Una serie di (s)fortunati eventi

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  1. Yoshikage Kira
     
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    jojosbizarreadventurepa

    C'era una pace irreale. Un silenzio divino e un vento fresco.
    Eolo gli carezzava la pelle come un tenero amante, il suo collo era quello di un bianco giglio e le dita minute ma eleganti reggevano una tazzina di caffè. Sorseggiava di tanto in tanto il fondo nero nella porcellana, ammirando quella città.
    Pentauron: la culla dell'arte, della civiltà, di tutto ciò che l'uomo può immaginare e, infine, realizzare. Inutile dire che si trovava in quel posto unicamente per lavoro, che aveva completato come al suo solito impeccabilmente. La mano della povera vittima era questa volta in un sacchetto, di quelli che contengono di solito panini o un pranzo da operaio; e non l'aveva aperto per godersi, al ritorno nel Presidio Sud, tutta la bellezza della sorpresa.
    Ma era sicuro che l'avrebbe amata a prima
    v i s t a.

    Quello era il suo ultimo giorno di permanenza. E fatta eccezione per i capelli, ancora tinti di rosso fuoco, nessuno sapeva né che era stato lì né dove aveva alloggiato: Henry Mason, d'altronde, era sparito misteriosamente nella notte. Soltanto un'altro nome alla lunga lista degli scomparsi e degli indiziati, cosa che ovviamente dava a Kira più sollievo di una panacea saporita. Poteva godersi il suo caffè, la città, lo schiamazzo delle persone e del loro via vai continuo, così come era un piacere lavare via la sua infame vita illecita come la spugna fa con lo sporco.

    Sorseggiò ancora il suo caffè.
    Era proprio una splendida giornata.

     
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  2. Felì.
     
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    Già, era proprio una splendida giornata.

    Il bagno di folla appena affrontato la faceva camminare spalle dritte fra la gente di Pentauron. Era sempre una bella sensazione quella di prendersi gioco degli altri, ma questa volta si era superata lasciando di sasso un Propagandista molto convinto delle sue idee ed un' intera folla completamente gelata dallo spavento.
    E la giornata non era ancora finita, anzi! Chissà quante altre belle cose avrebbe trovato fra quei vicoli. Aveva appena visitato un negozio di cianfrusaglie antiquate, per di più oggettini di poco valore o libri ammuffiti, ma la pila di carte rilegate che teneva fra le braccia annunciavano che la Strega aveva fatto una qualche scoperta interessante, forse la posizione di una biblioteca nascosta, oppure le coordinate celesti per una costellazione lontana e ancora senza nome. Fattostà che sul volto cadaverico della donna si poteva leggere, insieme alla soddisfazione, anche la brama della scoperta che la portava ad aumentare il passo nel tentativo di raggiungere il più rapidamente possibile la locanda presso cui era alloggiata. L' attendeva una notte al lume di candela a visionare e a tentare di copiare le carte, ormai illeggibili, sul proprio quaderno, cosa poteva esserci di meglio?
    E fu forse proprio la spensieratezza. Magari la mente proiettata già alle ore di studio. Oppure semplicemente qualche tiro mancino di uno spiritello dispettoso. Fattostà che Beatrice non vide quello scalino e ci strabuccò precisa. Fu grazie ai riflessi affinati che non si ruppe il nasino sul selciato, ma tutte le carte presero il volo, desiderose forse di tornare a casa loro, costudendo i loro segreti. La donna imprecò in sette lingue diverse, fra cui l'aramaico ed il russo, mentre cercava di acchiapparle prima che i rozzi piedi di qualche umano senza cervello le rovinassero definitivamente.
    Davanti ad una piccola locanda perfino! Magnifico, le sarebbe toccato ricercare fra le gambe degli avventori, comodamente seduti ai tavoli, come se non bastasse.
     
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  3. Yoshikage Kira
     
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    Le sventure a volte hanno un buon sapore, si presentano come lieti eventi o hanno l'aspetto di giovani - e belle - fanciulle.
    Per Kira la sventura aveva invece tutt'altro aspetto: essa dipendeva da quanto le sue unghie crescevano, sicché se esse erano più corte del mese precedente, e più tarde nel riformarsi, poteva significare soltanto una cosa...
    Sfortuna.

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    Era in questo periodo che, solitamente, il suo desiderio di uccidere si acquietava tanto da scomparire, alle volte, completamente. Era in questi momenti che chiunque poteva approcciarlo, trovandovi un interlocutore non solo colto e intelligente, quanto educato e introverso. Non cambiava certo il suo fermo desiderio di vivere in assoluta tranquillità, in un vaso come le piante, evitando ogni possibile problema. Ma a volte non importa quanto si sfugga dai guai, se essi ci braccano prima o poi ci troveranno.
    Inizialmente, quella serie di sfortunati eventi non aveva avuto nemmeno il buon senso di presentarsi; se la ritrovò fra le gambe, dove aveva urtato una delle sue scarpe. Rapidamente la sua mano afferrò l'oggetto in questione, una strana e indecifrabile carta, e stette a fissarla per qualche secondo, quanti ne furono necessari affinché s'accorgesse che, non molto distante da lui, qualcuno era alla disperata ricerca proprio di quei rettangoli - si presume - cartacei. E di Kira si poteva dire ogni cosa, che fosse pazzo, che fosse uno squilibrato, che prima o poi l'avrebbe pagata cara; ma non era un rozzo barbaro, questo no, e quindi cercò di attirare garbatamente l'attenzione della donna e alzò la mano con la carta, che appoggiò poi sul tavolo porgendola nella sua direzione. Frattanto stette accorto a nascondere la sua amata nel sacchetto del pranzo, che poggiò di fianco alla sedia in gran segreto.



    Edited by Yoshikage Kira - 27/6/2011, 18:58
     
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  4. Felì.
     
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    Prese i fogli, smangiucchiati ed ingialliti, dal tavolo dell' uomo, il cui sguardo sembrava sospeso a metà fra la gentilezza e la curiosità, come se non capisse bene il significato di quei preziosi appunti.
    Eppure, indugiando un attimo ancora negli occhi di oceano, Pandora colse qualcosa di quell' uomo. Una sfumatura che solo chi di occhi ne ha visti a centinaia può cogliere. E quel che vide non le piacque per niente; c'era un abisso oscuro dietro quella parvenza di piatta quotidianità. Quell'uomo non era chi voleva sembrare, o almeno così sospettava la Strega. Concesse all' individuo uno dei suoi soliti sorrisi stirati e poco sinceri, tipici di chi ha da dover parlare con qualcuno di poco gradito. Non che Kira dovesse prenderla sul personale: nello specifico caso di Beatrice parliamo di tutta la razza umana, il che la rendeva genericamente scontrosa nei confronti di chiunque fosse, o apparisse, tale.
    "Grazie. E scusi il disturbo, lei è fin troppo gentile."
    Dopo averlo lapidariamente ringraziato, la Strega tornò alla propria opera di raccolta del "seminato" letterario che svolazzava placidamente dispettoso nella brezza della sera. Non diede più di tanto credito all' uomo per quella che era stata la parentesi di un secondo, l'incrociarsi casuale di due anime appartenenti a due universi differenti.
    La Scienziata e lo Psicopatico.
    Una coppia interessante da sfidare a Pinnacolo.
     
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  5. Yoshikage Kira
     
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    Fece un cenno del capo, distrattamente.
    L'altra non gli destò alcun interesse, specialmente le sue mani. Le trovò orribili.
    E il tutto si sarebbe concluso lì, se non fosse capitato l'impossibile.
    Kira si alzò lentamente, prese la giacca poggiata sulla sedia e fece per andarsene; e la sua mano, rapidamente, si precipitò ad afferrare il sacco con la sua amata.
    Una. Due. Tre volte... andò a vuoto, afferrando sempre e soltanto un pugno di moshe.
    Si girò di scatto, trasalendo. Lei era sparita.
    » No. No! Dov'è. DOV'E'!!!! «
    Lui, che bramava una vita tranquilla, non sopportò affatto quell'agitazione.
    Fu un qualcosa di assolutamente tremendo, pesante sulle sue spalle a gravargli come un macigno. Si morse le unghie, come la suo solito, fino a farle sanguinare.
    Girandosi più volte tutt'intorno, con aria spaesata, iniziò a domandarsi dove come e quando il suo tesoro fosse scomparso.
    E a quel punto l'unica soluzione fu dare la colpa a quella sconosciuta: lei era l'unica nel posto ad averlo avvicinato, e per di più era anche la sola lì in mezzo che s'era messa a terra, cercando quei suoi fogli.
    Forse, nel raccogliere le sue scartoffie, aveva preso anche il saccheto che Kira teneva vicino alla sedia?
    » Dove l'hai nascosto, P A R L A!!!! «
    Avrebbe ruggito, volendo afferrare lei per gli abiti, issandola forte della sua preponderanza non tanto muscolare quanto maschile; le avrebbe intimato di non fare scherzi. Non avrebbe esitato, difatti: non voleva essere scoperto, nessuno doveva irrompere nella sua vita traquilla.
    Nessuno.

     
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  6. Felì.
     
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    Ed è quando ti ritrovi cinque artigli affilati come rasoi e neri come la pece a esattamente cinque millimetri dal collo che ti rendi conto che forse, ma solamente forse, ti converrebbe togliere le mani di dosso alla stronzetta dai capelli rossi che ti sta guardando piuttosto accigliata. Non si scherza con il gentil sesso, soprattutto se dotato di poteri sovrannaturali.
    "Mollami figlio di cagna prima che tu ti penta di essere venuto al mondo."
    Gli sussurrò appena nell'orecchio, poco preoccupata dal fatto di non toccare il terreno tanto più dal fatto che le sgualcisse l'abito costoso. Trovava quel patetico esserino un'immensa scocciatura: era una donna impegnata lei, aveva degli studi di astronomia da portare a termine, non aveva tempo per un folle che vaneggiava.
    "Anche perchè non so assolutamente di cosa stai parlando."
    Ringhiò poi, sfiorando il collo dell'uomo con la Luna, arma velenosa e putrescente. Sentì il sangue caldo pulsare sotto lo strato di pelle sottile. Rabbrividì: ci sarebbe voluto poco per mozzargli la testa con un solo colpo. Sorrise calmandosi, non sarebbe stato un bene per nessuno. Nè per lei, nè per il pazzo, nè per il piccolo numero di passanti che li fissava scioccati.

     
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  7. Yoshikage Kira
     
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    Brividi.
    Freddi, corsero lungo la sua schiena.
    No, non era bello avere delle unghie feline puntate al collo; e non era nemmeno bello sentirsi dire certe parolacce da una fanciulla. Lo sguardo di Kira fu talmente ricolmo di collera che a stento si trattenne, ma non fiatò né ricambiò le minacce della tipetta solo e soltanto per restare nel più completo anonimato. Va da sé che avrebbe voluto, e potuto, ucciderla seduta stante. Tuttavia l'idea di uno scontro, già di per sé poco piacevole, divenne orribile anche solo a pensarsi in virtù delle numerose persone ivi presenti. Una lite poteva dar spago a troppe attenzioni, occhi che avrebbe preferito non attrarre a sé. Era già un miracolo che Laputa non gli desse la caccia per aver aperto un buco nel Palazzo del Leone, per tanto era cosa buona e giusta evitare ogni colluttazione.

    Per questi motivi, e tanti altri, Kira adagiò il peperino a terra e si scusò con lei.
    Ovviamente, non gliene importò assolutamente nulla: non era davvero dispiaciuto, se non del fatto di non aver potuto ridipingere il bar con il suo cervello da gallina. Ma adesso i suoi occhi erano occupati con ben altro, quale che fosse il ritrovamento della sua dolce metà. Fu in un secondo momento che s'accorse che una coppia stava allontanandosi con un sacchetto, avendone dimenticato uno identico proprio vicino a dove Kira aveva nascosto il suo. Non ebbe dubbi al riguardo.

    La sua corsa fu fulminea, pur sempre quella di un uomo allenato, ma decisamente fulminea.
    Corse dietro a quei due senza darsi pace, e nel suo incedere colpì un tavolino con un pugno, spostandolo di lato onde scansarlo dalla sua traiettoria. Così facendo però catapultò per aria anche una delle carte di quella strega, che andò a finire - guarda caso - in una tasca del Portatore di Stand. Lui non se ne accorse nemmeno, e continuò a correre per riavere ciò che di più prezioso avesse.
    Al momento.

     
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  8. Felì.
     
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    Sarebbero rotolate delle teste; molte teste, fra cui quella di quell'uomo. Fendendo la folla rapidamente, fece sparire la Luna, il braccio nuovamente candido e sottile, iniziò ad inseguire l'uomo.
    A Pandora correre piaceva tanto quanto combattere, quasi. Fin da bambina, qualche secolo prima, le avevano insegnato che le signorine per bene, come era lei, non correvano. Al massimo incedevano celermente per via, ma non trottavano. E la Strega si ritrovò a capire solo allora il perchè: era maledettamente difficile correre con gonna, campana e corpetto.
    Cercò di tirare su i lembi della sottana alla meglio e ringraziò di aver indossato un paio di calzature in pelle morbida, comode. Eppure poteva considerarsi una discreta maratoneta: certamente non aveva problemi di fiato; e in un paio di minuti riprese terreno sull' uomo, sicuramente più portato fisicamente.
    "Ehi... EHI!"
    Le signorine per bene non urlavano neppure! Ma quando era troppo, era troppo. Trovare quel manoscritto era stato un evento a dir poco miracoloso e che ora, per colpa di un pazzo maniaco, lo avesse perduto non la rendeva solamente arrabbiata, ma decisamente furibonda. Continuò nella propria corsa disperata, la chioma rossa che le fluttuava sulle spalle delicate, ma il "ladro" era scomparso nuovamente fra la folla, lungo una via laterale. Beatrice Pandora Delacroix maledisse gli Inferi in tutti i modi e lingue da lei conosciute, tra cui perfino il babilonese di epoca tarda, e si fermò, il volto contratto dall' ira, in mezzo alla strada.
     
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  9. Yoshikage Kira
     
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    Continua Qui.

     
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8 replies since 23/6/2011, 19:53   131 views
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