La bambina dagli occhi verdi

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    Erano trascorsi diversi giorni oramai da quando la bella Drusilia ti aveva invitato a trasferirti nella sua spaziosa camera, e la situazione da allora aveva assunto dei caratteri ancora più enigmatici.
    La frequenza di quei sogni un po’ strani e così difficili da ricordare pareva indebolirsi col passare del tempo, il rosso -unico ricordo sempre ben impresso al tuo risveglio- sembrava perdere l’intensità che distingue fortemente quel colore così passionale. Non riuscivi a capire se fosse semplicemente la fine di un periodo un po’ strano e particolare, per così dire, o se forse era davvero l’influenza della dolce coinquilina a rassicurare i tuoi sogni.
    Ultimamente, quando il tuo problematico riposo veniva disturbato unicamente dal calore della luce del sole proiettato dritto sul tuo volto, qualche immagine frammentata cominciava a prendere forma nella tua testa. Ricordi del passato, forse, scene intrecciate e dalla vaga reminiscenza. Eppure... quell’ultimo fu più chiaro, quella mattina. E a ben pensarci era già la seconda volta che si presentava nel buio della notte.
    Il mondo spettrale, la banda di ladri... cacciatori, ed una bambina dagli occhi verdi che sperava di trovare l’amicizia in un demone-volpe. Non avevi la minima idea di che fine avesse fatto, né lei né quell’artefatto magico; d’altronde se fino ad oggi avevi rimosso completamente quella scena, non ci sarebbe stato di che sorprendersi se incrociandola non saresti neanche stato in grado di riconoscerla. Erano passati anni, oramai, chissà quanti.
    Quel passato ti apparteneva, ma era così lontano...

    Gli occhi parevano aver scacciato completamente il sonno, e la debole luce che filtrava dalla stanza invitava a prepararsi per affrontare una nuova giornata. Eppure sarebbe trascorsa una mezzora bella abbondante prima che un solo muscolo del tuo corpo provasse anche solo a stiracchiarsi; il calore che quel candido corpo trasmetteva sul tuo fianco era fin troppo angelico e rilassante per decidere di privarsene, e costringerla ad aprire gli occhi prima del previsto... beh, sarebbe stato un crimine senza pari.


    SPOILER (click to view)
    Il sogno con la bambina a cui si fa riferimento nel post è questo.

     
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    Quella notte era stata serena come le precedenti, e come quelle ancora prima da più di un anno; la culla soffice della Curtis, ormai, non poteva essere più valicata dall'incubo con occhi cremisi che prendeva il nome di Aisiling. Certo, però, che ultimamente non era stato lo stesso per il demone con cui viveva e che, per sua sicurezza, aveva iniziato a riposare fra le stesse lenzuola della bella. E tra quelle stesse lenzuola la dama si era coricata la notte precedente, in quel torpore caldo ed avvolgente che tanto amava, spiando ogni tanto con la coda dell'occhio il suo ospite, probabilmente l'unico nel giro di miglia in grado di non approfittare di lei e del suo corpo in quella situazione nonostante la natura di demone. E con l'immagine del suo volto come ultimo sguardo, era caduta fra le braccia di morfeo, dormendo sogni tranquilli e sereni come non mai, soddisfatta di quella che era divenuta la sua vita, sicura della vicinanza di Yoko. Fra uno sbadiglio ed un sogno tranquillo ebbe perfino il coraggio di allungare la mano candida, stringendola nella sua e trascorrere la notte con un sorriso felice e pienamente soddisfatto.
    E così il tempo sarebbe trascorso, fino a che i raggi del sole non sarebbero giunti a carezzare la pelle chiara e delicata della Dama, e poi gli occhi verdi come smeraldi, quasi fossero boccioli in primavera, si sarebbero schiusi, diffondendo al mondo la loro bellezza con fare leggermente assonnato. Poi la gerarca si sarebbe levata, sollevando la spallina scesa, stirando il corpo e le membra intorpidite per giungere infine, leggera come una piuma, di nuovo sul cuscino distesa, ed il volto verso l'uomo con cui aveva dormito.

    -Buongiorno.

    Sorrise.

     
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    Infine la giornata ebbe inizio anche per la bella coinquilina.
    Il sole aveva deciso di destare anche lei da quel caldo ed insolito sonno, lasciandole aprire i suoi luminosi occhi d’un verde smeraldo in tua direzione. Se già da lontano erano capaci di abbagliare così tanto per la bellezza, figuriamoci da una posizione così privilegiata.

    « Buongiorno a te. »

    Replicasti al suo sorriso ed alle sue parole, ormai abbondantemente sveglio e con un certo inconfondibile formicolio al braccio rimasto “malauguratamente” sotto il suo corpo. Già, ti dispiaceva farle notare persino quello; possedeva l’innocenza di una bambina, quell’Angelo dagli occhi verdi.
    Lo sguardo si sgranò per un istante. Quel pensiero...
    ...no, non aveva alcun senso. Non è certo lei l’unica persona a portare in dono lo smeraldo nel volto, non avrebbe alcun senso. Erano passati anni, poi, ed attualmente vi trovavate su un mondo completamente differente. Si trattava solo di suggestione, sì. Suggestione dettata dal sogno, troppo recente e con la mente evidentemente non del tutto lucida. E' facile confondere le cose in queste situazioni, no?
    Tuttavia... il volto della ragazzina in lacrime si sovrappose per un istante a quello della tua compagna sdraiata di fianco sul letto.
    Il tuo corpo si spostò d’improvviso in una posizione seduta, abbassando leggermente il capo per far si che alcuni ciuffi argentati finissero per oscurarti almeno parzialmente il volto.
    Era identica. Non era possibile...

    « Scusa sono in ritardo, credo sia meglio andare a prepararmi. »

    Un modo poco originale per sviare da quella situazione e cercare di riflettervi con più calma e senza l’attenzione rivolta contro, ma... ti alzasti subito dopo, restando per qualche istante immobile dinnanzi al letto. Ti saresti voluto voltare in sua direzione per osservare ancora una volta i suoi occhi, eppure no, continuavi a ripeterti che era solo una coincidenza.
    Non era l’unica persona al mondo con gli occhi verdi, e dei capelli castani a contornare quel viso rotondo e delicato.

    « ... »

    Era una coincidenza, semplicemente. Quella convinzione spazzò via il desiderio di farle qualche domanda. Almeno momentaneamente.
    Poi, qualche passo rapido in direzione della tua camera, dove stava il tuo solito vestito bianco. Il tempo di cambiarti, e ti saresti spostato nella cucina per assaporare la colazione.
    Il tutto senza aggiungere alcuna parola.

     
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    Il Demone se ne andò, sotto lo sguardo perplesso della bella dama; forse era il semplice dato di fatto che si fosse appena svegliata a renderla così tarda, o magari c'era realmente qualcosa che non quadrava. Fece spallucce, reclinando la testolina castana su di un lato, per poi levarsi dalle coperte ed indossare quantomeno la vestaglia, ed infine dirigersi dal piccolo Lowarn accoccolato candidamente al suo orsetto, destarlo e cambiargli il pannolino. Ah, duro lavoro quello della mamma! Almeno aveva avuto la fortuna di aver messo al mondo una creaturina buona e che raramente si dava al pianto disperato... sembrava quasi sopportasse in silenzio.

    -E chi è il tesoro della mamma?
    Chi è???

    Il piccolino sorrise candidamente, agitando le braccine contento di quel bellissimo complimento detto in modo un pò troppo infantile per una gerarca, piuttosto immensamente materno. E con ciò, mentre dal piano di sotto iniziava a salire la fragranza del primo pasto della giornata preparato da uno dei migliori maghi di Celentir, la Dama posò il pargolo fra le lenzuola, abbassandosi la spallina della vestaglia e scoprendo un seno in modo da servire anche il suo piccolo principino della sua colazione, cosa che fece -a ben dire- molto volentieri. Terminata la poppata con un sonoro quanto innocente ruttino, mamma e figlio, dopo essersi ricomposti, scesero entrambi in cucina, dove trovarono uno Yoko piuttosto inquieto. Sarà, ma dopo tanto tempo nella stessa casa non era difficile comprenderlo...

    -... Tutto ok?
    Oggi ti sento strano.

     
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    Niente di troppo complicato od elaborato come primo pasto, per amor di cronaca (e di pancia).
    D’altronde si trattava di una colazione normale, fortunatamente umana e ben differente da quella di un certo piccolo grande goblin. E a dire il vero, rapito mentalmente in quel tuo costante pensiero non ti rendesti neanche conto di aver preparato cibo evidentemente in sovrabbondanza. Come minimo per cinque o sei persone, andandoci stretti. Solo l’arrivo della bella Dama, posticipato per cause a te sconosciute, ti destò ancora una volta dalle tue preoccupazioni.
    Oggi? Beata lei che riusciva a limitare la sua considerazione a quell’unico giorno...

    « Sì, sì. »

    La risposta fu semplice ma rapida, lasciando chiaramente intendere come probabilmente non vi era stata dedicata poi molta attenzione. Giusto per intendersi, anche una domanda del tipo “che ore sono” forse avrebbe avuto quella stessa risposta. Una coincidenza, eh?
    No, era una cosa che non riusciva assolutamente a convincerti. Perché se non lo fosse stato... come avresti dovuto reagire? E lei, poi? Non sarebbe stata neanche in grado di ricordarsene, vista la tenera età; e anche se fosse difficilmente avrebbe accolto un flashback del genere con... entusiasmo, per così dire.
    Avrebbe avuto importanza? Probabilmente sarebbe stato meglio proseguire con quel silenzio, continuare a convincersi -come eri sicuro fosse più giusto e sensato- che era solo una delle tante impressioni dovute alle ultime strane notti. Eppure...

    « Ti sembrerà un po’ strana come domanda, ma... pensavo al tuo passato.
    Non trovi strano che stando nella stessa casa non abbiamo mai avuto modo di parlarne? »


    Non riuscisti a fare a meno di addentrarti nell’argomento. In modo poco spontaneo, ma forse almeno un pochino celato.

    « Ad esempio non so neanche dove sei cresciuta. »

    O almeno così forse sarebbe potuto sembrare, prima di quell’ultima domanda così diretta.

     
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    Ci fu un attimo di pausa, scandito dai rintocchi di un orologio a cucù posto vicino una mensola ed il rumore di un sonaglino che il piccolo Galanodel aveva appena afferrato, frattanto che la madre ed il suo ospite continuavano a fissarsi. Chissà perchè a Drusilia pareva strana pure quella domanda, soprattutto fatta così, di prima mattina, senza basi o spunti su cui fondarsi. Fu così che senza aprir bocca andò a sedersi al tavolino della cucina, prendendo un coltello ed utilizzandolo per spalmare marmellata all'interno di un delizioso cornetto appena sfornato. Diede un primo morso, masticandolo lentamente e con aria piuttosto seria, segno che stesse ancora pensando a quella richiesta. Solo dopo aver deglutito cominciò a parlare.

    -Sono cresciuta in un'altra dimensione, diversa da questa.

    Altro morso, altra pausa.

    -Da bambina sono vissuta nella reggia della mia famiglia. Governavamo un piccolo stato...

    Lasciò che un cucchiaino d'argento andasse ad innevare il latte caldo di candido zucchero.

    -Poi sono morti.
    Tutti.


    Un silenzio imbarazzante, segno che la Volpe, quella volta, aveva toccato un tasto dolente.
    Fu tuttavia in grado di continuare, dopo un sospiro in cui parve invecchiata di quarant'anni.

    -Dopodichè, all'età di diciassette anni circa, ho vagato un pò quà e là, ed infine mi sono iscritta all'Accademia degli Hunters come Cacciatrice di chimere. Tuttavia non ho mai terminato gli studi; poco prima del diploma ho scelto di partire, lontano, e sono giunta qui.
    Tu invece? Da dove vieni?


    Ed ecco che, in poche righe, aveva riassunto la sua intera esistenza; la sua infanzia, la congiura, la fuga, l'Accademia ed il viaggio su Endlos. Era stata brava, ed era riuscita a non piangere. Ed allora, perchè era certa che la Volpe avrebbe colto tutto il suo dolore, in quelle parole?




     
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    E mentre la giovane mamma iniziava a raccontare un po' della sua storia, lasciando che il piccolo Lowarn trasformasse la varia oggettistica da cucina in nuovi momentanei giocattoli, le tue orecchie argute si rizzavano pronte e vigili senza lasciarsi sfuggire alcun dettaglio.
    Parole significative, che tuo malgrado la costringevano a raccontarti avvenimenti che, a quanto dava modo di vedere, le causavano non poche sofferenze. Ti dispiaceva vederla in quello stato, e di certo non sarebbe stata tua intenzione ma... qualche piccolo possibile collegamento avrebbe potuto realmente esserci.
    Afferrasti con la mano la spremuta d'arancia preparata qualche istante prima, assaporandone con estrema calma qualche piccolo sorso. Poi, lo sguardo tornò ancora una volta in direzione della bella coinquilina, soffermando le tue iridi dorate sulle sue color smeraldo.

    « Come ben sai io provengo dal regno di Celentir, dal Casato dei maghi Elessedil. E prima ancora di quei tanti e lunghi anni, ho vissuto per parecchio tempo in un Mondo Spettrale, su un piano dimensionale differente. »

    Tagliasti un pochino corto anche tu, desideroso in realtà di addentrarti in quei dettagli che in quel momento ti sarebbe stati si sicuramente più cari. Probabilmente sarebbe stata lei, poi, a volerne approfondire i tuoi particolari.
    Ma ora non era il momento.

    « Mi dispiace farti tornare in mente ricordi spiacevoli, ma... »

    Quel "ma"... Non fu pronunciato con freddezza e distacco, come avrebbe potuto confermare l'espressione del tuo volto leggermente amareggiata, eppure lasciava intendere la volontà di approfondire quel discorso, come se fosse più evidente ora la ricerca di qualcosa di ben specifico.

    « ...sei mai fuggita di casa, da piccola? »

    Ad esser sincero ti preoccupavi della reazione che avrebbe potuto avere, e forse causargliela sarebbe stato persino inutile; sarebbe cambiato qualcosa, dopotutto, se realtà e sogno, presente e passato avrebbe trovato quel punto comune?

     
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    Quella domanda ebbe l'effetto di catturare tutta l'attenzione della Dama, scuotendola da quella specie di dormiveglia da cui pareva essere pervasa e facendola girare in sua direzione con occhi fermi ed arguti, curiosi quanto spaventati. Sicuramente la scena avrebbe riscosso una sorta di spannung, se non fosse stato per i baffetti che la schiumetta del suo cappuccino aveva disegnato sulle belle labbra rosse. Non rispose, di nuovo. Quella mattina stava iniziando a diventare particolarmente insolita, anche di più delle solite, considerando l'ospite ed il figlio, il primo demone-volpe giocherellone, ed il secondo la rinascita di un ex emissario della morte, con tanto di visetto coccoloso e disegnini macabri. Sospirò, questa volta alzandosi ad avvicinandosi a lui con aria seria, e sarebbe stata anche spaventosa se non fosse stato per i baffetti schiumosi.

    -Chi te lo ha detto?

    Le cose erano due: o la volpe si era data allo stalking o, peggio, qualcuno glielo aveva raccontato. E il precedente evento di quei sogni agitati all'insegna del rosso era ancora più inquietante ora, presa dal punto di vista della Dama.

    Rimase dunque così, in ferma attesa della risposta del demone; e non avrebbe accettato bugie.

     
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    Lei non era una stupida, questo lo sapevi bene.
    Non era assolutamente tua intenzione continuare a girarci in tondo senza arrivare mai al dunque; il terreno ormai l’avevi sondato, qualche conferma -seppur indirettamente- te l’aveva data, pertanto... non avevi più alcun motivo di esitare, tanto valeva lanciare un messaggio ben diretto nei suoi confronti.
    Se fosse stata davvero lei...

    « Una di quelle volte hai soccorso un demone. Era ferito, e...
    ...a procurargli quelle ferite erano state proprio le persone da cui scappavi. »


    ...dopo una frase del genere di sicuro avrebbe dovuto ricordare qualcosa.
    Non una risposta alla sua domanda, ma piuttosto un proseguo della tua precedente; se davvero quel sogno si ricollegava a lei, sicuramente quello le sarebbe bastato per capire.
    E’ vero che si trattava di una bambina, è vero che era trascorso davvero tanto tempo ma... i ricordi rimangono per tutti, e non aspettano altro che essere risvegliati.
    Le tue iridi dorate si soffermarono decise sulle sue, reggendo senza esitare in alcun modo lo sguardo ora serio ed al tempo stesso preoccupato della bella Drusilia.
    Possibile che il destino vi avesse riservato un intreccio così insolito e... forte? La persona con cui convivi è la stessa che ha dato inizio a quel tuo mutamento così radicale?

     
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    Gli occhi, da seri e minacciosi, modificarono nettamente il loro aspetto, divenendo sperduti e concentrati. In quei miseri istanti la mente tornò indietro nel tempo, cercando di ricordare se mai fosse capitato realmente quell'episodio e in quali circostanze. Iniziò mentalmente a elencare tutte le sue fughe da casa in ordine a partire dall'ultima, quella del massacro dei Galanodel. In quella sicuramente non era accaduto, considerando che era così spaventata che difficilmente avrebbe avuto la forza o il sangue freddo di aiutare qualcuno in circostanze disperate come quelle. Prima ancora, ci fu un'altra volta, quando aveva quindici anni, ed era fuggita con il ragazzino di cui era innamorata, esattamente lo stesso che, poco dopo, l'avrebbe tradita concedendo la sua "prima volta" con una tale Aisiling, quando era ancora umana. Tuttavia, anche quella volta non era del tutto convinta di aver incontrato un demone, presa così tanto dal suo "primo amore". Dunque la mente tornò ancora indietro, rimembrando un'altra fuga, con Alhandra, sua prima amica. Quella, però, era durata troppo poco... dunque quando sarebbe dovuto succedere, allora?
    Si sedette su una sedia senza pronunciar parola, asciugandosi i baffetti schiumosi, ed improvvisamente le balenò l'immagine di un tizio argentato appoggiato al tronco di un albero, con accanto lo stesso Bobo che, in quel momento, giaceva nella culletta del figlio al piano di sopra. Si era lui, e lei aveva solo cinque anni... quanto tempo era passato; erano accadute così tante cose che ormai la sua infanzia pareva lontana secoli e secoli. E rimase così, ferma, con gli occhi fissi nel vuoto e la bocca semi spalancata dallo stupore. No, non era possibile.
     
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    Il silenzio che accompagnò l’espressione spenta ed assente della Dama si rivelò estremamente enigmatico, al tuo inamovibile sguardo. Fu abbastanza naturale supporre che stesse cercando di far ordine nella sua testa, forse anche domandandosi se recentemente avessi preso una botta sulla testa per fare uscite così campate in aria.
    Eppure... vi fu un momento, quando si allontanò leggermente da te per andare ad accomodarsi su quella sedia, in cui i suoi occhi parvero ritornare per un brevissimo istante nel mondo “comune”.
    Poi, nuovamente il nulla. E con esso ancora il silenzio più totale.
    Sorse spontaneo dalle tue labbra il desiderio di domandarle qualcosa, ma le parole si strozzarono in gola ancor prima di riuscire a prendere una forma concreta. La motivazione, a ben pensarci, non sarebbe stata poi di così difficile comprensione: per come l’avevi trattata, approfittando della sua ingenuità prima, e cacciandola crudelmente poi -seppur per il suo bene-, ti aspettavi come minimo che ti sbattesse fuori di casa. In quanto a rancori -mischiato a pericolosi ricordi da bambina, che avrebbero potuto stravolgere e deviare molte cose rispetto alla già non rosea realtà-, non sapevi come avrebbe potuto reagire ad una cosa del genere.
    Con una che porta l’appellativo di Dama dei venti, poi, l'imprevedibilità è di casa...

    « ...allora? »

    La sollecitasti dunque poco dopo, in preda ad un insopportabile stato di ansia dettato da quel silenzio così insopportabile. Persino il piccolo Lowarn, accomodato precedentemente nel seggiolino dalla sua premurosa madre, rivolgeva ora in sua direzione delle attenzioni innocentemente perplesse; come se anche la sua piccola e totalmente ignara testolina stesse aspettando un qualsiasi tipo di reazione da parte della bella Drusilia.

     
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    La bella Drusilia parve destarsi da quel sonno ad occhi aperti, fissandolo con aria truce ed ignorando totalmente il bambino piuttosto perplesso, risollevandosi dalla sua sedia ed avvicinandosi a lui a passi lenti ed implacabili. Lo raggiunse in poco, impuntandosi davanti alla sua demoniaca figura con mani sui fianchi e sguardo convinto e minaccioso; in quello stato avrebbe fatto paura a chiunque, perfino a lui, grande mago di Celentir, nemmeno con quei ben più di dieci centimetri di differenza. Lei era la Dama del Vento, e se si infuriava... beh... non sarebbe stato un bello spettacolo.

    -Ma quindi, se quello eri tu...

    Puntò un dito minaccioso al suo naso, e poi la voce si fece insolitamente sorpresa.

    -... ma si può sapere quanti anni hai???

     
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    ...no, sul serio?
    Il primo -per non ipotizzare addirittura unico- pensiero che attraversò la sua testa dopo una rivelazione di quel calibro fu quello? Per un istante il tuo corpo parve farsi d’improvviso flaccido, spiazzato come mai ti saresti aspettato dalle parole della dolce Drusilia. L’imprevedibilità, come già detto in precedenza, giocava in suo favore un vantaggio che neanche si immaginava: per il modo in cui si avvicinò a te, quasi furente e pronta ad urlarti in faccia, iniziasti seriamente a preparare mentalmente la valigia con le cose da portare via.

    « ...eh? »

    I tuoi occhi si soffermarono sui suoi, silenzioso ed in attesa di nuovo sviluppi. Lo scherzo le era riuscito alla perfezione, ma ora poteva anche procedere con le reazioni serie.
    ...no? Perché magari aspettava il momento giusto per farti qualche altra domanda, magari più appropriata e degna di un risvolto così importante più per te che per lei, forse. Ma quando col passare dei minuti il suo sguardo parve non perdere in alcun modo intensità, lasciando trasparire come quella domanda fosse realmente la sua priorità cui dedicare tutte le attenzioni, un sospiro fuoriuscì rassegnato ed incredulo dalle tue labbra, accompagnando un’unica ma significativa parola:

    « Tanti. »

    La cifra esatta non avrebbe fatto differenza. Eri un demone, si sapeva che avresti avuto una vita ben più longeva di quella di qualsiasi essere umano, e pronunziarla sarebbe servita solo a farle accapponare la pelle. Niente di importante, niente da approfondire.
    Senza pensarvi due volte, dunque, sviasti scaltramente il discorso.

    « Non sei arrabbiata, quindi? »

     
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    E bravo Yoko.

    Si divertiva a fare il vago... e pensare che fosse davvero convinto di poter sviare così facilmente. Lui, alla Dama del Vento, un generale di un esercito, il comandante di una squadra specializzata di strateghi, i migliori di Endlos, ma soprattutto, di una donna. Si, perchè se una donna si impuntava su un qualche dettaglio, ahimè, era impossibile farla demordere, nemmeno se d'un tratto ad agosto la neve avrebbe iniziato a scendere copiosa sull'isola volante, nemmeno se l'Alfiere dell'Est si svegliasse un bel giorno e decidesse di dichiarare guerra ad Endlos per strane ed improponibili smanie di potere, nemmeno se il naso dell'Alfiere Errante fosse scomparso improvvisamente.

    -E tanti quanti?

    Domandò, ma lui fu abbastanza furbo da sviare.
    Peccato che era solo una pausa momentanea; dopo sarebbe tornata alla carica.

    -Beh, è passato tanto tempo... sinceramente mi parrebbe esagerato prendermela per così poco.
    Infondo io ero una bambina, e magari tu avevi altro da fare.


    L'ultima parte fu pronunciata con tono piuttosto seccato, come se la dama stesse ad insinuare che il suo futuro coinquilino, in quella situazione, avesse di meglio da fare, "roba da adulti", come magari uscire con qualche bella demoniessa. E bravo, bravo Yoko, prima a scacciarla ed ora tutto gentile, ora che era bella e cresciuta.
    Nulla di particolare, alla fine, solo i film mentali di una donna.

    -Solo una domanda.
    Perchè mi hai cacciata?



     
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    Le sue parole, calme e sorprendentemente tranquille, commentarono la realtà dei fatti come se niente fosse, con un’indifferenza che sfociava nella maturità prima -rilegandolo ad un avvenimento ormai passato per cui non valeva la pena serbar rancore-, crollando poi miseramente subito dopo in un sospetto che, alle tue orecchie, risuonò assolutamente incomprensibile. Avevi altro da fare? Che accidenti voleva dire con quella parola sottolineata da un tono particolarmente acido?
    Inarcasti il sopracciglio, pensando ad una possibile risposta sensata a quella che pareva una “accusa” priva di significato. Magari inconsciamente era in realtà arrabbiata, nonostante si ostinasse a mostrarsi serena ed intoccata?
    Mah, misteri di un tornado che forse non sapeva neanche in quale direzione stesse vorticando. La successiva domanda, tuttavia, ti diede modo di approfondire il discorso in un’ottica più profonda.

    « Perché ti avrebbero presa. »

    Serio in volto, con tono colpevole e dispiaciuto; sarebbero bastate quelle parole per spiegare il tutto, ma forse i suoi ricordi non le avrebbero permesso di completare autonomamente i dovuti collegamenti. Ripreso fiato e scelte accuratamente le frasi da pronunciare, la tua bocca si aprì pertanto ancora una volta.

    « Non conosco neanche le ragioni per cui quelli della tua specie mi cacciavano, ma era certo che mi volevano morto. Provavano un disprezzo ed una rabbia nei miei confronti percettibile a chilometri di distanza.
    Credo che sapessero di avermi ferito, e... »


    Osservasti una piccola pausa, ripensando con fermezza alle scelte di quei brevissimi ma intensi istanti.

    « ...se ti avessero trovato con me, colpevole di avermi curato, non oso immaginare cosa ti avrebbero potuto fare. »

    L’unica alternativa che ti era rimasta, guarda caso, era quello di far fuggire entrambi. E se non avessi fatto quella scelta, probabilmente, oggigiorno non vi sareste ritrovati in quella cucina a discuterne così tranquillamente.

     
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21 replies since 28/1/2011, 19:57   266 views
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