[CSV] Un ponte fra la terra e il cielo

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    Prosegue da qui e qui.

    Era passato oramai qualche giorno dall'invio di quella lettera, dopo la breve ma importante decisione presa in collaborazione con l'Alfiere di Laputa. Il Magisterium e Palanthas, un'alleanza destinata a rovesciare gli equilibri culturali dell'intera Endlos.
    Le raccomandazioni della premurosa Drusilia risuonavano ancora forti nella tua testa: "attenzione a non fare nessuna stupidaggine, Amarth va preso con estrema serietà e rispetto. Una sola virgola fuori posto ed è capace di mandare all'aria qualsiasi piano."
    Fantastico, già. Sarebbe stata una giornata molto lunga e complicata, quella.
    Vi incontraste come da accordo con il piccolo goblin nella stanza delle infinite soglie, laddove il grande alchimista sarebbe stato capace di teletrasportarvi velocemente a destinazione. Nessun drago né niente del genere, per l'occasione: purtroppo anche quello sarebbe potuto risultare come "compromettente"...
    Già, fantastico. Una di quelle giornate che fin dal mattino ti lasciano addosso quel particolare ed avvolgente desiderio di restare ancora a lungo al calduccio sotto le coperte.

    « Andiamo... »

    Con un tono della voce intriso del più alto dei tuoi entusiasmi possibili.
    Ironicamente parlando, si intende, perché il precedente desiderio di non andare a scuola ebbe addirittura la gran fortuna di amplificassi ulteriormente quando il compagno di banco, che è solito darti uno strappo in motorino, ti informa che non vi è mai stato personalmente prima d'ora, e dunque sarete costretti a ricoprire una piccola distanza rimanente, questione di qualche passo, con tutta calma a piedi.
    Approdaste dunque al castello di Lordaeron.
    Dall'altra parte della città.

    « ... »

    Ed in quel momento, insolitamente, le parole ti vennero meno. Fantastico, dopotutto: riuscivi ad entrare sempre più nello spirito necessario per l'onorevole incontro di quella giornata!
    "Attento, poi, perché se inizia a parlare non la smette più", fu una delle varie altre note che ti diede la Dama del vento. Perfetto, giustappunto.
    Fu una camminata lunga, molto lunga, che il goblin avrebbe scontato a tempo debito. Una volta giunti a destinazione, quanto meno, non sarebbe stato certo troppo difficile individuare l'edificio; maestoso e regale come pochi, con un curato e raffinato giardino a fargli da cornice. L'abito non fa il monaco, va bene, ma senza dubbio sapeva decisamente come presentarsi.

    « Però...! »

    Una volta saliti quei pochi gradini d'ingresso, fu tanto doveroso quanto spontaneo esaltare persino l'ingresso di quell'enorme reggia, che vi spalancò automaticamente le porte senza neanche richiedervi l'accortezza di bussarvi.
    Davanti i tuoi dorati occhi, un immenso ed imperioso atrio. Ti rivolgesti dunque al piccolo grande Alfiere, dopo avervi percorso all'interno qualche lento ma deciso passo.

    « Direi che ci siamo. Attendiamo qui? »

     
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  2. Raylek
     
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    Direi che sarebbe buona educazione. Non è casa nostra, questa, dopo tutto..


    Il goblin sorrideva, sornione, come sempre gli capitava di fare in occasioni di quel tipo. Da consumato mercante sapeva che prima di tutto andava creata l'apparenza - senza, era ovvio, rinunciare alla sostanza. Quello era solo ad appannaggio degli sprovveduti.
    E di certo, tra i goblin, non c'erano sprovveduti. Non potevano permetterselo. Crepavano troppo velocemente, in genere, e Raylek aveva pensato di essere, in quel senso, l'eccezione.

    Dal castello della Dama Azzurra alla Grande Biblioteca non era così poca, la strada, ma nemmeno era il tragitto più lungo che gli fosse capitato da fare a piedi; ovviamente, non gli era sfuggito lo sguardo che Yoko in più di un occasione gli aveva scoccato.
    Aria di tempesta di profilava all'orizzonte.. ma dopo l'avventura con i Neri aveva imparato molto sul karma, e sapeva che ogni cosa che gli capitava di fare agli altri gli sarebbe tornata indietro perchè anche lui c'avesse a che fare.
    Inutile quindi prendersela; tutto a tempo debito.

    Spero solo, davvero, che le cerimonie non vadano per le lunghe.
    Quello che vogliamo proporre è un accordo. In un certo senso un accordo commerciale. E il trucco per spuntare l'accordo migliore è sommergere il tutto di trine, pizzi e merletti, in modo che chi compra non sappia più cosa diavolo sta per mettersi in tasca.


    Con la mano destra, il pelleverde si sistemò meglio la camicia. Difficilmente sopportava qualcosa che non fossero i suoi abiti da lavoro.. ma all'est non era certo venuto vestito in cuoio ed acciaio.
    Camicia di cotone e farsetto di velluto nero, brache e stivali.
    Qualcosa che lo faceva assomigliare molto poco ad un alfiere, e molto più ad un paggetto.

    Ma non era un problema così insormontabile : dopo l'inaugurazione dell'Accademia delle Stelle, nulla lo lasciava più veramente sconvolto.

     
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    Un’ eco leggero di voci giunse al suo orecchio, portando con sé una scheggia di conversazione.

    « Direi che ci siamo. Attendiamo qui? »

    Direi che sarebbe buona educazione. Non è casa nostra, questa, dopo tutto..

    Il timido svogliato impaccio dell’uno e la buffa intrinseca spavalderia dell’altro la fecero sorridere per la tenerezza, disegnando la curva dolce e benevola di un sorriso sulle labbra rosse e piene della fanciulla; subito -con grazia ultraterrena- ella volse la testolina azzurra verso la figura iridescente che le sostava al fianco, intrecciando con garbo il braccio sinuoso a quello del Saggio e muovendo al suo indirizzo un cenno del capo. A quanto pareva, i loro ospiti erano arrivati.

    Spero solo, davvero, che le cerimonie non vadano per le lunghe.
    Quello che vogliamo proporre è un accordo. In un certo senso un accordo commerciale. E il trucco per spuntare l'accordo migliore è sommergere il tutto di trine, pizzi e merletti, in modo che chi compra non sappia più cosa diavolo sta per mettersi in tasca.


    Il gorgheggio leggero e gentile di una risata divertita fu il segnale che annunciò il loro arrivo, ma mentre la Dama Azzurra e il Celebliant scendevano la scalinata monumentale dell’androne cerimoniale, la voce della donna -sempre così armonica e melodiosa come il Canto dell’intera valle- risuonò stemperata di una certa grave severità all’indirizzo del goblin, su cui i suoi occhi di zaffiro erano appuntati con materna pazienza.

    « ...se non ti conoscessi, a giudicare dai termini in cui ne parli,
    penserei che sei venuto qui per affabularci con l’inganno, fratello. »

    esordì pacata e dolce la Signora dell’Est, senza accusa nella voce
    « La cultura e la sapienza seguono la strada della verità, non quella del profitto,
    quindi ti prego di non confondere e traviare le idee di questo bravo giovane.
    Yoko Saddler, posso dedurre... »


    Al pari dei petali di fiore che aveva per labbra, anche gli occhi blu dell’Alfiere sorridevano, e dopo essersi appuntati un istante in quelli dello Yoko, il suo sguardo profondo come l’oceano subito si ritrasse come le onde della risacca quando la Dama celò le iridi dietro le palpebre bordate di lunghe ciglia e si piegò in avanti per rivolgergli una riverenza.

    « ...benvenuto ad Est; benvenuto ad Istvàn. »

     
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    ...L'Arcobaleno d'Argento...

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    Infine Yoko Saddler era giunto entro le sagge mura di Palanthas, con sé portando l'Alfiere del Presidio Errante; attendevano invece dei diamanti dell'Est, poiché solo alla presenza dei sommi capi un'alleanza di tali proporzioni, e tanto lungimirante, necessitava di consone cerimonie e accordi ufficiali.
    E tuttavia la verde creatura disse qualcosa di assai spiacevole, come un sottile ago intriso d'un veleno pungente e amaro; ora, benché il Custode e la Dama si trovassero distanti dalle voci dei visitatori, nella Biblioteca scorreva un arcano potere, che molti chiamavano "Veggenza": i Grandi Saggi e l'Alfiere dell'Est avevano il dono di conoscere chiunque fosse dentro Palanthas, cosa dicesse e cosa infine facesse, come se i loro occhi e le loro orecchie fossero sempre vicine ad ogni creatura che nel palazzo sostasse.

    Kalia rise della frase del goblin, ma lo Zero si fece freddo e vuoto, come un abisso di colori senza fine, occhi d'iride nei quali non si trovava fondo se qualcuno li osservasse; il passo severo e solenne, e mentre la donna parlava lo Zero osservava immobile colore che stavano presso l'ingresso, a qualche metro dalle gemme dell'Est.

    -Non è tesoro che si possa abbellire la Conoscenza, Raylek 'ap Quelt Od'Nast Autocrate di Laputa, poiché l'unica ghirlanda che questa accetta è altra Conoscenza; né io, Eru Elen Amarth il Celebliant, corona di Dharma Via dello Spirito e Custode Ultimo di Palanthas, intendo accogliere un'alleanza come fosse una vendita all'incanto.
    -

    Disse, gli occhi fissi sulla verde creatura, libero da legami umani, svuotato d'ogni sentimento: allo Zero non era Concesso di provarli né, volendo, avrebbe Potuto. Molto aveva desiderato che Kalia l'informasse circa l'identità dell'Alfiere del Presidio Errante: mai il Celebliant ebbe l'onore di incontrare altri Reggenti che non fossero la Dama Azzurra, e mai avrebbe voluto accoglierli senza nulla sapere di loro; e la prima cosa che chiese fu il nome del goblin.
    Tuttavia il ragazzo dagli argentei capelli, dotato d'orecchie e code di volpe d'ugual colore, non aveva colpa della lingua del verde Alfiere, e pertanto nessuna colpa Amarth volle attribuirgli.

    -Yoko Saddler, Prorettore del Magisterium, Saggezza hai chiesto, e Saggezza avrai; ma i frutti che quest'unione darà non saranno ori e gemme, bensì altra Saggezza e gloria per il tuo ed il mio operato.-

    Disse, rivolgendosi al giovane prorettore; il bianco abito dell'uomo volpe restava delicato e tenue, ma la veste argentea dello Zero brillava come una stella, e però lieve e tiepida, riflesso di mille vite e mille storie; su di essa, poi, ciascun colore s'alternava all'altro, ondeggiando armonioso e ininterrotto, poiché l'Arcobaleno era dentro e fuori il Guardiano, e perciò uguale caratteristica avevano gli occhi ed i capelli, che al pari del vestito accoglievano il dolce ritmo delle tinte del mondo.
    Ecco: Eru Elen Amarth, Guardiano numero Zero ed Arcobaleno d'Argento, Limite dell'Ordine, Ultima Corona e maggiore fra i Custodi di Palanthas, attendeva che ciascuno dei viaggiatori parlasse, riversando amore od odio, sapienza od ignoranza, creanza o volgarità, ciascuno secondo il proprio essere.

     
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  5. Raylek
     
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    Ecco perchè lui era più da studio a casa.
    I luoghi di cultura sapevano avere, intimamente, quella spocchia impossibile da penetrare se non eri parte del mondo accademico e se in esse non sapevi muoverti come si addiceva.. e il goblin, anche se ricoperto di belletto, non aveva niente a che vedere con uno studioso, men che meno con un saggio.
    La conoscenza, per lui, non era studio. Era sperimentazione delle più elementari, come se ogni volta che affrontava una cosa nuova fosse un bambini alle prese con i suoi primi passi : difficili, insabili e il più delle volte dolorosi per le numerose cadute.
    Eppure non si era mai dato pervinto.

    Senza aggiungere una sola parola, al goblin non rimase che sorridere di rimando alla Papessa, piegando il capo di lato in un inchino di reverenza.
    Lei, dopo tutto, lo conosceva abbastanza da sapere in che termini stesse ciò che aveva appena detto : dopotutto, il Carro era pur sempre un mercante.
    Aveva promesso al Custode delle Carte, prima di approdare ad Endlos, che non avrebbe combinato nulla, limitandosi a cogliere le occasioni che il Destino gli avrebbe messo davanti.
    E così aveva fatto e avrebbe continuato a fare. Certo, era pur vero che se nasci tondo non puoi morire quadrato, come recitava il detto popolare. Non si potevano quindi aspettare da lui modi da damerino.
    Per quello a Laputa avevano Dorian.

    Era il Cerimoniere che si trovava accanto alla Dama Azzurra, invece, ad aver calamitato gran parte l'attenzione del pelleverde: c'era un che di familiare ed allo stesso tempo assolutamente alieno in lui. Si comportava, sotto sotto, come qualcuno che Raylek era certo di aver conosciuto.. eppure..

    ...


    Shui Yoe Tu!
    Ecco chi gli ricordava! Possibile mai?

    Per lo stupore era stato incapace di non sgranare gli occhi, ma, per fortuna, non si era mosso di un millimetro, dando così modo al demone-volpe di non perdere la posizione di modesta sicurezza di cui ancora godeva.
    Non era certo colpa di Yoko, d'altra parte, se l'alfiere al cui servizio si era messo veniva considerato un approfittatore despotico e con la mania del controllo e peggio della truffa, guidato più dal suo ficcanasare che da altro.

    Certo, quel che voleva sottolineare Raylek era solo la necessità di prevaricare la forma degli accordi per arrivare alla loro sostanza, senza spendere parole in giri infiniti di ghirigori che avrebbero reso fumosa ogni decisione.
    Ma era colpa loro : era lui che non si spiegava mai abbastanza chiaramente, finendo così per disattendere al suo stesso consiglio.
    La verità è cristallina.

    Chissà, magari durante quei colloqui sarebbe saltato fuori il momento ideale per far notare di nuovo quel dettaglio ai suoi detrattori; ma con altre parole, sicuramente.

    Per chiudere le presentazioni, però, continuando a tacere, l'alfiere errante tributò un breve inchino anche al Saggio di Panthalas.
    Che non si dicesse che oltre che intrigante l'Autocrate di Laputa fosse anche un maleducato.

     
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    Ecco, lui sì che sapeva come presentarsi in casa altrui!
    C’era poco da fare, la questione si rigirava con una facilità estrema dall’imponente reggia nella quale eravate appena entrati, all’elegante camicia che il tuo compagno di viaggio indossava per l’occasione: l’abito non fa il monaco.
    Non serviva aggiungere altro.
    Anche perchè il modo in cui parve quasi chinare il capo poco dopo, mansuetamente, suggeriva la presa di coscienza della sua “gentilezza”.

    « Scusatelo... »

    Esordisti in direzione dell’angelica e benevola figura. Sarebbe stato possibile dedurre facilmente la sua identità osservando la persona che stava accompagnando per braccio, o magari anche solo stando a sentire le parole che rivolse al piccolo goblin, suo fratello. Ma la calma, la serenità e la gentilezza -pur nei rimproveri- con cui quella carismatica donna abbracciava l’intera stanza richiamava serenamente le sensazioni già provate nel tuo primo approdo su Endlos, proprio nelle terre dell’Est.

    « ...questa mattina a causa della mia fretta non ha avuto modo di fare colazione. »

    Riferisti alla Dama clemente, cercando di sviare e giustificare con una frase innocente e scherzosa le precedenti frettolose parole del buon Forge.

    « Vi ringrazio per il benvenuto. »

    Annuisti poi in sua direzione, confermando l’identità della tua persona ed al tempo stesso ricambiando con estrema gentilezza la sua riverenza. Lo stesso gesto, un istante dopo, venne rivolto in direzione di colui che si presentò da subito come il Celebliant al quale avevi rivolto la lettera.

    « E’ un piacere ed un sincero onore incontrarvi, Eru Elen Amarth. Non temete, perché ori e gemme non saprebbero brillare né arricchirci più di quanto non possa fare la Saggezza. E solo ed unicamente per quella siamo giunti fin qui. »

    Con sincera tranquillità.

     
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    -Non è tesoro che si possa abbellire la Conoscenza, Raylek 'ap Quelt Od'Nast Autocrate di Laputa, poiché l'unica ghirlanda che questa accetta è altra Conoscenza; né io, Eru Elen Amarth il Celebliant, corona di Dharma Via dello Spirito e Custode Ultimo di Palanthas, intendo accogliere un'alleanza come fosse una vendita all'incanto.-

    Sulle prime, Kalia percepì Amarth rabbuiarsi al suo fianco per le parole del goblin, e il suo tocco leggero sul braccio del Guardiano fu una muta preghiera a stemperare la severità; la fanciulla raccolse il sorriso dell’Autocrate con uno sguardo affettuoso, e ricambiò con una riverenza il suo inchino, ascoltando con interesse l’intervento solenne e rispettoso con cui il Celebliant chiarificava -a beneficio di tutti- lo spirito su cui quell’Alleanza sarebbe stato basato: niente sotterfugi e niente contrattazioni; solo un comune giuramento di fedeltà
    alla Conoscenza e alle virtù che da essa discendono.


    « Scusatelo... questa mattina a causa della mia fretta non ha avuto modo di fare colazione. »

    « Oh, non c’è nulla da perdonare. »
    si affrettò a rassicurarlo con un sorriso, reclinando la testolina azzurra da un lato
    « Raylek è un buon amico, mio e dell’Est:
    ci vuole ben altro perché si possa dubitare di questo.
    E se non ha avuto modo e tempo di fare colazione... »

    spostando lo sguardo sul piccolo pelle verde, gli sorrise radiosa
    « ...sarebbe una buona scusa per fargli provare la mia torta di noci e miele.
    Ti andrebbe? »


    In attesa di ricevere una risposta affermativa dall’Alfiere di Laputa, la donna ricambiò con un profondo inchino del capo i ringraziamenti dello Yoko e la riverenza elegante che le era stata rivolta, restando ad osservare con aspettativa le interazioni che andavano intessendosi tra la Volpe e lo Zero...

    -Yoko Saddler, Prorettore del Magisterium, Saggezza hai chiesto, e Saggezza avrai; ma i frutti che quest'unione darà non saranno ori e gemme,
    bensì altra Saggezza e gloria per il tuo ed il mio operato.
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    « E’ un piacere ed un sincero onore incontrarvi, Eru Elen Amarth. Non temete, perché ori e gemme non saprebbero brillare né arricchirci più di quanto non possa fare la Saggezza. E solo ed unicamente per quella siamo giunti fin qui. »

    ...se le presentazioni fossero andate a buon fine -e non v’erano avvisaglie perché così non potesse essere-, probabilmente sarebbe stata intenzione della Dama Azzurra ritirarsi,
    portando l’Autocrate con sé.


    Dopotutto, gli onori di casa -in quelle mura- spettavano ad Amarth, e lei era più propensa a lasciare campo libero ai due reali e principali protagonisti di quell’importante evento.

     
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    Non capiva il silenzio del goblin, poiché avrebbe certamente desiderato che quello facesse ammenda di come in cuor suo aveva distorto l'alleanza, di come , cioè, aveva consigliato a Yoko d'ammaliare il Guardiano con inutili suppellettili.
    Tuttavia, quando il Celebliant stette per parlare, lo sguardo di Kalia ne smorzò l'intenzione e le parole del Prorettore lo distrassero ulteriormente, spingendolo sì ad un tacito silenzio, e però non gli evitarono un vuoto sguardo, antico e penetrante, per l'Alfiere goblin.

    S'inchinò però alle parole di Yoko, accettando il suo modo di fare, certamente più pacato e rispettoso, infine parlando:

    -Le parole dell'Alfiere che servo hanno espresso il suo benestare alla nostra unione, Yoko Saddler; confido che il tuo Alfiere, sebbene a digiuno, scelga la compagnia della Dama.
    Noi delibereremo quanto necessario, a loro comunicando quanto deciso, sperando che gli Alfieri continuino ad appoggiare il nostro operato.
    -

    Disse, e poté essere udito chiaramente il delicato rumore d'un portone che s'apriva, lento e solenne. Dietro la grande scalinata dalla quale l'Arcobaleno e la Dama erano scesi, infatti, vi era un muro con tre porte, di cui la maggiore era nel centro; bianca e dai manici d'oro, ed un tavolo poteva essere osservato al suo interno. In quella stanza si sarebbe costruito un ponte, e quel ponte avrebbe collegato l'Est e Laputa unificando la grazia di Palanthas e quella del Magisterium.

     
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  9. Raylek
     
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    Fortuna che c'era Kalia. E sì, fortuna che c'era anche Yoko.
    Certo, non era precisamente il fatto di essere a stomaco vuoto che lo spingeva ad agire così come stava facendo.. ma andava bene tutto.
    Discutere spiegazioni fuori contesto del perchè lui avesse detto cosa poteva anche essere posticipata.. oppure non esserci del tutto.
    « Oh, non c’è nulla da perdonare. »
    si affrettò a rassicurarlo con un sorriso, reclinando la testolina azzurra da un lato
    « Raylek è un buon amico, mio e dell’Est: ci vuole ben altro perché si possa dubitare di questo.
    E se non ha avuto modo e tempo di fare colazione sarebbe una buona scusa per fargli provare la mia torta di noci e miele. Ti andrebbe? »
    Ancora una volta, il goblin evitò di parlare. Era come un elefante in una cristalleria, e lo sapeva benissimo : era il suo limite più grande in occasioni come quelle.
    Ogni passo che faceva, per quanto cauto, era quello sbagliato. Ed ogni parola - come già c'era stato modo di notare - era fuori luogo, se non incomprensibile.

    Così l'Alfiere Errante tributò a sua sorella un lungo sguardo colmo di gratitudine - per la torta, ovviamente, ma anche per quel salvataggio in angolo così ben piazzato - ed un nuovo, riconoscente e breve inchino.

    Ciò che non sopportava era l'atteggiamento del Grande Saggio del Panthalas. Non che avesse nulla contro di lui, nemmeno per il fatto di ricordargli quell'elfa-albero che definire l'apoteosi dell'egomania era ancora poco. Non era certo colpa sua. Ognuno è quello che è, e non può essere altrimenti.
    Lui era un goblin verde, e quell'accademico gli dava l'idea di essere uno inflessibile spocchioso, che considera la Verità come solo frutto del suo alberello.

    Da tempo Raylek aveva smesso di pensare che bene e male fossero creature oggettive, quanto più una serie infinita di punti di vista.
    Ma anche quello era opinabile : tutto un suo pensiero, e tale sarebbe rimasto.
    Perchè, a dispetto di tutto, Laputa e Lordaeron lì si incontravano perchè le loro istituzioni potessero collaborare, alleandosi nel comune intento di promuovere cultura e sapere.

    Quanto a lui, avrebbe approvato tutto.. soprattutto dopo essersi divorato non meno di tre fette di dolce.

     
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    Sorridesti quasi con tenerezza, all'udire le parole della buona Dama Azzurra. Pareva come una premurosa madre che dopo aver fatto conoscere un nuovo amichetto al suo adorato figlioletto, ed essersi accertata che non avessero intenzione di rubarsi i giocattoli a vicenda, li lasciava soli soletti in una stanza a divertirsi. Mentre lei, trascinando dalla parte opposta l'altra golosa mamma, non vedeva l'ora di svelare e vantare le sue nuove e riverite ricette.
    Davvero curioso.
    Sicuro dunque della risposta che il tuo compare verde avrebbe riservato in quel silenzio all'amica -sinceramente preoccupato per le sue riserve di cibo, conoscendo le abituali colazioni del goblin-, dedicasti quindi tutte le tue attenzioni unicamente al Celebliant ed al vostro progetto.

    « Possiamo procedere, allora. Col vostro permesso... »

    Un altro cenno di riverenza col capo in direzione dei presenti, e ti avviasti dunque lentamente in direzione dell'imponente porta, che senza alcun apparente comando si apriva da sola dinnanzi al tuo sguardo curioso.
    Era evidente che quel luogo era avvolto per ogni centimetro da una qualche intrigante magia, e ciò non avrebbe potuto far altro che aiutarti a metterti a tuo agio.
    Una volta giunto sulla soglia dell'ingresso, però, la tua demoniaca figura interruppe la sua tranquilla avanzata spostandosi leggermente sul fianco, lasciando che il tuo volto potesse incrociare con assoluta serenità la misteriosa persona di Amarth.
    Poi, con estrema gentilezza, un cenno del braccio che l'avrebbe invitato ad addentrarsi ed accomodarsi per primo; dopotutto il padrone di casa era lui.

    Una Volpe in missione per affari: e chi l'avrebbe mai detto?


     
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    La fanciulla dai lunghi capelli turchini raccolse sorridendo il silenzio impacciato del suo pari, insieme al suo inchino, alla gratitudine nel suo sguardo, ma -soprattutto- alla gioiosa luce fanciullesca che gli illuminava gli occhi al pensiero del dolce di stagione.

    -Le parole dell'Alfiere che servo hanno espresso il suo benestare alla nostra unione, Yoko Saddler; confido che il tuo Alfiere, sebbene a digiuno, scelga la compagnia della Dama.
    Noi delibereremo quanto necessario, a loro comunicando quanto deciso, sperando che gli Alfieri continuino ad appoggiare il nostro operato.
    -

    Amarth stava prendendo le redini degli onori di casa, e -mentre la porta della Sala delle Riunioni si schiudeva in un tacito invito- la Dama non poté trattenersi dall’esprimere il suo soddisfatto assenso con un cenno benevolente del capo.

    « Possiamo procedere, allora. Col vostro permesso... »

    « Oh, ma prego...! Auguro ad entrambi una proficua delibera. »

    La donna salutò l’ospite argenteo con un altro inchino, corredato di un bel sorriso e una riverenza, e seguì con lo sguardo di zaffiro la sua figura e quella iridescente del Celebliant che si addentravano verso lo studio.

    Dopodiché -quando il congedo fu ormai sancito-, Kalia tornò a volgersi verso Raylek, si inginocchiò sul tappeto lasciando che la stoffa vaporosa dell’abito descrivesse pieghe e drappeggi eleganti attorno a lei -quasi fosse la corolla di un fiore-, e col fare materno che le era proprio gli prese gentilmente una manina verde nella sua.


    Sorridendo dolcemente, reclinò la testolina azzurra da un lato.

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    « Allora...vogliamo andare? »

     
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    Poco a poco, ecco i contorni sfumare ed il nucleo venire bene in vista: le grandi presenze degli Alfieri, dopo aver accordato il reciproco assenso, sebbene nel silenzio dei gesti, si sarebbero ritirate altrove, lasciando Custode e Prorettore ai loro saggi accordi. Nasceva così, all'Est del mondo, un nuovo virgulto, un fiore pronto a sbocciare, una stella pronta a splendere.

    Lentamente il Celebliant si diresse nella stanza appena apertasi, congedando i Reggenti con un inchino di rispetto, e sebbene nella sua superbia vuotezza piegarsi ad altrui volontà strideva con ciò che effettivamente Era, pure lo fece, giacché tanto aveva giurato a Kalia, e tanto era il rispetto e la benevolenza che verso lei egli aveva.
    Yoko fu più svelto del Guardiano nel camminare, ma essendo la causa assai urgente, ed elevata, di buon occhio lo Zero vide l'impazienza del ragazzo, e sebbene egli preferisse che le cose scorressero con il loro giusto tempo, la passione poteva accordarla; tanto più che il Prorettore si fermò all'uscio, invitando, come Erelamarth ritenne corretto, il Custode ad entrare per primo, essendo quella stanza, e Palanthas tutta, sotto la sua giurisdizione: al pari d'una casa, o d'una fortezza.

    Il grande tavolo circolare era diverso da quando i Saggi convennero per decidere l'alleanza, poiché non vi erano sette seggi, bensì solo l'iridescente di Amarth ed una seggiola, scolpita nel bianco legno e nell'oro ed imbottita di bianco velluto. Persino il tavolo era mutato, essendo considerevolmente più piccolo, sì da consentire a due persone che sedessero alle estremità di comunicare assai ravvicinati, essendo che il diametro del tavolo non superava il metro e mezzo.
    Lo Zero prese posto sul proprio trono, e la lignea sedia venne indicata come quella di Yoko; guardava fisso la creatura, e mentre i molti arazzi sui muri cantavano storie e simboli, ed i verdi giardini brillavano dietro le grandi vetrate alle spalle del Guardiano egli, dopo che il Prorettore ebbe preso posto, parlò:

    -Scrivesti che, una volta incontrati, avresti detto altro, e spiegato ciò che lessi con maggiori particolari. Ebbene: parla, che ora tutta la scienza di Palanthas è qui ad ascoltare.-

    Fu lento e Nullo, come il flusso sempiterno, costante ed immutabile del Destino, come l'onda spinta da un vento pacato, o una fiamma che danzi nella sola gioia di se stessa.

     
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    « Allora...vogliamo andare? »


    Finalmente soli, il goblin ebbe modo di rilassarsi un poco, considerando i modi gentili di sua sorella come una nuova, meravigliosa boccata d'aria fresca in una giornata estiva dall'afa opprimente.
    Era sceso in campo aspettandosi un impresa facile, ma aveva sbagliato nelle sua valutazioni. L'intesa era tutta da tessere, e purtroppo, per quanto avesse sperato così non fosse, le reticenze perchè un accordo si trovasse facilmente, abbandonando trine ed arabeschi, erano piuttosto ampie.

    Sospirò, lasciando andare anche quell'ultimo pensiero negativo. Oramai i Saggi si erano allontanati; tutto era nelle mani di Yoko.

    Sai, sorellona, non vedevo l'ora.
    Fammi strada. Ti seguo passo passo.


    Disse alla Papessa il Carro, lasciandosi prendere per mano.

     
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    Esattamente come aveva detto la gentile Dama del vento, non una parola di più né una di meno: vanaglorioso fino al midollo. Quel trono posto all’estremità di uno dei due tavoli ne rappresentava al meglio la sua espressione.
    Nessun problema, pertanto, nell’affrontare quella bizzarra e particolarmente ardua situazione; dovevi semplicemente regolare il tuo modo di porti. Pericoloso, difficile, ma non di certo impossibile per una Volpe.
    La furbizia fa questo e ben altro di sicuro: assoluta naturalezza e sincerità persino in un abito che non rispecchia i proprio standard sono cose da poco, se comparate alle tue furfanterie dei vecchi tempi.
    Ti accomodasti dunque dinnanzi al Celebliant, mantenendo la tua solita precedente calma. Un profondo respiro, e subito dopo iniziasti a parlare.

    « Sarò molto sincero e diretto. »

    Esordisti pacatamente, conscio di pronunciare parole forse già note ed ovvie al saggio.

    « Il Magisterium racchiude al suo interno un’accademia dal valore inestimabile. Possiede aule, studi e laboratori creati appositamente per l’insegnamento, la divulgazione e l’accrescimento della cultura. Con a suo forte supporto, per nostra grande fortuna, di un’immensa biblioteca. »

    Osservasti una breve pausa, necessaria per riprendere fiato e ponderare con attenzione le frasi da pronunciare.

    « Eppure, purtroppo, non disponiamo del personale adeguato per la sua gestione.
    Abbiamo bisogno di persone istruite, sagge, docenti che possano sfruttare le nostre risorse per il bene della cultura e della conoscenza. »


    Lo sguardo si posò deciso e fiducioso sugli occhi del Celebliant, pronto ad arrivare al dunque.

    « Per questo richiediamo il vostro supporto. Riteniamo che un’alleanza e dunque una collaborazione possano produrre frutti per entrambi: prestigio, riconoscenza e supporto.
    Insieme arricchiremo le giovani menti che un giorno potreste accogliere a Palanthas, insieme potremmo collaborare per il recupero di beni, e garantire al futuro la disponibilità del sapere. »


    A quel punto ti fermasti, desideroso di ascoltare un parere dello Zero.

     
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    Ora l'Alleanza trovava un volto nuovo, e tanto era il desiderio dello Zero che la Conoscenza fosse diffusa per tutto il Mondo, che quasi non credette alle parole di Yoko: apparvero portate dal vento del Destino, e già il Guardiano mirava la gloria dell'unione, ed i santi frutti che questa avrebbe portato. Difficile era trovare discepoli che già fossero pronti ad intraprendere il cammino di una delle Sette Vie: insegnare presso un'accademia, invece, avrebbe permesso ai Saggi d'osservare molti giovani allievi, e fra loro sceglierne i migliori, ed i più propensi alla Conoscenza da loro custodita.

    -Yoko Saddler, giungono a me le tue parole, e le tue intenzioni, ottime e brillanti; tu, invero, hai letto nella nostra storia, poiché non possediamo discepoli da istruire. Non ancora, almeno.
    Tuttavia il compito di ciascun Saggio è diffondere la propria Conoscenza, e poter operare in un'Accademia è per noi assai magnifica fortuna, e chissà fra i migliori del Magisterium non si trovino futuri discepoli che intraprendano il cammino delle Vie che incoroniamo.
    -

    Disse, e nel vuoto dei suoi occhi d'iride ora si leggeva una sorta d'eccitazione, una bella notizia in un bel cesto, come se in un diamante si trovasse un altro diamante che rendesse ancora più lucente il primo; e però l'eccitazione e la letizia del Guardiano non erano nate dal mondo, né dal cielo, bensì dalla gloria del Destino, pertanto mondo e cielo trascendendo.

    -Tuttavia un'Alleanza è tale perché ogni parte concede qualcosa, e Palanthas non sarà da meno: questo palazzo potrà essere utilizzato per i vostri studi e per il vostro diletto, e qualora desideraste discorrere con uno dei Sette Saggi basterà rivolgere parole all'aria della Biblioteca, e la Porta della Corona per voi sarà aperta. Non solo: avrete accesso ai nostri manufatti, ed ai nostri libri, confidando nella possibilità, da parte nostra, di poter fare lo stesso con quelli di cui voi disponete.-

    L'incarnato pallido dello Zero riflesse il Giusto cuore di lui, e ogni parola trovava gloria per il solo fatto d'essere stata detta in quella sede, nel seno di quell'Alleanza. Ora, benché il Celebliant ebbe dato e ricevuto buone notizie, pure doveva rivelare alcune cose che non sarebbero potute mutare, e però sapeva che, per l'eccellenza dell'unione, non avrebbe mai corso rischi; così la voce si fece più severa e fredda, come il marmo o la verità, e Palanthas tutta parve impregnarsi del potere di quelle parole, quasi fossero giuramenti.

    -Ma bada, Yoko Saddler! Allearvi con i Saggi e usufruire della Biblioteca non vi esimerà dalla punizione di questa! Qualora qui si peccasse, commettendo reato o infangano il nome dei Custodi o di Palanthas stessa, sarà per il colpevole redatta una pena, così sempre è stato, e così sempre sarà! Le leggi di questo palazzo non mutano, né si piegano al patto, né all'alleanza.-

    Però quando la tensione fu al suo culmine, ancora l'Essenza parlò, e l'aria venne ad acquietarsi, ed il potere tornò nascosto, e quel "giuramento" non si mostrò più.

    -Ma dove è Saggezza non è errore, e molto confido della diligenza vostra e dei vostri allievi; tuttavia quella era clausola che non poteva essere evitata, né aggirata sarà mai.-

     
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