La nuova dimora.

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    Continua da qui.



    Un leggero "clack" e la porta di ingresso della dimora della Dama dei Venti si era aperta, e dagli interni li raggiunse un buon profumo alla cannella. L'interno era particolarmente luminoso, ornato da una mobilia chiara e delicata, sebbene particolarmente decorata, probabilmente di fattura elfica. I tendaggi blu erano aperti, segno che c'era già qualcuno in casa, ma Drusilia parve non farci molto caso e, qualora la volpe non avesse fatto ulteriori commenti, o quantomeno indugiato, lo avrebbe accompagnato al piano superiore, più precisamente nella propria camera. Ed allora Yoko avrebbe finalmente apprezzato il buongusto della giovane e bella Galanodel, ammirando prima le decorazioni floreali in legno del talamo, poi il drappeggio di tendaggi e stoffe d'alta fattura, infine l'enorme davanzale da cui era possibile rimirare un panorama mozzafiato. Ma la perla in quel piccolo angolo del suo mondo era un'altra; su di un lato della stanza, una culla, e dentro di essa un infante dolcemente addormentato. Era lì, un piccolo angioletto paciocchino, accoccolato al peluche di un gufo bianco, ed era evidente quanto spaventosa la somiglianza con la madre. Ecco, lui era Hamelin, o meglio, ciò che restava di lui.

    -Ti presento la mia famiglia.

    Lei sorrise, fissando la culla, per poi prenderlo dolcemente tra le braccia.

     
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    Ed effettivamente era vero, la Dama aveva buon gusto.
    Ogni singola stanza attraversata, ogni mobile osservato, ed ogni oggetto lusingato, parevano selezionati accuratamente uno per uno; senza dubbio ben più organizzata della tua vecchia ed amata stanza!
    Anche se, forse scontato precisarlo, ciò che più ti rese felice fu quel succulento profumino che probabilmente proveniva dalla cucina; si sa che il naso d'una Volpe è molto sensibile... E se quella donna sapeva catturare gli uomini anche per la gola, oltre che la bellezza, be'...!

    « Wow. »

    Sì, fu un commento più che sufficiente.
    Non solo per la casa, ma anche per... il bambino.
    Accidenti, è vero che l'aveva detto ma vederglielo fra le braccia fa decisamente tutt'altro effetto. Era... strano, sì, immaginarla e vederla come una mamma; non riuscivi a rendertene conto, sul momento. E probabilmente ti ci sarebbe voluto un bel po' di tempo per realizzarlo definitivamente.
    Ti avvicinasti molto lentamente, cercando di evitare ogni possibile rumore o fastidio; svegliarlo ti sarebbe sembrato uno dei crimini più crudeli del mondo.

    Allungasti la mano verso la sua, accarezzandola amorevolmente. E solo confrontandola con la tua riuscisti a renderti veramente conto di quanto fosse piccola e delicata.
    Già, non vi sarebbe stata altra magia al mondo capace di lasciarti oscillare in quello stesso modo fra stupore ed ammirazione.

    « ...ed hai già deciso come chiamarlo? »

    Parole sussurrate delicatamente.



    Edited by Drusilia Galanodel - 1/6/2015, 22:29
     
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    Il bambino si mosse un pò, cercando prima di accucciarsi meglio sul seno della mamma, poi voltandosi verso l'esterno, come se già avesse percepito la sua presenza prima ancora di separarsi dal dolce abbraccio di Morfeo.

    Quando gli occhi si aprirono, poterono vedersi le iridi smeraldine, esattamente uguali a quelle della madre, in un accostamento cromatico molto delicato con i capelli castani. La faccina simpatica non poteva fare altro che ispirare tenerezza, ma mai quanto il suo sorriso, leggermente accennato, accompagnato da un protrarsi tenero ed ingenuo verso il nuovo volto da volpe.

    -Da da da!

    Tuttavia qualcosa parve incuriosirlo, e la manina paffutella andò a circondare il dito che il demone gli aveva avvicinato; un movimento rapido, e poi se lo mise in bocca. A quel punto gli occhietti sarebbero rimasti fissi su di lui, mentre con la bocca cercava di parlare nonostante fosse evidentemente occupata.

    -Umpf!

    Intanto la mamma che lo teneva in braccio, ben attenta a non scoprirlo troppo dalla copertina rossa che lo teneva al caldo sorrise dolce, senza far nulla per salvare il povero dito dal suo destino, particolarmente sorpresa dalla rapidità con cui il figlioletto aveva fatto amicizia con lui. Beh si, perchè con il gufo non era stata esattamente la stessa cosa; ricordava ancora quando lui lo prese per la prima volta e lui gli vomitò la pappa sull'abito elegante, o quell'altra volta in cui gli fece la pipì sotto i pantaloni bianchi, macchiandoli irrimediabilmente. In effetti Owl non aveva tutti i torti ad affermare che lo faceva apposta, cosa ovviamente priva di senso, considerando che era solo un neonato.

    -Lowarn. E' il nome di famiglia che avrebbe avuto mio figlio all'interno del casato.

    Occhi dell'innocenza: "MA E' PUCCISSIMO!" E' la prima cosa che si pensa quando lo si incontra; i suoi occhietti innocenti, il visino paffutello e dolce... tutto in lui ispira tenerezza. Chi entrerà in contatto con il bambino e non avrà difese appropriate, non riuscirà a fargli del male, piuttosto si sentirà inspiegabilmente invogliato a coccolarlo e a viziarlo.


    Edited by Drusilia Galanodel - 1/6/2015, 22:30
     
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    Ecco, conoscendo il sangue che scorre nelle sue vene c’era decisamente da aspettarselo.
    Ahimè è troppo piccolo lui per capire, e non sa che la Volpe Argentata è una specie protetta; ah, che grave rischio d’estinzione... bisognerebbe proprio iniziare a darsi da fare per preservare la razza!

    « Ehm... »

    Sì, non avevi la ben che minima idea di cosa fare.
    Era la prima volta che ti capitava di dover “trattare” con un bambino di quella taglia -per di più con la complicazione "dito in bocca"-, ed ispirava troppa tenerezza per riuscire addirittura a concentrarsi sul come intrattenerlo.
    Quegli occhi erano immensi, di un’innocenza inaudita.
    Una cosa era certa: era davvero troppo identico alla madre per non esser solo suo.

    « Lowarn... mi piace! »

    E ti sorse spontaneo sorridergli dolcemente.
    Così come spontaneo fu il movimento repentino che caratterizzo le tue argute orecchie. Tipico e naturale, quando qualcosa ti incuriosisce.
    Già, bravo: solo l’istante dopo ti rendesti realmente conto di cosa avevi appena combinato.
    E la cosa divertente era che non sapevi se preoccuparti maggiormente per la madre o per il figlio.
    Senza escludere entrambi.



    Edited by Drusilia Galanodel - 1/6/2015, 22:30
     
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    Se v'era qualcosa che lui, il demone volpe nonchè grande ex vice capocasata Elessedil, non avrebbe dovuto assolutamente fare, ahimè, si trattava proprio di quel gesto spontaneo quanto istintivo delle orecchie che, mosse da un senso di curiosità, si erano agitate, attirando così irrimediabilmente l'attenzione del pargolo. Il bambino, infatti, con ancora il ditino di Yoko in bocca, piegò lievemente su di un lato la testolina castana, sbattendo dolcemente gli occhietti . Avrebbe poi lasciato andare la volpe e, con grande sorpresa del giovane, si sarebbe liberato della stoffa rossa che lo avvolgeva, per poi sollevarsi piano piano in aria ed andare verso di lui, o meglio, verso le sue orecchie. E la Dama non fece niente, forse perchè anche lei desiderava giocarci....

    -Da-da-da!

    Si, quel nuovo amico gli piaceva tanto e lo avrebbe coccolato ogni volta che poteva. Se Yoko non avesse fatto nulla, il bambino sarebbe giunto sulla sua testa, per poi adagiarsi con il corpicino su di essa, aggrappandosi con le manine paffutelle sulle orecchie morbidose della volpe d'argento. Infine un verso soddisfatto, segno di aver raggiunto il proprio scopo nel migliore dei modi e di esserne più che fiero.

    -Daaaaaaaaaaaaaaaa! ♥


    Librarsi in volo: Poichè derivano da creature del cielo, se ben allenati, sono in grado di sollevarsi in aria (max 5m) galleggiando in essa grazie al pensiero (tale tecnica è a volte accompagnata all'apparizione di tre bianche ali che, però, hanno puro effetto scenico).


    Edited by Drusilia Galanodel - 1/6/2015, 22:30
     
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    « Oooh...! Che tenerezza! »

    Esordì d’un tratto una voce maschile, modulata sui toni morbidi e vezzeggiativi che era solito adottare da sempre da quando era diventato zietto, incuneandosi dolcemente e con disinvoltura nel silenzio raccolto di quell’atmosfera familiare -quasi sacrale-, come saprebbe fare solo il canto di un violino che emerga nel suo assolo.

    Le lenti nere e tonde degli occhialini celavano di nuovo all’altrui vista i suoi occhi, rendendo lo sguardo del Gufo albino insondabile e impenetrabile mentre indugiava sulla figura dell’argenteo sconosciuto dotato di bizzarre orecchie da canide ed una
    soffice-soffice vaporosa coda da volpe; quell’oggi, aveva indossato il completo nero, col risultato di apparire ancora più pallido: più simile ad un corvo
    che al rapace di cui portava il nome.


    « Ho interrotto qualcosa? »

    Le labbra pallide e sottili si schiusero in un enigmatico sorriso.
     
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    Ed effettivamente ti fu più che naturale restare immobile ad osservarlo mentre ti afferrava soddisfatto le morbide orecchie.
    Dopotutto, cosa c’è di così strano in un neonato volante? Son cose che si vedono tutti i giorni!
    No, sul serio, fermo un attimo.
    Un bambino di neanche un anno ti vola sopra la testa, e la mamma lo osserva tutta sorridente (quasi orgogliosa) compiere le sue “malefatte”?
    ...significa che la cosa era anche nota ed è considerata normale?
    No, sul serio: quella che il tuo naso deve aver sniffato all’ingresso della casa probabilmente non era proprio cannella.

    « Lo stai manovrando tu, vero?
    ...o comunque glie lo hai insegnato tu, giusto? »


    Perchè l’incredulità cresceva ad una velocità a dir poco esponenziale.
    Ed ovviamente, come se non bastasse, completò l’opera l’arrivo nella stanza di un nuovo sconosciuto individuo, del quale sul momento non riuscisti ad inquadrarne il ben che minimo dettaglio.
    Le tue poche attenzioni rivolte alla sua persone, difatti, si riassunsero con un

    « Lo hai visto anche tu? »

    indicando il bambino, più precisamente il suo gesto.
    Solo dopo qualche istante di silenziosa pausa, riuscisti poi a focalizzare nella tua testa la presenza nella scena di una figura totalmente estranea alle tue conoscenze.
    E la cosa, effettivamente, ti incuriosì; sai, bambino concepito da solo, uomo in casa...
    eh.

    « E tu chi saresti? »

    Nessuna cattiveria nell’ignorare le sue parole, solo l’attenzione in quel momento era rivolta decisamente a tuttaltro.

     
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    Drusilia ridacchiò tutta contenta nell'ammirare quella simpatica scenetta; sicuramente la volpe non aveva mai visto un bimbo-volante però beh... quelli erano i geni, ed essendo praticamente figlio suo in toto, aveva ereditato da lei anche le abilità della famiglia Galanodel. Ah, quante soddisfazioni si prospettavano per il futuro! Di sicuro dimostrava più talento della madre stessa che, quelle abilità, le aveva acquisite più tardi.

    -No no, ha imparato da solo.

    Continuò a ridere.

    -Non lo trovi stupendo?
    E' bravissimo il mio tesoro...

    Una voce maschile tuttavia si palesò in quel simpatico quadretto, e mentre Drusilia si sarebbe voltata in direzione della sorgente, il piccolino avrebbe levato lo sguardo verso di lui e, quasi come se fosse in grado di riconoscerlo anche a distanza di chilometri, gonfiò prima le guanciotte per poi lasciarsi cadere tra le braccia di Yoko, con la stessa faccina innocente di chi non avrebbe mai fatto una cosa come saltare in testa ad una persona, anzi, era "solo" una piccola creaturina dolce ed innocente.

    -Ga-ga!♥

    Disse, guardando fisso il Gufo della Neve, e solo lui avrebbe percepito quel suo suo tono pareva quasi un tentativo di punzecchiarlo. Gli altri, probabilmente, non ci avrebbero fatto caso o perchè troppo inteneriti dalla sua presenza o perchè troppo orgogliosi delle sue capacità.
     
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    « Lo hai visto anche tu? »

    Lo sconosciuto dalle curiose orecchie ricoperte di pelliccia gli mosse quella bizzarra domanda con sul volto e nella voce una qual certa basita sorpresa, quasi lo lasciasse perplesso e incredulo l’apprendere dei talenti di cui il piccolo Galanodel disponeva e a cui con tanta disinvoltura era appena ricorso...

    E Owl si ritrovò a ridacchiare divertito: era forse l’unico a trovare buffo che proprio un uomo-volpe con la coda folta e le orecchie a punta -tutto risplendente d’argento, tra l’altro- trovasse incredibile e strana la visione di un neonato che fluttuava nell’aria?


    « Lowarn è molto speciale. ♥ »
    annuì il Gufo, cinguettando una replica asciutta

    E non stava certo mentendo: quello era un bambino molto speciale, una creatura unica, rara e preziosa... ma, almeno per lui, non per i suoi poteri o per la sua genesi; qualsiasi forma avesse assunto quell’anima, qualsiasi cosa fosse stato capace o incapace di fare, non sarebbe cambiato nulla: era troppo importante. Davvero troppo importante per lui.

    « E tu chi saresti? »

    « Un amico di famiglia. ♥ »

    Centellinò all’indirizzo del visitatore, senza tuttavia staccare lo sguardo dal piccolo dal di là dello schermo nero delle lenti dei suoi occhialini tondi; fissandolo gonfiare le guanciotte rosee, in un buffo broncio infantile, il violinista non poté far a meno di sorridere intenerito; intenerito e piccato nel vedere quel piccolo fedifrago gettarsi nelle braccia di un altro.

    -Ga-ga!♥

    « Gné Gné Gné...! ♪ »
    brontolò, distogliendo lo sguardo e guardando altrove, finto-offeso
     
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    Effettivamente hanno anche ragione: in un mondo popolato da creature magiche, eventi incomprensibili e quant’altro, un neonato volante non sarebbe dovuto essere poi tanto eclatante.
    Il problema concreto in realtà era che non avevi mai trattato neanche con un neonato normale, prima d’ora. Le sorprese si sommano, e quindi...
    Poco male, ti saresti abituato molto velocemente all’idea.
    Che fosse volante, si intende, non di dover cambiare pannolini.

    « Molto interessante... »

    Eh sì, eccome se lo sarebbe stato!
    In tua compagnia, di sicuro, avrebbe presto imparato qualche simpatico trucchetto magico (per l’infinita "gioia" della madre).
    Nel frattempo, intanto, diciamo che tu avresti dovuto imparare a tenerlo fra le braccia. Perchè pareva abbracciassi una bomba, per la goffaggine con cui cercasti di sistemarlo. Fortunatamente era già abbastanza abile di suo nel riuscire a trovarsi una comoda posizione, e non ti rimase altro da fare se non dargli un adeguato sostegno.

    Un amico di famiglia...tradotto, babysitter a tempo indeterminato?
    « Gné Gné Gné...! ♪ »
    No, probabilmente compagnetto di giochi e di ruttino dopo i pasti.
    Osservasti Drusilia preoccupato, puntualizzando immediatamente sottovoce:

    « Per il piccolo se ne può parlare, ma io i pannolini a quello non li cambio... »

     
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    Drusilia sorrise, contenta dell'interessamento della Volpe verso il figlio prediletto. Era inutile inventare storie, ma lei era una madre, e come tale, ai suoi occhi quel bambino era la più bella, intelligente e dotata creatura dell'universo. E vedere che qualcuno lo trovava interessante era per lei motivo di grande orgoglio. Intanto il Gufo si era presentato a lui come amico di famiglia, ricominciando a bisticciare con il pupo tra le braccia di uno Yoko impacciatissimo. Sorrise intenerita, e nel frattempo quel fagottino prese ad accucciarsi a lui, mostrando al Demone-Volpe il suo bellissimo paio di occhietti sbrilluccicosi e verdi come lo smeraldo, praticamente identici alla madre. Come il resto, dopotutto.

    -Non credo che abbia bisogno di pannolini... sai, è il mio Maestro.

    Non era arrabbiata con Yoko, semplicemente le sue osservazioni erano più che legittime, considerando il comportamento del Gufo. E come se non bastasse, il bambino prese anche a fare pernacchie in sua direzione. Eh, in un certo senso sembrava rivederli al ballo del Warrior Day IV, tutti presi a bisticciare fra loro. Ma infondo, cosa c'era da meravigliarsi? Infondo lui era Hamelin, e non sarebbe mai potuto essere diversamente.
     
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    « Per il piccolo se ne può parlare, ma io i pannolini a quello non li cambio... »

    Dal di là delle lenti nere e tonde il Gufo di Neve rivolse un sorriso sdegnoso alla Volpe d’Argento, e -proiettando un piede in avanti- gli rivolse il profilo con fare teatrale, portando la mano destra ad afferrarsi il mento con fare melodrammatico.

    « Ti piacerebbe, lo so. Ma non sperarci: è per il tuo bene. »

    Ribatté con nonchalance il violinista, ostentando una sicurezza e una convinzione così sfacciata che avrebbe lasciato basita più di una platea, mentre la sua voce si destreggiava tra la pazienza più magnanima e l’arroganza più supponente con il talento eccelso di un grande funambolo, che oscilli sul limite di una corda sottile senza cadere nell’eccesso né di uno né dell’altro.

    « La tua mente sarebbe sopraffatta dalla vergogna e dall’invidia davanti alla meraviglia del mio splendido corpo in deshabillé. »

    Ignorando le boccacce del bambino, il musico sorrise al suo interlocutore con un candore infantile che il più delle volte lo faceva risultare disarmante... e che le restanti altre lo rendeva invece soggetto alle più variegate reazioni di quanti avevano la netta sensazione di star venendo presi per i fondelli.

    -Non credo che abbia bisogno di pannolini... sai, è il mio Maestro.

    « Che bello sentirsi chiamare “Maestro”...! »
    cinguettò gioiosamente l’albino, raggiungendo la sua allieva con incedere
    « Lo ripeteresti ancora una volta? Per favooore...! ♪ »
     
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    « ...il tuo maestro? »

    Osservasti Drusilia perplesso. E poi il gufo. E poi ancora Drusilia, perplesso almeno il doppio.
    Certo che le tradizioni cambiano eccome, da mondo a mondo; l’allieva sembrava ampiamente più adulta del maestro stesso...!
    Tralasciando l’aspetto mentale -dato per scontato-, ovviamente. Su quello l’amico di famiglia stava indietro anni luce.

    « La tua mente sarebbe sopraffatta dalla vergogna e dall’invidia davanti alla meraviglia del mio splendido corpo in deshabillé. »
    Ecco, giustappunto.
    Restasti immobile per qualche istante, a quelle parole, incredulo di averle realmente sentite pronunciare. Poi, pian piano, ma moooolto lentamente, iniziasti a voltarti in direzione dell’insolito individuo, fino a che gli occhi non ebbero modo di incrociarne (e squadrarne) l’eccentrica figura. Partirono dalla testa, scendendo fino ai piedi, per risalire ancora ai suoi occhi.
    E l’espressione non cambiò per un singolo istante, neanche quando si mosse verso la Dama del vento.

    Furono tanti i pensieri che ti accompagnarono in quegli appassionanti minuti. Fra le meno censurabili, ad esempio, si poteva trovare un “tu? Ma se mi basta muovere un po’ la coda per far cadere qualsiasi donna ai miei piedi, figuriamoci col corpo”, andando a sfociare in meno appropriati...no, probabilmente si degenererebbe troppo.
    Il silenzio fu senza dubbio la scelta migliore.
    E ti limitasti così a borbottare fra te e te un semplice e poco convinto

    « ....già. »

    Ribadendo però mentalmente la tua indistruttibile idea.
    No, non c'era proprio paragone.



    Edited by Drusilia Galanodel - 1/6/2015, 22:33
     
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    Davanti ad uno Yoko più perplesso che mai, la bella Dama fissava il Gufo bianco avanzare con passo allegro e quasi troppo leggero per una persona, per quanto leggera fosse. Reclinò la testolina su di un lato, mentre gli occhietti verdi si aprivano e chiudevano curiosi alla sua dichiarazione così ostentata quanto curiosa; chissà cosa intendeva per "deshabillé". Identica fu la reazione del bambino, ed anche lui assunse quella buffa posa, quasi ad imitare il movimento della mamma. L'unica differenza era un piccolo sbuffo che, uscito dalle sue labbrucce, aveva più un che di presa in giro, piuttosto dell'ingenuità che, per quanto fosse strano, apparteneva più a Drusilia che al pargolotto.

    -Beh, sei stato il mio Maestro, è ovvio che ti chiamo così...no?

    Lo fissava insicura, come se fosse sicura di aver saltato qualche passaggio.
    Oppure era solo confusa.

    -Comunque davvero grazie per aver tenuto il bambino mentre ero via.
    Spero di non averti preso troppo tempo.
    Sai, non vorrei recar disturbo...

     
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    Sostenne con un sorrisetto sornione le occhiate perplesse che la Volpe d’argento seguitava a rivolgergli, e annuì soddisfatto davanti alla sua resa (“« ....già. »”) che -dopotutto- reputava inevitabile, perché la bellezza è una cosa che non si può negare.

    -Beh, sei stato il mio Maestro, è ovvio che ti chiamo così...no?

    « Certo che lo è, mia cara! ♥ »

    <i>Gorgheggiò -allegra e frizzante- la voce del violinista, inclinando leggermente il busto fasciato nel completo scuro e sporgendosi con grazia in avanti per depositare un bacio sulla pelle delle guance rosee, morbide, e vellutate dell’ultima splendente figlia dell’alata stirpe dei Galanodel.


    -Comunque davvero grazie per aver tenuto il bambino mentre ero via.
    Spero di non averti preso troppo tempo. Sai, non vorrei recar disturbo...


    Sotto gli occhialini dalle lenti scure e tonde, mentre già si ritraeva dal suo audace assalto, le labbra pallide e ben disegnare del Gufo si schiusero in ampio e dolce sorriso, mentr’egli reclinava la testolina albina da una parte.

    « Non devi ringraziarmi, mia dolce: Lowarn è una piccola peste dispettosa, ma sono sempre felice di poter passare un po’ di tempo qui con voi...! ♪ »

    Con un ampolloso cenno del braccio, Owl afferrò tra le dita sottili -da musicista- una lunga ciocca dei capelli castani della Dama, e se la portò alle labbra, in un romantico gesto di omaggio; poi -elusivo come la nebbia- si ritirò con un aggraziato balzello, arretrando in un passo di danza, e si esibì in un profondo inchino.

    « Ora, credo si stia avvicinando il momento dei saluti...♥ »
     
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