[Quest] La Foresta Maledetta

Atto I [CC]

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    La foresta di Fanedell appare verde e rigogliosa come sempre,
    ma qualcosa grava nell’aria stessa della selva,
    pesante come un sudario e tetra come un oscuro presagio...

    Una sensazione sottile e pulsante di pericolo dipana un innaturale silenzio tra le fronde e i cespugli,
    rendendo fastidiosamente acuti e ricettivi i vostri sensi nervosi;
    nessuno degli animali che si presume debbano abitare il bosco emette un solo verso che possa rivelare un’eco di vita in quella lussureggiante desolazione,
    e solo i vostri respiri carpiscono la vostra presenza.

    L’inquietudine avvolge le sue radici da piovra nei vostri cuori,
    e i sentieri intonsi si aprono davanti a voi come una promessa di terre lontane.

    E chissà... se sarà viaggio senza ritorno...




    Armand: Le indicazioni di Teodora erano esatte ma a parte lei -che si è immobilizzata come morta (di paura) contro il tuo petto-, il resto del tuo entourage piumato appare piuttosto inquieto.
    Alla fine hai raggiunto il tuo scopo, sei riuscito a tornare a Fanedell! ...ma la sensazione opprimente e sgradevole che hai percepito la prima volta che sei stato qui non sembra essersene andata; anzi, se possibile, invece di sfumare sembra essersi fatta addirittura più pesante.
    Anche le voci delle entità che avevi rilevato in precedenza sono come ammutolite, e il senso di vuoto che percepisci ti parla di qualche pericolo incombente.

    Dante: Sebbene ti abbiano seguito docilmente, le galline cominciano ora a starnazzare intorno a te come impazzite... come... come null'altro che quello che sono!
    Dopo che una di loro resta tramortita a terra dopo aver corso in circolo e aver sbattuto contro una tua caviglia rivestita d’acciaio, cominci anche a preoccuparti che pure le altre possano farsi male andando a schiantarsi contro qualcosa.
    Fai scendere Armand dalla tua schiena e cerchi di acchiappare una che si è allontanata troppo, ma forse dovresti preoccuparti più di te stesso che di una gallina: l’aria nel bosco vibra di un senso di pericolo che è impossibile ignorare...

    Raylek & Sasha: Vi siete lasciati alle spalle le mura della città di Istvàn, e con esse anche l’aria vivace e festosa del mercato; il bosco si stende davanti a voi, intricato e misterioso, ma all’apparenza assolutamente tranquillo -...sinistramente, anche troppo!
    Sapete che c’è una minaccia in agguato nel profondo di quella selva, che penzola sulle vostre teste e forse su quelle dell’intera popolazione, ma il fatto che non sappiate assolutamente di cosa si tratti non vi permette di farvi un’idea di cosa aspettarvi, e nel silenzio irreale che si distende voluttuoso su tutto come un sudario di morte, non potete far altro che mettervi in moto.

    Thorrik: Quello strambo bambino non è stato affatto chiaro; ha buttato all’aria le briciole, ha provocato una sommossa dei piccioni, e poi è sparito senza darti uno straccio di spiegazione, non pago di averti già mandato per traverso la sosta sulla panchina.
    Ha detto solo che l’Est è in pericolo per qualcosa nel bosco, e che Lady Kalia fa affidamento su di te per porvi rimedio... sul tuo onore, devi colmare il debito che hai verso la Dama Azzurra e la sua terra, ma così -a scatola chiusa- non sai di che si tratta... Poi -tra le sterpaglie del cespuglio dietro cui stai passando- lo vedi; verde contro il verde del bosco, basso, deforme e con un lungo naso: un goblin...! E accanto a lui c’è uno strano tipo ammantato di nero, con in testa un cappuccio, che -ci scommetti- è il suo complice. Ma sai ben tu come si tratta con i nemici!




    Straight to the Point

    E finalmente eccoci qui con questa Quest da lungo progettata: ciascuno di voi è qui per un motivo;
    rispettate le indicazioni e i tempi, e procederemo spediti e senza... incidenti :guru:

    Avete 4 giorni per postare, questo vuol dire che il termine fissato è venerdì 19;
    il personaggio di chi non avrà risposto per allora sarà manovrato da me.
    Alla terza assenza si viene estromessi dall'avventura.
    Che altro c'è da aggiungere...? :unsure: Ah sì: non siate autoconclusivi. E' meglio. :8D:

     
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  2. Raylek
     
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    Il carretto avanza sulla via cigolando lentamente, dando modo ai due agenti dell'Alfiere dell'Est di guardarsi attorno.
    Se per l'Osservatore di Dama Kalia, infatti, poteva non essere la prima volta alla foresta di Fanedell, per Raylek così era.

    L'ambiente, ombroso, appariva così simile alla Foresta dei Druidi che aveva lasciato abbandonando Celentir.
    L'odore, in particolare, era evocativo di ricordi lontani : quello stesso profumo muschiato lo aveva accompagnato nel viaggio alla ricerca della sua AI.
    La Bella addormentata nel bosco.

    Eccoci arrivati.

    Aveva detto il goblin rivolto al suo compagno di viaggio, seppur senza guardarlo.
    Osservava, invece, tutto attorno, scrutando il sottobosco come fosse stato una possibile preda di bestie nascoste, in agguato.

    Spero proprio non sia difficile trovare i ranger a cui dobbiamo fare rapporto...
    ...ho come l'impressione che se andiamo persi qui dentro, sarà un vero problema uscirne.


    Sospirò, dando di briglia alla giumenta che tirava il carretto, perchè rallentasse ulteriormente il passo.

     
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    « Bah. Ma tu guarda.
    Sfaticati, dico io. Ecco cosa.
    Bah. Ma guarda te...
    »

    Fra i nani, esiste una parola ben precisa per indicare un'opera fatta dagli uomini: Gheldom. Per orefici, maniscalchi e ingegneri non vi è insulto più grande per i loro lavori di questo. Gli umani, si sa, sono strane genti, incapaci di vedere al di là del loro naso e le cui opere non sanno resistere per più di un secolo o due. Thorrik non aveva certo bisogno dell'ennesima ed ulteriore conferma di questa triste verità, tuttavia come per farsi beffa di lui il destino l'aveva voluto in quella pessima foresta, ad avanzare pesantemente nel sottobosco incolto e pieno di rovi e sterpaglie, provocando tanto fracasso che non avrebbe colto di sorpresa nemmeno un mezzuomo cieco, sordo e intento a consumare la colazione.
    Il maledetto sentiero di quel luogo, infatti, gli rammentava perché ciò che scaturisce dall'opera umana è Gheldom.

    « Per il seno di Valaya, ma tu guarda cosa devo sopportare!! »
    Ringhiò con foga.
    « Cosa ci fanno a fare un sentiero , se io sono qui? »
    Ah! Nemmeno dove piazzare un sentiero sanno, questi umani.
    Ma lo sapeva lui come mai: troppo impegnati a bere e poltrire.
    Sfaticati.

    Sfondò un cespuglio con un fracasso di radici smosse, erba frustrata e rovi spezzati, irruppe finalmente nel tracciato liberando la lunga e folta barba candida, ornata di trecce e anelli di ferro e oro, imponente nella sua armatura completa di gromril che lo faceva apparire simile ad una impenetrabile fortezza semovente. una fortezza semovente di un metro e trenta, per di più.
    Si guardò intorno, rimosse con attenzione fogliame e ramoscelli dall'antica e riverita corazza argentea, poi si guardò intorno con aria scorbutica, inarcando un sopracciglio cespuglioso nel vedere in lontananza un carretto che si muoveva placido lungo la via dritto verso di lui. Borbottò qualcosa nella dura e ruvida lingua khazalid, poi sputò a terra con disprezzo, dilatò le grosse narici e volse le mani callose alle sue spalle per afferrare l'impugnatura del pesante martello d'arme che riposava dietro la schiena assieme al grosso scudo. Aveva trovato il problema.
    Quel piccolo umano imberbe non gli aveva detto alcunché circa il "problema" che si era verificato e per cui c'era necessità di un suo intervento, anzi, il disgraziato se n'era andato senza nemmeno salutare come si deve (senza pensare a quello che aveva fatto al suo mangime per piccioni). Adesso, però, Thorrik aveva capito che dopo tutto non c'era alcun bisogno di spiegargli alcunché. Il suo istinto l'avvertiva di un goblin nelle vicinanze. Il suo olfatto lo confermava mandando quel brutto odore sgradevole che quelle bestie schifose si portavano appresso. I suoi occhi, infine, ne vedevano uno proprio lì, davanti a lui, su quel carretto.

    « Bravo: porta qui il tuo brutto muso dal mio martello, grobo. »
    Non prese nemmeno lo scudo, si mosse con baldanza in direzione del carro con in mano il pesante martello d'arme, deciso a intercettarlo e smontarlo pezzo per pezzo assieme ai suoi occupanti. Chiunque fosse l'umano al suo fianco aveva scelto la compagnia sbagliata, ma d'altra parte ci avrebbe pensato lui a spiegargli quali erano le genti come si deve da frequentare, così magari la prossima volta avrebbe saputo decidere meglio. Manco a dirlo "la prossima volta" sarebbe stata però in un'altra vita.
    Sì: avrebbe risolto tutto in breve. Lui era un nano impegnato, dopotutto, c'aveva ancora da finire di scrivere le sue memorie ed aveva vari altri piccoli impegni qua e là che non poteva certo procrastinare più di tanto. Non era uno sfaticato umano, dopotutto, bensì un fiero figlio di Grugni! Duro come la pietra e doppiamente testardo.

     
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  4. Lars Cthulu
     
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    Ti eri perso. Già, difficile per un cacciatore come te, ma ora eri tu la preda. Non sapevi chi fosse ad aver preso il tuo posto e ciò di certo non ti rassicurava, non sapere incute più timore di ogni altra cosa. Ti trovavi nella verde foresta, circondato da una forma di vita anomala? Presenze demoniache? Alieni? Ogni possibilità eri aperta, può anche darsi che si trattasse di una divinità interessata alla gallina. Magari quell'essere pennuto aveva come protettore un'essere pari a Thor o Odino.
    Ma in fondo che potevi fare? Metterti in un angolo era inutile, fuggire, dove? E poi lo avresti fatto? Tu? Fuggire? Al limite avresti provato ad abbattere la foresta intera, ma non eri così idiota, anche se l'idea fece apparire un sorriso sulla tua bocca, lasciandoti fuggire una lieve risata che interruppe ogni altro rumore.
    Vagando nei tuoi pensieri la gallina era fuggita e ora camminavi, immerso in un mondo ancor più fantastico di quello che avevi di fronte, varando ogni possibilità, dalla più truculenta alla più demenziale, si, perchè la follia è il succo della vita, niente è più vitale ed importante per una vita sana e felice, perfino più del sesso!


     
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    Fino al momento in cui mise piede nella foresta, Armand aveva pensato – col senno di poi – che si trattasse solo di un’impressione falsata dall’agitazione del momento e dalla stanchezza per il lungo viaggio, e che, tornandovi, tutto gli sarebbe parso nel giusto ordine, esattamente come avrebbe dovuto essere…

    Si ricredette ben presto.

    Non tanto per il comportamento della sua brigata piumata – preda di una comprensibile agitazione – quanto più a causa di sé stesso; un peso costante e incancellabile, che premeva contro ogni centimetro della pelle come un sinistro presagio.

    Quando si voltò per mettere in guardia il suo compagno di viaggio, notò che Dante si era allontanato di qualche metro, inseguendo una delle galline che avevano tratto in salvo al mercato.

    “Dante, non allontanarti, dobbiamo restare vicini…”

    Si affrettò a mettere giù le altre bestiole, ma non Teodora, alla quale, doveva ammetterlo, si era piuttosto affezionato, decidendo che l’avrebbe tenuta con sé.

    Accelerò l’andatura e lo raggiunse – o meglio, gli fu dietro di pochi passi –, ammettendo a sé stesso la preoccupazione per quell’omone dai capelli candidi, poiché non era completamente certo di quanto Dante fosse conscio degli abitanti della Foresta – e della loro pericolosità; e non solo per il primo approccio sperimentato la notte prima, e della cui riuscita non poteva certo dirsi soddisfatto, ma per ragioni decisamente più profonde e complesse, e che il Satiro, nella sua pazzia, sembrava aver afferrato lo stesso, sebbene non potesse determinare in che modo e in quale misura l'avesse fatto.

    Scrollò le spalle, indifferente, perché sapeva che di questo non doveva avere timore: era certo che l’avrebbe compreso molto, molto presto.
     
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    Il tempo che le circostanze impiegano per varcare la linea di demarcazione tra la quiete e la piena tempesta è breve come una pulsazione di cuore, ineluttabile come il ticchettio di un orologio; è questione di un attimo, un respiro, il battito d’ali di una farfalla, e un boato stridente -un ruggito furioso- lacera l’aria e percuote i vostri timpani impreparati, sovrapponendosi al suono terribile del legno che si spezza con uno schiocco netto.

    Un’intera schiera di alberi viene spazzata via da qualcosa di grande, puzzolente come una carcassa vecchia di settimane, e ricoperto di squame... e anche piuttosto potente, dato che ha spezzato via tronchi secolari come stuzzicadenti, facendoli volare sopra le vostre teste come foglie secche.

    Il polverone si solleva insieme a frammenti del sottobosco e zolle di terra,
    e in un istante la Belva è davanti ai vostri occhi.





    Armand: L’agitazione raggiunge il suo picco poco prima che accada.
    Lo senti arrivare, ed è solo come uno schianto più acuto nel cuore... poi l’urlo straziante della foresta mutilata da un solo colpo della coda di quella bestia si somma al grido stridulo di quell’essere ringhiante. E’ simile ad un biscione, un lungo serpente... ma molto più sgraziato e... nudo: non ha scaglie, ma una cotenna piagate da macchie di carni esposte e marcescenti in più punti, che -con orrore- vedi aprirsi in alcune porzioni sulle ossa ancora polpose.
    Teodora è morta di paura, e mentre la stringi con forza nervosa temi che potrebbe morire davvero... ma non è finita, perché adesso tronchi secolari -grossi come sequoie- stanno per piovere dal cielo sopra la tua testolina rossa.

    Dante: Lo schianto ti coglie di sorpresa; prima era tutto quanto quiete e silenzio -a parte il chiasso che le galline stanno facendo-, e una frazione di secondo più tardi, vi ritrovare sotto attacco, costretti in trincea, presi di mira da un qualche demone di quelli grandi, grossi, brutti, cattivi e incazzati appena vomitati fuori da qualche tombino comunicante con l’inferno -o con un cimitero indiano.
    Una bella potatina al bosco -non c’è che dire-, ma senza quella cara, solida muraglia di legno tra te e il biscione ti senti un tantino più esposto... piovono tronchi tutto intorno a voi, mentre l’essere si dimena furiosamente, e quando cadranno faranno un bel botto! Ma non puoi far a meno di pensare che Armand non ha la tua tempra fisica: finirà spiaccicato come marmellata se non fai nulla.
    ...ma nel tentativo di muoverti per riavvicinarti al fulvo, inciampi in qualcosa di starnazzante e piumato di bianco, e ruzzoli in avanti. Stupide galline.
    E non è finita: il fiore gigante sopra cui ti ritrovi seduto si chiude su di te fagocitandoti.

    Raylek: Tu e il ragazzino avete giusto il tempo di saltare giù dal vostro mezzo di locomozione, prima che un tronco basso -tranciato di netto proprio alla vostra destra- gli crolli addosso, fracassando il carretto e mettendo in fuga la povera bestiola al traino, che gira sugli zoccoli e riprende la via del villaggio... e quando uno stridio adirato di una qualche colossale bestia feroce risuona nella foresta saresti quasi disposto ad imitarlo anche tu: no, non si tratta del nano armato di martello che ti ha appena lanciato la sua sfida saltando fuori da un cespuglio; diresti più un drago -o qualcosa di decisamente simile- a giudicare dall’orecchio allenato di un certo Goblin che ha a lungo vissuto su Celentir.
    Cominciano a piovere detriti, presto arriveranno anche i tronchi secolari, e la bestiaccia serpentiforme è -guarda il caso- a meno di 5 metri da te; non hai nemmeno il tempo di domandarti perché i guai non arrivino mai da soli: mentre il tempo sembra dilatarsi e scorrere alla moviola in quegli istanti vedi la sagoma smilza e familiare di un ragazzetto, un ragazzetto con i capelli rossi come una mela, che hai visto poche ore prima al castello di Kalia. E stà per finire schiacciato. Proprio come te.

    Thorrik: Nemmeno il tempo di lanciare la sfida, che ti ritrovi sotto attacco: una manciata di grossi tronchi al fianco del goblin viene divelta da una sola spazzata, e il responsabile è una specie di serpentone marcescente con una brutta cera... non riesci a capire se è lui la minaccia che il bimbetto con gli occhi grigi intendeva, o se sia stato il grobo a chiamarlo per aizzartelo contro.
    Fatto sta che riconosci il lezzo di decadenza che emana: deve essere un qualche pastrocchio del caos, e tu ne sei certo. Ma sai ben tu come ci si comporta in questi casi!
    Peccato che prima di fargli vedere di che pasta sono fatti i Khazalid di una volta, devi vedertela con un tronco volante dal diametro di quasi due metri, che ti sta schizzando dritto dritto incontro ad alta velocità.




    Dante

    La foresta di Fanedell covava, entro i folti grovigli di rami, orrori senza nome e paure più antiche della civiltà, poiché l’uomo non è che un ospite del Mondo, e prima di lui sola era la Natura a regnare, e dopo che quello sarà scomparso, sola questa tornerà padrona.

    Ora, come si diceva, nell’intricata foresta strisciavano creature perverse, eppure non di rado potevano essere scorti animi benevoli: mai la tenebra giunge senza compagnia, giacché non avrebbe senso di esistere se non ci fosse qualcosa su cui affermarsi, e allora anche una piccola fiaccola è ben accetta nel ventre del buio. Allo stesso modo, non tutto ciò che il bosco covava era maligno ed ombroso, e quanto meno, i fiori e gli alberi stessi si ergevano magnifici, primitive creature di un mondo solitario, e in loro ardevano spiriti certamente più docili di tutto ciò che percorreva Fanedell.

    Come la notte diviene giorno e questo, poi, ritorna oscuro, così anche la vegetazione mutava, percependo presenze e disponendosi più o meno servizievoli al loro cospetto. La presenza di quegli avventurieri era scivolata in bilico fra l’indifferenza del bosco od il suo indispettirsi, e chissà che l’abominio rigurgitato da sotto la terra non fosse stato chiamato dalla volontà del bosco, molto più solida di quella che animava i presenti, salvo forse qualcuno, che avrebbe potuto dominare la foresta, con parole o con magie, ma ancora questa non fu certa di chi realmente l’attraversava.

    Il giovane Dante, alla fine, era incappato in una delle trappole naturali che Fanedell aveva costruito, e ne fu vittima senza poter capire cosa l’avesse colto: ingabbiato fra i petali di una rafflesia, questa aveva preso a fagocitarlo, come a volerlo inglobare nella struttura del fiore; una trappola d’amore? Tuttavia il fiore dentro di cui il ragazzo era caduto, non sembrava rilucere della naturalità propria di chi abitava il bosco, giacché si mostrava grande, più di ogni altra pianta del suo genere, ed il puzzo di cadavere che emanava era talmente intenso ed oscuro che persino i morti stessi avrebbero potuto disgustarsi, e quelli non possono recepire gli odori.. Una pianta perfetta ed egocentrica, estesa e rivoltante, d’un rosso vivido e maculata d’arancio e di giallo, una pianta vorace, affamata e… viva.

    Troppo potente e mobile per essere considerata una mutazione genetica, troppo appariscente per essere considerata un tranello del bosco, che pure si era insospettito. No, quell’enorme rafflesia non era nata a Fanedell, né trasportata con mezzi sconosciuti. Poteva essere stata chiamata dall’inferno, oppure poteva aver “camminato” di propria volontà fino a giungere nel bosco. In ogni caso, certamente non si era nascosta nella foresta, sebbene non fosse visibile sulle prime: al contrario, infatti, per la sua prepotenza visiva, quel fiore
    voleva essere scorto, ammirato e, chissà , forse persino annusato. Se, tra quegli avventurieri fosse stato presente qualcuno in grado di scorgere l’essenza delle cose, avrebbe potuto osservare che la vita nella pianta era concreta, che quella respirava e pensava, e che quell’essenza aveva permeato la storia con il proprio essere, più antica e del pensiero e più potente e terrificante del mare in tempesta, eppure più materna e bramosa della terra stessa.

    Allora avvenne che, mentre ancora Dante veniva assaporato dalla vogliosa pianta (che ormai aveva quasi chiuso i propri petali sul ragazzo, in una vera e propria morsa), questa prendesse voce: era calda e suadente, lieve come tenera foglia, eppure mesmerica come incanto; tuttavia le parole che pronunciò furono udite come un’eco, non già come qualcuno che effettivamente discorra faccia a faccia. Se, infatti, la rafflesia non avesse parlato di sé, certamente chiunque avrebbe potuto confondere quella voce con un qualche richiamo, lontano nello spazio e forse anche sbiadito dal tempo:

    -Giovane, lascia che questi miei petali si avvolgano attorno al tuo corpo e lo abbraccino tutto, poiché il tocco della mia volontà è più che sicuro balsamo… Entra in me, e divieni un tutt’uno con questo fiore. L’abbraccio della Natura non può essere rifiutato…-

    Così, come a conferma del solido desiderio della rafflesia, questa produsse un odore ancora più penetrante, accompagnato, questa volta, da una secrezione mediamente densa e appiccicosa, dal colore bianco-giallastro, che tenera scivolava sul corpo di Dante e, di lì a poco, l’avrebbe percorso nella sua interezza. Il fiore lo bramava, e molto anche l’avrebbe reso suo, ingabbiandolo in un perverso abbraccio. Che fosse anch’essa una presenza demoniaca? No. In verità, rappresentava solo la mutevolezza e la grande forza della Natura e, presto o tardi, tutti i presenti se ne sarebbero accorti.



    Straight to the Point

    Per la prossima consegna avete tempo fino a mercoledì 24 marzo :8D:

     
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    Keyblade-Master


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    « Uh? »

    Non l'aveva ascoltato, il goblin, anzi solo ora si era accorto che aveva detto qualcosa. Per un secondo lo guardò, ma poi vide che era distratto come lui... e come lui, dalla foresta.

    "Allora non me lo sono immaginato..."

    Era già stato lì, nei boschi di Fanedell, inseguendo Heartless, ma la foresta gli era parsa... normale. Cioé, c'erano branchi di Heartless che si nascondevano e ti aggredivano se non stavi attento (o gli davi la caccia), e una volta era stato aggredito da un coso due volte più alto di lui che l'aveva quasi fatto a pezzi con le sue due asce prima che si "chiarissero" sulle sue prede, ma c'erano gli alberi, c'era il sottobosco e c'erano gli animali.
    Ora gli animali non c'erano più.

    « ... »

    Silenzio assoluto.

    « ...? »

    ...beh, quasi assoluto. Qualcuno stava venendo da loro, a quanto sembrava senza fare il minimo tentativo di nascondersi o fare piano o altro, e quando si fece vedere...

    « Bravo: porta qui il tuo brutto muso dal mio martello, grobo. »

    « Ma...! » gli sfuggì.

    Quello che avanzava a passo fiero e orgoglioso, maneggiando il suo martello da guerra con un'abilità che in altre condizioni lo avrebbe fatto arrossire dall'attaccatura dei capelli alla punta dei piedi, era un guerriero in armatura completa e scudo con la barba lunga fino alla cintola e l'innata sicurezza di chi ha combattuto talmente tante battaglie da poter confidare senza limiti nelle sue capacità di guerriero. Forte, orgoglioso e abile, con il cipiglio cupo che sicuramente ostentava coi suoi nemici, era praticamente l'archetipo del guerriero pescato direttamente dalla sua testa e realizzato come in sogno. Solo un dettaglio non gli quadrava mica tanto:
    « !! »
    era alto la metà di lui!!!

    « Ehm... » pigolò, guardandolo poco meno molto più che esterrefatto.

    Mm, bene bene.
    ...
    ...e mo'?

    SKREACK!!

    Lo schianto improvviso e fragoroso lo fece saltare in aria, letteramente. Il piede gli scivolò sul pianale e istintivamente s'accucciò, mantenendo il baricentro basso per non cadere, prima di alzare lo sguardo sulla grande ombra che si era steso su di lui e capire che un albero -per tutte le Ombre, un albero!!- gli stava piombando addosso.
    « AARGH!! » gridò. Saltò a terra, rotolando un paio di volte sulla terra battuta prima di rialzarsi accucciato e scappare a gambe levate quanto più veloce poteva. Dietro di sé ci fu uno schianto allucinante -l'albero che spaccava il carro, sicuro!- seguito dai nitriti del povero pony che, fortunato lui!, si persero in lontananza. Una raffica di aghi di pino, rametti e pezzi di corteccia lo investì quando si voltò dietro di sé, gli occhi sgranati dallo spavento, cercando di capirci qualcosa... e vedendo invece la cosa che gli aveva lanciato l'albero in testa.

    « Ombre! » sibilò, incapace di trattenersi. « Cosa accidenti è quella cosa?! »

    Aveva visto stuoli di Heartless, ma non aveva mai incontrato un demone.



    SPOILER (click to view)
    Visto che sono con Raylek, considero le mie istruzioni come quelle di Raylek.

    Non ho il file della scheda di Sasha, quindi vado a memoria. Ho un power-up del 50% in velocità usato costantemente, altre passive rilevanti non ne ho. Ho usato un basso della tecnica Schivata (o qualcosa del genere, il nome preciso non lo ricordo) per schivare. Graffi e contusioni, nulla di che.

    Nota: a parte il fatto che Sasha non ha visto molte altre razze a parte quella umana, e che un nano è già abbastanza per fargli aver bisogno di un attimo per riconciliarsi con sé, la vista di un tremendo demone cornuto e squamoso e ruggente che spazza via alberi come stuzzicadenti successivamente al tentato omicidio da parte di un tronco (ormai non più tanto) secolare lo hanno mandato nel panico.
     
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  8. Raylek
     
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    Le chiacchiere stavano a zero! Proprio a zero.

    Del nano ci si poteva occupare tranquillamente dopo; non era certo una priorità.
    Quello che andava considerato subito era la grandinata di tronchi decisamente troppo grossi per non essere problematico prenderli tra i denti.

    Ma non solo : se da un lato mettersi a litigare con il lanciatore di tronchi - era bastato sentirne il verso per capire che a Fanedell il problema era un infestazione di lucertole ipertrofiche con un pessimo carattere - poteva risolvere la questione prima che tutti si finisse spiaccicati come frittelle, dall'altro, a proposito di frittelle, il giovane salvato da Leon proprio in quello stesso bosco stava pensando di fare il bis, e magari farsi salvare di nuovo.
    Il problema era uno solo : il Sole era impegnato altrove.

    Nello stesso istante in cui un Sasha ululante si era gettato fuori dal carro, Raylek lo aveva imitato, atterrando a terra con uno sbuffo, reggendosi sui tre arti che possedeva.
    Tutto quello che aveva nella sacca era inservibile : oramai stava sotto ad un buon mezzo larice.

    Il che voleva dire solo una cosa; il goblin prese a graffiare il terreno con scatti precisi della mano, disegnando alcuni ghirigori appena accennati.
    La terra, docile, aveva risposto a quel solletico sollevandosi in lunghe colonne di roccia e terriccio, flessuose come tentacoli.

    Non c'era nessuno schema preciso, però. L'esigenza nascosta dentro a quella scelta strategica era solo agire rapidamente per deviare le traiettorie dei tronchi : quelli che minacciavano lui e Sasha, quelli che stavano per appiattire Pel di Carota e pure quello che rischiava di assottigliare il nano, và.
    Già era alto come lui, se fosse diventato ancora più basso, sarebbe stato drammatico.



    Status Psicofisico: Non finire sfrittellati non sarebbe certo male, nossignore! :geez:
    Tecniche in uso: Sigilli della Terra (per creare alcuni tentacoli da usare per deflettere/deviare i tronchi)
    Spesa alta (2o%)

    Passive
    _Occhio del Cecchino (bonus 5o% riflessi) / _Catena delle Rune del Clan Od'Nast (istantcast)

     
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    C'erano ben validi motivi se i nani ponevano l'esperienza al di sopra di ogni altra virtù, e la razza che nelle sue tradizioni osa affermare il contrario senza dubbio è stolta o composta da vili Recchieappunta. Se uno sciocco umano o un giovinastro cui la barba non arriva nemmeno a coprire il ventre potrebbero impressionarsi di fronte ad un grosso tronco d'albero che schizza a tutta velocità minacciando di travolgere e schiacciare, di certo lo stesso non si può dire di un esperto veterano. Thorrik individuò il pericolo come questo si manifestò, voltando lo spesso capo corazzato verso la sua fonte e sbuffando irritato.

    « Bah. Odio gli alberi... »
    Divaricò le gambe, piazzandosi meglio, soppesò Ghalril le cui rune di potere si animarono come se fosse appena fuoriuscita dalla forgia che la creò secoli prima.
    « ... Quasi quanto odio gli elfi. »
    In un'esplosione di schegge fracassò il tronco d'albero con una poderosa martellata, che schiantò corteccia e quant'altro ci fosse da schiantare in un'esplosione di scintille incandescenti, manifestazione tangibile della Runa Minore del Fuoco esibita dal potente martello d'arme.
    Thorrik quasi non batté ciglio mentre i rottami di legname gli piovevano addosso, deflessi dalla spessa armatura di gromril.

    Terminato quell'inaspettato attacco, il vecchio barbalunga si guardò intorno per accertarsi della situazione. Ciò che vide non gli piacque: c'era un orribile creatura deforme che puzzava di corruzione quanto il fiato di uno skaven. Senza dubbio era stata quella bestia a sradicare quegli alberi, e per questo l'avrebbe pagata cara!
    Ora però Thorrik si trovava in un dilemma che mai nessun guerriero nano vorrebbe mai dover affrontare. Da una parte: la bestia mutata, dall'altra: il maledetto grobo e il suo compare umano. In mezzo, un secondo umano che si guadagnò giusto-giusto una mezza occhiata.

    « Uhm... uhm... uhm... Per la barba di Grimnir, mesi e mesi di attesa e nemmeno l'unghia del piede di un coboldo, ed ora... bada qua! Bah. E' proprio vero che non esistono più le vie di mezzo. Bah. »
    Eh, un tempo sarebbe stato più facile scegliere. Una fucilata a questo, una martellata a quest'altro, e tutto sistemato prima che suoni la ventesima, l'ora del desinare. Ma questo era un tempo, quando i goblin facevano i goblin e invece di scappare come topi venivano in massa e cercavano di pugnalarti alle spalle -ah, bei tempi quelli! Oggigiorno, a doversi accontentare di questa pochezza, come minimo se andava a dire due paroline a quel serpentone il grobo gli scappava, e viceversa se dava il suo al grobo la bestia senza dubbio se la batteva.
    Ah! Che dilemma infame!

    « Grummdrur-grang. »
    Sussurrò mentre incedeva con andatura baldanzosa, facendo saettare lo sguardo dal grobo alla serpe e viceversa. Poi, all'ultimo, squadrò quest'ultima e le sorrise, mostrando un paio di molari d'oro in sostituzione di quelli che gli erano saltati tanto tempo fa, quand'era giovane, in una gara di testate con un orco durante una scaramuccia di confine.
    « Un buon trofeo per Dama Kalia, sì. »
    Avesse avuto le scaglie sarebbe stato meglio, ma anche così bastava impagliarlo ed era buono da appendere su di un camino.

    Thorrik gridò un grido di guerra nell'aspra lingua khazalid e si lanciò alla carica sollevando il martello sopra la testa.


    ¬ Note tecniche

    SPOILER (click to view)

    D A W I · K A R A K

    image

    Status fisico: Un po' ammaccato, ma l'armatura ha parato la maggior parte delle conseguenze dell'impatto con i residui dell'albero distrutto dal martello runico di Thorrik.
    Status psicologico: Determinato
    Status energetico: 90%
    Consumi impiegati: Bassox0 Mediox1 Altox0 Criticox0
    Ghalril: Impugnato
    Scudo: Imbracciato
    Stato Armatura: Intatta
    Passive in uso: Veterano (percezione dei pericoli); Forte Come La Pietra (forza aumentata del 50%, nessun malus derivato dagli equipaggiamenti)


    Forte Come La Pietra

    La stessa struttura fisica di un nano è diversa rispetto a quella umana. L'ossatura è più grande e spessa, il corpo più tozzo ed i muscoli più sviluppati. Il fisico di Thorrik non è più quello di quando aveva cento o duecento anni, ormai si avvicina ad essere considerato ben più che vecchio e questo si rispecchia nella sua resistenza che ha perso il suo vigore. Ciò che è rimasta pressoché immutata è la sua forza superiore del 50%, grazie alla quale egli può adoperare senza problemi l'enorme martello Ghalril, il pesante scudo e l'armatura completa senza ricevere impedimenti.

    ~ Abilità Passiva

    Veterano

    E' noto come i sensi dei nani siano sviluppati rispetto a quelli degli umani, specie l'olfatto e l'udito. La credenza comune fra gli umani secondo cui questo pregio innato è alla base del loro straordinario istinto del pericolo e senso dell'orientamento sottoterra è errato, lo dimostra bene Thorrik che non ha più l'udito e la vista di quando era una barbacorta, ma conserva comunque tutta la reattività che è propria di un giovane, talento questo noncomune se non fra i guerrieri più navigati. Grazie a questa abilità, Thorrik non solo riesce a percepire il pericolo, ma ha la straordinaria capacità di percepire come a pelle le armi dell'avversario a partire dal terzo turno di combattimento, riuscendo in pratica ad adeguarsi alle movenze ed allo stile del nemico dopo i primi scambi grazie alla sua grande esperienza. L'istinto di Thorrik, in quanto tale, non permette di identificare la direzione del pericolo, la sua intensità o la sua entità.

    ~ Abilità Passiva

    Runa Minore del Fuoco

    Ghalril reca incisa sulla sua testa la Runa Minore del Fuoco, normalmente invisibile ma che si accende di luce ardente ogniqualvolta viene scatenato contro il nemico. Il potere runico dell'arma si manifesta nel corso di un singolo attacco; l'energia viene interamente concentrata nella ristretta area della testa dell'arma e viene liberata tutta in una volta, con una manifestazione equivalente a quella di un raggio di energia con gittata pari a cinquanta centimetri rispetto al punto di impatto e con ampiezza pari alla testa del martello stessa, dotato dell'effetto peculiare di distruggere la materia e contrastare altri aggregati di energia.

    ~ Consumo Medio
     
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  10. Lars Cthulu
     
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    La vita poteva essere davvero strana ed ironica. Poco prima passavi il tuo tempo ad inseguire allegramente (??) una gallina, poi un wurmone abnorme atterra vicino a te, poi vieni inghiottito da una pianta carnivora, decisamente un bizzarro susseguirsi di eventi. All'inizio fù quasi piacevole finire dentro quell'abominio, poichè il tocco dei petali era vellutato e piacevole e per un attimo di lasciati cullare dai movimenti dell'essere, ma poi qualcosa intervenne a rianimare il tuo spirito. Qualcosa di viscido comincio a caderti addosso, facendoti imprecare diverse bestemmie ed insulti alle divinità più note.


    -Giovane, lascia che questi miei petali si avvolgano attorno al tuo corpo e lo abbraccino tutto, poiché il tocco della mia volontà è più che sicuro balsamo… Entra in me, e divieni un tutt’uno con questo fiore. L’abbraccio della Natura non può essere rifiutato…-

    Ma cosa cazz... una pianta che parla??? Fù il tuo pensierò, un pò rozzo e successivamente condito di parole poco gentili verso colei che stava provando a digerirti. Forse era meglio sbrigarsi ad uscire da questa follia. Puntasti i piedi, mirando a far pentrare gl'artigli dei gambali di beowulf all'interno dei petali, in modo da avere la maggior stabilità possibile. Poi portasti indietro i gomiti, per successivamente muovere le braccia avanti e indietro per lacerare le pareti con la criniera in acciaio di Beowulf e aprirti un varco per fuggire.


    SPOILER (click to view)
    imageSangue demoniaco

    Nelle vene di Dante scorre per metà sangue di demone e per meta sangue umano, ciò gli è valso, sin dalla più tenera età, capacità atletiche e combattive fuori dal comune. Se a soli otto anni ha cacciato il suo primo cinghiale armato di una spada di legno, prima del compimento del ventesimo anno ha sterminato oltre cento demoni per vendicare la morte della madre. Ciò gli è stato possibile grazie ad una velocità ed un'agilità particolarmente elevate che gli hanno permesso di schivare quasi ogni colpo o perlomeno di minimizzare i danni, mentre grazie alla potenza inumana i fendenti portati affondavano senza difficoltà, sventrando e lacerando ossa e membra come se fossero burro. Col tempo queste capacità si sono rafforzate ed amplificate, pertanto ora nel combattimento corpo a corpo vanta capacità molto al di sopra della media.
    Ai fini del gioco Dante ha un bonus costante sia in Forza, sia in Velocità, sia in Agilità del 50%


    imageSparda

    Si tratta della spada appartenuta al padre di Dante, essa reagisce al potere demoniaco presente nel sangue di Dante. Si tratta di un'arma enorme, composta da un lungo manico in argento ed una lama quasi a mezzaluna, lunga poco più di un metro e mezzo, del colore dell'acciaio. La parte che unisce l'elsa e la lama sembra composta dai resti di un corpo in quanto presenta una "ossatura" ricoperta di pelle dura quando la roccia.Su ogni lato della spada sono incastonate alcune gemme rosse. L'arma reagisce al sangue demoniaco ed è capace di mutare il proprio aspetto rubando le energie al mezzo demone può mutare la propria forma, per un singolo turno, adattandosi alle diverse esigenze del momento e può prendere alla sprovvista perfino i combattenti più esperti. Ovviamente, in base alla quantità di mana spesa da Dante corrisponderà anche la potenza degl'attacchi portati con l'arma per quel singolo turno, ne più, ne meno come una normale tecnica a consumo fisso.
    Basso La spada si allungherà, cambiando la forma della lama da semicircolare a retta ed allungandola, quasi raddoppiandola, rendendola simile ad una lancia della lunghezza di circa tre metri
    Alto La lama si sposterà dalla sua posizione naturale e si porterà al ti sopra di ciò che prima ne era il dorso, portandol ad un metro dalla fine dell'elsa. La lama principale assumerà una forma di mezza luna, lunga circa un metro, la cui punta mirerà verso l'interno, mentre altre due piccole lame si formeranno oltre il manico, lunghe circa trenta centimetri ognuna, con la forma a becco d'aquila.


    imageBeowulf

    Si tratta di una coppia di guanti e calzature in acciaio adatte per il combattimento ravvicinato. Le calzature sono state fatte a somiglianza delle zampe di una bestia feroce, pertanto possiedono zanne affilate e sul tallone presenza una piccola ma larga lama ricurva simile al becco di un'aquila per la curvatura, mentre la parte che ricorpre stinco e polpaccio rimane più tondeggiante ed è più propensa a far danni da impatto che da taglio, dalla caviglia in sù è ornata con delle venature bianche come la neve. I guanti invece sono simili al muso di un lupo e presentano una struttura a strati ed i vari gradini sono estremamente affilati, ciò ha la particolarità di infliggere danni sia da taglio che da impatto al contatto con l'avversario. La criniera è rappresentata da una piccola serie di lame sul dorso di tali armi. La loro lunghezza và da poco oltre le nocche fino ad oltre metà dell'avambraccio e a differenza della parte inferiore, essi rimangono privi di colorazione.


    Stiletto in The sand Per quanto Dante possa vantare una delle capacità fisiche oltre il normale, non combatte mai al massimo delle proprie capacità, in genere tende a contenere la propria parte demoniaca e a combattere al cosiddetto minimo dei giri. Le vere capacità del mezzo demone possono essere risvegliare parzialmente o totalmente usando una parte del potere demoniaco contenuto nel suo sangue per rendersi più potente o veloce di quanto non lo fosse prima. Quando ciò avverrà attorno a lui si formerà un'aura rossa più o meno accesa in base alla quantità d'energia utilizzata.
    Ai fini del gioco Dante può guadagnare un del 50% in forza o in velocità per un singolo turno con un consumo medio (in questro caso in forza)


    Energie spese 10%
     
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    Wild Irish Rose

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    “Dante!”

    Fu colto da un brivido d’orrore quando vide i petali carnosi – e piuttosto maleodoranti – chiudersi sul suo compagno di viaggio, nascondendolo alla vista; quasi urlò, e strinse Teodora al petto, cercando di rassicurarla: sentiva la sua paura mescolarsi alla propria.

    “Andrà… andrà tutto bene…”

    In realtà neanche lui era sicuro di quanto aveva detto.

    Prima ancora che potesse escogitare un metodo per tirarlo fuori (eppure qualcosa non gli quadrava: era davvero una pianta, quella?), però, accadde qualcosa di raccapricciante.
    Un grido acuto e insostenibile gli spaccò i timpani dall’interno, trapassandoli come un chiodo mentre rimbombava con violenza nella testolina fulva, provocandogli un dolore lancinante.
    La presa del braccio sul volatile si allentò, e Armand si voltò di scatto, mentre il grido della Foresta gli strappava il cuore dal petto con la crudezza del suo ruggito: per un momento non udì più nulla. Tronchi fendevano l’aria senza un suono che conferisse loro la concretezza dell’esistenza; parevano petali rozzi e scuri fluttuanti nell’aria, e l’orribile creatura che li tranciava era solo un macabro parto della sua fantasia.

    O almeno così avrebbe voluto credere.

    E mentre restava lì, immobile e attonito come una bambolina rotta sotto i resti martoriati della foresta che stavano per schiantarglisi addosso, la coda dell’occhio colse i movimenti guizzanti di lunghi nastri di terra umida e scura, che saettarono tutt’intorno, pronti a scaraventare altrove i legni divelti.
    Lo strappo violento che lo squarciò nell’intimo lo gettò nel dolore del bosco – che avvertiva ormai in ogni fibra –, e fu proprio quel dolore che suscitò l’istintiva reazione della Natura, ribellantesi alla forza bruta che voleva distruggerla. E distruggere lui.

    I viticci crebbero e si lanciarono verso l’alto, i rami si protesero a intrecciarsi in un groviglio fitto: in pochi istanti quel che ancora restava della verzura, e ciò che vi era appena cresciuto, si scagliò in un’ultima, disperata difesa, pronta a ghermire i tronchi e il corpo vessato dell’essere.

    In quegli istanti di roboante cataclisma e inerzia assoluta, Armand non seppe distinguere se il fetore arrivasse dal fiore gigantesco oppure dal biscione putrescente; e forse neanche gli interessò per davvero, preso come fu dal raccapriccio nel coglierne le sofferenze.
    Perché non poteva non soffrire per quelle piaghe profonde, la pelle scorticata, le ferite putrescenti… uno spettacolo semplicemente disumano, persino per lui che di umano non aveva nulla. O forse troppo.
    Doveva fare qualcosa – si disse –, perché era certo che la bestia non fosse in sé. E non doveva morire, non con lui nei paraggi.

    Strinse Teodora, pronto a fargli scudo per evitarle ogni danno – e preparato anche a lasciarla andare, se fosse stato il caso -, si lanciò nell’estremo e folle tentativo che solo uno scellerato come lui avrebbe potuto concepire in una situazione simile: tentare di curarlo.
    E che Dio gliela mandasse buona.


    SPOILER (click to view)
    Passive
    Sesto Senso: In virtù della sua profonda affinità con la natura e il piano eterico, Armand sa percepire le auree entro un raggio di 30 metri da sé, distinguendone la natura -se umana o meno-, oltre che l’intensità -genericamente quantificata come “debole”, “media” e “forte”- e l’inclinazione benigna o maligna; saprebbe riconoscere la sua posizione solo in maniera molto vaga, intuendo grossomodo la direzione in cui essa sosta o verso cui si sposta. La precisione del rilevamento, tuttavia, si fa sempre maggiore man mano che le ci si avvicina.

    Tecniche:
    Lingua Arborea: Questo potere sfrutta la naturale affinità del ragazzo con la Natura e tutto quello che di verde nasce e cresce dalla terra; Armand percepisce le benedizioni di Madre Natura per il semplice fatto che egli è amato da lei, e per questo può intendere il linguaggio dei vegetali e a sua volta parlare con loro e comprenderne le emozioni; può persino ordinar loro di crescere e rifiorire a dispetto di qualsiasi condizione ambientale, giacché sarà la stessa energia rigenerante del giovane a rinfrancarle, e cercheranno di assecondarlo nei suoi desideri, sia anche che gli venisse chiesto di appassire e morire.
    Sotto l’influsso del fatato le piante iniziano a crescere visibilmente o appassire entro un raggio limitato (5 metri basso, 7 medio, 10 alto, 15 critico; la crescita è legata al consumo), e ad una velocità innaturale: anche un deserto può rinverdirsi, mentre un qualsiasi altro scenario può divenire un giungla…
    Consumo: Medio


    Edited by .Armand - 28/3/2010, 22:01
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Sasha: Complimenti, sei stato più veloce della cattiva sorte; i tronchi si schiantano attorno a te o poco lontano, ma non sembra esserci nemmeno il tempo di gioirne: il bestione -lacero e piagato- ulula ancora una volta, dimenando il corpo sinuoso con spasmi furiosi, e una delle sue spire di carne lacera e suppurante sta per piombarti addosso da un’angolazione che non avevi previsto; cerchi di prepararti psicologicamente all’impatto (e al disgusto) che inevitabilmente ti aspetta... ma -a sorpresa!- vedi la creatura distanziarsi mentre qualcosa ti afferra per la collottola e ti solleva da terra, portandoti via da quella scomodissima situazione.
    Il cappuccio che porti calato sul viso ti impedisce di voltarti per scoprire il volto del tuo salvatore, ma il frusciare del mantello verde-bosco che ti svolazza davanti al naso ti fa ripensare ad alcune chiacchiere udite al mercato, e ti è facile capire: i Ranger di Fanedell sono intervenuti...!


    Raylek: La prontezza dei tuoi riflessi ti ha risparmiato di finire sbriciolato insieme alle assi del carretto, e i glifi del tuo incantesimo hanno evitato che finissi ridotto a una schiacciatina sotto uno dei tronchi centenari andati adesso incontro ad una prematura e violenta fine... ma le colonne di roccia e terra non sono in grado di sopportare a lungo l’urto con l’antico legno, e ben presto si sfaldano e si crepano sotto i ripetuti urti; quando la bestia sferra una sferzata con la lunga coda serpentina, quello è il colpo di grazia: la struttura comincia a collassarti addosso, aggiungendo detriti ai detriti, e... prima di realizzare cosa stia succedendo, il mondo attorno a te cambia prospettiva mentre ti ritrovi sollevato da terra come un pacco postale. Il tipo con mantella e cappuccio verdi -quel caro ragazzo che ti tiene sottobraccio come un fagotto- spicca un balzo agile che ti porta lontano dall’orrore ringhiante, e -almeno per il momento- puoi tirare un sospiro di sollievo.


    Thorrik: Il tronco che ti è balzato incontro ha ricevuto la giusta e calorosa accoglienza della tua gente, e ora riposa in pezzi di legno fumanti sul suolo stropicciato e smosso della foresta: ora potresti -e vorresti- dedicarti alla bestia piagata e serpentiforme; è con questo intento che ti sei slanciato contro di lei, con il martello levato sopra la testa, ma mentre avanzi alla carica il sibilo di una freccia -dai riflessi neri come l’ebano e verdi come lo smeraldo- ti rallenta, impiantandotisi nel bicipite del braccio destro, dove ha trovato un varco nell’armatura.
    Il tempo di abbassare lo sguardo sul dardo -che non sei riuscito ad avvertire in tempo- che una nuovo assalto ti raggiunge: la bestia sta vibrando un terribile colpo di coda contro di te, radente il suolo, e tu sei sbilanciato con il martello sopra la testa... poi vedi il suolo distanziarsi dai tuoi piedi la colonna di carne putrida scivolare oltre; due paia di braccia ti hanno afferrato da sotto le ascelle, e mentre vieni condotto in un settore più riparato della foresta, gli strepiti dell’animale si fanno -di poco- più distanti.


    Dante: Ehssì, la pianta parla. E sembra essere anche piuttosto suscettibile e permalosa a giudicare dal modo in cui sbotta indignata e offesa un -Villano, violento e barbaro mortale!- come fosse un’accusa vituperante, come se fossi stato tu av averle mancato di rispetto opponendoti alla digestione... prima di schiudere all’improvviso i petali e sputarti fuori, integro e incolume, ma del tutto grondante di vischioso e puzzolente viscidume.
    Con uno scatto ti rimetti in piedi, mentre un polverone si solleva tutt’intorno per la pioggia di tronchi, ma le sorprese non finiscono qui: la rafflesia sta ora mutando aspetto sotto il tuo naso, per acquistare sembianze antropomorfe e -dalle forme generose, diresti anche- tutte femminili... ma prima che tu possa aver modo di mettere a fuoco la bellezza che hai davanti, due mani ti acchiappano di prepotenza per le spalle, ti staccano dal suolo e ti tirano via prima che la coda della bestia che ha fatto questo casino si abbatta su di te, rivoltando le zolle.


    Armand: I viticci -insieme con i tentacoli di terra generati dal goblin- sembrano creare una curiosa galleria, un corridoio naturale reso artificioso dalla magia e con per tetto i tronchi sospesi; i tuoi sensi, mentre corri incontro alla creatura, sembrano affinare le tue percezioni e affinare le tue consapevolezze: la creatura che ti sta davanti è davvero molto potente, ma non trovi nella sua indole nulla di malvagio, e tutto ciò non fa che confermare la tua impressione.
    Quello che percepisci nella sua natura è un animo gentile, segnato da un dolore profondo, acuto e atroce, così vivo e squillante da perdere il senno... e chissà che non sia proprio questo quello che gli sta accadendo, avvelenando la sua mente con lo stesso tormento che sembra aver colpito e flagellato il suo intero corpo.
    Sembra triste... tanto triste... e ogni ululato che lancia e ogni colpo che sferra -alla cieca- col suo corpo allungato e sinuoso ti urla dentro che soffre... soffre molto...
    Ormai lo hai quasi raggiunto, e meno di sei metri separano te e Teodora dal suo esser mastodontico, ma prima che tu possa avanzare ancora, rumori attorno a te ti costringono a notare un nano corazzato e slanciato alla carica contro il bestione ferito, la freccia che lo colpisce spezzandone l’impeto e il fruscio di mantelli verdi che si tendono nel vento; poi, ti ritrovi buttato su una spalla robusta, contro una schiena forte, con Teodora in braccio e la vista della creatura che svanisce oltre coltri di foglie, tronchi e siepi.




    Vi ritrovate tutti scaricati -chi più chi meno dolcemente- sul morbido tappeto del sottobosco, raggruppati in circolo dalle figure incappucciate con i mantelli verde bosco che vi hanno “rapiti”, portandovi via dal pericolo e lontano dalla devastazione creata dal mostro: più o meno state tutti bene, tranne il nano che -per via della leggera ferita al braccio, da cui la freccia fa ben visibile mostra di sè- è stato steso al centro del piccolo capannello; notate anche una nuova presenza in mezzo a voi...
    Ma avete appena il tempo di guardarvi in faccia prima che l’anello di guardiani -in piedi alle vostre spalle- si deformi per permettere il passaggio di una figura: il suo mantello sembra essere diverso dagli altri, poiché occhieggia e muta insieme all’ambiente, e quando abbassa il cappuccio che ne cela il volto, vi ritrovate a fissare il viso di una donna-elfo, dai lunghi capelli d’oro e il piglio fiero, orgoglioso e autoritario di un capo.


    « Mi spiace, Signori: se siete qui per una passeggiata nella foresta, temo dovrete rimandare;
    come potete vedere siamo fin troppo indaffarati per badare anche a voi.
    Ora vi darò una guida e vi farò riportare in città, ma non prima che ci abbiate raccontato per filo e per segno cosa avete visto: ogni dettaglio può esserci utile. »



    Straight to the Point

    Siete al cospetto del Capo-Ranger di Fanedell; presentatevi, chiaritele i motivi della vostra presenza nel bosco, e date un breve racconto di quanto appena accaduto basandovi sulle informazioni raccolte fino ad ora.

    Considerata la presenza delle Feste di Pasqua, avete tempo fino al 5 aprile.

     
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  13. Shui Yoe Tu
     
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    Il bel corpo del giovane aveva preso a dimenarsi entro la gabbia floreale, dimostrando di non avere a cuore il gesto della rafflesia, la quale, bramosa, lo aveva risucchiato al proprio interno.
    Così, uncinate, graffi e violenze d'ogni genere si erano ripercossi sul dolce fiore, talmente disprezzato che persino il più sudicio dei vermi avrebbe potuto dominarlo; questa fu il limite che l'essenza entro la grande pianta poté tollerare.

    Nuovamente l'eco di quella voce così morbida e invitante si rese udibile, eppure apparendo come lama avvelenata, stridente ed indispettita, mentre si rivolgeva all'impertinente ragazzo:

    -Villano, violento e barbaro mortale!-

    Molte altre ingiurie, giustamente dovute allo sfrontato giovane, la pianta aveva intenzione e grande desiderio di dire, tuttavia non in quella forma, no! Troppo rigida e comune, non si sarebbe adattata ad un aspro rimprovero.
    Così, la rafflesia dischiuse gli enormi petali, quasi disgustata, e vomitò all'esterno, maleodorante e grondante di uno strano liquido, ciò che aveva desiderato trattenere entro di sé, per rivelarsi interamente; il bosco avrebbe potuto crollare, l'orrore che ivi strisciava avrebbe potuto massacrare tutta la vita che circondava la rafflesia, ma questa giammai avrebbe rinunciato al proprio discorso, né si sarebbe fatta sottomettere dal Suo bosco o dai Suoi figli.

    Allora la grande pianta s'innalzò nell'aria, sostenendosi con le proprie radici, appena allungatesi dalla terra, e divenne esile; i petali si unirono e divennero più filiformi e protesi all'esterno, a foggia di arti umani; il cuore del fiore si sollevò dal resto, divenendo tondo come un cranio, e dove prima c'era una rafflesia, ora una donna poteva essere scorta.

    Non bella, né divina. No. Quella creatura era la Bellezza e la Divinità. Bella più di ogni altra cosa esistente in ogni dove, più radiosa di mille stelle eppure più misteriosa ed oscura di una notte senza lume; ella appariva più materna della Terra stessa e più vogliosa del più avido predatore; statica come la montagna nel suo ergersi, eppure più mutevole delle grandi Acque per quanto concerneva il carattere.
    Teneramente rosea era la Sua carnagione, la quale avvolgeva un eccelso corpo modellato in ogni aspetto: alto, slanciato e profumato, decorato da un seno abbondante ma non volgare, né pendulo; sodi e tondi i morbidi glutei, tuttavia in volto ella riluceva di una beltà folgorante. Insieme dolci e vogliose erano le rosee labbra, profondi e quasi ipnotici i grandi occhi smeraldini, e le graziose orecchie puntute le ricordavano l'elfa che un tempo era solita essere, prima che il Destino la chiamasse; a circondare il viso, lunghi capelli color del legno erano raccolti, parte in un'alta coda, parte in lunghe trecce coperte da bianche bende.
    Vestita come gli alberi, impregnata della loro possanza ed antichità: la Seconda Guardiana, il Fiore dell'Oceano, aveva concesso al Mondo di Endlos la prima visione di lei, ricolma di tutta la radianza in Suo possesso, eppure svuotata quasi totalmente dei poteri, ma ancora terribile nella collera e pia angelica nella pietà.

    Ora, lo sfrontato ragazzo andava punito, redarguito per la sua scellerata avversità nei confronti di Lei, e finalmente Ella era pronta per iniziare, quando si sentì sollevare da terra (alquanto violentemente e sgraziatamente), poté notare che la stessa sorte era stata riservata allo screanzato ragazzo. La strisciante creatura scomparve, portata via dalla distanza che la separava dalla Guardiana, né Ella si preoccupò di doverla incontrare nuovamente.

    Quando fu lasciata libera, costatò di trovarsi in mezzo a tutti quegli esseri che, da rafflesia, aveva intravisto precedentemente: il ragazzo che aveva cercato di abbracciare, un fanciullo dai capelli rossi, una creatura verde e bitorzoluta, una figura vestita di nero ed incappucciata, ed un nano coperto da un'impenetrabile corazza, eccezion fatta per alcuni punti, su uno dei quali, in seguito, si poseranno gli occhi della Seconda.
    Ora, prima che il gruppo di "salvatori" s'aprisse e ne uscisse colei che apparve come loro capo, la Guardiana tornò a rivolgersi al ragazzo, centrandolo con i grandi occhi smeraldini ed assumendo una posa severa eppure così elegante,e finalmente poté inveire contro la sua maleducazione:

    -Sciocco e mortale uomo! Tanto superiore ti credi? Ogni figlio della terra ti è suddito? Non sai, forse, che la tua stessa vita fu mia prima che venissi concepito, e lo sarà anche dopo la tua imminente morte? La tua volgarità non ha eguali in queste lande! Il Mio dolce corpo desiderava stringerti in un abbraccio divino e pieno d'amore, lo stesso amore che Io provo verso la tua futile razza! Ma la tua insana mente ha creduto di essere nel pericolo e mi ha aggredito! Non sai contro quali forze ti stai schierando, lurido rifiuto! Tu striscerai, oh sì...Diverrai il più infimo dei Miei servi...-

    La voce della donna si era fatta tonante ed antica, forte come i pilastri della terra e, per la prima volta, priva dell'amore e della grazia che le scorrevano dentro. Poi continuò, addolcendosi d'improvviso e sorridendo lieta:

    -Infine ti perdonerò, poiché tu resti uno dei miei figli, e quale madre desidera la morte della propria creatura? Certo ness..-

    E sbiancò, congelandosi d'un tratto. Qualcosa aveva destato la Sua più profonda attenzione, tanto ch'Ella si voltò di scatto e, mentre si dirigeva verso il Nano, l'apostrofò con dure parole, mescolanti a sorpresa cieca furia e viva sorpresa:

    -Tu! Non hai idea di quello che ferisce il tuo piccolo braccio! Perché rechi con te quella preziosa freccia d'ebano? Non sai a chi appartiene??? E' mia! Una della mia faretra! Morirà la sciatta mano che ha impugnato il mio Arco!!!! Lylanthir si chiama, e rappresenta me nella più profonda Essenza!!-

    Nulla più sembrava dipingerla come una dea benevola e lussureggiante, poiché tutta l'aria attorno a lei parve tremare, e la sua potenza riversata nelle accese parole; in ultimo, allungò una mano verso l'arto ferito della creatura e la mosse per strapparvi la preziosa freccia: forgiata dal più nobile dei legni neri, recava intarsi smeraldini di onde e foglie, e la punta era puro smeraldo, rilucente al sole come stella.

    Mentre coglieva la freccia dal nano, ecco che un'elfa bionda apparve fra quel gruppo di "salvatori", finora così poco interessanti agli occhi della Guardiana, eppure meritevoli anche loro di qualche Suo rimprovero, essendo questi così poco delicati nei gesti di aiuto.
    La donna chiese al gruppo di presentarsi e di narrare la loro venuta nel bosco, prima di essere ricondotti in città.
    AL Seconda non tardò a parlare e, irata per le molte vicissitudini, cercò, forse a malapena, di tornare quieta:

    -Volete davvero sapere chi state osservando? Ebbene, eccomi: io sono Shui Yoe Tu, Seconda Guardiana dell'Ordine dei Guardiani, Seconda Essenza nella Via dell'Equilibrio. Io sono la Terra e le Acque, io sono il Bosco e le onde, io sono la Natura. Voi tutti mi possedete, ed io possiedo tutti voi, poiché il suolo che calpestate è il Mio corpo, e gli alberi e i fiori e tutte le creature che vivono sono miei figli! Eterna, io sono. Ecco chi state osservando!-

    Subito le tornò alla mente la freccia che stringeva fra le mani, ed ecco che tornò a parlare, questa volta meno sicura delle proprie parole:

    -Mi trovavo in una grotta, lontana da questa terra a me ignota. Camminavo nella tenebra, poi caddi. Attraversai pietre e fiamme, infine la pietra divenne nube e la fiamma si fece fulmine, e precipitai come nell'occhio di un ciclone. Quando atterrai, ero priva di conoscenza, stanca del lungo cadere. Al Mio risveglio, mi scoprii nel bosco, spogliata di tutto ciò cui un Guardiano tiene maggiormente: la propria arma, simbolo di potere e saggezza! Derubata da vili ladri!La sofferenza che proveranno per mano Mia sarà indicibile, tutta la forza di un eterno sarà riversata sulle loro fragili carcasse!
    La freccia che tutti voi avete visto proviene dalla mia scorta. Forgiate prima della parola e per il Mio volere, assieme a Lylanthir compongono la mia più preziosa risorsa. Non sono comuni monili, no! Questi sono nati dalla mia Essenza, perciò Io sono loro e loro Me.
    Passino pure le ere! Vengano serpi e draghi! Non lascerò questo bosco finché non avrò in mano il mio arco e tutte le mie frecce! E nessuno potrà ostacolare il Mio volere.
    -

    Con l'oggetto stretto nella mano, Yoe tornò al proprio posto, rivolgendo sguardi né al nano, né al ragazzo. Fredda e spossata carezzava il nero legno di cui era finalmente tornata in possesso.



    SPOILER (click to view)

    Riflesso del bosco

    "Perché ella dimora nella natura, che vive in lei e fuori di lei, perché ella dimora nella vita, e in questa trova compimento, perché lei è vita, e nessuna forma le è più dilettevole degli antichi abitanti dei mondi: le fresche acque, i possenti alberi ed i delicati fiori..."

    La Seconda può prendere parte alle vicende del Mondo, tramutando tutta se stessa, in un albero, cespuglio, pianta, fiore o frutto; le parti tramutate assumono tutte le caratteristiche proprie di quell'elemento naturale, ma a livello di Gdr non vi sono Power-Up dovuti direttamente a questa abilità.
    Il Riflesso del Bosco consente, come già citato, la trasformazione totale in albero, cespuglio, pianta, fiore o frutto, con alcune importanti regole da rispettare:
    Regola 1: Le dimensioni delle tramutazioni saranno quelle reali, vale a dire che se Yoe diverrà un giglio, si rimpicciolirà fino ad avere la normale grandezza del fiore e così via.
    Regola 2: Il suo uso NON è consentito in alcun caso durante un combattimento. Il suo uso, invece, è adibito ad giocaterandom e quest.
    Regola 3: Sebbene sia totalmente tramutata, Yoe continua ad essere senziente, a poter parlare, vedere ed udire, questo perché viene effettuato a livello "spirituale", divenendo più che altro una percezione; la Seconda sarà pertanto rintracciabile con strumenti rilevatori di energia o di anima, ma all'occhio non si potrà distinguere da un normale elemento della natura.
    Regola 4: Il corpo di Yoe riporterà ferite se la Guardiana avrà subito danno in forma di albero, fiore, cespuglio, pianta o frutto.
    Nota: è implicito affermare che per l’utilizzo di questa tecnica, nel caso Yoe si trasformi in elementi dotati di radici, la Guardiana necessiti di poggiare su del terreno.


    Consumo: Variabile da Basso a Critico in base alle dimensioni di ciò in cui Yoe si trasforma. Basso per fiori e frutta, Medio per piante e cespugli (rovi di more, oleandri, bucanville, etc..) Alto per alberi dalle normali dimensioni (castagno, pino, abete etc..), Critico per alberi di dimensioni molto elevate (es.: Baobab, Sequoia, etc..)
    Durata: Illimitata. Per tornare all’aspetto originario bisogna pagare un tributo di energie pari a quelle utilizzate per trasformarsi


     
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    « Grah! »
    Ci furono due sole cosa che impedirono a Thorrik di bloccare il comizio di quella selvaggia strega e dir lei qualche parolina circa la buona educazione. Primo: era caduto di schiena, ed aveva avuto qualche problema a rialzarsi, per via del peso dell'armatura di gromril che indossava e dello scudo che -sventuratamente- era ancora ancorato alla sua schiena; d'altra parte è risaputo che Grugni creò i nani dal metallo più resistente, e che vennero forgiati per non cadere mai, e questo spiega come mai hanno qualche problema a rialzarsi quando per colpa di creature vili e bugiarde finiscono col cadere malamente. Secondo: per colpa di quegli stupidi smilzi gli era andata della saliva per traverso nel momento in cui l'avevano sollevato e trascinato, e nel momento in cui si era reso conto di essere circondato da sciocche recchieappuntite aveva giurato sul suo onore che non avrebbe tossito minimamente per la pura testardaggine di non dar loro la soddisfazione di avergli tolto il fiato... e dato che questa era determinazione di fronte ad un singulto, dieci volte più grande era la volontà di mostrare pura indifferenza a causa della ferita inflittagli da quella stupida freccia!

    « Sul mio nome: non permetterò ad un elfo di toccare l'armatura dei miei avi! »
    Rialzatosi a fatica, smanacciò con la mano libera come per scacciare un insetto fastidioso, allo scopo di allontanare la mano dell'elfa. Si ritrasse di un passo ed afferrò l'asta della freccia con la mano guantata di cuoio, strappandola via senza troppi complimenti per poi gettarla ai suoi piedi con sprezzo.
    Due cose soltanto sono certe: lo scintillio dell'oro e la falsità degli elfi. Come tutti i veri nani, Thorrik provava per gli elfi un'avversione ed un rancore atavico che risaliva ai tempi dello splendore, prima del Tempo delle Tribolazioni ed alla caduta dell'Impero dei Nani, ed una freccia piantata nell'ascella non aiutava di certo a fargli cambiare idea -casomai fosse possibile farlo!

    « E adesso dammi un buon motivo per cui non dovrei vendicare le barbe. »
    Ringhiò con disprezzo, riferendosi al grande affronto che fu recato all'ambasciatore di Re Gotrek Spezzastelle presso re Caledor III che fu completamente rasato. Dopo quell'esclamazione avrebbe sollevato il gambale corazzato in modo da abbatterlo sulla freccia caduta e spezzarla, ma senza mai distogliere lo sguardo dalla strega verde.
    « La storia della tua vita non mi interessa, e non mi interessano i tuoi gingilli malefici di magia oscura. Del resto, per quanto mi riguarda il legno è buono per essere bruciato, e queste stupide frecce non fanno eccezione! Io rispondo direttamente a Dama Kalia, l'Azzurra, e non vi uccido solo perché vi do il beneficio del dubbio, dato che dite di essere custodi dei suoi boschi. Per il resto, per questa, » indicò la maglia d'acciaio che andava arrossandosi sotto le piastre di gromril, « ovviamente mi risarcirete. »
    Dal tono e dal vigore messo nello sputare quell'ultima frase era ben chiaro che non si sarebbe tirato indietro nemmeno di un centimetro prima che gli fosse risarcita un'oncia d'oro per ogni goccia di prezioso sangue nanico versato da quei selvaggi. In alternativa, probabilmente, avrebbe abbattuto personalmente alberi per diecimila volte il peso del suo risarcimento.

    « Adesso dite il vostro nome e ritiratevi. Se non l'avete notato... »
    Gettò uno sguardo eloquente al brutto grobo storpio buttato nel cerchio di persone, e dopo di lui guardò anche l'umano suo complice mentre sollevava Ghalril.
    « Sono molto impegnato a fare pulizie, di questi tempi. Non ho tempo da perdere, io! »


    ¬ Note tecniche

    SPOILER (click to view)

    D A W I · K A R A K

    image

    Status fisico: Un po' ammaccato, ma l'armatura ha parato la maggior parte delle conseguenze dell'impatto con i residui dell'albero distrutto dal martello runico di Thorrik. Discreto foro al di sotto dell'ascella destra, ferita sanguinante sotto la maglia d'acciaio... ma morirebbe dissanguato piuttosto che mostrare una stilla di sofferenza fisica in presenza di elfi!
    Status psicologico: Parecchio irritato!
    Status energetico: 90%
    Consumi impiegati: Bassox0 Mediox1 Altox0 Criticox0
    Ghalril: Impugnato
    Scudo: Imbracciato
    Stato Armatura: Intatta
    Passive in uso: Veterano (percezione dei pericoli); Forte Come La Pietra (forza aumentata del 50%, nessun malus derivato dagli equipaggiamenti)
     
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  15. Raylek
     
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    Pensa che noi invece giovaghiamo per il mondo apposta per perdere tempo.

    Non era stato tanto il modo di fare di quella specie di piccola fortezza semovente a fargli saltare la mosca al naso; per quello che lo riguardava, quel nano scorbutico poteva anche essere alle dipendenze di sua sorella, ed essere il nano più impegnato della galassia, ma che il pozzo nero se lo portasse via se provava ancora a rifilargli un occhiataccia come aveva appena fatto.

    Nemmeno il goblin era di buonissimo umore, certo - finire come un pacco postale sballottato qui e la non è cosa che faccia piacere - ma non si era messo a sputare fuoco e fiamme mandando accidenti contro chiunque.
    Lo avrebbe fatto, certo, ai vecchi tempi. Ma ora non erano i vecchi tempi, e non l'aveva fatto, il che lo metteva nella comoda posizione di poter scaricare la sua irritazione con chi invece si stava dimostrando tanto maleducato, se provava anche solo a venire a cercarsela.

    Ma prima aveva delle cose da dire; prese un respiro profondo, giusto per ritrovare un minimo di contegno, spazzandosi con l'unica mano, in modo quasi meccanico, il mantello e l'uniforme presa in prestito tra quelle degli ufficiali delle milizie di Lordaeron.

    Anche io e il ragazzo, qui, lavoriamo per la Dama Azzurra.
    Lui è Sasha, io Forge.
    Avevamo avuto istruzioni di presentarci a rapporto proprio a voi ranger, e vedere cosa si poteva fare per aiutarvi.
    Mi pare di capire che abbiate una bella gatta da pelare, là fuori.


    Si diede un attimo di tempo per guardarsi attorno, valutando ciò che vedeva, sperando che il suo autocontrollo - e la sua faccia da poker - lo preservassero dall'essere scoperto mentre un piccolo brivido gli rotolava giù lungo la schiena.
    Quello con la zazzera rossa e la gallina non era il ragazzino che il Sole aveva portato in salvo proprio da Fanedell?
    Che diavolo mai ci faceva ancora in mezzo ai pasticci?

    Ad ogni modo, per quanto riguarda il cosa avete visto, bhe, davvero molto poco.
    Abbiamo appena fatto in tempo a portare via il culo dal nostro carretto - pace all'anima sua - che si è scatenata un bella grandinata di tronchi d'albero troppo grossi perchè fosse una cosa piacevole.
    E il tutto, a quanto ho capito, per colpa di una bestia a forma di drago con un pessimo carattere.

    sospirò, alzando per un istante gli occhi al cielo
    Per tutti i diavoli, quanto vorrei un sigaro...


     
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24 replies since 16/3/2010, 02:06   783 views
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