Preludio alla Guerra

Censimento

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Founder
    Posts
    4,824

    Status
    Anonymous
     

























     


    Quel giorno il sole splendeva alto nel cielo, irradiando il Presidio con il calore dei suoi raggi pomeridiani e donando alle distese smeraldine una lucentezza incantevole, mentre il vento soffiava leggiadro su tutta la valle, producendo quelle piacevoli sinfonie per cui l'Est andava famoso: un vero paradiso per tutte le creature viventi e la ricca flora che trovava nutrimento in abbondanza su quei fertili terreni.
    Ma quella calma era destinata a scomparire in fretta, inghiottita dall'Ombra che presto avrebbe assalito l'Oriente.

    Una nuvola si posizionò davanti al sole, quasi volesse nasconderlo e allo stesso tempo proteggerlo dallo spettacolo cui avrebbe assistito -l'eccidio che stava per accadere-.
    Dalla Valle di Chediya alle alte cime di Shea, dalla fitta selva di Fanedell agli altopiani tempestosi di Garwec... in ogni angolo del verde Eden del semipiano di Endlos, il tessuto della realtà si squarciò come una ferita dolorosa, e da lì -come gocce di sangue- lente scivolarono delle figure bardate in armature scintillanti. Ancora e ancora, sempre più numerose.

    L'invasione era ormai cominciata, e l'esercito dell'Est si era mobilitato, pronto a combattere per rispedire gli invasori nel loro mondo; tuttavia, non sarebbe stato facile, poiché quegli avversari erano immortali, e per ogni nemico che cadeva, dieci difensori del Presidio subivano stessa sorte... e se i guaritori delle Vesti Blu non avrebbero potuto far fronte ad ogni emergenza -essere ovunque contemporaneamente-, il potente sortilegio che scorreva nella carne degli invasori sempre riportava i loro soldati alla vita, rigenerandone ferite e arti mancanti.

    Quattro grandi portali erano stati aperti nelle regioni orientali, ma diversi altri di dimensioni più minute si schiusero in luoghi differenti, vomitando ancora altri soldati: tra le strade di Istvàn, nel bel mezzo della Valle di Chediya, tra gli alti alberi dell'antica Fanedell, nelle roccaforti della scienza di Garwec e tra i villaggi montani di Shea...

    Consapevoli del proprio potere, i conquistatori non si sarebbero arresi di fronte a nulla: inebriati da tale magia, alcuni di loro perdevano il senno e attaccavano con inimmaginabile foga, noncuranti dei danni che il proprio corpo avrebbe potuto subire, resi efferati e impavidi dal fatto di essere tante volte caduti per rialzarsi ancora, al punto da divenir ormai dimentichi di cosa sia il dolore.

    Perciò avanzavano a spada tratta, fendendo armature e carne.
    Fino a quando anche l'ultimo mortale non sarebbe caduto in una pozza di sangue.


    Preludio alla guerra e Censimento

    La guerra tra Endlos e Endolas è cominciata in tutto il Presidio Orientale.
    Diverse schiere di soldati hanno fatto breccia sul semipiano con l'intenzione di conquistarlo.
    L'esercito dell'Est sta facendo il proprio lavoro di difesa, compresi diversi volontari e chiunque abbia a cuore il presidio, nonché l'intera Endlos.

    I soldati possono trovarsi ovunque, non solo sul campo di battaglia.
    In più non possiedono abilità particolari -se non appunto l'immortalità- e brandiscono comunissime armi (spade, asce, mazze, ecc.), vestiti tutti con la medesima armatura.

    Chiunque volesse partecipare alla guerra è invitato a postare un solo intervento per ogni personaggio residente a Est, così da confermarla, ed in cui narra della propria esperienza durante la Guerra. Lo stesso possono fare pg non residenti, se hanno intenzione di partecipare al topic di riepilogo con un proprio intervento.


    Il topic resterà aperto fino al termine della campagna, ed oltre solo in caso di esplicita richiesta allo staff.

    I personaggi giocanti impegnati nelle quest Incendiare Fanedell, Inondare Chediya, Spazzare via Shea, Sbriciolare Garwec e Riconquistare Endolas non sono autorizzati a postare prima della conclusione delle loro rispettive quest.

    Per il censimento, cliccate [qui]

    Detto questo, buon divertimento!




    Edited by Madhatter - 4/2/2013, 16:35
     
    Top
    .
  2. Kaede Fujiyaji
     
    .

    User deleted




    SEPARATOREKAEDE1v1
    ---


    Il cielo era stato sventrato, e sanguinava acciaio.
    Misteriosi guerrieri erano apparsi dal vuoto, e come locuste erano piombati su tutto l'Est, divorando le campagne e sbriciolando le città. I loro scopi erano ignoti, così come lo era la loro provenienza. Forse il Maelstrom aveva semplicemente vomitato un frammento di realtà al posto sbagliato al momento sbagliato, o forse era un'invasione programmata e bramata da secoli. Non era importante. Non per lei. Ciò che contava era che una nuova melodia suonava per Chediya, una canzone fatta di ferro e di sangue; e mentre gli eserciti si mobilitavano facendo vibrare il terreno con i propri passi, il popolo del presidio moriva sotto lame impietose di avversari immortali. Il Caos si era scatenato, e dilaniava la terra in uno spettacolo tanto orribile quanto affascinante, poiché dopotutto non capitava tutti i giorni di osservare un cataclisma in grado di cambiare per sempre gli equilibri di un mondo.

    KAEDEFACE7_zpse2fd96ea

    « Sei proprio fastidiosa. »

    Sotto di lei una soldatessa si agitava impotente, stretta da cappi di carne troppo spessi per esser squarciati con la semplice forza fisica. Lo stivale pressava duramente sul suo petto, privandola quasi del respiro, ma non abbastanza da impedirle di parlare. Per questo Kaede prese il suo silenzio come un oltraggio; un affronto del quale si vendicò in fretta. I due tentacoli che si diramavano dai capelli della Dea, e che si attorcigliavano attorno al braccio destro della donna, aumentarono la pressione strappandole un lamento.

    « Quante volte devo mutilarti prima che tu smetta di rigenerarti? »
    le propaggini si contrassero con ancor maggior forza, facendo scricchiolare le ossa
    « Le tue grida cominciano a stancarmi. »

    E un urlo fu proprio la risposta che ottenne per l'ennesima volta, quando con un brutale scossone le strappò letteralmente il braccio dalla spalla, spargendo sangue e frammenti d'ossa ovunque. Kaede scagliò l'arto per aria, dove volteggiò un paio di volte prima di atterrare alle sue spalle - dove ne giacevano altri quattro, e dove Michiko si stava impegnando duramente per buttare giù dal tetto tutti i cavalieri che cercavano di scalarne le pareti.

    « Maledetta puttana! Lasciami andare! »

    Le inveì contro con occhi dilatati, non appena ebbe finito di boccheggiare per l'atroce dolore; e mentre ricominciava a dimenarsi come un'anguilla impazzita, Kaede ricambiò lo sguardo con un'occhiata carica di disprezzo. Creature bizzarre, quelle: nonostante si impegnasse a farli a pezzi, alla fine tornavano sempre come nuovi. Forse vi era un qualche sortilegio a rinvigorirne le membra, anche se le sembrava strano, poiché non avevano mostrato cenni di capacità arcane nel corso delle schermaglie che aveva affrontato, e delle quali riportava ormai solo lacerazioni scomposte nelle vesti scure. Quelle nella pelle invece erano guarite; dopotutto i cavalieri non erano certo gli unici capaci a sfidare le leggi della natura.

    « Bada a come parli. Forse non posso ucciderti, ma pos-- ughh! »

    La frase le morì in gola, quando una freccia di metallo le trapassò la spalla sinistra da dietro. I lineamenti del viso si distorsero dal forte dolore, al punto che l'Imperatrice dovette costringersi a non gridare mordendosi le labbra; si volse di scatto in direzione della compagna asiatica:

    « Vedo che stai facendo bene il tuo dovere! »

    Le ringhiò con rabbia, proprio allo stesso momento nel quale il responsabile veniva spedito a fare un volo di qualche metro con un calcione. Michiko era evidentemente in difficoltà: non poteva gestire tutti quei nemici da sola, benché fosse in una posizione di vantaggio; e le ferite accumulate cominciavano a farsi sentire.

    « Sono troppi... le guardie cittadine stanno cedendo! »
    esclamò concitata senza distogliere l'attenzione dai cornicioni
    « E questi maledetti continuano a rialzarsi. Dobbiamo andarcene! »

    La situazione era sicuramente tutt'altro che rosea.
    Le vie di Istvàn disseminate di corpi esanimi, le case in fiamme, l'aria satura del puzzo di carne bruciata; e nonostante anche il cielo avesse cominciato a piangere dinanzi a tutta quella distruzione, la pioggia non bastava a domare gli incendi che dilagavano ormai ovunque. Difficile immaginare un futuro diverso dall'annientamento totale, per Chediya; e la cosa non le andava per niente a genio. Era pur sempre casa sua. O per lo meno, lo era diventata.

    « Brillante e sagace come sempre. »
    commentò ironica, stringendo poi le dita sottili attorno alla freccia che la violava
    « Ti ringrazio per avermi messo al corrente di una simile ovvietà. »

    Si liberò dell'intralcio con un singolo strattone, incurante di aggravare in tal modo la ferita; quella volta tuttavia non riuscì a trattenersi dal gemere, e la soldatessa imprigionata - ormai già fornita di un braccio nuovo di zecca - non si risparmiò dal ridere istericamente a tale visione.

    « Siete spacciati... prima o poi morirete... morirete tut--iiiAAAAYYHHHhhhh »

    L'urlo si spense in lontananza, quando il suo corpo impattò con violenza inaudita sul ciottolato sottostante, dopo un breve viaggio a mezz'aria gentilmente offertole da una Dea ormai stanca di giocare.

    « Sì, sei davvero fastidiosa. »

    Digrignò i denti, mentre numerose scintille di energia danzavano dalla mano destra sino alla spalla lesa, dove lentamente i tessuti avevano preso a risaldarsi. Più sotto, a qualche metro dalla carcassa spalmata sulla pietra, qualche guerriero proseguiva nella strenua difesa della propria patria, ma oramai da quella posizione Kaede poteva ben osservare che la battaglia non stava volgendo a loro favore. Che ne sarebbe stato del presidio? Dei suoi progetti? Dei nuovi figli che aveva faticosamente raccolto? Kaede non aveva il potere di invertire gli eventi, non più. Per quanto una simile consapevolezza le straziasse l'orgoglio, non poteva che fare i conti con la dura realtà. Tutto ciò che poteva fare era osservare.
    Testimone della morte di un era.

    « Kaede... »

    Ignorò quella chiamata dal tono supplichevole continuando a dar le spalle alla sua serva; forse in verità poteva fare qualcosa di più che guardare. I suoi occhi color catrame avevano individuato di sotto qualcosa di particolarmente interessante: un intero squadrone di soldati corazzati si era messo in fila, sollevando le lance sopra la testa e puntandole in sua direzione. Immediatamente dopo una scarica di punte affilate squarciò l'etere alla ricerca delle sue carni, che tuttavia non vennero mai raggiunte, poiché all'Imperatrice bastò farsi di un passo più a destra o più indietro per evitare le più insidiose, e semplicemente osservare le restanti abbattersi disordinatamente sulle tegole.

    « Pessimo tentativo. »

    Sul dorso della divinità la pelle si gonfiò grottescamente, per poi esplodere e rilasciare quattro filamenti gocciolanti che rapidi serpeggiarono sino alle picche, aderendo perfettamente alle impugnature. Con un ghigno Kaede le sollevò per aria...

    KAEDETAG1_zps46971386

    « Riprendetevi i vostri giocattoli. »

    ...e le rispedì al mittente, riuscendo anche a impalare qualche soldato nella mischia. Nel vedere alcuni di loro ridotti a spiedini viventi, si disse che dopotutto non era così male quella guerra; le mancava parecchio la possibilità di ammazzare liberamente senza doversi preoccupare troppo delle conseguenze. Peccato soltanto di non poter fare anche uno spuntino nel mezzo. Non ebbe però modo di godere appieno del successo, poiché l'istante successivo venne afferrata alla vita da due braccia robuste e trascinata di peso sul soffitto dell'edificio adiacente. Si accorse di essere in groppa a Michiko soltanto quando ormai erano così lontane dal plotone da non riuscire più a distinguerlo nella pioggia scrosciante.

    « M-michiko! Lasciami! N-non ho ancora finito!
    Che diavolo stai facendo?! »

    esclamò sferrando gomitate e pugni come una bambina capricciosa
    alla quale era stato negato il divertimento

    « Il mio dovere. »

    Le rispose lapidaria, non senza un pizzico di stizza; e Kaede fece appena in tempo a lamentarsi un'altra volta, prima che le due figure si perdessero nuovamente nel fulcro della battaglia, lì dove il caos ribolliva, in attesa che il Destino consegnasse un vincitore alla storia.
    E dei cadaveri sui quali costruire le fondamenta di un nuovo regno.

    Riporto solo quanto utilizzato, senza star lì a citare consumi e via dicendo che tanto sono superflui nel contesto. Ho impiegato le tech in maniera un po' più libera, in virtù della natura autoconclusiva del post; spero non ci siano problemi a riguardo.
    CITAZIONE
    FRUTTI DELLA CORRUZIONE, Armi Naturali - 6pt
    [...] I capelli della Dea possono inaspettatamente tramutarsi in due solide fruste di carne, anch'esse in grado di allungarsi per un paio di metri e perfettamente in grado di lacerare la carne dei nemici, o in alternativa di avvilupparsi attorno ai loro corpi imprigionandoli. [...]

    CITAZIONE
    ABBRACCIO SOFFOCANTE, Attiva Variabile - 2pt
    Le protuberanze simili a tentacoli che Kaede è in grado di produrre trasfigurando le proprie carni possono avere - come già visto - applicazioni sia offensive che difensive, ma non è tutto. Talvolta colpire ed eliminare una preda particolarmente tenace non è cosa facile, ed è per questo che all'occorenza le stringhe mostruose possono svolgere anche il ruolo di cappi. Se richiamati a questo scopo, essi cercheranno di avvolgere e stringere il nemico in più punti, rallentandone i movimenti sino anche ad impedirli del tutto, a seconda del consumo speso. Non faranno tuttavia alcun tipo di danno, e si limiteranno ad intralciare le azioni avversarie fintanto che potranno. Per spezzarli è difatti necessaria una tecnica di eguale o maggiore potenziale. Occasionalmente, può essere anche impiegata per afferrare oggetti lontani, come se le spire fossero prolungamenti delle stesse braccia della Dea.

    CITAZIONE
    CAREZZA LENITIVA, Attiva Variabile - 2pt
    Molto tempo è trascorso da quando Kaede era nota come la miracolosa guaritrice di Kando, ma per quanto le cose siano inevitabilmente cambiate, ella non ha perso i poteri che un tempo le avevano garantito la nomea di Dea e Benedetta. Mediante la semplice imposizione delle mani su una qualsiasi ferita - di qualunque tipo essa sia - Kaede è in grado di infondere la propria energia magica nei corpi straziati degli alleati - o anche nel proprio in caso di necessità - e guarire così le loro pene. La carne si rimarginerà, le ossa si risalderanno e i muscoli si rigenereranno, riacquistando completamente ogni loro funzionalità. Dato che la tecnica richiede una certa concentrazione e alcuni secondi per fare effetto, non può essere impiegata nel mezzo dell'azione.



     
    Top
    .
  3. Frøzen
     
    .

    User deleted


    A Nicolas sembrò di riaprire gli occhi solo svariate centinaia di anni dopo essere caduto nel sonno. La prima cosa che vide con il suo occhio dorato fu il cielo plumbeo carico di pioggia, e pensò che quello non poteva essere il cielo dell'Est, doveva per forza trovarsi da qualche altra parte. Se solo fosse riuscito ad alzarsi, probabilmente avrebbe anche potuto scoprire il dove.
    Sfortunatamente, il suo corpo non era d'accordo con lui: lo sentiva rigido, come se le ossa gli si fossero cementificate o saldate in quella determinata posizione: supino, con il viso rivolto al cielo e la schiena probabilmente appoggiata a qualche tronco caduto che gli aveva fatto da cuscino per tutto quel tempo. Non si sarebbe nemmeno meravigliato di vedere del muschio sui suoi arti, o di trovarlo fra i suoi capelli.

    - Aaaah.
    esalò, tentando di parlare. Persino la sua gola era secca come un deserto.

    Tentò di mandare giù della saliva, ma nemmeno quella era dove avrebbe dovuto essere. Decise di provare a muoversi: con un notevole sforzo di volontà riuscì ad alzare il busto. Sentì le ossa della colonna vertebrale schioccare una per una; fu poi la volta del collo, e infine riuscì a muovere agevolmente almeno la testa. Provò con le gambe e infine con le braccia, fino a che la sensibilità non gli tornò totalmente. Si tolse i guanti di pelle, sporchi veramente di muschio: sembrava esserci cresciuto. Da quanto diavolo era lì?, pensò. Scherzava quando aveva pensato di aver riaperto gli occhi dopo secoli.
    Eppure le scariche elettriche che adornavano costantemente le sue mani erano lì, splendenti e in attesa di provocare la morte di qualche essere. Che ironia: se davvero fossero passati dei secoli dall'ultima volta che aveva chiuso gli occhi, quella era esattamente una delle cose che avrebbe voluto che fossero cambiate. Una smorfia passò sul viso dell'Araldo, a quel punto, che si affrettò a coprire quelle mani per lui - inizialmente - fonte di disperazione. Ancora gli rimbombavano nella testa le parole della sua preziosa Dama, che chissà da quanto tempo non vedeva: quelle mani avrebbero dovuto proteggere l'Est e i suoi abitanti.
    Non riuscì nell'intento di nasconderle alla vista, però, perché qualcosa attirò maggiormente la sua attenzione: pioggia, e infine grida in lontananza; vedeva persino del fumo nero, come se qualcosa stesse bruciando. Nell'aria c'era un odore particolare che si mischiava a quello della pioggia.

    - Cosa sta succedendo, qui?
    si chiese con voce arrochita.

    Riuscì ad alzarsi in piedi, e con meraviglia lasciò che la pioggia tentasse di toccare il suo palmo: Questa è senza dubbio acqua, pensò esterrefatto mentre le gocce evaporavano a pochi centimetri dalla sua pelle pallida a causa delle folgori. A Chediya non piove mai, pensò. La Chediya che conosceva era attraversata da dolci refoli di vento che portavano tranquillità nell'anima di ogni straniero, dono della Dama Azzurra che proteggeva quelle terre. E allora perché vedeva pioggia ora, perché il cielo era plumbeo, perché vedeva fumo che si levava per l'ennesima volta dalla già maltrattata Fanedell?
    Improvvisamente quelle voci che udiva nel sottofondo dei suoi pensieri ebbero un senso: le conosceva, quelle grida disperate, rabbiose e allo stesso tempo esaltate. La sua mente gli parlava di un mondo e di un'epoca di cui lui faceva parte, ma da cui era stato strappato; gli diceva che lui conosceva tutto ciò, perché lo aveva vissuto sulla propria pelle... ed era una cosa chiamata guerra.
    Nicolas si prese la testa fra le mani, cercando di smettere di tremare. I flash della sua vita passata erano qualcosa di tremendo da vivere, soprattutto a causa dei continui spasmi, a volte anche violenti. Deglutì e riaprì l'unico occhio dorato visibile, poi si staccò la benda nera dall'occhio destro ed alzò il viso al cielo: lasciò che i tremori, la mente e il passato si placassero da sé, aprendo poi la bocca per accogliere poche gocce d'acqua all'interno di essa... ma era come se sapesse di morte, e ciò gli fece corrugare la fronte e gli annebbiò la vista, facendogli riportare lo sguardo ambrato davanti a sé. Improvvisamente anche le sue mani sfrigolavano con più decisione, come se le folgori pregustassero il momento in cui sarebbero affondate nella carne tiepida di un corpo pulsante di vita per strappargliela con violenza. Ma Nicolas non era un mostro: vedeva delle persone avvicendarsi nella sua direzione, sentiva il clangore delle armi, e sapeva che appena fossero apparsi i primi uomini gettati in pasto a lui inconsapevolmente dal nemico, li avrebbe accolti non da mostro ma da guerriero pronto a sfoderare tutte le sue armi per vincere quella battaglia.

    Una battaglia per salvare la sua nuova terra. Tutto il resto - perché, da quando e come era finito lì - era rimandato a un secondo momento.

    _______________


    Come aveva sospettato si trattava di un esercito nemico. Non sapeva da dove provenisse, e le armature semplici indossate dagli uomini non gli davano nessun indizio - se non che fossero addirittura troppo misere per essere davvero delle armature da guerra. Era stato attaccato a vista, e sapeva solo una cosa da quanto aveva potuto vedere: nonostante tutti quelli che uccideva - con un nodo in gola e il disgusto sulla punta della lingua -, quelli sembravano sempre tornare dall'Oltretomba a fargli visita. Sembrava una sorta di maledizione eterna.
    Inizialmente l'Araldo si era fatto degli scrupoli ad attaccare o anche solo toccare con la nuda mano i nemici. Si era maledetto per non aver trovato il tempo di rimettere i guanti, e aveva cercato di usare i rami di legno più spessi e grossi che trovava in giro come spade. All'inizio ci era riuscito. Solo che all'improvviso uno dei soldati si era avvicinato di soppiatto da dietro di lui, aveva alzato la lama intenzionato a colpirlo alla spalla, e lui aveva agito d'istinto: mentre la lama fendeva l'aria verso il suo corpo, Nicolas aveva creato una sua lama di folgori per parare l'attacco, e con la mano sinistra era andato a prendere per la giugulare l'uomo, sbattendolo a terra. Infine aveva scagliato il pugnale contro l'uomo che prima era davanti a lui, intenzionato a colpirlo.
    Era stata tutta colpa dei riflessi avanzati che gli erano stati sviluppati nel laboratorio di Pentauron, ma Nicolas aveva comunque guardato con orrore l'uomo sotto di lui tremare da capo a piedi in preda alle convulsioni causate dalle sue folgori mentre il suo collo sfrigolava per le ustioni, e infine esalare il suo ultimo respiro con occhi vacui. Sarebbe stata una scena agghiacciante se non fosse stato che proprio questi, a distanza di pochi secondi, aveva ripreso i sensi e l'aveva scaraventato a terra tentando di strozzarlo, come se nulla fosse accaduto.

    Nicolas lo osservò per un attimo interdetto, a corto di fiato e immobile. Poi qualcosa si accese in lui, una scintilla che gli esseri umani avrebbero forse chiamato istinto di sopravvivenza: caricò un calcio verso l'alto con le gambe e lo colpì più volte dritto e forte nello stomaco, facendolo infine volare indietro di qualche metro; appena la sua gola fu libera dalla pressione prese un respiro profondo e guardò con una momentanea follia omicida negli occhi il nemico. Si rimise in piedi. Erano rimasti solo loro due nella piccola radura: gli altri avevano probabilmente pensato che, data l'abilità rigenerativa, l'uomo lo avrebbe potuto uccidere anche da solo. Nicolas vide quest'ultimo buttarsi in avanti verso di lui, e il suo occhio destro scintillò di nuovo sotto il cielo plumbeo, mentre le sue mani emisero un guizzo di scintille più potenti. Chiese mentalmente scusa alla foresta, poi alzò il braccio destro e rilasciò la bordata di energia che aveva accumulato in quei pochi secondi.
    Vide l'uomo venir sbalzato all'indietro dal raggio, che lo aveva colpito in pieno, e rimanere tramortito a terra, fumante come alcuni alberi dietro di lui che cominciarono a prendere fuoco. Nicolas ormai sapeva che aveva pochi secondi per decidere cosa fare prima che egli si rigenerasse e lo attaccasse di nuovo. Digrignò i denti per un attimo, scattò verso i guanti e la benda che si era strappato ed infine, dopo averli raccolti, cercò di guadagnare terreno allontanandosi il più in fretta possibile dalla radura.

    Quell'esercito non si sarebbe arrestato a Fanedell. Chediya era in pericolo, e in quanto Guardia avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per proteggere Istvàn.

    Doveva arrivare al cuore del Presidio il più in fretta possibile.



    Note: Per completezza le cito comunque.
    Tecniche utilizzate:
      Sfrigolano le carni ¬ passiva
      Nicolas non è chiamato "della Folgore" tanto per. Esso non è infatti un semplice soprannome, ma la realtà: Nicolas è in grado di manipolare l'elettricità, ecco il motivo. Il suo corpo modificato geneticamente è ora quello di un superumano che riesce a manipolare con semplicità l'elettricità e a immagazzinarla in una parte del corpo. La parte del corpo in cui Nicolas la contiene è identificata con le sue mani, che sono pervase in continuazione da scariche elettriche ad alto voltaggio; proprio per questo il ragazzo indossa sempre dei guanti di pelle. Se qualcuno dovesse entrare in contatto con le sue mani nude, egli verrebbe sicuramente scottato dall'elettricità, che gli procurerebbe ustioni di bassa o media gravità, a seconda di quanto è stato a contatto con esse.

      Percezione dell'invisibile ¬ passiva
      Sia l'occhio sinistro che quello destro, seppur coperto, riescono a vedere persino l'invisibile; questo grazie alle modifiche apportate al corpo di Nicolas. Vedere l'invisibile comprende: poter vedere le auree della gente, diverse per ogni essere vivente e forma di vita, e tutte di diversa grandezza; esse sono visibili come vere e proprie auree attorno alle persone, in continua mutazione a seconda di stato emotivo e sentimenti; poter vedere anche il vero e proprio invisibile, poiché le auree finiscono per ammantare anche ciò che si è reso/è di natura invisibile. Le auree, in questo modo, finiscono per definire i "contorni" della gente e degli esseri viventi che circondano Nicolas, che in questo modo risultano sempre visibili e identificabile. Ciò gli riesce in un raggio di dieci metri, però, in cui riesce anche ad identificare (se già sentita) l'aura del possessore.

      La mano di Zeus ¬ consumo alto, 2 turni
      Materializzando nelle proprie mani l'energia che vi scorre, la Folgore è in grado di creare armi d'energia: esse saranno sempre pugnali, però, ma particolari poiché affilati come le lame di pugnali d'acciaio che provocano nel nemico - se colpito/ferito - un rallentamento dei riflessi a causa delle scariche elettriche che pervadono ovviamente l'arma; questa sorta di depotenziamento dura appena pochi secondi per ferita e intorpidisce l'area colpita in un raggio di 10 cm, poiché va a trasmettere la scarica alle terminazioni nervose del corpo.
      I pugnali non hanno una forma esattamente ben definita: emettono una luce candida, appena accennata e scintillante; sono lunghi circa 14-15 cm, e si vanno ad assottigliare man mano che dal manico -che appare come una luce che circonda la mano della folgore- procedono verso quella che dovrebbe essere la lama, piatta e a punta verso l'estremità.
      I danni che possono infliggere sono appunto le scariche che intorpidiscono le parti del corpo nemico e ovviamente tagli di diversa profondità, poiché essi sono comunque dei pugnali, e quando affondano nella carne nemica non sono dissimili in nulla da essi. Se distrutti, i pugnali d'energia scompariranno.

      Thunderstruck ¬ consumo alto
      Nicolas, semplicemente imponendo una delle sue mani in avanti, è in grado di immagazzinare una certa quantità di elettricità e rilasciarla in una frazione di secondo. Essa si sprigionerà immediatamente, e verrà seguita da una serie di scintille che correranno lungo tutto il braccio utilizzato dalla Folgore - segno che la bordata è stata rilasciata e l'arto è in fase di raffreddamento. La bordata elettrica verrà rilasciata con un rombo simile a quello di un tuono, e sarà un raggio di circa 60 cm di diametro, inutilizzabile in due turni consecutivi poiché richiede molta energia concentrata. I danni che può causare sono scottature di terzo grado se chi ne è colpito è in un raggio di 10 cm dalla bordata, e naturalmente danni pari al consumo se si viene presi in pieno - ovvero ferite che potranno bruciare la pelle. Questa tecnica può essere utilizzata anche se Nicolas porta i guanti, poiché l'energia si originerà a qualche millimetro dalla loro superficie.
     
    Top
    .
  4. Frøzen
     
    .

    User deleted


    Le urla di panico riecheggiavano nelle sue orecchie come il lamento dei dannati all'Inferno. Zenki si guardò attorno in cerca della figura delle Gemelle, senza trovarne traccia alcuna. Fece scattare la mascella, irritato e intestardito dal tempo che non era abbastanza: più questo passava, più le Gemelle rischiavano di essere in serio pericolo. All'improvviso gli sembrò di udire le loro voci chiamarlo nella sua testa, com'era accaduto tempo prima. Spintonò la folla e avanzò controcorrente, arrivando in uno spiazzo dove le uniche persone presenti erano uno sparuto gruppo di soldati, dei cadaveri ancora tiepidi - probabilmente - e una ragazzina dai capelli bianchi che indietreggiava protetta da dei fantocci d'Ombra.

    « Salem! » lo chiamò Aria.
    Le Gemelle. Le aveva trovate, per fortuna.
    « Aria! Aqia! » le chiamò mentre correva verso di loro.

    Nonostante le loro sembianze fossero cambiate - anzi no, cresciute era la parola più adatta - le avrebbe potute riconoscere fra mille: i loro capelli, prima così lunghi e ora tagliati malamente da mano inesperta, erano candidi come la neve e spiccavano fra i fantocci neri da loro evocati per difendersi. Lo guardavano da dietro le loro spalle con i grandi occhi castani sgranati per la paura, ma Zenki non fece in tempo a raggiungerle per aiutarle a difendersi: parte del gruppo di uomini armati si era staccato per buttarsi su di lui con ferocia, urlando e maledicendo.

    « A morte! A morte, morirete tutti! » gli urlò uno.

    Zenki aggrottò la fronte perplesso, ma non rispose. L'unica cosa che fece fu schioccare le dita. Odiava essere violento davanti alle sue signore, ma si disse che era necessario per la loro sopravvivenza. Quello non sembrava uno scontro normale, pensò: aveva visto con la coda dell'occhio i fantocci di Aria e Aqia attaccare e abbattere un uomo dell'altro gruppo, ma questi, come nulla fosse, si era rialzato per riprendere a combattere mentre le sue ferite si rimarginavano. Puzza di magia, e anche molto potente, decretò. Per questo aveva immediatamente deciso di utilizzare quella tecnica piuttosto crudele - se fosse stata fatta su gente normale, almeno.
    Sulle armature degli uomini davanti a lui, infatti, si generarono subito delle fiammelle minuscole, che andarono a disegnare ghirigori danzando sull'avversario; questi, mentre Zenki schivava i loro fendenti, presero velocemente fuoco, fino a che non diventarono un mare di uomini divorati dalle fiamme. Zenki non fu impressionato dal vederli cadere a terra e continuare a rigenerarsi e consumarsi ancora, ma evidentemente le Gemelle non avevano ancora capito di che tipo di nemico si trattasse, perché urlarono spaventate pochi metri dietro di lui - ancora al riparo dietro altri fantocci-ombra.

    « Salem! Che cosa hai fatto?! »

    Le raggiunse stando attento a non dare le spalle al mare di fuoco, per essere sicuro che mentre i fantocci gli facevano spazio per passare, quest'ultimo non potesse nuocere alle sue protette. Prese loro le mani tremanti e gli sistemò una ciocca di capelli albini dietro l'orecchio, mentre osservava quella che sapeva essere Aria piangere impaurita.

    « Non sono umani, mie signore. Sta succedendo qualcosa a Istvàn - forse a tutta Chediya dati gli incendi che ho visto -, e non voglio che voi veniate coinvolte. »

    Non diede loro il tempo di replicare. Evocò con un altro schiocco di dita il mastino Cerberus, avvolto inizialmente dalle stesse fiamme che si agitavano alle sue spalle. Il mastino dalla criniera di serpenti e la coda di drago si annusò attorno e riconobbe il suo padrone e le Gemelle: agitò la coda festante, come se tutta quella distruzione gli mettesse allegria, e fissò i suoi occhi vacui sui due in attesa degli ordini che sapeva sarebbero arrivati.
    Zenki gli fece cenno di abbassarsi, e il mastino a tre teste - una rivolta al mare di fiamme, una verso Zenki e l'altra verso i fantocci - ringhiò per allontanare i nemici e fece spazio fra i serpenti: aveva intuito cosa il padrone volesse fare. Aria guardò Zenki con gli occhi umidi e gli chiese silenziosamente delle spiegazioni.

    « Ci allontaniamo da qui. Non dico di andarcene- », aveva notato come le Gemelle avessero assunto un'espressione contrariata e arrabbiata a quell'affermazione, « -ma voglio che siate al sicuro, almeno voi. Tornerò io indietro per... aiutare. »

    Vide Aria deglutire e guardarsi attorno. Le fiamme crepitavano ancora, e non c'erano solo quelle evocate dagli Inferi dal loro Salem: le vedevano sui tetti delle case della città; vedevano il fumo nero e sentivano l'odore acre della carne bruciata.

    « No. Non possiamo abbandonare Lady Kalia in un momento del genere: dobbiamo difendere la cittadina assieme alle guardie. », gli indicò le sue fiamme, e aggiunse:
    « Possiamo farcela, Salem. Abbiamo i mezzi. »

    Le Gemelle presero le mani di Salem, mentre Cerberus li guardava uggiolando e ringhiando allo stesso tempo verso i nemici; con la coda ne allontanò alcuni sfuggiti ai fantocci-ombra della ragazza.

    « Non voglio che si ripeta la stessa cosa successa a Laputa, Salem.
    Voglio proteggere la mia famiglia e la mia casa. Voglio rendermi utile. »


    Salem sospirò e cedette. Annuì senza aggiungere altro, ma le fece comunque segno di salire sul dorso del mastino infernale. Cerberus, con la lingua a penzoloni, fu ben lieto di lasciar salire sul suo dorso la ragazza; Zenki la seguì subito mettendosi a cavalcioni davanti a lei, e infine tirò il grosso cane per un orecchio, dandogli le ultime indicazioni.

    « Segui la scia di sangue, Cerberus. Portaci verso la battaglia: avrai un po' di teste da divorare e uomini da incenerire, oggi. »

    Le Gemelle si aggrapparono da dietro a Salem e lasciarono che i loro fantocci si disfacessero, tornando a essere pura materia nera e infine semplici proiezioni scure sul terreno. Gli uomini rimasti che avevano continuato a rigenerarsi, per nulla impauriti di poter finire come i loro compagni avvolti ancora dalle fiamme, tentarono di avvicinarsi al mastino, ma questo latrò con potenza e balzò in avanti, scavalcandoli con una sola zampata che sembrò tramortirli momentaneamente. Erano diretti verso il caos della battaglia.



    Per le Gemelle e Zenki, invece, ho preferito fare un post con un POV unico che riassume quello di entrambi i PG. Anche qui elenco per completezza:

    Gemelle - Aria&Aqia
    Tecniche utilizzate:
      (Sorellaaaa!) - Aria e Aqia condividono lo stesso corpo e due menti differenti. Se non ci fosse la telepatia, ad unirle, non sarebbero in grado di conversare l'una con l'altra. Se non ci fosse questa tecnica e avessero due corpi differenti, si divertono ogni tanto a pensare, sono sicure che in qualche altro modo riuscirebbero a comunicare telepaticamente lo stesso. Essendo gemelle questo legame è indissolubile, impossibile da spezzare. Alle volte provano ad usarlo anche con altri, ma il contatto mente-mente può anche essere rifiutato; chi viene contattato da loro tramite questa tecnica, in caso accettasse, sentirebbe entrambe le voci delle bambine.
      [passiva - psiomante]

      (Teatrino delle marionette) - A tutti i bambini piace giocare con giocattoli di ogni tipo, lo sanno tutti. Anche le Gemelle sono due bambine, e a loro piace soprattutto giocare con i pupazzi, qualunque forma abbiano. Avendo però gusti quasi completamente diversi, entrambe sceglierebbero giocattoli completamente diversi gli uni dagli altri: dipenderà quindi da chi delle due detiene il controllo del corpo durante lo scontro la natura delle seguenti 'bestioline'. Al costo di un consumo variabile, infatti, le Gemelle potranno materializzare dalle Ombre pupazzi di ogni forma, scheletri, spettri neri, animali e altro ancora; il costo della tecnica dipenderà dalla grandezza e dal numero di ogni materializzazione. Potranno essere riprodotti con le Ombre anche esseri dalle fattezze vagamente umanoidi, quasi zombie, le cui redini le tirano ovviamente le Gemelle tramite il controllo della materia Ombra di cui saranno costituiti. Questi esseri potranno essere utilizzati per le offensive e le fasi difensive delle Gemelle, e i danni che creeranno saranno pari a danni fisici/materiali.
      Da notare che le fattezze degli esseri creati non saranno completamente visibili: si tratterà di 'pupazzi' completamente neri, letteralmente pure Ombre, come in tutti gli altri casi in cui queste vengono utilizzate per creare qualcosa. Dopo che avranno compiuto il loro dovere all'interno del turno, i 'pupazzi' scompariranno dal campo di battaglia.
      [consumo variabile - elementalista]

    Zenki "Salem" Lelouch
    Tecniche utilizzate:
      Flames of Creation: Con la semplice imposizione della sua volontà, Zenki è in grado di creare a proprio piacimento, in base al consumo, delle fiammelle anche a diversi metri da sé [basso - 4; medio - 6; alto - 8; critico - 10]. Esse divamperanno come ogni altra fiamma, precedute da piccole scintille e dall'aumento di temperatura attorno al punto scelto dal demone; allora spunterà velocemente una fiammella, la quale andrà ad ingigantirsi a seconda del volere del suo creatore. Inoltre, sempre a seconda della volontà di Zenki, esse potranno essere semplici fiammelle o l'inizio di qualcosa come... una tempesta di fuoco. Le fiamme non possono essere prodotte, ovviamente, autoconclusivamente sul corpo del personaggio avversario, e a seconda del consumo appariranno a diversi metri di distanza: basso - 5m; medio - 7m; alto - 10m; critico - 15m. [consumo variabile]
      Per l'autoconclusività della scena ho romanzato un po' la tecnica e reso possibile l'ultima parte, facendo quindi prendere fuoco direttamente ai nemici.

      Cerberus: Il famoso mastino infernale. Come nella mitologia, questo mostro ha tre teste fameliche, che si dice guardino alla distruzione del passato, del presente e del futuro. Gli occhi dell'evocazione paiono infatti quelli di un cieco, chiari e rivolti verso il nulla - una delle tre epoche -, ma essi funzionano benissimo e forse anche troppo bene. Il mastino ha un olfatto portentoso, riesce a fiutare le prese anche se sono lontane una ventina di metri. Il suo peso è considerevole nonostante sia stato plasmato dalle fiamme e ci si aspetti qualcosa di piuttosto inconsistente al tocco; sul dorso queste fiamme si trasformano nei famosi serpenti mitologici, sibilanti e crepitanti come il fuoco, e la sua coda, lunga due metri, diventa simile a quella di un drago. E' un animale massiccio, lungo cinque metri - coda inclusa - e alto tre. [consumo alto, 2 turni]
    La scena è poco successiva a "Goodbye for now", attualmente in corso, in cui le Gemelle cambiano aspetto e si stabiliscono a Chediya.
     
    Top
    .
  5. Tristan Gawain
     
    .

    User deleted


    “Difendete il perimetro della Caserma!
    Fate rifugiare donne e bambini, aiutate gli uomini e le guardie cittadine!”


    Come tuoni d'oro e d'acciaio,
    le parole di Tristan schizzavano al pari di frecce invisibili
    raggiungendo l'udito e la mente dell'intero esercito chiamato a raccolta
    presso la struttura militare di Istvàn.
    Quando il cielo aveva cominciato a piangere
    quel dispiacere covato a lungo in qualche cancerogena piega del tempo,
    il Leone si trovava ancora presso lo spiazzo d'allenamento,
    intento a sistemare le armi di legno sulle rastrelliere di noce e chiodi di bronzo.
    Spettrale e gelida, l'ombra di quell'armata era calata inesorabile
    sul ventre dolce dell'Est
    portando in pochissimo tempo il panico e le macerie in città,
    aggredendo la sempiterna serenità della città baciata dal vento.


    “FORZA!
    TENETE UNA LINEA DI SBARRAMENTO!”


    I suoi occhi, figli del turchese e dell'oltremare,
    catturavano ogni movimento dei nemici:
    mentre il suo cuore, in ascolto di tutto l'etereo mondo emotivo circostante,
    gemeva per l'ira e la paura dilaganti nell'aria,
    la forza e la temperanza dell'anima del Cavaliere Celeste tenevano salda la spada,
    Nortia,
    l'Attesa Silenziosa.
    E nel silenzio dei suoi sguardi severi, incorniciati in un volto teso,
    racchiuso da una barba bruna e da altrettanti capelli castani,
    la lama calava ineluttabile sui destini degli uomini senza morte.
    Poichè essi, cedendo alla maestrìa e all'esperienza del Fu Re,
    tornavano comunque a rivivere nell'onta delle proprie azioni,
    perpetrando uno scopo di unicità che sfiorava la dannazione.
    Quanto, quanto ancora avrebbero potuto resistere?

    E dove, nella grazia persino della più amena divinità,
    dove aveva trovato rifugio la Dama dell'Est?
    Colei alla quale Tristan aveva concesso il proprio Destino,
    colei che l'aveva accolto e accudito, salvato.
    Anche ora che la sua Vera Natura, smossa affinchè la polvere dell'ignoranza
    mostrasse il Sentiero del Viandante,
    era stata esaltata nei talenti e nelle qualità,
    l'uomo in armatura ed Erede di Trisarma non cedeva promessa
    al suo principale desiderio e dovere.

    Lui avrebbe difeso Kalia
    e tutto ciò che nel suo nome esisteva
    con orgoglio e gratitudine.

     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    The guru in the darkness...

    Group
    Ufficiale
    Posts
    934

    Status
    Anonymous

    Palazzo dell'Ambasciatore, Chediya.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Camminavano a perdifiato lungo il labirinto di scale, corridoi e camere di quella magione alla ricerca del loro ostaggio: entrati per caso in quel ricco palazzo, il gruppo di invasori era finito sotto attacco da inservienti, strane magie e... arredamento. Molti di loro avevano infatti terminato quella che aveva tutti i connotati di una incursione rimanendo imprigionati in armadi, casse e credenze, "mangiati" letteralmente dalla mobilia che al loro passaggio sembrava animarsi senza un motivo apparente che non fosse appunto la loro presenza.
    quarion1
    Klim e Jakall erano gli ultimi due di settantaquattro soldati perfettamente addestrati e tuttavia intrappolati in quello strano edificio profumato d'incenso. Nonostante l'evidente inferiorità numerica, avevano promesso a loro stessi di raggiungere le camere di quello che alcune cameriere avevano chiamato "Ambasciatore" prima di attaccarli e morire sgozzate per aver osato ribellarsi. Pistole in mano -recuperate dai corpi defunti degli inservienti in assenza di altre armi, inghiottite da una cassettiera impazzita- avevano percorso in lungo ed in largo ben due piani finchè, con sommo sollievo, erano riusciti a trovare l'unica via che portava alle camere da letto. Prima di varcare la soglia, i due si scambiarono uno sguardo intenso, poi si spostarono ai due lati dell'ingresso così da aprire la porta ed attendere che chi si nascondeva al suo interno scaricasse tutte le munizioni nel nulla.
    Accadde però che, invece dei colpi, giunsero alle loro orecchie i singhiozzi di una voce femminile e leggera, e nessuno dei due ebbe dubbi che una signorina si nascondesse da qualche parte nella stanza in preda al terrore, probabilmente cercando di non far rumore portandosi le mani davanti alla bocca e premendo con forza.
    Si affacciarono al ciglio della porta, accertandosi innanzitutto che in quella camera i mobili non fossero... beh... vivi. Poi entrarono a passi lenti, armi puntate e concentrazione portata ai limiti dell'umano.
    La trovarono, la ragazza in lacrime, la trovarono nascosta sotto le coperte.
    Tremava come una foglia.

    quarion2

    -Figlio di puttana, ha lasciato qui la compagna!-
    Imprecò il primo, in parte infastidito dai singhiozzi.
    -Secondo me si è nascosto. Si, insomma... da questo buco nessuno riesce ad uscire... forse nemmeno lui.
    Suggerì l'altro, in parte confuso da quella situazione.
    -Ok, ok, stiamo calmi... io vado a fare un giro di ricognizione, tu resta con la sgualdrina.

    E così Jakall lasciò l'alleato in quella camera in compagnia della fanciulla in lacrime. Per qualche minuto Klim non seppe esattamente cosa fare: lei non sembrava intenzionata ad attaccarlo, e per di più gli ispirava una certa tenerezza. Lei era lì, seduta sul letto debole ed indifesa, e l'abito lungo e leggero le dava un che di angelico, accentuato dalle forme androgine ed il seno piccolo, quasi inesistente. I lunghi capelli chiari e mossi reagivano alla luce emanando riflessi eterei del colore dei lapislazzuli. Gli occhi umidi riflettevano il chiarore accogliente candele e risplendevano come oro.
    Solo in quel momento Klim si rese conto di non riuscire a smettere di ammirarla.

    -Non devi avere paura, se non reagirai non ti faremo nulla.
    Disse l'invasore, portandole una mano sul volto e spostandole alcune ciocche ribelli dietro l'orecchio. Lo sguardo si posò sul collo della ragazza, ed idee malsane iniziarono a stuzzicare le sue fantasie. Era così... così aggraziata, ed elegante. Come aveva potuto l'Ambasciatore abbandonarla?
    -Tu... tu non sei come le altre, non meriti la morte.
    Trattenne il respiro, ed il cuore prese a battere all'impazzata.
    -Tu, tu sei troppo bella... troppo bella per essere uccisa.

    quarion3

    Ed allora la mano si abbassò dal viso, sfiorandole lentamente il corpo. Per la prima volta lei sembrò degnarlo di uno sguardo, probabilmente rassicurata dalle sue parole. Le mani affusolate si spostarono su quella di lui, e con dolcezza la portò alle proprie labbra. La bocca rossa ed incantevole prese a baciargli le dita, e come uno scrigno si aprì lentamente, mentre la lingua iniziava a giocare con il pollice dell'uomo.
    Infine si richiuse su di esso, morbida e sensuale, spostandosi avanti ed indietro in un gesto universale e che fin troppi uomini avrebbero compreso. Lui rimase immobile, in silenzio ad ammirare quell'esempio di sensualità e perfezione senza eguali.

    -Vi supplico, mio signore, ditemelo ancora- supplicò lei con voce ansimante -ditemi ancora che sono bella- replicò ancora, leccandosi le labbra -Mi piace... mi piace molto sentirlo.

    E poi accadde, e fu così semplice... naturale come respirare.
    Le labbra si unirono come attratte da una singolare forza magnetica, ed avvolti dalla passione gli amanti si lasciarono andare ai propri istinti. In quella camera, nel silenzio innaturale della magione, l'Ambasciatore assecondò i desideri dell'invasore e, mentre il compagno cercava un uomo inesistente, si dilettò nel render vera e magnificamente concreta l'allusione di poco prima, lasciando che l'altro si abbandonasse a gemiti e sospiri strozzati.

    quaron4

    Ed avrebbe continuato, ancora ed ancora... l'Ambasciatore non si sarebbe fermato.
    PER GIORNI.

    E mentre Klim giaceva disidratato per terra, vigile ma completamente privo di forze e lacrime per piangere, Jakall ancora si contorceva, allungando il braccio nonostante le piaghe nel disperato tentativo di raggiungere la pistola poco distante da lui. Sapeva di essere immortale -e maledì la sua condizione- ma sperava che spararsi gli avrebbe concesso almeno qualche attimo di incoscienza.
    Almeno un minuto di nulla in quella tortura che sembrava durare in eterno.
    Avrebbe dato qualunque cosa per morire.

    -Oh, non avere fretta, amore mio.

    Con un calcio l'Ambasciatore allontanò l'arma, lasciando il soldato nella disperazione più totale.

    -Non appena ti rigenererai, riprenderemo da dove mi sono fermato.

    Sorrise candido ed attese sul letto a gambe incrociate e visino compiaciuto.
    Avrebbe continuato per tutta la notte, ed anche quella successiva.
    Ed ancora, ed ancora... finchè non li avrebbero trovati.
    Se li avessero trovati.

     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,250

    Status
    Anonymous
    Quanto può essere utile la stupidità! Quanto può essere utile dare a una moltitudine di deficienti un'arma potentissima che solo tu conosci e puoi controllare. Quelli la usano, si sentono chissà chi, fanno fuori il tuo nemico e alla fine sei tu l'unico che ha vinto. Già perché se uno di essi sgarra gli togli l'arma e lo fai far fuori dagli altri.
    Avevo visto alcuni episodi di questo genere durante i miei viaggi alla disperata ricerca di una principessa che mi prendesse sotto la sua ala per spezzasse la mia maledizione e quegli invasori rientravano in quella categoria. Erano soldati resi immortali da un qualche incantesimo che neppure conoscevano e quindi alla completa mercé del loro padrone che li aveva resi potenti, che probabilmente se ne stava comodo in disparte, aspettando che le sue pecore gli procurassero la vittoria desiderata.
    Comunque i suoi militi erano degli avversari formidabili, ma stupidi erano e stupidi rimanevano. Non erano un problema per me, soprattutto perché non mi interessava sconfiggerli, tanto meno ingaggiarli. Il mio scopo era diverso: dovevo andare a recuperare Sarah.
    Avevo saputo che era stata inviata al fronte il che era sicuramente un problema, dato che se ci rimetteva la pelle la maledizione mi avrebbe ricolpito. Credevo che scherzasse quando su Wanu sosteneva di voler cambiare il mondo e tutte le altre stupidaggini che vengono dette dai ragazzi della sua età. Invece era proprio convinto e da quando si trovava su Endlos si era messa ad inseguire quel sogno infantile, mettendosi solo in pericolo e rendendomi ancora più difficile starle dietro. Sapevo bene cosa avrei dovuto fare: usare ancora più influenze mentali del solito per farla stare buona in una confortevole abitazione ad Istavan, mentre io andavo in cerca dei miei nemici. Però così non era stato.
    Da quando era entrata al servizio della Dama Azzurra avevo meno occasioni per avvicinarmi a lei e anche quando potevo iniziavo a farlo sempre più di controvoglia. La verità era che i miei sensi di colpa stavano diventando sempre più forti. Insomma lui era stato l'unica persona che non mi aveva trattato come un mostro durante tutto il tempo che ero vittima della maledizione, sebbene solo perché non sentiva l'aura che l'incantesimo mi faceva emanare (o almeno così diceva). Non meritava un simile trattamento! Ma era l'unica cosa che potessi fare per salvarmi la vita e avevo contato che avrebbe accettato presto la sua nuova condizione. Ma così non era stato ed ero finita per tenerla prigioniera con i miei poteri psichici e costringerla a fare cose che odiava sempre più!
    Iniziavo a sentire che non sarei potuta andare avanti così, nonostante cercassi di scacciare via quel pensiero.
    Scossi la testa e cercai di pensare al mio obiettivo.

    " Signorina..."
    Oh no! Non dirmi che era un altro invasore a cui avrei dovuto confondere la mente per togliermelo dai piedi! Stava diventando alquanto seccante. E mentre mi voltavo e decidevo se usare un incantesimo per spaventarlo o inibire la sua volontà e comandargli di andare da un'altra parte, mi accorsi di avere alle spalle un semplice soldato dell'Est.
    Tornai sui miei passi, ma lui non parve volermi lasciare.
    " Signorina ma che fa? Dovrebbe recarsi nel rifugio."
    " Ad aspettare che il nemico arrivi fino a lì per venir fatta fuori?"
    Per me era solo questione di tempo prima che arrivassero fin lì e se la prendessero con con le persone al suo interno. Continuai ad avanzare, scavalcando i cadaveri dei militi del presidio. In quel punto sembrava esserci stata una carneficina e avrei dovuto stare attenta, dato che i nemici potevano essere ancora nei paraggi.
    Neanche a farlo apposta un balestriere sbucò da dietro l'angolo e senza dir nulla scaglio il suo dardo. Subito mi preparai per fermare la ridicola offensiva, ma l'oggetto non era rivolto a me...
    Un grido di dolore partì dal milite incontrato poco fa. Ecco cosa succede a non farsi gli affari propri! Comunque, vidi di terminare la battaglia il quanto prima possibile, attivando una magia che spaventò in nuovo arrivato facendolo scappare a gambe levate.
    Con poco interesse mi voltai verso il ferito, steso su un lago di sangue e ciò che l'aveva colpito poco distante da lui.
    " Non dirmi che hai estratto la freccia dal tuo corpo!"
    Come si faceva a non capire che certe cose andavano fatte per lo meno in un campo da primo soccorso? Togliendosi la freccia non aveva fatto altro che aggravare l'emorragia e ledere altri tessuti.
    Mi sentii generosa e mi avvicinai verso di lui per curarlo.
    " Ora però tienti lontano da questo posto."
    Ma lui non sembrò riuscire ad alzarsi. Lo guardai meglio e notai che fosse diventato estremamente pallido; doveva avere perso troppo sangue e anche se gli avevo chiuso le ferite avrebbe avuto bisogno di altra assistenza. Beh, io ci avevo provato, ora dovevo andare, mica avevo tempo per portarlo al sicuro. Se sarebbe morto lì me ne sarei fatta una ragione.
    Dopo cinque passi però mi fermai, quasi i miei piedi fossero diventati pesanti come il piombo, voltandomi ancora verso di lui.
    No, no, no! Cosa stavo pensando? Aiutarlo ancora? Perché? Non ci avrei guadagnato nulla, né sarei stata una persona migliore. Non ci sono migliori e peggiori, né buoni e cattivi, semplicemente tutti sono fondamentalmente egoisti. Non sarebbe cambiato nulla se l'avessi portato al rifugio dove sarebbe stato ammazzato quando gli invasori avrebbero preso il posto. Se l'avessi lasciato lì sarei stata un'indifferente, nel caso l'avessi aiutato un'ipocrita. Non sarebbe cambiato assolutamente niente, se non per il fatto che avrei peso tempo quando invece dovevo muovermi in fretta. Mi dispiaceva per lui, ma me ne sarei semplicemente andata.

    png

    gif

    Ecco finalmente il rifugio! Era ora; stavo iniziando a sentirmi stanca ad aiutare quel ragazzo a camminare e mi sarebbe venuto un torcicollo coi fiocchi se avessi tenuto ancora la testa abbassata per tenere il suo braccio sopra la mia schiena per tenere parte del mio peso.
    Alla fine lo avevo aiutato. Non sapevo bene perché, ma mi ero girata e l'avevo raccattato, dirigendomi verso il rifugio.
    Ben presto un paio di curatori lo presero e andarono ad adagiarlo in un punto in cui vi era ancora spazio. Era da tanto che non vedevo un ambiente del genere, così comune durante la mia infanzia, in cui mi mettevano assieme ai guaritori adulti per via della mia abilità con la magia bianca. Erano tempi lontani quelli, ma ebbi modo di constatare di conservare ancora la pessima abitudine di rivolgere l'attenzione verso qualcuno che soffriva. Non avevo mai capito il perché di questo istinto, era quasi come se vedendo qualcuno che stava male, parte del dolore fluisse verso di me.
    C'era una grande agitazione all'interno dell'edificio e molti dicevano che il nemico avesse sfondato il "primo sbarramento difensivo". Come sospettavo probabilmente gli invasori sarebbero arrivati pure lì. Giusto per non pensare di aver portato inutilmente lì il ferito, cercai di informarmi meglio e dopo svariati tentativi trovai un soldato finalmente disposto a parlare.
    " Si, due squadre nemiche hanno sfondato gli sbarramenti, ma non deve preoccuparsi, ce ne sono altri due prima di questo luogo. Qui è al sicuro."
    " Sicuro? Questo posto deve essere evacuato il prima possibile."
    " Senta, si calmi..."
    " Senta lei, non avete davanti degli avversari qualunque. Quei soldati sono stati praticamente resi immortali da un incantesimo. L'unica cosa che si può fare è cercare di resistere, sperando che qualcuno fermi chi sta eseguendo la magia e io non ci conterei che ciò accada prima che il nemico arrivi fino a qua."
    L'altro rimase per qualche attimo in silenzio.
    " Anche se dice così, ci sono dei feriti che non possono essere spostati."
    Dunque erano proprio dei cocciuti, eh? Mamma mia, ma cosa dovevo fare per far capire che era meglio andarsene? Probabilmente sarebbero rimasti lì indipendentemente dalle mie argomentazioni, il che era un problema.
    Sbuffai e chiesi un'ultima cosa.
    " Ha detto che sono due squadre?"
    Non capì bene perché gliel'avessi richiesto, ma annui. Quindi girai i tacchi e me ne andai.
    Ma tu guarda cosa mi toccava fare!

    gif

    " Capitano, capitano..."
    Urlava il soldatino di Endolas mentre mi scortava verso il comandante di una delle due squadre.
    " Ti avevo detto di non allontanarti dal gruppo."
    Ringhiò questo.
    " Deve assolutamente parlare con questa donna. "
    L'uomo mi guardò minaccioso, ma non mi lasciai intimorire e appena gli fui vicina gli scagliai lo stesso incantesimo che avevo appena lanciato al subordinato, sussurrandogli il mio ordine.
    " Ti comporterai come se io sia una tua diretta superiore. Una particolarmente severa..."
    Subito il cretino mutò espressione e scattò sull'attenti.
    " Perdoni la mancanza di rispetto signore. Non l'avevo riconosciuta."
    Ottimo, ora si che si ragionava! Qualche milite chiese chi fossi, ma venne all'istante zittito dal loro capo, che mi presentò come un ufficiale di alto rango.
    " Ho nuove direttive per voi. Se non sbaglio poco distante da quei c'è una via piena zeppa di cadaveri nemici."
    " Signor sì, siamo stati noi ad abbatterli."
    Disse, aspettandosi forse qualche lode.
    " Ho bisogno che vi camuffiate. Torni lì e faccia indossare a tutti uniformi e armature del nemico. Successivamente ricongiungetevi con l'altra squadra e affiancatela ovunque vada, ma è di enorme importanza che non riveliate a nessuno la vostra vera identità, nemmeno agli alleati."
    E per sicurezza gli lanciai di nuovo l'incantesimo.
    " Non metterai in alcun modo in discussione questi ordini, anche se ti sembreranno incoerenti o insensati. Restando irremovibile di fronte a eventuali opposizioni da pare dei tuoi subordinati."
    " Si signore."
    Sorrisi divertita.
    " Bene, mettetevi in marcia. Io devo recarmi in un altro luogo."
    E me ne andai. Se tutto andava come pensavo mi sarei divertita; oh se mi sarei divertita.!

    gif

    Ero tornata al rifugio e la tensione era alle stelle. Il secondo sbarramento era stato sfondato da una delle due squadre e ora a proteggere l'edificio c'erano solo le postazioni vicine ad esso.
    Osservavo tutto dal tetto, vedendo i cavalieri agire disperatamente per fortificare meglio che potevano le posizioni difensive. Non passò molto che vidi diverse decine di soldati di Endolas avanzare da una in lontananza. Nessuno dei difensori si azzardava più ad attaccarli in anticipo, limitandosi ad attenderli. Proprio quando il nemico era vicino accadde qualcosa che mi fece capire che il mio piano fosse riuscito: un gruppo di uomini, più o meno numeroso quanto la squadra di invasori, si avvicinò a questi.
    Esatto erano quelli che avevo ingannato io. Certo, i miei poteri non potevano costringerli a far cose che andassero contro la loro morale, ma io avevo chiesto loro sono di vestirsi come i loro nemici per venir scambiati per essi, per poi avvicinarsi ai loro alleati. Il resto lo avrebbero fatto loro.
    " Ingaggiare nemico ad ore nove!"
    Infatti l'altro capitano ordinò ai suoi di attaccare chi era appena arrivato e l'altra squadra non ebbe altra scelta che reagire, pur sapendo che stava fronteggiando degli alleati. In tutta quella confusione ci avrebbero messo parecchio prima d capire cosa stesse succedendo.
    Mi mossi un po', cercando una posizione più comoda.

    Quanto può essere utile la stupidità! Quanto può essere utile dare a una moltitudine di deficienti un'arma potentissima che solo tu conosci e puoi controllare. Già, ma anche se potenti, gli stupidi rimangono stupidi e possono venir fregati con niente.
    Mi era bastato avere sotto mio controllo un ufficiale per far fare prima a una, poi a due squadre quel che volevo.

    Comunque, ora che la situazione era un po' meno critica, cosa potevo fare? Forse avrei dovuto raggiungere Sarah, ma i miei maledetti sensi di colpa mi dicevano che dovevo lasciarla libera di farle quello che voleva almeno su Endlos e che non potevo altro che sperare che se la cavasse in qualche modo in quella battaglia.
    Poi magari avrebbero avuto ancora avuto bisogno di me al rifugio e soprattutto non mi dispiaceva affatto osservare quei due gruppi di soldati che se le davano come dei disperati.
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Cherish

    Group
    Alfiere
    Posts
    1,245

    Status
    Anonymous


    Erano tuoi paladini: amici, compagni, figli...
    Tu eri la loro vita: la loro ispirazione, il loro amore, loro madre, loro guida,
    e sono stati tuoi fino all'ultimo battito del loro cuore.


    Ciò che gli devi, è di meritare tanta devozione.


    png

    Chediya – Città di Istvàn
    Lordaeron, il Maniero Azzurro

    Avvertì l'arrivo degli invasori nel semipiano prima ancora che il clangore delle armi e il cozzare delle armature raggiungesse il suo orecchio insieme all'eco tonante dei tamburi... come se il passare dei secoli avesse affinato l'empatia tra la pacifica terra dell'Est e la sua regnante fino a renderla identità.

    Angosciata dalla consapevolezza di ciò che presto sarebbe accaduto -la guerra aperta: una guerra inutile, cruenta e sanguinosa- la Castellana si morse le labbra rosse come se potesse indursi a disciplinare l'inquietudine, avanzando rapida e aggraziata come un corso d'acqua fino alla balconata del belvedere che sovrastava la sua Istvàn; mentre le mani ghermivano due lembi di stoffa, le braccia flessuose scostarono i pesanti drappi delle tende con forza, e le iridi di zaffiro superarono la limpidezza cristallina della finestra.


    jpg
    « Sono qui, infine... »
    bisbigliò malinconica, nel silenzio della sua solitudine
    « ...e così ha inizio. »

    png

    Chediya – Città di Istvàn
    Reverie, Obelisco degli Astri

    Quando la Principessa di Endolas era giunta al suo maniero -chiedendole udienza per avvertirla del terribile pericolo cui il suo Presidio andava incontro-, Kalia era stata solerte nel raccogliere tutte le informazioni che sarebbero potute tornarle utili, con prontezza di spirito si era adoperata perché l'esercito dell'Est venisse armato, e con lucido pragmatismo aveva disposto che tutte le possibili misure contenitive, difensive e di sicurezza venissero applicate in maniera tempestiva e con effetto immediato. Era questo il dovere di un governante.

    ...eppure, anche mentre attendeva con pazienza nell'inerzia forzata (la detestabile calma che precede la tempesta), la Dama Azzurra aveva sperato e pregato affinché -per un motivo qualsiasi: una disfunzione nei portali, un ripensamento dell'usurpatore, un rimorso di coscienza degli invasori- quella tragedia venisse evitata e la battaglia non dovesse consumarsi.

    Non solo per il dolore e l'odio che avrebbero provato i vivi,

    ma per quello che sarebbe stata costretta a ridestare nei morti.

    Cullando quel magone, la donna dai capelli turchini trasse un profondo respiro, svuotando poi i polmoni per allontanare quei pensieri, ben conscia di quel che andava fatto: non poteva permettersi scrupoli del genere con così tante vite in gioco... e quando varcò la soglia della Stanza delle Lacrime si ripeté ancora una volta che turbare il sonno di requie degli spiriti era di certo preferibile allo stare a guardare le loro schiere infoltirsi.

    I doppi battenti si richiusero alle sue spalle, lasciandola immersa il una evanescente fosforescenza azzurra, e fu senza esitazione che la donna avanzò a passo lento fino al centro della vasta sala circolare, scivolando in mezzo alle gocce sospese nel vuoto -che nella penombra splendevano come diamanti-, verso la vasca d'acqua luminosa in cui la pietra del pavimento degradava progressivamente.

    Quando l'Alfiere dell'Est si fermò, si trovava al centro esatto della stanza e del circolo di potere che era stato tracciato sul fondale secoli prima: l'acqua tiepida le arrivava alla vita, e non appena le increspature si furono estinte, placando ogni perturbazione il riflesso che galleggiava sulla superficie ora liscia le mostrò la presenza di uomini e donne in armatura, inginocchiati in circolo intorno a lei.
    E di ogni volto ricordava il nome.

    jpg
    « Giuramenti, avete prestato... e ancora una volta, ho bisogno che vi teniate fede. »
    scandì la donna con voce solenne, resa malinconica dalla nostalgia, abbassando il capo
    « L'Est è in pericolo, e ha bisogno di voi, miei Cavalieri:
    proteggete le dimore dei vostri antenati, e le culle dei vostri discendenti... »


    All'unisono, gli spettri nello specchio d'acqua si alzarono e indossarono gli elmi che avevano tenuto sottobraccio; poi, una singola increspatura si dipanò dalla dolci forme della Dama, e quando la superficie fu di nuovo quieta, non erano più là.

    png

    Chediya – Città di Istvàn

    Le armature ornamentali che fiancheggiavano i principali corridoi del Castello e della Caserma presero vita per riversarsi nelle strade e dar battaglia: fatui bagliori avevano preso ad ardere al di là della celata dell'elmo, poi avevano imbracciato le armi -spade, lance, scudi, alabarde e mazze ferrate-, e infine avevano abbandonato ordinatamente i loro posti per riversarsi nelle strade.

    jpg

    Le reminiscenze dei trapassati di Endlos avrebbero contrastato gli immortali di Endolas.

    Per sempre, se necessario.


    Mi sono permessa di sfruttare l'evento per presentare i Lingering Sentiment ^////^
     
    Top
    .
  9.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous
    Shea – Città di Selowen
    Laguna Esterna

    Quando i portali di Endolas si erano aperti per iniziare a vomitare un'umanità aliena e avversa nella regione delle grandi montagne, una bruma fitta ed innaturale aveva cominciato a levarsi dal bacino in cui Eirial, Lapulet ed Ekbath -tre delle cinque cascate di Shea- si raccoglievano, avvolgendo la città in un fitto velo grigio che la celava allo sguardo degli invasori... vestendo di un'atmosfera lugubre e spettrale uno dei gioielli dell'architettura dell'Est.

    Nessun clamore di scudi, nessun clangore di spada, né un grido (di furore, dolore o paura) si levava dal di là di quella muraglia inconsistente, unicamente il suono dei loro respiri e dallo sciabordare di qualcosa nell'acqua... e per quanti marciavano nel silenzio di quel paesaggio irreale, non c'era che la bruma che aleggiava bassa sulla laguna.

    jpgPer questo sobbalzarono,
    certi di aver visto un fantasma, quando un soffio di vento gelido diradò improvvisamente la caligine in una zona ristretta, rivelando la presenza di una figura incappucciata.

    « Siete entrati armati e senza permesso nei domini della Dama Azzurra. »
    espose serafico il giovane in armatura, tenendo gli occhi chiusi e la spada nel fodero
    « Se fate solo un altro passo, sarete considerati nemici del Presidio e trattati di conseguenza. »

    Dopo un attimo di silenzio, necessario a comprendere di trovarsi davanti ad un essere tangibile -quindi mortale- e non al cospetto di qualche spirito, il capitano di quell'unità si fece coraggio a sufficienza per prendere la parola – e portare la mano all' impugnatura della sua arma.

    « Cominciavamo a chiederci dove foste finiti voi difensori di Endlos. »
    esordì con tutta la sua baldanza, nel tentativo di rianimare i suoi soldati
    « Il paesaggio è troppo monotono, e ci serviva proprio un po' di divertimento. »

    « Gettate le armi e tornate al vostro paese, finché ve ne è concessa possibilità. »
    ribatté l'uomo di cui si intravedevano appena i capelli albini
    « La mia Regina non vuole spargimenti di sangue, ma se le recate offesa contravvenendo alla sua volontà è mio dovere avvertirvi. »
    li ammonì con voce calma e gelida, insidiosa come le acque del lago intorno a loro
    « Rispondere all'acciaio con l'acciaio è il dovere di un cavaliere,
    e io non impugno mai la spada per gioco. »


    « Ma sentitelo, il damerino... Capito, ragazzi? »
    replicò il soldato, gettando uno sguardo ai compagni, galvanizzato dalla sua immortalità
    « Dovremmo tornarcene a casa perché la Regina non vuole il sangue...! »

    Un coro di sghignazzamenti, battute volgari e risatine si levarono in risposta dalle schiere degli invasori, e con il metallo della sua lama che sfregava contro il fodero, il capitano di Endolas tornò a voltarsi verso quel pomposo messaggero in armatura scintillante; il moncherino armato descrisse nell'aria un arco aggraziato, e terminò il suo volo da qualche parte nella nebbia, con un tonfo che sollevò più di uno spruzzo.

    jpg
    « Non intendo perdonare offese alla mia Signora. »
    sussurrò l'albino, ora in piedi ad un passo da lui, trapassandolo fino all'elsa
    « Il privilegio della resa vi è revocato. »

    Il cadavere crollò a terra, i soldati dell'Est emersero dalla bruma ad un segnale del Cavaliere del Lago, e gli avversari furono soverchiati in breve mentre incespicavano in quel territorio ostile e del tutto sconosciuto; dopotutto, troppo arduo sarebbe stato per un esercito comparire dal nulla e attraversare le insidie di un acquitrino... ma per il contingente scelto dei difensori, si trattava del luogo dove erano nati e cresciuti, e con cui già erano venuti a compromessi -talvolta a caro prezzo- negli anni dell'infanzia e della gioventù.

    Dopo il primo assalto, i morti e i mutilati si rialzarono per combattere ancora, ma nessuna sorpresa o preoccupazione attraversò lo sguardo verde mare del giovane albino: era stato scettico sulla diceria dell'immortalità fin quando non l'aveva vista con i suoi occhi, ma lo scetticismo non era stato un motivo sufficiente a sottovalutare i nemici dell'Est... così, portando alle labbra due dita, egli produsse un fischio acuto e prolungato.

    A quel segnale qualcosa emerse all'improvviso dalla superficie della laguna, e le loro sagome erano mostruose ombre indistinte nella nebbia: spire luccicanti di scaglie si infransero sulle linee nemiche, avviluppandosi attorno ad alcuni soldati per rapirli prima di rituffarsi tra i flutti, e code squamate -grosse come tronchi- colpirono gli invasori gettandoli al largo; il peso del metallo che avevano addosso e le flessuose braccia femminili che gli ghermirono braccia e gambe fecero il resto,
    trascinandoli a fondo, finché dell'avanguardia di Endolas non rimasero che nastri di bolle che risalivano il Lago di Selowen.

    jpg
    « Di questi non dobbiamo più preoccuparci. »
    dispose l'albino, abbassando il cappuccio e sospingendo lo sguardo verso i portali
    « Preparatevi a ricevere la prossima ondata. »

    Il Cavaliere e l'armata lui affidata avevano imparato col tempo a mantenere l'orientamento nella nebbia, sapevano riconoscere dove la terra è solida a sufficienza a reggere il peso di un uomo in armatura, erano in grado di capire dove le pozzanghere celano sabbie mobili... ma il loro più grande vantaggio era un altro: i loro alleati erano troppo forti nel proprio elemento.

     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Il Nibbio

    Group
    Member
    Posts
    353
    Location
    Miséricorde

    Status
    Anonymous

    Erano passati anni da quando aveva lasciato Istvàn in cerca di avventure, ma -fedele alle sue reminiscenze di bambino- l'Ufficio dell'Innerlyn era sempre affollato come lo ricordava... solo che questa volta, in fila davanti alle doppie porte -solitamente spalancate in un muto gesto di accoglienza, e ora per la prima volta sigillate e sprangate- non c'era la gioiosa e colorata umanità di mercanti, lord, mecenati, studiosi e avventurieri, ma un esercito straniero in assetto da guerra.

    Con un certo fracasso, il tronco di legno -indebitamente sottratto alla vita vegetale di Fanedell- si infranse sull'uscio rivestito di un'aureola dorata, e un coro di imprecazioni si levò dagli uomini in armatura che già da parecchio tempo tentavano inutilmente di forzare l'ingresso occidentale della capitale; i furbi non avevano portato armi d'assedio, e mentre estraevano le schegge dai loro corpi immortali e rimettevano in sesto le fratture procuratesi a furia di sbattere la testa contro un muro -nel senso più letterale dell'espressione- , la feritoia scorrevole della porticina intagliata in uno dei battenti si aprì all'altezza del volto del soldato più vicino.

    « Parola d'ordine. »
    colloquiale, la voce di un giovanotto giunse all'altra parte

    I suoi occhi azzurri, erano l'unico tratto visibile al di là di quella finestrella minuscola.

    « Cos...? Apri questa porta, ragazzo! »
    berciò il capitano nemico dopo un istante di sorpresa
    « Resistere è inutile! »

    « No, non è questa. »
    sentenziò, lapidario ed annoiato

    La finestrella si richiuse scorrendo lateralmente, e un pugno rabbioso vi si abbatté più per esacerbare l'esasperazione che per altro; una nuova sequela di minacce e improperi salì alle labbra dell'invasore, e fu allora che -rapida e silenziosa- la punta di una spada orientale scattò fuori dalla seconda finestrella -posta più in basso- trapassando il pettorale di metallo, trafiggendo il costato dell'uomo da parte a parte e forandogli un polmone.

    « ...cazzo. »
    esalò quello per il dolore
    « Piccolo bastardo! »

    Mentre la lama si ritraeva, la feritoia si richiudeva, e la ferita del soldato si rigenerava, gli occhi azzurri dell'usciere -di cui stavolta l'invasore intravide anche uno scampolo di ciocche bionde- fecero di nuovo capolino dalla finestrella alta.

    « Sbagliato di nuovo. ♥ »
    cinguettò sornione in Nibbio, con un certo divertimento

    Ben oltre l'irritazione per quel giovinastro che si faceva beffe di lui davanti al suo contingente, tenendoli fuori in una maniera talmente ridicola da augurarsi che Lord Lakit non venisse mai a saperlo, il capitano di Endolas estrasse l'arma e cominciò a menare fendenti al legno della porta – senza riuscire, stranamente, neppure a scalfirlo.

    « Ti ammazzerò, stupido ragazzino! »
    promise, cadenzando ogni parola con un colpo
    « Farò a pezzi te, e questa città! Darò fuoco alle case e raderò al suolo le mura.
    Pietra per pietra! »


    Un furore temibile, se non fosse stato urlato contro una porta.
    All'improvviso -però- un dolore lancinante gli spezzò il respiro, la spada gli cadde di mano, e stringendo i denti in una smorfia di pura agonia, il capitano scivolò in ginocchio, portando le mani alle parti basse; il guanto d'arme si colorò di rosso, la katana scomparve di nuovo dietro la porta, e mentre la finestrella che si apriva ad una sessantina di centimetri da terra si richiudeva, quella più alta si aprì di nuovo, rivelando il sorriso a trentadue denti del biondino.

    « Sei lontaniiissimo...! ♪ »
    trillò con spensieratezza, facendo picchettare la Tsubasa contro un gambale

    « Ti ammazzerò... »
    sibilò l'Invasore, cercando -in vano- di trattenere le lacrime;
    immortalità o no, faceva un male d'inferno

    « Giuro... che ti ammazzerò... »

    « Provaci - e fai pure con comodo. »
    replicò il biondino con strafottenza e un'alzata di spalle
    « Tanto, ho tutto il giorno. »

    La feritoia si richiuse, e quando udì il difensore fischiettare un motivetto allegro dall'interno delle mura, il comandante di Endolas perse definitivamente le staffe; fermo in attesa dall'altra parte, Ryusang si soffermò a godersi la scenata isterica che stava avvenendo davanti alla Porta Nord; aveva scelto quella postazione perché la più vicina a Miséricorde -il Nido degli Angeli dove era cresciuto-, e aveva voluto restarci da solo perché -con i suoi poteri- bastava qualche piccolo accorgimento per tenere fuori degli idioti immortali che non si erano portati dietro nemmeno le macchine d'assedio.

    Ora che aveva fatto incazzare il capo del drappello, poi -un altro genio che aveva appena ordinato ai suoi di sfiancarsi a suon di attacchi contro la pietra delle mura e il legno delle porte (per inciso, rinforzato dall'aura del biondo)-, il Nibbio aveva la sicurezza matematica che non avrebbero mai più recuperato la lucidità per cercare una soluzione alternativa.

    Distratto da quella commedia,
    non si accorse del portale che si stava aprendo nel cortile alle sue spalle, e quando il passo di molti piedi bardati in armatura giunse finalmente al suo orecchio, egli si volse apprendendo la situazione. Uno contro cinquanta.

    « Beh... ma sì. »
    mormorò tra sé e sé, levando la Tsubasa e mettendosi in posizione di guardia
    « In fondo, mi stavo annoiando. »


    Infusione: Questa pratica prevede di trasferire la propria aura in un oggetto tramite contatto, aumentandone in questo modo la resistenza agli urti, nel caso venisse usato per la difesa, o la durezza e la consistenza per altri eventuali scopi, rendendolo quasi un prolungamento del corpo.
    [Usata due volte - sulla lama e sul portone]


    Edited by Madhatter - 10/3/2013, 11:34
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,250

    Status
    Anonymous
    Stavano arrivando altri feriti nelle a sala. Da quello che aveva sentito la battaglia infuriava sempre più violentemente e il personale medico doveva fronteggiare un numero crescente di casi. Era paradossale, ma si vociferava che se le cose fossero andate avanti con quel ritmo, presto sarebbero stati a corto di curatori e di materiale sanitario.
    Era proprio paradossale che proprio il presidio Est, che pullulava di guaritori ed esperiti in medicina, fosse messo in difficoltà su quel punto di vista!
    Anche lei era lì, assieme agli altri infermieri e apprendisti curatori, pronti a ricevere istruzioni da quelli più esperti che li coordinavano o si occupavano dei casi più gravi. Quando era arrivata su Endlos aveva deciso che voleva diventare come Sarah, che voleva anche lei gettarsi a capofitto e lottare per ciò che riteneva giusto, indipendentemente da ciò che le diceva il buon senso o il realismo. Forse era un atteggiamento un po' immaturo e infantile, tuttavia sentiva come che avesse più senso fare così, anziché farsi i fatti propri, lasciando scorrere delle giornate che si sarebbero fatte progressivamente più vuote e monotone.
    Eppure non era uscita fuori a combattere come la principessa e probabilmente anche Ise. Forse perché non era o non si sentiva ancora abbastanza forte o forse perché voleva contribuire per ciò che riteneva giusto in maniera diversa dalle due. Forse era più portata a usare delle bende o della magia che risanasse le ferite, anziché brandire una spada.
    Ciò non toglieva che ora le sue amiche stessero rischiando nei combattimenti per le strade o in prima linea e che quindi tutti i suoi pensieri fossero rivolti a loro.

    png

    " Ragazze... non morite."
    Disse tra se è se, guardando in alto. Nel frattempo arrivò un'altra persona, un umano dal grande camice bianco.
    " Lisa, ho bisogno di te."
    La ragazza lasciò quindi il ferito, oramai stava bene, e seguì il medico verso quelli che erano appena arrivati.
     
    Top
    .
  12.  
    .
    C'era voluto più del previsto perchè Miron e Skarn si decidessero infine a lasciare Piling Place; rimasti da soli -per ultimi- avevano osservato ognuno dei loro quattro insperati compagni andarsene per la propria strada -chi a fare rapporto, chi a mobilitare una squadra d'ispezione, chi semplicemente tornando alla quotidianità di sempre (per quanto fosse possibile, dopo lo scempio perpetrato innanzi ai loro occhi), Virginia, Masahiro, Gajeel e Rikku avevano da giorni abbandonato le palafitte ridotte a macerie.
    Ma loro no: per quanto quel luogo di morte fosse a dir poco repellente, la coppia di giovani era riluttante ad abbandonare in fretta il teatro del massacro -temendo forse di tradire la memoria di chi era perito ingiustamente, fratello e fratello stazionavano inamovibili pur avendo perso in partenza la lotta contro i predatori di carogne. Era impossibile pattugliare l'intero villaggio onde impedire che i corpi venissero ulteriormente martoriati dalle bestie in agguato -avevano provato a seppellire le salme, prima di desistere da quell'immane follia.

    »»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»

    E sono lì, a domandarsi quanto vergognoso sia quel ch'è accaduto, a chiedersi perchè mai tutto figuri così sbagliato: la morte è uno stadio necessario -la morte è un bene- e i due dispensatori di morte sono stati addestrati con il preciso scopo di mietere vittime e raccogliere le loro anime tralignate -non riescono a capacitarsi circa l'insofferenza per la strage che non sono riusciti ad evitare. Perchè prima d'oggi mai si erano interrogati su cosa, davvero, fa meritare una condanna finale. Perchè, costretti a rapportarsi con gli atti infami di un massacro -costretti in prima persona, sul campo, ad assistere alla blasfemia di una tragedia gratuita- Rondine e Gallo non hanno più certezze cui appigliarsi.
    Solo un senso di vuoto -un incolmabile abisso al quale con le loro coscienze sono continuamente chiamati.

    ««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««««

    Così, diretta al cuore della regione -raccolti i loro miseri averi- la coppia disotterra il coraggio di proseguire non senza la consapevolezza di quale sia stato il prezzo: nonostante tutto -nonostante la morte- la vita continua e tale dev'essere pure per i due di Corea. In principio la loro meta era la dimora della Dama Azzurra -istigati dal racconto di Sasha e sostenuti del desiderio (fallace) di far ritorno a casa, Arma e Artigiano hanno piena intenzione di far tappa ad Istvan; forse le dicerie sulla quieta allegria che pervade quel luogo compenseranno la perdita cui gli amanti hanno preso parte, forse la magia della zona sarà in grado di distoglierli dalla depressione che aleggia sui loro capi. Ma se così deve essere, non sarà oggi: ignari che Endolas ha dato avvio ad un'invasione -ignari perfino su cosa sia Endolas, a dire il vero- i due quasi-fratelli scopriranno l'amara realtà senza nemmeno avere il tempo di raggiungere le porte della capitale.

    (Non... non era il solo.)

    Tentenna il minore, quando si accorge che la valle è punteggiata di altre rovine fumanti -scopre suo malgrado Miron, sotto il costante assillo di una pioggia che dalla mattina non accenna a smettere.

    (Chissà quanti altri.)

    Ancora non sa che non si è trattato del medesimo assalitore, che questa devastazione è differente e nulla ha a che fare con l'iridescente cavo sintetico visto in precedenza.

    [Troppi.]

    Replica il fratellone, disgustato da quell'infinita serie di sciagure, attirato anzi da un baluginare lontano che non riesce a distinguere; seguendo il terreno che declina dolcemente il maggiore nota una pianura fangosa che non si aspettava -usciti dalla regione di Selowen, lasciatisi alle spalle gli acquitrini nefasti, i due giovani dovrebbero essere ora in vista di un ridente manto d'erba, una distesa felice pronta a condurli alla panacea che ne risollevi gli spiriti.

    [Ognuno di questi è uno di troppo.]

    E invece la piana si rivela un secondo cimitero all'aria aperta -costellato di cadaveri, il suolo s'impasta di una poltiglia nutrita col sangue. Portano tutti uno scudo dipinto di un blu ben lontano dal cielo e col bianco che oramai ha perduto ogni purezza -forse magnifici prima di quella carneficina, ciò che ne resta è nulla più che corpi smembrati ed armature sprofondate nel fango.
    Quel che preoccupa, invece, è il rendersi conto di come le spoglie non presentino segni di putrefazione -l'intuire che la battaglia non si è conclusa nemmeno un giorno prima. E poi l'assenza di un evidente schieramento nemico, la presenza di un unico sconfitto, l'avanzare sempre più a valle e il non riuscire a cambiare scenario: una mattanza, in lungo e in largo, verso Istvan -verso quell'echeggiante massa scura che ne imbratta la mura dalla distanza.

    "Se è davvero un esercito di macchine, la città è irrimediabilmente perduta."

    Constata prima di venire interrotto da un cadavere non così morto come sembrava.

    Dici bene. Il Generale rivolterà Istvan e la sua reginetta per poi passare al resto del piano!

    E' un corpo umano quello che si contorce sotto la carcassa di un cavallo e del rispettivo cavaliere azzurro -un puntaspilli di frecce (e persino una lancia), macchiato di rosso nonostante da nessuna di quelle sgorghi una singola goccia di linfa vitale.

    Non importano i vostri sforzi. Non riuscirete a fermarlo.

    Un abominio che non dovrebbe nemmeno fiatare -un'assurdità la cui voce non trasuda sofferenza o dolore, piuttosto euforia.
    Inorriditi, i naufraghi loro malgrado si avvicinano con sospetto -dopo un primo istante di sorpresa e spavento, valutano come inoffensivo l'imperituro soldato. Ignorano i commenti di quello, si concentrano anzi sull'inspiegabilità del suo sopravvivere. E non serve nemmeno ricorrere a delle minacce perchè il fante -incauto e sicuro di sè- sveli loro l'intera faccenda -spieghi, cioè, dell'invasione in corso e del miracolo che dona tanto vantaggio agli assalitori: immortalità. Immortalità e rigenerazione quasi istantanea.
    Un incubo. Un affronto alla morte.

    »»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»»

    E sono lì, a domandarsi quale parte abbiano in tutto questo, a chiedersi se così schierandosi stiano facendo la cosa giusta: la morte è uno stadio necessario -la morte è un bene- e i due dispensatori di morte sono stati addestrati con il preciso scopo di impartire l'estrema sanzione a chi con empio agire a sè l'attira -dall'alto del loro giudizio, osservano beffardi come la milizia non si agiti più ora ch'è priva dell'anima. Perchè oggi si sono interrogati su cosa, davvero, fa meritare una condanna finale. Perchè -circondati da una folle danza di soprusi e ingiustizie- Rondine e Gallo hanno deciso che non dimenticheranno il dramma di Piling Place.
    Solo una certezza per il futuro -un ideale cui non venire meno nè ora nè mai.

    Last Kiss «Leggere -si sa- fa bene alla mente. Ancora meglio, poi, quando da un'innocua lettura che era -qualcosa cominciato per caso, senza nemmeno troppa convinzione- si tramuta in un'imperdibile fonte d'ispirazione: come non rimanere estasiati all'idea di poter emulare un Dissennatore -come rifiutare un'occasione così ghiotta pur sapendo d'esserne perfettamente in grado? E allora, non resta che dispensare amore e morte assieme -regalare un'ultimo bacio senza pudore: alla fin fine nessuno se n'è mai lamentato. Per davvero.

    Critico (a contatto) | 1 pt. | Miron
    [Mediante quello che a prima vista appare come un semplice bacio -e unicamente previo consenso dell'avversario o del QuestMaster- Miron è in grado di estirpare, di impossessarsi e di conservare in sè a tempo indeterminato l'anima di un qualsiasi soggetto, producendo parimenti un brusco decesso nella vittima designata.]
     
    Top
    .
  13.  
    .
    Avatar

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    1,734

    Status
    Offline

    A colpi di frusta il vecchio mulo procedeva il più velocemente possibile, per quanto concesso dalle sue forze e dalla sua veneranda età. Ma trascinare quel carro pesante attraverso fanghiglia e sentieri seminascosti tra la boscaglia era ardua impresa. Eppure le frustate continuavano a susseguirsi spasmodiche riflettendo l'ansia e il terrore cieco del triste cocchiere. Ogni colpo che infieriva alla povera bestia non era che una conseguenza della sua disperazione...

    Lui e la sua famiglia erano in fuga dalla guerra.

    Ma il rullo dei tamburi sembrava sempre più forte, forse avevano imboccato il percorso sbagliato e stavano procedendo dritti dritti al campo di battaglia. Ma il cocchiere era reso sordo dall'angoscia folle, non smise con le frustate nemmeno quando intorno a loro cominciò quello strano tintinnio metallico... Nelle sue orecchie c'era solo lo schiocco di frusta e nella sua mente aveva fatto il vuoto, deciso a procedere ad ogni costo.

    Ed infine furono circondati dai soldati.

    Niente avrebbe fermato le loro spade. Niente poteva nulla contro il loro desiderio di sterminio e conquista.

    Era la fine.

    Il gruppo di fuggitivi era terrorizzato, i soldati erano pronti a calare e a dare via al massacro.

    Fatto sta che nessuno si accorse del lieve fruscio che serpeggiava tra gli alberi.

    Come potevano?

    Era un passo così leggero e veloce.

    La piccola figura agile e scattante -avvolta nella sua mantellina grigia- scivolava rapida muovendosi alle spalle degli aggressori. Aveva capito cosa stava accadendo in quelle terre orientali e nel suo girovagare ramingo aveva intercettato sia il drappello che i fuggitivi e sapeva bene come poteva andare a finire.

    Pertanto aveva deciso di seguire il carro da lontano e di tenere gli occhi aperti e le narici bene attente.

    Così mentre il drappello circondava il carro lui si muoveva già da un po' alle loro spalle. Li studiava, li contava e si preparava ad agire.

    Erano una mezza dozzina, tutti bene armati. Quando quello che doveva essere il Capitano diede il segnale si mossero all'unisono verso i poveri cittadini dell'Est.

    Ahimé per gli invasori, lo stesso segnale fece entrare in scena il Cavaliere misterioso.

    Una bianca figura che rapida e fulminea si mosse ad intercettare i soldati che già pregustavano l'orrenda carneficina.

    Qualche colpo di spada bene assestato e già in tre furono disarmati.

    Non si aspettavano di trovare un avversario, così rapido, così veloce e così insolito.

    Ci furono urla, sia tra i soldati che tra i contadini in fuga.

    “Che diavolo sta succedendo!?”

    Dalla sua posizione il capo dei soldati non riusciva a scorgere bene cosa stesse accadendo. Ma spostandosi meglio ebbe modo di vedere e capire e sulla sua faccia comparve un primo stupore e poi... divertimento.

    “Ehi voi! Siete soldati o donnicciole? Basta un grosso coniglio per farvi cadere la spada? Prendetelo... combattere mette appetito”

    Il Cavaliere non si scompose e mantenne la posizione, mentre altri soldati armati si avvicinavano.

    Ma quando i tre disarmati si mossero per raccogliere le loro lame la sua spada si mosse di nuovo. Tre fendenti calarono uno dopo l'altro. Non per uccidere ma abbastanza per impedire loro di tenere in mano una spada... per il resto della vita.

    “Non so chi voi siate... Ma lasciate stare questa gente o ve la vedrete con me!”

    Vedere i suoi soldati messi in ridicolo in questo modo fece alterare ed indignare il Capitano.

    “TU intendi fermare NOI! Non sai chi hai davanti piccoletto.”

    Gli uomini già colpiti continuarono a muoversi verso il Cavaliere Bianco che messo alle strette non poté che rispondere con altri affondi...

    “Messere io non so chi voi siate, ma vedo che avete cattive intenzioni. Voi avete dinnanzi Sir Zephyrus Lancaster, Cavaliere Bianco di Leanfalia e non vi lascerò far del male a questa povera gente. Andate via se non volte fare la fine di questi tre..”

    Quelle parole restarono sospese, mentre dalle gole di tutti i soldati proruppero grosse e gorgoglianti risate. Quelli che ridevano di più erano i soldati che dovevano essere a terra e in fin di vita, eppure gli affondi e i fendenti non li avevano di certo fermati. Anzi non mostravano più alcun segno di ferita, quasi come se il filo del Lancaster non li avesse intaccati.

    Eppure quella lama nella zampa del Bianco Cavaliere continuava a grondare sangue...

    Le loro ferite si erano rimarginate.

    “Adesso comprendi coniglietto... tu non ci puoi fermare e noi siamo tanti”

    La situazione era precipitata. Aveva di fronte sei soldati apparentemente immortali e degli indifesi da difendere. Ma non sarebbe certo scappato. Nossignore, niente e nessuno avrebbe mai messo in fuga sir Zephyrus Lancaster.

    “Voi correte! Li tratterrò il più possibile.”

    Con un balzo raggiunse i soldati che bloccavano l'avanzata del mulo e menando due rapidi e poderosi fendenti decapitò due soldati.

    Il cocchiere non si fece scappare l'occasione e menando nuove frustate al mulo impaurito fece ripartire il carro.

    Purtroppo per il Cavaliere gli uomini feriti si stavano già rialzando. L'intero drappello sembrava aver perso interesse per il carro e i suoi occupanti e si stava muovendo per accerchiare da tutti i lati l'indomito leprotto.

    Spada contro spada e lama contro scudo il Cavaliere riuscì a tenere a bada gli aggressori, nonostante il numero giocasse a suo sfavore. Era piccolo e in una mischia questo poteva aiutarle. Inoltre era molto più rapido e veloce degli attaccanti. Ma non poteva certo tenere il ritmo in eterno. Doveva escogitare qualcosa.

    Così non appena trovò un'apertura scivolò via riuscendo a mettere qualche metro di distanza dalla mischia.
    Intanto il carro era sparito alla vista e procedeva spedito verso un'incerta salvezza.

    “Ti sei stancato di giocare?”

    Il Cavaliere bianco si protese in avanti poggiando la zampa libera a terra, concentrando le energie e socchiudendo gli occhi per qualche istante.

    “Non ancora. Ammetto che siete avversari difficili da affrontare, ma ho ancora qualche asso dalla manica. Siete tanti è vero... vediamo di aggiustare un po' le cose.”

    Ed allora quattro coniglietti emersero dal terreno.

    “Andate!”

    Forse perché trovavano la cosa esilarante non si mossero di un singolo passo mentre quelle piccole creaturine forgiate alchemicamente da terra e roccia saltellavano verso di loro.

    Ma una volta raggiunto il gruppo i quattro saltellanti guerrieri svanirono.

    BOOOM!

    Le sue creature avevano fatto il loro dovere e non poteva trattenere gli invasori molto di più. Sperava solo che ci mettessero un po' prima di ricomporsi e che il carro avesse macinato abbastanza per mettersi in salvo.

    Quindi così come era comparso il Cavaliere Bianco svanì nel nulla scivolando nella boscaglia...



    Ꙩ Movimento selvaggio:
    Zephyrus richiama e potenzia alcune caratteristiche da animale selvaggio, superando i limiti del proprio fisico. Ne risulta un corpo più agile, scattante e rapido nei movimenti. In sostanza il cavaliere ottiene un bonus in velocità, superando le sue normali caratteristiche fisiche.
    Consumo: Variabile Durata: 1 turno
    {critico: 100% Velocità}

    Ꙩ Bunnytopia:
    Zephyrus Lancaster è un Cavaliere, nonché discreto alchimista, e per qualche tempo ha militato anche in un esercito. Forse per queste sue doti congiunte ha escogitato un modo per creare dall'ambiente circostante quattro piccoli leprotti in grado di muoversi e saltellare. Questi piccoli soldati obbediranno ai comandi del Cavaliere Bianco. Zampetteranno verso il bersaglio e una volta raggiunto svaniranno in un'esplosione!
    Consumo: Medio Durata: un turno
     
    Top
    .
  14.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    3,131

    Status
    Anonymous

    Con la leggerezza soave di una piuma, il pennello carezzò la bianca trama della tela di lino, aggiungendo al rosso che già l'impregnava un arco dello stesso colore, ma di una tonalità più scura... una tempera tanto densa e corposa da sembrare nera.

    In silenzio, occhi di un intenso color magenta contemplarono il quadro ancora incompleto, studiando la giustapposizione delle linee nella geometria di insieme, e ci volle un lungo istante di analisi critica perché l'artista si ritenesse soddisfatto del suo operato: le ombre del tramonto vermiglio che aveva intrappolato in quello spazio delimitato -misera finestra aperta sulla sua immaginazione-, spiccavano ora finalmente con la giusta definizione.
    Ora restavano la luci.

    « Ci vorrebbe qualche pigmento più chiaro... »

    Pensierosa, la bella voce maschile si librò nell'aria greve del cortile, e pur non essendosi rivolta a nessuno, un fruscio -più simile ad un gemito rantolante- provenne dal di là del trespolo dietro cui si era rinchiuso nel suo beato isolamento. Che pessima idea disturbarlo.

    « Come dici...? »
    chiese distratto il pittore, scostandosi dal suo lavoro
    « Temo di non aver capito bene. »

    Una sfumatura ben dosata di sarcasmo affilò la curva delle labbra ben disegnate del giovane quando posò il pennello sul bordo ligneo del cavalletto per alzarsi, e il suo sguardo color ametista abbracciò la vastità della piazza del Mercato con una sola occhiata, lasciando che i raggi del sole morente donassero una vivacità tutta particolare alle pozzanghere che punteggiavano il lastricato al pari di tanti rubini incastonati.

    jpgLasciandosi alle spalle la scultura che aveva assemblato perché gli facesse da seggio -un cumulo di corpi paralizzati in posizioni improbe, con le carne e le ossa fuse in macabre alchimie-, il Principe Demone avanzò verso il più vicino degli uomini riversi per terra... o -più esattamente- inchiodati al pavimento con bulini e punteruoli, con le gabbie toraciche aperte ad esporre gli organi palpitanti.


    Da lì si era già servito: fluidi di vene e arterie per provvedere allo sfondo, il rosso vivido del cuore per la sfera incandescente del sole, il fegato e i suoi sedimenti di ferro per render tetre e profonde le ombre dei chiaroscuri...

    « Cervello e bile per nuvole rosa e aurore dorate. ♥ »
    mormorò, ispirato e visionario, chinandosi sulla sua preda immortale
    « E' proprio quello che manca al mio dipinto...! »

    Il Nephilim pescò con la mancina una boccetta di vetro dalla sacca dei materiali che aveva abbandonato sul selciato e mentre la destra sfilava un bisturi dalla cartucciera che teneva legata in vita come una cintura, un sorriso feroce e crudele illuminò il viso di Kerobal: l'invasione dei soldati di Endolas era stata per lui una fortuna insperata... così tanta reperibilità di materiale...

    Gli era mancato davvero dipingere alla vecchia maniera del Makai.

     
    Top
    .
  15.  
    .
    AVATAR_DEFAULT

    Viaggiatore dei Mondi

    Group
    Member
    Posts
    80

    Status
    Anonymous

    Risatine di bambino rimbalzavano in inquietanti echi distorti tra i lunghi anditi di pietra, accelerando i battiti del suo cuore immortale con iniezioni di adrenalina; i suoi compagni erano ad uno ad uno misteriosamente scomparsi, e i movimenti e i fruscii che credeva di cogliere nell'ombra sfarfallavano ai margini delle sue percezioni, suggerendosi senza mai svelarsi, portando al parossismo la sua consapevolezza di star pian piano impazzendo...

    Ecco quel che restava del plotone di feroci e impavidi conquistatori di Endolas -uomini adulti, armati e addestrati-, che nemmeno un paio d'ore prima avevano varcato con baldanza le soglie di Miséricorde, inseguendo un bambino che avevano visto giocare in cortile; qualche piccolo ostaggio -si erano detti- avrebbe senz'altro spianato loro la strada, eppure, da quando avevano messo piede nel complesso, non ne avevano ancora scorto nemmeno uno... e prima che il comandante avesse modo di accorgersene, il numero dei suoi sottoposti si era quasi dimezzato senza che ne potesse avvertire un solo fiato di allarme.


    Che qualcosa non andasse era diventato palese in quel momento.
    Che qualcuno stesse giocando con lui come il gatto col topo fu chiaro quando anche i suoi ultimi due luogotenenti scomparvero nel passaggio da una stanza all'altra: era rimasto solo, e quella voce infantile che ridacchiava e recitava macabre filastrocche aveva iniziato a perseguitarlo, così continuava a muoversi con passi frettolosi e malfermi lungo i corridoi deserti e spettrali dell'edificio, urlando il chi-va-là ad ogni angolo, porta o armadio in cui si imbatteva... vagando alla disperata ricerca dell'uscita.

    Col respiro pesante per l'ansia che lo divorava, l'uomo schiuse lentamente una delle porte di comunicazione, e alla tenue penombra scrutò il corridoio: non c'era nessuno, e tutto sembrava tranquillo e sicuro, così scivolò oltre la soglia, ma dovette raggiungere le porte chiuse sulle aule vuote per riconoscere i segni lasciati sul muro e capire che da lì era già passato; per la frustrazione, menò un fendente ad un armadio con rabbia e cominciò ad imprecare. A zittirlo fu un tonfo leggero.

    Nel voltarsi a ricercarne l'origine -con la spada già levata e pronta all'offesa-, il condottiero fu sorpreso di scorgere un innocuo blocco da disegno, che -ne era certo- fino a poco prima non c'era: ci si avvicinò con circospezione, restando guardingo, e chinandosi verso l'oggetto lo raccolse con diffidenza. Quando mise a fuoco gli scarabocchi che erano stati tracciati con i pastelli colorati, sobbalzò e lo lasciò ricadere a terra.

    La pagina a cui il blocco era aperto mostrava la facciata del palazzo, mentre l'indistinto numero di omini grigi affollati davanti ai cancelli e dentro il cortile doveva essere l'esercito di Endolas; un'altra figura dalla zazzera castana stava in disparte sul tetto del palazzo...ma ciò che l'aveva scosso era stata la scritta in stampatello.


    “Tanti piccoli soldati un regno vollero conquistar:
    uno dopo l'altro caddero in trappola, e sol pochi ne restar.”


    Deglutendo rumorosamente, il capitano si fece coraggio, raccolse l'oggetto e voltò pagina, osservando con chissà quale aspettativa la seconda vignetta: non ne era sicuro, vista la scarsa qualità del tratto, ma la scena sembrava raffigurare le cucine della mensa, in cui -ormai ridotti ad un manipolo- lui e i suoi si erano addentrati alla ricerca di provviste da saccheggiare...là avevano perso anche Gallet e Miguel.

    “Sette poveri soldati se ne andarono a mangiar;
    c'è chi fece indigestione, solo quattro ne restar.”


    Lo sconosciuto omino con la zazzera castana era disegnato appollaiato su una credenza alle loro spalle, nell'atto di studiarli, e quel pensiero rese l'osservatore preda di un disagio inspiegabile, che cresceva assieme alla sua paranoia. Sbuffando, l'immortale passò alla pagina successiva.

    “Quattro poveri soldati fino a notte alta vegliar:
    uno cadde addormentato, tre soltanto ne restar.”


    Con un singulto causato dall'ansia che gli aveva reso irregolare il respiro, l'invasore ghermì il foglio con la mancina, lo accartocciò con una mano sola e lo gettò lontano, e lo sguardo cadde di nuovo come piombo sulla carta scarabocchiata, riconoscendo il corridoio dove era rimasto da solo.

    “Tre soldati, poveretti, se ne vanno a passeggiar:
    due -ahimè- restano indietro, uno solo ne restar.”


    Timoroso per il futuro che quegli scarabocchi sembravano volergli profetizzare, il capitano girò pagina: davanti ai suoi occhi, sul foglio bianco e povero di elementi stava raffigurato solamente un ultimo omino in armatura... e in piedi davanti a lui, la ricorrente figura dai capelli bruni.

    « Ciao, Signore! ♥ Ti sei perso? ♪ »
    cinguettò d'un tratto la voce allegra e squillante di un bambino

    Quando quel suono inaspettato ruppe il silenzio assoluto, il guerriero saltò per lo spavento, lasciò cadere al suolo il blocco da disegno, e levò la spada verso il nuovo venuto prima ancora che lo sguardo la seguisse; dall'altra parte, tutt'altro che sorpreso o spaventato dal fatto che un uomo grosso due volte lui lo minacciasse con una lama, il bimbetto dai capelli castani continuò a sorridere raggiante, con le mani intrecciate dietro la schiena.

    Ovvie domande cominciarono a fluire nella sua mente: chi era davvero quel bambino?
    Che ne aveva fatto dei suoi compagni?
    Che aveva da sorridere a quella maniera?
    Eppure, prima che potesse convincere le labbra secche a proferir una sola sillaba,
    il fanciullo parlò di nuovo.


    jpg
    « Se cerchi i tuoi compagni, posso portarti da loro... »
    gorgheggiò, sorridente e pimpante, così tanto da apparir sinistro
    « ...non posso lasciarvi a piede libero qui:
    i bambini potrebbero tornare da un momento all'altro. ♥ »


    Un grido agghiacciante echeggiò per il deserto Nido degli Angeli spegnendosi dopo interminabili secondi, e nel corridoio ora vuoto, il fruscio di un foglio di carta gli fece da contrappunto.

    “Solo, il povero soldato, per il Nido se ne andò:
    con il mostro si trovò - e nessuno ne restò...”



    Edited by Madhatter - 10/9/2013, 02:04
     
    Top
    .
19 replies since 4/2/2013, 15:20   703 views
  Share  
.