Nurture or Nature? - topic centrale

[Campagna] - "Called from Above", atto finale.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Raphael'
     
    .

    User deleted


    image
    { Banebriar's Place; Sala dei ricevimenti }
    pov - incognito/khalphytrus

    La camera dava un senso di vuoto angoscioso. I pochi mobili disposti a ridosso delle pareti - per lo più scaffaliere in disuso, cassepanche e vecchie, lise armature - si chiudevano su di un desolato spazio quadrangolare cui solo il presidio di un lungo tappeto borgogna dava un'illusione di iato: dall'altro capo di questo, una scrivania di noce con alle spalle un camino spento. I trucioli carbonizzati emanavano ancora un lezzo acre di pino e resina. Doveva essere stato spento di fresco. Sullo scranno intagliato, i gomiti poggiati sul desco a reggere il peso del torso, sedeva il lich Incognito nel suo grottesco involucro di bambino. L'alterigia di quei grandi occhi viola sembrava poter attraversare la sala per trafiggere chiunque fosse passato dalla porta di ingresso, staffilandolo senza pietà. Oltre le ante appena socchiuse del salone, due avventurieri stavano per metterne alla prova questa dote.

    Uno scricchiolare appena percettibile dei cardini male oliati; nota mentale, dimessa in uno
    schiocco di dita, di farli sistemare da un uomo
    di fatica alla prima occasione.

    La porta si aprì.

    « Siete arrivati. »
    mormorò l'uomo, ansioso di dare battaglia


    [...]

    lo rimbeccò il dio, ansioso di dargli castigo
    « Siete arrivati. »

    La porta si chiuse.

    Uno scricchiolare secco, prolungato
    e molesto, tuttavia non abbastanza importante da abitare i suoi pensieri.
    Lo Straniero dimise l'entrata in un breve, caustico applauso, squadrando i due uomini con occhi gelidi.

    La camera dava un senso di costipazione.
    I pochi mobili, arroccati malamente lungo le pareti, lasciavano a malapena lo spazio per la branda unta e cedevole dove sedeva l'assassino con ostentata noncuranza. Il ladro, a poca distanza, si era abbandonato di schiena contro un piccolo armadio; entrambi, chi in maniera manifesta e chi sotto spessi strati di cuoio, lana e maglia metallica, tremavano di eccitazione. La donna continuava a fissarsi la punta degli stivali, mantenendo il capo ostinatamente chino: di quando in quando, contraeva gli occhi e la bocca in una smorfia di silenziosa agonia, respingendo l'assalto dell'emicrania che continuava ad infliggerle terribili fitte. Il giovane, dal canto suo, sembrava
    ben deciso ad ignorare il fenomeno.

    « Oggi, signori, la storia è destinata a cambiare. »
    Proclamò l'uomo biondo, tradendo un filo di eccitazione.

    « E noi non possiamo fare nulla per impedirlo. »
    Concluse il bambino biondo, in un lamento asciutto.

    Nessuno dei due, tuttavia, aveva idea della portata
    di ciò che avevano messo in moto.

    -
    and yet nobody still knows if evil blossoms from
    Nurture or Nature

     
    Top
    .
  2. Raphael'
     
    .

    User deleted


    { Banebriar's Place, salone di ingresso }
    appena prima dell'arrivo degli avventurieri
    pov - livane

    Le bifore disposte in fila ordinata lungo la parete sinistra dell'atrio portavano un grande contributo di luce ad uno spazio altrimenti sommerso nella penombra, i raggi tagliati appena dalle cuspidi zigrinate che si sollevavano dalle torri circostanti: avvinghiati ai loro barbigli c'erano schiere di doccioni consumati dal tempo, ciascuno diverso eppure simile nel taglio severo e sempre vigile del loro sguardo. Tendeva a sentirsi molto più affine a loro che non alle persone di carne che attraversavano le sale del castello del nord; un accessorio tanto inerte quanto eterno, invisibile pur se onnipresente. Portò la destra - gracile e bianchissima, sotto la cui pelle poteva intravedersi una ragnatela di intrichi venosi - ad aderire al vetro, accarezzandone l'anima di caleidoscopio. Rimase ad osservare il proprio riflesso per qualche istante, appena riscossa dallo stridere del portone che accedeva alla sala delle udienze, accompagnato con delicatezza contro lo stipite.
    Per quanto sapesse che lui fosse lì, non accennò a voltarsi.

    « E' nell'aria. » mormorò Khalphytrus, con la voce di chi non ha bisogno - né intenzione - di spiegarsi oltre. « Lo percepisci, vero? » Il primo siniscalco si voltò, rivolgendogli un'espressione indecifrabile. « Sì, piccolo lord. »
    gli fece eco, tradendo un certo sovrappensiero.
    « Lo percepisco. »

    Il lich sogghignò per un istante. Il gesto non passò inosservato.
    « Nulla, nulla. » dimise la perplessità inespressa della donna agitando la destra, subito dopo annodata
    con la gemella dietro la schiena in una posa marziale.
    « Ho semplicemente paura. Non vorrei perderlo di nuovo - non adesso che l'ho appena ritrovato. »
    Esitò « Il nostro Lord, intendo. »
    « Non ha di che preoccuparsi, allora. » lo rimbeccò asciutta Livane, quasi prendendo quella preoccupazione come una frecciata diretta al proprio operato. « Ci sono io, per questo. Lasci fare a me. » L'insulto era esplicito. Anziché raccoglierlo, tuttavia, il lich preferì abbassare lo sguardo e voltarsi, lasciando il salone da sconfitto.

    « Ho sempre lasciato fare a te, Livane. » uggiolò melancolico, asciugandosi sul pavimento in una chiazza di luce.
    « Non avrei mai permesso a nessun altro di fare altrettanto. »

    « Non capisco. »
    « Non pretendevo che tu lo facessi. »
    e sparì.

    image
    « Maledetto idiota. »
    aveva capito.

    -
    subito dopo l'ingresso degli avventurieri
    Fuori dalle mura, l'aura liberata dalla tiara aveva già cominciato a mandare nel panico popolani e gendarmi, soverchiandoli con una nube di terrore opprimente. La guerra era cominciata in sordina, senza gesta eclatanti né la cortesia di reciproche presentazioni. Strinse il pugno
    sino a sbiancarne le nocche, e le ombre della camera si radunarono attorno
    a lei come i pianeti satelliti di un sole nero.

    Aveva del lavoro da fare.

     
    Top
    .
  3. Raphael'
     
    .

    User deleted


    { Sala del Trono di Banebriar, detta della "Campana Cuore" }
    in contemporanea agli eventi de "In Lieu of a Disaster"
    pov - moloch

    Osservò con espressione abulica il punto in cui il biondo era appena scomparso in una lingua di puro elemento e caratteri stregoneschi a lui sconosciuti, illuminando debolmente l'oscurità umida e stagnante che regnava dispotica nella sala: rappresentando il cuore ideale del palazzo e come tale il nucleo del controllo che esercitava su di esso, l'appartamento dell'alfiere era fra tutti i locali quello che meglio rifletteva le fluttuazioni del suo umore. Da che era avvolta da una consueta, quasi palpabile regalità fatta di paramenti squillanti ed un'aria brinosa, vivace e luminescente che si insinuava fra le pietre rosse, la stanza si era scurita sino quasi a spegnersi, sostituendo allo sfarzo muri scorticati dall'umidità e sfigurati da incrostazioni di salnitro. Nella debole polla di luce irradiata naturalmente dal trono sostavano un bambino biondo ed un uomo allampanato - sottilissimo e curvo - dai capelli rossi. Entrambi lo fissavano
    con cautela, forse attendendo una risposta ancora in pendenza.

    « Ho avvertito qualcosa. » guaì, torcendo i drappi del mantello adagiati sulle cosce. « La struttura del castello è mutata in maniera brusca, irreversibile. Non sono certo di cosa sia accaduto, ma... » sospese la conclusione del monologo, cercando soccorso in uno dei due interlocutori. Il lich, introducendosi con uno starnuto circostaziale,
    intervenne a completare il suo ragionamento.

    « La faglia su cui è costruito il palazzo è suscettibile di modifica da parte di qualunque volontà determinata a sufficienza, o sufficientemente potente. » Il rosso sollevò il capo, mostrando il brutto viso esangue e puntuto. « Credi che lo stronzo...? » « No, no. » lo interruppe il lich, scuotendo la testolina del proprio involucro. « La sua stessa natura, su questo piano, ne rende mutili tutti i poteri. La presenza di poco fa, invece... »

    « Cosa vuoi dire? » domandò l'alfiere, brusco. Sembrava avere poca tolleranza tanto per la creatura quanto per le speculazioni. Non si affaticò a nasconderlo.
    « ...che il palazzo, subendola così come l'abbiamo subita noi, l'abbia interpretata come un attacco. » riprese, con leggera acrimonia. Lo sguardo di Moloch, a scapito della risposta, non si fece indulgente. « Quindi? » domandò l'avatar, più per alimentare l'alterco che non per contribuire alla discussione. Il conflitto fra padre e figlio sembrava divertirlo. « Si sta modificando di conseguenza. » chinò il capo, riducendo la propria
    voce ad un mormorio. « Per difendersi. »

    Moloch di casa Aldeym sbiancò, attentando a sollevarsi di scatto dal trono per poi ricadervi
    pesantemente, sconfitto. « Gli abitanti. Gli abitanti potrebbero... »
    « Essere in pericolo, sì. » completò l'Odio, schioccando la lingua con evidente soddisfazione.
    « Per colpa tua e della tua pellaccia sbiadita. »

    [...]

    .


    fuori dalla vetrata, la città sembrava essersi tinta di rosso per la loro angoscia
    ~ ~ ~



    { Banebriar's Place, esterno del Mastio }
    poco dopo la comparsa delle creature in piazza
    pov - antares

    Si manifestò in una bolla colorata di allume, incapace di riflettere la luce che la circondava. Il singolo indice ne bucò la superficie per disegnare una fenditura dalla quale lasciar sgusciare la fiamma d'argento, che accartocciò l'involucro come fosse carta liberando il suo avatar in tutta la propria statura. Galleggiava a diverse centinaia di metri da terra, fronteggiando una finestra atteggiata a rosone attraverso le cui trasparenze non si riusciva che a scorgere tenebra indistinta. Per quanto sapesse che Endlos, ripugnato dai piani interconnessi del multiverso e quindi esule dal suo dominio gli negasse la possibilità di agire direttamente, un quarto di apprensione e tre quarti di arroganza lo avevano scomodato nel ruolo di spettatore. Una preoccupazione improvvisa e colpevolmente umana, la sua, che sapeva gli déi suoi rivali avrebbero riso nel condannargli. Il livore provocato da quel pensiero, anziché scuoterlo, gli fece tendere gli angoli di un sorrisetto cattivo: una volta eliminata la macchia di AEnemos, l'unico e l'ultimo dei suoi errori, avrebbe avuto tempo e mezzi per insegnare a quei liberti il rispetto dovuto ad uno dei primi fra
    gli archetipi, concetto fattosi corpo.

    ~ ~ ~
    tutt'intorno a lui, la città sembrava essersi sfumata di blu per la sua eccitazione.



    .


    [...]

    « Presto. »

     
    Top
    .
  4. Raphael'
     
    .

    User deleted


    { Banebriar's Place, un punto imprecisato del tessuto spaziale }
    parallelamente alla sconfitta di Livane
    pov - spirito della tiara; re seda

    Si sentì schiudere con dolcezza, inondando di luce un'oscurità policroma fatta di un grigioblu spesso quanto drappeggi di stoffa mal sovrapposti spiegazzati da una percossa ben assestata. Qualunque fosse la forza che governava quella struttura da dietro le quinte, stava improvvisamente cedendogli il passo - e lo stava facendo con insospettabile galanteria: dalle poche immagini che i suoi occhi invisibili avevano sbirciato attraverso le pareti, doveva dedurre che la morte di quella donna scavata e livida avesse giocato un ruolo centrale nella vicenda. Il suo immolarsi agli assalitori lo aveva scosso dalla vacua, generica insofferenza derivata dal suo essere poco più che pensiero disincarnato, permettendogli di filtrare fra le maglie della faglia-castello come pioggia che si insinua nelle intercapedini di un tetto marcio - appesantendolo sino a sfondarlo. Decise di manifestarsi come un riflesso del proprio tormento, torcendo gli intestini scuri del palazzo negli infiniti ingranaggi che accompagnavano i pensieri della sua prigionia - ogni ruota un "se", ogni dente un "perché" inespresso; uno dei sicari del Dio Straniero ebbe la mala accortezza di inoltrarsi dentro di lui, subito seguito dai propri compari: aveva finalmente un'ultima, unica occasione di difendere la propria progenie, e lo avrebbe fatto. Non avrebbe permesso
    all'assassino di deriderlo un'ultima volta utilizzandolo come interferenza. Anche se mutilo
    - e lui lo sapeva - poteva ancora scrivere poche righe di quella vicenda.

    Gli ingranaggi cominciarono a ruotare, frenetici.


    { Banebriar's Place, corridoio infinito }
    pov - antares

    Oltrepassate le poche aree "pubbliche" del palazzo, il resto della sua mole sfrontata era occupata da un intrico tridimensionale di piattaforme e corridoi scoperchiati, ciascuno sospeso in un abisso dai colori cangianti in cui non abitavano che polvere e fantasmi di luce. Pur riluttante, si vide costretto a riconoscersi in quella architettura labirintina, riflettente - così gli piacque pensare - quella che avrebbe definito una "necessaria complicatezza": quando gli déi più giovani guardavano ad un archetipo, probabilmente dovevano vedere qualcosa di simile - un disegno ineffabile, soverchiante, e proprio per questo odioso in ogni suo presentarsi. Si ritrovò a sorridere: mentre fluttuava da una piattaforma all'altra, non poté impedirsi di pensare che lui e Moloch, per quanto nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso, dovevano avere in comune una natura tormentata.

    image
    « Non ti chiedo di giustificarlo. » disse ad alta voce, quasi con contrizione.
    « Solo, di provare a capirlo. »


    { Sala del Trono di Banebriar, detta della "Campana Cuore" }
    parallelamente alla sconfitta di Livane
    pov - khalphytrus

    Portò istintivamente una mano al petto, arcuando le dita già contratte sino ad avvertire il sangue umettare i lembi scoperti attorno alle unghie conficcate nella carne molle. La caduta di Livane lo aveva scosso, ma non per motivi che avrebbe detto leciti: quella donna - o almeno, l'imitazione di quella donna ricreata inconsciamente dal figlio - era lontana da lui per una distanza incolmabile. Non aveva più un corpo mortale con cui accarezzarne il ricordo: le sue mani non avevano memoria tattile della sua pelle, i suoi occhi del suo profilo, il suo olfatto di un profumo che gli piacque immaginare come gradevolmente asprigno. Sentirsi chiamare per nome, tuttavia - il nome di quel corpo che non esisteva più - gli aveva fatto correre un brivido di umanità lungo tutto il proprio involucro, squassandolo sino alla spossatezza. L'avatar, forse percependo quel disagio, soffocò una risata rauca con un colpo di tosse. Lo scambio di sguardi recisi che ne seguì venne interrotto da Moloch, improvvisamente sportosi dal proprio scranno; sembrava guardare qualcosa
    oltre la grande vetrata istoriata.

    « Livane non ce l'ha fatta. » disse asciutto, nel tentativo di aprire la conversazione.
    « Lo so. » replicò l'alfiere, arido. « L'ho sentito. » e si portò la destra al petto, stringendo il tessuto della sopravveste in una morsa feroce. La similitudine col gesto da lui compiuto pochi istanti prima lasciò il lich muto per alcuni secondi. « Qualunque cosa stia cercando di arrivare qui, ora potrà farlo più in fretta. »
    Moloch si alzò « Nascondetevi. »

    « C-come? » balbettò Incognito, sgranando i grandi occhi ametista.
    « Non puoi chiedermi di... » il figlio lo interruppe sollevando il palmo. « Non avrebbe senso fuggire, così come non avrebbe senso mandarvi ad intercettarli. Possiamo solo giocare sulla loro sicurezza e sperare che mi credano ormai completamente indifeso. » « E' un'idiozia! » urlò in un ruggito baritonale che faticò a sillabare attraverso le sue labbra di bambino. « E' strategicamente-- »

    « --geniale. » l'avatar gli era scivolato alle spalle, torreggiante « Dovresti dare ascolto al bimbo, papà. Non è una cattiva idea. » Scostò l'Odio con una gomitata brusca, marciando verso l'alfiere adesso stagliatosi ritto contro la vetrata: non aveva tempo di battibeccare con un archetipo quando il figlio aveva appena deciso di autoflagellarsi,
    e nella più stupida delle maniere.

    « Io non ti... » Moloch si voltò ad intercettarlo. Sorprendentemente, sorrideva.
    « Non intendo mettermi inutilmente in pericolo. » il sorriso si stirò « Voglio solo cercare di estorcere ai nostri assassini qualche risposta. Dopo l'ordalia che sono stati gli ultimi due secoli, credo di meritarmene almeno un paio. » Incognito chinò il capo, sconfitto; l'avatar, insolitamente reattivo, abbaiò un'ultima domanda prima di scomparire.
    « E da dove credi che arriveranno? »

    image

    « Oh. » lo rimbeccò Moloch, tornando a rivolgersi al pannello di vetro istoriato.
    « Io credo di avere un'idea. »

     
    Top
    .
  5. Raphael'
     
    .

    User deleted


    { Banebriar's Place, un punto imprecisato del tessuto spaziale }
    pov - spirito della tiara; re seda

    Rimbalzò da una parete all'altra del suo invisibile spazio di manovra, percorrendo il perimetro amorfo della faglia-castello sino a dove la stessa glielo permetteva. Decise di non assumere più una forma corporea: il gesto, oltre a costargli fatica e l'imbarazzo di reimmaginare un involucro col quale aveva ormai perso qualunque contatto, riduceva sensibilmente la sua capacità di percepire presenze e spostamenti all'interno del tessuto occupato. Una volta squadrati gli ometti a cui aveva concesso la tiara appena un anno prima, tra l'altro, non poté fare a meno di provare un moto di ripulsa verso l'umanità in generale - la carne è vile, pensò con livore richiamando gli anni che precedevano la prigionia;
    si sorprese di non ricordarli affatto.

    Mentre galleggiava come un banco di bruma impalpabile alle soglie del portone che lo divideva dai suoi ultimi simili, si ritrovò riluttante a mormorare una preghiera per la loro carne: anche se fallibile, desiderava che lasciasse sulla storia quel segno che lui non aveva mai tracciato. Il pensiero incantò il vecchio re per una manciata di istanti, lasciandolo alla valutazione di un risentimento fatto di poche, nitidissime immagini disperse in un oceano di incertezze opache.
    Fra queste, il volto del dio assassino - Antares - era la più ricorrente.

    Nel sussurrarsi di aver contribuito alla sua sconfitta, sorrise:
    da vincitore, il suo sarebbe stato un dolce scomparire.


    { Sala del Trono di Banebriar, detta della "Campana Cuore" }
    pov - moloch

    Si portò di un paio di passi a sinistra della vetrata, permettendo all'ombra che si stava rapidamente allargando sulla sua superficie di infrangerla con agevolezza. L'esplosione del pannello fece tutto fuorché turbarlo: dietro la calma ieratica che si era prescritto nei confronti dell'Odio e del Padre si agitava una curiosità nervosa verso il relitto appena atterrato sul tappeto del salone, il lungo soprabito luccicante di brina e polvere vetrosa. Mosse un paio di passi in direzione della sagoma ancora rannicchiata, scostando schegge e frammenti con la punta degli stivali: dalla scapole della nuova venuta si srotolavano lunghe, luminosissime appendici filiformi il cui innesto gli risultava invisibile - a e n e m o s, sillabò mentalmente schiudendo le labbra in un sorriso asciutto. Come lui.

    Un nome che, nelle parole del dio Straniero, non significava - ed al contempo li qualificava - come assolutamente nulla. Incrociò le braccia al petto, srotolando a sua volta una corona di appendici simili eppure diverse in numero e in foggia: dove quelle della donna erano poco meno di una dozzina, le sue ali raggiungevano la ventina abbondante; dove quelle di lei erano lisce e traslucide, le sue erano zigrinate e percorse da intermittenti, carichi lampi di colore. Accogliendo il suo sollevare il capo nell'intenzione di scrutarlo, riconobbe in lei la ragazza soccorsa al culmine del torneo del Castello Centrale, avvenuto appena due anni prima.

    « Sei ferita. » bisbigliò, incerto. Non era una domanda, quanto una constatazione.
    « Non avrei voluto vederti così, no. » mosse un altro paio di passi,
    offrendole la destra schiusa. « No davvero. »

    [...]

    L'AEnemos si sollevò di scatto, e il suo braccio armato con lei: dal cuneo della spada irraggiò un cono di trama argentata che trafisse l'alfiere all'altezza dello sterno per esplodere dalla sommità della sua schiena, continuando la propria corsa sino al trono istoriato. Il boato dell'impatto imminente fu surrogato da un rintocco solennissimo e disincarnato, riconducibile ad un'architettura spettrale che avvolgeva lo scranno e l'uomo che lo occupava. L'immagine dell'alfiere trafitto sbiadì sino a scomparire, lasciando che l'originale ne aspirasse gli scampoli per ricompattarli sopra di sé. Catastrophe si sollevò, mormorando un'imprecazione smozzicata; tremava.

    [...]

    image

    « Non sei poi così diverso da lui, in fondo. »
    mosse la bastarda in un tracciato obliquo, portandola al fianco con gesto marziale.
    « Uno splendido bugiardo. »

    Moloch di casa Aldeym incrociò le dita all'altezza del mento,
    costringendosi ad un sorriso amaro.

    « Bugie. »
    I frammenti di vetro si scossero, sollevandosi ad uno ad uno per ricomporre il pannello originale
    in una cacofonia di incastri stridenti. La stanza venne inondata di luce.
    « Non le odiamo tutti? »

     
    Top
    .
  6. Raphael'
     
    .

    User deleted


    { Banebriar's Place, corridoio infinito }
    pov - antares

    Per quanto lo spazio dilatato su cui fluttuava desse l'impressione contraria, stava correndo.
    Era stato un istante, e tanto gli era bastato: la presenza oscena di Gabriev Disith - una delle tante propaggini di una minaccia senza nome adagiata appena sopra la superficie ideale che fa da spartiacque fra il multiverso ed il caos - si era accesa per poi spegnersi pochi, intensissimi minuti dopo, infettandolo con un senso di urgenza. Arcuò le dita - lunghissime - in un moto di frustrazione, e lo spazio intorno ai polpastrelli si dilatò in una sfocatura annoiata prima di riassestarsi, assumendo per qualche istante un connotato elastico; su quel piano, i suoi poteri
    erano più limitati di quanto non volesse dare ad intendere.

    « Vecchio amico. » sussurrò, melancolico, ad un interlocutore invisibile.
    « Non credere che te la darò vinta senza combattere. »

    E il suo avatar divenne fiamma d'argento, proiettandosi verso
    il portone della Campana-Cuore con un sol guizzo.


    { Sala del Trono di Banebriar, detta della "Campana Cuore" }
    pov - moloch

    Questa volta, la coalescenza dei suoi fantasmi fu costretta a cedere qualche centimetro una volta incassato il colpo; il fendente produsse un secondo rintocco, più fondo e tetro del precedente, la cui eco fece saltare alcune mattonelle dai propri alloggiamenti. Contro quella spada, ammise, il suo era un ben misero scudo.

    « Sono sorpreso. » esordì, neutro, congedando il consesso con un gesto approssimativo. Leggendo la perplessità negli occhi della donna, si sporse impercettibilmente dal trono per chiarificare.
    « Non ho mai imparato a tirare di spada come avrei voluto, ma giurerei che i tuoi colpo sono stati troppo, come dire... »
    Pur debolmente, sorrise.
    « ...educati. »

    Fece leva sugli avambracci, sollevandosi dallo scranno. Nello sciogliere la stretta serrata sui pomoli dei braccioli,
    le sue dita si lasciarono indietro una tenue scia di luce argentata.
    « Per un'assassina, si intende. »

    [...]

    Lo scambio venne intervallato da una parentesi silenziosa, compromessa appena dal crepitare della reciproca trama. Con sua grande sorpresa, la donna appoggiò - senza infilarla - la bastarda al fodero in un tintinnio metallico,
    con l'intenzione di segnalare una tregua.

    « E' vero. » ammise, senza imbarazzo. Se nel suo tono c'era un'emozione, non riuscì a decifrarla;
    nei suoi occhi, al contrario, solo rabbia gelida.
    « Voglio delle risposte. »

    « Risposte? » la rimbeccò, reciso. « Risposte, sì. » cantilenò fra sé e sé, quasi a voler esorcizzare l'assurdità dell'asserto.
    « E una volta che te le avrò date, le tue risposte? Morirò? »

    Catastrophe non si scompose.
    « No. » e fece roteare la Cacciatrice con un gioco di polso,
    portandola in posizione offensiva. « Moriremo. »

    Sgranò gli occhi, portando istintivamente la mano ad un fianco che apprese come non armato. Nel grande libro del dio Straniero, è evidente, doveva esserci un capitolo in meno di quanto promessogli. L'AEnemos interpretò il suo silenzio come una cessione di battuta, e rincarò la dose con una punta
    di curiosità divertita.

    « Hai paura? »
    Fu un istante di luce. Il corpo dell'alfiere si scompose in un nido di fasci energetici subito espulsi in ogni direzione e subito riassemblatisi dirimpetto alla donna; Catastrophe sferrò d'istinto un fendente diagonale, ma il taglio di Grindylov venne intercettato dalla mano aperta di Moloch. Le dita bianche si strinsero sino ad abbracciare il piatto, allargando una ferita profonda lungo tutta l'estensione del palmo. Parlò. Nel suo tono
    non era assente una certa deprecazione.

    « Questo corpo è vecchio, donna. »
    Serrò la stretta, scuotendo la lama con il tremito del suo avambraccio.
    « Non credere che abbia paura di farlo sanguinare. »


    { Sala del Trono di Banebriar, detta della "Campana Cuore" }
    pov - partecipanti

    Quello che si srotola di fronte a voi è uno scenario allarmante: all'interno della Campana-Cuore - un locale quadrangolare occupato da un trono in basalto sormontato dalla scultura di un ventricolo laccato di rosso e oro - l'alfiere e l'assassina hanno cominciato a darsi battaglia senza di voi, ed è già stato versato del sangue da entrambe le parti. Le due presenze da voi più nitidamente avvertite sono immobili al centro della camera: l'alfiere - un uomo dall'aspetto severissimo, tanto bianco quanto alto - e l'assassina - una donna dotata di una bellezza resa ormai vestigiale dalla consunzione - sono lì ritti come lastre di scisto, l'uno intento a bloccare l'arma dell'altra nella propria stretta - questa sempre più precaria. Prima di concentrarsi sulla vostra intrusione, si lasciano sfuggire alcuni scampoli di conversazione.

    « Sai, almeno, per chi hai promesso di morire? »
    « Sì. Lo so. »
    « No, non lo sai. Ed è l'unica risposta che intendo darti. »

    La donna sembra pronta a ribattere, ma lo scambio si vede troncato dalla vostra invasione; l'AEnemos non vi dedica che uno sguardo, registrando a mala pena la presenza di qualcosa che aveva avvertito ai margini del suo percepibile qualche istante prima; l'alfiere, al contrario, si trattiene quanto basta a scoccarvi
    un'occhiata condiscendente.

    « Ha coinvolto degli altri. Di nuovo. »
    Solleva il braccio libero, puntandolo verso di voi.
    « Non volevo che succedesse. »

    Dal palmo schiuso esplode un proiettile iridescente, deformatosi a metà tragitto in un nugolo di creature serpentiformi fatte di coagulo luminoso, trama e polvere. Una legione di wraith, avatar spettrali materializzati dalla volontà dei morti,
    le bocche cieche spalancate nei preparativi del loro unico
    ed ultimo pasto.

    image
    « Perdonatemi. »

    L'orda viene deviata in un boato monumentale, preceduto da uno scampanellare argentino e quanto di più vicino possa immaginarsi all'ultimo alito di una fiamma estinta. Le creature vanno a cozzare contro il soffitto, sfondandolo: Il fortunale di macerie che segue non risparmia nulla entro dieci metri dal portone d'ingresso, scagliandovi contro calcinacci, mattoni ed architravi monche. Qualcuna di queste precipita sull'uomo biondo ed impossibilmente sottile appena comparso di fronte a voi, ma il suo corpo sembra assecondarne l'intrusione per poi riacquistare i propri contorni originali,
    comportandosi come uno specchio d'acqua.

    « Avanti, diglielo. »
    La sua voce vibra di un'autorità che scavalca il semplice imperativo: non è un comando, quanto il concetto stesso di comando tradotto dalla lingua degli déi nella lingua comune.
    « Perché tu lo ascolterai, non è vero? »
    L'assassina, interdetta, disimpegna la spada in uno strattone affrettato,
    portando l'avversario ad arretrare di un paio di metri.

    « C-cosa? Io...? »
    « Tu cosa, bambina? Non vuoi risposte? »
    Nello sguardo perso della donna si legge un muto, timidissimo assenso.
    « ALLORA UCCIDILO! »

    In quegli stessi occhi si accende una follia esasperata. Solleva la spada, urlando, nel tentativo di menare un secondo fendente contro l'albino poco distante. Appena prima di formulare concretamente la sua intenzione omicida, Catastrophe si ritrova prona con il volto schiacciato contro il pavimento, schiantata al suolo da un solo gesto. La terza delle quattro presenze - il contenitore spirituale il cui semplice contatto vi ha squassato con brividi di disgusto - ha trovato corpo in un uomo livido dai capelli rossi con indosso un lungo pastrano liso. La sua voce è a metà strada fra un latrato ed un
    colpo di tosse, roca e ruvida quanto carta vetrata.

    « “Non credere che te la darò vinta senza combattere.” »
    gracchia, accompagnandosi ad un sorriso privo di gioia.
    « Mi stai prendendo per culo, biondo.
    Questo è combattere?
    »

    image
    « Puoi fare di meglio. »

    { QM P o i n t ::
    CITAZIONE
    L'attacco di Moloch e la frana che segue sono da considerarsi in atto una manciata di secondi dopo il concludersi dell'azione offensiva di Vega; la frana ha il potenziale di una tecnica ad area media rivolta a ciascuno di voi nella sua massima capacità possibile ( un danno medio a testa, in breve, in caso di difesa omessa. ). E' possibile scongiurarla tramite una difesa ad area di consumo alto.

    Alla luce dello svolgersi degli eventi, inviterei il seguente ordine di intervento a beneficio
    della fluidità dell'azione e della coerenza narrativa. Nello specifico:
      - Warwizard;
      - Vessiel;
      - Vega;
      - Resto del gruppo.

    Raccomando ugualmente una certa organizzazione fra le parti. Non a caso, vi è stata lasciata
    carta bianca - siamo all'encore dell'evento, dopotutto.
    Sorprendetemi.

     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

    Group
    Member
    Posts
    14,128
    Location
    Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

    Status
    Offline
    La situazione fu incredibilmente bizzarra e si presentò in maniera del tutto particolare agli occhi dello shinobi: si trattava di eventi molto grandi, di una lotta che era già iniziata e che era ad un livello molto diverso da quello che avrebbe potuto normalmente combattere. Ma qualcosa all'improvviso lo distrasse e lo fece voltare su se stesso all'erta: un'esplosione che fece saltare la spessa porta che aveva richiuso e protetto con la Nebbia Piromantica. E le ipotesi potevano essere solo due: o gli individui che aveva percepito prima avevano utilizzato qualche esplosivo ad alto potenziale per spazzare via ogni cosa o ancora una volta il potere del suo incantesimo si era sviluppato in un modo del tutto anomalo e ancora più pericoloso di quanto non fosse mai stato. Entrambe le ipotesi erano molto preoccupanti, soprattutto in quel frangente, dove non avrebbe potuto fare affidamento su altro che i suoi poteri.
    Ma ancora una volta non c'era tempo per arrivare ad una conclusione razionale, poiché un piccolo oggetto entrò nella stanza e sprigionò subito un mare di luce.
    *Una granata accecante!* riconobbe lo shinobi, avvezzo a trucchi di guerriglia di ogni sorta. E sebbene lui preferisse di solito non usarli, sapeva altresì come difendersi: accecato, senza avere una seppur minima conoscenza del territorio e della posizione del nemico che aveva lanciato l'arma luminosa, non poteva rischiare di peggiorare la sua situazione muovendosi alla cieca, magari per andare ad infilzarsi contro qualcuno o qualcosa. Così, un po' a malincuore, disse "Ikshesa ruk flaminis!" e subito una delle sue difese più solide comparve a sua totale protezione, tenendo il braccio sinistro davanti al volto. Poco dopo una serie di colpi si schiantò sull'Armatura di Fuoco, producendo una serie di schianti metallici che gli fecero perdere l'equilibrio. Non sapeva esattamente chi o cosa lo avesse colpito, ma se non fosse ricorso a quella difesa, frutto di molti ricordi e potere che gli era ritornato solo poche settimane prima, sarebbe finito molto probabilmente a mal partito.

    La vista gli si schiarì poco dopo, giusto in tempo per vedere una trafila di Wraith promanare da un punto indistinto e sfrecciare verso l'alto, distruggendo il soffitto con un rumore argenteo e allo stesso tempo simile al rumore di una fiamma al suo ultimo istante di vita. Lo shinobi vide quello che stava per accadere e, quasi istintivamente, si rialzò e cominciò a muoversi di nuovo per non rimanere sepolto sotto le macerie che gli stavano per crollare addosso. Schivò, saltò, superò quasi in volo calcinacci, vetri e pezzi di architrave, ma per quanto si muovesse con tutta l'agilità e tutte le capacità di cui disponeva, non potè evitare tutto quello che gli cadde addosso, ma dove non poteva difenderlo la propria abilità, la sua difesa riusciva ancora a salvarlo da conseguenze indesiderate, sebbene alla fine di tutto ne fosse uscita piuttosto male.
    Con tutti i suoi movimenti, lo shinobi, ancora avvolto dall'armatura rossa danneggiata, guadagnò una posizione sopravanzata rispetto agli altri, circa cinque metri avanti rispetto alla sua posizione precedente, al di sopra di un metro abbondante di macerie, rivolto verso gli eventi che stavano prendendo corpo in quella strana stanza. Una persona venne quindi sconfitta davanti ai suoi occhi, schiacciata dalla velocissima possenza del vecchio che, seppur ferito, era stato capace di qualcosa che trascendeva ogni barlume di normalità. Non comprese bene l'intera portata di quanto stava accadendo lì, ma una cosa ormai era ben chiara.
    Si rivolse quindi di tre quarti rispetto agli altri, in modo da ricomprendere nel proprio campo visivo tutti i presenti e coloro che vi stavano entrando. "Riponi gli artigli e usa il cervello invece delle bombe" disse rivolto al biondo. "Quindi non siamo in una taverna di giocatori fortunati e ubriaconi molesti." Probabilmente si sarebbe fatto riconoscere in quel modo come l'uomo avvolto nel mantello rosso che aveva cercato di sedare una rissa provocata proprio da quel biondino artigliato, ma non gli importava ormai più di tanto. Poi il Ninja spaziò con la vista, in modo da parlare in modo più vasto a tutti gli altri: "Qui siamo di fronte ad eventi molto più alti di noi, in cui noi non siamo che semplici spettatori impotenti, se non delle mere pedine. E io prima di agire preferisco sempre sapere qual è il gioco in cui siamo stati nostro malgrado coinvolti..." Cosa che evidentemente qualcuno non aveva fatto attaccandolo semplicemente a vista, magari manipolato o più semplicemente inconsapevole di quanto stesse effettivamente accadendo e della verità che cominciava a stendersi dinnanzi a loro.



    Quindi lo shinobi si voltò di nuovo e con l sua voce baritonale cominciò ad intonare un canto che aveva utilizzato molte volte in passato, quando ancora era un sacerdote: si trattava di un canto dalla forza molto particolare e dalla funzione ancora più peculiare: con esso infatti cercava di bandire ed esorcizzare qualsiasi entità o qualsiasi forza che faceva male al mondo o ad una sua creatura e tentava di proteggere della vita che a sua volta avrebbe potuto portare altra vita. Capitavano però delle occasioni in cui il male si rivelava troppo forte per poter essere così semplicemente bandito e allora si rivelava epr quello che era, usciva dal suo nascondiglio e spesso involontariamente rivelava la propria debolezza, con la quale poi i suoi seguaci erano in grado di eliminare il male stesso.
    Il suo potere sacerdotale si era ormai esaurito da tempo, da quando il suo mondo, fonte di forza del suo spirito, era stato ridotto ad un cumulo di polvere statica, ma quel canto lo ricordava ancora bene. E se non poteva sperare di bandire ciò che di male era capitato in quel posto, sperava almeno di spingere il vero nemico a rivelarsi per quello che era.
    *Mi sono rimaste le forze sufficienti per un solo colpo... spero di non doverle sprecare prima di capire che cosa devo fare* si disse lo shinobi mentre riprendeva fiato tra la prima e la seconda strofa del canto.
    Sperava anche che gli altri individui, soprattutto i compagni di quel sadico con gli artigli, non avessero la balzana idea di distrubarlo senza capire niente... ma in quel caso, avrebbero dovuto percorrere almeno una decina di metri e superare un campo di detriti taglienti piuttosto irregolare prima di poter arrivare a cercare di colpire dal basso verso l'alto.

    SPOILER (click to view)
    Energia residua: 50%
    Condizioni fisiche: ustioni basse da colpo sacro.
    Condizioni psicologiche: consapevole di essere al cospetto di eventi molto più alti, determinato a capire e quindi fare la cosa giusta.

    Riassunto azioni: Masahiro cerca di capire che cosa stia succedendo, ma è distratto dall'esplosione della porta. La granata accecante di Vega fa il suo effetto, ma comprendendo di essere in pericolo, evoca, un po' a malincuore per motivi personali, la propria Armatura di Fuoco (v. sotto), proteggendosi così dall'attacco e finendo a terra.
    Ripresosi dall'abbaglio, vede che cosa gli sta per capitare e, più per istinto che per razionalità, si muove per schivare parte dell'attacco, facendosi difendere dall'armatura per quanto non riesce a schivare con la propria innata agilità.
    Quindi, portandosi ai margini esterni del campo di detriti venutosi a creare, osserva gli eventi per come si svolgono e, pur comprendendone la piena portata, intuisce come ex sacerdote di trovarsi al cospetto di qualcosa di molto più grande e invita conseguentemente Vega, dal quale si fa forse riconoscere per un episodio pregresso, e tutti gli altri a cercare di capire prima di agire, in quanto in tali eventi nessuno può dirsi, a parare del Ninja, nulla più di uno spettatore o di una pedina di un gioco ancora al di là della comprensione.
    Quindi ricorre ad un vecchio canto esorcistico: sebbene privo dei poteri sacerdotali di un tempo, spera che il significato rituale delle parole possa spingere il male a rivelarsi e riuscire quindi a capire chi colpire, intendendo il male com'era determinato dal suo culto, ovvero qualsiasi persona o entità volta genuinamente a fare del male o a distruggere la vita.

    Nota: il canto di Masahiro vuole essere simile a quello riportato nel topic, ovviamente senza musica e con un tono molto più grave.

    Abilità in uso
    CITAZIONE
    Acrobatismo
    La forza di un Ninja non si misura dallo sviluppo dei suoi muscoli, ma dai suoi movimenti.” Seguendo questo insegnamento del suo Maestro, Masahiro si è sottoposto ad un allenamento molto duro e durato svariati anni, che gli ha permesso di mutare parzialmente la propria natura. Il risultato si è concretizzato nella capacità di spiccare salti più alti (3 metri) e più lunghi (10 metri) rispetto agli altri, di correre sui muri o di stazionarvi per ore senza perdere la presa o stancarsi (previo utilizzo di uno strumento idoneo), di muoversi con le capacità di un felino e soprattutto nella capacità di non subire alcun danno o di attutire le conseguenze di una caduta a seconda dell’altezza. Ovviamente una caduta da un dirupo (senza il fischio che copre le bestemmie di Wile E. Coyote) sarà fatale come per tutti gli esseri viventi sprovvisti di ali.
    Ciò non vuol dire che Masahiro sappia muoversi più velocemente degli altri, ma semplicemente meglio.
    Abilità passiva

    Sensi Arcani
    Grazie alla continua pratica dei poteri magici, anche prima di cominciare ad indossare la propria maschera, lo shinobi ha assunto una particolare capacità nota come "Sensi Arcani", graize alla quale chi la possiede è in grado di rilevare qualsiasi altra fonte energetica si trovi nei suoi pressi nel raggio di 15 metri quadrati senza bisogno di concentrarsi per ottenere lo stesso risultato. Inoltre la stessa capacità di percezione si estende a tutti i sensi fisici (i comuni cinque sensi umani), permettendo così al Ninja di non incorrere in inganni dovuti ad illusioni di livello basso o medio.

    Tecnica usata
    CITAZIONE
    Armatura di Fuoco
    Tecnica difensiva di estrema potenza, cui Masahiro preferisce non ricorrere: sfruttando i suoi poteri elementali arcani in una maniera particolare, è in grado di ricreare attorno al suo corpo un'armatura rossa molto calda e capace di fornire protezione contro tutte le tecniche fisiche e quelle condotte con il gelo che non raggiungano il livello critico. La protezione fornita da questa tecnica è però totale per tutto il turno in cui evocata ed è differente da qualsiasi armatura comune. Nella sua maniestazione fisica, appare come una cotta di maglia rossa completa, contornata e potenziata da bracciali di metallo (che non si sovrappongono all'equipaggiamento), da una piastra che protegge spalle, torace e parte della schiena, da una protezione inguinale e da due gambali.
    Tipo: Alta
    Consumo: 20%
     
    Top
    .
  8. ~Vessiel.
     
    .

    User deleted


    Luciferò si pentì di essersi recato in quel luogo.
    Era stato mosso dal desiderio di approfondire la conoscenza del giovane dagli strabilianti poteri, ma si era ben presto ritrovato a fare il semplice lavoro sporco, senza avere nemmeno una minima possibilità per intavolare un colloquio con il suo prescelto, riguardo le arti magiche. Avrebbe avuto tante domande da porgli, tante curiosità da fargli svelare, purtroppo però, non ne ebbe modo. Questo lo infastidì notevolmente: era costretto a vivere tra patetici esseri umani, tra creature inette e, ai suoi occhi, tutte identiche, costrette a combattere giornalmente con problemi del tutto irrilevanti, del tutto ignari di ciò che in realtà - e di ben più importante - accadeva nel regno dei Cieli e nel regno degli Inferi.
    L'unica loro utilità stava nel farlo divertire, nel fargli passare i secoli - o forse millenni - che gli sarebbero serviti per prepararsi a combatterLo nuovamente, facendo però andare le cose in maniera differente.
    Valutò l'ipotesi di tornare sui suoi passi alla ricerca dell'Alfiere, ma l'accantonò comprendendo che avrebbe fatto la figura del codardo agli occhi di Nihil e Masashiro. Ciò sarebbe stato davvero spiacevole, quindi seppur scarsamente motivato, continuò a seguirli all'interno del palazzo.
    Quando, del tutto all'improvviso, udì distintamente una potente esplosione, comprese che i ribelli dovevano essere ormai alle loro calcagna. Non se ne preoccupò affatto, sicuro che niente avrebbe potuto realmente danneggiarlo.
    «Stanno arrivando!»
    Cinguettò, sarcastico, in direzione degli altri due mercenari.
    Un'altra persona al suo posto sarebbe stata estremamente preoccupata, avrebbe messo la mano al coltellaccio e avrebbe atteso - in una posizione vantaggiosa, puntando sull'effetto sorpresa - con trepidazione l'arrivo di coloro che avrebbero dovuto uccidere. Ma non lui.
    Non avrebbe neanche però voluto essere sorpreso, cosa che invece accadde.
    L'urlo, disperato, dello shinobi arrivò di una frazione di secondo in ritardo, impedendo al damerino di chiudere gli occhi: venne così accecato da un'intenso bagliore. Tutto ciò che lo circondava si unì in una sola, infinita creatura bianca, un vuoto totale lo circondò, privandolo per qualche istante della vista. Sentì attorna a sè esplodere il caos, udì distintamente grida e rumori di battaglia. Proprio mentre la vista cominciava a tornare, si vide però caricato a terra da una montagna umana. Un volgarissimo guerriero l'avrebbe schiacciato al suolo e, durante la caduta, avrebbe tentato di trafiggerlo con un'arma dalla forma molto curiosa. Vessiel avrebbe benissimo potuto lasciarlo fare, ma se lo avesse fatto, il nemico gli avrebbe distrutto la giacca, rendendolo poco presentabile. Riuscì così a ritrovare la lucidità necessaria a creare una mistica lastra di Oscurità, la quale bloccò sia la carica, sia gli affondi. Vedendo gli sforzi del bruto vanificati, gli lanciò uno sguardo disgustato.
    Non capì molto di ciò che accadde in seguito.
    Voci. Persone. Violenza.
    E un improvviso crollo del soffitto.
    Il corpo umano di cui era dotato non sarebbe stato sufficentemente agile per evitarlo. Mentre i primi segmenti di roccia iniziavano a franare su tutti loro, Vessiel si rannicchiò a terra - e di quel gesto si sarebbe pentito per l'eternità: troppo umiliante - e si coprì il capo come meglio potè con le braccia.
    Un istante dopo venne sommerso da una colata di detriti.
    Non vi fu altro. Il mondo sembrò collassare. Vi era solo dolore.
    Ma non temeva la Morte. La Morte era stata creata unicamente per la razza preferita del Signore, per ricordar loro che avevano il tempo contato e che non avrebbero dovuto sprecarlo cercando di eguagliarlo. Diciamo che il Vecchio, dopo la rivolta capegiata da Vessiel, aveva voluto prendere delle precauzioni. Ma il suo contratto non era retroattivo, quindi lui era rimasto di stirpe immortale. Certo, la sofferenza - mentre abitava in quelle umane spoglie - poteva percepirla, ma a tratti la trovava anche divertente. Quasi inebriante. Lo faceva sentire vivo, spezzava la noia ancestrale che lo aveva sempre perseguitato.
    Ma non c'era tempo per il dolore.
    Rimase privo di coscienza per una manciata di secondi e venne risvegliato dal canto del ninja. Lentamente riemerse dalla sua tomba. Il corpo ricoperto di tagli e graffi di varia natura, l'elegante vestito nero a brandelli. Ma ancora in grado di sfruttare l'umano che aveva posseduto.
    «Il ninja ha ragione; siamo solo pedine.»
    Decretò una volta liberatosi dalle macerie, con sicurezza, comprendendo a sua volta che non erano altro che delle mere comparse in un gioco di potere che non li riguardava in alcun modo. Avrebbe però dovuto immaginarlo: era stato assoldato come un qualunque mercenario, pagato per agire, non per sapere, programmare e ideare.
    «Ma tu devi comunque pagare per la tua insolenza.»
    Sentenziò aspramente nei confronti del bestione mascherato che aveva osato atterrarlo e che aveva cercato di aprirgli diversi buchi in pancia. Quell'affronto sarebbe stato lavato con il sangue.
    Avrebbe così indicato il tizio mascherato e avrebbe convogliato il suo potere nelle dita, tanto intensamente da renderlo solido e visibile. Una sfera, completamente oscura e pulsante, sarebbe apparsa e sarebbe stata lanciata, con un rapido movimento della mano, contro colui che aveva tentato di ammazzarlo. Quest'ultima, sarebbe poi espolosa. Se tutto fosse andato per il meglio, avrebbe travolto non solo Vega, ma anche i suoi compagni.



    SPOILER (click to view)
    Energia Totale: 100% 80%
    Energia Utilizzata: 10% + 20%
    Energia Restante: 50%

    Status Fisico.
    Danni di livello Medio su tutto il corpo.
    Ustioni di livello Basso.

    Tecniche Utilizzate

    † O Tenebre: Venite A Me! †
    Dopo la sua caduta dal Paradiso Celeste, Lucifero è divenuto un essere delle tenebre, abituato a vivere nell'oscurità - benchè possa anche muoversi alla luce del giorno - e ad avere essa come valida alleata e non come nemica, sfruttandola al meglio per ogni evenienza. Praticamente quest'abilità consente a Vesseil un controllo pressochè perfetto, e totale, delle tenebre. Potrà plasmarle e controllarle come meglio crede, usandole sia in fase offensiva per creare raggi, sfere, lame di ogni genere, ondate ed esplosioni di energie oscure, e tutto ciò che può venirgli in mente sul momento, mentre, in fase difensiva, per creare scudi solidi, barriere o quant'altro possa tornargli utile. Unico limite: la sua fantasia e il suo ingegno. Infondendo nelle tenebre create un quantitativo variabile di energia (da Basso a Immenso) si fa raggiungere alle stesse un potere offensivo e difensivo pari alla quantità utilizzata. Esempio: Se nella tenebra viene concentrato un Alto, esso potrà provocare danni di livello Alto e parare attacchi (di ogni tipo, compresi energetici e magici) di livello Alto. La creazione delle tenebre potrà avvenire unicamente nelle mani di Vessiel e gli attacchi avranno effetto solo nel raggio di quindici metri dalla loro creazione. Insomma, un totale controllo su questo elemento.
    . Controllo Elemento Tenebra - Consumo Variabile Medio .

    † Distruzione Dei Regni: A Me! †
    Una delle tecniche più devastanti in posesso del Nosferatu, appresa fin dalla Notte dei Tempi per distruggere, per spazzare via i nemici del Signore, ora utilizzata invece per i suoi scopi e non più per tenere alto un ideale. Tecnica adatta a colpire più di un bersaglio contemporaneamente e per questo spesso utilizzata da egli contro interi eserciti celestiali. Tramite un istante di concentrazione infatti Vessiel sarà in grado, alzando due dita - con il palmo rivolto verso il volto - di concentrare in esse dell'energia sacrilega, la quale si manifesterà sottoforma di una palla - grande come quelle da calcio - nera: sembra che pulsi e si contragga, come un cuore, tanta pare essere la sua voglia di esplodere. Sì, esplodere, perchè una volta che Vessiel avrà scagliato quest'energia sacrilega contro il nemico, la goccia di potere oscuro esploderà a contatto, provocando una notevole deflagrazione che investirà chiunque nel raggio di cinque metri. Ovviamente più ci si troverà vicini al centro dell'esplosione e maggiori saranno i danni.
    . Elemento: Sacrilego - Consumo Alto .

    Note.
    Mentre Vega carica, cerca anche di affondare la lama. Mi sono difeso quindi con una barriera magica a costo Medio. Infondo vengo attaccato per secondo, quindi riesco a riprendermi a sufficenza per riuscire a difendermi dall'assalto. Vengo poi travolto dalle macerie e, una volta salvo, attacco Vega con una tecnica esplosiva di livello Alto.
     
    Top
    .
  9. .:Vega:.
     
    .

    User deleted




    Le macerie gli crollarono a ridosso senza spostarlo di un centimetro. Una frana grigia che avrebbe investito un orso, forse anche un manipolo di soldati.
    Non lui.
    Rimase fermo, glaciale, statuario ed immobile a fissare i due interlocutori vigliacchi. Senza battere ciglio.
    Aspettando il momento buono.
    Obiettivi ingaggiati: due.
    Obiettivi terminati: zero.
    Chi attraverso un tempestivo scudo infuocato, chi grazie all'emanazione di una onda scura, quelli che avrebbero dovuto essere due cadaveri riversi nel loro sangue adesso si ergevano ancora in piedi, come colonne di roccia.
    Dunque sono ossi duri, balenò alla mente dell'assassino, pronto ad assalire ancora. Uno dei due lo aveva già incrociato: un incontro bizzarro avvenuto in una taverna sperduta. Un Nessuno più pronto a rispondere ad una offesa fisica con una offesa verbale, come dedusse.
    Attacca e taci, pensò.
    Attaccatemi tutti.
    Tutti insieme.
    Sono qui per fare il mio lavoro.
    Non mi importa di deità, angeli, diavoli o profeti del cazzo.
    Ciò che importa è quello che devo fare.
    Che devo fare.

    Fu l'esplosione nera a sbalzarlo per aria. una conflagrazione immane, che lo scaraventò indietro, a ruzzolare metri e metri al suolo prima di riprendersi.
    Dolore.
    Al petto. Un lancinante bruciore al plesso solare.
    Forse sarebbe morto.
    Altro dolore.
    Dentro, nel profondo.
    Era sempre stato il suo destino. Crepare così, ammazzato da due cani pulciosi trovati dentro un castello diroccato.
    « Gh.. » mugugnando di dolore, l'assassino riuscì dalla posizione supina a issarsi sulle gambe. Il braccio destro incrociato dinanzi alla tempia, cercando di scrutare oltre la polvere, oltre le macerie.
    Il diavolo nero.
    Quello che devo fare.
    Ucciderli.
    Ucciderli tutti.
    « Delle pedine oltremodo linguacciute, per i miei gusti. »
    Sogghignando, caricò energia nella mancina.
    Avvertì Isabel incanalarla.
    Tremare.
    « Limitatevi a mangiare. »
    Sibilò, velenoso.
    Anche l'acciaio di Isabel sibilò. Un secco movimento ad arco portato nella direzione del diavolo nero che aveva evocato l'armatura infuocata. Quello particolarmente loquace.
    Anche il triadico riverbero energetico sibilò. Un trittico a mezzaluna incolore divorò la distanza che lo separava dal nemico.
    Avrebbe divorato anche la testa del demone, forse.
    « O ad esser mangiati. »



    SPOILER (click to view)

    image

    Energia residua: 60% -10% -20% = 30%
    Status Fisico: Contusione di bassa-lieve entità lungo l'avambraccio destro. Cratere ustionato di livello Medio al petto
    Status Psicologico: Esaltato

    Passive in uso

    Scarlet Terror_ Bonus Velocità +50%, Resistenza +50%, Forza +50%, Energia +10%
    Scarlet Poison_ Ogni qual volta l'avversario venga colpito dall'arma Isabel subirà un malus alla Resistenza del 25% nel suo primo turno, più un ulteriore 25% nel secondo turno sino ad un massimo del 50%. Il malus svanisce al termine del secondo turno, posto che l'avversario non venga colpito nuovamente dalla suddetta arma.

    Attive Utilizzate


    Scarlet Tekkai__ Se nel mondo animale la tanatosi si limita ad essere un irrigidimento totale del corpo in seguito ad una situazione di pericolo o come semplice reazione da contatto, o ad un comportamento d'attacco, il corpo di Vega dopo numerosissimi allenamenti riesce a portare agli estremi limiti questa pratica difensiva. Grazie a questa il corpo dell'assassino si irrigidisce completamente divenendo resistente come il ferro. Egli si concentra e, rimanendo immobile, usa il Tekkai su una determinata porzione del proprio corpo, la quale diviene una sorta di scudo volto a proteggerlo da avversità esterne. Vega può arbitrariamente decidere quanta resistenza imprimere nel suo corpo, che può quindi divenire più o meno resistente del ferro stesso. Ovviamente un consumo energetico basso potrà difendere solo da attacchi di livello basso, un consumo medio da attacchi medi, ecc.
    [Consumo Variabile Medio ]

    Scarlet Claw__Vega ha approfondito l'apprendimento di un metodo di assassinio che alla lunga lo ha reso tutt'uno con la sua arma prediletta, Isabel, conseguendo da questa simbiosi una combinazione distruttiva contro cui ben pochi nemici possono sperare di ergersi.
    In questo caso Vega imprime energia nella sua mano sinistra. Un movimento, un unico e secco movimento della stessa in direzione del nemico e dalle tre lame della Isabel si verrà a creare un fendente aereo fatto di pura energia falciante. Un fendente visibile all'avversario come una specie di perturbazione aerea, un riverbero energetico triadico tanto veloce quanto letale. I danni e la velocità del fendente saranno direttamente proporzionali all'energia impressa da Vega nella mancina.
    [ Consumo Variabile Alto]

    Riassunto Kombat:
    -Resisto alla frana con un Tekkai di liv. medio, subendo poi l'esplosione alta ad area (e quindi media) di Vessiel.
    -Supino e a terra, mentre prova a rialzarsi spedisce un fendente aereo di livello Alto (+50% Forza +50% Velocità) a Warwizard.





    Edited by .:Vega:. - 7/3/2011, 16:11
     
    Top
    .
  10. .Nihil
     
    .

    User deleted




    Gli eventi, come sempre accadeva in simili circostanze, progredivano rapidi quando il battito martellante dei cuori di coloro che vi partecipavano, profondamente intrisi dell'odore della paura, della gloria,o della rabbia, a seconda di chi fossero gli attorni delle singole vicende.

    Davanti le porte della sala del trono dell'Alfiere del Nord si andava disvelando il prologo una carneficina quanto mai indegna di un simile luogo ma che pur certamente non avrebbe tardato a rivelarsi.

    Il crollo del soffitto, le grida di qui suoi compagni di ventura che già avevano dovuto ricorrere ad armi e magia per veder salve le loro vite e strappata quella del nemico che, lesto, li incalzava : nulla di tutto ciò aveva fatto breccia nella calma apparente che l'omuncolo tratteneva.
    Aveva osservato la vicenda che prendeva corpo con sguardo assorto, quasi trasognato, senza mai voltarsi ne interessarsi a ciò che stava prendendo corpo alle sue spalle : non era il suo compito. Era a caccia degli assaltatori, quelli che sarebbero arrivati da oltre il grande portale, di cui quell'acrobata dai lunghi artigli era solo l'avanguardia.

    Solo una cosa - un pensiero espresso ad alta voce - aveva fatto sorridere il pupazzo di carne tra le tante parole spese in quella aule, deformando ancor oltre il suo viso già improbabile.
    Era stato l'assassino.

    « Limitatevi a mangiare. »


    Già.



    Dalla sua posizione arretrata, al centro della sala ma ancora abbastanza vicino alle spalle del secondo dei suoi commilitoni - quello che lui non sapeva e non avrebbe avuto interesse a conoscere come figlio del Demonio - aveva potuto pianificare le sue prossime azioni, ne meno ne più di come avrebbe potuto complottare un serpente, in agguato.

    Accucciato a quattro gambe, il mostro aveva permesso ancora una volta al suo corpo di gonfiarsi, scricchiolando come legno secco, mentre articolazioni e tendini, nel tempo di pochi respiri, prendevano nuova forma, riadattandosi al copione che l'omuncolo stava per mettere in scena.
    La bocca di quello che al sud avevano chiamato Fame si era spalancata come orrenda voragine, vomitando fuori da sé, oltre ad un tanfo palpabile di morte ed un sibilo di sottofondo, crescente e martellante, quattro orrende lingue, enormi.

    Il rumore che ne era seguito era stato come lo schiocco di una frusta : le appendici ricoperte di ventose dell'emblema di rame erano schizzate verso il guerriero in maschera, che così gentile l'aveva invitato a pasteggiare con lui.
    Appena ricaduto a terra dalla sua evoluzione, infatti, il Pupazzo di Carne era pronto a ghermirlo, impedendogli la fuga in ogni modo possibile, attirandolo poi rapidamente verso la fine di quello, ed un nuovo pasto per lui. Una lingua per il torso, una per le braccia, una per l'addome ed una per le gambe.
    E per essere certo di avere la meglio su quella saltellante minaccia, ecco che, agguantatolo, il Nulla gli avrebbe vomitato addosso due strali di puro, bianchissimo, affilato osso.

    La carne cruda lo entusiasmava, ma il sapore del sangue, e il calore di quello, erano ciò di quanto più dolce potesse esserci, per lui.



    Lick it! - Passiva; Lingue prensili (quattro).
    Dimensioni Considerevoli - 2,5omt per 11o kg.
    Ingoiatore - Per fagocitare Vega in un sol boccone
    [5o% + 1o%] 6o% Riserva Energetica

    Percuotere - Le lingue del mostro stringono il loro bersaglio con determinazione (-5%) [55%]
    Zanne del Drago - Alla sua preda, l'omuncolo cerca anche di infliggere del danno mentre lo trattiene, in modo che gli sia più facile avvincerlo e cibarsene. (-5%; due dardi) [5o%]

    Psicofisico - Danni da ustione sul braccia, schiena, petto. [danno medio.]


     
    Top
    .
  11.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    SSA Delta


    Group
    Member
    Posts
    812

    Status
    Anonymous

    Avanzò nella sala, in parte incredulo dell'avventatezza del compagno, in parte rimproverandosi di non averlo previsto. Assalta e ammazza sembrava essere il motto dell'allegra combriccola: una pazza sanguinaria, un assassino prezzolato e un mercenario opportunista. Che bella compagnia! commentò fra sé e sé, analizzando analiticamente bersagli e pericoli; invece di lasciarsi tentare dall'impulso di controllare ogni cosa, scivolò quasi naturalmente in quello stato che gli SSA chiamavano 'punto fermo': ora, in quel momento, ogni cosa appariva a lui distante e poteva essere osservata con calma.

    Primo pericolo: le macerie
    « Giù! » gridò, piazzandosi a gambe larghe davanti al gruppo. La seconda lama del bastone laser s'accese e sfrigolò quando mosse il braccio in un ampio movimento ascendente, riducendo il polvere due massi con un singolo colpo. Le lame blu si trasformarono in triangoli, poi in scie, poi in un turbinio incandescente; con le mani quasi affiancate nella presa al centro dell'elsa -la migliore per la velocità-, saltava e colpiva con furia febbrile intercettando con perizia ruderi e macerie, capitelli e pezzi di soffitto franati. La spada laser era elogiata per la sua capacità distruttiva, ma nelle mani di un abile Delta poteva respingere il fuoco di copertura di un mitragliatore laser... e, nelle sue mani, anche di più.
    Niente passò oltre la barriera di muscoli e plasma di cobalto da lui eretta.

    Secondo pericolo: Vessiel.
    Scattò in avanti, a volte correndo a volte saltellando sulle macerie, lasciando la salvezza di Vega nelle mani sue e dei loro compagni; lui in quel momento doveva essere l'apripista. Il secondo dopo lo shinobi era il demonio in spoglie umane, quindi a lui si rivolse il Delta nello scatenare la sua offensiva. Avvicinatosi di lato, sferrò in apertura una finta al torso che avrebbe coperto il fendente al collo, mirando né più né meno che alla decapitazione. Si lasciò cadere a terra - una mano posata a palmo aperto sul terreno - e allungò la gamba con agilità per agganciare l'interno della caviglia di Vessel e tirarlo a terra, poi si rialzò con la stessa agilità e si scagliò in una velocissima sequenza di fendenti: uno sgualembro alla spalla destra, un rapidot tondo al torso e un montante dall'inguine alla gola.
    Ucciso o incapacitato a combattere, era lo stesso ai fini del suo intervento.

    All'interno del punto fisso, niente più era in grado di turbarlo.
    Lui era tutt'uno con la spada, la spada tutt'uno con lui.
    Nient'altro.



    Jattur Shattur - SSA Delta 1.287661A

    _Premessa: Status generale:

    Status - Fisico » Ottimale
    Status - Psicologico » Ottimale
    Status - Energetico » 45%
    Sforzi » 1xBasso, 2xMedio, 2xAlto, -1xMedio
    Riassunto azioni » <div style="margin-left: 10px; margin-top: 2px; margin-bottom: 0px; border-left: 2px solid black; padding-left: 8px">_Proteggo la mia squadra con un Alto secondo le modalità di prima.
    _Attacco Vessiel con un fendente al collo e un calcio all'interno della caviglia.
    _Sfrutto Sveltezza di lama, consumo medio e potenza bassa x turno, per i colpi successivi.


    Note »




    Stili di combattimento »

    Shii-Cho ~ Addestramento standard » +25% agilità e resistenza
    Tiara ~ Oggetto incantato » -25% forza e velocità
    ??? » ???, 1/2

    .
    Arma laser da corpo a corpo »
    Bastone Laser unifase blu personalizzato (id: #5r96s2e8sa9):
    ___ » Distrugge facilmente ogni oggetto non magico
    ___ » Fende la magia come la materia

    .
    Armatura completa »
    SSA-TAmultitask personalizzata (id: #6es5e1j8a4k98s):
    ___ » Rivestimento in lega di di titanio spesso 2mm con resistenza media ai colpi fisici



    Addestramento_


    III. Soresu

    Il Soresu è uno stile difensivo espressamente creato per mettere il praticante in condizione di poter usare le abilità disperdienergia della spada laser per difendersi da un gran numero di colpi d'arma laser da distanza, anche se può essere usato nei combattimenti fra spade laser. Il Soresu impiega brevi guizzi di polso che conducono la lama energetica in movimenti vicini al corpo e posizioni standard che riducono l'esposizione del corpo al nemico, attaccando solo quando è possibile eseguire il colpo senza rischi. E' uno stile obbligatorio per ogni SSA Delta.

    • Difesa standard » Un praticante del Soresu esce dalla guardia standard solo in due occasioni: per attaccare e se la guardia standard non è più sufficiente a difenderlo dagli attacchi nemici. In entrambi i casi, il praticante esce dalla guardia solo per il tempo minimo indispensabile ad attaccare o difendersi, e nel secondo caso cerca sempre di compiere il minimo di movimenti al fine di godere comunque dei vantaggi della guardia standard. In caso il praticante si trovi a fronteggiare un volume di fuoco notevolmente superiore in potenza a quanto consentito dalla guardia standard, il Soresu consente al praticante alcuni movimenti vicini al corpo che permettono alla lama energetica di intercettare i colpi laser e dissiparne naturalmente l'energia, inoltre é possibile parare senza danni ogni attacco corpo a corpo di potenza pari allo sforzo impiegato per difendersi. [2pt, variabile usato alto]
      Approfondimento ~ L'uso di armi alternative alla spada laser standard permette adattamenti più efficienti della tecnica. Nel caso del bastone laser, facendo ruotare l'arma si può ottenere un arco di protezione assimilabile a quello di un emettitore portatile di campo di forza con l'unica eccezione della zona (non) coperta dall'elsa. Un bravo utilizzatore è tuttavia in grado di spostare il bastone laser in modo da ridurre enormemente l'area non protetta.

    IV. Ataru

    L'Ataru è lo stile con cui gli SSA sono conosciuti all'infuori dell'Impero Asghabardiano, sebbene in realtà solo parte degli SSA siano pratici di questo stile. L'Ataru è uno stile d'attacco spettacolare, coreografico e letale che fa ampio uso di salti e rotazioni in aria in attacco e in difesa, e che in mano ad un abile praticante è letale, ma che non è adatta ad un combattimento prolungato a causa dell'alto tributo di energie richiesto.

    • Sveltezza di lama » All'occhio umano la spada laser di un bravo praticante dell'Ataru appare come una serie di triangoli luminosi oppure, per i più bravi, una sinuosa striscia colorata. Il primo e il più famoso praticante di Ataru, l'Imperatore Rodak Asjurbag, è tuttavia in grado di compiere movimenti così veloci che sono appena percepiti all'occhio umano, rendendo il nemico virtualmente incapace di capire da dove verrà il prossimo attacco. La concentrazione necessaria per sferrare un flusso ininterrotto di attacchi limita l'uso di questa tecnica a due turni. [1pt, medio]


     
    Top
    .
  12. Hisagi Shuhei
     
    .

    User deleted


    »#8 - Track_
    _So long sentiment

    Tutta quella confusione. Tutto quel casino.
    Troppi cuori che battevano scoordinati sotto ai ventricoli laccati di uno sgradevole ornamento; troppe presenze perché l'attenzione volubile dello Sfregiato potesse concentrarsi su alcuna; troppo rumore per pensare, contare, ragionare.
    Chiuse gli occhi.
    Inspirò.
    La mano salda sulla 03 fu scossa da un tremito d'indecisione:
    tra le aure che leggeva con la mente era appena apparsa la sua.



    Sgranò gli occhi.
    Espirò.
    Un ghigno sporco gli attraversò il viso da parte a parte come una cicatrice sottile. E tutti i suoi sensi persero interesse per il mondo, per la missione, per ogni cosa. La frana gli cadde addosso. Non la sentì.

    Antares.
    pensò, monomaniaco e assetato di sangue.

    « Yue. »
    disse invece, con una dolcezza inaspettata:
    « Andiamo. »

    Il biondo; il biondo; il biondo.
    Correva e non s'era nemmeno accorto di aver fatto i primi passi. Rideva e non sapeva di essere divertito. Tremava per l'eccitazione. Assaporava quel momento da tanto - troppo - tempo, ormai. L'adrenalina era già in circolo.
    A testa bassa superò di slancio il portale abbattuto, i cani che si azzannavano tra loro. Non erano affar suo, quei randagi. Non più.
    Gli occhi sottili dalle iridi scure scandagliarono la zona, andando in soccorso del sesto senso con cui aveva identificato l'Antico. Eccolo lì, rivolto a incitare la sua marionetta preferita; una preda perfetta, che non avrebbe previsto un'offesa da tergo.
    La sua preda perfetta.

    « Ci rivediamo, Antico. » parafrasò se stesso
    interrompendo la corsa così vicino al dio Straniero da poterne sentire l'odore.

    Puzzava di un vecchio futuro ammorbato dai tachioni.
    Era il fetore dei signori del tempo e dello spazio; quegli stessi altezzosi bastardi contro cui lui, l'Organizzazione e tutti i Razziatori ad essa affiliati combattevano da sempre. Il nemico. Il loro anticristo. Lo sterco che infangava i mondi.
    Il divino adorato da molti, e bramato da altrettanti.

    l'Antico; lo Straniero
    Antares




    L'arma del desfigurado si mosse quasi da sola, come fosse stata propaggine naturale del corpo stesso di Hisagi. Un colpo secco, a fendere l'aria verso l'alto e sulla sinistra. Colpire alle spalle era vista come cosa assai disonorevole, per chi considerasse la parola 'onore' degna di presenziare in un vocabolario. Non per lui, quindi.
    Avrebbe dilaniato con un grido rosso e stridente quella bella sagoma, quel corpo signorile e quell'arroganza con cui l'altro lo aveva squadrato dal primo momento.
    Tre minuti; non avrebbe avuto bisogno di altro tempo
    per uccidere il tempo stesso.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    image

    Hisagi Shuhei
    {69HS003}

    -Condizioni Fisiche_ Contusioni sparse di livello complessivo Medio/Basso.
    -Energie_ 70%
    -Equipaggiamento_ Scarlet Princess {Mano dx}; Mala Suerte {Infoderata}
    -Passive_ Percezione delle aure entro 30 metri, insensibilità al dolore e power-up del 50% passivo alla forza fisica {Tres}.
    -Tecniche_ Fendente non-elementale di potenza Media {Scarlet Song}.
    -Note_ Considerando che la frana è stata provvidenzialmente intercettata dal buon Jattur e che la battaglia infuria già abbastanza da consentirgli di aggirarla, Hisagi si getta addosso al suo datore di lavoro. Rischiando il licenziamento in tronco. Ma tant'è. :geez:
    image
    CITAZIONE
    -Scarlet Song_ Il canto di una donna non può essere che melodico e soave. Quello di una Principessa, poi, è per definizione superbo, celestiale. Ma una spada brutale come la 03 non ha una voce piacevole da ascoltare. Il suo grido è roco, rabbioso, acuto e potente. Si manifesta con furia ed irrequietezza, tinto del cremisi che tanto bene la rappresenta. E' un urlo di guerra che Hisagi, ben conoscendola, ha imparato a risvegliare a comando, donandole la forza per emetterlo. Con uno schiocco di dita, metaforicamente parlando, lo Sfregiato può far partire questa melodia di vetri infranti, che si manifesta con i tratti di un fendente energetico color del sangue, prolungamento ideale del vero colpo menato dallo spadaccino, fino ad una distanza di nove metri da lui. Graffiando l'aria -sia fisicamente che sonoramente- tale sferzata d'energia è capace di distorcere l'atmosfera sul livello visivo al suo passaggio, con un effetto assai simile a quello generato da alcune abilità della Mala Suerte, particolare che farebbe ipotizzare un collegamento fra le due armi del Razziatore. Qualora colpisse, la Canzone Scarlatta, è capace di farsi amare, ed odiare, in un tripudio di sangue e grida. Gli unici applausi che una simile Principessa possa gradire...e causare. {Media}

    image

     
    Top
    .
  13. Y u e
     
    .

    User deleted


    "Aspetta!" Era certa di essersi rivolta a Hisagi per fermarlo, così come era sicura di essersi protesa verso di lui per trattenerlo per il braccio a costo di ferirsi una volta di più. I sensi le avevano giocato un brutto scherzo, decidendo di mostrarle l'illusione di quel tocco, quando in realtà per quel decimo di secondo di tempo cristallizzato non aveva detto niente. Non aveva fatto niente. Era rimasta a guardare anche stavolta, e nonostante lui l'avesse perfino chiamata -o forse proprio per questo. Stava per cercare di fare una delle cose più insensate cui potesse pensare, e lei non riusciva nemmeno a dirgli di fermarsi. Poteva ucciderlo. In un certo senso, doveva farlo. Non per gioco, perché stavolta non c'erano spettatori attorno a loro, né alcun impulso che non fosse di colore scuro, arido come sabbia del deserto e privo di fascino come un omicidio senza sangue.
    Lasciò perdere. Il dramma più grande è dover scegliere senza saperlo fare, essere costretti a rifiutare qualcosa pur di accettare qualcos'altro, e perdere tutto in entrambi i casi. Yue, vigliacca, stavolta decise di nascondersi consapevolmente, di scivolare via in un angolo remoto della sua testa a lasciare che il suo corpo si muovesse come una marionetta omicida. Non più mossa da passioni o desideri, la sua mente improvvisamente si fece sgombra e priva di dubbi.

    E sorrise, passando il palmo della mano sul doppio taglio della nodachi che aveva fra le mani, e che le sembrava un fuscello nonostante pesasse così tanto. Seere aveva fame di uccisioni, e non le importava di chi o di che cosa. Non c'erano missioni, né alleati, né attese senza speranza. C'era soltanto sangue, e sete di sangue, e il modo più rapido per arrivarci. Osservò il campo di battaglia come un predatore che fa la conta degli agnelli, scelse il più debole dei presenti e rinsaldò la presa sulla spada avanzando d'un passo nella sua direzione, di nuovo in guardia. Di nuovo pronta.

    image

    Attraversò le macerie, sfondando il pulviscolo che ancora non si era del tutto posato, irrompendo nella battaglia. Non vide il triplice fendente di energia compatta e tagliente scagliata da Vega verso la preda, ma la percepì con ogni stilla del suo essere, e la tradusse in un'occasione. Con perfetta scelta di tempismo si posizionò sul lato opposto della preda -stando attenta a non posizionarsi sulla traiettoria del colpo alleato- e scagliò un fendente cremisi più ampio e sottile delle lame dell'ispanico, ma non meno tagliente della lama di Seere, capace comunque di tranciare carne ed ossa. Era indirizzato al collo, un punto vitale dove perfino un colpo di potenza ridotta può risultare mortale. La lama rossa e quelle color folgore si sarebbero incrociate da due direzioni praticamente opposte, garantendo così almeno un colpo da un angolo cieco e rendendo più difficile la schivata. Ma non le bastava, perfino se l'attacco fosse andato a segno uccidendo sul colpo la preda avrebbe comunque seguitato ad attaccare, a costo di sprecare tempo ed energie ad infierire su di un cadavere ormai esanime. Correndo nella sua direzione sferrò un fendente a vuoto quando fu a pochi passi, che si tradusse in quattro lame di energia, gemelle della nodachi e si avventarono sul piccolo palloncino di sangue e interiora per squarciarlo in più punti. Nuca, carotide, occhio destro, il ventre: l'avrebbe visto fiorire di petali rossi, e poi l'avrebbe strappato dallo stelo afferrandolo a mani nude per il collo, spezzandoglielo con la pressione delle mani se già per allora non avesse cessato di essere.
    Sangue...

    SPOILER (click to view)
    Status »
    Fisico ~ Squarcio sul lato sinistro del costato fin sulla gamba sinistra, sanguinante.
    Psicologico ~ Status Berserk
    Riserva ~ 60%
    Consumi impiegati ~ Bassox2; Mediox2; Altox1
    Seere ~ Impugnata

        image
            Abilità Passive:
            Bloodthrister - Forza fisica incrementata.
            Istinto - Resistenza al dolore.

            Abilità Attive:
            Fuoco intriso del colore cremisi - Fendente di energia tagliente. Consumo Basso
            Terra sporca del colore cremisi - Quattro lame di energia generate da altrettante direzioni. Consumo Medio.

            Note:
            Riassunto - Sferra un fendente energetico di livello Basso direzionato al collo di Warwizard, destinato a giungere a bersaglio in contemporanea con l'attacco di livello Alto di Vega, sebbene da direzione diametralmente opposta (idealmente da un punto cieco, dato che almeno in teoria se il bersaglio presta attenzione al colpo di Vega da le spalle a Yue, e viceversa). Subito dopo carica in avanti scaricando sullo stesso quattro lame di energia da quattro direzioni diverse -due frontali e due alle spalle-, destinate a giungere a bersaglio su nuca, carotide, occhio destro, ventre. Termina la sua carica tentando di travolgere l'avversario afferrandolo a mani nude per la gola e spezzargli il collo.
     
    Top
    .
  14. Raphael'
     
    .

    User deleted


    { Sala del Trono di Banebriar, detta della "Campana Cuore" }
    pov - partecipanti

    L'uomo in rosso, ancora prono, continua a dominare la scena con la disgraziata sfacciataggine di un ospite privo di invito. Si percorre rapidamente il soprabito con la mano libera, sfilando uno scintillante contenitore rettangolare da un taschino interno. Una volta gettatolo a terra ed apertolo con un debole pigolio metallico, estrae una sigaretta dal suo interno e se la porta alle labbra senza mai sollevare lo sguardo dal corpo della donna costretto contro le mattonelle spezzate. Non appena arriva ad inumidirne il filtro con la lingua arida, l'estremità opposta del fusto si accende in un tizzone intermittente, proiettandogli addosso un gioco di luci aranciate che rende cianotico il suo viso esangue. Finalmente, solleva il capo per rivolgersi al biondo poco distante.

    « Sai, Ant. » borbotta, il ghigno striato da sbuffi di fumo.
    « Ti facevo un tipo più raffinato: uno di quelli che sorseggiano i drink solo per avere qualcosa nel bicchiere, e che accendono le sigarette con i fiammiferi e non con lo zippo. »
    intervalla l'arringa con un colpo di tosse, aggiungendovi una punteggiatura
    tanto sarcastica quanto simulata.
    « Quando sei diventato... » e afferra la sigaretta fra pollice ed indice, disegnando a mezz'aria
    un tracciato circolare. « ...questo? »

    Il dio Straniero non raccoglie la provocazione.
    « Non l'hai uccisa. » commenta, neutro. L'inferno di polvere alle sue spalle non lo tocca più di quanto la luce non si rifletta nelle sue orbite. « Mai. Eppure, le occasioni non ti sono mancate. » i suoi occhi si assottigliano,
    dardeggiando verso l'altro con curiosità ostinata - inquisitrice.
    « Perché? »

    « P-perché...? » alla voce segue un silenzio dilaniato dalla percezione tardiva di un movimento già avvenuto. La Cacciatrice, balenata in un rapidissimo fendente obliquo, aveva appena tranciato di netto il braccio che costringeva a terra il suo cavaliere, precipitandolo a diversi metri di distanza. Una volta esaurito il rollio inerte che lo trascina lungo il pavé in seguito all'impatto, il braccio mozzato si dissolve in una bruma sanguigna, ricompattandosi presso la spalla dell'avatar.

    « Non era necessario, bimba. » ammette, dimesso, in un sorriso sghembo. Catastrophe, ormai sollevatasi, non gli presta ascolto. « E' facile. » incalza, rivolgendosi ad Antares. « Io posso dargli qualcosa che desidera - e lui lo sa. » Segue il silenzio. Perfino l'alfiere, che aveva approfittato della sarabanda per sottrarsi al combattimento, pilota il proprio sguardo sulla coppia al centro della sala. La quarta ed ultima presenza, nascosta, sorride di gusto.
    « Desidero? » l'Odio si abbandona ad un raglio stridente, respingendo ogni pretesa di poter ridere in accordo alla propria maschera umana. « Desidero? Io non desidero, Cat. Non è nella mia natura. »

    Catastrophe si volta, sorridendo. Nella sua espressione c'è una traccia di condiscendenza.
    « Non stavo parlando di te, avatar. »
    e porta la bastarda alla vita, premendola contro la cinta di cuoio
    cui è assicurata la guaina.
    « Né l'ho mai fatto. »

    [...]

    « Cos-- » la frase gli muore in gola, obliterata da un fascio di luce argentata che lo scaraventa contro la parete più prossima del salone. Dietro le esalazioni di trama rossa che si sollevano dai contorni dell'addome, può facilmente scorgersi una voragine larga tre volte il pugno di un uomo.

    « Avanti, démone. » inveisce il Dio, ritirando il braccio estroflesso ancora fumante
    di energia luminosa. « Diglielo. »

    Notando che lo sguardo dello Straniero la scavalcava per rivolgersi ad un interlocutore cui dava le spalle, Catastrophe si volta per intercettarlo. Nei suoi occhi non c'è alcuna sorpresa quando incrocia quelli dell'alfiere del Nord, impenetrabile nella propria statura. Un uomo che, persino per lei, rimane pressoché impossibile decifrare.

    « AEnemos. » comincia il signore di Banebriar, puntellandosi il petto con un indice bianchissimo e sottile. « Progenie dell'archetipo dello spazio, dell'ordine e del collegamento, generati ma non nati dalla sua stessa sostanza. Creature che, per la loro stessa natura, scavalcano nell'organigramma multiversale persino gli abomini, figli ripudiati degli déi planari. »

    Il dito teso ruota lentamente verso Catastrophe, indicandola. « Come il padre, questi mantengono la sua capacità di percepire, fare proprio ed infine creare i collegamenti stessi che uniscono il tessuto della realtà, aiutandolo nel suo ufficio. »

    compie un passo in avanti, per poi interrompersi in maniera brusca. L'ululare sguaiato dello Straniero lo aveva messo in allerta. Entrambi gli AEnemos si voltano una seconda volta, stringendo le rispettive armi
    sino a sbiancarsi le nocche.

    [...]

    image

    c i r i v e d i a m o
    ANTICO

    L'esalazione energetica della 03, anziché trapassare la schiena del suo bersaglio, insiste sulla zona d'impatto sino a venire risucchiata nei lembi della ferita aperta dal colpo stesso. Una volta assorbita, la sua luce muta carattere e consistenza, barattando il proprio scarlatto con un lucore color carbone, suppurante e disgustoso allo stesso tempo. Il dio emette un urlo belluino, crepando l'aria intorno a sé di scariche statiche. Nel suo grido non c'è dolore, ma frustrazione.

    « Antico. » sputa, bilioso, in direzione del mercenario. Accompagna l'invettiva immergendo la destra nel ventre del proprio simulacro, afferrando fisicamente quel lucore nocivo che galleggia al suo centro esatto. La ferita si richiude subito dopo, in una sutura di luce.

    « E' incredibile come l'uomo, dalla creazione fino ai giorni presenti,
    abbia ancora l'arroganza di chiamare Dio con un nome che non gli appartiene.
    »

    In una torsione improvvisa del busto, Antares si rivolge al desfigurado impugnando le spoglie energetiche del suo ultimo attacco, scaraventandoglielo contro come un grumo luminoso e pulsante. La manifestazione elementale, simile ad una nova oscura contenuta in una boccia di vetro, percorre il tragitto che la separa dal bersaglio nella frazione di un singulto, lasciando dietro di sé il risucchio lacerante tipico dello spazio fatto a brandelli. Mescolato alla sostanza della principessa rossa c'è un distillato, autentico brandello di archetipo, tale da evadere il tempo e lo spazio con la sua semplice presenza inadulterata. Non emana alcuna luce, né è capace di rifletterla o raccoglierla da fonti esterne. Il suo stesso colore, da che era nero giaietto, si trasforma subito dopo nel concetto stesso di acromia*, ingrigendo tutto ciò
    che si trova lungo il proprio percorso.

    « Il padre ne fu orripilato. »
    l'alfiere non aveva interrotto il proprio racconto che per un istante. Catastrophe, pur incapace di distogliere gli occhi dal mercenario, continua ad ascoltare.
    « La loro capacità di scoprire, imitare e riprodurre i collegamenti era tale da sfidare il suo stesso potere; empatia, la chiamavano. » storce le labbra, amareggiato « Lo stesso senso che stai utilizzando alla disperata
    ricerca dei contorni di una menzogna.
    »
    l'AEnemos deglutisce.

    « Li ha uccisi. Tutti. »
    Stringe il pugno, portandolo al petto.
    « Tuo padre e tua madre, suppongo, non possedevano che una metà del corredo genetico, energetico e spirituale della nostra stirpe. il Padre, avvertendo la genesi di un AEnemos completo, li ha rintracciati ed uccisi subito dopo la tua nascita. Non avete condiviso che pochi, penosi secondi. »

    « Secondi... » mormora la donna, tormentando l'elsa della Cacciatrice; le unghie, confitte nei bendaggi di cuoio che ne fasciano il manico, sono ormai spezzate e grondanti sangue dai capillari rotti.

    « Ti ha mantenuto in vita per rintracciare gli ultimi AEnemos sopravvissuti. A un quarto di secolo dalla tua nascita, non sono rimasti che tre di noi - tutti qui, in questa stessa stanza. »

    Catastrophe contende lo sguardo fra l'alfiere ed il Dio - il padre e il fratello - con espressione a tratti confusa, a tratti supplice. Antares, ignorandola completamente, sorride con gli occhi alla confessione di Moloch.

    « Un esposto quasi impeccabile. »
    E si profonde in un lieve inchino, che offre ad entrambi una generosa panoramica della voragine che ospitava il brano di sostanza archetipica scagliato poco prima contro il mercenario. Nel gesto non c'è alcuna deferenza, ma nemmeno irrisione; un neutro riconoscimento dell'ingegno del proprio avversario.
    « Tuttavia, devo rimproverarti due errori piuttosto gravi. »
    e solleva indice e medio, circumnavigati entrambi da piccoli serpenti di luce.
    « Primo: non ho addestrato la nostra dama per ucciderti, ma perché si facesse uccidere da te. »
    L'alfiere sgrana gli occhi, perplesso.
    « Un AEnemos completo è una grave minaccia per l'ordine multiversale.
    Un AEnemos ibrido, al peggio, è... fastidioso.
    »

    « N-no. Non ha senso. »
    Catastrophe riporta la bastarda all'altezza del petto, impugnandola. Trema.
    « Se avessi voluto uccidermi, avresti potuto farlo molto tempo prima. » Nonostante il suo corpo sia squassato da tremiti incontrollabili, nel suo tono c'è una placidità accademica quasi agghiacciante.
    « Perché? »

    « Sottovaluti la sua impopolarità, bambina. »
    Gracchia l'uomo in rosso, fra un ringhio ed un colpo di tosse.
    « Gli déi lo odiano, perché la sua stessa esistenza mette in comunicazione tutti i loro domini. Nella speranza che tu riuscissi a detronizzarlo, ti hanno protetta sin dal giorno in cui sei venuta al mondo. »
    Solleva il busto a fatica, passandosi il palmo destro sul torace per rigenerare, non senza fatica, i tessuti persi nell'ultima schermaglia.
    « E' per questo che l'hai portata in questo cesso interdimensionale, immagino. »
    Nella sua voce non era assente una nota di spregio.
    « Qui gli déi non hanno alcuna voce. »

    « Impressionante, fratello. Posso rubarti una citazione? »
    « No, non puoi. »
    « Scoreboard. »

    Lo Straniero si abbandona ad una breve risata.
    « E' finita, Cat. Hai avuto la verità che desideravi. »
    stende la mano, indicando l'albino alle sue spalle.
    « Ora non ti resta che completare la missione. »

    Catastrophe scatta in avanti, la Cacciatrice impugnata in entrambe le mani.
    Un gesto dimesso dello Straniero ed è di nuovo a terra, disarmata ed esanime.

    « Secondo. »
    Il suo tono si è fatto mellifluo, accompagnandosi ad
    un deliberato trascinarsi delle vocali.

    « Andiamo, ragazzo. Tre?
    Dovresti rivedere i cal--
    »

    ha ragione, Cat.
    COMPLETA LA MISSIONE

    ____________
    image
    Un gorgogliare indistinto ma persistente. Piastrelle che si crepano, allargando le proprie intercapedini
    per accogliere il compattarsi di un fantasma di polvere.
    La quarta presenza. Incognito, secondo siniscalco
    di Banebriar.

    « T.. t-tu. »
    balbetta il dio, paralizzato da una miscela di sentimenti repulsivi e violenti.
    « Strisci ancora nel mondo dei vivi?** »

    { QM P o i n t ::
    CITAZIONE
    Essendo questo il penultimo intervento della campagna - lo ammetto - mi sono preso diverso tempo per prepararlo al meglio; nonostante questo, non ci sono scuse per il ritardo.

    Tenendo in considerazione l'evolversi della - ormai culminante - battaglia fra fazioni,
    una seconda nota sulle turnazioni, che saranno:
      - Warwizard;
      - Vessiel;
      - Andre_03;
      - Resto del gruppo.

    Di seguito, il testo integrale della tecnicha scagliata contro Hisagi - di cui apprezzo l'iniziativa:
    CITAZIONE
    alma de odio ( spec )
    Nel contraddittorio che circonda l'esistenza e le facoltà dell'archetipo del collegamento, certo troneggia sugli altri quello dedicato al suo avatar: così come le altre esistenze archetipiche, l'involucro nel quale lo Straniero si rinchiude è naturalmente incompleto, racchiudendo all'interno di una forma mobile solo quanto è concesso dall'attuale piano di residenza senza alterarne l'equilibrio spaziale. La sostanza di cui è composto - pura, incorrotta - pur non essendo di natura magica, può essere facilmente paragonata per la propria abulicità al non elemento, il quale tuttavia le invidia le capacità assorbenti. Attingendo alle emozioni che lo circondano, infatti, Antares può scegliere di regalare ad una porzione scissa del proprio avatar un connotato emotivo od elementale, affondandolo nel corpo avversario per distruggerlo ( catalizzatore elementale ) o renderlo preda dell'emozione selezionata ( catalizzatore emotivo ); nel secondo caso, il bersaglio - se privo di adeguate difese psioniche - verrà paralizzato dal sovraccarico occorso e cadrà prono a terra preda di una passione violenta, esasperata ed autodistruttiva che non gli appartiene. Il sentimento impiegato è l'odio, dello stesso colore e dello stesso carattere dello scisma che, due anni prima, ha dato sostanza alla 00.
    [ consumo alto ]

    * acromìa è un termine medico comunemente utilizzato per indicare la mancata
    pigmentazione della pelle; nel presente, mi sono preso licenza di
    intenderlo come "assenza di colore".

    ** una citazione per i curiosi. Se qualcuno di voi ne ha indovinato la fonte, lo inviterei
    a condividere nel topic del bando. =)

     
    Top
    .
  15.  
    .
    Avatar

    Mago guerriero, amante dei gufi e signore della piromanzia.

    Group
    Member
    Posts
    14,128
    Location
    Alcuni dicono dal cimitero, altri dal cielo notturno... Decidete voi da dove vengo.

    Status
    Offline
    Manmano che la sua Armatura di Fuoco scompariva, quello che stava accadendo aveva dell'incredibile, anche se in parte non poteva non comprenderne le ragioni: nonostante avesse intonato un canto che in passato lo aveva aiutato molto, in quel momento non ci fu alcuna reazione... anzi, nessuno gli diede minimamente ascolto, molto probabilmente perché i suoi tempi come sacerdote erano finiti da anni. Ma purtroppo il canto non era la sua sola esternazione a non essere minimamente ascoltata: nonostante il suono delle sue parole si espandesse vanamente nell'ampia sala deturpata dal crollo, altri rumori si imposero prepotentemente su di esso: rumori di parole, di colpi e controcolpi lanciati gli uni contro gli altri, senza senso alcuno e senza alcuna consapevolezza di quanto stava realmente accadendo lì.
    Un senso di sconforto si impadronì del vecchio shinoobi quando una ragazza fin troppo giovane per trovarsi coinvolta in simili eventi gli si parò dinnanzi e si mostrò inequivocabilemnte sul punto di attaccare con un'arma fin troppo grande per poter essere gestita con il suo solo tachi. Il mezz'elfo allora interruppe il suo canto e disse ancora una volta: "Ikshesa ruk flaminis!" L'Armatura allora ricomparve e si ricompose tutt'intorno a lui, mentre sfoderava di nuovo la propria arma, il Semper Fidelis, pronto ad utilizzarla per resistere alla furia della no-dachi che gli stava venire incontro e approfittare dello spiazzamento della difesa per poter contrattaccare e far svenire la'vversaria, per poi tornare a concentrare la propria attenzione su quanto stava accadendo di realmente importante. Se fosse riuscito nella manovra poi, avrebbe potuto portarla in salvo: per quanto probabilmente non gliene sarebbe stata grata, nessuno nel suo clan l'avrebbe abbandonata lì... anche se prima doveva farle capire la verità.
    Subito dopo, la giovane gli lanciò addosso un colpo energetico tramite la propria arma, nulla che non avrebbe potuto affrontare con l'Armatura di Fuoco addosso, ma decise di non rimanere lì a subire passivamente la minaccia e quindi saltò per cercare di sfruttare il proprio vantaggio in altezza per scansare il colpo avversario e avvicinarsi in modo da costringerla ad usare la lama e quindi bloccarla. Tuttavia i suoi piani vennero presto sconvolti, perché venne sorpreso da un attacco improvviso che lo travolse alle spalle mentre ancora era a mezz'aria e il colpo fu di una potenza tale da sfaldare completamente la sua armatura da dietro. Purtroppo o per fortuna, però, la lama del tachi intercettò il fendente e gli consentì di slittare in maniera un po' innaturale a ridosso della lama energetica dell'avversario, ricavando una ferita poco sotto l'ascella sinistra.
    *Questa era una...*
    Non completò il pensiero, in quanto la sconosciuta avversaria aveva deciso di non dargli tregua e di continuare a lanciare fendenti uno dopo l'altro. Ferito e senza la propria difesa migliore, non avrebbe avuto il tempo di evocarla nuovamente e sperare di difendersi dalla nuova seire di attacchi, per cui decise, quasi istintivamente, di allontanarsi dal teatro di quell'inutile scontro. E per raggiugnere tale scopo, fece ricorso ad un'altra risorsa tipica del suo clan: lo Spostamento Oscuro. Non ci volle più di un secondo e istantamente slittò via da quel fuoco incorciato, lasciando che l'attacco, anzi, la serie di attacchi, andasse a segmentare solo la sua scia.

    Una volta portatosi al sicuro, sei metri più a destra della sua precedente posizione e ancora una volta in posizione sopraelevata di un metro e qualcosa sui resti di un'architrave caduta in obliquo, si rese conto che ormai la sua posizione si era fatta estremamente pericolosa: per via della stupidità di chi lo aveva ascoltato e ignorato o di chi forse non lo aveva proprio sentito, era rimasto ferito e le sue forze erano arrivate al limite e bastava ancora poco per portarlo al collasso e a nessuno in quella sala sarebbe importato, se non a chi si sarebbe ancora ostinato volere la sua morte senza alcun senso. E quel che era peggio era che se prima poteva azzardare il rischio di caricare il Katon Zantetsuken, ormai non poteva più usare la sua tecnica principe per cercare di contrastare ciò che gli sarebbe potuto arrivare addosso da uno qualsiasi degli individui lì presenti.
    "Branco di idioti!" disse rivolgendosi a tutti quelli che stavano combattendo con tutta la triste futulità di quella scena. "Non capite che ucciderci tra noi non cambierà nulla e non porterà nulla a nessuno?"
    Di fronte alla scena dei quattro individui maggiori, disturbati dall'unico individuo intelligente dell'altro gruppo, e di dietro uno scontro senza senso e con troppe persone che non potevano o non volevano comprendere la futilità dei loro gesti. Era letteralmente tra due fuochi e doveva badare ad entrambi, perché oramai bastava una sola fiammata ad ustionarlo in maniere a cui non voleva neanche pensare.

    SPOILER (click to view)
    Energia magica residua: 20%
    Condizioni fisiche: ferita alla cassa toracica (parte sinistra, poco sotto l'ascella) di bassa entità.
    Condizioni psicologiche: frustrato dalla stupidità dei combattimenti e dei combattenti, confuso, deciso a difendersi fino all'ultimo nonostante un senso di fatalità sempre più opprimente.

    Riassunto azioni: vedendo l'avversaria, Masahiro interrompe il canto e decide di evocare la propria armatura di fuoco per proteggersi, incastrare la lama e stordire Yue, onde portarla fuori da quella battaglia e impedirle di fare altre sciocchezze come attaccare senza senso e senza motivo, quando nella sala si stanno svolgendo eventi di ben altra portata. Tuttavia non si accorge del sincornizzato attacco di Vega e quindi la sua strategia va in fumo, distruggendogli anche l'armatura, ma l'arma indistruttibile gli salva la vita e lo fa slittare facendogli ricavare una ferita di bassa entità sotto l'ascella. Vedendo l'avversaria continuare l'offensiva, usa quindi uno Spostamento Oscuro e si porta sui resti di un'architrave a sei metri di distanza dal precedente campo di battaglia, da dove può tenere sotto ossevazione entrambi gli eventi e cercare di difendersi da altri eventuali colpi, cercando di placare, forse vanamente lo scontro tra i compagni e gli assalitori mentre Hisagi è sotto attacco.

    Abilità in uso:
    CITAZIONE
    Acrobatismo
    La forza di un Ninja non si misura dallo sviluppo dei suoi muscoli, ma dai suoi movimenti.” Seguendo questo insegnamento del suo Maestro, Masahiro si è sottoposto ad un allenamento molto duro e durato svariati anni, che gli ha permesso di mutare parzialmente la propria natura. Il risultato si è concretizzato nella capacità di spiccare salti più alti (3 metri) e più lunghi (10 metri) rispetto agli altri, di correre sui muri o di stazionarvi per ore senza perdere la presa o stancarsi (previo utilizzo di uno strumento idoneo), di muoversi con le capacità di un felino e soprattutto nella capacità di non subire alcun danno o di attutire le conseguenze di una caduta a seconda dell’altezza. Ovviamente una caduta da un dirupo (senza il fischio che copre le bestemmie di Wile E. Coyote) sarà fatale come per tutti gli esseri viventi sprovvisti di ali.
    Ciò non vuol dire che Masahiro sappia muoversi più velocemente degli altri, ma semplicemente meglio.
    Abilità passiva

    Sensi Arcani
    Grazie alla continua pratica dei poteri magici, anche prima di cominciare ad indossare la propria maschera, lo shinobi ha assunto una particolare capacità nota come "Sensi Arcani", graize alla quale chi la possiede è in grado di rilevare qualsiasi altra fonte energetica si trovi nei suoi pressi nel raggio di 15 metri quadrati senza bisogno di concentrarsi per ottenere lo stesso risultato. Inoltre la stessa capacità di percezione si estende a tutti i sensi fisici (i comuni cinque sensi umani), permettendo così al Ninja di non incorrere in inganni dovuti ad illusioni di livello basso o medio.

    Tecniche usate:
    CITAZIONE
    Armatura di Fuoco
    Tecnica difensiva di estrema potenza, cui Masahiro preferisce non ricorrere: sfruttando i suoi poteri elementali arcani in una maniera particolare, è in grado di ricreare attorno al suo corpo un'armatura rossa molto calda e capace di fornire protezione contro tutte le tecniche fisiche e quelle condotte con il gelo che non raggiungano il livello critico. La protezione fornita da questa tecnica è però totale per tutto il turno in cui evocata ed è differente da qualsiasi armatura comune. Nella sua maniestazione fisica, appare come una cotta di maglia rossa completa, contornata e potenziata da bracciali di metallo (che non si sovrappongono all'equipaggiamento), da una piastra che protegge spalle, torace e parte della schiena, da una protezione inguinale e da due gambali.
    Tipo: Alta
    Consumo: 20%

    Spostamento Oscuro
    Concettualmente simili allo Scatto Oscuro, questa tecnica, spesso ritenuta subdola e infame, si regge concettualmente sullo stesso principio dello Scatto Oscuro, ma ne differisce per un aspetto fondamentale: mentre la tecnica principe del clan sfoca la figura di chi la utilizza per fargli realizzare movimenti più veloci o più agili, il Movimento Oscuro si condensa ancora di più in un singolo attimo per produrre un unico rapido spostamento. Anch'esso fa lasciare dietro allo shinobi una scia confusa, ma il risultato altro non è che uno slittamento di un numero di metri proporzionale al consumo di energia speso (4 metri per un Basso, 6 per un Medio, 8 per un Alto o 10 per un Critico). Questa tecnica è sempre stata utilizzata come risorsa per scansare attacchi fisici che avrebbero altrimenti conseguenze spiacevoli da sostenere.
    Tipo: Variabile
    Consumo: Variabile Medio

    Equipaggiamento in uso:
    CITAZIONE
    Semper Fidelis
    Si dice che quando un’arma resti integra dopo tante battaglie, assuma alcune caratteristiche peculiari del suo possessore. Tale è il caso di questo tachi, che dopo anni di permanenza nelle mani di Masahiro è diventato infrangibile e resistente ad ogni condizione di temperatura. Inoltre il nome deriva da un’altra caratteristica peculiare: se viene separato dal suo padrone, quest’ultimo, con un basso dispendio energetico, può richiamare il Semper Fidelis dovunque esso si trovi, facendolo viaggiare attraverso l’aria come se esso avesse una propria volontà autonoma di viaggiare fino a ritornare dal Ninja. Ovviamente, però, ostacoli fisici della più varia natura possono fermare il viaggio della lama e costringere così Masahiro ad effettuare un nuovo richiamo.
     
    Top
    .
21 replies since 12/11/2010, 12:27   990 views
  Share  
.