[LAM] Natale a Endlos

Preparativi all'Albero Casa.

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Natale ad Endlos


    L'Albero Casa degli aviatori era impregnato di profumi nuovi, cannella ed altri dolci sapori di quello che, dal mondo da dove proveniva la bella Dama Galanodel, era chiamato dicembre. L'intero ambiente aveva cambiato faccia; il punto di ritrovo a quella nuova riunione si era insolitamente tinto di verde, bianco e rosso tra vischio, ghirlande ed abeti, sfere dipinte a mano, pacchi infiocchettati e lucine colorate. Davvero, davvero insolito, soprattutto per coloro che non comprendevano il significato di tutto quello che era ancora in fase di preparazione. Probabilmente, agli occhi dei molti, il Gran Maestro sarebbe potuto sembrare pazzo, quasi sicuramente a causa di una qualche botta in testa ricevuta più o meno volontariamente. Altrimenti, come spiegare il modo strano in cui si era vestita -rossa e bianca quasi a riprendere i motivi decorativi intorno a lei- o la strana convocazione che tutti i Lam avevano ricevuto in un bigliettino tutto colorato. E, come se non bastasse, cosa ben più preoccupante non aveva chiuso a chiave i portoni della loro sede. Come reagire a tutto quello? Beh, c'era poco da fare a dire il vero, considerando che si trattava pur sempre di una delle più alte cariche di Laputa. Forse era meglio almeno ascoltare cosa avesse da dire in proposito...

    CITAZIONE

    Bene ragazzi, benvenuti alla prima Quest totalmente natalizia di Endlos!
    L'introduzione è abbastanza semplice per tutti:


    1. I Lam sono giunti perchè "invitati" ad una riunione del loro Gran Maestro.

    2. Ark, fa conto di essere già un associato (solo per questo particolare evento, infatti, considero il personaggio già nella gilda, nonostante il particolare che l'arruolamento gdr deve essere ancora fatto).

    3. Daligar, tu sei qui perchè Drusilia, precedentemente, ti ha curato in seguito ad un duello, dandoti appuntamento alla sede dei Lam il giorno in questione.

    4. Lash, il tuo pg giunge alla sede della gilda perchè ti è stato recapitato (per sbaglio XD) un bigliettino di invito per gli aviatori. (purtroppo non sono riuscita a trovare legami di bg, perdonami per la tristezza della trovata XDXDXDXD).

    5. Yoko è qui perchè in pratica (come si può dedurre dalla giocata introduttiva "Cosa è il Natale?" nella Città Alta) è il coorganizzatore della festa natalizia.

    6. Daeniem, Katep, QUI

    Fine del 1° turno: Venerdì 24 Dicembre.



    Edited by Drusilia Galanodel - 2/6/2015, 01:09
     
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  2. -Telescopio-
     
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    -ADVENT-




    imageS'era goduta il viaggio fino a Laputa con grande piacere: amava le delizie del Presidio Est e di Istvàn, così come apprezzava la compagnia dell'amico Percival e dei suoi bambini. Ma da lungo tempo desiderava approfondir la conoscenza con i propri compagni, quei Clesti Difensori del Cielo di cui faceva parte ormai da un po'.

    Laputa era sempre una visione mozzafiato, l'espressione stessa del sogno che voleva rappresentare: ed in essa, l'Albero Casa, magione dei LAM, no nera da meno. Se già il vegetale era uno spettacolo senza pari, vederlo durante un periodo di festa era sconvolgente.

    La giovane Kyoko, durante la sua permanenza nelle Terre dell'Est e su Celentìr, aveva partecipato a diverse feste, celebrazioni e simili...Ma le piaceva davvero quest'atmosfera particolare, diversa da tutte le altre: i sensi della giovane Miko erano inebriati, assediati in ogni aspetto. Sentiva profumi conosciuti, altri inconsueti, altri totalmente sconosciuti per lei.

    Cos'era? Cannella? Davvero buona! E quello? Marzapane? O qualche altro tipo di dolce? E poi tutto riempiva gli occhi di verde agrifoglio, il candido ed il rosso lo accopagnavano: addobbi ovunque, ghirlande e lucine, e molti altri che la giovane yoko non aveva mai visto.

    Ammaliata, si guardava attorno, come una contadinella appenna arrivata in città. Poi vide colei che era conosciuta come il Gran Maestro, vestita a festa. La bella figura femminile, che Kyoko forse un po' invidiava, era vestita di rosso e bianco...Come le decorazioni!

    Kyoko si domandò se aveva fatto bene a vestire gli abiti tradizionali del suo paese: il nero kimono Hōmongi le disegnava motivi orientaleggianti, rossi e dorati. I capelli erano abbelliti solo da un paio di sobrie perline, mentre l'azzurro ombrellino l'avrebbe certamente lasciato all'ingresso.

    Le porte del palazzo erano aperte: avrebbe dovuto entrare? Per sicurezza tirò fuori e riguardò preoccupata il biglietto ricevuto. Poi prese un respiro profondo, e decise di farsi avanti.

    - Permesso? -
     
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    Il Nibbio

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    Le convocazioni straordinarie del Gran Maestro all’Albero Casa non erano mai eccessivamente frequenti, ma -dall’esperienza di Klemvor- aveva sviluppato una sorta di diffidenza verso quelle occasioni di raduno; insomma, non lo si poteva mica biasimare: era stata un’esperienza nient’affatto piacevole... e non poteva nemmeno incolpare qualcuno, perché quella volta ci si era buttato a capofitto da solo e con tutte le scarpe.
    Oh, ma stavolta non si sarebbe fatto fregare dal suo senso del dovere. Nossignore.

    ...anche se il bigliettino che gli era stato recapitato -lo stesso che stringeva nel pugno, nella tasca dei pantaloni- non aveva certo un’aria allarmante: insomma, era grazioso, e colorato, e rassicurante, e sapeva di casa e famiglia... quasi come i lavoretti di cartoncino e porporina che, da bambino, i suoi coetanei (non lui: lui no, perché lui aveva cose più importanti da fare... come allenarsi per diventare un eroe!) preparavano in occasione del Saturnale.

    Con risoluta determinazione -determinazione a star lontano dai guai-, il Nibbio aprì la porta della sala, trasse un respiro profondo, e...
    Sbarrò le palpebre.
    Dolce. Zucchero vanigliato. Dolce. Cannella. Dolce zucchero vanigliato e dolce cannella.
    Quello che aveva respirato era una zaffata di dolce, squisito e profumatissimo aroma di biscotti e altre leccornie appena sfornate...
    Ed erano regali impacchettati quelli disseminati in giro?

    Gli occhi cerulei si guardavano intorno così assorti e frenetici da non notare quasi la figura di Drusilia, che -vestita anche lei in rosso e bianco, i colori principali dei motivi decorativi- si armonizzava alla perfezione nella sala bardata a festa, in mezzo alle ghirlande e agli abeti colorati, risplendenti e appesantiti da ogni sorta di addobbi.

    Quando tuttavia si avvide di quella presenza, il biondino rimase a fissarla ben poco elegantemente bocca aperta per un lungo istante; subito dopo sobbalzò, affrettandosi a recuperare la compostezza, a nascondere il luccichio infantile nello sguardo blu, e a mettersi sull’attenti per salutare il suo superiore.


    « Uh... Ah... Ehm... »
    brancolò inarticolato sulle prime
    « A rapporto, Gran Maestro... »
    imbarazzato spostò le iridi altrove, sull’abete alla loro destra... poi mise a fuoco
    « ...sono bastoncini di zucchero quelli? »

     
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    SSA Delta


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    Un briefing.
    Briefing significava missione, missione significava pericolo: così era per Jattur sin da quando era uscito dall'Accademia, e le cose non erano cambiate da quel giorno. Il leggero brivido di paura, la volontà di ferro con cui imbrigliava i pensieri, la lista dell'equipaggiamento da spuntare e controllare tre e più volte... tutte cose fin troppo familiari per lui, per loro: gli SSA, i difensori di Asghabard, unici paladini in un mondo privo di fede.
    Venire a Laputa non aveva cambiato le cose.

    Si muoveva veloce per i camminamenti dell'Albero Casa, silenzioso nella sua tenuta semidesertica nonostante l'armatura sotto le ampie vesti e gli stivali militari dalla suola pesante. La spada laser - eterna compagna - pendeva da un laccio alla cintola, una mano posata sull'elsa in una falsa posa rilassata. Si era scervellato per capire i motivi di quella missiva: non sapeva di movimenti dei riders, e dopo la minaccia degli orki credeva che Laputa avrebbe avuto un periodo di pace - e invece erano stati convocati, tutti, e con un foglio rosso.
    Rosso: il colore dei report delle missioni al limite dell'impossibile, su Asghabard.

    Il luogo della riunione, finalmente. Entrò con decisione, a passo istintivamente marziale, un cenno ai due aviatori giunti prima di lui, poi un saluto militare al Gran Maestro prima ancora di guardarla.
    « Aviatore Shattur a rapporto, signo~ »
    ...!

    Pietrificato, completamente esterrefatto, tacque mentre la sua mente semplicemente rigettava l'informazione visiva dei suoi occhi. Sbatté le palpebre, sperando in una temporanea allucinazione - effetti indesiderati del teletrasporto? - invano. Infine il suo sguardo saettò dall'agrifoglio al vischio appeso ovunque, alle decorazioni sui rami, alla tavola imbandita, al *coff* completo di Drusilia.
    Soprattutto su quest'ultimo.

    « Mm... immagino che possa togliermi l'armatura. » commentò, piano.

    Cosa...?

     
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    Il grande lavoro della bella Dama, dunque, era infine giunto al momento della verità.
    I vari piccioni -sempre provenienti dalla misteriosa base segreta della vostra soffitta- parevano aver adempiuto con onore al loro dovere, ed i preparativi a suon di zucchero e colori del Grande Capo caratterizzavano ogni singolo centimetro di quella stanza. Tu, di fianco alla sua formosa figura, l’aiutavi ad ultimare i preparativi, cercando quanto meno di ridurre quella affannosa ed indaffarata corsa da una parte all’altra che rendeva impossibile persino rivolgerle la parola.
    Che altro avresti potuto fare, dunque, se non iniziare a mangiucchiare qualcosa andare spontaneamente - dove per spontaneamente si intende dopo una violenta bacchettata sulla mano per “tentato pasto anticipato”- ad accogliere i nuovi arrivati?

    « Accomodati pure! »

    L’invito venne rivolto alla prima arrivata di quella festa: con incredibile sorpresa, una donna. Alla faccia dei pregiudizi per cui il gentil sesso è sempre continuamente in ritardo.
    Oltretutto, casualità o meno, si trattava inconsapevolmente di una ex Elessedil; peccato non avervi avuto a che fare prima d’ora, magari sarebbe potuto servire per aiutarla a superare quel suo visibile imbarazzo iniziale.
    Neanche il tempo di potervi riflettere un solo istante, comunque, che la porta tornò subito dopo ad aprirsi, stavolta mostrando al tuo dorato sguardo la figura di un impacciato guerriero goloso; era sempre dannatamente divertente aver modo di adocchiare le persone al di fuori del loro solito “habitat”.

    « Benvenuto anche a te. Sì, sono bastoncini di zucchero... serviti pure. »

    Suggeristi invece al giovane biondino, permettendoti ancora una volta di alleggerire il lavoro della dolce Drusilia. Per il terzo arrivato, no, invece: ti bastò semplicemente osservare il modo in cui si presentò -e cosa più importante, come fissò il gran maestro- per fossilizzare il tuo sguardo perplesso in sua direzione.
    Il braccio poggiato sul tuo fianco, ora, gli avrebbe forse suggerito un trattenuto ma evidente...

    ”beh?”



    Edited by Drusilia Galanodel - 2/6/2015, 01:10
     
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  6. ~Deadly Sin
     
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    Strano. Non si poteva commentare in altro modo la reazione che aveva avuto il buon Red nel leggere la comunicazione -urgente- spedita dalla Gran Maestra, diretta inoltre a tutti e tre i reparti della gilda.
    Insomma, Drusilia pareva avere un'urgenza.
    Quei giorni aveva deciso di nevicare. Ok la neve è elegante. Ok è bella. Ok è romantica.
    Ma porca puttana che freddo! Avete idea di cosa si prova a camminare per le strade gelate armati solo di smoking e mocassini? Ovviamente non poteva indossare altro il nostro Samurai, "per non rischiare di andare out of character". Sono problemi, eh.
    Muovendosi il più velocemente possibile era arrivato all'Albero Casa, alitandosi sulle mani per salvarle da un possibile principio di ipotermia, e divertendosi ogni volta nel vedere la candida nuvoletta uscire dalla sua bocca, quasi fosse un bambino. Con un respiro profondo fece il suo ingresso nella sala, impattando con l'atmosfera particolare che aleggiava.
    Tutto era rosso. E verde. E bianco. E dannatamente decorato! Ma che emergenza era?? Sul momento non se n'era accorto a causa del naso tappato, ma un odore di dolci trionfava nella sala, la quale vedeva al suo interno già diverse persone: tre uomini e due donne. E che donne.
    Fece un passo avanti, seguendone poi altri, per avvicinarsi al centro della stanza ed in particolare a Drusilia, unica persona che conosceva tra i presenti; incantevole in quel vestito, ispirava morbidezza. Non fate domande.
    - E' forse il mio compleanno oggi? Non mi spiego sennò quest'invasione rossa! -
    Giusto, giusto: Red era rosso di capelli!

     
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  7. Daligar
     
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    Infine eccolo lì. L'Albero Casa. Gliene aveva parlato quella giovane che lo aveva curato e che lo aveva invitato. Quanto era passato? Non si ricordava. Tuttavia, dagli addobbi presenti, capì di non aver sbagliato giorno. L'aria di festa era palpabile nell'aria.
    Ma di che festa si trattava?

    La giovane donna aveva parlato di Natale, o qualcosa di simile. Inizialmente Daligar aveva annuito e aveva detto che ci sarebbe stato, ma non aveva pensato che non aveva idea di cosa fosse il Natela, o come si chiamava. Probabilmente se gliene avesse parlato qualcun altro si sarebbe messo a ridere, invece a lei le aveva solo detto che ci sarebbe stato.
    Povero, piccolo, pazzo. Andare a ficcarsi nella tana del nemico. Rain lo avrebbe massacrato.

    Oramai, però, era lì e non poteva certo andarsene.
    Avanzò verso l'Albero Casa, rimanendo comunque in disparte rispetto ai gruppetti di persone che già si stavano formando, probabilmente tutti appartenenti a quella Gilda, al contrario di lui.
    Entrato, osservò le varie decorazioni e la gente che si salutava.
    Mettendo le mani in tasca, avanzò piano verso un punto imprecisato della stanza. Più precisamente avanzò senza meta con lo sguardo perso nelle decorazioni.
    Quella era la sua prima festa di Netala.

     
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  8. EyesOfDevil
     
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    Urgente.
    Se, come no.
    Il biglietto che mi ha mandato dice di recarmi subito all'albero casa, ma sopra non vi è scritto il motivo. Ora capisco il perché: una festa. Per la precisione il natale, quello che - in teoria - dovrebbe essere il giorno più bello e pacifico dell'anno. Da tempo - da quando sono precipitato su questa terra, se non prima - non festeggio il natale, forse perché ho smesso di contare i giorni e preoccuparmi di simili sciocchezze.
    In ogni caso, meglio entrare dentro e scaldarsi per bene che rimanere qui, sull'uscio della porta aperta, al freddo. Devo ammettere che Ms. Galanodel l'ha addobbata per bene questa sala, non manca proprio niente: abeti, ghirlande, vischio e tutti gli altri addobbi sono circondati dalla perfetta ed equilibrata unione del rosso e del bianco; mai mi sarei aspettato di vedere il quartier generale della LAM in questo stato.
    Beh, almeno non sono stato l'unico ad essere fregato dal finto avviso del Gran Maestro. Infatti, altre sei persone sono state ingannate da quello stesso biglietto, fra le quali Kyoko, il biondino di quella notte a Klemvor e Jattur; gli altri non li conosco.
    «Bonsoir.»
    Appena dopo essere entrato, con il tacco della scarpa do un piccolo calcio al portone, in modo da farlo richiudere. Togliendomi la giacca di dosso, e scoprendo una cravatta rosso vivo, inizio ad avanzare verso Drusilia, già circondata da tre persone. Con un gesto, continuando a camminare, faccio levitare la giacca fin sopra una delle sedia. A metà strada mi fermo, notando infine quelli che hanno l'aria di essere dei dolci bastoncini di zucchero. Senza pensarci due volte, devio la mia traiettoria verso l'abete e, togliendomi prima i guanti bianchi, ne afferro uno; anche se non festeggio più il natale, vado matto per queste cose.
    Rimanendo accanto all'albero, inizio a mangiare quella prelibatezza, mentre aspetto che Drusilia prenda parola e ci chiarisca il motivo di tutto questo.
    SPOILER (click to view)
    L'abilità usata per muovere la giacca è Déplacer, ma non sto a citarla visto che per ora non ce n'è bisogno.
     
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    Death is only the beginning.

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    Le sabbie del tempo.

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    Missione.
    Non una qualsiasi ma una di spionaggio verso la stessa Libers Aeris Milites, ovvero la gilda militarizzata che si era creata per difendere Laputa e Endlos in generale dalle eventuali minacce esterne e che era, oltretutto, l’organo militarizzato più potente dell’Isola nel Cielo.
    Se davvero avessero deciso di tradire l’Autocrate e con esso la stessa Laputa, beh in quel caso solo un’azione di forza preventiva volta a stroncare i capi cospiratori avrebbe potuto fermali.
    Diavolo quei tizi cavalcavano grifoni!

    Comunque fosse camminò con passo spedito fino all’ingresso dell’Albero Casa, il quale era chiuso e probabilmente sbarrato.
    Nessun cospiratore tiene la porta di casa aperta, sarebbe da stupidi, anche se chiudere vuol dire ammettere di avere qualcosa da nascondere.
    Le cose cominciavano male, molto male.

    Khatep fece più volte il giro dell’edificio per vedere se c’erano entrate secondarie percorribili ma non vide di utilizzabile, l’unico ingresso percorribile era sbarrato e non poteva entrare in alcun modo, era quasi un vicolo cieco.
    Forse avrebbe potuto entrare in forze sfondando il portone, sicuramente sarebbe stato molto ad effetto e gli avrebbe dato il tempo di vedere cosa c’era dentro prima di venire completamente annientato dai membri della gilda.
    Lui era potente ma loro erano in tanti, sicuramente troppi per lui solo.


    Gli venne in mente un’idea alternativa.
    Si appoggiò al muro non troppo lontano dal portone d’ingresso, massimo cinque o sei metri, poi richiamò un’Anima in Catene Minore.
    Quel piccolo spiritello, anima animale, avrebbe attraversato facilmente il muro e avrebbe potuto spiare agilmente ciò che accadeva all’interno del salone principale.
    Fu solo la durata limitata dell’incantesimo che convinse Khatep a non sprecarlo facendo muovere l’anima da dove si sarebbe nascosto fino all’Albero Casa, tanto servivano doti capaci di vedere le aure per poterla rilevare o una vista acutissima.
    Si riteneva al sicuro dall’eventualità di essere scoperto.

    Ciò che vide all’interno fu…strano.
    Sicuramente non pareva un covo di cospiratori.
    Tutto nell’Albero Casa era pesantemente colorato di rosso, verde e bianco, decorato di ogni cosa e c’era persino un grosso albero, forse un abete, riempito di addobbi in un numero tale che secondo l’Antico era strano non si fosse ancora schiantato al suolo.
    Pareva una festa a cui Raylek non era stato invitato.

    Continuando a sbirciare in giro vide il guerriero Shattur e una sua vecchia conoscenza, Daligar.
    Cosa ci facevano tutti lì?
    Dannazione non riusciva a sentire nulla, decise che era ora di intrufolarsi.

    Si avviò verso il portone e lo aprì giusto il necessario per entrare, sempre coperto dal cappuccio, cercando di non farsi notare -anche se la sala era piena di gente- approfittando di un momento in cui nessuno guardava nella sua direzione, in questo aiutato dall’Anima evocata.
    Sperava in un colpo di fortuna.

    Certo, di persona era una pessima spia ma la sua magia non consentiva all’anima di ascoltare, il che in quell’occasione era troppo, troppo restrittivo.
     
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  10. Yang01&Yin03
     
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    Bianca era la figura che, con piccoli passi regolari, sempre più s'avvicinava alla grande magione dei LAM, dove Drusilia aveva richiesto la compresenza di tutti gli associati. Fresco si levava il vento attorno al candore di quella creatura, dove camminava portava letizia e le crudeltà del mondo si facevano piccole e lievi pur nella loro miseria.
    Canticchiava a bassa voce, e parole erano, le sue, diverse da ogni altra lingua nota, sebbene risultassero melodiose e felici, ed ogni suono con piacere si faceva seguire dall'altro. Una lunga tunica aveva, era splendida e lucente, algida come neve e di tale colore fatta; bordata d'azzurro era sui manici e sul collo e dove la veste terminava, e sopra le spalle due grandi ali bianche erano poggiate: quasi dormendo, serene e piumate con facilità apparivano come caldo mantello, sebbene alla creatura stessa appartenessero.
    In volto era chiara, e sorrideva assai e d era gioviale, ed in essa era solo Luce e Bene, essendo il suo cuore impossibile da corrompere od oscurare; il cielo era nei suoi occhi, vividi e angelici,e pure loro ridevano, e la bianca chioma luccicava come polvere di diamanti o fredda neve dei ghiacciai.
    Feng Yang Leng era infine giunto alla Casa-albero dei LAM.

    Il bastone adamantino era stretto fra le mani, parallelo al terreno, e queste a loro volta stringevano il manico d'un grande carrello plasmato nel più puro e bianco ghiaccio: su di questo stavano molti dolci e torte, tant'è che della bianca figura a mala pena poteva essere scorta la brillante capigliatura, nascosta com'era dall'altezza delle leccornie.
    Avvenne, infatti, che Drusilia parlò a Yang, dicendogli della festa che stava organizzando e lo invitava, come del resto ogni altro LAM a prendervi parte. Così, dai ghiacci dell'Etlerth il Primo Guardiano s'era messo in viaggio, sostando per qualche giorno negli alloggi della Seconda nel bosco di Undarm, infine salendo a Laputa dal suo approdo.

    Delicatamente, e quasi con timore, aprì le porte della magione, subito tornando dietro il carrello e spingendolo nella sala, addobbata di rossi e bianchi festoni, scorgendo la figura di Drusilia poco lontana, vestita coi colori della festa, e pure osservò tavoli imbanditi e già numerose presenze.

    -E' scortese partecipare ad una festa senza recare alcun dono!-

    Disse ridendo, lieto nel cuore ed in volto gioioso; s'avvicinò ad uno dei tavoli, e dove trovò spazio depose ciò che aveva portato, e quando tutto il carrello venne svuotato, il ghiaccio che lo componeva si plasmò e si fece vassoio o piedistallo per i dolci, i quali prontamente la Tempesta provvedette a riempire.
    Nella letizia degli invitati era la sua, e osservare il buono in ognuno di loro emergere e splendere era per il Primo Guardiano sufficiente cibo, ed il suo spirito si ritenne sazio.



    SPOILER (click to view)
    Yang, come concordato privatamente col QM, è stato messo al corrente delle intenzioni di Drusilia dalla stessa.
     
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  11. Evan O' Byrne
     
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    …Santa pazienza, che diavolo era saltato in testa a quella benedetta ragazza, adesso?

    Evan rigirava il biglietto senza posa tra le mani, come se scrutarlo in quel modo così penetrante potesse rivelargli d’improvviso qualche strana verità.
    …E invece era solo un invito; un invito a una festa di Natale.

    Non che lui tenesse particolarmente a questo genere di avvenimenti – non puoi quando sei un terrorista – ma da Drusilia non ci si poteva aspettare mai nulla di normale. Mai.
    Del resto, lo aveva imparato a sue spese.

    Inutile porsi domande, quindi. Doveva andarci.

    E così fu.

    Una volta giunto innanzi all’Albero Casa, il Corvo rimase parecchi minuti fermo impalato davanti alla porta, come fosse una statua di sale. Oltre di essa sentiva chiaramente un vivace tramestio e un chiacchiericcio neppure troppo controllato, e lui ebbe paura - si, di quella vera, di quella che ti fa sudar freddo e tremare le ginocchia – di valicare la soglia di quello che avrebbe potuto essere tranquillamente un
    inferno agghindato di tutto punto con sfere colorate, bastoncini di zucchero e festoni sparsi qui e lì. Un po’ come un lupo che si travesta da pecora, insomma.

    Sospirò, ormai rassegnato; e poi – al massimo – sapeva benissimo come vendicarsi; che c’era da perdere? Niente Evan, proprio niente.

    Spalancò l’uscio e guardò dentro, e fu proprio come se l’era immaginato: un tripudio di verde, rosso e bianco, una torma di gente che faceva casino, e poi… poi lei.

    Vestita in un modo indefinibile, il Gran Maestro sgambettava qui e là dispensando sorrisi e carinerie, col volto raggiante di felicità e un entusiasmo mal contenuto.

    Si avvicinò a lei, squadrandola da capo a pieni con spietato senso critico e impietosa obiettività… poi sogghignò.


    « Drusilia, cara… avevo inteso si trattasse di una festa di Natale, non pensavo fosse già l’Epifania! »

    Se solo avesse potuto le sarebbe scoppiato a ridere in faccia – adorava punzecchiarla, ed era una delle poche cose alle quali non avrebbe mai rinunciato in vita sua – ma si trattenne dal rovinarsi il gusto di contemplare la reazione della fanciulla.

    Piuttosto, se lei non si fosse sottratta al suo tocco, l’Autarca avrebbe proteso le mani verso il suo volto d’angelo candido e bellissimo, afferrandone le gote morbide tra le dita e tirandole un appena, accompagnando quel gesto affettuoso con un sorriso tenero e comprensivo, da fratello maggiore.


    « …E comunque il rosso ti ingrassa. »

     
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    Chi è Babbo Natale?

    Tutte le versioni del Babbo Natale moderno derivano dallo stesso personaggio storico, il vescovo del IV secolo, San Nicola di Mira (più noto in Italia come San Nicola di Bari) della città di Myra in Licia, una provincia dell'Impero bizantino che corrisponde all'attuale Anatolia, in Turchia. Si racconta che, esortò tutti gli altri parroci della sua diocesi a diffondere il cristianesimo laddove i bambini non avevano la possibilità o la volontà di recarsi in chiesa anche a causa del freddo invernale, che costringeva molti a non uscire di casa. Così disse loro di recarsi dai bambini portando loro un regalo e di cogliere l'occasione per spiegargli chi fosse Cristo e che cosa avesse fatto per l'intera umanità. I parroci portando con loro un sacco pieno di regali, raggiungevano i bambini mediante alcune slitte trainate da cani (e non renne). La leggenda di San Nicola, che nel Medioevo divenne uno dei santi più "famosi", è alla base della grande festa olandese di Sinterklaas (il compleanno del Santo), importata poi nelle colonie delle americhe e che, a sua volta, ha dato origine al mito ed al nome di Santa Claus nelle sue diverse varianti.
    In Europa (in particolare nei Paesi Bassi, in Belgio, Austria, Svizzera e Germania) viene ancora rappresentato con abiti vescovili e con la barba.
    Per di più, prima della conversione al cristianesimo, il folklore tedesco narrava che il dio Odino (Wodan) ogni anno tenesse una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti. La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio, Sleipnir. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e Paesi Bassi anche in epoca cristiana, associata alla figura di San Nicola. La tradizione germanica arrivò poi negli Stati Uniti attraverso le colonie olandesi di New Amsterdam e New York prima della conquista britannica del XVII secolo, ed è all'origine dell'abitudine moderna di appendere una calza al caminetto per Natale, simile per certi versi a quella diffusa in Italia il 6 gennaio all'arrivo della Befana.
    Un'altra tradizione folklorica delle tribù germaniche racconta le vicende di un sant'uomo (in alcuni casi identificato con San Nicola) alle prese con un demone. La leggenda narra di un mostro che terrorizzava il popolo insinuandosi nelle case attraverso la canna fumaria durante la notte, aggredendo e uccidendo i bambini in modo orribile. Il sant'uomo si pone alla ricerca del demone e lo cattura imprigionandolo con dei ferri magici o benedetti. Obbligato ad obbedire agli ordini del santo, il demone viene costretto a passare di casa in casa per fare ammenda portando dei doni ai bambini. In alcuni casi la buona azione viene ripetuta ogni anno, in altri il demone ne rimane talmente disgustato da preferire il ritorno all'inferno. Altre forme del racconto presentano il demone convertito agli ordini del santo, che raccoglie con sé gli altri elfi e folletti, diventando quindi Babbo Natale.
    Il Babbo Natale di oggi riunisce le rappresentazioni premoderne del portatore di doni, di ispirazione religiosa o popolare, con un personaggio britannico preesistente. Quest'ultimo risale almeno al XVII secolo, e ne sono rimaste delle illustrazioni d'epoca in cui è rappresentato come un signore barbuto e corpulento, vestito di un mantello verde lungo fino ai piedi e ornato di pelliccia. Rappresentava lo spirito della bontà del Natale, e si trova nel Canto di Natale di Charles Dickens sotto il nome di "Spirito del Natale presente". Santa Claus ha origine da Sinterklaas, il nome olandese del personaggio fantastico derivato da San Nicola, che viene chiamato anche Sint Nicolaas; questo spiega anche l'esistenza di diverse varianti inglesi del nome (Santa Claus, Saint Nicholas, St. Nick).

    Infine, forse non tutti sanno, che originariamente il vestito di Babbo Natale era verde, non rosso come siamo abituati a vederlo. Divenne rosso solo dopo che, negli anni ’30, la Coca-Cola lo usò per la sua pubblicità natalizia, e lo vestì in bianco e rosso, come appunto la scritta della sua famosa bibita.

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    Natale ad Endlos

    La prima a varcare la soglia dell'Albero Casa fu una giovane sacerdotessa di nome Kyoko. Non l'aveva mai vista dal vivo, ma aveva sentito parlare di lei, come tutti gli associati del resto. Sapeva che si trattava di una ragazza un pò timida, e che non sapeva dire di no a nulla, un pò come Yang infondo... si sarebbero trovati bene insieme. La bella Drusilia, dunque, accorse da lei, abbracciandola forte e stampandole un dolce bacio sulla fronte per poi separarsi di poco, e guardarla amorevolmente, quasi una madre affettuosa con la sua piccola principessa.

    -Benvenuta a casa, cara.

    Non ebbe tempo di terminare, che giunse un altro dei suoi figli acquisiti, questa volta un ragazzino con l'aria da duro -ma pur sempre un ragazzino- di nome Ryusang. Proveniva da Misericorde, ed aveva avuto la fortuna di trovarsi sotto le ali gentili di ben due mamme, Lady Kalia e Drusilia, ed entrambe lo amavano. Fortuna che ad accoglierlo fu Yoko, che divertito dal suo interesse per i bastoncini di zucchero gli diede il via libera per servirsi. Il gran Maestro, a quella visione, ridacchiò fra sè, avvicinandosi al Nibbio e dando una leggera ed affettuosa pacca sulla testolina bionda.

    -Prendili pure, ma non esagerare!
    Troppo zucchero fa male.


    Ancora un momento, e la porta si spalancò nuovamente, questa volta lasciando entrare il soldato Shattur, vestito di tutto punto... ma da guerra. Guerra? Perchè mai si era combinato in quel modo??? O forse... beh si, infondo l'Alfiere l'aveva avvisata che l'uomo non veniva da un piano dimensionale simile al loro, e che aveva un pò di difficoltà nel, insomma... "ambientarsi". Fonti segretissime -un certo donnaiolo amante del poker- le avevano perfino detto che, in realtà, parlava anche un'altra lingua, motivo per cui era ulteriormente svantaggiato. Chissà poi come aveva imparato la loro: un pò di pratica forse, o magari girava con qualche traduttore nascosto, sapendo lei già che l'uomo in questione era un esperto di roba tecnologica. Si, forse aveva capito male, ed infatti, appena entrato fissò tutto, compresa lei, con aria un pò strana, che lei ebbe modo di interpretare come tipica espressione di un pesce fuor d'acqua. E come se non bastasse, Yoko aveva preso a fissarlo di sottecchi. Povero Jattur, forse era disorientato. Bisognava metterlo a suo agio! Cosa fare dunque, se non correre ad abbracciarlo e baciarlo gentilmente sulla guancia? Eh, lei si che sapeva mettere al loro agio le persone!
    Si, come no...

    -Jattur, sono felicissima che tu sia venuto.

    Si sarebbe poi rivolta alla bella Volpe d'argento, anche lei fin troppo golosa, considerando che prima dell'arrivo dell'allegra combriccola era stato sorpreso più e più volte a mangiucchiare qualche suo dolcetto, sia per presentarli, sia per "rassicurarlo", anche se continuava a non capire il motivo di quell'espressione poco amichevole per una atmosfera natalizia. Magari il soldato poteva avergli ricordato qualcuno che non sopportava, o magari un cattivo avvenimento passato, ma infondo era convinta che lui non avesse colpe, anche perchè dubitava fortemente che si fossero mai incontrati prima. Si volse dunque in sua direzione, parlando tutta contenta.

    -Yoko, lui è Jattur, uno dei miei uomini migliori!
    Ha già combattuto al mio fianco e si è dimostrato un grande combattente.
    Sono fiera di lui e del contributo che dà alla nostra causa.


    Una leggera pacca sulla spalla, e poi sarebbe volata verso i nuovi arrivati. e cioè Red ed uno dei suoi comandanti, Hevril il giocatore d'azzardo. Anche loro membri validissimi, come infondo tutti quanti. Alla fine era stata fortunata ad averli incontrati tutti, su questo non c'erano dubbi. Infondo, uno ad uno, si era reso a suo modo utile alla gilda, ed erano comunque membri validissimi.

    -No Red, non è il tuo compleanno.
    Però goditi la festa come se lo fosse... oggi è Natale!


    Sorrise tutta contenta, andandolo a salutare. E degnò di un abbraccio anche il giovane Daligar, che entrò quasi come un'ombra e non scambiava parola con nessuno. Poi fu il turno di Hevril, e lo abbracciò con quasi tutta la forza che aveva in corpo. Vista da un esterno pareva una bambina tutta contenta; in un certo senso faceva una tenerezza indicibile, e probabilmente nessuno tranne Yang e forse Yoko avrebbe probabilmente compreso la vera motivazione. Alla fine quella festa era per lei un segnale di un inizio, un tuffo nel passato, a quello senza pianti, fughe e sangue, ma con una nuova famiglia che da sola si era ricreata. Una nuova vita, insomma.

    -Bengiunto Hevril, e buon Natale.

    Fu poi il turno di Yang, che quasi come un piccolo Babbo Natale azzurro (perchè in effetti, anche se non era grasso, veniva dal Nord e portava un sacco di cose belle), giunse con talmente tanti pacchi, dolcetti e quant'altro da riempire l'unico angolo della sala che era rimasto vuoto. E Drusilia, come è giusto che facesse una bambina tutta felice di vedere tanta abbondanza, si gettò fra le braccia del Guardiano, esibendo un sorriso a trentadue denti. Nulla poteva dubitare sul fatto che, in quel momento, l'Ufficiale Galanodel fosse il ritratto della gioia.

    -Grazie Yang, e buon Natale!

    E fu così presa dalla voga, che andò ad abbracciare quel tipo sospetto e tutto incappucciato che gironzolava tra gli invitati come una presenza inquietante. E si, si era accorta di lui -del resto, come non farlo- ma non ci aveva dato molto peso in effetti.

    -Buon Natale anche a te, tizio sospetto con il cappuccio!

    Ed infine, per ultimo a varcare la soglia della sala, fu Evan, nero come un corvo, freddo come i suoi occhi color dell'acciaio, gentile come può solo esserlo un terrorista. In effetti già bastava l'allusione al giorno della befana per meritarsi uno sguardo truce da parte della dama, ma prima la carezza dolce servì ad acquietarla (o almeno lasciarla in silenzio), poi la frase finale disegnò sul suo volto una espressione mista tra stupore, offesa, incredulità, agitazione e quanto più potesse trasparire da un volto umano. In quei frangenti Drusilia si immaginò soddisfatta a versargli del buon vino rosso sul vestito , per poi commentare con vena sadica che si, anche a lui il rosso ingrassava. Ma no, quel giorno era Natale, ed aveva fatto il fioretto di non esagerare con cattiverie gratuite, anche se quello l'avesse punzecchiata come suo solito. Però non gliel'avrebbe lasciata passare così facilmente, poco ma sicuro.

    -Buon Natale anche a te, Evan.
    Vuol dire che quella resterà chiusa.


    E con l'indice della mano destra indicò cinque, sei botti ancora ben chiuse. Evan sapeva, cosa contenevano. E quello bastava.
    Appena concluse con l'Autarca, la Dama salì su una pedana improvvisata (alias scatolone) iniziandoli a contare dall'alto, poi, tutta soddisfatta, si schiarì la voce in modo da attirare la loro attenzione.

    -Bene, direi che siamo abbastanza.
    Sappiate che in realtà questo non è il vero luogo dove festeggeremo, ma lo sarà una delle sale dell'Autocrate, il nostro caro Raylek.
    Sebbene sono certa che sia a prescindere disponibile, avevo in mente di fargli una sorpresa, dunque lui è totalmente all'oscuro di tutto.
    Ma ahimè, signori miei, quel goblin e furbo, e per entrare nel Mastio con tutta questa roba senza che lui se ne renda conto sarà difficile.
    Per il momento ho mandato qualcuno, ma le distrazioni non dureranno per sempre, quindi dovremo agire rapidamente.
    Quindi, amici miei, rimbocchiamoci le maniche e prepariamoci a trasportare tutta questa roba.
    Prendete quello che potete, in seguito manderò alcuni soldati già addestrati al silenzio che si occuperanno del resto.


    Terminato quel breve discorsetto, qualora non ci fossero state obbiezioni, Drusilia avrebbe indossato una giacca pesante, poi sarebbe andata a prendere tre vassoi di dolci, ed infine dirigersi al portone principale.

    CITAZIONE

    Ooook, in questo secondo post, come accadrà anche nei prossimi, la prima parte è dedicata ad un simbolo del Natale. Personalmente la trovo interessante, quindi consiglierei di leggerla anche se con la quest non centra una emerita cippalippa XD
    Non ci sono istruzioni particolari in questo turno; giocate come meglio credete con Dru e fra di voi, basta che alla fine, se nessun pg ha nulla da dire, ogni invitato prenda qualcosa (a vostra scelta) e si prepari alla traversata di Laputa ed alla "corsa ad ostacoli" fino al Mastio.
    Turni liberi, basta che fate un solo post. Sarò io a concedere un doppio post, qualora sia necessario.
    In bocca al lupo :guru:



    Fine del 2° turno: Giovedì 30 Dicembre.



    Edited by Drusilia Galanodel - 2/6/2015, 01:11
     
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  13. -Telescopio-
     
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    -WHOA!-


    Difficile catalogare la natura del primo incontro fra l'Aviatrice Blu ed il Gran Maestro: per farlo, probabilmente, sarebbe necessario conoscere i tortuosi percorsi dell'anima candida di Kyoko, talvolta sobria e permeata di saggezza, talvolta così ingenua da sfiorare l'idiozia.

    La giovane orientale poco sapeva della famosa Drusilia Galanodel, e nemmeno s'aspettava nulla di particolare, essendo un incontro tra una recluta ed il capo supremo di un'intera fazione militare...Eppure nel vedere la Lady per la prima volta, a Kyoko parve simile agli Dei: subito il cuore le si agitò in petto, e la voce si perse sulla lingua inerte.

    Lady Drusilia le si fece vicina, abbracciandola con calore, e donandole un tenero bacio sulla fronte: la giovane e pudica Kyoko non potè sostenere quel amorevole sguardo, mentre un fuoco sottile affiorava rapido alla pelle, ed il buio avvinse fugacemente i suoi occhi, ed udiva solo il rombo del sangue alle orecchie.

    -Benvenuta a casa, cara.

    Le disse la Lady, mentre ancora il cuore pulsava veloce, martellandola e confondendola ancor di più, lei che così poca esperienza aveva dei fatti della vita. Avvampando, riuscì a sussurrare un ringraziamento, senza nemmeno rendersi conto di ciò che stava dicendo.

    - A...Arigatou...Gozaimasu... -

    Disse a capo chino, ancora sconvolta dell'effetto che le aveva suscitato quel fugace contatto fisico. Zampettò via, lentamente, le gote rosse come i tramonti d'estate. Si avvide a malapena che erano giunti diversi altri ospiti: il respiro era ancora un po' accelerato, e solo vagamente riuscì a riconoscerne alcuni.

    Rimase qualche minuto a contemplare buffamente addobbi e decorazioni, cercando di riguadagnare la presa su di sè, che inspiegabilmente aveva perduta. Ed infine le celebrazioni ebbero ufficialmente inizio:

    - Bene, direi che siamo abbastanza.
    Sappiate che in realtà questo non è il vero luogo dove festeggeremo, ma lo sarà una delle sale dell'Autocrate, il nostro caro Raylek.
    Sebbene sono certa che sia a prescindere disponibile, avevo in mente di fargli una sorpresa, dunque lui è totalmente all'oscuro di tutto.
    Ma ahimè, signori miei, quel goblin e furbo, e per entrare nel Mastio con tutta questa roba senza che lui se ne renda conto sarà difficile.
    Per il momento ho mandato qualcuno, ma le distrazioni non dureranno per sempre, quindi dovremo agire rapidamente.
    Quindi, amici miei, rimbocchiamoci le maniche e prepariamoci a trasportare tutta questa roba.
    Prendete quello che potete, in seguito manderò alcuni soldati già addestrati al silenzio che si occuperanno del resto. -


    Non ci fu bisogno di dire altro: con fare da scolaretta ubbidiente, Kyoko s'avvicinò ad alcune scatole, pronta a consegnare con successo quel carico di zuccherosa dolciosità. Più o meno aveva preso con sè 4 scatole di panettoni assortiti, sebbene non sapesse di che dolci si trattava.

    Senza osar guardare il Gran Maestro più in alto dei polpacci, si accodò, pronta all'impresa.

     
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    L’ingresso di un collega dal volto familiare dirottò lo sguardo degli occhi cerulei sul soldato Shattur -uno del reparto Rosso, con cui aveva vissuto la disavventura sull’Arka degli Orki-; colto alla sprovvista dal suo cenno di saluto, in Nibbio ci impiegò un po’ a coordinare le braccia per ricambiare quel gesto, mulinandole dapprima impacciato solo per scoprire che -riuscito nella sua impresa- lo Jedi non doveva nemmeno averlo notato, visto che la sua attenzione era stata tutta rapita dal Gran Maestro... o meglio, dagli abiti del Gran Maestro.

    « Aviatore Shattur a rapporto, signo~ »
    attimo di silenzio
    « Mm... immagino che possa togliermi l'armatura. »

    Ehi! Che intendeva dire? Ma -soprattutto- che cosa intendeva fare?
    Prima ancora di avere il tempo di razionalizzare il motivo di quel fastidio, senza capire bene perché non gli piacesse che Jattur mostrasse quel comportamento con il loro superiore, il biondino si ritrovò a sbuffare sommessamente, mentre le sopracciglia si aggrottavano e le guance si imbronciavano...
    Jattur ci aveva guadagnato pure un bacio!

    « Benvenuto anche a te. Sì, sono bastoncini di zucchero... serviti pure. »

    La voce dello Yoko d’Argento -sempre al seguito del Gran Maestro- lo fece sobbalzare per la leggera sorpresa di vederselo comparire davanti, al fianco della donna: era stato davvero così assorto nei suoi pensieri da non essersi accorto del suo avvicinarsi, o si trattava invece di una delle magie per cui si vociferava fosse famoso?
    Ma poi... chi se ne importa? Non bisogna mai lasciarsi distogliere dalle cose importanti, e l’importante -adesso- era che la Volpe l’aveva autorizzato a prendere possesso dello zucchero.
    Dolce, dolce, dolce zucchero...

    -Prendili pure, ma non esagerare! Troppo zucchero fa male.

    Si irrigidì un po’ imbarazzato sotto il tocco della Dama del Vento, ma non vi si sottrasse; ostentò indifferenza -ormai era un uomo! Non poteva mica permettersi di mostrare le stesse debolezze con cui da bambino veniva dissuaso da Kalia a perdere il contegno da “ragazzo grande” cui si atteggiava, con lo sguardo truce e il suo fare burbero- e annuì, sostenendo gli occhi dorati dello Yoko e quelli verdi di Drusilia prima di defilarsi verso il suo oggetto del desiderio: chissà se il giovane era cosciente di quanto lo tradisse lo sfavillio nelle sue iridi di cielo.

    «Bonsoir.»

    In piedi accanto all’albero ai cui rami giacevano i suoi dolciumi, Ryusang smise di contare i bastoncini di zucchero bianco decorati da una spirale di colore rosso (o forse era il contrario, ed erano rossi con un nastro bianco? ...boh!) quando era già arrivato ad infilarne una dozzina nel taschino della sua giacca -con i ganci affioranti dal lembo di stoffa come uno strano occhiello-: l’ingresso del Capo dei Rossi, altro compagno di sventura in quel di Klemvor,
    lo aveva distratto interrompendo il computo.

    Dopo un attimo di indecisione, il biondino si risolse a sollevare la mano destra -che stringeva il bastoncino numero tredici- per rispondere a quel saluto con un “Salve” appena bofonchiato quando il pokerista giunse nei suoi pressi, anche lui evidentemente interessato e attratto dalla leccornia; lo fissò per un lungo istante, piuttosto indeciso sul fatto di avviare o meno una qualche conversazione, ma non ebbe il bisogno o il tempo di prendere una decisione, perché il rumoreggiare alla porta d’ingresso catalizzò nuovamente altrove l’attenzione del Nibbio.


    -E' scortese partecipare ad una festa senza recare alcun dono!-

    A pronunciare quelle parole era stato un ragazzo tutto bianco: la veste, i capelli, la pelle... a guardarlo -pensò- anche la sua anima doveva essere candida... tutto in lui era algido e luminoso, di una maniera che non poté sortire altro effetto se non far risaltare con ancora maggiore intensità il nero della misteriosa figura incappucciata -che sostava nei pressi della porta- e quello del Corvo, il suo diretto superiore, che si diresse direttamente dal Gran Maestro.

    « Drusilia, cara… avevo inteso si trattasse di una festa di Natale, non pensavo fosse già l’Epifania! …E comunque il rosso ti ingrassa. »

    Il ragazzo ridacchiò, più per la pantomima del suo generale che per altro: non conoscendo cosa fosse questa Epifania che aveva citato, molta della verve di quella splendida battuta andava persa, e... Accidenti: quelle chiacchiere lo avevano distolto dalle torte e dalla pâtisserie del carrello!

    Ispezionò i dintorni con gli occhi vigili, e ritrovò la Bianca figura del Primo Guardiano intenta ad alleggerire il suo carrello del dolci per collocarli con tutti i giusti onori sui tavoli da banchetto, prima di dirigersi all’accoglienza della bella Galanodel; non appena ebbe messo a fuoco l’obiettivo, Ryusang girò lentamente sui tacchi e si preparò a calare silenziosamente in picchiata sulle indifese prede di uova, latte e farina con la spietatezza rapace del predatore di cui si era auto-assegnato il nomignolo.

    Stava per muovere il suo assalto alle torte quando la voce del Gran Maestro lo interruppe a metà dell’azione: schiarendosi udibilmente le corde vocali, Drusilia era salita in piedi su di uno scatolone, e stava parlando all’intera platea degli invitati; lanciando uno sguardo avvilito alla tavolata e poi di nuovo alla Dama del Vento, il Nibbio prese la sua decisione sofferta. Sospirò e preferì prestare ascolto al discorso e alle istruzioni in esso contenute.


    -Bene, direi che siamo abbastanza.
    Sappiate che in realtà questo non è il vero luogo dove festeggeremo, ma lo sarà una delle sale dell'Autocrate, il nostro caro Raylek. Sebbene sono certa che sia a prescindere disponibile, avevo in mente di fargli una sorpresa, dunque lui è totalmente all'oscuro di tutto.-


    Immaginandosi la faccia sorpresa dell’Autocrate davanti a quell’improvvisata, sorrise.

    -Ma ahimè, signori miei, quel goblin e furbo,
    e per entrare nel Mastio con tutta questa roba senza che lui se ne renda conto sarà difficile. -


    Perplesso, il biondino gettò lo sguardo in giro e si grattò pensosamente la nuca: eh già, quella era davvero tanta roba! Non sarebbe stato affatto facile trasportare tutto fino al Mastio, specie se non si doveva dare nell’occhio per non perdere l’effetto sorpresa.

    -Per il momento ho mandato qualcuno, ma le distrazioni non dureranno per sempre, quindi dovremo agire rapidamente. Quindi, amici miei, rimbocchiamoci le maniche e prepariamoci a trasportare tutta questa roba: prendete quello che potete, in seguito manderò alcuni soldati già addestrati al silenzio che si occuperanno del resto.

    Per un attimo, Ryusang soppesò l’eventualità di sgraffignare quanta più roba poteva e nascondersela in camerata come scorta di cibo di emergenza, ma... questo sarebbe stata una contravvenzione deliberata degli ordini del Gran Maestro, e... no. No, no.
    Fuori discussione rischiare di darle un dispiacere.

    Annuì tra sé e sé, facendosi determinato, quindi si diresse al tavolo -incrociando una graziosa ragazza orientale dalle gote purpuree- e si mise all’opera seguendo a memoria i dettami e le dimostrazioni che aveva ricevuto più volte dall’Ispanico a cui aveva fatto da schiavetto scudiero: attingendo agli ampi tovaglioli di stoffa rossa disseminati in grandi pile -poste ad intervalli regolari lungo il bancone-, il biondino si premurò di impacchettare ogni piatto da portata, teglia di biscotti, vassoio ingombro, e ciotola strapiena, annodandola in dei fagotti ben imballati.

    Poi, il Nibbio sollevò i quattro angoli della tovaglia, li raccolse nella stretta di entrambe le mani, e -prendendo lo slancio per fargli descrivere un arco- si gettò su una spalla quel voluminoso sacco improvvisato.
    Rude, ma efficace -come tutti i metodi del Rosso.
    Trasse dal taschino un altro bastoncino di zucchero, e se lo incollò alle labbra -nella presa sicura dei denti-, ma nell’atto di rigirarsi per dirigersi alla porta, si accorse ben presto di aver urtato (forse atterrato!) qualcuno.

    Trattenendo il respiro, Ryusang si volse lentamente...
    e i suoi occhi cerulei caddero sulle sue due sconosciute vittime:
    un ragazzo dai capelli neri e uno dai capelli rossi.


    « Ehm... »

     
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  15. ~Deadly Sin
     
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    Un pochino ci era rimasto male. La bella Dama non lo aveva baciato, privilegio che invece era stato concesso ad altri, invidiabili, eletti. Cavolo!
    Red distolse lo sguardo quando si sorprese mentre fissava inconsapevole le gambe della Gran Maestra: che provava attrazione per lei, beh, oramai si sapeva, ed egli non era per nulla intenzionato ad arrendersi nel suo tentativo di conquista, ma ciò non significava che doveva sbandierare a tutti i propri desideri. In fondo, egli era stato invitato a comportarsi come se fosse il suo compleanno, quindi un qualche regalo doveva pur riceverlo, no?
    Decise di aspettare la fine del discorso della ragazza prima di andare a riscuotere il proprio "dono", magari sotto un po' di vischio..

    -.Per il momento ho mandato qualcuno, ma le distrazioni non dureranno per sempre, quindi dovremo agire rapidamente. Quindi, amici miei, rimbocchiamoci le maniche e prepariamoci a trasportare tutta questa roba: prendete quello che potete, in seguito manderò alcuni soldati già addestrati al silenzio che si occuperanno del resto.-


    Stava proprio per fare il primo passo, quando l'incombere della sua prima missione di gilda lo trattenne. Dovevano fare una sorpresa ad un tale goblin che mai aveva incontrato ma che, a quanto pareva, era molto importante per il gruppo.
    Beh un'occasione per mettersi in mostra c'era: avrebbe trasportato l'albero addobbato, mostrando le proprie doti fisiche a tutti, ma, soprattutto, a lei. Ohoh che genio che era, sì! La vittoria sarebbe stata sua, un passo e.. PAM!
    Ruzzola a terra!
    Un sacco enorme con davanti una persona lo aveva urtato, facendolo cadere. Che figura!! Si alzò subito in piedi, esibendosi nella posa più dignitosa che gli veniva in mente, guardandolo negli occhi: un ragazzino, ecco cos'era!
    -Ehi.- Gli disse, mentre con decisione sollevava l'abete verde, senza fare sforzi, continuando a fissare il pirata che lo aveva investito. -Falli fare ai grandi questi lavori!-
    Cattiveria? No.
    Voglia di provocare? Tantissima.
     
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36 replies since 19/12/2010, 16:38   1097 views
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