordinarli e diede ancora una veloce occhiata alla propria armatura per assicurarsi di non perdere pezzi per strada.
    «Piacere di conoscerla, signorina Renehan. Io sono Elysandra Lyvellin, una Cavaliera Celeste.» Ely allungò la mano verso la nuova conoscenza prima di aiutarla a mettere in ordine le cibarie «Sono davvero impressionata da questo posto! Il signor Tohnest me ne aveva parlato lungo il viaggio, ma non mi aspettavo una organizzazione così ben fatta!» per certi versi, se il tempio in cui dava una mano avesse avuto un minimo di quanto avevano lì probabilmente avrebbero salvato più vite «E l'hai fondato tu, giusto? È davvero straordinario! Io prestavo le mie cure in un tempio decisamente più piccolo, facendo il possibile: deve essere davvero bello poter aiutare così tante persone in più.»


    Elysandra Lyvellin
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    Lynae sorrise e annuì:
    «Mi ricordo del buon Tohnest, suo figlio Arthos aveva un brutto morso alla gamba. Abbiamo temuto di doverla amputare, ma con un po' di sforzo sono riuscita a salvarla.» 
    Non c'era boria o presunzione nel suo tono, mentre ne parlava, e anzi il pensiero che potesse sembrare superba la fece arrossire violentemente. Sperò che non si notasse troppo e approfittò del dover sistemare le cibarie per distogliere lo sguardo.

    Quando la giovane e bella ospite si presentò, Lynae non seppe contenere l'ammirazione: una Cavaliera Celeste! Certo, l'armatura le aveva fornito validi indizi, ma le sue storie preferite erano popolate di valorosi guerrieri e, dunque, averne una davanti le faceva un certo effetto. 
    Le strinse la mano senza celare una forte emozione e il suo sorriso, già luminoso, si espanse sul suo volto facendo brillare anche gli occhi.
    «Ti ringrazio, ma non è tutto merito mio! La gente del villaggio e la mia famiglia mi hanno dato una mano, di mio c'è stata solo l'idea e... beh, la volontà di iniziare - sorrise - per l'organizzazione, poi, è davvero merito di chiunque dia il proprio contributo. Donne e uomini del villaggio si occupano di pulire, riordinare, cucinare, spaccare la legna... insomma, ognuno fa quel che può. Anche alcuni dei ragazzi più grandi si danno da fare, così possono imparare un mestiere. Le mie lezioni invece sono più teoriche, ma ritengo che l'istruzione di base sia importante nella vita.»
    Finì di sistemare l'ultimo barattolo e si pulì le mani sul grembiule, poi sorrise e guardò la Cavaliera.
    «Se hai prestato servizio presso un tempio, poi, saprai benissimo che non si è mai abbastanza - rise - non è che avresti voglia di darmi una mano, nel mio giro?»
    Lo chiese arrossendo, sperando di non risultare maleducata con chi già aveva mostrato generosità verso l'Ospedale. Purtroppo, però, le sue parole avevano un vero fondamento: tra pellegrini, infermi e bambini, il tempo e le braccia a disposizione non erano mai troppi.


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    Stato mentale: ammirata e in lieve imbarazzo


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    Elysandra non era proprio abituata a quella sensazione, era abbastanza palese che Lynaeprovasse una certa ammirazione e... beh, la metteva un po' a disagio, arrossì lievemente alla stretta di mano e agli occhi lucenti di quella bellissima fanciulla, e in realtà notò con la coda dell'occhio che anche lei aveva cambiato il colore del viso.
    Forse per questo si mise a sistemare le cibarie negli mobili con più dedizione?
    Lynae continuò poi a raccontare come quel suo progetto, quel suo sogno fosse divenuto realtà, e il suo "mettersi da parte" per far percepire tutto il supporto della cittadina e il lavoro di squadra la rendeva ancora più adorabile!
    «Sono sicura che lei sia stata un elemento fondamentale affinchè tutto funzionasse, ha grande capacità e un gran cuore.» la ammirava molto, aveva una caparbietà e delle abilità che la Lyvellin non riteneva di avere, d'altronde lei aveva abbandonato il tempio credendo di poter essere più utile nei Cavalieri.
    Chissà come sarebbe andata la sua storia se fosse rimasta al tempio, invece: magari sarebbe andata come Lynae?
    «Oh.» Elysandra rimase sorpresa dalla proposta della fanciulla, e in realtà dentro di sè anche ci sperava un po', ma aveva una missione che doveva portare a termine... titubò per alcuni secondi, poi effettivamente accese il cervello: doveva anche raccogliere informazioni, e quella era una occasione d'oro, quindi poteva unire le due cose!
    «Sarei davvero onorata di aiutarla, madamigella. Sarà anche una occasione per imparare da lei e per rinfrescare le mie abilità di guarigione: non ho più molte occasioni per alleviare i dolori dei bisognosi, ma farò del mio meglio!»


    Elysandra Lyvellin
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    Lynae sorrise con riconoscenza, mostrando un certo sollievo nel sentire che la sua proposta era stata accettata.
    «Ti ringrazio e, ti prego, dammi del tu. Si lavora meglio da pari a pari!»
    Sorrise educatamente e con modestia: non era nessuno per rimproverare una Cavaliera, né per essere trattata da lei con più rispetto di quanto non sentisse di meritare.

    Camminarono di nuovo lungo il refettorio, uscendo dalla stanza Lynae si ripeteva mentalmente gli impegni per la giornata.
    Le cucine erano pulite e pronte per preparare il pranzo, più tardi.
    I bambini stavano già giocando al sole, in attesa delle lezioni del mattino.
    I camini erano sistemati, la cenere tolta per far spazio a legna da ardere al calar del sole.
    Tutto era in ordine, mancava solo di controllare i malati in infermeria.
    Essa si trovava nell'ala opposta dell'edificio, separata dalla mensa e dagli alloggi dei fanciulli. Le scale che portavano al piano di sopra, invece, conducevano assai probabilmente alle stanze per i pellegrini, che Lynae aveva nominato in precedenza.

    «Ho saputo che stanotte alcuni degli orfani sono stati poco bene. Li hanno messi in una stanza separata, lontana dagli altri bambini e dagli infermi, temono che possa essere contagioso. Mi hanno detto che sono comparse piccole macchie rosse su tutto il loro corpo - storse le labbra - anche le mie sorelle più piccole hanno avuto un morbo simile. Nulla di incurabile, certo, ma ho visto complicazioni gravi in una partoriente, una volta, e non voglio che si ripeta. Sarà meglio intervenire prima che la malattia si diffonda.»
    Si fece più seria, nonostante un lieve rossore sulle guance, e abbassò la voce perché la udisse solo la Cavaliera.
    «Se per caso pensassi di essere in stato interessante, ti sconsiglio di entrare.»

    Si fermò di fronte a una bella porta in legno scuro, forse ciliegio, e attese una risposta prima di entrare. 


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    «Va bene, Lynae. Fai altrettanto, mi raccomando!» Elysandra sorrise alla giovinetta, in realtà le sarebbe piaciuto anche darle una amichevole pacca sulla spalla ma non era esattamente una cosa da persone educate, in caserma era una prassi comune, con i commilitoni sudavi e faticavi tutti i giorni e nelle missioni ci si affidava la vita l'un sull'altro.
    Lynae, invece, l'aveva appena conosciuta e non era un soldato, però era tremendamente carina e simpatica, si assomigliavano davvero molto e per qualche secondo Ely pensò che... beh, sarebbe potuta nascere una bella amicizia.
    La camminata per l'ospedale fu piacevole, e nella passeggiata la cavaliera ebbe modo di confermare che era tutto in ordine e che non c'era nessuno in panciolle. Forse avrebbe davvero dovuto menzionare il posto ai suoi superiori, chissà cosa sarebbe potuto diventare quel posto con l'aiuto e gli uomini dei Cavalieri Celesti! La Lyvellin era anche abbastanza sicura che la Dama Azzura avrebbe approvato in toto un tale progetto, ma questi erano solo i pensieri di un soldato che non conosceva l'intero quadro, per cui qualsiasi sua decisione avrebbe avuto sempre delle importanti lacune.
    E poi non sarebbe mai riuscita ad essere obiettiva, l'unica cosa che poteva decidere con assoluta certezza era la volontà di passare, magari, il tempo libero ad aiutare qui, e magari convincere il padre a investire una parte del denaro di famiglia a potenziare una tale struttura.
    Elysandra corrugò la fronte, preoccupata, quando Lynae le parlò dei bambini contagiati da una strana malattia che presentava la comparsa di piccole macchie rosse, e annuì con convinzione quando la sua nuova amica affermò di voler impedire complicanze nelle partorienti.
    Per questo la cavaliera non si stranì quando la giovane guaritrice si fece ancora più seria, però il rossore del volto...
    Ely rimase ferma per qualche istante con gli occhi sgranati, ci mise qualche secondo buono per riuscire a processare quell'affermazione e probabilmente la sua faccia divenne più rossa delle macchie dei bimbi malati.
    «N-no, io... Io sono v...» non riusciva nemmeno a terminare la frase, era come bloccata, l'unica via di fuga da quella situazione era la porta che li separava dai bambini infetti «Posso entrare. Sì.» la cavaliera avrebbe evitato di incrociare il suo volto fin quando Lynae non avrebbe aperto la porta: lì dentro, con dei pazienti, la situazione era diversa e non c'era imbarazzo che tenga.
    Quando la vita degli altri è nelle tue mani, esisteva solo quello.

    Elysandra Lyvellin
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    Lynae avrebbe voluto essere, o almeno sembrare, più professionale, ma la propria timidezza e l'imbarazzo di Elysandra ebbero la meglio. Vedendola arrossire e distogliere lo sguardo, con gran naturalezza fece altrettanto e strinse la maniglia della porta.
    «Ti chiedo scusa per la domanda, non intendevo dubitare del tuo onore né lo avrei, in ogni caso, messo in discussione - la voce le usciva sottile, sincera ma resa flebile dalla vergogna - sono ancora incerta su quale sia il morbo che li affligge e... non volevo correre il rischio, non avrei saputo perdonarmelo.»
    Prese un bel respiro, infine, e ritornò a concentrarsi: i suoi pazienti avevano bisogno di lei.

    «Buongiorno, miei piccoli monelli!» li salutò entrando, con un dolce sorriso che si dipingeva sul volto mentre li accarezzava già con lo sguardo.
    La stanza era irradiata dalla calda luce del sole, la finestra chiusa oltre le tende che lasciavano vedere il giardino e gli altri bambini, che da fuori cercavano di assicurarsi delle condizioni di salute dei loro amici.
    Lynae si avvicinò prima alla finestra con aria di gentile rimprovero verso gli spioni oltre il vetro:
    «C'è bisogno di riposo, qui, quante volte devo dirvelo? - sospirò - Andate, io arrivo presto!»
    Tirò le tende quel tanto perché garantissero di lasciar entrare la luce e non gli sguardi indiscreti degli orfani preoccupati.

    Nella stanza c'erano piccoli lettini, evidentemente pensati per ospiti dalla giovane età, e quattro di essi erano occupati da altrettanti bambini.
    «Mademoiselle la Fleur Bleue - disse forse la più piccola tra loro, una deliziosa bimba dai boccoli dorati - ça me gratte!»
    «Fammi un po' vedere...» 
    Lynae si avvicinò al letto della bambina e fece appena in tempo a sedervisi che si ritrovò avvolta dalle braccia della piccola. Il dispiacere si dipinse sul volto della fanciulla, vedendola soffrire. 
    Era uno spettacolo in grado di stringere il cuore, infatti, quello che si mostrava di fronte a Lynae e Elysandra: i bambini mostravano chiari segni di quelle macchie rosse a cui la curatrice aveva già accennato e se ne stavano buoni buoni nei loro lettini, con aria mesta e abbattuta. I loro occhioni si rivolgevano con meraviglia alla Cavaliera e con evidente speranza di un imminente sollievo verso colei che doveva averli già curati altre volte.
    «Canti una canzone, mademoiselle Lynae?»
    «Tra poco, Sabine. Prima fammi vedere la lingua!»
    Conoscere la causa del male forse non avrebbe giovato nell'incanto di cura, ma certamente avrebbe aiutato a prevenire ulteriori contagi.
    Sabine mostrò una fiera linguaccia che fece tirare un evidente sospiro di sollievo alla ragazza che si stava prendendo cura di lei.
    «Ma che brava! - disse Lynae, poggiandole poi le labbra sulla fronte, mascherando un gesto medico con un tenero bacio - Non sei troppo calda, sai? Sono certa che guarirai presto presto!»
    Le accarezzò il collo e dietro le orecchie, lievemente, per controllare le pustole e forse anche altro, ma accuratamente facendo passare ogni gesto per una coccola verso la bimba malata.
    La prese poi in braccio e andò a sedersi sul letto di un altro bambino, più vicino agli altri malati.
    «Vi canterò la canzone della fiamma splendente, d'accordo?»
    I bambini annuirono ed aspettarono in silenzio.
    Lynae attese che anche la Cavaliera prendesse posto, poi iniziò ad intonare un canto: una melodia dolce, soave, di gran sollievo.


    Energia: 95%
    Stato fisico: illesa
    Stato mentale: concentrata, sollevata


    Tecniche utilizzate:
    Canto di cura: Lynae è capace di intonare una melodia che cura le malattie di chi è in grado di ascoltarla. (supporto – variabile – breve)


    Passive degne di nota:
    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i sentimenti e le emozioni altrui.

     
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    «Non... hai nulla di cui scusarti, sei stata molto gentile. Grazie.» ci volle un po' per la cavaliera far rientrare l'imbarazzo, e appena ebbe modo non potè non notare la premura che sottostava quella domanda: cosa sarebbe successo se avesse avuto in grembo il suo bambino? Avrebbe sopportato una cosa simile?
    La risposta è ovviamente no, era quindi naturale e logico ringraziare Lynae di quell'avvertimento.
    Elysandra seguiva Lynae passo passo per poi mettersi al suo fianco quando salutò i bambini malati. «Buongiorno!» la cavaliera sorrise raggiante, era molto importante mostrarsi positivi e allegri con chi attraversara malattie o periodi bui, anche se i piccoli pazienti non sembravano troppo abbattuti. Probabilmente era grazie ai loro compagni che giocavano nel cortile, i quali si affacciavano preoccupati dalle finestre: era una bella cosa, si tenevano in compagnia senza rischiare di venire contagiati, ma era arrivato il momento delle cure e i visitatori non erano ammessi!
    Più Elysandra osservava Lynae e più sembrava una bellissima madre, chissà se invece lei aveva già dei figli? Era molto improbabile, d'altronde era più giovane della Cavaliera, ma mai dire mai.
    Tirate le tende, la fanciulla iniziò nell'osservare una piccola bambina che l'aveva chiamata, Elysandra la seguì anche per vedere con precisione quella malattia che li stava ammorbando, e all'abbraccio che ne seguì la cavaliera non potè che sciogliersi dentro. Poveri ragazzi.
    Mentre Lynae visitava, Ely potè vedere con chiarezza i sintomi cutanei che il morbo provocava, una volta compreso questo, per rendersi utile, la Lyvellin si diresse verso il lettino di un altro bambino, particolarmente silenzioso.
    «Ciao! Mi chiamo Elysandra, e tu?» la cavaliera salutò con la mano mentre si sedeva anche lei sul suo lettino, e mentre il bimbo la guardava meravigliata, Ely iniziò ad esaminarlo come fece Lynae e anzi, per tenere il bambino impegnato nel mentre, la cavaliera si tolse i guanti armati e glieli diede per farlo giocare.
    Le postule che aveva il fanciullo erano più arrossate rispetto a quelle della bambina che stava guardando Lynae, e da alcune di loro usciva anche un po' di sangue. Probabilmente il bimbo si era grattato.
    Elysandra si voltò sorpresa verso la curatrice quando questa annunciò che avrebbe cantato, non si aspettava che avrebbe trattato i pazienti con un incantesimo simile, per lei era decisamente inusuale, sempre che si trattasse di una magia curativa, ovviamente. Per quanto riguardava la cavaliera, invece, non era specializzata nel combattere i morbi, ma almeno poteva dare un po' di conforto al bambino che stava esaminando, e magari guarire quelle piccole ferite che si era procurato grattandosi. Poggiò delicatamente le mani sul fanciullo e incominciò a incanalare la sua luce, una energia calda e rassicurante avrebbe coperto quelle pustole sanguinanti al fine di ripararle, e la melodia di Lynae... era sensazionale, dolce e per certi versi la distraeva pure mentre medicava il suo piccolo paziente! Rimase quasi a bocca aperta e, appena finita la esibizione, la cavaliera non potè che avvicinarsi a lei per chiederle informazioni.
    «È una magia meravigliosa la tua, Lynae! Li hai... curati tutti? Con il semplice canto?»


    Elysandra Lyvellin
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    Stato mentale: Neutrale, concentrata
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    Grazia
    Visto il suo fisico e l'addestramento ricevuto, Elysandra ha sviluppato dei movimenti particolarmente veloci, precisi e graziati nonostante l'utilizzo di armature e di scudi, permettendole di essere decisamente agile in combattimento.
    Potenziamento del 50% ad Agilità. [5pt]

    Senso spirituale
    La natura dell'anima di Elysandra gli permette di percepire cose che non appartengono alla realtà fisica, come spiriti e anime.
    Auspex Spiritico [5 pt]

    Attive:

    Imposizioni delle mani: Appoggiando le proprie mani sulle ferite, Elysandra è capace di richiamare il proprio spirito di Avatar e la sua Luce per guarire le ferite fisiche più comuni come tagli, fratture e contusioni, ed è in grado di mantenere in vita una persona morente in attesa di soccorsi più preparati.
    Costo: variabile da basso fino ad alto [2pt] (basso)


     
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    Lynae fu felice di vedere Elysandra sedersi sul letto del piccolo Rob: il bambino amava le storie di cavalieri coraggiosi almeno quanto lei e, forse, con l'ospite sarebbe stato in grado di superare la sua consueta timidezza.
    Mentre cantava, cullando dolcemente Sabine tra le proprie braccia, rivolgeva lo sguardo anche agli altri infanti e alla curatrice, sorridendo quando la melodia glielo permetteva. Era felice di vedere i visi dei bambini riprendere lentamente il consueto colore roseo e la delicata paffutezza tipica dell'età infantile. 

    «E la fiamma splendente ardeva
    Nel cuor di chi credeva
    Un dì di partire all'avventura
    Senza timore alcuno, senza paura»

    Il canto esprimeva nella melodia e nella voce di Lynae una dolcezza fuori dal comune, che unendosi al vigore e al coraggio che ispiravano il testo creava una magia in grado di ristorare anima e corpo, e di scacciare il morbo. Vi era in esso un insegnamento per i bambini, un volerli spronare a essere sempre curiosi, pronti al cambiamento e al timore, che fa parte dell'esistenza e che non deve essere ignorato, ma affrontato come un nemico, indossando uno scudo di affetto e un'armatura di pazienza. Il volto di Lynae esprimeva tutto l'amore che provava non solo verso i piccoli malati, ma anche verso la sua stessa vocazione: non era per lei una professione, un mestiere, ma qualcosa che le scaturiva dal cuore, da una volontà profonda e sincera di far del bene, di portare qualcosa di buono ovunque fosse in grado di farlo. Era nata con un dono che voleva mettere al servizio del suo prossimo e non riusciva a viverlo come un obbligo, un dovere da parte sua. Non era una missione, quanto più un'inclinazione naturale.

    Mentre cantava, Lynae si assicurava che la sua magia curativa avesse effetto, controllando con delicatezza i corpicini degli orfanelli. Sabine sembrava quasi sul punto di addormentarsi tra le sue braccia, mentre Rob si ringalluzziva, curate le ferite e la malattia dal calore luminoso e confortante generato dalle due guaritrici.
    Ogni bambino reagiva in modo diverso, in base al carattere, all'attitudine e alla gravità della malattia, ma tutti andavano gradualmente ristabilendosi.

    Terminato il soave canto, Lynae non privò delle sue braccia la bambina assopita, ma si avvicinò alla Cavaliera per poter parlare sottovoce.
    «Il mio canto ha poteri curativi - confermò - certo, dipende dalla gravità del male. Sicuramente è bene che riposino ancora qualche ora, prima di andare a rinforzarsi sotto i raggi del sole.»
    Queste ultime parole erano evidentemente rivolte verso i ragazzini che, sentendosi nuovamente in forze, già scalpitavano per uscire a giocare. Rise leggermente del loro sbuffare e sistemò i boccoli che ricadevano sul volto ormai addormentato di Sabine.
    «Noi, invece, se vuoi possiamo uscire. Passerò prima del prossimo pasto a controllare come stanno i bambini, e vorrei ringraziarti del tuo aiuto invitandoti a parteciparvi.»


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    L'abilità del canto di Lynae era stupefacente, sembrava quasi come i poteri di quei bardi delle leggende che con i loro canti compivano prodigi. I bambini erano tutti contenti e, sopratutto, guariti, Sabine si stava pure addormentando fra le braccia della bella guaritrice!
    «Certo. Il riposo è importante per crescere sani e forti, oltre che a guarire.» Elysandra sorrise al piccolo Rob, che aveva guarito lei, e gli passò una mano fra i capelli arrufandoglieli scherzosamente, poi si alzò dal letto. Rimase per qualche secondo indecisa se già chiedere indietro i guanti che aveva dato al bambino, sembrava brutto riprenderseli subito, però non poteva nemmeno regalarglieli...
    La proposta della guaritrice capitò a fagiolo, se fossero tornare lì più tardi non avrebbe avuto problemi a lasciare i guanti al piccoletto per un altro po' di tempo.
    «Ti ringrazio dell'invito e parteciperò senz'altro.» Elysandra appoggiò una mano sulle spalle della nuova compagna come segno di amicizia, anche se dentro di sè sperava di non essersi presa troppa confidenza «Magari posso pure chiederti un aiuto: mi hanno mandato qui con l'incarico di cercare dei banditi che sembrano si siano insediati qui da un po' di tempo.» la cavaliera parlò un pochetto più a bassa voce in modo che i pargoli non potessero ascoltarla con chiarezza «Non conosco questo posto, se potessi farmi da guida mi faresti un enorme favore.» la Lyvellin aspettò la risposta della guaritrice e l'avrebbe ringraziata in qualsiasi caso, sia se avesse acconsentito o meno di darle una mano, poi avrebbe salutato uno ad uno quei pargoletti che erano stati costretti a sopportare una malattia a quella giovane età «Noi ci vediamo più tardi! Magari giochiamo pure insieme, cosa ne dite?» Elysandra si chinò leggermente per mettersi un po' al loro livello «Però dovete promettermi che farete quello che Lynae vi dice, ok?» in realtà non sembrava ci fosse per niente bisogno di quella promessa, Lynae riusciva a tenerli in riga semplicemente sorridendo, però meglio una promessa in più che una mancante.


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    Lynae sorrise quando Elysandra le poggiò la mano sulla spalla, felice sia del gesto di confidenza che del sentire accettata la propria proposta.
    Ascoltò con garbo ed attenzione la richiesta della Cavaliera, stupendosi alquanto: Elterhal era un piccolo paesino tranquillo, il passaggio di banditi non sarebbe certo stato inosservato né privo di conseguenze. Tuttavia, aveva intenzione di fare tutto il possibile per aiutare il corso della giustizia. In qualche modo, a dirla tutta, si sentiva in parte orgogliosa di poter dare il suo contributo, seppur minimo, a una causa che vedeva implicata la sicurezza del villaggio e non solo.

    Attese che i bambini salutassero l'ospite e che promettessero tutto ciò che veniva chiesto, sorridendo intenerita alla scena: Elysandra ci sapeva fare con i piccoli pazienti, era sicura che la sua permanenza sarebbe stata gradita nel presente e ricordata piacevolmente una volta che fosse ripartita.

    Aprì le tende, prima di uscire, cosicché gli orfanelli potessero offrirsi conforto a vicenda. Conosceva abbastanza Sabine da sapere che la luce del sole non l'avrebbe destata dai suoi sogni. Li salutò ad uno ad uno, si assicurò che avessero tutti quanti da bere e poi usciì, chiudendosi la porta alle spalle con un sospiro.

    «Ci si sente meglio quando si scopre di aver fatto qualcosa di buono, non trovi? - chiese sorridendo, per poi continuare con tono appena più serio - Non ho sentito parlare di banditi, qui a Elterhal, ma se vuoi posso accompagnarti in paese. Dovrei comunque passare dal fornaio a prendere i panini per il pasto. Quei piccoli demonietti ne divorano come nulla fosse!»
    Parlando, si incamminò verso l'ingresso, ma non fece molta strada che un bel gatto rossiccio la raggiunse, strusciandosi alle caviglie della ragazza in cerca di attenzioni. Non trovandole nell'immediato, passò graziosamente alle gambe della Cavaliera, sperando di aver maggior fortuna.
    «Giusto, certo: ti presento Pesca!»


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    Ely salutò i giovani pargoli ormai già straripanti di energie, in cuor suo sperava di poter rimanere un po' di più con loro ma aveva un dovere da portare avanti. Fu alquanto triste uscire da quella stanza con Lynae che chiudeva la porta.
    «Assolutamente.» la cavaliera sorrise, capiva perfettamente quel sentimento di soddisfazione e leggerezza che si provava nel fare il bene agli altri, della gratitudine che coglievi sia negli sguardi che nelle parole. Per questo si era arruolata, per poter fare di più a tutti e non solo agli abitanti del suo paese, però era anche consapevole che non poteva aiutare tutti.
    Non poteva sdoppiarsi, ne era ben cosciente, però era una cosa amara da digerire.
    «Oh, ma certo, mi farebbe molto piacere e sicuramente mi saresti d'aiuto!» in realtà Elysandra ci sperava proprio, perdersi in giro alla ricerca di informazioni non le avrebbe fatto fare chissà che figura, e in questo modo aveva anche una piccola pista da dove incominciare «Ma sei sicura? Non vorrei togliere tempo ai tuoi piccoli ospiti.» lanciò un piccolo sguardo alla porta che si erano appena chiusi alle spalle, preoccupata di distrarre quella giovane e talentuosa ragazza dai suoi nobili compiti. Si rilassò un minimo quando Lynae affermò che avrebbe fatto compere proprio per i fanciulli al fornaio, nel mentre.
    «Devono crescere forti e sani, è naturale che mangino così tanto! L'importante è guardare i dolci, magari quando torniamo dovremo controllare se ci sono ancora quelli che abbiamo posato prima.» ridacchiò a quell'idea, sarebbe stata una scena molto divertente e chissà, anche vedere una Lynae un po' infastidita o severa sarebbe stata una cosa interessante da vedere!
    A causa dell'armatura che indossava, Ely quasi non si accorse del felino che si stava strusciando su di lei, fu sorpresa e quasi si gelò sul posto per poi guardare Lynae col palese sguardo di chi chiedeva se poteva prenderlo in braccio.
    «Ciaaaao Pesca! Quanto sei bella... o bello?» la cavaliera sorrise mentre si chinava per accarezzargli la schiena dopo essersi tolto, nuovamente, il guanto corazzato. La pelliccia degli animali era sempre così morbida e calda che veniva voglia di non staccarvisi mai.
    «Non ho mai avuto un animale domestico, e ovviamente in caserma non sono ammessi. Ma quanto sono adorabili... Ho sentito anche che fanno i dispetti, tipo i gatti tendono a far cadere le cose dai tavoli per il solo gusto di farlo. È vero?»



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    «Bello - suggerì la giovane - lo so, il nome può trarre in inganno, ma quando l'ho trovato era poco più che un batuffolo di pelo, grande quanto una pesca e dai medesimi colori. Era anche in un frutteto, non ho saputo resistere! Si è praticamente scelto il nome da solo!»
    Rise appena e sollevò il felino tra le braccia, il quale manifestò la soddisfazione di essere finalmente vezzeggiato con sonore fusa. Tronfio e morbido, sembrava felice di essere al centro delle attenzioni e della discussione.
    «Con Pesca sono stata abbastanza fortunata, non fa di questi dispetti... così spesso. Preferisce dormire o... beh, fare ciò per cui credo ci sentiamo così legati - sorrise teneramente alla Cavaliera ed al gatto - vedi, siamo entrambi in grado di creare la luce, a nostro modo. Il suo manto talvolta diventa veramente lucente, di solito quando vuole pavoneggiarsi!»
    Rise e si mise in cammino fuori dall'Ospedale, tenerndo il gatto con sé. Non vi era vanità nelle sue parole, non aveva alcun interesse o volontà di vezzeggiarsi o di ricevere complimenti. Sembrava soltanto felice di potersi esprimere liberamente con qualcuno che sembrava capirla e condividere gli stessi ideali, per questo non provava fatica nel mostrare aperta fiducia.

    Il villaggio era piccolo, ma pieno di vita ed operoso. Nella piazza principale c'era un gran viavai di madri indaffarate e di giovani donne alle prese con chissà quali segreti bisbigliati di orecchio in orecchio. Alcuni ragazzini giocavano a rincorrersi, un cane sonnecchiava pigramente sull'uscio dello speziale e l'emporio sembrava gremito di persone: che fosse per il vasto assortimento o per la sciolta parlantina del negoziante che rallentava le operazioni, non era dato sapere. Il fabbro batteva sul suo incudine creando un ritmo regolare, cadenzato, che andava a fondersi con lo scrosciare dell'acqua della fonte, dove alcune vecchie signore rammendavano o lavavano i panni in compagnia. Qualcuno degli abitanti salutò garbatamente Lynae al suo passaggio, altri sembravano chiedersi chi fosse la bella donna in arme che l'accompagnava. Era uno spettacolo piacevole, semplice ma pieno di calore. Dalla bottega del panettiere usciva un profumo delizioso che faceva ben sperare che la promessa fatta a Lynae fosse stata mantenuta. Tuttavia il Fiore Blu non dimenticava la missione che le aveva spinte a lasciare l'ospedale e non voleva certo trascurare le indagini e il brivido che da esse derivava.
    «Credo che la taverna sia il luogo ideale per cercare informazioni, oppure potresti chiedere alle anziane del paese: a loro non sfugge nulla.»
    Accennò un sorriso: era ben disposta ad accompagnarla, se lo avesse voluto, così come si sarebbe fatta da parte se invece la ricerca avesse richiesto una maggiore discrezione.


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16 replies since 13/2/2021, 14:55   197 views
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