Primo naufragio

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  1. Zenone
     
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    Ho sognato un mondo che non esiste.

    Se tendo la mano sento ancora la neve.
    Poi la neve si è trasformata in acqua, un soffio che mi ha portato via.
    Strepiti e grida. Cozzare di ferro su ferro.
    L’odore del tradimento.
    Una corrente che mi solleva. Discendo le anse di questo fiume.
    Il sole spia dietro le mie palpebre.
    Bussa, esige il suo prezzo.
    Ancora rumori. Sangue. Imprecazioni.
    Ordini ben scanditi. È tutta una manovra.
    Qualcuno ci ha fregati.

    Apri gli occhi e le loro facce non ci sono.
    Le orecchie bagnate dall’acqua, qua tutto è pace.
    Un paesaggio che non conosci. Colli e dolci prati.
    Un fiume che mi porta.
    Cullato in questo liquido, i sogni cancellano la presa della realtà.

    Il giorno era stato designato con l’intervento della Luna. Garlan tracciando i segni assaggiava l’erba del mattino. È la forma della rugiada che a rivelargli il momento propizio. Dopo, abbiamo ballato e tracannato birra e droghe per festeggiare. Per prepararci. L’iniziazione di un nuovo adepto ai Misteri del Sangue è un pasto che va salutato caldo. L’iniziazione, la mia.

    Il giorno senza ritorno.

    L’euforia palpabile attraversa il campo. Le ultime settimane ci hanno strappato via tanto. Quattro sono caduti per difendere una misera fattoria. Morti ridicolmente eroiche. Strenuo tentativo di arginare un’ombra che striscia. La dignità di questa povera famiglia, che mentre seppellisce una manciata di figli e il loro unico asino, che mentre spegne gli incendi che si mangiano i campi, la dignità è questa famiglia che si sbraccia per compensarci con una forma di formaggio, e dietro il palmo ha i buchi nello stomaco. È per questo che siete morti, compagni miei? Samoargh, Glorfing, Dargonah, Tremiel? Per un pezzo di formaggio, o per inseguire testardi l’alone di un sogno? O semplicemente, perché andava fatto?

    Ingoio l’acqua con un colpo cieco dei polmoni. Nelle vertebre. Negli occhi.
    La vertigine della tosse mi riprecipita nei miei sensi.
    Lucido e ammaccato, la mia mano afferra ora i ciottoli di una riva.
    Per miglia e miglia la corrente mi ha trascinato qui. Fino a questa ansa.
    Sollevare il corpo mi richiede uno sforzo sovrumano. Come se l’atonia dei muscoli si fosse protratta per secoli incalcolabili. Eppure, è dolce il canto di questo vento.
    Una sensazione fugace. Ricordo di dita femminili sul mio petto. Tocco leggèro.
    Mi volto di scatto.
    Dove mi trovo?

    Ho sognato, forse, un mondo che non esiste.



    Ciao caro! Ecco qua l'arrivo su Endlos di un alquanto disorientato Kranathar. Il naufragio è stato improvviso e inaspettato, e lo stile volutamente confuso di questo post vorrebbe provare a restituire questa condizione, mixando i ricordi degli ultimi istanti prima del viaggio extraplanare con le sensazioni che ora lo attraversano. Ora lascio a te campo libero su tutto il resto, e spero che sia una buona giocata! :-)

    La Canzone del Vento
    Nella Valle di Chediya -per opera di un antico incantesimo- spira sempre una dolce brezza profumata che ha la particolarità di produrre un suono lieve e melodioso quando attraversa gli ostacoli architettonici; gli effetti che esso produce sono benefici, in quanto infondono un senso di calma alle persone che lo odono e tendono a riportare i moti del loro nel cuore ad uno stato di dolce e conciliante serenità. Nelle giocate ambientate nella sezione di Chediya -soprattutto nelle città di Istvàn e Matafleur-, i giocatori che ascoltano il Canto del Vento devono considerarsi costantemente esposti ad una Malìa passiva che li invita alla calma.
     
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3 replies since 8/8/2021, 08:54   120 views
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