[EM] Nelle profondità oscure

Il diretto interessato correva in silenzio e senza sosta tra le strade di Merovish, evitando qualunque ostacolo gli si parasse davanti. I suoi occhi guizzavano da una parte all'altra in cerca di una via di fuga per seminare la banda inferocita. Nulla lo convinceva.
Era la prima volta che "visitava" Merovish e ogni via, ogni cunicolo non gli ispiravano alcuna sensazione di salvezza, essendo pure una città sotterranea.
Ma dove aveva sbagliato ad organizzare la fuga? Ah si, non aveva un piano.

Doveva ringraziare l'uomo che aveva assunto i suoi servigi senza avvertirlo di trovarsi nel bel mezzo del covo di quegli scagnozzi. Uccidere il capo della banda proprio nella locanda di loro proprietà e proprio nel bel mezzo di una riunione di famiglia sarebbe costato al suo assoldatore molto, molto oro.
Trovato assieme al corpo sgozzato del loro capo disteso sul pavimento, uno della banda aveva dato l'allarme e costretto il ragazzo a saltare dalla finestra e cominciare l'intrepida fuga.

La preziosa informazione di uno della banda lo risvegliò dai suoi pensieri. Se erano tanto forti quanto intelligenti sarebbe stato a cavallo. Sarebbe riuscito a eliminarli tutti in ogni modo, se presi uno per uno.
Rapido, curvò verso i cunicoli a sud, col solo pensiero di evitare gli ostacoli. In qualche modo, se la sarebbe cavata.

La folla si faceva sempre meno folta man mano che il ragazzo percorreva i cunicoli sud, fino a trovarsi completamente solo, circondato dalla pietra semigrezza che rivestiva il passaggio. Ai lati, ogni 2-3 metri c'erano dei bracieri in pietra finemente incisa da diversi motivi a cornice, atti ad illuminare quasi perfettamente gli altrimenti bui tunnel.

Alla caccia si erano uniti sicuramente anche dei cani, dato il chiassoso abbaiare che proveniva alle sue spalle. Doveva seminarli se non voleva essere sbranato e poi affettato. Il tunnel si biforcava varie e varie volte, a volte anche in tre diramazioni. E ad ogni diramazione che prendeva, gli pareva di girare intondo. L'unica speranza che aveva era quella di non trovare un cunicolo cieco.

Raccolse qualche pietruzza da terra e se la sfregò ben bene tra le mani, in modo che s'impregnassero del suo odore. Poi, ad ogni biforcazione che trovava ne lanciava una nel percorso opposto, e così per altre tre volte.

Correndo palesemente alla cieca, il ragazzo imboccò l'ennesimo cunicolo ignorando dove sarebbe andato a finire. I bracieri iniziarono a vedersi sempre più di rado, fino a trovarsi quasi totalmente inghiottito dall'oscurità.
Non che fosse questo il suo problema; poteva vedere discretamente anche poca luce. Ma poca illuminazione significava solo una cosa: una strada senza uscita.

In quel momento imprecò in silenzio, pentito di non aver preso l'altro sbocco più illuminato. Ma ormai era tardi per tornare indietro.
Accellerò il passo, speranzoso di trovare un'uscita. Dopo un'altra ventina di metri vide qualcosa poco più in fondo: delle assi in legno bloccavano il passaggio. Le raggiunse e picchiettò ogni asse, tastandone la robustezza.
Dovevano trovarsi lì da molto tempo, e l'umidità non giovò affatto al legno, divenuto ormai fragile e più rugoso.

L'abbaiare dei cani si fece più forte, ed ora il ragazzo poteva sentire anche dei passi. Non capiva bene quanti fossero, ma doveva sbrigarsi.
Con un paio di calci ben assestati colpì le assi, riuscendo ad aprirsi un piccolo varco. Con le mani forzò ulteriormente il legno, allargando il buco che aveva creato. Quando fu abbastanza grande lo attraversò e proseguì la sua fuga.

Lo spazio vuoto che lo circondava sembrava essere mutato in qualche modo: il soffitto si era fatto man mano più alto e la pendenza cominciava a calare. Stava scendendo...ma dove? La strada curvava continuamente su sé stessa, come una spirale, e a causa della scarsa luminosità doveva fare attenzione a non smaltarsi sulla parete del cunicolo.

Dopo una cinquantina di metri finalmente una luce. Era finalmente arrivato alla fine?
Il ragazzo, oramai quasi stanco di correre, accellerò per raggiungere il varco. Una volta fuori sarebbe sicuramente riuscito a seminare definitivamente i suoi inseguitori, e quella brutta storia sarebbe stata solo un vago ricordo.
Ancora qualche passo e....fuori!
Un momento.

Il cunicolo si era solamente ingigantito formando un'enorme caverna. La luce era riflessa da moltissimi cristalli che rivestivano le pareti della grotta, mentre diverse stalattiti pendevano dal soffitto della stessa. Nell'aria si avvertiva una forte umidità.
Il ragazzo guardò meglio verso il soffitto; se solo ci fosse un modo per raggiungere quei cunicoli...

” ...e dove scappi adesso?”

Si voltò di scatto. Uno solo dei mercenari sembrava averlo seguito, dopotutto. Wynn sorrise divertito sotto la sua bandana; in uno scontro uno contro uno non aveva problemi con avversari di quel calibro. Lo avrebbe eliminato, e poi se ne sarebbe finalmente andato da quel postaccio.
Fece un passo indietro e posò la mano sinistra sulla sua pancia.

«Io sono il Maestro
immerso in un lago di sangue.»

Un breve bagliore comparì dalla sua pancia e ne uscì una spada. Wynn la osservò per un attimo, poi il suo avversario, dopodiché si chinò leggermente e si scagliò a tutta velocità contro il mercenario. Quando gli fu poco distante sferrò un roverso ridoppio (un colpo verso l'alto in obliquo da sinistra verso destra), tentando di ferirgli il busto quasi per tutta la sua lunghezza. Non avrebbe fallito il suo compito.

Con tutta la forza che aveva in corpo, Wynn sferrò il suo colpo, che però venne deviato rapidamente ferendo solamente la spalla destra. Il ragazzo aggrottò la fronte contrariato e venne fatto indietreggiare; il mercenario fece lo stesso.
La macchia rossa che si estendeva dalla spalla del suo nemico però gli fece tornare quel sorrisino divertito. Lo avrebbe riempito di così tanti tagli che sarebbe morto dissanguato. Non avrebbe dovuto deviare il suo colpo e ora ne pagherà le conseguenze.

Mentre pensava al suo piano malefico, il mercenario partì all'attacco ricolmo d'odio brandendo la spada con entrambe le mani. Questo rendeva nuovamente il suo torace scoperto. Wynn si preparò per ricevere ma improvvisamente l'uomo si fermò a occhi sgranati, guardando qualcosa alle spalle del ragazzo.

Voltò la testa quel tanto che basta per guardare con la coda dell'occhio; una figura nera che non prometteva nulla di buono stava arrivando a velocità impressionante.
Quando la figura fu quasi sul ragazzo, questi istintivamente spiccò verso l'alto in una capriola all'indietro per evitarla. Quando sarebbe atterrato avrebbe studiato la situazione più attentamente. Il mercenario aveva un alleato e non se n'era accorto? Potrebbe aver finto di essere spaventato con l'intenzione di distrarre il ragazzo. Ma allora perché sfumare l'effetto sorpresa in questo modo?

La capriola eseguita da vero acrobata impedì alla misteriosa figura di avvinghiarsi contro il ragazzo, che atterrò perfettamente prima con un piede, poi con l'altro.
Altrettanto fortunato però non fu il mercenario, il quale venne attaccato e gettato per terra da otto zampe. Wynn non aveva mai visto ragni così grossi in tutta la sua vita. La pelle nera sfumata di verde e quelle tetre zampette, per non parlare poi degli occhi rossi che contrastavano il corpo davano al ragazzo un senso di inquetudine e disgusto. Per non parlare poi del lavoretto che stava eseguendo al mercenario; lui l'avrebbe fatto senz'altro meglio e con più classe, occultando anche il corpo se necessario.

Rimase per tutto il tempo a fissare l'aracnide all'opera fino a quando il mercenario non si riversò sul fianco, nascondendo il primo agli occhi del ragazzo.
Per un attimo tutto fu silenzio.
Il mercenario tornò a chiedere aiuto con un filo di voce. Sprecava il fiato; il ragazzo non l'avrebbe aiutato e in ogni caso era troppo tardi per il "povero" mercenario.

Aspettò qualche secondo per poi avviarsi cautamente verso l'uscita, passando il più distante possibile da quel corpo ormai quasi totalmente prosciugato della sua linfa vitale. Avrebbe preferito essere lui la causa della morte dell'uomo, comunque...meglio levare le tende.

Un paio di passi. Solo un paio di passi e sarebbe tornato nel corridoio buio diretto verso il Bazar delle Talpe. Se non fosse che qualche strano scoppiettare proveniva alle sue spalle.
Si girò di scatto e osservò incredulo la scena: il corpo ormai senza vita del mercenario si stava lentamente rialzando, grondando ancora sangue da una cucitura rudimentale sul torace. Gli occhi avevano comunque perso ogni scintilla di vita, e la bocca era aperta in una strana smorfia. Ma non era tutto: dai fianchi uscirono due zampe di ragno.

La creatura fece qualche goffo movimento e squarciò l'aria con uno stridio quasi assordante.
Wynn indietreggiò e portò in avanti la spada; il mostro stava per attaccare.
Dopo che ebbe inspirato, l'essere sputò le sue interiora in aggiunta a una sostanza verdognola, probabilmente acido.

Il liquido tuttavia andò a cozzare contro qualcosa davanti al ragazzo: una runa gigantesca, grande quanto Wynn.
Gli organi interni del cadavere scivolarono lentamente a terra, ancora semi-attaccati al muro trasparente. Quando questi caddero definitivamente, lo scudo sparì.

<< Adesso basta... >>

Aveva i nervi a fior di pelle. Ne aveva abbastanza di quel mercenario già da quando era vivo, figuriamoci ora che gli stava dando filo da torcere anche da morto.
Conficcò la spada in profondita.
Improvvisamente, un cerchio luminoso si tracciò sul suolo, del diametro di 15 metri.

<< Sparisci!! >>

Di lì a poco il mostro avrebbe avuto una bella sorpresina. Chi lo sa, magari si sarebbe spiaccicato sul soffitto, o fatto a brandelli. Era proprio questa imprevidibilità che divertiva Wynn a utilizzare quella tecnica. E in ogni caso, si sarebbe divertito un sacco godendosi lo spettacolo.