[Quest] La Foresta Maledetta

Atto II ~ B [CC]

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    Yoe, Dante e Armand

    Un’ombra si staglia contro il cielo, e le lunghe code del frac rosso borgogna garriscono feroci al vento che sibila loro attorno mentre la minaccia piove dall’alto per atterrare ad una decina di metri da voi, producendo il dolce e mormorante fruscio delle ali di un angelo nero; nell’attimo in cui vi porge la schiena, gli unici dettagli che potete cogliere cono i tacchi a stiletto delle sue calzature e il ricco cappello a cilindro -di un rosso acceso e smagliante- dalla faglia larga e sormontato da una regale e pomposa piuma bianca.
    Quando si volta, potete comprendere che si tratta inconfutabilmente di una donna -giovane e avvenente- abbigliata di una sgargiante divisa composta da stivaloni, minigonna inguinale, un corpetto striminzito e una giacca di scena degna di un circo; non vi sfuggono gli strani capelli amaranto né la cicatrice a croce ancora fresca sul seno destro.
    I suoi occhi color dell’ambra sono penetranti -belli e ipnotici-, ma rispecchiano una malvagità atavica e prepotente, crudele nella sua connaturata e disinvolta indifferenza, che spande attorno a lei un alone di corruzione quasi palpabile, pesante e disgustoso come un miasma.

    « Chi è stato di voi a ridurre così il mio nuovo animaletto? »

    Si rivolge a voi con calma glaciale, senza che un solo piglio di animosità deformi la maschera del suo volto; e tuttavia la mano guantata si serra con un suono eloquente, ostile e intimidatorio sull’impugnatura della frusta che regge nella mancina; sembra piuttosto contrariata dalla vostra attuata guarigione quando porta la destra alla vita con fare altero, conferendo un’aria monolitica ma rilassata alla sua figura, e... lasciando così intravedere la sagoma di un arco nero appeso alle sue spalle: quello è Lylanthir, ed è in mano sua.




    A voi la scelta di come comportarvi;
    avete tempo fino al giorno lunedì 10, compreso: dateci dentro! :geez:
     
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  2. Lars Cthulu
     
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    Fantastico, meraviglioso! Non potevi pensare altro di fronte a quelle forme sinuose, a quella frusta che emanava perversione a tutto andare. Sì, decisamente un incontro fortunato. Quella donna pareva sapersi divertire e tu eri pronto a soddisfarla.


    Mia cara signorina, se ti accontenti di certi animaletti, mi deludi...
    Cominciasti a scuotere la testa in segno di disappunto
    Pensavo sapessi scegliere con gusto, lascia che ti mostri un vero "stallone


    Portasti la destrorsa sulla mancina chiusa in pugno e cominciasti a stringere con forza, generando un rumore sordo e potente con lo schioccare delle ossa ed un secondo, più alto e "affilato", dato dallo sfregare dell'acciaio di beowulf.



    SPOILER (click to view)
    Scusate il post un pò smilzo, ma perlomeno son tornato in attività ^^ Sono in cura e presto sarò al 100%
     
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  3. Shui Yoe Tu
     
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    Tanto crudele, bizzarra e sconsiderata era la volontà del Destino? Tanto in odio, questa, aveva la Natura? Certo, la più perfetta forma di Caos è solida stridere con la maggiore estrinsecazione dell'Ordine, e tuttavia l'una necessita dell'altra per sopravvivere e perpetuarsi nei secoli! Pertanto la freccia scoccata dall'arco del Fato aveva in sé valide ragioni per ferire la grande Vita...E ancora, però, questa non ne era al corrente.

    Ora, grande sciagura si era abbattuta su Colei che dimora presso la Terra e le Acque, poiché parte della propria essenza le era stata sottratta, e ancora, solo la Sorte sapeva delle mani che la stavano stringendo. Tuttavia, molta fu l'ira che pervase il santo corpo di Shui Yoe Tu quand'ella vide una singola freccia della propria faretra conficcata nel braccio di un grottesco e infido nano; eppure lo strazio non accennava a diminuire ma, al contrario, sembrava aumentare di intensità ogni passo che la Seconda era costretta a compiere, ingabbiata qual'era in una missione alla quale si era unita solamente nella speranza di trovare se stessa, sublimatasi nella nigra forma di arco e munizioni.

    Ora, come si diceva, i legacci che la Guardiana aveva prodotto sulla serpe si manifestarono saldi e diligenti e, mentre l'altra donna, di razza elfica anch'essa, sostenne l'imboscata con un artificio simile alla Rete, il fanciullo dalla rossa chioma riuscì nell'impresa di guarigione; allora accadde qualcosa che la Natura non aveva previsto e che, per tanta che fu la malvagità, fece montarla in una collera atroce ed antica, degna del suo alto rango: scintillii di smeraldo, velati dalla polvere, trafissero l'aria ed il cuore di Lei, poiché nulla era più verde e più puro e sacro dello smeraldo nelle Sue armi, il quale ella non faticò a riconoscere. Prima ancora che potesse aprir bocca, o che pensieri di rovina e maledizione potessero germinare in Lei, una figura si sollevò dal rettile, sorvolando la Guardiana ed il duo in testa; voltatasi ad osservare la creatura (simile ad una donna) vestita di strani abiti, inconsueti e nuovi agli occhi del Bosco, la Seconda non poté non notare l'abominio che quella lurida figura portava con sé: appeso vilmente alle sua spalle stava Lylanthir, arma, monile ed incarnazione della Guardiana stessa, la quale molto aveva penato in sua assenza. Con esso, anche frecce e faretra erano presenti sul maledetto corpo, e più Yoe non poteva trattenersi dall'elargire morte e giudizio; le brevi parole della donna, ed il suo sguardo irritante, furono l'ultima goccia di un oceano in burrasca.
    Così, ignorando Armand e lo stupido gesto di Dante, la Natura si mosse avanti, oltre i due "alleati", per fermarsi a qualche passo da questi, e nel suo sguardo vi era solo collera, tanto antica e potente che persino la salda Terra parve impaurirsi. Portò la sinistra sul fianco ed inclinò leggermente le anche, rendendo sensuale anche la rabbia, mentre con il dorso della mano destra iniziava ad accarezzarsi il volto, mentre un sorriso di demoniaca superiorità le si andava dipingendo sulle labbra. Delicata come margherita e sensuale come rosa la voce di lei risuonò alle orecchie dei presenti:

    -Ah! Sciocca creatura...Credi che questa serpe sia tua? Mi muovi al riso, piccola e sciatta ragazzina...Non sai, forse, che ogni cosa si muova sulla terra appartiene alla terra stessa? Sia essa fiera, uomo o mostro...Tanto oltre è andata la tua brama, poiché qui davanti osservi la Natura incarnata! Io sono Terra ed Acque, e qualsiasi cosa Io l'ho generata...Non stringerai il tuo sporco cappio su alcuno dei miei figli!-

    Lì la voce cessò di risuonare melliflua e mesmerica, lì tutto si fece acre e affilato come punta di freccia, lì la collera poté essere scorta con facilità; la Seconda allora si fermò ad osservare la creatura, mentre il suo braccio destro fisso indicava l'arco; pian piano la furia cominciava a possederla e, come ogni volta, il Suo cuore batteva forte, fremendo oscuro e bramoso, quasi avesse adocchiato tenera carne da macellare e gustare poi:

    -L'abominio che hai commesso ti condurrà sul baratro della morte, e sarò io a precipitarti nel buio...Che tu sia mortale o meno, non ti esimerai dalla mia vendetta, né dal dolce abbraccio del Nulla...Tuttavia, prima che io diventi cieca e sorda al perdono, restituiscimi ciò che mi è stato impunemente sottratto, sia stata o no tu a farlo.- Un'ulteriore pausa, breve ed intensa assieme; poi parole solenni e precise, come se ad ogni loro essere pronunciate la Terra battesse un colpo, tremando:

    -Frecce, faretra ed arco.-

    Sentiva l'atavico potere di Guardiana scorrerle nelle vene e nello spirito, percepiva ogni fibra del Suo corpo, attingeva ai Boschi e agli Oceani, alla Vita in ogni sua forma: era decisa a scagliare sulla sciacquetta il più terribile fra i suoi comandi, nel quale terra ed acqua si sarebbero uniti in una stretta micidiale.




    SPOILER (click to view)
    Stato fisico: ottimale
    Stato psicologico: irata nel più profondo del suo essere, sebbene ancora non sia espolsa apertamente e abbia preferito uno sfogo più silenzioso e severo.
    Energie: 80%
     
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    Il groviglio oscuro che gli si ammassava nel petto sopprimeva con la sua tracotante presenza la gioia di aver salvato una vita, innervosendolo come una bestiolina in gabbia; quella dell’animale era stata una gratitudine sentita e sincera, che si era adagiata con la gentile leggerezza di un balsamo guaritore sull’animo provato del ragazzino… ma non era bastata a liberarlo dalla cappa tetra che lo avviluppava, e – anzi – il senso di angoscia non aveva fatto che crescere da quando calcava i sentieri di Fanedell, martellandogli il petto sottile con una veemenza che non concedeva requie.

    Tentava inutilmente di decifrare l’ambiente, cercando di leggervi una risposta ai suoi interrogativi, ma i suoi sforzi inani cadeva nel vuoto – come sempre.
    Poi, accadde qualcosa che non avrebbe mai immaginato, neanche nella più remota delle fantasie, o nel più surreale degli incubi.
    Quando il tiro degli occhi verdi impattò con la sagoma vistosa e colorata di rosso – cinabro come il sangue – di una donna, la ragione sembrò sprofondare come un macigno negli abissi insondabili e fitti dell’istinto, che – bestiale – urlava tutto il suo odio primigenio nei confronti di quella nuova creatura con ondate rapide e intese di adrenalina, lanciata in una corsa lungo le vene.
    Era una Risonanza che spaccava i timpani dall’interno, assordandolo e quasi rendendolo cieco di furia, sebbene svanì prima ancora che potesse decodificarla, capirla… o anche solo immaginarla, lasciando il posto a qualcosa di insolito e misterioso.

    Nel volgere di un attimo, tutto sembrò farsi immobile e stantio, mentre il suo corpo seguitava a muoversi e vivere, senza che lui sapesse il perché.

    Il tempo si cristallizzò nel bozzolo di un istante, mentre gli altri si riallineavano in un momento che non gli apparteneva più; fu come se i colori scemassero, assorbiti da una stasi che li aveva cancellati con un colpo di spugna distratto.
    La testa si volse freneticamente attorno, cercando le tracce di quell’arresto.
    E, all’improvviso, un richiamo.


    “Armand.”

    Come una carezza fuggevole che sfiora l’anima, l’essenza di quella voce non possedeva tempo, luogo o spazio, e nessuna appartenenza di genere ne modulava i toni di velluto; racchiudeva in sé il Passato e il Futuro, che inseguivano un Presente sempre in bilico sull’orlo dell’accadimento.
    Dinnanzi a lui, come se l’etere fosse l’imperturbabile superficie di una lago traslucido, sottili pieghe presero a lambire le morbide pieghe dello spazio-tempo, generando con le loro onde concentriche l’immagine – concreta e sostanziale – di una figura avvolta in fini strati di organza scura. Tra le eteree trame di quei veli, il piccolo poté scorgere infiniti fiori intessuti tra di esse, imbevuti di un’essenza vitale che rendeva i loro colori ardenti come Fiamme Vive.
    Era immobile dinnanzi a lui, ed era certo che lo stesse osservando.


    “Chi sei?”

    L’altro sorrise.
    “Tu mi conosci già”
    L’assoluta calma di quella liscia superficie sonora non conosceva increspature, e trasmetteva la sensazione di un velo ripiegato in mille sottilissimi strati, ancora e ancora, in un gioco di incastri che gli parve incomprensibile. Un profondità scioccante, che rubava all’universo la completezza archetipica della Creazione, e che gli fece vacillare le gambe, come un neonato dinnanzi al terrore bellissimo del mondo.

    A quelle parole, nella mente di Armand si formò un’Idea:
    Oracolo.
    L’Oracolo dei Fiori.
    E la creatura velata sembrò annuire di rimando, mentre il ragazzo sentiva i suoi occhi posarsi ancora su di lui e frugargli dentro, senza possibilità di rifiuto.

    “Che significa?”
    Fu l’unica cosa che ebbe il coraggio di chiedere.

    Tu cosa vuoi che significhi?”

    Il giovane ristette in silenzio, spiazzato e sconvolto da una domanda all’apparenza così lineare. Studiandolo, gli parve che la bocca al di sotto di quel velo sorridesse.

    “Non.. non lo so…”
    Principiò incerto, con negli occhi una sfumatura di sconcerto.

    “Non vuoi conoscere?”
    Replicò quietamente l’Oracolo.
    “Conoscere la tua raison d’etre.
    Conoscere la tua Vita.”


    Improvvisamente vicino, il Velato allungò una mano bianca e sottile verso il petto esile dell’altro, sfiorando – con la punta dell’indice – la stoffa che lo copriva, fino ad arrestarsi sul punto mediano del cuore.
    Il Rosso fissò sconcertato lo strato vaporoso di veli trapunti che lo fronteggiava, incapace di intendere, incapace di reagire. Fu come annegare tra i petali e l’organza, nel fondo di quell’esistenza che non sembrava conoscere limiti… e proprio quando gli parve di trovare la linea sottile di quell’orizzonte sconfinato, di afferrarla per trovarvi l’equilibrio della vita, un fuoco bruciante gli scoppiò in petto, ardendo di vigore.
    Era bianca, limpida e abbacinante, e lui capì –
    sentì – che la purezza di quella luce riempiva ogni piega dell’anima, ogni cellula del suo corpo, riplasmandolo nella Creazione col dolore di una nuova nascita.

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    Un miracolo scivolò dentro di lui come acqua di sorgente, piegandolo sulle ginocchia. Per un momento non poté percepire nulla, apprendere nulla; anche solo pensare. Poteva solo sentire la marea del cambiamento bagnargli l’anima, per poi scavare in essa.
    A fondo.
    E non avrebbe mai potuto immaginare null’altro prima di questo, perché tutte le gioie e i dolori della sua vita gli sembrarono d’improvviso trasparenti e vuoti, gusci spezzati di crisalide gettati via alla rinfusa.
    Quel fuoco risuonava più intenso di ogni campana e bruciava più forte di mille soli. Bellissimo come il mare, e di gran lunga più ingordo e più avido.
    Avido di lui.
    La sua mente vacillò incerta, muovendosi avanti e indietro – come una polena impazzita – nel vortice di quella trasformazione, un momento contemplando il miracolo che dilagava dentro di lui, un altro arretrando, desideroso più d’ogni altra cosa di dimenticarlo, di fuggire via, altrove, in un luogo più sicuro e tranquillizzante, perché conosciuto. Temeva che potesse inghiottirlo, spingerlo giù tra le risacche, rivoltarlo e lasciarlo lì, inerme e prigioniero di una grazia lunga quanto l’eternità stessa.

    Intrappolato in un battito di cuore, Armand pensò che desiderava vivere, che voleva farlo, ma era nulla più che un’impressione tra le centinaia di realtà che affastellavano la sua testa.
    Per tutta la Creazione gli esseri vivevano, le persone parlavano, mondi venivano creati e poi distrutti – come castelli di sabbia –, e lui ora avvertiva tutto questo, netto e nitido come la lame di un coltello:
    La Vita risuonava, spandendo le sue vibrazioni nell’aria e nel nulla dello spazio freddo; non poteva sentirla tutta, ma sapeva esserla lì. Avvertiva ogni esistenza sorgere e decadere, e poi rifiorire di nuovo, mentre lui si riempiva di meraviglia: ogni istante gli Universi avevano cantato i loro segreti e le loro verità al suo orecchio, e lui aveva semplicemente fallito nell’ascoltare.
    Era diventato – ma non aveva nome per definirsi.
    E quella melodia trascendeva il prodigio del suo divenire.

    Contemplò la vita al di fuori di sé, desideroso di conoscerla: dal cielo pioveva come rugiada la Verità del Paradiso: udiva gli angeli cantare della giustizia, e della bellezza, e del rispetto.
    Dalle profondità ribolliva la canzone dell’Inferno: udiva i Caduti salmodiare un duro ritornello di sofferenza, e corruzione, e potere.
    E di entrambi conobbe la terribile virtù della loro causa.
    Poi udì il richiamo del Chaos, e la sua canzone vasta e inesorabile vibrare attraverso i mondi, gridando la propria realtà indomabile e fiera.

    Infine, sopra tutti e governando tutti, l’Albero della Vita. I suoi rami mastodontici si intrecciavano ai mondi – decide su decine, innumerabili come i granelli di sabbia di un deserto –, ognuno sospeso tra il vuoto dello spazio-tempo e l’abbraccio protettivo del suo legno, ognuno sostenuto dalla sua Linfa e da essa nutrito e custodito. Yggdrasill, fiero e colossale, brillava di un’argentea maestà, di una forza incandescente e incostringibile che andava oltre l’abilità del Tempo o del Male di poterlo corrompere.
    E fin quando la Creazione sarebbe esistita, l’Albero l’avrebbe protetta, strutturata, e infine definita nelle sue dimensioni.
    E lui, lui che era un suo Figlio, avrebbe fatto suo questo compito.

    Arpionò il petto con le mani, affondando le dita nelle pieghe della veste: il dolore
    vivo che lo consumava era la prova della sua Esistenza, e il Fuoco del Seme che divampava nel suo intimo lo fece piangere sommessamente.

    “Vai, mio prezioso Seme, figlio dell’Yggdrasill.
    Vai, mia Nobile Rosa.
    Vai, e vivi la Vita della tua Creazione.”


    Un tocco leggero sulle spalle, una lieve spinta, e il Nobile si riallineò al normale scorrere del Tempo, con un brivido intenso quanto una scossa elettrica.

    Sbatté le palpebre, confuso e spaesato, mentre intrecciava nuovamente i fili della sua essenza a quelli degli altri, tentando di focalizzare la realtà in cui era nuovamente immerso.
    La rabbia atavica tornò a premere sulle pareti dell’autocontrollo, di pari passo con una strana e sconosciuta Risonanza, ma lo stordimento era ancora troppo intenso – e troppo recente – per concedergli il giusto spazio di reazione.
    Restò così, immobile e muto, con le pupille ridotte a due capocchie di spillo in un verde mare vitreo, fisse sulla donna, i cui occhi mostravano un’oscurità densa e palpabile.


    Cosa avrebbe dovuto fare?
    Armand non lo sapeva, e nella sua mente pregò che fosse stato solo un grande, splendido incubo, dal quale voleva solo ridestarsi.


    Edited by .Armand - 9/7/2010, 15:38
     
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    Lars: La tua fantasia (prepotentemente stuzzicata dalla donna) corre veloce almeno quanto la tua lingua... ma mentre ti approcci a lei con fare da smargiasso, non sembri affatto considerare il rischio che potresti finire col dover far correre anche qualcos’altro per mettere al sicuro la pellaccia, ma...
    Mia cara signorina, se ti accontenti di certi animaletti, mi deludi... Pensavo sapessi scegliere con gusto, lascia che ti mostri un vero “stallone”
    ...ma forse -e sottolineo forse- non dovrai preoccuparti troppo, dopotutto: la giovane in rosso appunta su di tè lo sguardo degli occhi felini e ti sorride di rimando, maliziosa, ignorando senza alcun turbamento la minaccia muta ma perfettamente manifesta dal serrarsi del tuo pugno e dallo scricchiolio delle ossa e del metallo.
    Sorride, ed è come se ghignasse al pari di un demone mentre si rigira la frusta tra le mani guantate e avanza di un passo verso di te: « Perché no? Sono proprio curiosa di provare. Ma ti avverto che sono esigente, e se quello che avrai da offrirmi non sarà all’altezza...»
    Il gemito del cuoio della frusta contro i guanti suona un promessa di dolore piuttosto eloquente.

    Yoe: Non soltanto ha rubato (?) il tuo arco, ora ti ruba anche la scena; il giovane e affascinante uomo di nome Dante sembra essere piuttosto preso da quella donnetta, ha dato molte più attenzioni a lei che a te, e lei sta avanzando verso di lui mentre... ha ancora il tuo arco. Che fare?
    Ma ti fai avanti, naturalmente, e le parli: è proprio il caso di rimetterla al suo posto, quella lì.
    -Ah! Sciocca creatura...Credi che questa serpe sia tua? Mi muovi al riso, piccola e sciatta ragazzina...Non sai, forse, che ogni cosa si muova sulla terra appartiene alla terra stessa? Sia essa fiera, uomo o mostro...Tanto oltre è andata la tua brama, poiché qui davanti osservi la Natura incarnata! Io sono Terra ed Acque, e qualsiasi cosa Io l'ho generata...Non stringerai il tuo sporco cappio su alcuno dei miei figli!-
    Senz’altro attiri la sua attenzione, perché smette di avanzare e posa lo sguardo sornione degli occhi d’ambra su di te, mentre sulle labbra le aleggia un sorrisetto tagliente e divertito.
    -L'abominio che hai commesso ti condurrà sul baratro della morte, e sarò io a precipitarti nel buio...Che tu sia mortale o meno, non ti esimerai dalla mia vendetta, né dal dolce abbraccio del Nulla...Tuttavia, prima che io diventi cieca e sorda al perdono, restituiscimi ciò che mi è stato impunemente sottratto, sia stata o no tu a farlo. Frecce, faretra ed arco.-
    La sua reazione, però, non è delle più soddisfacenti per te: ti guarda, ti sorride, e ti risponde: « Te lo puoi scordare. » -sillaba, sorridendo sprezzante e scandendo le parole come stesse parlando ad una minorata mentale- « L’ho trovato nel bosco, e l’ho preso. E, visto che mi piace parecchio, me lo tengo. »

    Armand: Adesso lo senti chiaramente, e -più di questo- lo sai nel tuo cuore: l’origine del Male che fin dal tuo arrivo hai sentito strisciare all’interno di Fanedell è ora lì davanti a te... e la paragoneresti alla villosa radice maligna di una pianta parassita, che si avvinghia assassina alla terra per rubarne ogni stilla vitale e portarvi distruzione e decadenza per nulla più che puro malanimo, se così facendo non ti parrebbe di offendere l’intera Creazione e la Natura tutta con quel paragone.
    La donna avanza di qualche passo, e da lei non trasuda che strafottenza e arroganza mentre si rivolge prima a Dante e poi all’elfa di nome Yoe; l’aria vibra di ostilità, e sai che presto dalle parole si passerà alle vie di fatto... anche perché quel che sta succedendo ti mette addosso una tale rabbia da renderti impossibile restartene a far nulla: al suono della sua voce -roca e profonda- percepisci il vano tentativo del colossale animale alle tue spalle di arretrare (se solo ne avesse la forza, debole e spossato com’è per il dolore che gli è stato inflitto e che lo ha portato sull’orlo della pazzia!), per sottrarsi allo spavento e all’orrore che il ricordo di quanto fattogli da quella creatura -ora lo sai, per puro e semplice capriccio- genera in lui.
    Lei -lo ha detto chiaramente- non sembra tra l’altro affatto propensa a rinunciare alle sue mire, ma se spera di fare i suoi comodi in quel bosco si sbaglia di grosso: se muove anche solo un altro passo...




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    Senza preavviso, la ragazza scocca un’occhiata a ciascuno di voi, poi srotola la frusta e la fa schioccare nell’aria prima di rotearla sopra la testa e colpire il terreno davanti a lei; è troppo lontana per minacciare direttamente qualcuno con la sua sferzata, ma -come richiamati da quel gesto- due creaturine orribili e deformi compaiono nell’aria al vostro cospetto, delineandosi nello spazio come arabeschi di fumo prima di fissarsi in una struttura fisica... l’una bianca e l’altra nera.
    I loro corpi sono allampanati e sottili, quasi rachitici, ma stopposi e nervosi: non saranno più alti del metro, ma all’apparenza sembrano costituiti da esoscheletri che ricoprono come gusci i fasci di muscoli -guizzanti e coriacei- e che gli conferiscono un aspetto spigoloso e sinuoso assieme; le mani sono artigli adunchi e pericolosi, e le loro teste bulbose -piccole, rotonde, e inquietantemente tutta bocca- presentano fauci irte di dentacci appuntiti e allungati, ed hanno una lunga coda che avvolge serpeggiante le sue spire attorno alle gambe sottili e piene di giunture, simili a quelle di alcuni insetti.
    Non hanno occhi, ma a questa mancanza sembrano sopperire le tre protuberanze disseminate sulle ali -simili ad iridi custodite tra palpebre socchiuse-, dalla particolare forma di foglia... e sapete per certo che vi stanno fissando. Perché lo sentite.
    Il mostriciattolo nero si scaglia in direzione di Armand e Dante, pronto a sferrare due artigliate micidiali con le mani uncinate al primo e un morso alla spalla destra del secondo, mentre il bianco sbiadisce come un miraggio e scompare... per riapparire alle spalle di Yoe; la sua coda si srotola nell’aria e come un tentacolo malefico si muove per serrarle una morsa attorno alla gola, come un terribile presagio di morte.

    « E ora: crepate, please...! ♥ »




    Avete tempo fino a domenica 23 :geez:
     
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    Li sentiva crescere ad ogni palpito.
    Ad ogni respiro, a ogni parola, l’astio e l’ira montavano con l’irruenza di una valanga dentro il suo cuore, e nell’animo sentiva tuonare il desiderio di porre fine – una volta per tutte – a quell’inutile farsa; quella donna non avrebbe dovuto calpestare un istante di più il suolo di Fanedell, se avesse voluto conservare intatto il corpo.
    Perché, per quella volta, quell’unica volta, Armand non avrebbe conosciuto remore, e avrebbe zittito la sua coscienza per la sola morale che poteva ritenersi giusta e corretta in quel frangente: fare – e farsi – giustizia.

    Lanciando una rapida occhiata attorno, capì che il suo obiettivo non poteva ancora essere lei; due creature orrende e grottesche – che nulla avevano di
    naturale, e anzi traboccavano l’orrore di un’esistenza deforme e grottesca – si erano materializzate nell’aria, frapponendosi fluttuanti tra lui e la signorina dal vistoso cappello.
    Non che la cosa gli importasse, del resto: tanto loro – quanto lei – erano percepiti dal Rosso come nemici naturali, avversari di un istinto di sopravvivenza che andava ben oltre la sua mera vita, per coinvolgere la Creazione stessa.
    Impossibile conciliare la morale col dovere di difendere: e la scelta neanche si pose, perché – in cuor suo – il Rosso già sapeva cosa fare.

    Così la sua rabbia, fino ad allora costretta nei confini di un corpo teso e vibrante e in due piccoli pugni serrati, si liberò d’un tratto, dapprima spandendosi nel terreno in un intrico di fitte radici, per poi germinare nelle masse sottili e affilate di lunghi viticci spinati, che proruppero dal terreno con un crepitio improvviso del sottobosco, sbrecciando il terreno in due punti diversi: un fascio dinnanzi ad Armand, l’altro alle spalle della circense.

    L’obiettivo delle fruste arboree era di ghermire le loro prede, immobilizzarle con la stretta delle loro spire, e infine renderle inermi – così sperava il ragazzo – col dolore dei loro aculei: una tattica persino banale, ma l’urgenza del momento, unita a inesistenti doti da pugna, avevano intessuto un arazzo i cui nodi parevano impossibili da sciogliere; tuttavia le piante erano l’unica arma in suo possesso, e l’unica che sapesse davvero come impiegare… a Dio piacendo, la fortuna avrebbe fatto il resto.

    Frustando l’aria con un sibilo, parte dei viticci sorti a guardia dell’irlandese si proiettarono verso l’inquietante creatura per arrestarne il moto, pronti ad avvolgerla nelle loro volute vegetali; al contempo, quelli che stavano scavando la loro strada immediatamente adiacente ai calcagni della donna, avrebbero provato ad avventarsi su di ella: le speranze erano poche – aveva già dato mostra della sua notevole agilità –, ma Armand non poteva far altro che contare sulla sorpresa provocata dal trambusto della mischia, facendo leva sul grande quantitativo di energie profuse nello sforzo.

    E se questi non si fosse rivelato sufficiente, il fallimento non sarebbe bastato per farlo desistere dal suo intento: ci sarebbe riuscito, a costo di crollare; tutto, pur di salvare la Natura.





    Note:

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    Status fisico: illeso
    Status mentale: molto arrabbiato
    Energie: 50%

    Tecniche usate:
    Convenzione della Rosa e delle Spine: Convenzione della Rosa e delle Spine: universalmente la rosa è simbolo del segreto, delle cose da non rivelare o da trattare con la massima discrezione. I suoi petali, sovrapposti in modo concentrico, si raccolgono in un bocciolo centrale che in molte varietà non si schiude mai del tutto: un piccolo e delicato scrigno che non deve essere forzato per nessuna ragione. Non a caso, la rosa ancora chiusa incarna la castità femminile, mente quella aperta simboleggia le bellezza effimera della gioventù.
    Questo, probabilmente, è l’incanto maggiormente offensivo tra quelli a disposizione del ragazzo: all’immediato ordine di Armand, dal terreno sotto e intorno a lui emergono fitti tralicci di rovi spinosi, duri come l’acciaio, sinuosi come serpenti, e adorni di bellissime rose di ogni varietà e colore. I fasci spinati possono muoversi secondo il volere dell’incantatore, ubbidendo prontamente al suo pensiero e muovendosi in tutte le direzioni entro il loro raggio di azione (5 metri a basso, 7 medio, 10 alto, 15 critico).
    Una volta evocati le schiere di rovi, al prezzo d’un supplementare consumo d’energie e di uno slot tecnica, le affilate spine possono staccarsi dai rovi e venire scagliate contro il nemico in una fitta pioggia di dardi vegetali.
    Colpire Armand, o anche solo avvicinarsi a lui, diventa assai difficile durante l’impiego della magia, sebbene per il ragazzo sia impossibile utilizzare le altre tecniche, poiché i viticci lo proteggono fedelmente mentre perseguono nel tentativo di avvilupparsi attorno all’avversario, di sferzare i loro cirri resistenti e di colpire con le loro spine l’intruso ostile. Inutile dire come queste fruste arboree siano in grado di sminuzzare facilmente le sostanze più robuste.
    Consumo: Alto


    Edited by .Armand - 24/5/2010, 12:44
     
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  7. Shui Yoe Tu
     
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    Come poteva una sciocca donna, sciatta nel suo parlare, nel suo vestire e nel suo spirito, osare così grandi oltraggi a Colei che è Vita e Creazione? Chi, sulla terra o sotto di essa, ha tale diritto? Verbi e pensieri furono come cesoie merce ed affilate, e l'eleganza della Seconda venne da queste recise come scialbo fuscello! Tuttavia, come è noto, ciascun'anima è parte di un grande circolo, che molti chiamano Esistenza, ma che, solo per pochi, rappresenta tutto il loro Essere ed il loro Operare: fra questi, Shui Yoe Tu.
    Così come il buon agricoltore, nel suo potare la vigna, riceve da questa ottima uva, allo stesso modo lo sciocco che ferisce la stessa pianta si vedrà ricompensato con odio e sterilità. La sfrontata donna, infatti, aveva finito col rassomigliarsi all'imprudente contadino, ed ora era più che giusto la Natura si cibasse dell'amara e cruda vendetta.

    Dopo le parole di dichiarato possesso, la creatura non lasciò che alcuno filasse i propri pensieri, all'interno come all'esterno, poiché, roteando la propria frusta, l'orrenda domatrice evocò una coppia di abomini, di cui uno bianco come pallido cadavere, ed uno nero come tetra notte. Nulla avevano della grazia della natura, né dell'orrore degli inferi; piuttosto, erano contorti ed aborriti, esiliati nella loro insana figura, muti ed occhiuti, orribili persino nella loro superba bruttezza.
    Orbene, la scusa evocazione sfrecciò verso la coppia costituita dal ragazzino con i capelli rossi ed il giovane sgarbato, che non molto tempo prima l'aveva deturpata quando aveva forma di rafflesia; la bianca creatura, invece, scomparve silenziosa e repentina.
    Voltatasi d'un canto e dall'altro per individuarne la futura locazione, se mai la creatura avrebbe deciso di riapparire, la Guardiana poté osservare che, effettivamente, la bianca evocazione era sì riapparsa, tuttavia dietro l'eccelso corpo dell'Essenza. Pochi istanti questa ebbe prima che la lattescente e viscida coda si protendesse vero il collo della Seconda, con l'intento di strangolarne la persona: quel poco tempo Le fu sufficiente per richiamare a Sé la delicatezza delle eterne Acque, le quali avvolsero la Divina entro un tenero velo, permettendole una scivolosità maggiore, rendendola più agile di quanto fosse in precedenza. Forte di questa nuova condizione, nel poco tempo a Sua disposizione, mosse le mani verso la coda del mostro, con l'intento di afferrarla per strapparla dal proprio dolce collo; inoltre, se avesse avuto successo nella presa, avrebbe schiantato l'orrenda creatura a terra, bruta nella sua rabbia ora pressoché al limite. Non appena si fosse liberata della viscida creatura, la Seconda Guardiana avrebbe riversato tutta la propria ira, e furia, contro l'infida ladra.

    La Natura era stata offesa.

    Senza parole stava espiando il proprio dolore.

    Forse col sangue avrebbe lavato l'onta.

    Quasi certamente con la morte.



    CITAZIONE
    Status Fisico: Illesa, se non fosse per il principio di strangolamento causato dalal coda della creatura bianca

    Status Psicologico: Ora la rabbia è in procinto di esplodere violentemente verso la creatura e la donna, questa ancora troppo lontana per essere aggredita

    Energie rimaste: 80% - 10% = 70%

    Tecniche usate:
    SPOILER (click to view)

    Danza del lago

    "L'acqua sarà protezione per lo spirito della Seconda Guardiana perché, sebbene la Terra la renda solida e fiera, i dolci flutti fanno di lei una fuggevole creatura degli abissi..."

    Un velo d'acqua avvolge la Dama del mare e lesto la guida con movimenti rapidi verso più sicuri lidi. Grande destrezza l'Essenza guadagnerà e difficilmente sarà possibile intercettarne i gesti.


    Consumo: Medio
    Durata: 2 turni
    Effetto: Power-Up all'Agilità del 25%



    Passive in uso:
    SPOILER (click to view)

    Gloria della Terra

    "Perché la Terra è grande e forte sopporta il dilaniarsi del Mondo sotto i colpi di coloro che lo ignorano e non vogliono uniformarsi al Disegno; troppo nobile è l'uso di un'arma per quelli che nobiltà non riconoscono nei Guardiani; spesso la nuda carne è balsamo assai migliore di arcane magie ed ancestrali attrezzi..."

    L'Essenza porta nel Secondo Vascello la solidità della terra su cui tutti vivono e muoiono, consentendo alla Seconda una maggiore resistenza e forza nel copro. (Forza +25%, Resistenza +25%)


     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Lars: Vieni raggiunto dalle artigliate del mostriciattolo nero, i cui unghioni ti segnano il petto e la guancia con dei brutti graffi; le ferite bruciano e fanno male, ma sono -tutto sommato- fortunatamente leggere e superficiali.
    Le liane di Armand lo intercettano, ingabbiandolo, e lo fermano prima che possa fare qualcosa di più serio, ma -ugualmente- mentre la creatura viene allontanata, quella fa in tempo a sferzare la lunga coda sinuosa: l’urto è piuttosto forte, e con uno schiocco secco della tua mascella ti ritrovi proiettato tra gli alberi del bosco, buttato metri più in là.

    Yoe: Quella sfrontata miserabile donnetta sembra davvero non possedere il minimo buon senso, così come le manca anche il rispetto e il senso della misura: con le sue deliberate provocazioni sta andando troppo oltre, e la sua arroganza sarà punita dalla furia della Natura che ha osato calpestare e -non aspetti altro- magari dal Sacro Arco che intendi riprenderti.
    Ma prima di dedicarti alla domatrice, c’è qualcos’altro a cui dare precedenza nell’immediato... La creatura bianca svanisce, e il tuo corpo sinuoso ondeggia come un giunco mentre ti volti a cercare con lo sguardo un segno che ti mostri cosa ne è stato del mostriciattolo; con sorpresa, senti un suono schioccante proveniente dalle tue spalle, e in pochi istanti ti ritrovi la sua coda tentacolare che frusta l’aria per ghermirti il collo... ma l’Acqua -tua amante e tua serva- ti avvolge nel suo abbraccio protettivo, e la presa che stringe l’intreccio della coda si fa più lento e scivoloso; in un attimo sai che è il momento giusto, e -afferrandolo per la coda- proietti quell’essere contro il duro suolo rivestito di morbido sottobosco con tutta la forza che possiedi. L’impatto è abbastanza violento, e la sagoma bianca sbatte contro il terriccio, dove scivola almeno un metro più in là, lasciando una scia di terra e foglie smosse dall’attrito.

    Armand: Gli affilati viticci della Convenzione delle Spine sorgono dalla terra come minacciosi forieri di vendetta, quasi fossero un’espressione di rivalsa per tutti gli Spiriti della stessa Natura di Fanedell, che -resa fiera e battagliera dalla tua presenza e sotto la tua guida- trova finalmente la forza e il coraggio di alzare la testa e ribellarsi dopo aver incassato e subito impotente le angherie e i soprusi di quei... mostri, perché non c’è un’altra parola per definire la loro crudele e insensata barbarie.
    Che motivo potrebbero mai aver avuto per aver fatto una cosa così orribile?
    Di certo non può esistere una scusante plausibile per giustificare tutto questo, ma ugualmente non riesci a capacitarti di quali ragioni possano mai aver condotto qualcuno ad un gesto simile... e non capendolo non puoi far a meno di provare disprezzo e rancore.
    Gli strali fioriti davanti a te compiono con efficienza il loro lavoro di baluardo di difesa; quelle fruste vegetali sono rapide, sinuose ed agili come il pensiero, e riescono ad intrappolare il mostriciattolo nero... ma -purtroppo- non prima che Dante venga raggiunto dalle artigliate e dal morso. La donna vestita di rosso, invece...



    I rovi spinosi incombono sulla donna armata di frusta come una promessa di dolore, ma lo sguardo che gli occhi d’ambra di lei gli rivolgono alla minaccia tradiscono solo un certo irritato fastidio, quasi consideri solo una seccatura maggiore il fatto che sembriate determinati a resisterle piuttosto che preoccuparsi che vogliate farle del male.
    E mentre i viticci si annodano alle sue caviglie, succede qualcosa di... strano.
    L’immagine della circense tremula come il riflesso sull’acqua increspata dal lancio di un sasso e, d’un tratto, al suo posto, intrappolato tra le spine non c’è più il suo corpo umano, ma quello lattiginoso e bianco del mostriciattolo... che, in un soffio sembra lasciarsi attraversare dalla materia per tornare a svolazzare libero e sereno al di sopra dei viticci.

    « Bel tentativo, ma... inutile. »

    La voce della strega proviene dal punto in cui prima il mostriciattolo bianco giaceva a terra, là dove la Guardiana lo aveva gettato nel suo impetuoso contrattacco, alle spalle di Armand, ma certamente la megera non resta con le mani in mano; ad accompagnare l’ultima delle sue parole velenose, una sferzata sibilante della frusta piove crudele e sadica sulla schiena scoperta del giovane.
    Intanto, lo stesso procedimento si scambio si ripete tra le due creature: il mostriciattolo nero viene sostituito da quello bianco, e anche stavolta la presa salda dei viticci decade, come stesse afferrando il nulla; poi, prima che i rovi crudeli della Convenzione delle Spine -che hanno lasciato sul suo corpicino deforme ferite sanguinolenti e brandelli di carne appesa- abbiano il tempo di riagguantarlo, il Nero si lancia in avanti come un proiettile scuro, stridendo tutta la sua fame di violenza: il suo intento è avventarsi sul volto della Seconda e sfigurarla con gli artigli.

    « Questa è la mia riserva di caccia adesso...♪ »




    La scadenza di questo turno è fissata per venerdì 4 giugno;
    per qualsiasi perplessità, utilizzate il topic in bacheca :crazy:
     
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  9. Shui Yoe Tu
     
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    Crescendo, l'uomo apprende quanto benevolente, particolare perfino, sia la Natura, generosa nel suo dare, avida nel togliere. Così, le creature che conoscono bene e male ben sanno dove e come osare, e nel loro operare ricevono doni e rovine. Al contrario, le cose che, pur muovendosi per volere proprio o altrui, agiscono in balia di ordini od istinti, giammai potranno godere della protezione della Terra e dell'Acqua, poiché discernimento e temperanza rendono la Natura soddisfatta e lieta. Essendone le bestie aborrite sprovviste, nessuna ricompensa, nessuna grazia le attende.

    A tal proposito, proprio quell'orribile coppia di creature aveva recato grande rabbia nel cuore eterno della Seconda, giocando con Questa e con gli altri Suoi compagni, saltando per il bosco, scambiandosi di posto, e tutto sotto l'occhio impertinente della infida ladra, la quale, per prima, aveva operato marci artifici: quando i rovi che il giovane dai rubri capelli l'avevano attanagliata, la donnaccia, dissolvendosi come lago increspato, lasciò che la bianca bestia prendesse il suo posto, in un malsano ed equo scambio. Ora, trovatasi la ladra alle spalle di Armand, agitò la propria frusta per colpirlo; mentre tutto ciò si mostrava agli occhi della Seconda, ecco che la bianca bestia prese il posto della nera, vicino al ragazzo, e quest'ultima,trovatasi dove un attimo prima era la bianca, sfrecciò rapida ed insaziabile vero l'eccelso corpo della Natura, volendolo sfregiare con i blasfemi artigli.
    E' bene che si sappia, altresì, che la pallida creatura riuscì, per ben due volte, a liberarsi dai rovi nei quali erano stati fatti prigionieri sia la donna che la nera creatura (e con i quali aveva scambiato la propria posizione); tuttavia, la sua libertà non fu guadagnata con un aspro divincolarsi, bensì col dissolversi in fumo, come se, effettivamente, le liane puntute avessero catturato una nuvola.

    Molto Shui Yoe Tu avrebbe voluto osare sulla lurida donna, e molto le fu vietato: trovandosi quella troppo vicina ad Armand, certo la Seconda non avrebbe desiderato colpire un'innocente creatura, eppure vendicarsi ora era divenuta un'impellente necessità. Allora cosa era meglio per tutti? Sarebbe servito qualche antico artificio, tanto grande e potente da avere forza a sufficienza per sbaragliare tutti coloro che l'occhio di Lei poteva vedere. Ad ogni modo, il rosso ragazzo si sarebbe trovato stretto in una morsa che non poteva evitare: se la gloria della terra avesse causato ferite troppo gravi, forse mortali per il piccolo fanciullo, la grazia delle acque avrebbe reso il dolore meno acuto. Questo, allora, si sarebbe rivelato un buon compresso fra l'entità dei danni inferti ai nemici e quella inferta al povero Armand.

    Così, mentre la nera bestia le si scagliava contro, artigli in mostra e pronti a ghermire, Yoe chiamò a sé tutte le più pure e terribili acque che il Proprio (ferito) potere era in grado di evocare: d'un tratto, allora, davanti l'eterna si sollevò un muro d'acqua recante nel suo centro collo e capo di fiero cigno. Mentre quest'immane onda si abbatteva su tutto ciò che si fosse trovato entro cinque metri dalla Guardiana (tra cui, ricordiamo le creature e la ladra d'arco), ricoprendoli interamente in una morsa soffocante, questa prese a parlare, furiosa e vendicativa:

    -Non osate considerarmi una sciocca mortale, putride serpi arroganti!-

    Poche erano state le parole di Lei, vaghe soprattutto, per evitare di canalizzare l'attenzione di tutti i nemici presenti, ma sufficienti a far capire ad Armand che qualcosa di grande sarebbe accaduto di lì a poco, o almeno questo la Guardiana sperava.



    CITAZIONE
    Status Fisico: La fastidiosa sensazione di strangolamento è cessata, tornando ad una situazione ottimale per il corpo, ovvero una serena normalità

    Status Psicologico: Essendo stata costretta a fronteggiare una seccatura per la seconda volta, l'ira della Seconda si sta riversando sui presenti; troppo concentrata per parlare a lungo, e troppo oltraggiata per rimanere ferma.

    Energie rimaste: 70% - 20% = 50%

    Tecniche in uso:
    SPOILER (click to view)

    Danza del lago

    "L'acqua sarà protezione per lo spirito della Seconda Guardiana perché, sebbene la Terra la renda solida e fiera, i dolci flutti fanno di lei una fuggevole creatura degli abissi..."

    Un velo d'acqua avvolge la Dama del mare e lesto la guida con movimenti rapidi verso più sicuri lidi. Grande destrezza l'Essenza guadagnerà e difficilmente sarà possibile intercettarne i gesti.


    Consumo: Medio
    Durata: 2 turni
    Effetto: Power-Up all'Agilità del 25%



    CITAZIONE
    Ultimo turno della Danza


    Tecniche usate:
    SPOILER (click to view)
    Onde del cigno di luna

    "Grandi sono le acadali del più bel cigno che abbia solcato i laghi e le nuvole, perché egli appartiene alla Signora e da lei è curato come prezioso tesoro...Allo stesso modo, grandi sono le onde del mare quando questo riversa sul Mondo la sua furia devastante..."

    Gorgoglia l'oceano in tutta la sua maestà, si alza a muro verso l'arido Mondo e, decorato nel suo mezzo con collo di cigno, come tsunami si abbatterà verso il nemico, e l'onda si dividerà in due e si chiuderà sul bersaglio come battito d'ali di quel cigno che tanto delicato ornava le acque.


    Consumo: Alto
    Durata: Istantanea
    Note: Lo tsunami si origina davanti Yoe; copre 5 metri da destra a sinistra ed ha una "gittata" di 5 metri. Si schianta da 2.5 metri di altezza.


    Passive in uso:
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    Gloria della Terra

    "Perché la Terra è grande e forte sopporta il dilaniarsi del Mondo sotto i colpi di coloro che lo ignorano e non vogliono uniformarsi al Disegno; troppo nobile è l'uso di un'arma per quelli che nobiltà non riconoscono nei Guardiani; spesso la nuda carne è balsamo assai migliore di arcane magie ed ancestrali attrezzi..."

    L'Essenza porta nel Secondo Vascello la solidità della terra su cui tutti vivono e muoiono, consentendo alla Seconda una maggiore resistenza e forza nel copro. (Forza +25%, Resistenza +25%)

     
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    Wild Irish Rose

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    Tossì saliva e grumi di terra, la stessa entratagli di malagrazia in bocca quando il viso impattò al suolo, schiacciato sull’erba dalla violenza di una frustata; sentì la casacca lacerarsi e la pelle aprirsi dappresso, e il sangue disegnare arabeschi caldi e rossi sulla pelle diafana… ma nel momento che intercorse tra lo sbocciare della ferita sulla carne e il risalire della scarica di dolore al cervello – come un verme che divora le carni –, Armand si stupì di quanto dilatato potesse apparire un attimo agli occhi di una mente stupita.

    Gemette prima di rabbia, poi di dolore e infine di frustrazione, scavando il suolo con le dita e digrignando i denti con la medesima selvatichezza di una bestia messa all’angolo; ora che l’istinto di sopravvivenza aveva spazzato via qualsiasi reticenza, il giovane cedette all’adrenalina che impazzava nelle vene, trasformando la corsa del sangue in un flusso di rabbia a stento trattenuta.
    In un baleno fu in piedi – a dispetto delle fitte, a dispetto della stanchezza –, e lo sguardo scorse rapido ogni elemento di quella farsa, facendogli storcere la boccuccia mentre berciava la sua cocente insoddisfazione; in quella partita dalle sorti capovolte stavano avendo la peggio, e comprese con triste meraviglia che presto ogni sua resistenza sarebbe crollata sotto il peso di un’incapacità senza rimedio.

    Ansante per gli spasmi, l’irlandese raccolse le forze che ancora gli restavano, per caricare i cirri di nuova forza e flagellare nuovamente la circense e le sue creature – che ora fronteggiava –, abbattendo su di loro una sentenza fatta di dolore e sangue; ma la promessa di sofferenza si dissolse rapidamente, infranta dal fragore di un muro d’acqua sorto dal nulla, alle spalle dei suoi avversari: una massa d’acqua imponente, che presto si sarebbe abbattuta sulla terra, travolgendo ogni minuscolo, insignificante ostacolo.
    Trascinando via anche lui.

    Preda della contingenza del momento – e complici le energie quasi del tutto esaurite –, ben poco poteva fare per sottrarsi alla furia distruttrice della marea, cercando riparo tra le fronde intricate che si ergevano oltre i limiti della radura.
    Scosse la testa e scacciò via tutti i pensieri, lasciando agire l’istinto in sua vece, il quale – probabilmente – fece l’unica cosa da fare: parte dei fasci spinosi vennero richiamati, e si raccolsero intorno alla figura minuta del giovane, intrecciandosi e legandosi saldamente tra di loro in un abbraccio protettivo: una cupola senza spiragli, dal raggio sufficiente a non far ferire il giovane con gli aculei affilati come rasoi, ma abbastanza resistente e radicata al terreno da non farsi divellere dalla corrente inarrestabile.
    Armand, chiuso all’interno di essa, attese – scosso e ferito – che la furia della Natura piombasse crudele e spietata, e aiutasse Fanedell a liberarsi di quei mostri una volta per tutte.




    Note:
    SPOILER (click to view)
    Status fisico: ferite di media entità alla schiena dovute alla frustata ricevuta
    Energie: 30%

    Tecniche usate:

    Convenzione delle Spine [già citata]
    Consumo: Alto
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Yoe: Il tuo terribile e devastante incanto si dispiega nella radura nello spazio di un pensiero, con violenza inaudita e grazia sublime, nel connubio che unisce la furia di un maremoto con le movenze e le forme aggraziate di un cigno.
    Il tuo grido di guerra -Non osate considerarmi una sciocca mortale, putride serpi arroganti!- risuona nell’aria quieta che precede il salto nel baratro al pari di un avvertimento intempestivo, che giunge minaccioso quando ormai e troppo tardi: l’onda si abbatte sul terreno come un colpo di maglio -o come la pioggia che spazza via la lordura- e la creatura nera viene travolta e trascinata via dai flutti vorticanti; ben presto, nemmeno della sua gemella bianca e della loro crudele e dispotica padrona puoi più scorgere traccia alcuna oltre i moti fluidi e scroscianti dell’acqua.

    Armand: Più che i bocconi di zolla finititi tra le labbra alla caduta o la veemenza della sua frustata, è il suo arrivo fulmineo e improvviso a lasciarti attonito e senza parole: il fremito caldo che segue l’incidersi della pelle e il lacerarsi della stoffa non è che il bruciante abbaglio di un istante; la collera viene subito dopo: il dolore e la frustrazione la accompagnano come cavalieri ad un ballo, ma nessuno di loro può offuscare l’autorità di madama Ira.
    Scatti in piedi con prontezza, ansante e con lo smeraldo dei tuoi occhi che avvampa vivido, ma prima di poter restituire la pariglia a quegli aborti di creazione, un mare d’acqua si abbatte sulla terra trascinando con sé le bestiacce bianca e nera; l’odiosa donna colpita alle spalle dal maremoto è l’ultima cosa che vedi prima che i viticci si rinsaldino dando vita ad una cupola compatta e inamovibile intorno a te, che ti scherma completamente dalla violenza dello tsunami...



    « Ahahahhah! ♥ »

    Inebriata dalla vista del sangue che la sua stessa insensata violenza ha sparso, la donna dai capelli color prugna getta la testa all’indietro e comincia a ridere in modo folle e sguaiato, ma c’è qualcosa di più sottile della semplice malvagità ad animarla in quello scroscio di risate crudele... è come se qualcosa di più astratto del trionfo la esaltasse... quasi fiutasse qualcosa di particolarmente eccitante ai suoi sensi di predatrice... qualcosa di fatato... come una droga o un buon vino che dà euforia, prende alla testa, e rende ebbri di delizia.

    Stordita com’è da quell’inconsapevole esposizione, la strega armata di frusta non si accorge del pericolo, e viene travolta dalla furia dell’acqua e inghiottita tra i flutti dallo tsunami insieme alle sue creature...




    Continua...
     
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10 replies since 4/5/2010, 20:29   255 views
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