[EM] Emergere dalle Tenebre

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    Avvolto in un manto di tessuto scuro, un losco individuo si aggirava per i cunicoli di Merovish. Era diretto verso le gallerie che lo avrebbero condotto fino alla superficie, ai confini del deserto dello Yuzrab.

    Era stata una mattina come tante altre, al covo degli Eversori. Tutti si svegliarono dopo un sonno corto e travagliato sui giacigli in pagliericcio. Tutti, tranne uno. Dov’era finito Bid’daum?

    I passanti lo guardavano con la coda dell’occhio, attenti a non fissarlo per più di una manciata di secondi. Sotto il mantello era celata la sua armatura e tutte le sue armi. Nella sua mente era celato un oscuro progetto. Presto il mondo avrebbe saputo… presto, molto presto.

    Analizzando il letto dell’Eversore mancante, i suoi commilitoni trovarono un messaggio scritto in fretta su di un foglio accartocciato: “Parto da solo per svolgere una certa cosa che mi sono prefissato. Non preoccupatevi: non ho intenzione di tradirvi e la mia missione sarà anche negli interessi degli Eversori. Starò via per un po’.”
    Finiva così lo stentato messaggio lasciato dal Kuthiano. Sicuramente i suoi compagni avevano notato che negli ultimi tempi il Castigo era pensieroso e distratto, assorto in chissà quali meditazioni. L’interrogativo più grande era la natura della missione vagamente accennata nel biglietto. Cosa intendeva fare lontano da Merovish?

    In quell’ultimo quartiere della Tana, c’era un continuo viavai di persone: mercanti che arrivavano dall’esterno con nuove merci da vendere al Bazar, turisti incauti che decidevano di lasciare dopo poche ore quella città maledetta, e soprattutto briganti, pronti ad alleggerire i passanti in uscita e in entrata. A Bid’daum bastò solo una fugace occhiataccia, lanciata da sotto il cappuccio, per far desistere il capo dei ladruncoli. Quegli occhi erano diventati famosi: vermigli come gli spargimenti di sangue a cui avevano assistito. Il Kuthiano continuò a camminare come un fantasma oscuro in quella folla così eterogenea. Doveva sbrigarsi: rischiava di venire rintracciato.

    Probabilmente il Capo non avrebbe digerito questo abbandono a sorpresa. Un dotto come lui avrebbe preteso un minimo di spiegazioni e non avrebbe lasciato fuggire di casa uno dei suoi pargoli.
    Almeno non senza la sua benedizione.


     
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    Non sempre le cose vanno come previsto. Non per tutti, almeno.

    Quel giorno, Aristotelis Skotos stava tornando da una fruttuosa spedizione nelle rovine di Daleli. Con sé portava una lastra di pietra molto particolare, con delle incisioni che fecero il solletico alla sua spiccata curiosità.

    მეორე ქვის პასუხს მისი სახელი.

    Cosa volessero significare quei strani disegni, ancora il greco non poteva saperlo. Ma non importava, perché presto l'avrebbe scoperto.

    Un oggetto misterioso e due nuovi eventuali membri... Oggi è stata una buona giornata.

    Sorrideva tra sé, l'oplite, mentre rapidamente s'avviava nei Cunicoli d'Ingresso per tornare al covo di Merovish della gilda.

    Forse Zimmer è in grado di capire questo linguaggio.

    Avvolto nel mantello nero, Aristotelis non veniva importunato dai vari criminali che si aggiravano per i tunnel: era un personaggio ormai noto da quelle parti, e tutti sapevano che mettersi contro di lui significava inimicarsi una delle organizzazioni più in crescita del Sud.
    Ciò era perfetto, per il greco.
    Non doveva preoccuparsi di prendere strade secondarie, o cercare di mantenere un basso profilo.

    Mmh?

    Si fermò solo un attimo, intento a scrutare un personaggio sospetto.
    Era anch'egli avvolto in un mantello ma, a differenza dell'oplite, anche il suo capo era coperto, lasciando liberi solo gli occhi.
    A giudicare da come si muoveva, inoltre, non sembrava affatto uno sprovveduto. Troppo agile, troppo sicuro.

    Chissà...

    Grattandosi la barba, Aristotelis decise di volerne sapere di più: osservò attentamente le direzioni prese da quell'individuo, seguendolo parallelamente con discrezione.
    Non sapeva chi fosse, né come avvicinarglisi a meno di due metri senza farsi scoprire, quando per un'istante intravide parte del volto del tipo misterioso: occhi del colore del sangue splendente e segni blu.
    Era chiaramente il Kuthiano.

    Bid'daum!

    Lo chiamò, sicuro che l'avrebbe sentito.
    Non era comportamento tipico dell'Eversore, quello di girare guardingo per le strade di Merovish; Bid'daum era uno dei più spietati assassini di tutto il presidio del Sud, non aveva certo bisogno di camminare per le strade così camuffato.
    L'oplite gli si avvicinò, spavaldo.

    Che stai facendo così avviluppato?

    Chissà quali erano le ragioni di tanta manifesta segretezza.


    I riferimenti iniziali sono per questa giocata.
     
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    Tutto sembrava filare liscio. Nessuno aveva incrociato la strada del Castigo, nessun contrattempo gli aveva messo i bastoni fra le ruote.
    Procedeva tra la gentaglia verso l’uscita della Tana, evitando di pensare a qualunque cosa. In certi momenti sentiva il bisogno di essere silenzioso perfino nei pensieri.
    Cosa macchinava la sua mente perversa? Come mai tante precauzioni?

    La luce della superficie era sempre più vicina, l’uscita era dietro l’angolo e…

    track!

    L’avevano beccato.

    Il suo compagno Aristotelis l’aveva riconosciuto e si era avvicinato. Imprecò a denti stretti.
    La sua copertura era saltata, le seccature erano sempre in agguato, lui più di tutti doveva ricordarselo.
    Sul pianeta Juiron, in fuga dal penitenziario, nell’Ade e in mille altri posti in cui era stato. Sempre la stessa storia: proprio quando credeva di essere al sicuro, iniziavano i cazzi.

    Il greco si avvicinò. Bid’daum vide che l’altro reggeva una lastra di pietra, raccolta chissà dove.
    Rispose in modo sfuggente alla richiesta di spiegazioni.

    Sto andando in missione, starò via per un po’…

    Il Kuthiano non la raccontava giusta, e se ne accorse da sé. Preso alla sprovvista, non riuscì a montare un’impalcatura di menzogne abbastanza convincente.
    Di sicuro l’oplite avrebbe maturato dei sospetti. Il problema era: fino a che punto si sarebbe intromesso?


     
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    Per la prima volta da quando lo conosceva, Aristotelis poté dire che Bid'daum si trovasse in difficoltà.
    Non si trattava di un combattimento, né di una missione segreta, né di un brutale genocidio. Si trattava di una domanda, e della sua risposta.
    Vedere il Castigo abbozzare una scusa così vaga sorprese l'oplite, che evidentemente si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, almeno per il kuthiano.

    Che tipo di missione?

    Il greco voleva approfondire almeno un po' la questione, perché qualcosa non quadrava.
    Che motivo aveva Bid'daum di nascondere una cosa del genere? Proprio a lui poi, un altro Membro Superiore?
    Magari si trattava di una spedizione segreta, ma sapeva bene che soprattutto questo genere di ingaggi presupponeva un consulto o, quantomeno, un avviso per i suoi parigrado.
    Non che fosse da redarguire o altro, tuttavia bisognava sapere perché un Eversore importante come il Castigo partisse da solo per cause sconosciute e misteriose.
    Forse, però, aveva già avvertito Zimmer riguardo tutto questo... ma Aristotelis non voleva dare eventuali scappatoie al kuthiano.
     
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    Ariste notò la reticenza del compagno.

    Aristotelis era tenace e non avrebbe lasciato fuggire il Castigo senza una spiegazione.
    Ormai era stato scoperto: tanto valeva vuotare il sacco.
    Prese fiato e spiegò la situazione.

    Ho intenzione di sfidare i vertici del potere dei vari presidi.
    Voglio portare caos, destabilizzare le autorità.
    Io ucciderò gli ufficiali.


    L’affermazione cadde come un macigno. Si prospettava una missione ardua, pericolosa e dagli esiti incerti.
    Ma la pazzia del Kuthiano non poteva essere imbrigliata.

    Non lo faccio per conto degli Eversori: è un mio obiettivo, non coinvolgerò l’organizzazione. Però ho bisogno del segreto, Ariste.
    Ho bisogno che solo il silenzio accompagni il mio cammino. Solo emergendo dall’ombra potrò avere l’occasione di portare a termine questa missione.


    Rivolse il suo sguardo in direzione del cunicolo d’uscita. La luce lo aspettava.
    Sarebbe stata una luce livida, dolorosa e dannatamente folle.

    Uscendo dal sottosuolo, avrebbe portato almeno un brandello della pazzia di Merovish anche negli altri presidi.
    Gli altri avrebbero capito solo provando lo stesso dolore della Tana. Avrebbero smesso di biasimare il Sud, avrebbero finalmente compreso la natura del caos che regnava sotto il deserto.

    E dopo aver capito, sarebbe stata la Fine.


     
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    Una cosa, l'oplite, doveva riconoscerla: Bid'daum non era tipo da girare attorno ad una questione.
    A dire il vero, Ariste avrebbe dovuto riconoscere tante caratteristiche al compagno Eversore, tra cui anche la follia.
    Ma quel lato del Castigo l'aveva visto tante volte, pertanto non si stupì quando il kuthiano rivelò i suoi piani.
    Piuttosto, s'accigliò, soppesando quelle parole. Non era certo una missione che si svolgeva con così tanta freschezza di spirito.

    Uccidere gli Ufficiali, dici.

    Portò una mano al mento, grattandosi la barba. Cosa sapevano loro, degli Ufficiali degli altri presidi? Poco e nulla.
    Di certo, erano consapevoli del fatto che si trattava di individui non comuni, pericolosi quanto un'armata intera. Anche se, questo discorso, poteva applicarsi senza problemi pure allo stesso Bid'daum.
    Il greco riflesse per alcuni istanti, guardando il cunicolo d'uscita che il suo compagno aveva scrutato poco prima.
    Poi, espresse le sue considerazioni.

    Bid, ciò a cui vai incontro non è un gioco. È una sentenza di morte.

    D'altra parte, era assai improbabile che un assassino di figure così di spicco potesse passarla franca. Presidi interi si sarebbero mobilitati per cacciare un soggetto così pericoloso.

    E questo tuo obbiettivo, pur che tu non lo voglia, avrà ripercussioni anche verso gli Eversori. Lo sai bene.

    In realtà, Aristotelis sapeva bene che difficilmente sarebbe riuscito a convincere l'amico a desistere da tale impresa.
    Era molto più probabile che, alla fine, l'intera gilda si sarebbe mobilitata, ma anche questo caso era assolutamente utopistico.
    Tuttavia, una cosa era certa: Bid'daum non avrebbe lasciato andare dalla sua mente quell'idea malsana.

    Purtroppo, ti conosco abbastanza bene.

    Sorrise, amareggiato.

    Prima di prendere la mia decisione, ti chiederò solo una cosa: perché vuoi fare tutto questo?

     
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    Uh, una sentenza di morte. Che cosa simpatica!

    Il Kuthiano giocava a dadi con la morte da tempo, camminava in bilico sul filo che separa la vita dall’aldilà.

    Alcuni avrebbero detto che era annoiato, che aveva bisogno di stimoli. Non poteva sopportare un singolo attimo in più rinchiuso sottoterra, protetto dalla reputazione e dagli altri Eversori. Voleva di nuovo calcare terre sconosciute, scappare e sentire l’ebbrezza di lasciarsi dietro una strage.

    Aveva l’intimo bisogno di sovvertire.

    Altri avrebbero affermato che Bid’daum era solo un povero pazzo, con la coscienza schiacciata e l’anima corrotta e irrecuperabile. Sarebbe morto presto, in una delle sue azioni scellerate… molti se lo auguravano.

    Dove si trovava la verità?
    Forse nemmeno il Castigo poteva dirlo.

    L’unica cosa certa era che la sua follia non andava compatita.
    Era da assecondare.

    Giustificò i suoi progetti, parlando all’altro Membro Superiore.

    I crimini sono la mia vocazione. Ne ho bisogno, mi fanno sopravvivere!

    La mente perversa si rifletteva nel vermiglio delle sue iridi. Per un attimo sembrò uscito completamente di senno: i suoi discorsi valevano tanto quanto le farneticazioni di un mentecatto.

    Qualche sprazzo di lucidità tornò a tormentare il suo viso, impossibilitato ad abbandonarsi completamente allo squilibrio.
    Non ancora, almeno…

    Non negarmi quello per cui sono nato, Ariste.
    Se dovessi finire agli Inferi, ne uscirò come abbiamo già fatto in passato.
    E se qualcuno sarà talmente pazzo da infilarsi in questa Tana per vendicarsi, non troverà solo me ad attenderlo. Dico bene, Eversore?


    C’era un sentore nuovo nell’aria…


     
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    Quel pazzo di Bid'daum era sempre onesto, e questo fece risparmiare tanto tempo all'oplite: non gli sarebbe piaciuto dover cavare a forza dal compagno le parole di bocca.
    Chiaramente, il problema permaneva, e come previsto il Castigo era ben lontano dal ritrattare le proprie idee; anzi, non faceva altro che rafforzarle, adducendo motivazioni che ai più sarebbero risultate spregevoli, ma che in quel caso erano perfettamente calzanti.
    Era anche evidente che non stesse mentendo. La foga che mise nel suo discorso tradiva gli istinti omicidi del kuthiano ed i suoi desideri animaleschi di sangue e violenza.
    Nessuno, meglio di lui, rappresentava il Presidio del Sud. Era l'incarnazione di Merovish.

    Aristotelis incrociò le braccia, sbuffando e abbassando il capo.
    Non c'era niente da fare. Non poteva obbligarlo con le maniere forti, non sarebbe bastato.
    Anche perché, probabilmente, ci avrebbe rimesso qualche pezzo di spirito, e la cosa non gli andava troppo a genio.

    Purtroppo dici bene, Bid.

    Sorrise divertito.
    Quel bastardo aveva ragione su tutto.
    In fondo, chi era il greco, per giudicarlo?
    No, il problema non era quello: l'unica questione difficile da districare era il probabile -meglio, inevitabile- coinvolgimento della gilda in tutto ciò.
    Non riusciva a vedere dei guadagni, ma soltanto delle perdite.

    Bid'daum, io non ti fermerò se continuerai sulla tua strada. Sappi tuttavia che questo non porterà giovamento agli Eversori.

    Tornò serio e impassibile, dritto e fiero, porgendogli la mano destra.
    Lo fissò dritto negli occhi carmini.

    Spero solo che tu riesca a non farti ammazzare.

    Non accennò la minima esitazione, come se stesse incaricandolo di portare a termine una missione importante.
    Sapeva quanto stesse sbagliando, lo sapeva bene. Doveva fermarlo, lì e subito.
    Ma non poteva. Semplicemente, non poteva.
    Sfidare gli Ufficiali apertamente equivaleva a dichiarare guerra ad una bella fetta di Endlos; significava azzardare di mandare all'aria tutti i loro piani di conquista.
    Non ne valeva affatto la pena.

    Allora, perché concedergli tanta libertà? Perché porre nelle mani di un pazzo sanguinario il destino di un'intera organizzazione?
    Perché? Semplice.

    Aristotelis Skotos avrebbe chiesto esattamente la stessa segretezza e fiducia al suo compagno, qualora fosse stato lui a doversi imbarcare in un'avventura personale.
    E chissà, magari la sua personale Epica lo stava proprio aspettando, da lì a breve.
    Questo, solo il Fato poteva saperlo.
     
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    La gilda sarebbe stata coinvolta, in un modo o nell’altro.
    Avrebbero ricondotto le folli gesta del Kuthiano a quel gruppo di mercenari del Sud.
    Lo sapevano entrambi ma faticavano a dirlo.

    Il Greco non ostacolò il suo cammino. Aveva il salvacondotto del compagno, insieme ad una specie di benedizione.
    Cos’era la morte, se non il glorioso finale di una vita?
    Cos’era la pazzia, se non il radicale desiderio di emozioni?

    Si scambiarono un ultimo sguardo, che il Castigo accompagnò con poche parole.

    Ed io spero di riscrivere la storia, là fuori.

    Si voltò, lasciandosi tutto alle spalle.
    Abbandonava la sua dimora, la sua gilda, il suo regno. E si avventurava verso l’ignoto, tuffandosi nel vuoto.
    Era il suo salto della fede.

    Veramente lasciava tutto? No, non è vero.
    Le cose più importanti le aveva sempre con sé.

    La sua armatura, arte di un pianeta ormai lontano. Aveva sopportato la furia di un’intera galassia.
    Prega Kuthiano, affinché non si spezzi sotto i colpi implacabili del Destino.

    Il suo Comet Hammer, sintesi d’acciaio di ciò che è violento. Aveva frantumato le ossa e il cuore di troppe persone.
    Prega Bid’daum, affinché possa sfondare la carne che non hai ancora incontrato.

    La sua spada, conseguenza della sua anima. Affilata quanto basta per recidere gli spiriti.
    Non pregare, Castigo. Nessun dio sarebbe capace di renderla ancora più marcia.

    Ora va, Eversore. Sollevati dalla polvere e porta la tua corruzione in altri luoghi.
    Non ti voltare.

    Questa è la tua missione.


     
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