Nurture or Nature? - difensori

[Campagna] - "Called from Above", atto finale.

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  1. ~Vessiel.
     
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    Boom.
    Ovviamente tutto era andato secondo i piani.
    E' risaputo che il Diavolo è infallibile.
    Lentamente si passò la lingua sulle labbra, eccitato e soddisfatto, mentre si sistemava con eleganza i bianchi guanti che gli fasciavano candidamente le mani. Annusò con estremo piacere l'aria ancora satura di detriti, godendo, del tutto assuefatto, del forte odore di materia organica bruciata.
    Il tutto senza alcuna preoccupazione per il resto dell'armata Oscura, la quale sicuramente si sarebbe fiondata sul luogo della deflagrazione: e quindi su di loro. Sorrise, sardonico e si preparò a distruggerne altri, quando qualcosa - o meglio, qualcuno - attirò l'attenzione delle creature, le quali immediatamente sciamarono nella direzione opposta rispetto alla sua posizione. Rimase perplesso e immobile per un lungo momento, un espressione accigliata sul volto, chiaramente confuso. Avanzò fino a trovare una posizione ottimale e li vide: un uomo e una ragazzina erano apparsi dal nulla, come fulmini a ciel sereno, e avevano prontamente cominciato la loro opera di distruzione, creando per loro un diversivo.
    Il suo tono però fece storcere il naso a Vessiel, il quale non gradì affatto il modo in cui li aveva apostrofati. Doveva trattarsi di un personaggio sicuramente molto potente, ma dai modi grezzi e rudi, da popolano poco istruito. Un volgare plebeo.
    Un volgare plebeo che però avrebbe fatto loro comodo.
    Il ninja non perse tempo e approfittò dell'occasione, partendo immediatamente all'attacco, così come probabilmente avrebbe fatto anche l'altro loro alleato. Sospirando, decise di muoversi a sua volta. Camminando con la massima tranquillità, sicuro che lo shinobi avrebbe attirato l'attenzione delle creature, si portò alle spalle del branco.
    Si fermò a circa dodici metri, trovandosi dinnanzi una moltitudine di schiene, artigli e ali. Ghignando, certo che avrebbe causato moltissimi danni, cominciò a muovere entrambe le mani, mulinandole in aria. Ben presto, nel mezzo di esse, sarebbe nata una massa oscura che avrebbe successivamente preso le sembianze di una grossa lama, completamente nera e priva di una qualsiasi impugnatura. Questa sarebbe stata larga circa cinque metri e mezzo e avrebbe avuto la parte tagliente rivolta, ovviamente, verso i mostri. Un attimo dopo, il suo creatore l'avrebbe indirizzata contro questi ultimi, sperando di tagliarne a metà il più possibile.



    SPOILER (click to view)
    Energia Utilizzata: 10%
    Energia Restante: 70%

    † O Tenebre: Venite A Me! †
    Dopo la sua caduta dal Paradiso Celeste, Lucifero è divenuto un essere delle tenebre, abituato a vivere nell'oscurità - benchè possa anche muoversi alla luce del giorno - e ad avere essa come valida alleata e non come nemica, sfruttandola al meglio per ogni evenienza. Praticamente quest'abilità consente a Vesseil un controllo pressochè perfetto, e totale, delle tenebre. Potrà plasmarle e controllarle come meglio crede, usandole sia in fase offensiva per creare raggi, sfere, lame di ogni genere, ondate ed esplosioni di energie oscure, e tutto ciò che può venirgli in mente sul momento, mentre, in fase difensiva, per creare scudi solidi, barriere o quant'altro possa tornargli utile. Unico limite: la sua fantasia e il suo ingegno. Infondendo nelle tenebre create un quantitativo variabile di energia (da Basso a Immenso) si fa raggiungere alle stesse un potere offensivo e difensivo pari alla quantità utilizzata. Esempio: Se nella tenebra viene concentrato un Alto, esso potrà provocare danni di livello Alto e parare attacchi (di ogni tipo, compresi energetici e magici) di livello Alto. La creazione delle tenebre potrà avvenire unicamente nelle mani di Vessiel e gli attacchi avranno effetto solo nel raggio di quindici metri dalla loro creazione. Insomma, un totale controllo su questo elemento.
    . Controllo Elemento Tenebra - Consumo Variabile Medio .
     
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  2. Khalphytrus
     
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    { Najaza, vicolo adiacente la piazza }
    pov - ??????

    Si gettò sul gendarme rannicchiato a terra, afferrandolo di viva forza per la gorgiera. Dopo averlo scrollato per qualche istante, lo spintonò contro la parete in un moto di frustrazione per poi dargli le spalle prima che il suo corpo svenuto avesse modo di scivolare lungo la superficie in uno stridore agghiacciante di acciaio lamellare. Ruotò il capo verso l'esplosione con un movimento improvviso, scattoso, simile a quello di un grosso rettile in allerta. Strinse il pugno sinistro, portando indice e medio della mano libera a rintuzzare gli occhiali da lettura contro gli occhi ridotti a fessure.
    La gilda - e, per esteso, la capitale - erano in pericolo.
    Non c'erano dubbi su cosa fare.

    { Najaza, piazza principale }
    pov - partecipanti

    La sortita non riscuote gli effetti sperati: dove una coppia di creature si ritrova trafitta dalla tenebra di Vessiel o smembrata dall'emblema di Rame, altrove il capannello sembra rimpinguare costantemente le proprie fila. L'intelligenza che li governa, se così la si può definire, deve aver deciso di devolvere tutte le proprie risorse ad infestare quella specifica zona, forse incattivita dalla vostra ormai reiterata interferenza. I démoni passati al filo della tachi di Masahiro non prestano a questo che uno sguardo ebete, continuando a trascinarsi nella fanghiglia semidisciolta a scapito degli scampoli loro recisi. In quelle mostruosità, è evidente, non c'è nulla di organico. Lo sconosciuto - che ora potete vedere con più nitidezza - sonda l'orda con lo sguardo per poi fare cenno con questo all'homunculus ammiccando in maniera volgare. E' un uomo alto e di buona fibra, avvolto in una veste spartana dal colore ormai indistinguibile assicuratagli in vita da una cinta di cuoio ed una bandoliera con alloggiati diversi pugnali. Il suo viso, squadrato ma esile, sorride con gli occhi ma non con la bocca; mulina la zweihander con un solo braccio, facendo scudo alla piccola con l'altro. Nel vedere il sicario, non perde tempo a gridargli contro la propria intesa. « Finalmente! » esclama, dividendo il cranio di una creatura a metà. Ha una voce entusiasta, limpida, arrochita dalla concitazione della battaglia. « Qualcuno che ha barattato l'armatura con un paio di palle. » non serviva un interprete per intenderne i destinatari. « Cercate di sparpagliarne i ranghi! Le milizie dell'Enclave dovrebbero arrivare a bre-- » si interrompe, reprimendo un grido: alle sue spalle, intercetta con la coda dell'occhio - e voi con lui - un démone che sta avventandosi sulla bambina. Lo scambio di piacevolezze, è evidente, deve averlo distratto. La piccola solleva il viso, incontrando il mostro a metà tragitto. Prima che l'irreparabile possa compiersi, dal petto di questo emerge una lunga lama zigrinata e leggermente curva, ritiratasi nella ferita aperta dopo il colpo inferto
    quasi ne fosse stata assorbita. « --ve. »

    image
    « Già. Breve. »

    A fargli eco è una donna dai corti capelli scuri e sottile sino alla consunzione, la cui veste - non diversa da quella dello sconosciuto, se non per la qualità - le è appuntata addosso da un busto di cuoio slavato. Se quello dà un'immagine di sciatteria, lei ne offre una di sobrietà: perfino nei suoi occhi si legge un'austerità severissima, appena ammorbidita nello sguardo che lancia alla bambina per assicurarsi delle sue condizioni.
    « Ora capisci perché non vieni promosso di rango, sì? »
    l'uomo non raccoglie la provocazione.
    « Liddy! Che piacere! »
    « Il piacere è tutto tuo, Grigori. A dopo con i convenevoli. »
    « Cambio di programma, signori! » urla, rivolgendovisi con tono accorato
    « Già che è arrivata la cavalleria, potete ripiegare verso il palazzo del Lord! » respinge un démone con un calcio, chiudendosi insieme alla donna sulla bambina
    « Sarebbe carino se gli andaste a bussare per chiedergli di alzare il culo. »
    I suoi occhi si assottigliano.
    « Che aspettate, un invito in busta? ORA! »

    Il duo non attende risposta: entrambi giungono le mani in petto, cullando nell'incavo tra i palmi un germoglio energetico nascente di forma ovoidale. I globi così radunati - l'uno azzurrissimo, l'altro nero e screziato di verde - si espandono oltre le mani giunte per poi comprimersi all'interno di esse, illuminando i loro genitori con il proprio lucore.
    “Mel” si rannicchia dietro la coppia, ormai invisibile.

    « Combattere insieme, eh? L'universo ama prenderci per i fondelli. »
    « Non so se hai notato, ma nemmeno io sto facendo salti di gioia. »
    « Dài, Liddy. Per la prima e ultima volta, me lo concedi un sorriso? »
    nonostante i suoi migliori sforzi, la donna si sorprende a sorridere.
    « Tch. » intercala, camuffandolo con una smorfia
    « Ho anche perso gli occhiali. »
    image
    « Τετρά βιβλος... - ...per la Gilda. »

    La piazza viene inondata di luce, e voi con lei. Una volta folgorati, non vi accorgete nemmeno di essere stati
    sbattuti lungo l'imboccatura del viale che accede al castello, provati ma miracolosamente illesi - o quasi.
    Non c'è che una direzione da intraprendere.


    { Najaza, esterno di Banebriar; Portone }
    pov - partecipanti

    Vi ci vuole una manciata di secondi per strizzare fuori dagli occhi la luce che vi punteggia la vista con piccole impressioni luminose ad ogni battito di ciglia. Una volta giunti al portone vi accorgete con sgomento che questo è scomparso, sostituito da una lastra uniforme dello stesso granito scarlatto che compone la muratura del monumento. Sollevando lo sguardo, potete notare come sulla sommità dell'edificio in cui ricordate essere incamerato il salone di ingresso si affacci un piccolo abbaino, sufficiente perché un uomo adulto possa strisciarvi all'interno con non troppo impegno. La scalata tuttavia sembra ripida, e gli appigli - costituiti principalmente da barbigli appuntiti e ricurvi e mattoni smossi - tutt'altro che sicuri. L'alternativa è tentare lo sfondamento. La battaglia che rumoreggia all'interno
    ha tutte le intenzioni di spingervi a fare una decisione affrettata.

    { QM P o i n t ::
    CITAZIONE
    Spero che, nonostante tutto, abbiate apprezzato il pur generoso segmento narrativo dedicato al cameo dell'Enclave; le esplosioni luminose evocate dagli sconosciuti si compongono di una tecnica in grado di assegnare alle vittime una natura elementale con la sua derivata debolezza - in questo caso, sacro - ed una più generica tecnica ad area di elemento sacrilego. Nihil, che secondo quanto descritto era il più prossimo alla coppia durante il casting - e per esteso, il più lento dei tre nella fuga - subisce un danno di entità media sotto forma di ustione. Stesso dicasi per Vessiel e Masahiro, pur se di natura bassa. Ovemai doveste voltarvi per cercare con lo sguardo i vostri due ( tre ) salvatori, non li trovereste: la battaglia, a quanto pare, deve essersi spostata nei vicoli. Potete infatti notare come dalle mura del palazzo continuino a staccarsi sciami di creature deformi: un paio di queste - identiche a quelle coinvolte nella tecnica di Vessiel nel turno precedente - sembrano planare in direzione sud-est, verso un quartiere della capitale a voi sconosciuto.

    Per qualsiasi domanda - come sempre - rimango a vostra completa disposizione.

     
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  3. .Nihil
     
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    Sente la pelle bruciargli, ma è come se non fosse sua, quella sensazione. E' un fastidio lontano, un contrattempo che non merita niente più che un grugnito mentre la bestia, ancora fumigante tra brandelli di abiti lacerati e combusti, si rimette in piedi.
    Ci vuole però qualche istante perchè le sue membra tornino alla loro mobilità di sempre : che lui non voglia sentire il dolore è un conto, che il danno esista davvero e non possa essere ignorato, è ben altro.

    Dietro di lui, la guerra; ma così è anche dentro alla Rocca del Nord.

    L'uomo che gli aveva rivolto quello strano, sarcastico saluto avrebbe continuato con la sua compagna a combattere di fuori. A lui aveva detto di spostarsi dentro. E siccome erano dalla stessa parte della barricata - figli dello stesso branco, per quella volta - sarebbe stato inutile tergiversare.

    Senza attendere oltre, senza guardare nient'altro, ottusa come solo la natura dei costrutti sa essere, Fame si era mosso lungo la rampa ciondolando le braccia quasi a fra prendere loro velocità.
    Era stato come un sbadiglio, e un tremito : in un coro di schiocchi viscidi, il suo intero corpo si era gonfiato. Articolazioni che andavano slogandosi e ricollocandosi, muscoli che si tendevano su ossa allungate. Il viso si era deformato, la bocca dilatata senza fine, file e file di zanne acuminate e seghettate illuminate dagli echi delle stragi attorno.

    Gli ultimi scampoli della mutazione dell'omuncolo, però, era stato coperto dall'impatto delle sue mani strette a pugno contro la pietra che occludeva l'accesso al castello, modellata laddove prima stava l'enorme soglia dell'ingresso.
    L'istinto del mostro sperava che la sua forza fosse sufficiente a incrinare quel basalto, dando modo alle sue mascelle di arrivare più a fondo. Avrebbe aperto un passaggio dove non ce n'era nessuno.
    Sarebbero penetrati nella fortezza, in un modo o nell'altro, per fare ciò per cui erano stati chiamati.
    Abbattere il nemico.
    Quella era una guerra!

    WRRHAAAAAAAA !!!




    Lick it! - Passiva; Lingua prensile.
    Dimensioni Considerevoli - 2,5omt per 11o kg.
    Ingoiatore - Per divorare la roccia ed aprirne all'interno uno spiraglio

    Percuotere - I pugni della bestia dritti a colpire la porta di pietra (-5%) [5o%]

    Psicofisico - Danni da ustione sul braccia, schiena, petto. [danno medio.]


    Edited by Daeniem - 27/12/2010, 22:52
     
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    La sua azione funzionò piuttosto bene e i nemici vennero presi di sorpresa, perdendo varie parti sotto i suoi rapidi colpi. Tuttavia qualcosa non stava funzionando a dovere: il modo di reagire dei mostri era de tutto anomalo, ebete e vuoto negli sguardi e del tutto insensibile del dolore nei movimenti, che proseguirono addirittura sopra le propaggini cadute. E in altri punti della piazza, gli altri due suoi compagni di sventura ottennero risultati non dissimili. Ciò poteva significare solo che quegli esseri non erano nulla più di automi, creature senza intelletto e senza vita, armi semoventi deformi e capaci di combattere fino a quando non venivano mutilate in modo tale da essere totalmente inservibili agli scopi di ciò che li generava.
    L'altro individuo, quello che stava combattendo con una bambina vicino a sé, sembrava essere a conoscenza di un simile dettaglio e quindi del metodo migliore per affrotnare simili mostruosità. Nel bel mezzo dello scontro, peraltro, riuscì a permettersi di fare un'osservazione sul modo di combattere senza protezioni del Ninja, che, per quanto poco fine, sembrava quasi un elogio al suo non utilizzare alcuna corazza, basando tutto su agilità ed abilità di spada. Quel complimento sboccato, a cui seguì una sorta di ordine abbastanza sensato, gli sembrò costare caro: come si accorse anche lo shinobi, infatti, la bambina era rimasta senza protezioni e purtroppo neppure il lancio dello Shuriken Boomerang o l'impiego dello Scatto Oscuro o del Movimento Oscuro alle loro massime espressioni avrebbe potuto permettergli di arrivare in tempo per salvare la piccola dal mostro che stava per ghermirla. Per sua fortuna però, ci pensò una nuova figura femminile a salvarla e subito dopo iniziò una sorta di battibecco con l'altro individuo, anche se non si sarebbe potuto dire molto bene se fosse amichevole o addirittura amorevole o se invece fosse tutto l'opposto.
    Quel che fu invece tremendamente chiaro fu quello che sarebbe seguito di lì a poco. E l'imperativo in quei casi era uno solo: scappare prima di essere preso nel mucchio!
    Tuttavia non fece del tutto in tempo, nonostante l'azione residua dello Scatto Oscuro, e si ritrovò colpito daun attacco piuttosto inconsueto: una combinazione piuttosto particolare di forza sacra e potere sacrilego. Il colpo gli era arrivato abbastanza superificiale, ma lo stesso aveva prodotto un'ustione sul lato sinistro del corpo piuttosto difficile da descrivere e quantificare. Ma bene o male, lo shinobi e gli altri due erano riusciti ad arrivare davanti al portone, sebbene nessuno potesse definirsi illeso. Purtroppo però un nuovo inconveniente si era presentato: nonostante avessero avuto indicazione di rientrare a palazzo, l'ingresso era fisicamente inesistente. O meglio, si era trasformato.
    *Dannazione! Ma con quello che sta succedendo al palazzo e dal palazzo, non dovrebbe sorprendermi.* si disse lo shinobi mentre studiava la situazione. Il ragazzo non perse tempo a pensare a cosa fare e si avventò in maniera piuttosto bizzarra contro l'ingresso, come se volesse... *Ma che diavolo vuole fare?*
    Anche se probabilmente avrebbe avuto successo nell'aprirsi una via, sentiva che tuttavia non potevano restare a lungo in quel posto in attesa degli eventi ed era improbabile che i "rinforzi" li raggiungessero: bastava guardarsi vagamente indietro con la coda dell'occhio per capre come la lotta si fosse spostata in altre zone della città e che probabilmente sarebbe durata ancora a lungo, salvo sviluppi improvvisi. E molto probabilmente sarebbe toccato a lui produrli o almeno cercare di farlo.
    Presto individuò il modo con cui proseguire. Si rivolse quindi al damerino e gli disse: "Non possiamo permetterci il lusso di perdere tempo e non sappiamo se qualcuna di quelle creature ci verrà addosso o quanto resisteranno quei tre scomparsi. Io entro per quell'abbaino lassù e cercherò di calarvi la mia corda: se il ragazzo non riesce ad aprire un varco, usate quella via."
    Senza aspettare risposta, il Ninja estrase dalle tasche segrete i propri artigli di gatto e spiccò un balzo verso l'alto. Una volta atterrato sulla parete, avrebbe cominciato a scalare rapidamente la parete usando i propri strumenti come appiglio e quindi si sarebbe gettato nella fessura. Una volta dall'altra parte, avrebbe assicurato il rampino della corda da qualche parte e l'avrebbe gettata fuori dalla finestra, in modo che anche gli altri potessero raggiungerlo, ammesso e non concesso di trovarsi da solo dall'altra parte.
    Ma qualcosa gli diceva che quella via gli avrebbe riservato qualcosa che avrebbe fatto meglio ad evitare...

    SPOILER (click to view)
    Energia residua: 80%
    Stato fisico: ustione di bassa entità sul lato sinistro del corpo
    Stato psicologico: preoccupato, ma determinato

    Equipaggiamento in uso:
    CITAZIONE
    Artigli di gatto
    Sono gli strumenti da scalata di ogni Ninja che si rispetti. Si tratta di bande elastiche adatte ad essere impugnate e a cui sono legati tre artigli uncinati della lunghezza di 5 cm l’uno, adatti a fare presa su molti tipi di roccia, specie su quelli più lisci e artificiali. All’occorrenza possono essere usati anche come armi, ma la loro natura, la composizione della banda che li tiene assieme e la difficoltà dell’impiego, specie nell’estrazione, ne sconsigliano l’utilizzo per questa applicazione estrema. Masahiro dispone di due bande elastiche, una per mano.

    Abilità in uso: Acrobatismo (v. sopra)
    Sensi Arcani (v. sopra)

    Tecniche utilizzate: nessuna
     
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  5. ~Vessiel.
     
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    Imprecò.
    Benchè non fosse nel suo abituale gergo, anche lui, una creatura composta e signorile, si lasciò ad andare ad una scurrile imprecazione, ringhiata a mezza voce nei confronti di coloro che li avevano liberati dei demoni. Certo, erano stati tremendamente utili, ma allo stesso tempo anche molto, molto maleducati.
    Il guerriero, in particolare, aveva commesso una doppia mancanza di rispetto. Si era rivolto a loro con una veemenza del tutto inadeguata, dandogli ordini come fossero dei semplici soldati. Con che diritto osava dire a lui, il Signore degli Inferi, cos'avrebbe dovuto fare?
    Prima però che potesse replicare, il trio scomparve in un esplosione luminosa che travolse qualsiasi creatura, lui, il ninja e Nihil compresi.
    Venne avvolto da una profonda ondata di luce e sentì la carne bruciare.
    Quel dolore - così intenso e inconfondibile - gli riportò alla mente il giorno più umiliante della sua intera esistenza: il momento in cui Lui gli aveva strappato le ali, un attimo prima di scagliarlo nel mondo degli esseri umani.
    Rimase inerme per diversi istanti, soverchiato dal potere della Luce, accecato ed inebetito.
    Lentamente riuscì a trovare la forza per rialzarsi, scoprendosi, con disappunto, interamente coperto di polvere e detriti.
    Estremamente spiacevole.
    Mentre faceva ritorno al palazzo dell'Alfiere del Nord assieme ai suoi compagni, ebbe modo di darsi una spolverata veloce, ridando così nuova vita al suo elegante e pregiato abito nero. In cuor suo sperava che non andasse distrutto come era successo esattamente un anno prima. Questa volta sarebbe stato più attento, più reattivo.
    Qualcosa però era cambiato. Se ne accorsero immediatamente e con un certo sgomento.
    Nel mentre loro combattevano, l'ingresso spariva, lasciando spazio ad una lastra apparentemente invalicabile. Erano stati tagliati fuori.
    Prima che potesse aprir bocca, suggerendo ai compagni che avrebbero fatto bene, uno di loro mutò in una creatura ben più temibile che immediatamente si scagliò contro la barriera, facendo di tutto per distruggerla. Lo shinobi, intanto, aveva trovato un'alternativa. Avrebbe infatti scalato la parete di granito e, una volta arrivato in cima, gli avrebbe lanciato una fune così da permettergli di fare lo stesso.
    Seppur con disgusto - cimentarsi in prove così meramente fisiche poco gli si addiceva - acconsentì. Quando il ninja gli avrebbe calato la corda, Vessiel, rivoltante, avrebbe tentato l'arrampicata.

     
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  6. Khalphytrus
     
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    image

    L'illimitato potenziale di apprendimento di queste creature non è tuttavia privo di prezzo: essendo più simili nella propria natura agli abomini che non ai semidéi - e pertanto “imperfetti” [...] il troppo materiale empatico acquisito nel corso degli anni prende a logorarli dall'interno, deformandoli: i più capaci, dotati di una metacreatività latente, sono in grado di proiettare questo disagio su ciò che li circonda deformandolo a loro volta, disegnando i propri incubi su [...] per gli AEnemos impuri, ovvero nati da un abominio ed un esterno alla loro linea di sangue ( anche umano ) la morte è certa. Gli déi non vogliano mai metterci davanti ad un AEnemos autentico, puro di sangue, probabilmente in grado di evolversi sino ad acquisire un
    crisma divino [...] e oltre.


    Aldeym Asmodeus, appunti

    { Najaza, esterno di Banebriar; Portone }
    pov - masahiro

    Scalare la parete non è impresa facile: i barbigli del rampino stridono costantemente contro un granito compatto, faticando a trovare intercapedini in cui configgersi. L'intero palazzo sembra inoltre scosso da una vibrazione impercettibile ad occhio nudo, ma più che sufficiente a rendere la scalata incerta con il proprio scuotersi irregolare. Una volta raggiunto l'abbaino, noti come questo sia ancora più piccolo di quanto pronosticato: a dispetto della tua agilità - certo consumata in decadi di addestramento - riesci appena a stringerti nelle spalle per sfilare oltre la soglia quanto basta ad avere una panoramica del salone d'ingresso. L'ambiente è regolare, arido - quasi spoglio: ad eccezione di due filari di colonne che conducono ad una mastodontica scalinata tripartita, c'è poco altro da osservare. Due uomini e una donna sostano immobili al capo opposto della sala, apparentemente confusi. Dietro di loro - e, per esteso, dietro la scalinata - si spiega un secondo portone dalle ante spalancate su di un locale per te invisibile. Gli sconosciuti, strano a dirsi, ti danno un pizzicano con un vago sentore di deja-vu.
    Armigeri spogliatisi delle proprie armature? Castellani intravisti di sfuggita qualche ora prima?
    Istinto ti suggerisce che non ci sia nessuna fretta di scoprirlo.


    { Najaza, esterno di Banebriar; Portone }
    pov - nihil; vessiel

    La corda dello shinobi cala con lento adagio lungo la murata, adagiandosi a qualche metro dalla creatura che stava facendo del proprio meglio per divorarla: dato il numero di morsi infertile e la cavità angusta venutasi a creare, la parete deve essere un cattivo cliente: il suo spessore, a quanto pare, non si è ancora rivelato nella propria interezza. Sopra di voi, alcuni grappoli di creature continuano a staccarsi dalla mole turrita per planare verso l'abitato, ma i numeri - vi è facile notarlo - sono ormai sensibilmente diminuiti. Che si trattasse del talento in battaglia dei vostri soccorritori o di un cambio di focus nell'intelligenza che guida gli abomini, non potete ancora saperlo.
    Sarebbe bene augurarsi la prima, ma sperare nella seconda.

    { QM P o i n t ::
    CITAZIONE
    Essendo di spessore più che generoso, la parete impiega un turno utile ( il presente ) per essere completamente divorata: alla vigilia del prossimo - ovemai lo desideraste - potrete accedere liberamente alla sala dalla breccia creata da Nihil.

    Trattandosi di un turno particolare, rimando le indicazioni salienti ad un intervento di interesse comunitario che presenterò nel topic del bando, la cui lettura è assolutamente obbligata.

     
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  7. .Nihil
     
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    La pietra cedeva con difficoltà sotto alle zanne del mostro, sbriciolandosi controvoglia in polvere inerte. Più volte il pupazzo aveva dovuto colpire la lastra di basalto con i pugni, e più volte le sue lingue si erano spinte ad esplorare la fenditura, strappandone con le loro ventose uncinate piccoli frammenti, nel tentativo caparbio di allargare la ferita che stava procurando al portale d'accesso al Palazzo.

    Niente lo aveva fermato, ne distratto. Ne il ninja che saliva sopra di lui, usando corda e rampini, non il figlio del Male che, con espressione dubbiosa scolpita in volto, si era posto alle sue spalle, osservandolo.

    Quando finalmente uno spiraglio, piccolo, si aprì nella barriera, il sibilo di un risucchio d'aria annunciò al mondo il successo nelle operazioni di scavo del mostro mangiabambini. Con rinnovato vigore questi si lanciò in un nuovo assalto, allargando piano piano la breccia a colpi di zanne e lingue, pollice dopo pollice; centimetro dopo centimetro.
    E quanto la faglia divenne abbastanza grande da permettere al torso di un uomo adulto di passarci dentro, strisciando, l'omuncolo lanciò il suo ultimo assalto alla roccia, introducendovi tutte e quattro le sue lingue, aggrappandola alla parte interna della superficie fredda di quella che una volta era stata la porta per tirarsi letteralmente all'interno, scivolando all'interno del grosso buco, per sparire oltre.

    Sarebbe atterrato a quattro zampe oltre l'orlo, le lingue sguainate e vibranti, in allerta, così come tutti i suoi sensi da predatore.
    Il nemico era lì dentro. E la loro missione non era cambiata : trovare ed uccidere.

    E quanta fame gli era venuta, con tutto quel lavoro di scavo.



     
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    Non aveva atteso risposta e si era quindi dato subito alla scalata, convinto che presto il ragazzo, che ormai non si poteva più presumere tale, si sarebbe arreso di fronte alla resistenza della parete: a occhio e croce, data la natura e la consistenza dell'ostacolo, non sarebbe bastata neppure una carica da demolizioni edilizie per aprire un varco sufficiente.
    Tuttavia neppure la via alternativa che aveva deciso di percorrere si rivelò una passeggiata: gli artigli di gatto, progettati e sviluppati per riuscire a penetrare qualsiasi tipo di roccia normalmente non scalabile riusciva a fare una presa davvero scarsa e più di una volta ebbe l'impressione di essere sul punto di perdere gli appligli faticosamente trovati. Le vibrazioni che l'intero palazzo sembrava emettere a cadenze irregolari ed imprevedibli rendevano il compito ancora più duro da superare.
    *E' come se l'intero palazo fosse un corpo in preda a tremiti o spasmi involontari! Eppure i miei Sensi Arcani continuano a non percepire nulla che giustifichi questa sensazione... Cosa sta succedendo qui?*
    Bene o male, riuscì finalmente ad arrivare all'abbaino che aveva visto, ma, per un ennesimo crudele tiro mancino del destino, era ancora più piccolo di quanto non gli fosse sembrato a terra, cosa che gli parve incredibilmente bizzarra: possibile che la prospettiva fosse così diversa ed ingannevole? Ad ogni modo, arrivato fino a lì, non poteva certo lasciar perdere e cominciò ad introdursi per quella strada, nonostante si fosse appena mostrata più stretta del previsto. La sua agilità e le sue capacità acrobatiche gli furono d'aiuto, ma ancora una volta qualcosa non voleva decidersi ad andare per il verso giusto e le ustioni che aveva riportato gli fecero male quando passarono a contatto con la pietra.
    *e menomale che se passa la testa, passa tutto...* si disse con un certo sarcasmo.
    Ad ogni modo, riuscì a passare e a calare la corda dall'altro lato dopo essersi messo in una posizione riparata dietro una colonna di quell'ambiente così spartano da essere praticamente spoglio di tutto ciò che non servisse a tenere in piedi quella struttura. Per quanto potesse vedere, poi, non sembravano esserci segni di ostilità appena avvenute, per cui gli aggressori non potevano essere passati di lì. Tuttavia di fronte all'androne di alcune scale sembravano esserci due figure non ben identificabili: non sapeva chi fossero quei due, ma la loro vista gli suscitava una curiosa sensazione di déjà-vù. Se fosse un bene o un male, ancora non lo sapeva.
    Ma l'avrebbe scoperto di lì a poco: nonostante tutto, in quel tempo non aveva sentito peso attaccato e lungo il muro dove c'era l'abbiano cominciarono ad aprirsi delle crepe. Era evidente che presto o tardi anche gli altri due sarebbero entrati, ma che si sarebbero guadagnati l'ingresso in un modo meno sottile e sofisticato di quanto avesse fatto lui.
    *E tanti cari saluti alla discrezione* si disse ancora.
    Avrebbe quindi atteso l'ingresso degli altri due e li avrebbe mandati avanti dopo aver segnalato loro a gesti la presenza di quelle due figure.
     
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  9. ~Vessiel.
     
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    Non era decisamente un uomo di fatica.
    Per essere precisi non era proprio un uomo, nè qualcuno abituato agli sforzi meramente fisici. Durante la maggior parte della sua esistenza aveva posseduto un bellissimo paio di ali, le quali gli avevano permesso di oltrepassare ogni ostacolo senza alcun problema: a cosa gli sarebbe servito imparare ad arrampicarsi? A cosa sarebbe servito qualcosa di così banalmente umano a lui, a Lucifero?
    Aveva pensato di distruggere il portone con la sua magia, tuttavia ciò avrebbe consumato un notevole quantitativo di energie: una quantità che non avrebbe potuto sprecare in quel modo. E non perchè disponesse di poco potere, bensì poichè il suo corpo umano avrebbe corso il rischio di collassare, tagliandolo così fuori dagli avvenimenti futuri, i quali si preannunciavano molto, molto interessanti.
    Con impaccio e vergogna - sicuramente Lui doveva star morendo dalle risate vedendolo tanto affaticato -, riuscì ad issarsi per un paio di metri, sfruttando forse per la prima volta i poco sviluppati muscoli della creatura cui aveva rubato il corpo. A rendere tutto più difficile furono le scosse che scuotevano la parete, scosse provocate dal più forzuto dei tre, il quale sembrava concordare con lui: le arrampicate non erano cosa interessante.
    Ma i suoi sforzi vennero egreggiamente ripagati. La forza bruta aveva trionfato.
    Nihil era riuscito nella sua impresa di demolizione, aprendo una breccia nello spesso muro. Vessiel, immediatamente, tornò indietro e si calò a terra, ben lieto di non dover continuare con quell'inutile scalata.
    Rimase così in attesa e, una volta che il Mostro fosse passato attraverso l'apertura, l'avrebbe seguito senza alcuna esitazione.
    C'era qualcosa però che non tornava. I ribelli, coloro che avrebbero dovuto uccidere... dov'erano?

     
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  10. Khalphytrus
     
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    { Banebriar's Place, Caos }
    pov - partecipanti

    La stanza su cui si schiude il portone in cima alla scalinata - la stanza in cui ricordate essere allocata una asfittica sala delle udienze - ora ospita una scalinata fatta di lastre nerissime ed uniformi protesa in un indefinito elevarsi e circondata da un infinito incastro di complessità meccaniche. Non appena il più lesto del trittico accenna a mettere piede sul primo scalino, la superficie di questo sfuma sino a raggiungere un pastoso bianco ceramica sul quale sboccia una pupilla monumentale, l'unica iride di un intenso viola iridescente. Lo sguardo monco si fissa su di voi per qualche istante per poi scomparire in uno schiocco appena udibile: rispondendo al suono come fosse un richiamo, il resto degli scalini si decolora a sua volta, sfilando le lastre della scalinata per poi ricomporle ordinatamente nella spirale di una scala a chiocciola. La tinta ostile dell'ambiente risponde anch'essa al fenomeno, mutando il proprio blunero macchiato di ruggine e penombra in un ocra lattiginoso nel quale gli ingranaggi - vi è subito evidente - tacciono in pace. Chiunque sia
    il vostro sconosciuto aiutante - ma lo è davvero? - avete tutto
    fuorché il tempo di ringraziarlo.


    { Banebriar's Place, Esterno della Campana-Cuore }
    pov - partecipanti

    image

    Il pianerottolo sul quale vi affacciate al termine della salita è immacolato - per non dire asettico: niente più di un rettangolo di marmo immerso in un biancore luminoso e pulsante sulla cui estremità opposta titaneggia una porta dalle ante sproporzionate, i pomelli posti a non meno di due metri dal vostro capo. Oltre la soglia - per quanto non riusciate ad udire nulla - ciascuno di voi riesce a discernere quattro distinte presenze: due tanto simili da essere quasi complementari, una nascosta nella loro ombra che fa fatica a rimanere celata, ed una quarta - tanto monumentale quanto oscena - così estesa da incapsulare le prime tre al proprio interno. Nell'apprenderne, venite scossi da un brivido familiare e distante allo stesso tempo. Con vostra sorpresa, tuttavia, sentite la stanchezza che stava cominciando ad attanagliarvi di nuovo scivolarvi di dosso come una cascata di sabbia, raggruppandosi in cumuli disordinati ai vostri piedi. L'idillio viene interrotto dall'allacciarsi di una seconda scalinata - nera quanto la vostra è bianca - al lato destro della piattaforma,
    lungo la quale echeggia un distinto rumore di passi.

    { QM P o i n t ::
    CITAZIONE
    I malus derivati dalla tiara si ritrovano completamente annullati: una volta arrivati al cospetto del portone sospeso, recuperate anche un 10% dell'energia caduno. Nel caso decidiate di aprire la porta e fare irruzione, chiunque di voi sia in possesso di una qualsiasi abilità di auspex si sentirà leggermente nauseato.

    Per ulteriori ragguagli, rifatevi a quanto indicherò nel topic del bando =)

     
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  11. .Nihil
     
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    Le gambe del mostro lo portavano ad ascendere senza attendere altro.
    Da quanto erano riusciti a penetrare di nuovo all'interno della reggia del Signore del Nord il suo unico intento era stato quello di prendere posizione, per arginare i nemici di colui che l'aveva assunto e verso cui aveva obbligo.
    L'ultima linea di difesa. Sarebbero stata quella, lui e gli altri due che lo seguivano.

    Sotto agli artigli gradino si succedeva a gradino. I muscoli parevano rinfrancarsi, il fiatone che l'omuncolo avvertiva attanagliargli in petto dopo l'estenuante lavoro con cui aveva abbattuto il basalto che ostruiva l'ingresso farsi meno pressante.
    Come da sua consuetudine, il mostro non si attardò, però, domandandosi nulla di ciò che sentiva capitargli; si limitò a registrarne l'accadimento. E tanto bastava.

    Arrivato alla porta, il Nulla non si trovò riluttante sulle sue azioni, ne ancor meno intimorito da ciò che sentiva provenire oltre l'enorme uscio. Presenze titaniche, ma non ostili. Non a lui, non in quel momento.
    Con veemenza, entrambe le mani poggiate al legno della porta, l'omuncolo spinse, abbastanza per ricavarsi un passaggio abbastanza sottile da consentirsi l'ingresso, e nulla più.
    Sentiva i suoi compagni seguirlo, ma se anche così non fosse stato, non avrebbe costituito alcun problema : avrebbe continuato ad obbedire alle sue direttive con incrollabile fede, così come dall'inizio dei tempi i cani da guardia fanno per l'uomo.
    E sempre continueranno a fare.

     
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  12. ~Vessiel.
     
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    Tempo di domande.
    Mentre s'affaticavano alle prese con quelle scalinate, Lucifero ebbe tempo di riflettere su tutto ciò che era - e che non era - accaduto fino a quel momento. L'analisi che ne venne fuori lo lasciò perplesso: erano finiti in una situazione quasi surreale. Dopo un anno erano stati richiamati - perchè proprio loro tre? perchè non orde di mercenari? - per difendere il palazzo del Signore del Nord da un gruppo di rivoltosi: rivoltosi che ancora non avevano dato alcuna reale prova della loro esistenza.
    Un moto di frustrazione attraversò le membra di Vessiel, per nulla abituato a trovarsi in quelle condizioni: solitamente era lui che conduceva i giochi, lui il burattinaio nascosto che agiva nell'ombra. Era solito avere sempre la situazione ben chiara e sotto controllo, non come invece stava accadendo: stavano essendo mandati avanti ed indietro senza essere realmente informati di ciò che minacciava l'Alfiere. Sospettò che dovevano esserci trame molto più intrigate e complesse di quelle che eran state loro dette. Sì, erano stati ingaggiati come dei luridi mercenari, solo per fare il lavoro sporco, cani bastardi non degni di essere a conoscenza della realtà dei fatti.
    Ad interrompere questo flusso negativo di pensiero, fu l'arrivo dinnanzi ad una porta. Grazie alle sue capacità mentali, non faticò a riconoscere delle potenti emanazioni. Non avrebbe saputo dire se amiche o nemiche, ma subito seppe che avrebbero dovuto far irruzione.
    Nihil, il meno riflessivo dei tre, non esitò un istante.
    Lucifero, sicuro che la resa dei conti stava per giungere, lo seguì.
    Nell'esatto momento in cui varcò la soglia, un conato di vomito lo assalì, minacciando di fargli perdere la sua granitica compostezza. Dissimulando il disagio agli occhi dei compagni, lo represse, respirando a fondo e serrando la mascella. Come se nulla fosse successo, come se nulla lo avesse così violentemente turbato, proseguì, curioso di scoprire la natura di quella rivoltante e disgustosa potenza.


     
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    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

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    Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

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    Tutti e tre erano riusciti in qualche modo a rientrare nel palazzo com'era stato loro detto da uno dei tre che si erano manifestati nella piazza centrale di Najaza e tutti e tre avevano preso a risalire le scale che si erano dipanate dinnanzi a loro. Le altre due figure che avevano visto non si erano trattenute e non sembrava che li stessero seguendo o quantomeno il Ninja, che chiudeva la fila, non ne percepiva traccia alcuna.
    In quel frangente di relativa calma, la mente dello shinobi ebbe modo di concentrarsi sugli eventi che si erano avvicendati in rapida succesione fino a quel momento. Era stato chiamato in maniera alquanto bizzarra dal siniscalco, un giovane che era diventato tale un anno prima vincendo un bando in cui lui stesso era stato coinvolto insieme agli altri due con i quali stava rischiando la vita per un Alfiere che non era il suo, inserito in un contesto di cui aveva saputo poco e poi ancora catapultato in un ambiente a dir poco surreale. La parte peggiore era stata quando il palazzo stesso aveva cominciato a generare demoni ad un ritmo forsennato, creando qualcosa degno più di un incubo che di una situazione realistica... e se non fosse sceso più volte all'inferno nella sua terra, probabilmente sarebbe rimasto segnato da una simile visione.
    *Ma probabilmente ci stiamo addentrando nella parte peggiore di questo incubo* pensò il Ninja mentre si dirigeva verso la sala delle udienze. Curiosamente, si stavano avvicinando di nuovo dove quella situazione pazzesca era cominciata, ma aveva altresì la forte sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto: possibile che Khalphytrus li avesse convocati solo per arginare le creature generate dal palazzo? La cosa non aveva senso, anche se quei mostri erano gli unici esseri ostili che aveva visto fino a quel momento. *No* concluse ancora fra sé. *Dev'esserci qualcos'altro dietro. Forse i mostri erano solo un fronte offensivo che dovevamo affrontare quale ultima linea di difesa del siniscalco... e se c'era un fronte offensivo, nulla vieta che fosse solo un imponente diversivo. Se così fosse, avremo presto a che vedere con il vero nemico.*
    Quasi gli sfuggì l'improvviso cambio di colore della scalinata quando il ragazzo, se così lo si poteva ancora definire, iniziò a salirla. Il cambiamento fu bizzarro e inspiegabile, come molte cose ormai lo erano in quel luogo: lo scalino divenne di un bianco pastoso e gli sembrò di vedere addirittura un occhio che li fissava. L'istante successivo, prima che potesse avvicinarla o comprenderla meglio, l'immagine sparì, ma la sua veridicità venne confermata dal fatto che tutti gli altri scalini divennero dello stesso atono colore bianco del primo e successivamente si trasformarono in una scala a chiocciola, diretta chissà dove, ma quasi sicuramente non alla saladelle udienze.
    *Che diamine...? Se prima avevo dei dubbi, questo me ne ha tolti un bel po'!*

    Nessuno degli altri due sembrò porsi domande o mostrò segni che la cosa li turbasse e cominciaron a seguire quel nuovo percorso. Sebbene un po' perplesso, lo shinobi si lanciò dietro di loro, con tutti i sensi, compresi quelli Arcani, ben all'erta. Non si faceva molte illusioni: qualcuno o qualcosa voleva che si diriggessero verso un posto ben determinato e aveva mostrato loro la strada, che i difensori avevano intrapreso quasi fideisticamente.
    Neanche il tempo di chiedersi seriamente dove sarebbero finiti, che presto comparve quella che pareva essere il preambolo della loro meta: un pianerottolo rettagolare, anch'esso bianco, ma di un tipo diverso rispetto a quello degli scalini, in quanto più luminoso e stranamente pulsante, come se fosse qualcosa di organico e di vivo. Lo shinobi, un individuo abituato ad agire nella calma e nell'oscurità della notte, provò istintivamente un senso di inquietudine di fronte a qualcosa del genere, ma la sua sensazione venne accresciuta dalla porta a dir poco imponente che si trovava all'altro capo della sala, che però sembrava quasi ridicola in confronto all'enormità delle quattro presenze che i suoi Sensi Arcani percepivano dietro di essa. Sembrava quasi un preambolo di qualcosa che forse andava lasciato chiuso dietro quella soglia da non varcare. Tuttavia qualcosa gli diceva anche che proprio dietro quella soglia si celavano le risposte alle sue domande... e la seconda rampa di scale che si innestò di fianco a quella che aveva appena salito gli diceva anche che loro non erano i soli a volerle.
    Potevano essere gli stessi individui che erano comparsi nella piazza, ma era improbabile che li seguissero per una via diversa dalla loro e forse sarebbero comparsi di nuovo tanto improvvisamente quanto la prima volta. E se anche fossero stati loro, quello che aveva in mente non li avrebbe certo né fermati né feriti. Non gli era infatti sfuggito che la fatica che lo aveva oppresso fino a poco tempo prima si fosse in parte sciolta come neve al sole e che le sue forze stavano tornando e quella stessa forza gli sarebbe stata utile per tessere uno dei suoi incantesimi più ricorrenti e versatili.
    Mentre pensava a quel piano d'azione, gli altri due aprirono la gigantesca porta e penetrarono uno dopo l'altro nella stanza che si celava dietro di essa. Ancora una volta l'impazienza altrui aveva la meglio, ma non poteva né biasimarla né fermarla: il richiamo di quei poteri e delle verità che portavano con sé era molto forte e lui stesso non era esente dalla tentazione, sebbene più che altro lo spingesse un più forte senso del dovere... per il momento.
    Quindi emanò il potere della propria Nebbia Piromantica e la diffuse di nuovo intorno a sé, creando una vasta nota di colore caldo in mezzo a quel lucore pulsante. E quella nebbia rossa, diffusa in tutta la stanza per la massima estensione concessagli dai poteri menomati che ancora poteva utilizzare in Endlos, avrebbe probabilmente costituito un fastidioso ostacolo da superare prima di raggiungere la porta, che lui invece varcò senza problemi. Un problema però si manifestò subito dopo, poihcé venne colto da un attacco di nausea talmente forte ed improvviso che riuscì a piegarlo e probabilmente gli avrebbe fatto rigettare tutto quello che aveva nello stomaco, se avesse avuto qualcosa che potesse essere buttato fuori in quel modo.
    Con un paio di respiri profondi, il Ninja si fece forza e richiuse la porta appoggiandosi abbastanza pesantemente ad essa.

    SPOILER (click to view)
    Energia Magica residua: 70%
    Condizioni fisiche: nauseato e in parte stordito, ma illeso
    Condizioni psicologiche: indefinibili

    Abilità
    CITAZIONE
    Acrobatismo
    La forza di un Ninja non si misura dallo sviluppo dei suoi muscoli, ma dai suoi movimenti.” Seguendo questo insegnamento del suo Maestro, Masahiro si è sottoposto ad un allenamento molto duro e durato svariati anni, che gli ha permesso di mutare parzialmente la propria natura. Il risultato si è concretizzato nella capacità di spiccare salti più alti (3 metri) e più lunghi (10 metri) rispetto agli altri, di correre sui muri o di stazionarvi per ore senza perdere la presa o stancarsi (previo utilizzo di uno strumento idoneo), di muoversi con le capacità di un felino e soprattutto nella capacità di non subire alcun danno o di attutire le conseguenze di una caduta a seconda dell’altezza. Ovviamente una caduta da un dirupo (senza il fischio che copre le bestemmie di Wile E. Coyote) sarà fatale come per tutti gli esseri viventi sprovvisti di ali.
    Ciò non vuol dire che Masahiro sappia muoversi più velocemente degli altri, ma semplicemente meglio.
    Abilità passiva

    Sensi Arcani
    Grazie alla continua pratica dei poteri magici, anche prima di cominciare ad indossare la propria maschera, lo shinobi ha assunto una particolare capacità nota come "Sensi Arcani", graize alla quale chi la possiede è in grado di rilevare qualsiasi altra fonte energetica si trovi nei suoi pressi nel raggio di 15 metri quadrati senza bisogno di concentrarsi per ottenere lo stesso risultato. Inoltre la stessa capacità di percezione si estende a tutti i sensi fisici (i comuni cinque sensi umani), permettendo così al Ninja di non incorrere in inganni dovuti ad illusioni di livello basso o medio.

    Tecnica usata:
    CITAZIONE
    Nebbia piromantica
    Incantesimo tipico dei piromanti, il mago può evocare attorno a sé una densa nebbia rossa che danneggia lievemente chiunque si trovi all'interno ad eccezione dell'incantatore, che può anche sfruttarla come diversivo per scappare da un nemico o avvicinarsi a lui di soppiatto. In alternativa, il mago può decidere di incendiare la nebbia stessa e causare così ustioni di media entità. Il piromante deve però stare attento ad essere al di fuori della cortina, altrimenti anche lui resterà coinvolto nell'incendio da egli stesso creato. Il mago può avviluppare un'area pari a tre metri quadrati. Indipendentemente dall'esperienza acquisita, il piromante potrà mantenere la nebbia soltanto per 2 turni, di cui il secondo richiede consumi energetici inferiori rispetto al precedente.
    Tipo: Medio + Basso
    Consumo: 10% al primo turno + 5% al secondo
    [usato consumo Medio]
     
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  14. Khalphytrus
     
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    { Sala del Trono di Banebriar, detta della "Campana Cuore" }
    pov - partecipanti (difensori)

    « Continua qui. »

     
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28 replies since 12/11/2010, 12:21   622 views
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