Squadra di salvataggio

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  1. _Heartless_
     
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    ...continua da qui~



    Sono entrati, seguendo l'Alfiere e il Custode.
    È una strana partita a scacchi, questa... una in cui
    i pezzi cambiano schieramento a seconda delle mosse
    del bianco o del nero.
    Pedine sono e pedine rimangono, tuttavia...


    ~

    La luce è la prima cosa di cui vi rendete conto.
    Forte ma non invasiva, scivola attorno a voi delineando forme e contorni con la sua tonalità neutra, ad eccezione forse di una sfumatura leggermente rosata che tinge di pochi, sapienti tocchi l'intera luna a forma di cuore che vedete -apparentemente- poco sopra di voi. È una luce che non descrive bensì definisce, che non nasce ma è. Lo sentite. Lo sapete.
    Come fate a saperlo?
    Non lo sapete.
    Ma è vero.



    Vi trovate sulla cima di un'altissima torre circolare, dal diametro in punta di almeno venti metri, separati dall'abisso solo da un parapetto oltre il quale lo sguardo spazia all'infinito lungo le dodici torri rimanenti del castello, tutte di altezza diversa, e le infinite scale, cortili, mura perimetrali, giardini, vetrate, balconi e decori che si ritagliano un posto in quell'immensa cattedrale del nulla, sospesa nel vuoto. Se guardandolo levitare sospesa nell'aria vi balza alla mente qualche legame con Laputa, esso svanisce non appena comprendete che -a differenza della città volante- quel castello è stato costruito con null'altro fine che sé stesso, esistere per esistere, esibirsi per esibirsi: l'opera insensata di qualcuno che ha voluto dire 'io posso!' arrogandosi così potere e diritto di creare, l'uno credendolo coincidente con l'altro.
    Anche se forse la vostra mente è impegnata da altro, oltre al panorama.

    Trovare Kalia sarà un'impresa difficile, il castello è un labirinto immenso... e, cosa ancora peggiore, chi di voi ha buon occhio riesce a vedere il profilo di un'immensa città confondersi nel nero della notte: scuri grattacieli alti come quelli di Klemvor, flebilmente illuminati da una miriade di fredde lucine al neon, fin dove lo sguardo si arrende all'orizzonte. Un ago in un pagliaio gigantesco.
    O forse no?



    ~ Qm Point

    Eru » In questo luogo la tua empatia è accecata dall'azione della luna, vero e proprio concentrato di emozioni umane e non, in modo simile a come sarebbero i tuoi occhi guardando direttamente il sole.
    Raylek » I tuoi sensi di percezione del metallo funzionano normalmente, nonostante la tua esperienza di Arcano ti dica che tutto quel che vedi è parte di un sogno. Tuttavia i colori che giungono ai tuoi occhi non sono i blu e i rossi della materia grezza e lavorata, ma un grigio simile al naturale incarnato della pietra e del metallo che formano l'immensa mole del castello levitante.
    Amelie » Anche il tuo auspex funziona egregiamente, e t'informa della presenza di un'immensa aura... proprio sotto di voi! È il castello stesso, che alle tue percezioni appare vivo, reale come i tuoi compagni... ma di un vivo 'spento', diverso da qualunque altra cosa tu abbia incontrato.

    Istruzioni » Nessuna. Sapete qual è il vostro obiettivo, anche se forse un po' meno come attuarlo...


     
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    ...L'Arcobaleno d'Argento...

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    Tese la mano, perché il dovere nei confronti dell'Alfiere si mescolava all'"Amore" per l'Affine; come un veleno, però, gli parve strisciare nel suo corpo quel male che attanagliava Kalia e Sasha, volendo consumarli con la stessa brutalità con la quale aveva divorato quelle due creature: come poteva, allora, la Fata aver ingannato lo Zero? Per salvare tutti, o perché non sapeva cosa sarebbe accaduto. Ad ogni modo, non vi era rancore nel cuore del Celebliant, ma la neutrale ineluttabilità degli eventi.

    Svennero, come esausti da una lunga malattia, cullati dal sonno che teneva le loro anime per una corda; quando rinvennero, ecco una luce lattea mostrare il nero mondo che stavano osservando: proveniva da una luna dalla forma di cuore, velata da un pallore rosa. Erano in alto, molto in alto, su di una torre in cima ad un castello dai mille sentieri, superbo ed egoista, costruito per ostentare. In basso, molto più in basso, piccole luci, bagliori nell'oscurità della notte: forse una città di cui la grande costruzione, che l'Essenza s'avvide quella galleggiare nell'aria, era il punto di maggiore importanza? Come un villaggio con la sua reggia?

    -Dove siamo? Come ha potuto condurci qui?-

    Ecco che, non appena fu conscio di trovarsi in un altro mondo, l'iridescenza sull'eterno copro impazzì, i colori turbinando folli, ciascuno pregando a quella luna infausta di smettere; e solo allora si rese conto che il suo potere più grande era fuori controllo, tradito dalla malignità della notte:

    -Emozioni! Luci divoratrici che non sono mai sazie! Quella luna prova emozioni, tutte, nessuna esclusa.-

    Disse agli altri, affaticato per la continua assimilazione di sensazioni, che poco alla volta stavano colmando il cuore del Guardiano. Ora, benché egli non mutasse più il proprio umore sulla base di ciò che percepiva, stava inesorabilmente diffondendo nella Fata e nell'Alfiere tutte quelle emozioni che la luna emanava.

    -Allontanatevi da me, presto! E'...troppo! Io non...-
    Agonizzava
    -Non impazzirete con me.-

    Cadde in ginocchio, mentre avvampava di ogni colore, che gli bucava l'animo. Carponi, gattonò quanto più poté lontano da loro, non desiderando che quelli, trovandosi nell'area del suo potere, ricevessero nell'animo le emozioni che quel potere prendeva e rigettava nel mondo.
    Solo lo Zero avrebbe sofferto.

    Aveva iniziato a sanguinare dalla bocca e dal naso, piccole gocce di un sangue sacro, versate per un volere assassino.
    Continuava ad allontanarsi, in cerca di un modo per scendere dalla torre, salvando i compagni. Ma ogni attimo passato sotto quella luna era il più grande strazio che potesse sopportare, una tortura senza paragoni.



    Abilità Passive

    Synchro
    Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però poterne conservare alcuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"...
    Sia Amarth un'eterna voragine, entro al quale ogni emozione cadrà inesorabile. In un'area di 5 metri di raggio, ogni singola sensazione presente, sia questa di gaudio o ira, verrà percepita ed attirata dal Guardiano; una volte penetrate in lui, l'iridescenza che sempre lo contraddistingue cesserà, ed Eru Elen Amarth si tingerà del colore che ogni emozione rappresenta. Eppure, ben poco queste dimoreranno presso l'Eterno perché, pur percependole, e tingendosi fin quando queste non saranno cessate, egli non potrà trattenerle: al contrario, infatti, Synchro farà sì che ogni percezione venga elargita all'ambiente, inducendo chiunque si trovi nell'area di influenza a provare ciò che il Guardiano ha captato.

    Note

    1. Quest'abilità prescinde dal volere di Amarth, pertanto non sarà il Guardiano a percepire le sensazioni, bensì la stessa Synchro. Ciò significa che, essendo sempre attiva, se nel raggio di influenza non vi è alcuna creatura capace di provare emozioni, Synchro userà lo spirito dello Zero come fonte di energia, se così si può dire. Non Potendo egli provare alcunché, le sue vesti, i suoi capelli, i suoi occhi, sopracciglia ed arma risulteranno sempre ammantate di un'iridescenza, che si muoverà ondeggiando armonica per tutto il suo corpo.
    2. E' implicito dire che Amarth può fungere da rivelatore di presenze: se questi cambia colore, significa che c'è qualcuno nel raggio d'influenza di Synchro
    3. La potenza di canalizzazione di Synchro è tale da consentire al Guardiano di poter provare l'emozione intercettata
    4. Come ogni altra passiva, se una o più creature sono protette da abilità o tecniche, Synchro non riuscirà ad intercettarne le emozioni.
    5. Maggiore è il numero di emozioni assorbite in contemporanea, maggiore sarà il dolore mentale e lo stress provato dal Guardiano; nel caso poi, di un assorbimento eccessivo, ovvero di più di 10 emozioni questi, dopo vistosi effetti scenici quali tremolio e colori molto accesi sul corpo, sarà preda di atroci sofferenze, finanche svenendo.

    Cambiamento Cromatico
    TranquillitàPace, SerenitàDubbio, Sospetto, IncertezzaInvidiaGelosiaAmore, AffettoRabbiaFuria ciecaOdioPauraSofferenza, DoloreTristezzaPreoccupazione, Ansia
    AzzurroBiancoGialloVerdeArancioneRosaRossoNeroIndacoGrigioMarroneBlu scuroGiallo ocra

    Alcar Valaron, Gloria delle Potenze

    "...Ora avvenne che le Potenze di Arda, che pure erano consce della sorte del loro Maia Faerglir, volessero inviargli un dono, per sostenerlo nei momenti in cui ogni persino la luce della ragione e della verità non fosse risultata abbastanza brillante da trafiggere le tenebre del dubbio e del falso. Molto, infatti, l'Uno teneva a cuore lo spirito del garante e quando questi si dipartì da Ennor grande sofferenza gli pervenne, esulando, quell'evento, dall'antichissima musica degli Ainur; per volere di Eru Ilùvatar nuova forza crebbe nello Zero, ché il Destino lo permise, e ciò che nel cuore del Mondo si ammantava di menzogna avrebbe emesso un suono strisciante, che solo l'orecchio dell'Eterno avrebbe colto..."
    Ciò che le Potenze donarono ad Eru Elen Amarth, non è altro che la capacità di discernere il vero dal falso; infatti, in un area di 10 metri di raggio -di cui Amarth è il centro- ogni menzogna pronunciata da qualunque creatura produrrà, alle orecchie del Guardiano un sibilo, lo stesso emesso dai serpenti. Come ogni altra passiva, sulle creature protette da particolari abilità o tecniche, Alcar Valaron non sortisce alcun risultato.



    La Via del Destino

    "...Perché Erelamarth Celebliant è il Destino e marcia diritto, inflessibile, cieco e sordo ai richiami del Mondo..."
    L'Essenza numero Zero non è Fatta per chinarsi a false lusinghe o corrotti inviti: no, essa immune passa attraverso le voci del mondo, attraverso sussurri e tentazioni; ancor più dove vi sia l'imposizione; dove via sia intento di sedurre e traviare, egli non potrà essere sfiorato, il suo animo -partecipando al Destino del Tutto-, neutrale e troppo antico e forte affinché il suo equilibrio possa venire infranto.
    Amarth risulta immune alle malie o alle Aure, ovvero quelle passive o tecniche (di consumo Basso o Medio) che hanno effetto di instillare particolari sentimenti nelle persone, oppure indurli a credere alle parole che i possessori di tali poteri possano utilizzare o dire.



    A causa della passiva "Via del Destino", Amarth non prova più le emozioni captate; ciò non toglie il fatto che, avendone assorbite molte, sia preda dell'usuale stress e dolore; in questo caso, però, trovandosi in una situazione in cui le emozioni vengono irradiate dalla luna, il Guardiano sta provando dolori terribili, quasi mortali e, dato l'effetto che "Synchro" ha sulle persone (ovverosia di far loro provare le emozioni che la passiva capta poiché getta tali emozioni all'esterno del Guardiano), l'Essenza si sta allontanando da Amelie e Raylek, facendo sì che escano dal suo raggio di influenza.

     
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    Non seppe dire cosa le accadde, né come l’entità si mosse per impadronirsi di lei, né -tantomeno- ne comprese il perché; l’unica cosa che le fu chiara nel momento in cui riprese coscienza dopo quell’istante di buio, fu il trovarsi a contemplare la luce.

    Era un bagliore forte ma che non feriva la vista, così -all’istintiva ricerca dell’origine di quel latteo lucore- la Dama Rossa sollevò lo sguardo al cielo, e fu allora che scorse la strana luna -dalla singolare forma di cuore- che fluttuava sopra le loro teste, adagiata su di velo fondo di vellutata tenebra.
    Per qualche istante, rimase affascinata nel contemplarla; poi, l’urgenza del momento la riportò alla realtà dei fatti: Kalia e Sasha erano in pericolo, e doveva fare qualcosa per aiutarli...!

    Con le iridi di smeraldo cercò allora di scorgere nei contorni di quel luogo un disegno che le fosse familiare, ma la sua mente lo trovò del tutto alieno e sconosciuto: per quanto si sforzasse, non ricordava di aver mai visto -o anche solo sentito menzionare- in vita sua di un castello con tredici torri; con smarrimento, la fanciulla rivolse gli occhi ai sui suoi compagni, scambiando un’incerta occhiata con Amarth.

    -Dove siamo? Come ha potuto condurci qui?-

    Scuotendo appena il capo, Amelie schiuse le belle labbra rosse per condividere i dubbi del Guardiano, e per riferirgli l’impressione che le sue percezioni ricavavano circa la presenza di un’aura viva -ma in un certo senso “sospesa”- nella fibra stessa di quel sinistro maniero... ma le parole le morirono in gola:
    d’un tratto, l’iridescenza dello Zero prese a vorticare follemente.
    E il suo volto, sempre così impassibile e compassato, svelò segni di sofferenza.

    -Emozioni! Luci divoratrici che non sono mai sazie! Quella luna prova emozioni:
    tutte, nessuna esclusa.
    -
    proferì il Saggio, con quell’eccesso di sentimenti che gli squassava l’animo
    -Allontanatevi da me, presto! E'...troppo! Io non... Non impazzirete con me.-

    Sotto il suo sguardo terrificato, la fanciulla lo vide cadere in ginocchio -con l’anima bruciante nella danza di mille colori-, e tentare di allontanarsi da lei per evitare che anch’ella risentisse del riverbero di tutte le emozioni condensate in quella luna misteriosa.

    ...ma lei non poteva abbandonarlo a quel tormento, e così -lottando per mantenere la lucidità su quell’eccesso di sensazioni che minacciava di sconvolgerla nell’intimo del suo io- Amelie crollò carponi accanto a lui, e mentre il suo potere guaritore le rivestiva di un’aureola evanescente, le braccia esili e flessuose della Fata lo circondarono in un abbraccio di salvezza.

    « Resisti, caro Amarth... »
    incoraggiò in un flebile sussurro, carezzandogli il capo con la tenerezza di una madre
    « Passerà presto... Andrà tutto bene... Vedrai... »


    Status: illesa ma molto preoccupata
    Energia: 80%

    Candore del Giglio L’aspetto puro e innocente della giovane incarna l’angelico candore delle Fate tanto decantato dai bardi di ogni tempo e tramandato di bocca in bocca in tutte le leggende popolari; non è difatti un caso che le Fate siano descritte come creature di una bellezza radiosa, ma il fascino di Amelie spinge persino ad abbandonare ogni riserva, avversione o diffidenza nei suoi riguardi -donando in cambio un forte senso di tranquillità e conforto-, e la sua sensibilità suscita un tenero istinto di protezione in chi la contempla, facendole spesso guadagnare aiuto e tutela.
    É talmente delicata e dolce -un fiore così puro e inviolato- che offrirle sostegno e riparo sarà un gesto spontaneo e disinteressato, perché la sua tristezza risulta insostenibile anche per il più inaridito dei cuori, e il suo sorriso splendente e bello come la più luminosa delle stelle.
    L’attrazione che promana spezza paura e timori, ispirando il desiderio di aprirsi e confidarsi per la grande pace e serenità sperimentate in sua presenza -sensazioni calde e lenitive come un balsamo guaritore-, purificando e alleggerendo l’aria da ogni negatività e pensiero maligno.
    Tale ascendente inconscio è utile per dirimere questioni spinose, superando qualsiasi differenza -oggettiva o soggettiva che sia- e diffidenza tra le creature; è da considerarsi attivo su chiunque la guardi, sebbene l’intensità della sua bellezza -che lascia spesso piacevolmente storditi, come ebbri- possa provocare reazioni inconsulte in soggetti deboli, animi particolarmente traumatizzati, o semplicemente deviati.

    Placare la Bestia interiore: Mediante questo potere si può placare temporaneamente il lato più selvaggio dell’anima di un animale o da un qualsiasi altro essere vivente, rendendolo mite, gentile e quieto semplicemente toccandolo. Questo incanto si rivela particolarmente utile nei casi di accessi d’ira improvvisi – naturali o provocati da particolari ascendenti spirituali o psichici – , e non si tratta di una influenza mentale o di ipnosi: si tratta di una sorta di temporaneo anestetico dell’anima, che ne placa i lati più violenti e tormentati, ridonando pace e serenità.
    Consumo: Alto
     
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    Aiutato da Amelie e Raylek -prontamente accorso- anche Amarth può scendere frettolosamente le scale che s'immergono nel corpo della torre. Uscito dalla vista dell'astro ribollente di quieto potere, il dolore sembra tramutarsi in qualcosa di diverso, di possente; come il letto di un fiume con la furia possente delle acque, così è fra te e l'oceano di emozioni che in te si frange e rifrange. Per il momento è quiete.
    Puoi ancora sentire la forza delle acque, però.



    Scendete lungo un vuoto abisso, il nulla condensato sotto i vostri piedi in un lungo lastricato spiraliforme che conduce nelle viscere del castello. Camminate fra alte muraglie grigio-chiaro che si stringono claustrofobicamente inerpicandosi sopra le vostre teste. Oltrepassate un cimitero di vuote lapidi spezzate, il pavimento ingombro dei calcinacci di quelle che un tempo erano nomi, glifi, iscrizioni, stemmi. Vi ritrovate all'esterno - impossibilmente più in basso - salvo spaziare il vostro sguardo su freddi cortili a precipizio e altissime mura dallo scopo dubbio; proprio innanzi a voi una delle torri, centinaia di metri in linea d'aria, svetta così tanto da costringervi a inclinare la testa tutto all'indietro per vederne la cima.
    Infine, eccola: la Sala delle Vacue Melodie, il cui nome ignorate; una vasta superficie rettangolare sospesa su un abisso senza fondo, da due passelle congiunta, che al vostro affrettarsi innalza attorno a voi una cavità degna d'un teatro e, proprio sulle vostre teste, il meraviglioso spettacolo d'una luna - de la Luna - i cui morbidi raggi sfiorano i vostri visi con tocco carezzevole attraverso le vetrate. Alla vostra destra una balconata, vuota.
    La sua voce riverberò all'infinito fra le bianche mura

    « E finalmente. »

    Xord Gik si avvicinò al ciglio della predella, scrutando dall'alto i due - no... tre, che sia dannato il lungo naso verde di quel goblin! - salvatori da lui designati. Il suo viso era incorniciato dalla luna la cui vetrata era pochi metri alle sue spalle, oscurando col suo gioco di luce l'espressione amorfa del suo volto; un lusso che si condeva raramente, quello di mostrare ad altrui occhi la sua vera natura, ma in quel luogo
    le maschere potevano diventare più reali del previsto.
    « Se fosse per voi » disse con sarcasmo simulato l'uomo « la povera Donzella In Difficoltà avrebbe tirato le cuoia da un pezzo. Che razza di squadra di salvataggio! »

    I suoi occhi s'appuntarono ineffabilmente sull'Alfiere, il suo brutto e puzzolente sigaro eruttante fumo come una ciminiera.

    « Tu non eri previsto. »



    ~ Qm Point

    Eru » Ottieni una nuova abilità valida solo per suddetta giocata: ~The Kingdom of all Hearts, quotata nel secondo spoiler.
    Amelie » Sei abituata ad avere un certo ascendente sulle persone, ma l'indifferenza del figuro che si è manifestato e le vibrazioni che emanano dal suo essere ti avvicinano alla comprensione della sua vera natura: vuota. E se non ci sono emozioni non ci sono rimorsi, se non ci sono rimorsi non c'è moralità....

    Raylek » Lo potete considerare alla stregua di un png da voi controllato.

    Istruzioni » Avete di fronte a voi un potenziale intoppo / ostacolo. Uno di voi ha già incontrato Xord Gik, l'altra invece può facilmente sospettare che sia l'autore del raffinato veleno che ha causato tanti pasticci... e che ha cercato di aiutare Amelie a raggiungere Kalia. Quali sono i suoi veri scopi? E cosa ha veramente a che fare con tutta la vicenda?




    ~The Kingdom of all Hearts
      Una gigantesca pila. Così -volgarmente- si potrebbe definire Kingdom Hearts per coloro che possono accedere alle meravigliose energie di un Cuore, poiché essi hanno il potere di sfruttare la sua energia al posto della loro, assumendo tutt'ad un tratto un potere ben oltre delle loro naturali capacità.
      In termini di gioco ogni tecnica di Amarth raddoppia la gittata ed è più potente del 50%, come se fosse stata castata una seconda volta a consumo dimezzato.
     
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    Nonostante lo Zero si fosse tratto indietro, allontanandosi dalla Fata e dall'Alfiere, non volendo contagiarli con le emozioni della Luna, la ragazzina gli si fece vicino, e col suo bel potere ne curò gli affanni, ammansendo la follia come l'uomo che quieti una bestia. Stupito dal gesto, e grato, lo Zero non disse nulla, ma sorrise leggermente, come se quella piccola creatura avesse il dono di spezzare il Nulla in lui, anche se per un solo istante, e rendergli la grazia di un'espressione sul volto. E il turbine di emozioni che era in lui assunse nuova forma, e ora lo penetrava come lance e veleno ma non lo tormentava, no! Era talmente forte, e talmente tanto grande che il dolore era divenuto Potere, e più ne assorbiva, più cresceva; ma, poiché ancora non lo aveva mostrato, il Celebliant non seppe dire quanto fosse cambiato, benché sapesse di esserlo. Poi, senza perdere altro tempo, scesero la lunga rampa e, sempre più giù, sprofondarono nell'abisso del castello, passando ambienti sconosciuti e anomali, quali un cimitero di lapidi spezzate.

    Infine giunsero al cuore di quella struttura, una stanza il cui pavimento era sospeso nel vuoto, e due passerelle lo congiungevano; il alto, sula destra, stava una balconata. Prima che il Guardiano potesse chiedere o parlare, una voce si spanse nell'aria, e dalla Luna in cielo, che le vetrate mostravano, ecco questa scoprirsi.

    -Non era la vita dell'Alfiere a dover essere rischiata, Godrik delle Ombre.-
    Parlò Amarth, Nullo; aveva la voce ferma ma dubbiosa, come qualcuno che, sì, pianifichi una strategia, e però non ne sia ancora certo.
    -Mi dicesti di attirare Sasha a Fanedell, e così ho fatto. Ti avevo promesso il mio aiuto; perché non mi hai parlato di Kalia? Avrei potuto prepararla all'evento, o forse risparmiarlo.-

    Che gli altri sapessero della loro intesa non importava al Guardiano: più seria era la questione, perché non desiderava, benché sapesse essere destino, che la rovina di Sasha toccasse Kalia la beneamata. Se la vedessero loro, i Nessuno e i Custodi. Promise aiuto e lo diede, ma non concesse la rovina dell'Est.

     
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    « Preparare? » ripeté il Nessuno. « Forse. Di sicuro sarebbe stata la scelta più logica. »

    Sorrise.
    quanto tempo era passato da quando quel suo sorriso era stato qualcosa più di una -perfetta- imitazione d'una altrui espressività? quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che, ancora umano, aveva provato un singolo singulto d'emozione?

    « E da quando la logica ha posto negli affari di Cuore? »

    Spalancò le braccia e, impetuoso, il potere dell'Oscurità che scorreva in ogni fibra del suo essere sgorgò dal suo corpo e dilagò ovunque. In ogni angolo dell'enorme sala pareti e pavimento si annerirono, scuriti da decine - decine? centinaia, migliaia! - di lucide pozze d'Oscurità, portali verso un luogo poco lontano.
    Portali da cui fuoriuscì un esercito.



    Neri, tozzi, dagli occhi gialli e dalle intenzioni malevoli: Heartless, i distruttori di mondi. Di ogni forma e tipologia, evocati in un tempo lunghissimo e spostati tramite portali prearrangiati - il lavoro di mesi per aggirare le limitazioni del mondo di Endlos alle capacità di evocazione extraplanare, speso in un minuto.

    « Mi serve un'interpretazione convincente. » asserì con la praticità di chi ordina un caffé al bar - e non un assalto di massa contro tre avventurieri completamente circondati. « Non fatevi ammazzare per una semplice messa in scena? »

    Scioccò le dita e, senza dare tempo ai tre di parlare, gli scatenò contro l'inferno. Non era troppo preoccupato... gli Heartless erano solo Heartless in fondo: deboli, stupidi, agenti più in base all'istinto e ai vaghi ricordi evanescenti delle loro passate vite che secondo un'effettiva tattica. Non si curò neppure di manovrarli personalmente, preferendo poter osservare le sue prossime prede senza distrazioni. Affinché il ragazzo ci credesse, la sua messinscena doveva essere più che realistica:
    doveva essere reale.

    Vediamo un po', chi colpisco per primo? si domandò oziosamente, incrociando le braccia. Proprio in quel momento l'Alfiere goblin spazzò via le creature in un ampio semicerchio attorno a lui, respingendole in un diluvio di metallo alchemicamente infuso. Xord Gik sorrise. Signori e signore... abbiamo un vincitore!

    Il Nessuno l'osservò combattere con immensa attenzione, aspettando il momento giusto, poi - all'improvviso - sorrise. Solo allora Raylek sentì alle sue spalle l'aria turbinante attorno all'Heartless in procinto di tagliargli la testa.
    Solo allora poté capire la strategia dietro le mosse del Nessuno:
    l'aveva ingannato.

    Quasi tutti gli Heartless in campo erano già stati evocati prima, non richiedeva né sforzo né concentrazione l'averli traslati di una ventina di metri e scagliarli ondata su ondata contro i tre: ma ciò non escludeva che ne potesse evocare degli altri al momento giusto, e per la giusta ragione. La percezione dei metalli di Raylek non poteva rilevarli poiché le loro armi erano di Oscurità, l'empatia di Eru Elen Amarth falliva poiché i Cuori degli Heartless sono troppo avvibnti dall'Oscurità per provare emozioni. L'auspex di Amelie poteva rintracciare la singola Neoshadow evocata alle spalle di Raylek, ma essa giungeva nel momento in cui maggiormente era impegnata contro le orde di altri Heartless. L'aveva diretta singolarmente e con precisione disumana, facendola strisciare silente fra le schiere di suoi compagni, finché la concentrazione del goblin non era salita al culmine: allora aveva impartito l'ordine di attacco, e la Neoshadow era balzata dalla nera massa brulicante con la rapidità di un sicario, artigli protesi a decapitarlo.
    E nessuno poteva farci niente.

    « Fuori uno. » sussurrò.

    E soccombette davvero, impalato al suolo da una spada di indicibile bellezza e bruciato fra le fiamme.
    Fu l'Heartless a spirare.

    « ...cosa? »

    Una piuma, elegante e bellissima, lunga quasi due metri fra l'elsa, intagliata in rossi ghirigori disegnanti due delicate piume di fenice rossa come guardiamano, e la lama, squisita sovrapposizione di penne d'uccello affiancate le une alle altre nella creazione del profilo sublime di un'ala tesa in volo, era conficcata al suolo là dove la Neoshadow poco prima aveva attentato alla vita del Carro - visibile solo per un istante, fiera e brillante, prima di ardere e svanire senza che alcuna mano fu vista, ancora, impugnarla.
    Xord Gik fissò il punto dov'era svanita ancora un istante, poi si voltò di centoottanta gradi e alzò la testa verso la piattaforma da cui aveva accolto gli ospiti: e lì, mirabile, l'aria prese fuoco e avvampò nel perfetto disegno della medesima arma, rinata dalle ceneri nelle mani di un uomo incappucciato che indossava la stessa tunica nera vista quasi sempre sul corpo di Sasha.

    « Bene bene... Naxe, vecchia canaglia, che diavolo ci fai quà? » abbaiò Xord Gik.

    E allora l'incappucciato scoppiò a ridere, divertito e compiaciuto, e mentre la sua testa si gettava indietro per lanciare alla luna la propria risata il cappuccio scivolò via dal suo viso e rivelò i lineamenti decisi, i capelli biondi, gli occhi dorati, il brillio ironico dietro di essi.

    « È bello sapere di essere sempre il benvenuto... »

    « ...amico mio. »

    E sorrise, strano e affascinante allo stesso tempo, di quello strano sorriso che sempre ha causato reazioni negli altri e mai una volta è scaduto nell'indifferenza.
    Poiché lui era Naxe, ed era Nessuno, ed era qualcosa
    che non sarebbe mai dovuto esistere.



    Edited by Xord Gik - 25/1/2014, 12:37
     
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    Paradosso Vivente


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    « Lascia stare i convenevoli » tagliò corto il Nessuno. « tu saresti dovuto tornare fra tre ore! »
    « Ho pensato di farti una sorpresa, per alleviare la tremenda noia che provi nel sorvegliare mio figlio. » replicò Naxe, facendo spallucce. « Immagina la mia enorme sorpresa nel vederti profondamente immerso nel Mondo dei Sogni, nella tua dimora, e la mia incommensurabile sorpresa nello scoprire che anche mio figlio vi era entrato...
    esitò, come cercando le parole
    ...assieme a due Alfieri. »

    Sorrise, ma non come prima.
    Un sospetto sinistro, una certezza in fondo ai loro Cuori - le ultime parole, gli ultimi gesti, pur invariati nel tono e nella cadenza erano pieni di una nuova sfumatura percettibile solo a lato delle proprie percezioni:
    pericolo.
    Se ne accorse pure Xord Gik, che troppo bene lo conosceva.


    « Che diavolo vorresti fare? Combattermi?
    incredulità pura, curiosità infantile
    Questo non è Endlos, qui i miei poteri non sono limitati: tu hai lasciato che il tuo Dominio si affievolisse per sedici anni, io l'ho usato ogni giorno della mia vita. Tu non puoi sconfiggermi! »

    « Sono d'accordo.
    sorriso celestiale, minaccia infernale
    I miei poteri sono diminuiti col passare del tempo. Non sono alla tua altezza, non in un duello di forze, e ci conosciamo troppo bene perché tu possa cadere in un mio tranello.
    ...cionondimeno, combatterò comunque.
    »

    « ...
    silenzio di tomba
    ...Heartless. » chiamò.

    E l'intero, infernale esercito di creature si bloccò lì dov'era, arti alzati e lame protese e magie in lancio, mirando a lui in cerca di soddisfazione.


    « Sistemate questo idiota. » ordinò. « Ai tre bellimbusti ci penso io. »

    Si voltò dandogli le spalle, arrotolando una volta le maniche dell'uniforme mentre procedeva a passo di marcia verso il trio con espressione completamente assente, seguito dai primi crepitare dell'aria intrisa di magia mentre un secondo esercito di Heartless compariva a circondare Naxe...

    « Tutto qui? » ridacchiò egli.

    ~bloccandosi subito, paralizzato come se gli avesse tirato uno schiaffo in faccia. I suoi occhi guardavano verso i tre, ma
    non guardavano i tre: il suo sguardo era perso in lontananza, fuori fuoco.
    Poi il momento passò, e un nuovo scintillio gli apparve nelle iridi sanguigne.


    « Rettificazione. »
    E nuovamente gli Heartless si fermarono, guardandolo in attesa di ordini.
    « A voi i tre intrusi. »

    Il suo sguardo incrociò quello del Paradosso.
    Rosso contro Oro.

    L'ultimo duello che entrambi avrebbero mai voluto vivere.

    « Lui è mio. »

     
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    « Ah... » ridacchiò Xord Gik, rialzandosi con un gemito, « ...ma certo, la luna! Il potere di milioni di Cuori in attesa solo di poter essere preso e usato, se si ha il Dominio sulle Emozioni... ci avrei dovuto pensare. »
    « Ritirati. » disse Naxe, avanzando fino ad essere a due metri da lui e puntandogli il Keyblade contro. « Schiere di Heartless non possono contrastare individui determinati, io sono in vantaggio. Hai perso. E questa faccenda è andata fin troppo oltre. »
    « Beh, penso proprio di non poterti aiutare qui. » ribatté caustico il Nessuno, sorridendogli oltre il filo infuocato dell'Angelo Monoala. « Ho fatto una promessa, ricordi? Salvarlo finché era possibile, distruggerlo altrimenti - e noi siamo ben oltre il limite, orma... »

    Un fremito percorse l'orda di Heartless, una vibrazione solo a loro percepibile - a loro... e ai due Nessuno.
    Il volto di Naxe perse ogni espressione; la punta del Keyblade ebbe un tremolio.

    « Xord Gik... »
    « È una questione di controllo, Naxe. » disse seccamente Xord Gik. « È sempre una questione di controllo: chi ce l'ha e chi non ce l'ha. E tuo figlio, pace all'anima sua, è il teenager più incontrollato dell'universo. »
    « ...cosa hai fatto? » sussurrò, orripilato.
    il Nessuno sorrise furbescamente
    « Ho realizzato una profezia. » rispose.

    Naxe mosse il Keyblade contro il suo amico -
    Xord Gik sbatté la mano contro il pavimento -

    -e il mondo si dissolse.

    ~continua qui...

     
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