Pellegrinaggio alla Città Santa

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  1. Sturm.und.Drang
     
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    Impeto e tempesta

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    "Io vidi l’angelo nel marmo e scolpii fino a liberarlo".

    (Michelangelo)


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    Holy City - Mirach.

    « BELLAMY, SEI UN FEDIFRAGO! TI HO VISTO IERI, CON QUELLA SGUALDRINA DI LETTA LEDIOTTA! MALEDETTO, E AVEVI AVUTO PURE IL CORAGGIO DI DIRMI CHE MI AMAVI! LA VEDI QUESTA PISTOLA ORA, EH? LA VEDI?! IO TI AMMAZZO, TI AMMAZZO! »
    Il suono di quelle parole, amplificato dal tempismo con cui furono dette, ebbe sulle due guardie l'effetto di una doccia gelida. Con gli occhi sgranati e le labbra semiaperte, incredule, si fissarono per qualche secondo, forse prese dal panico. La verità era che si trovavano in una situazione decisamente inaspettata: non sapevano della presenza di Bellamy nella struttura, ma nulla escludeva che si fosse spostato in borghese e senza alcun annuncio, per questioni di privacy.
    Cosa avrebbero dovuto fare, dunque?
    Per qualche attimo, non ebbero l'aria di essere abbastanza intelligenti per capirlo da soli.

    L'addestramento ricevuto ebbe tuttavia la meglio sull'istinto, e -per la gioia di un Gaspode ben nascosto- si ricordarono del loro lavoro (nonché dovere) e di come si sarebbero dovuti comportare in situazioni di quel tipo. Il più coraggioso fra i due -caricata una pistola ben lucida, quasi quanto la sua testa- si lanciò quindi in direzione della voce appena ascoltata, più che deciso a salvare il Signor Bellamy da chicchessia. L'altro rimase di fronte all'ingresso della Magione ma, coinvolto com'era, non fece particolare caso alla porta alle proprie spalle, piuttosto seguì con lo sguardo il proprio amico, in ardente attesa di saperne di più al suo ritorno. Quello fu l'attimo perfetto per Gaspode: un breve scatto e si sarebbe ritrovato dentro senza destare alcun sospetto.

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    Del tutto privo di fonti di luce artificiale, ciò che di fatto costituiva l'ingresso della magione aveva l'insolita caratteristica di emanare in qualche modo luce propria. Quella sarebbe stata per lo meno la prima impressione per chiunque: l'intero spazio -in verità, decisamente esteso, considerando le dimensioni e l'altezza delle volte- emanava una pallida luminescenza, un chiarore lieve, ma netto, in grado di rendere ben visibile ogni singolo elemento lì presente -quasi fosse giorno e non vi fosse un soffitto a separarlo dal sole- senza tuttavia generare ombre di alcun tipo.

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    Espressione della geometria e della misura come fondamento dell'ordine universale, quell'opera d'arte -perché di questo si trattava- mescolava arti e scienza con magistrale precisione: la scelta delle forme, dei materiali e dei colori, unita a precisi calcoli e manodopera di veri professionisti, era riuscita a generare luce inesistente grazie ad un complesso gioco di riflessi. Perfino l'acustica era a dir poco perfetta: la melodia del suo passo leggero era ben udibile da chiunque, anche all'estremità opposta dell'enorme ingresso; come una musica lieve, le suole dei suoi stivali sul marmo lucido risuonavano come una lenta ed inesorabile marcia.

    -...
    L'improvvisa -invero, strana- consapevolezza di non marciare, tantomeno di non portare gli stivali per ovvie ragioni, riscosse il bastardino dal curioso stato di trance che lo aveva travolto nel percepire tutta quella luce.
    Tornato in sé, con le zampe ben piantate per terra, Gaspode avrebbe potuto anche sperimentare il forte disagio che solitamente seguiva le allucinazioni. Non c'era infatti nessuna luce soffusa in quell'ingresso: le uniche fonti visibili consistevano in riflettori puntati alla meno peggio lungo il percorso prestabilito che lo avrebbe condotto alla camera successiva, uniti fra loro da numerosi fili e cavi elettrici, gli stessi che avrebbe potuto osservare durante qualche visita guidata a tema spleleologico.

    Il marmo sul pavimento era scheggiato in più zone, addirittura frammentato nell'area immediatamente antecedente la successiva camera, quasi in quel punto ci fosse stata una spaventosa esplosione. Due colonne ornamentali erano collassate su se' stesse ed i blocchi scomposti erano ancora ben visibili sui lati del percorso, vicino alle pareti.

    Doveva aspettarselo, dopotutto. In quella reggia era avvenuto un terribile massacro: nonostante fosse stata ripulita dei corpi e del sangue, erano rimasti dei segni indelebili, attualmente oggetto di studio di più esperti.
    E... a proposito di esperti: Gaspode avrebbe dovuto non abbassare mai l'attenzione, procedendo con cautela. Per quanto "vuota", infatti, esisteva la remota possibilità di incontrare qualcuno.

    Turno 4

    Accade roba strana, ma è un turno squisitamente interpretativo.
    Descrivi inoltre come (in che modo) Gaspode intende proseguire la sua ricerca degli artefatti.

    Per ulteriori chiarimenti, sai dove trovarmi.
    Buon divertimento!

     
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9 replies since 26/3/2021, 21:16   293 views
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