La gravità del suolo

Prima scena di Levin August Theophil von Bennigsen

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  1. Fëdor D.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Levin ascoltò in silenzio le parole di Sir Kennan, senza distrarsi, né interromperlo, ma tenendo lo sguardo fisso su di lui, salvo spostarlo per fare un cenno di ringraziamento al servitore che aveva portato del tè. Tante, troppe informazioni stava ricevendo. Quella che doveva essere per lui una rampa per l’accesso alla nobiltà - e di conseguenza il primo, vero passo verso l’agognata immortalità - si stava rivelando un vicolo cieco. L’ennesimo, in 61 anni.
    Quando Sir Kennan terminò di parlare, Levin restò in silenzio per un po’, come per riorganizzare mentalmente il fiume di informazioni che aveva ricevuto, ma facendo ben attenzione a non lasciar trasparire esitazioni. Quel posto era dunque destinato al declino e all’abbandono? I problemi di Gyllkrav’yer, che pure aveva in parte intuito, si stavano rivelando maggiori di quanto immaginasse. Cosa poteva mai fare: proporsi come minatore? No, l’idea era fuori questione. Sarebbe stato come abbandonare ogni suo proposito e firmare - lì, su due piedi - la propria condanna a morte. Morte… Il solo pensiero lo fece rabbrividire. L’ammirazione, che ancora provava per l’interlocutore cominciava ad affiancarsi a qualcosa di estremamente simile all’odio. Perché quel Kennan non riusciva a trovare il modo di renderlo immortale? Forse avrebbe dovuto ucciderlo lì, seduta stante, e bere il suo sangue. Sì, quella sarebbe stata la maniera migliore di ottenere l’immortalità: cibarsi dell’altrui vita. Guardò per un attimo l’uomo, cercando di trovare un punto debole. Poteva colpirlo al collo, magari usando la tazza di tè come arma e… La tazza di tè. Dannazione, pensò. Possibile che quell’uomo avesse previsto la reazione di Levin e per questo aveva fatto restare il servitore nella stanza? Possibile che quell’uomo gli fosse così superiore? Ora rivolse l’odio verso di sé. Era inutile, incapace. Forse meritava davvero la morte. Infondo, l’immortalità era un lusso che non gli era stato concesso e che evidentemente non meritava. Cosa fare, dunque?
    Bevve un sorso di tè, per rilassarsi; riconobbe subito che stava vaneggiando e sul viso cominciò a prendere forma un solco simile a un sorriso.


    “Lady Gyllenstyerna…”


    Mormorò, sovrappensiero. La donna nominata prima da Kennan, evidentemente di status superiore a tutti lì. Era a lei che doveva arrivare. Bevve un altro sorso, e questa volta assaporò la bevanda, apprezzandone soprattutto il calore.


    “Sarò sincero con voi, Sir Kennan, tutto ciò che dite mi è nuovo. Non conoscevo Gyllkrav’yer e non posso che essere dispiaciuto per la situazione che sta vivendo ora. Voi mi piacete, davvero, non mento; cosa ne sarà di voi una volta che da questa miniera non si riuscirà più a tirar fuori questo… come lo avete chiamato? Rutenio giusto?”


    Disse, avendo riacquistato la calma. Era stato davvero autentico e onesto con quelle parole; stava realmente traendo piacere da quella conversazione. Tuttavia, ciò non bastava.


    “Avete nominato tale Lady Gyllenstyerna; il nome non mi è nuovo, vi dirò. Potreste dirmi qualcos’altro su di lei?”


    Terminò, tradendo la premessa di non pronunciar menzogne.



    Stato fisico: Illeso
    Stato mentale: Leggermente scosso
    Energia: 110%

    Passive:
    Vsevobuch
    L’allenamento marziale effettuato con suo padre ha reso Levin un ottimo combattente: schiva e colpisce con un’agilità ai limiti del sovrumano, per poi sferrare dei colpi incredibilmente potenti; la sua energia, in effetti, pare non finire mai. Passiva agilità 5 pt; Passiva forza 5 pt; Passiva 10% in più di mana 5 pt.
    [15 pt]
     
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