Pellegrinaggio alla Città Santa

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  1. Kuma
     
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    Città Alta, Laputa
    Presidio Errante, Endlos.

    Vorrei comprendere secondo quali criteri i magister di questo ciottolo sospeso a mezz'aria scelgono dove aprire i propri portali interdimensionali. Se per le missioni a Naos era stato creato un grosso portale nel bel mezzo dei latifondi, sotto perenne sorveglianza dello staff dell'istituzione, il mio passaggio per Mirach si trova invece in un piazzale qualsiasi. Sebbene sia a malapena grande abbastanza da permettere il mio passaggio ma non quello di creature più grandi, non colgo il motivo per cui non sia stato aperto nei pressi del Magisterium stesso o addirittura al suo interno – sarebbe stata una scelta più discreta e più facile da sorvegliare.

    Comunque, tornando alla missione, mi viene spiegato dove devo recarmi di preciso, e da quali aree sarebbe preferibile che io mi tenga alla larga. Ci sono volti e odori familiari nel gruppo che terrà tutto sotto controllo da Laputa, gente che sono sicuro di aver incontrato a Naos, ma evito di azzardare nomi nel congedarmi da loro.

    Vengo accompagnato al luogo della partenza dal solo Dan Mihai Simion. A quest'ora del mattino non c'è quasi anima viva: oltre a me e al mago, scorgo soltanto alcuni uccelli posati sui tetti e sulle grondaie del primo girone, e un paio di umani particolarmente mattinieri.

    Entro nel portale. Qualche secondo più tardi, uno di quegli uccelli scenderà in picchiata e mi seguirà al suo interno.


    Holy City, Mirach

    Oramai ai salti dimensionali c'ho fatto il callo. Il corvo accanto a me, invece, no. Lo guardo barcollare sulle zampette artigliate mentre apre le ali per mantenersi in equilibrio. Anche per lui la sensazione di stordimento durò comunque appena una manciata di secondi.

    Alzo gli occhi al cielo e mi rendo conto che è giorno inoltrato, e la temperatura mi fa pensare a un giorno di primavera qualsiasi del mio mondo natio. Sono – anzi, siamo in un parco pubblico. A poca distanza da noi un ponte di ferro e cemento armato collega quella che scopro ora essere un'isola alla terraferma. All'orizzonte, sempre in quella direzione, sorgono i grattacieli di una metropoli che mi ricorda Bloodrunner. O Chicago, se devo essere sincero.

    Gli umani attorno a noi sono pure vestiti alla maniera reminescente dello stile di quelle due città. Ora come ora però questo non è tuttavia rilevante, senza contare che c'è ben poco tempo che posso permettermi di perdere, grazie al modo del cazzo in cui il tempo scorre in questa dimensione.

    Così mi volto, e così anche il mio animale da compagnia, dal lato opposto, dove trovo le mura della mia destinazione: Holy City, la Città Santa. Casa Galanodel si ergerebbe sul più alto dei suoi colli. Io, però, non riesco a vederla con quelle mura colossali in mezzo ai coglioni.

    Abbassando il muro verso l'entrata, osservo piuttosto la folla che va e viene dal centro abitato, un fiume in piena di voci, gambe e ruote – e a due direzioni, mi viene da aggiungere. Zigzagarci in mezzo è tutt'altro che impossibile, ma neppure una passeggiata in solitaria nei boschi per un cane della mia età e stazza.

    Guardo Pigreco, il corvo, e lui capisce subito. Spicca il volo, e sfreccia verso il porticato. Io lo seguo a piedi con calma, cercando di farmi strada fra turisti e pellegrini, artisti e affaristi, e chi più ne ha e più ne metta, ora spostandomi sulla destra per schivare un passeggino, ora abbaiando e scoprendo i denti per scoraggiare uno stronzo dal darmi una pedata nei fianchi, e sfruttando i pochi secondi di sorpresa per dileguarmi prima che ci riprovi.

    Perché c'è un motivo per cui cane della mia stazza arriva alla mia età: è perché siamo dannatamente bravi in quello che facciamo.

     
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