[H] Confessioni di un padre

Epilogo 1

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  1. Sturm.und.Drang
     
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    Impeto e tempesta

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    Epilogo 1 - Confessioni di un padre.
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    Camera di Vladimir - Sede dei Cavalieri del Koldran.
    Presidio Settentrionale, Endlos.

    - Ah. E gli altri? Dove sono? - domandò Echo, quando si rese conto dei giorni di inattività causati dalle ferite - Gli altri nel castello... Sanno tutto, suppongo? Ci volete fuori al più presto?
    -Ciò che sanno mi è ignoto, ragazzo- avrebbe risposto il vecchio, con tutta la calma del mondo -Son dovuti tornare in fretta ad Est: mi hanno chiesto di prendermi cura di voi finché non sareste stati in grado di affrontare un viaggio di ritorno. Ovviamente vi sarà concessa una scorta, almeno fino al confine.
    Trascurò volutamente l'ultima domanda, forse per una forma di educazione, forse perché non la riteneva davvero rilevante.

    -Quant'è che sei qui, Vladimir?- incalzò Echo, per ottenere una semplice, mite risposta -Credo una ventina d'anni, ma ormai ho smesso di contarli.
    - Da dove vengo io, sareste già considerati dèi. Se non sapessi che i miei proiettili possono uccidervi mi prostrerei in preda alla paura anche io. Mi sono praticamente preparato mentalmente a morire contro dei lupi, prima che capissi che sono fragili come i nostri. Cosa considerate divinità, in questo mondo?
    Quella domanda portò il vecchio a ponderare bene le parole da usare. Non si trattava di una questione di segretezza o pericolo, almeno quella volta, ma del dover spiegare un concetto che -per i Nativi- appariva solitamente intuitivo e semplice quanto un assioma.
    -Le creature mortali e gli esseri umani possono manipolare la Natura in molti modi. Ci sono gli alchimisti, che modificano la materia... o i maghi, che piegano le leggi della fisica. Ci sono anche quelli come te, che usano la matematica, il ferro e l'elettricità per carpire e sfruttarne i segreti- parlò con calma e pazienza, come un maestro comprensivo -Ci sono cose, invece, che non andrebbero toccate. Cose sacre...
    Vladimir si sporse appena, allungando il braccio verso Echo.
    Gli pose una mano sul petto, all'altezza del cuore.
    -Nessun mortale dovrebbe avere potere sulle anime.
    Siamo una razza egoista: con tanto potere fra le dita, non può che finir male.


    Nelle parole di Vladimir divenne palese una certa contraddizione: anche lui era stato in grado di agire su di un anima... liberandola dallo sgradevole intruso. Forse non ne era consapevole, o forse -semplicemente- se ne vergognava; difficile capirlo. Comunque, a quel punto, fu abbastanza chiaro cosa intendesse per "divino": si riferiva in modo vago a tutte le entità in qualche modo superiori alla natura umana, forse più consapevoli e "pure". Entità degne di aver potere su materia sacra, quale era indubbiamente l'anima.
    Era però da capire cosa del suo discorso fosse reale e cosa rientrasse nelle credenze e nella morale di un anziano, naturalmente legato al proprio popolo ed alle proprie tradizioni. Si trattava di una selezione necessaria per avere una visione obbiettiva della faccenda, soprattutto per Echo, che percepiva ogni informazione come se fosse un alieno, e che forse a stento sarebbe riuscito a razionalizzare concetti astratti quanto l'esistenza dell'anima.
    - Che non ci sia particolare accordo era ovvio, ma sembravate più intenti in conflitti interni che altro, almeno ai miei occhi. È così? Il vostro... leader, mi viene da dire, ma sembra ovvio che non venga considerato tale, è lui la causa del clima interno? O c'è un evento più concreto che ha causato il tutto? Oppure sono quelle creature non morte quelle a cui ti riferisci? O altro, addirittura?

    -L'uomo a capo di questo gruppo di sentinelle di confine è una brava persona. Ha aiutato e salvato molti di noi, me compreso, esattamente come ha fatto Grigiomanto- affermò il vecchio, con voce stanca -Quest'ultimo non è particolarmente apprezzato da alcuni perché, in un certo senso, pure gli abitanti delle steppe o delle lande ghiacciate sono degli stranieri, almeno agli occhi dei cittadini di Najaza.
    Ed ecco svelato il primo arcano: il capo con cui avevano discusso a tavola godeva del potere effettivo, ma essendo "straniero" generava qualche difficoltà alla maggior parte dei presenti, che -appunto- era nata e cresciuta su Najaza. Discriminazione pura e semplice, anche se non portata agli eccessi: forse l'unico elemento presente in tutti i mondi ed in tutti i tempi.
    -Potrebbe apparirti esagerato, ma apparteniamo a realtà molto diverse: tutto ciò che è sotto Najaza non fa altro che sopravvivere al Nord. Sono popoli rozzi e violenti, ma che sanno unirsi e collaborare davanti alle insidie dei lunghi inverni. Sono orgogliosi e testardi, ma anche gentili e... umani- si concesse una pausa, abbassando il capo -Najaza, invece, credo che... abbia perso l'umanità da qualche tempo. Quando ero giovane, non era così, ma ormai son solo ricordi...
    Si fermò, rendendosi forse conto di essersi lasciato andare a digressioni inutili e nostalgiche.
    Tornò sui propri passi, di nuovo rinvigorito dalla volontà di proteggere quel giovane che aveva innanzi.
    -Ragazzo, te ne prego... lo dico per il tuo bene. Resta distante dagli affari di Najaza e trovati una brava ragazza con cui tirar su famiglia, lontano da qui. L'Est da cui provieni... dicono sia un bel posto.

    Turno 3


    Di nuovo agganci: scegli tu che strada prendere in questa conversazione.

    Postare entro il: 2 Aprile, ore 23:59.
    In caso di ritardi o domande, sai dove trovarmi.

     
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