La gravità del suolo

Prima scena di Levin August Theophil von Bennigsen

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. T h e B a r d
     
    .
    Avatar

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    232
    Location
    Friuland

    Status
    Offline

    U
    dendo quella sfilza di nomi, alla guardia iniziò a formarsi il sospetto che quel tizio non fosse per caso un nobile.
    L’idea gettava tutta un’altra luce sulla situazione: quello stesso andarsene in giro a piedi da solo per la tundra, che nel caso di un povero diavolo non si sarebbe semplicemente potuto comprendere, poteva avere perfettamente un qualche recondito significato, per un aristocratico. Quella gente sembrava non avere altro da fare che inventarsi giochi originali per complicarsi la vita: c’era sempre qualche alleanza da tessere, qualche segreto da comunicare…
    Sì, era proprio un’ipotesi convincente.
    E poi, aveva un’aria intelligente. Proprio la tipica aria dei nobili, che ti parlano, ma si capisce benissimo che stanno pensando ad altro, qualcosa che di certo reputano immensamente più importante di te. Glielo puoi leggere in quegli occhi brillanti, chiaro come il piscio sulla neve.
    Ma, purtroppo, se si trattava davvero di un aristocratico, non bisognava commettere l’errore di sbattergli la porta in faccia. Portarlo dal comandante, e che se la sbrigasse lui. In ogni caso, anche se alla fine si fosse rivelato effettivamente un povero diavolo, e per di più deficiente, Sir Kennan non si sarebbe certo incazzato con loro solo perché lo avevano fatto entrare. Non succedeva mai niente, in quella miniera… poteva solo ringraziarli se gli procuravano lo svago della giornata.
    Quello il risultato delle rapide considerazioni svolte a mente dalla guardia di turno, la quale a sua volta, ironicamente, pensava ad altro mentre lo sconosciuto le stava parlando.
    Forse una sua bisnonna si era fatta ingravidare da un nobile, a un certo punto.
    « Va bene, venite dentro – lo invitò, spostandosi perché potesse passare attraverso lo spiraglio fra i battenti, che più di così di certo non si sarebbero mossi – dovete scusarci… puliamo i cardini ogni giorno, ma durante la notte il ghiaccio si forma di nuovo… »
    Dentro, l’insediamento era esattamente come ce lo si sarebbe potuti aspettare: senza fronzoli. Oltre la torre-porta si accedeva a un cortile abbastanza ampio, con baracche sui due lati, ed in fondo una costruzione più grande, con una tettoia di legno che ne riparava l’ingresso. Doveva essere l’edificio più grande di tutto il forte: un torrione tozzo, probabilmente a tre o quattro piani, con poche e piccole finestre.
    Non era tutto lì, naturalmente: dietro e tutto attorno ci dovevano essere altri fabbricati e, da qualche parte, l’ingresso della cava.
    « Di qua – fece cenno la guardia, avviandosi a capo chino verso il torrione – avete parlato di affari che volete discutere, giusto? Beh, non siamo noi quelli con cui volete parlare, chiaramente. Vi porto da Sir Kennan, e poi sarà lui a sbrigar… volevo dire… beh, non importa, eccoci qua »
    L’uomo sbatté gli stivali sulla soglia, quindi entrò. L’interno era buio e sapeva di affumicato, ma faceva decisamente più caldo che all’esterno. La guardia guidò Levin su per due rampe di scale di legno che seguivano il muro esterno, sbucando di volta in volta da una botola al piano superiore. Nessuno dei livelli era illuminato, tranne l’ultimo.
    « Sir Kennan! – vociò il soldato, mentre risalivano l’ultima rampa – ci sono delle visite! Un tale August von… – purtroppo ricordava solo quella parte del nome, che gli era sembrata la più familiare ed altisonante – …uno straniero è arrivato alle porte. Ho pensato di condurlo da voi. Siete occupato? »
    « Mandamelo su! – fu la risposta che venne da oltre la botola, e la voce era ferma, sicura, una voce che lasciava intuire l’uomo di comando – e tu, Jacov, fammi il favore di andare a dire a Sinnek che se per domani non si raggiunge la quantità minima ci dovrò andare di mezzo io come al solito »
    La guardia, che aveva sperato di poter restare lì sotto al caldo, magari con la scusa di garantire per l’incolumità del superiore, borbottò qualcosa tra i denti, aprì la botola sopra la sua testa, e quindi senza tante cerimonie se ne tornò giù, sparendo nel buio, e lasciando Levin da solo.
    « Dunque, fatevi avanti, amico, e fatemi la cortesia di ripetermi il vostro nome. Quel caprone di Jacov si è dimenticato di farvi lasciare le armi all’ingresso, dico bene? »
     
    Top
    .
9 replies since 19/3/2021, 20:20   232 views
  Share  
.