La gravità del suolo

Prima scena di Levin August Theophil von Bennigsen

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. T h e B a r d
     
    .
    Avatar

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    232
    Location
    Friuland

    Status
    Offline

    A
    lla risata di Levin Sir Kennan rispose sollevando le sopracciglia. È vero che aveva smorzato il tono per non mettere il vecchio troppo in soggezione, ma quella reazione in qualche modo lo spiazzava. Tradiva un temperamento e una forza di carattere… interessanti. Era evidente che quel tizio stempiato e senza particolari tratti distintivi non era il classico seccatore che si poteva intimidire facendo la voce grossa.
    Si poteva dire quasi che stesse facendo il suo stesso gioco, alternando bonomia e velate dimostrazioni di forza…
    Il comandante poteva benissimo sbatterlo giù dalla torre a pedate veloce com’era arrivato, ma il pensiero sembrava non turbare troppo l’uomo, che si comportava come un ospite che avesse ricevuto un invito. Era un disperato senza niente da perdere, semplicemente uno sciocco, oppure quell’atteggiamento dipendeva dagli assi che nascondeva nella manica?
    Mentre i due uomini si sorridevano, in fondo alle pupille balenavano le loro anime d’acciaio.
    Alle ultime parole di Levin, però, fu il turno di Sir Kennan di ridere. Il vecchio giocava un po’ troppo in attacco, ma era… piacevole, una volta tanto, avere a che fare con qualcuno che non si guardava gli stivali masticando obiezioni che non aveva il coraggio di fare.
    Non aveva ancora deciso se quel “von Benningsen” indicasse che lo sconosciuto era un nobile o meno. Nel secondo caso, secondo l’etichetta di Najaza avrebbe avuto tutto il diritto di farlo bastonare nel cortile, per la dimestichezza che si stava concedendo con lui, un Cavaliere del Nord. Ma, come facilmente si poteva constatare dandosi un’occhiata attorno, Gyllkrav’yer non era Najaza.
    La cosa più spassosa, era che il vecchio non aveva affatto risposto a nessuna delle sue domande più o meno esplicite, né in merito al proprio rango, né alla propria provenienza, né agli esatti motivi per cui aveva bussato al portone, eludendole con molta nonchalance. Molto bene, Sir Kennan lo avrebbe assecondato, e vediamo dove sarebbe andato a parare.
    Non abbassò la guardia, ma si rilassò sulla sedia e sciolse la lingua, come se l’interrogatorio fosse già finito.
    « Di problemi di produzione, qui, ne abbiamo avuti dal primo colpo di piccone – il comandante prese un bastone che stava appoggiato alla scrivania e lo usò per dare un paio di colpi secchi sul pavimento, senza smettere di parlare – Sai che significa il nome di questo posto? Miniera d’oro. E sai quanto oro esce da quel buco infernale? – l’uomo fece un gesto osceno con la mano – neanche un grammo. La cava è stata aperta su consiglio di un mago che si era fatto pagare profumatamente per rivelare le coordinate di un giacimento d’oro. Quando si è scoperto che non ce n’era traccia, l’hanno impiccato, solo per scoprire che aveva lasciato al suo posto un fantoccio animato con un incantesimo. Lui se ne stava a prendere il sole in qualche posto meno ingrato di questo da chissà quando. Però alla fine, scavando ancora un po’, si è scoperto che c’era ben di meglio: rutenio. Non sai cos’è? Nemmeno io lo sapevo. A quanto pare è un metallo preziosissimo che piace ad alchimisti e gente del genere. Per ogni tonnellata di roccia che caca la miniera, noi tiriamo fuori pochi grammi di rutenio. Ma un etto basta a pagare una settimana di stipendio a tutti quanti, compreso quel porco del funzionario del Consorzio. »
    La botola che dava accesso alla sala si aprì cigolando, e quello che doveva essere un servo si arrampicò su dall’ultimo tratto di scale, reggendo fra le mani un vassoio su cui traballava un samovar d’argento.
    « Ho sentito che avevate un ospite, così ho portato una tazza in più, Sir Kennan. »
    « Dunque immagino che tu ne abbia portate tre, o mi sbaglio? – il comandante non lasciò che il vecchio servitore replicasse – riempitene una e vai pure a sederti davanti al camino, Ekki. »
    Il samovar finemente cesellato venne posato sul tavolo dalle mani tremanti e indurite dal gelo del famiglio, che si ritirò poi in silenzio su una poltrona in disparte.
    « Il problema – continuò Sir Kennan, mentre preparava lui stesso una tazza per sé e una per Levin – è che sembrerebbe che ora anche il rutenio si stia esaurendo. Non che Lady Gyllenstyerna abbia di che lamentarsi – il Cavaliere accennò automaticamente con il dito verso l’alto, quindi fece cenno allo straniero di prendere il suo tè fumante – quello che le abbiamo mandato in questi anni deve aver riempito d’oro più di qualche forziere. Ma tutte le cose belle finiscono, suppongo. Lo so io, lo sa la Vedova, lo sa il Consorzio. Se, però – e qui di nuovo il comandante fissò i propri occhi d’ebano in quelli di Levin, in attesa di cogliervi un segno di delusione – per caso qualcuno dovesse sentir dire che Gyllkrav’yer è il posto giusto per fare fortuna… beh, la voce gli sarebbe giunta un poco in ritardo. »


    Edited by T h e B a r d - 24/3/2021, 17:59
     
    Top
    .
9 replies since 19/3/2021, 20:20   232 views
  Share  
.