L'ultimo scontro

Ted Carter vs Black Star

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    Ted Carter



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    Erano ormai passati vari giorni da quando aveva iniziato a sentire la "voce".
    In modo eloquente gli sussurrava parole dolci, complimenti che aveva iniziato ad apprezzare e frasi che avevano sostituito i suoi stessi pensieri:

    "Sei un campione Ted"

    "Non puoi perdere. Sei il migliore!"

    "La cintura non è un peso per te"


    Dapprima era spaventato e desideroso di parlarne con qualcuno. Agrodon era però tornato nel suo mondo d'origine e per quanto cercasse, in ogni angolo di Endlos, gli parve di non trovare nessuno che lo potesse aiutare.
    Si era chiuso in sè stesso e nella sua camera dell'Albero-Casa, sperando che fosse solo una cosa passeggera.
    Tutto sembrava essere iniziato da quando aveva finalmente indossato la Cintura D'Ercole.

    Guardandosi allo specchio aveva visto come il suo corpo era cambiato, divenendo ancora più alto di una ventina di centimetri e di come i suoi muscoli si fossero gonfiati come palloni. Il volto si era fatto più squadrato e lo sguardo più ... cattivo.
    Aveva provato varie volte a togliersi la Cintura, ma ad ogni tentativo le mani si fermavano da sole prima che se la potesse sfilare.

    "Perchè privarsi di questo potere? Qualcuno me lo potrebbe rubare. Io sono il solo che posso usarlo."


    Erano diventati quelli i suoi pensieri negli ultimi tempi.

    Immerso nell'ammirarsi allo specchio e nell'esercizio fisico, aveva smesso di farsi vedere fuori dalla sua camera, la quale era ridotta ad una sorta di discarica ambulante. Anche la disciplina era stata spodestata.
    Al suo posto vi erano ormai solo due pensieri: Ted Carter e la Cintura.

    Quando qualcuno, con molto coraggio, fece scivolare una lettera sotto la porta, il campione non se ne rese conto prima di un paio d'ore. Solo quando i suoi occhi si allontanarono dallo specchio vide il rettangolo bianco sul suo pavimento.
    Incuriosito aprì la busta strappando la carta che ne proteggeva il contenuto.
    Un bagliore ambrato gli brillò negli occhi quando lesse: SFIDA e DALELI


    La temperatura stava diventando piacevole quando, appoggiato ad un basso muro, Ted Carter si accese una sigaretta.
    Il sole stava lasciando la sua terribile presa sullo Yuzrab e presto, dopo il tramonto, sarebbe arrivato il freddo della notte.
    Nessuno aveva provato a fermarlo o a chiedergli dove stesse andando con tanta furia e se qualcuno, povera anima, avesse pur tentato tale approccio, Ted lo aveva sorpassato senza degnarlo di uno sguardo o di una parola.

    "Che sbruffone quello che ti ha sfidato"

    Esclamò con ardore la voce nella sua testa.

    "Gli spaccherò la testa in due!"


    Replicò il pugile, senza il suo classico sorriso.

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    L'ultimo scontro
    Fase: 1


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    Black Star.
    La stella nera che risplende più di ogni altra.
    Passi leggeri lasciavano orme presto dimenticate nella calda sabbia dello Yuzrab, mentre si dirigeva verso Daleli, la citta dei fantasmi.
    Lunghi veli nascondevano i tratti del giovane ragazzo che si era bardato in protezione dagli sferzanti venti di sabbia e il calore insopportabile di quelle terre, e a contraddistinguerlo, una collana con un campanellino come gioiello che non produceva suono, e una maschera raffigurante un Oni, un demone giapponese, che seguiva i suoi movimenti legata al fianco.
    Oltre le insidiose dune all’orizzonte il sole stava calando, colorando il cielo di arancione preannunciando l’arrivo della notte, e che ormai erano passate ore dall’inizio del suo viaggio. Riguardò per un attimo il piccolo foglio di carta che stringeva tra le mani rileggendo quelle due semplici parole che diedero ragione alla follia di incamminarsi per quelle terre insidiose:

    -SFIDA a DALELI-

    Non sapeva chi glielo avesse mandato o per quale motivo, ma ormai l’avevano abbandonato tutti, ancora una volta, ed è solo quando tocchi il fondo e non hai più nulla da perdere che puoi giocarti tutto. Chiunque fosse che lo volesse sfidare, per Black poteva finire solo a suo favore: si sarebbe divertito a prendere a pugni un pivello, oppure sarebbe morto provandoci. Qualunque fosse l’esito di quell’incontro ne sarebbe stato felice. Ormai erano solo lui, i suoi ricordi, e il suo demone.

    "Oooo finalmente andiamo a uccidere qualcuno. Non fai altro che allenarti e allenarti e allenarti e allenarti e allenarti e allenarti e allenarti"
    Un’ombra prese forma allungandosi dalla schiena di Black tramutando presto la voce in un viso: denti affilati sorridevano beffardi sotto un folto pelo corto e nero come la pece, una lingua biforcuta come quella di un serpente sibilava ogni “s”, e due lunghe corna affilate puntavano verso il cielo come anche le due grandi orecchie a punta.

    “Sta zitto.”
    Rispose prontamente a quella fastidiosa coscienza

    “e allenarti… “
    Il dito indice del demone batteva ritmicamente sulla sua guancia mentre ribatteva sbeffeggiatane a Black svolazzandoli intorno e scodinzolando lentamente la coda appuntita come una freccia.
    “l’ho già detto che non fai altro che allenarti?”

    “Pazienta, una volta arrivati potremo divertirci.”

     
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