[EM] Un greco nel freezer

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  1. Zimmer
     
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    La sala era buia, umida, maleodorante. Nella fossa scavata per gli incontri clandestini, sangue secco adornava le pareti di roccia scura, come piccoli autografi di chi aveva combattuto per quattro soldi la sopra. Qua e la comparivano tavoli colorati, con sopra mazzi di carte scomposti, come sorpresi della loro improvvisa inattività. Uno spiazzo era stato fatto al centro della sala, rovesciando tavoli e lanciando via sedie inutili. Un enorme congelatore industriale ora faceva da protagonista alla bisca clandestina della Quinta Bolgia, gettando un inquietante alone azzurrognolo tutto attorno. Sopra, seduto a gambe incrociate, stava il Rossiccio, mentre assaporava quella calma non voluta ad occhi chiusi.

    Avevano giocato ai conquistatori, ai rivoluzionari... ma quello era un gioco pericoloso. Il Boggart sorrise, ripensando a come quella cosa fosse cominciata. Ricordò quel giorno, ormai lontano di secoli nella sua mente, quando aveva incontrato il Greco e l'Uomo Incrociato, tra le dune cocenti dello Yuzrab.
    Un incontro come tanti, una transazione economica, un saluto che somigliava ad un addio. Zimmer già si era preparato a dimenticare le loro facce.

    E invece, l'Uomo Incrociato, all'ora leader degli Eversori, era venuto a cercarlo al Bazar delle Talpe, e niente fu più lo stesso nella vita del Rossiccio.

    Ora i leader erano tre, e due di essi erano in quella stanza... uno seduto sopra un congelatore, l'altro, cadavere, sdraiato dentro di esso.

    La rabbia iniziale era stata sostituita dalla fredda certezza. Non avrebbe lasciato che quella vita finisse a incrementare le fila infernali. Non ora che gli Eversori finalmente si stavano affermando su Merovish.
    La tentazione di usare il Grimorio dello Scambio era fortissima... ma sapeva di non aver più niente da scambiare con gli emissari degli inferi. Non dopo aver rubato la propria anima.
    Un messaggio era stato inviato verso Laputa. Un messaggio chiaro e semplice, scritto dalle dita abili dello schiavo 23.
    Una richiesta di aiuto... il Boggart sorrise. Era forse la prima richiesta di aiuto che faceva.


    Nella Quinta Bolgia regnava il silenzio. I tavoli erano vuoti, il biliardo abbandonato, l'orchestra deserta.
    In molti avevano protestato per quella chiusura non annunciata, in molti non sarebbero tornati come clienti abituali.
    23, lo schiavo del Boggart, sorrise, pensando cosa avrebbe fatto pagare ad Aristotelis per quel danno economico.

    Sua era stata l'idea di chiedere aiuto a Virginia per quella situazione: ricordava molto bene il suo potere curativo... anche se non era l'unica qualità che ricordava della ragazza.
    Si vergognò subito del sorriso ebete che gli stava spuntando in volto, vista la situazione. Era stato uno fra i primi a conversare con il Greco, visto la sua rudimentale conoscenza della lingua, prima che il gerarca imparasse il parlato comune Endolesiano. Gli era sempre stato simpatico quel militare, e sapeva che un profondo legame lo legava al proprio padrone, proprio lui che odiava di "bipedi", come li chiamava lui.

    Lo schiavo stava seduto sul bancone appiccicaticcio del locale, fissando la porta d'ingresso, sperando che l'aiuto arrivasse il prima possibile... e che il potere della suora fosse sufficientemente potente per strappare un anima dall'Abisso e riportarla in questo mondo.


     
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    Pg giocanti: Virginia & Drusilia


    "È vero, come predica Cicerone, che la virtù è il fondamento dell’amicizia, nè può essere amicizia senza virtù; perchè la virtù non è altro che il contrario dell’egoismo, principale ostacolo all’amicizia".
    Giacomo Leopardi


    rosadru

    Albero Casa, Latifondo.
    Presidio Errante, Endlos.

    Una ragazzina sostava in posa concentrata su suo letto. Gambe incrociate e mano sul mento, fissava intensamente prima una valigia marrone piena di roba ed oggetti strani, poi una lista su foglio di pergamena che aveva stilato quella stessa mattina, quando un piccione recante una richiesta di aiuto da parte di 23 era giunto all'Albero Casa. A quella consapevolezza la piccola missionaria era praticamente sbiancata, più che altro perchè temeva che gli fosse accaduto qualcosa, ma con suo sommo gaudio scoprì che la missiva riguardava tutt'altra persona. Certo, era comunque amico di 23 e questo rendeva la faccenda importantissima, ma pensare che non fosse accaduto nulla al suo Fiorello fu in un certo senso rincuorante.
    Rinvigorita nel corpo e nell'anima dopo una sessione di preghiere, la suorina si era quindi diretta agli uffici burocratici della sua gilda ed aveva domandato dei giorni da scalare alle proprie ferie stipendiate, dunque aveva iniziato immediatamente a preparare i bagagli per la traversata a Sud.

    -Allora... kit di pronto soccorso, garze, bende, venticinque fialette di acqua santa, rosari, crocifissi, sale, due bibbie, otto vangeli, cinque paletti di frassino e biancospino, un pugnale d'argento...

    Un rumore leggero alla porta socchiusa la distrasse, seguito dall'apparizione di un volto a lei estremamente conosciuto. Drusilia Galanodel, Gran Maestro degli Aviatori e sua amica da quando avevano memoria... in pratica tutto ciò che le restava del proprio passato umano, oltre che ragione del suo presente.

    -Perchè hai chiesto dei giorni di ferie? Ti senti per caso male? Hai bisogno di qualcosa?

    La mora le si avvicinò, portandole una mano sulla fronte come per sincerarsi del suo stato di salute. Solo dopo si rese conto della valigia... e di ciò che Virginia aveva messo al suo interno.
    -Uhm... devi per caso andare a esorcizzare qualche armata fantasma?- portò il ditino sulle proprie labbra, mentre gli occhi color smeraldo perquisivano quella sacca -A cosa diavolo ti servono otto vangeli?!?!?!

    Virginia le scoccò un'occhiata di sufficienza.

    -Quelli vanno distribuiti ai non credenti, ovvio! Altrimenti come fanno a sapere del messaggio di pace e salvezza del nostro Signore? Guarda che in questo mondo non si è rivelato ed è compito nostro divulgare la sua Parola! Mi meraviglio che tu non ci abbia pensato!

    -Ah... ok- rispose Drusilia un pochino imbarazzata. -è che non mi è ben chiaro cosa tu voglia fare...

    Non ebbe tempo di finire la frase che l'Aviatrice le piazzò sotto il naso il messaggio di 23. Drusilia lo prese con circospezione e lo lesse mentre il sopracciglio destro si inarcava leggermente.
    Virginia lo notò immediatamente: la conosceva abbastanza per comprendere al volo la sua mimica facciale e ciò che questa significava. Il sopracciglio alzato, per esempio, indicava che la Dama non fosse del tutto convinta riguardo qualcosa di non ben precisato. Probabilmente pochi attimi dopo a quel gesto si sarebbe aggiunta una contrazione delle belle labbra color rubino.

    -A Sud... ti rendi conto di dove ti stai dirigendo? Merowish non è una città come le altre. Tu non sei pronta ad andarci: è piena di criminali, stupratori e mercenari. In più è fiorente il mercato di schiavi. Nel migliore dei casi moriresti prima di raggiungere il tuo amico.

    Drusilia osservò lo sguardo addolorato della fanciullina, rendendosi conto che forse era stata un pò brutale. Però aveva preferito la sincerità, per il bene dell'amica: la missionaria era troppo giovane, carina ed innocente per pensare di uscire sana e salva da quel covo di lussuria, violenza e morte. Come minimo necessitava una conoscenza approfondita nelle tecniche di combattimento di base -oltre che un minimo di scaltrezza per non esser tratta in inganno dai tanti venditori di illusioni- ma personalmente non l'aveva vista una sola volta allenarsi come gli altri suoi colleghi della squadra verde. Per la scaltrezza, poi... sapeva che Virginia non aveva mai brillato di acume, nemmeno da umana.
    Sbuffò rassegnata.

    -Ti accompagno io.

    rosadru

    Giunte a Merovish, non impiegarono molto tempo a raggiungere quella da tutti chiamata La Quinta Bolgia, in parte perchè c'erano già state, in parte perchè si trovava in una zona facilmente rintracciabile. Entrambe ammantate da mantelli logori e sporchi, volto basso per non farsi riconoscere, ora sostavano davanti alla soglia che divideva quella che a tutti gli effetti era la casa di 23 con il mondo esterno.
    Virginia fu la prima a fare un passo in avanti, levando il braccio con la volontà di bussare sul legno marcio. Drusilia, poco dietro di lei, portò una mano sull'elsa della spada: se qualcuno avesse riservato loro qualche brutta sorpresa, avrebbe trovato pane per i propri denti.

     
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  3. Zimmer
     
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    Per l’ennesima volta, qualcuno bussò alla volta della Quinta Bolgia. 23 aveva già cacciato cinque ubriaconi, tre avventori, un papa e due magistrati, che di colpo erano entrati nel locale, sbraitando chi all’alcol, chi al gioco, chi al vizio. Particolarmente ostinate si erano rivelate le guardie svizzere del papa, che a gran voce chiedevano dove fosse la loro Vatican City e che erano in ritardo per il Bingo.

    Prova a spiegarglielo, che erano finiti in un'altra dimensione, dove per altro il Bingo era vietato per legge e che chi lo praticava veniva frustato nella pubblica piazza.

    Mentalmente, ringraziò gli Dei di essere lui a ricevere gli ospiti, e non il suo datore di lavoro. Gli affari sarebbero precipitati, se ad accogliere i poveri assetati di Merovish ci fosse uno Zimmer Nervoso.

    Ma, tornando a noi, qualcuno bussò alla volta della Quinta Bolgia. Il che, effettivamente, era strano: la gente solitamente prendeva ed entrava. 23 si lasciò cadere dal bancone e andò alla porta, lanciando un occhiata preventiva al muro adiacente, al quale era poggiato il fidato fucile. Ormai erano quasi due anni che abitava a Merovish, e un anno pieno che la Bolgia era aperta al pubblico. A ben pochi sarebbe venuto in mente di creare casini in quel luogo… ma come si dice, la madre dei folli è sempre incinta, e a Merovish trova fin troppi amanti vogliosi.

    Il giovane schiavo dai capelli bianchi aprì la porta quel tanto che bastava per poter gettare un occhio all’esterno, trovandosi davanti due donne coperte da mantello e cappuccio.

    Dati i cappucci calcati sul volto, per 23 era difficile distinguerne i lineamenti, ma… donne? Alla Quinta Bolgia? Era accaduto solo tre volte in un anno intero, ed almeno due volte era scoppiata una rissa.
    Lo schiavo aprì la porta completamente, spendendo un istante a valutare chi si trovava davanti.
    Virginia? domandò verso la ragazza che fra le due sembrava più vicina alla morfologia dell'amica.
    Lanciò invece una fugace occhiata indagatrice verso l'accompagnatrice della ragazza. Se si fosse davvero trattato di Virginia, sarebbe certamente stato più tranquillo sapendo che era arrivata a Merovish accompagnata da qualcuno... ma allo stesso tempo temeva la reazione del proprio capo.

    Oltre a questo, la curiosità si stava facendo largo dentro di lui.



     
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    -Ciao Fiorello!

    Affacciandosi alla porta, 23 avrebbe incrociato il faccino di una ragazzina dagli occhioni color nocciola ed un sorrisone contagioso. Aveva alzato il capo, dunque non gli sarebbe stato difficile riconoscerne i lineamenti tondi e simpatici. Sarebbero quindi entrate all'interno del locale, e la missionaria si sarebbe finalmente liberata di quel pesante mantello in tela di sacco, mostrando solo allora il borsone che aveva portato con sè.
    Lo posò a terra, lo aprì e... prese un vangelo e lo consegnò nelle mani di 23.

    ariste

    -Questo è un regalo per te!- Esclamò tutta gioiosa, afferrando poi un rosario dai grani di legno e porgendolo nelle sue mani -Dato che ti voglio tanto bene, ti ho portato pure questo. Trattalo con cura perchè è benedetto!
    Avrebbe terminato quella strana dichiarazione puntellando il naso del ragazzo con un ditino per poi richiudere la borsa e rimettersela tracolla, il tutto mentre l'accompagnatrice -ora priva del suo cappuccio, estremamente bella ma dall'espressione molto più seria dell'altra- si esibiva in un evidente quanto universale facepalm. Al suono della mano sulla faccia, però, Virginia si sarebbe resa conto della propria sbadataggine, dunque avrebbe preso lo schiavo per mano ed avvicinato (con una forza che solo lui poteva ricordare) a Drusilia, così che si presentassero.

    -Fiorello, lei è Drusilia, la mia migliore amica. Drusilia, lui è Fiorello- disse, indicando prima una e poi l'altro -In realtà si chiama 23, ma a me Fiorello piace molto, non trovi?

    La Dama del Vento le scoccò un'occhiata rassegnata, per poi salutare il ragazzino con un leggero inchino ed un sorriso gentle.

    -E' un piacere conoscerti, 23: Virginia mi ha molto parlato di te.

    Appena dru si toglie il cappuccio, dovrebbero riattivarsi tutte le malie ecc.
    Non le quoto perchè le conosci =*
     
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    Eliminato il cappuccio, 23 non ebbe più dubbi: quella era proprio Virginia, l'unica persona su Endlos che poteva essere sicuro di poter considerare sua amica.
    Sorrise al saluto della ragazza, ricordandosi come si era guadagnato il soprannome di "Fiorello", chiedendosi allo stesso tempo come stesse il suo compagno di bevute, "Silvestro", lo schiavo numero 42. Che poi, schiavo non era, ma la situazione era stata abbastanza caotica da fraintendere... era un anno buono che non lo vedeva.

    Lo Schiavo si domandò se fosse il caso di abbracciare la suora. Sapeva poco dell'ordine al quale apparteneva, ma sapeva benissimo quali fossero i limiti di uno schiavo. Non che con lei tali limiti fossero mai serviti.
    Tuttavia, non fece in tempo a decidersi, che si ritrovò fra le mani un Rosario e un Vangelo.
    Come sempre, il giovane restò spiazzato dal comportamento della ragazza, riprova di quanto poco le importasse della sua condizione di schiavo.
    Le rivolse un sorriso imbarazzato, mentre si ficcava il Vangelo sotto braccio e il Rosario al collo (no, non aveva idea di cosa fosse.)
    " Grazie amica mia... non so cosa dire." riuscì a spicciare, mentre un lieve rossore gli illuminava il volto pallido.

    Poi arrivò il momento delle presentazioni. La donna che aveva accompagnato Virginia era una certa Drusilia... nome che gli fece scattare una campanella nel cervello. Quello era un nome particolarmente importante... lo aveva udito per la prima volta al Ballo d'Inverno, dove aveva conosciuto Virginia, ma lo aveva sentito ripetere numerose volte durante gli incontri segreti degli Eversori. Un nome molto, molto importante.

    " Schiavo numero 23, proprietà di Zimmer il Rossiccio. E' un onore conoscervi, mia Dama, sono al vostro servizio." rispose lo schiavo, come l'etichetta di uno schiavo imponeva. Poi, si fece da parte, per lasciar entrare le due all'interno.
    " Vi offrirei qualcosa da bere, ma purtroppo la situazione richiede celerità. Da questa parte prego."
    23 si destreggiò fra i tavoli, saltando oltre il bancone e aprendo una pesante botola dietro di esso, aiutandosi con una spranga di ferro. Una scricchiolante scala portava verso il salone della bisca sotterraneo, sprofondato ora dall'oscurità.

    Allo schiocco di un interruttore, diverse piastre alogene si accesero sfrigolando e sprigionando una pioggia di scintille di tanto in tanto. Al centro della sala, il congelatore troneggiava su tutto: una tecnologica bara di metallo. Il molliccio seduto sopra saltò giù con un tonfo scocciato, andando incontro al gruppo.

    "Allora, schiavo. Tu ha trovato tua Vaginia?" esclamò a pieni polmoni, prima di capire che effettivamente, lo schiavo non era sceso da solo. Lo schiavo cercò disperatamente un arma con cui porre fine alla sua vita così ricca di imbarazzo e sofferenze, ma purtroppo trovò solo un cucchiaio sdentato, su un tavolo poco lontano. E si, alla Quinta Bolgia, perfino i cucchiai hanno i denti.


     
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    " Grazie amica mia... non so cosa dire."

    Vide il ragazzino comportarsi con riguardo e devozione verso l'amica prima ancora di riconoscere chi era la sua accompagnatrice, e questo per Drusilia fu un primo passo verso la piena fiducia nei suoi confronti: sapeva già da Virginia che si trattava di un bravo ragazzo, ma voleva accertarsene comunque.

    " Schiavo numero 23, proprietà di Zimmer il Rossiccio. E' un onore conoscervi, mia Dama, sono al vostro servizio. Vi offrirei qualcosa da bere, ma purtroppo la situazione richiede celerità. Da questa parte prego."

    A quelle parole rimase un pò turbata: vero era che differentemente dall'amica fosse perfettamente cosciente della situazione in cui versava il Sud, ed era già abituata a vedere schiavi in giro considerando che il Sodalizio si occupasse anche di questo ma... le dava sempre un effetto strano. A dire il vero non sapeva davvero come spiegarselo.

    "Allora, schiavo. Tu ha trovato tua Vaginia?"

    Una voce risvegliò Drusilia dai propri pensieri e, anche se fu certa di quello che aveva sentito, per qualche attimo si domandò se non fosse stata vittima di una qualche strana allucinazione. Chissà, magari era una trappola: infondo erano appena state condotte in una... cantina? Si, forse era una trappola.

    -Chi è Vaginia?

    La vocina della suorina dipanò quel silenzio imbarazzante, e nel mentre la faccia di 23 aveva assunto un'espressione non descrivibile a parole e che era tutto un programma. Avrebbe fatto volentieri harakiri se mai Drusilia gli avesse passato l'arma.

    -Avrai sentito male: ha detto Virginia.

    La Dama del Vento pronunciò il suo commento scoccando al ragazzino un'occhiolino di intesa, ed intanto l'amica si improvvisava ad involontario sottofondo con un sonoro "Oooh, ora ho capito!"

    -Allora, perchè siamo qui? Chi è il morto, ammesso che un morto -in effetti- ci sia?

     
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  7. Zimmer
     
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    -Avrai sentito male: ha detto Virginia.



    23 fece per replicare, ma la Dama gli lanciò io occhiataccia al volo.
    "Oh si. Virginia ha detto. E' un Boggart, si mangia le consonanti, e poi rutta pure. Avrai sicuramente sentito male." commentò, sudando freddo. Poi lanciò un occhiata implorante al proprio padrone, scongiurandolo telepaticamente di non... di non fare il Boggart, almeno per qualche minuto.

    Povero, piccolo 23.
    "Schiavo, tu ha detto me che porti a suora che sa ripijare per capelli nostro amico, tu mi porta due femmine di superficie e libro?" commentò con tono scocciato il Rossiccio, riconoscendo tuttavia Virginia. Diede comunque un occhiata sia alla seconda ragazza che al libro che il suo schiavo ancora reggeva.
    La prima non la riconobbe, il secondo si.

    " Io spera che tu no è venuta solo con chelo... io ne ho simile, io poteva fare da me." biascicò, astioso. Boggart: evidentemente anche loro avevano il ciclo, ogni tanto. Così dicendo, accennò al grosso Grimorio che aveva abbandonato su uno dei tavoli. Probabilmente, Virginia lo avrebbe avvertito come un artefatto demoniaco.
    Diede una piccola scoppola allo schiavo, ma non troppo forte. In fondo, aveva mantenuto la parola: Virginia era li. Bisognava vedere se era in grado di fare quello che a loro serviva.

    -Allora, perchè siamo qui? Chi è il morto, ammesso che un morto -in effetti- ci sia?



    Il Rossiccio la fissò con aria di sfida, poi sputò a terra. In fondo, era stato lui a chiedere aiuto. Insolito, per un Boggart.
    Tornando su i suoi passi, si avvicinò al congelatore al centro della stanza, e con un calcio fece saltare il coperchio, che raschiò al suolo.
    All'interno della bara di metallo c'era il cadavere di Aristotelis Skotos, pallido. Agli angoli del volto si erano brinati a causa del macchinario, potente quel tanto che bastava per ritardare la decomposizione senza congelarlo.
    " Chesto è mio..." amico? " ...collega. Io ha bisogno di lui. Tu può fare qualcosa?"
    Era quanto di più di avvicinava a un "per favore".
    Si rivolse a Virginia, lanciando un occhiata a Drusilia. L'aveva vista, al Ballo d'Inverno, assieme al Verdastro che governava quello scoglio volante di Laputa. Sapeva che la suora era di quelle zone, ma non pensava avesse amici così altolocati.

    Eppure, per una volta, il Boggart non pensò a inganni, complotti o occasioni lucrative. Aveva altro a cui pensare.
     
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    " Io spera che tu no è venuta solo con chelo... io ne ho simile, io poteva fare da me."

    Nel momento in cui gli occhi di Virginia si posarono sul Grimorio, questi si sbarrarono, e la suorina si irrigidì improvvisamente come se fosse diventata anche lei un ghiacciolo... e così rimase per alcuni minuti in silenzio, finchè la mano non iniziò a vibrare, pronta ad inondare quel posto di perdizione con secchiate di acqua santa. Macchè secchiate, li ci voleva un idrant-...?!?!?

    -Concentrati!

    Quando cadde dalle nuvole, Virginia si ritrovò la testa ruotata a destra di novanta gradi e le mani dell'amica a farle da paraocchi. Santo cielo! Non aveva certo bisogno di essere trattata come un cavallo per rendersi conto che c'era un uomo nel frigorifero.
    ...

    -Un uomo nel frigorifero!?!?
    O forse si...

    -Mi sembrava strano che non te ne fossi accorta...- commentò l'altra portandosi le mani alla testa con aria esasperata. E pensare che Virginia voleva andarci da sola in quel posto -Comunque non mi sembra nulla che tu non possa fare, dico bene?

    Le due si scambiarono un'occhiata. Poi Virginia sospirò.

    -Si, posso. Ho solo bisogno di un paio di minuti.

    A quella richiesta si avvicinò lentamente verso il greco e, posta una mano sulla fronte ghiacciata, la beata iniziò a sussurrare versi in enochiano, la lingua degli angeli. Sembrava tranquilla, serena... ed infondo aveva tutte le ragioni per esserlo: lei era un'anima del paradiso e gli angeli l'avrebbero ascoltata.

    Ed il miracolo giunse, mentre una luce dai riflessi aurei ricopriva la sua mano e l'intero corpo dell'uomo. Quel giorno, in uno scantinato nella terra più aspra e violenta di Endlos, una mano angelica avrebbe riscritto il destino di un uomo e di tutti coloro a cui era legato.
    Nel buio della notte illuminata dalle sole candele, davanti agli occhi di un boggart, un angelo e due anime, Aristotelis avrebbe riaperto gli occhi.

    "Il Ne la profonda e chiara sussistenza
    de l'alto lume parvermi tre giri
    di tre colori e d'una contenenza;

    e l'un da l'altro come iri da iri
    parea reflesso, e 'l terzo parea foco
    che quinci e quindi igualmente si spiri.

    ...

    l'amor che move il sole e l'altre stelle".

    EMPIREO, VISIO DEI: Ciò che l'Eterno lasciò all'Anima della fanciulla fu uno sguardo alla propria grandezza, che sebbene impensabile da immaginare o descrivere a voce, è possibile lasciar comprendere mostrando le Sue opere attraverso le mani dei Suoi fedeli. E così Virginia ha come potere l'onore di far da tramite al Logos, manifestando la sua volontà, riportando alla vita anime ormai cadute.
    In termini gdr è in grado di resuscitare personaggi morti in quest o in combattimenti. Tale tecnica è solo gdr, utilizzabile solo in scene o quest con previo consenso o accordo del QM.
    Consumo: Critico.
     
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    La prima cosa che provò fu una sensazione di freddo considerevole.
    Sgranò gli occhi, contraendo istantaneamente gli addominali e inspirando una grande quantità d'aria dalla bocca, come se fosse appena uscito dall'acqua dopo una lunga immersione.
    Vedeva tutto offuscato e ogni suono era ovattato, mentre l'intero corpo gli faceva male e non rispondeva ai suoi pensieri.
    Per un po' di secondi non fece altro che respirare a fondo, lentamente, soffrendo ad ogni contrazione del diaframma; poco alla volta la vista si abituava alla luce fioca, mentre lo scorrere del sangue cominciava a riscaldarlo e a fargli riprendere il controllo dei vari muscoli volontari.
    Era come se fosse appena rinato.
    Kk...
    Provò a parlare, ma non uscì nessun suono: la sua gola era a dir poco arida.
    Non riusciva nemmeno a ragionare lucidamente, quasi fosse mosso solo da istinti primordiali; come se non bastasse, quel freddo non diminuiva, provocandogli molto fastidio.
    Collegò poi quel gelo al macchinario in cui si trovava, una sorta di cella frigorifera utilizzata a mo' di sarcofago per l'occasione.
    Solo in quel momento, e con occhi spaesati, si accorse dei vari presenti.
    ... Hch.
    Voleva bere.
    Non che fosse comprensibile, ma sperava nell'intuitività di quelle figure che gli apparivano ancora sbiadite agli occhi.
     
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  10. Zimmer
     
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    E lentamente, il miracolo accadde. Sia Zimmer che 23 seguirono con lo sguardo, il primo scettico, il secondo speranzoso, le manovre della giovane suora. Questa impose le mani sulla salma del greco, poi fu luce. La naturalezza con cui Virginia sconfisse l'eterna consolatrice sconvolse entrambi gli Eversori, lasciandoli a bocca aperta.

    Il Boggart non poté che chiedersi, se esisteva un potere simile, come potesse quel mondo continuare a funzionare. e per un attimo, un brivido gli percorse le scaglie dorsali, ripensando a quante tombe, in quel momento, sarebbero potute essere scoperchiate, da mani ben meno gentili. Quanti aveva mandato all'altro mondo, durante le guerre dei cunicoli? Quanti aveva ingannato per sopravvivere, scambiando il suo posto all'inferno con il loro?

    Nell'oscurità di un angolo della stanza, gli parve quasi di vederla. Nera come la notte, ammantata di pura oscurità. Ma era solo un impressione. Aveva conosciuto la sua falce per due volte, e non teneva a continuare quella conversazione, iniziata secoli fa.

    Si avvicinò infine all'oplite, con un ghigno soddisfatto a nascondere i suoi timori.
    Il suo collega in affari sembrava giustamente stordito, e il molliccio tese l'orecchio per capire cosa stesse mugugnando.
    Una parola fu chiara: "Hch"

    Zim comprese, e si allontanò di fretta cercando di risalire verso il bar.
    "Dove vai?" domandò lo schiavo, ora in apprensione.
    "Hch!"
    Lo schiavo, sulle prime, non capì. Normalmente sarebbe corso dietro al proprio padrone, cercando di scoprire cosa avesse fulminato la sua testolina, ma in quel momento, c'era altro che voleva fare.

    "Com'è stato? Voglio dire... è stato faticoso? Stai bene?" domandò con voce tremante e un sorriso impacciato, avvicinandosi a Virginia.

    Poi Zimmer rotolò (letteralmente) giù dalla scaletta che portava al piano terra, reggendo in mano un otre rosso scuro, con la dicitura "Hch" sul fianco.

    23 scattò come una molla, saltando addosso al Boggart e togliendogli dalle mani quell'arma di distruzione di massa.
    "Ma lo vuoi uccidere?!?"
    Poi, avvicinandosi al Greco, gli passò la sua borraccia, piena di acqua appena raccolta dalle Cisterne del distretto delle Luci.

    "Ce la fai a bere?"

    Zimm, nel frattempo, stappò l'otre e diede un lungo sorso alla bevanda, domandandosi cosa ci fosse di male nell'ingerire dell'aranciata corretta al 50% con benzina, urina d Boggart e altre cose, fra cui il plutonio. Il molliccio rutto una fiammata verde e richiuse l'otre.

     
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    "Com'è stato? Voglio dire... è stato faticoso? Stai bene?"

    La voce tremante di 23 giunse alle orecchie di Virginia che, voltandosi in sua direzione e rasserenandolo con un simpatico sorriso, alzò la mano in segno di vittoria.

    -Sto benissimo! Non devi preoccuparti!

    Reclinò la testolina e lo osservò con occhioni dolci finchè, improvvisamente, quel momento idilliaco non fu interrotto dal rutto fiammante del Boggart e la voce un pò meno fiammante di Drusilia.

    -Stai attento, 23. Non vedi che non è in grado di bere da solo?

    La Dama del Vento si rivolse al giovane schiavo senza tuttavia diventare sgarbata, ed il suo tono amichevole sottolineava un atteggiamento composto, cordiale e comprensivo piuttosto che toni acidi o particolarmente duri. Ciò nonostante giunse il commento della suorina a difenderlo, anche per quella piccolezza.
    -Magari può, che ne sai- pronunciò avvicinandosi a lui e prendendogli la manina così da rassicurarlo -e poi si chiama Fiorello!
    Annuì tutta convinta mentre il Gran Maestro sospirava.

    -Ok, ok, va bene. Allora... Fiorello... potresti darmi la tua borraccia?

    Con un movimento fluido l'avrebbe presa fra le dita, sottraendola al ragazzo, per poi dirigersi dall'ex-cadavere ancora in parte congelato. In un certo senso le dispiacque: poteva solo immaginare quanto fosse stata dura per lui. Infondo non era una novità che quelle esperienze potessero diventare alquanto traumatiche e che bastava un piccolo dettaglio, un errore infinitesimo, ed il redivivo ne rimaneva per sempre segnato.

    -E' tutto finito, non devi agitarti- pronunciò con voce conciliante prendendogli lentamente la mano e portandola sul collo di quella cosa -manterrò io la borraccia, tu bevi con calma.

    Sorrise gentile, sollevando il capo e guardandolo con occhi rassicuranti e teneri.

    -Così va bene?

     
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    Man mano che attorno a lui la curiosità aumentava, assieme al tempo che passava, Ariste acquistava più lucidità e controllo del proprio corpo.
    Iniziò a riconoscere Zimmer il Boggart, e il suo schiavo 23, accennando un sorriso confuso al loro indirizzo. Anche le parole cominciavano a risuonare familiari, tanto che in breve riuscì a capire tutto quello che dicevano.
    Un fragoroso rutto tuonò, poco lontano.
    Non se ne curò, sapendo inconsciamente che si trattava del Molliccio.
    Stava per prendere, muovendosi istintivamente ma lentamente, la borraccia che 23 stava porgendogli quando, ben più veloce di lui, una mano candida e rilucente la sottratte alla sua presa, lasciando le cinque dita ruvide sospese nell'aria.
    Una voce soave raggiunse i suoi timpani, donandogli uno strano senso di calma.
    -E' tutto finito, non devi agitarti-
    Girò il capo verso l'interlocutrice, e ciò che vide per un attimo lo fece trasalire, lasciandolo pietrificato e con gli occhi sgranati.
    Afrodite.
    Dinanzi a lui si trovava Afrodite.
    Ἀφροδίτη...
    Mormorò, con la gola che nel frattempo s'era leggermente umettata grazie alle riprese secrezioni salivali.
    Come non bastasse, la Dea portò la mano del greco al collo della borraccia.
    Afrodite l'aveva toccato.
    Afrodite. L'aveva. Toccato.
    Una scarica di adrenalina lo fece riprendere molto più in fretta di quanto avrebbe fatto da solo, e in un impeto controllato a fatica tolse la borraccia dalla presa della Dea con delicatezza, portandola con misurata lentezza alla sua bocca, semiaperta per la meraviglia, e distogliendo con un po' di sforzo lo sguardo da quella visione.
    Bevve tutto d'un fiato il contenuto: semplice acqua. Un po' gli dispiaceva.
    Tossì quando un sorso gli andò di traverso, sentendo formicolii per tutto il corpo quando gli spasmi gli fecero contrarre il diaframma.
    Posso fare da solo.
    Disse scosso, non per mostrare orgoglio quanto piuttosto per non voler scomodare tanta grazia in una Divinità dell'Olimpo.
    L'insostituibile liquido, tuttavia, gli fece riprendere il controllo di se stesso, oltre a risvegliarlo definitivamente da quella sensazione di stanchezza che fino a prima gli aveva impedito addirittura di capire cosa accadesse intorno a lui.
    Grazie.
    Sebbene avesse riacquistato la sua calma e tempra, era abbastanza evidente che provava un certo disagio.
    Io...
    Tentennò un attimo, cercando di non incrociare lo sguardo con Afrodite.
    Beata ignoranza.
    Cosa è successo?
    Domandò, abbastanza confuso.
    A differenza delle altre sue visite all'Ade, questa volta si era trattata di morte violenta, e non era stato riaccompagnato indietro da un'Entità dell'Oltretomba. Non aveva alcuna memoria della sua dipartita, e a malapena la sua mente gli permetteva di accedere alle scene del suo ultimo combattimento.
    Scattò irto sulla schiena appena l'ultimo ricordo lampeggiò nella sua mente: un fulmine che lo colpiva.
    Da sola la sua mano libera si portò sulla schiena, fermandosi non appena toccò la pelle.
    Una cicatrice enorme rivestiva gran parte del suo dorso.
    Iniziava a capire, ma non volle parlare. Fece solo un'altra domanda, rivolgendosi con leggero imbarazzo, alla sua Afrodite.
    E... che ci fate voi, Ἀφροδίτη, in questa bieca locanda?
    Con tante scuse a Zimmer e a Drusilia.
     
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    TRUE LOVE IS POSSIBLE ONLY IN THE NEXT WORLD — FOR NEW PEOPLE. IT IS TOO LATE FOR US. WREAK HAVOC ON THE MIDDLE CLASS.

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    Un greco nel freezer


    Da bravo Eversore, il Greco si riprese dalla curiosa esperienza. Lo stupore (e il senso di inquietudine) che il Rossiccio provava crebbe ancora di più, notando quanto in fretta il suo collega si stava riprendendo.
    Era ovviamente felice di riaverlo in piedi in così poco tempo, però… una parte di lui era convinta di aver barattato il corpo del proprio pari in cambio di uno zombie sbavante.

    Scacciò per un istante quei pensieri, cercando una volta di più di concentrarsi sulle buone notizie. Le cattive potevano aspettare, quindi.

    23 sorrise, riconoscendo le parole del proprio amico. Durante la sua vita di minatore nelle miniere di sale di Golconda, aveva imparato qualche parola di Greco, cosa che gli aveva permesso di interagire con Aristotelis, prima che lui imparasse la lingua corrente di Endlos. Col passare del tempo, aveva cercato di approfondire quella sua capcità, leggiucchiando nel tempo libero qualche libro di mitologia e storia Terrestre… e non poté fare a meno di ridacchiare, riconoscendo l’appellativo con cui il redivivo si riferiva alla donna.

    Rivolse un occhiata divertita a Virginia, avvicinandosi così da non essere sentito da altri.
    E’ la prima volta che, qui alla Bolgia, assisto ad un colpo di fulmine…
    Commento infelice, visto che era stata una saetta a mandare nel regno dei morti il povero Oplite.

    Aristotelis, ho l’onore di presentarsi Drusilia Galanodel… qui si interruppe, vagamente imbarazzato. Non era sicuro della carica della dama, ne di quali appellativi fossero opportuni, ricordava solo il suo nome. Del resto, di quella serata si ricordava al 90% di una certa suora. … e di Virginia, la tua salvatrice. E’ un piacere rivederti fuori da quella cella frigorifera.

    Poi fu il turno del padrone di casa, che esordì avvicinandosi all’amico e dandogli una leggera pacca sulla spalla. Dei 5 sensi, ai Boggart mancava il tatto.
    Chesta “sbieca locanda” è luogo dove tu ha passato tempo da cadavere, usando mia elettricità, ed è luogo dove tu sta per riabilitazione, fino a quando noi no è sicuri che mamma Morte no si è offesa di aver perso tua anima da inferno. concluse, con un ghigno che il Greco avrebbe interpretato come amichevole.

    Tu no preoccupa per prezzo, io fa te sconto amico.




    ENERGIA:100%
    Corpo: perfetto Mente: preoccupato, ma cerca di non darlo a vedere.



    Equipaggiamento:
    Non pervenuto
    Passive:
    Lingua di un mercante figlio di puttana.
    Si può dire che sia la sua più spiccata qualità: sapersi togliere dai guai non usando la pistola, bensì l'arte oratoria.
    Anche se il suo vocabolario non è dei più forbiti o la sua pronuncia la più corretta su tutta Endlos, Zimmer è capace di imprimere nelle sue parole un senso di sicurezza e di veridicità che con gli anni di esperienza come mercante è riuscito pian piano ad affinare.
    Sa sempre trovare la parola giusta nella giusta situazione, riuscendo quando è necessario interpretare il ruolo del buffone o quello del serio.
    L'importante è riuscire a convincere gli altri che quello di cui si sta parlando è vero al cento per cento.
    Attive:

    Note:

    Ebbene si signori! Mi sono ROTTO LE SCATOLE di dover cambiare account ogni tre secondi. Ora devo solo copia incollare mille metri di codice e ricordarmi di aggiungere mille stringhe che si sfilacciano ad ogni edit. Io si che ho il fiuto per gli affari!









    uH0Iz
    b18To
    mN7r3
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    ”E’ la prima volta che, qui alla Bolgia, assisto ad un colpo di fulmine…”

    Virginia, che era rimasta tutto il tempo lì impalata come uno stoccafisso, gli si avvicinò con cautela e, portando le manine a coppa sul viso come a voler amplificare (o far convergere alle orecchie di 23) il suono della sua voce, gli sussurrò una rivelazione scottante quanto inaspettata.

    -Ps-psssss!
    Non ho capito...


    ...
    E così sarebbe rimasta, attendendo buona buona una risposta dal caro e dolce 23 che sicuramente non aveva pensato a quanto potesse essere fondamentalmente ingenua quella ragazzina, oltre che totalmente a secco di "affari di cuore".
    Probabilmente credeva ancora che i bambini li portasse la cicogna.

    -Mi spiace, ma temo mi abbiate scambiata per qualcun altro.

    Rispose intanto la Dama del Vento al Greco con fare tenero, portandogli delicatamente una mano diafana sul volto e carezzando dlcemente la parte non coperta dalla barba scura. Nonostante quelle reazioni da parte dell'uomo fossero un pò bislacche, Drusilia aveva fondamentalmente lasciato correre, certa che sicuramente il trauma della morte e del ritorno ai vivi avesse giocato un ruolo abbastanza rilevante.

    -Il mio nome è Drusilia Galanodel, ed ho accompagnato la mia amica qui per aiutarvi.

    Sorrise gentile, mentre l'altra ragazza si faceva notare alzando la manina ed agitandola con forza.

    -Io mi chiamo Virginia!

     
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    Da un lato, Ariste sperava di starsi sbagliando.
    Ragioniamo, puntualizzava: come sarebbe mai possibile che Afrodite si trovasse a Merovish, nella Quinta Bolgia per di più?
    E, in mezzo a tutto questo, nemmeno pensava al fatto che era appena resuscitato, o che fosse morto tempo addietro, per dirla tutta.
    Era tutto normale, per lui.
    Tranne quella Afrodite, difatti.
    Sì, Zimmer, sì...
    Rispose distrattamente al suo compagno, annuendo stanco, senza sentire particolarmente la mano del Rosso sulla sua spalla.
    D'altronde, era stato congelato fino a pochi momenti prima, e il calore che si diramava in tutto il corpo non era dovuto solo al sangue che circolava veloce.
    Guardò con occhi assenti Virginia, senza realizzare ancora il miracolo che aveva compiuto nel riportarlo tra i vivi. Fosse stato più cosciente, l'avrebbe di certo ringraziata a dovere.
    -Mi spiace, ma temo mi abbiate scambiata per qualcun altro.
    Diversamente, invece, reagì alla notizia del suo malinteso, anticipatogli -ignorandolo- da 23 e confermatogli dall'interessata stessa.
    -Il mio nome è Drusilia Galanodel, ed ho accompagnato la mia amica qui per aiutarvi.
    Per tutto il tempo, l'espressione del greco era rimasta immutata, e non cambiò nemmeno allora.
    In vero, era abbastanza buffo.
    Soprattutto considerando che colei che riteneva fosse Afrodite l'aveva appena accarezzato.
    Aprì appena la bocca, senza proferir verbo per un paio di secondi.
    Infine...
    ... Ah.
    Come avesse ritrovato all'improvviso il lume della ragione, e dimenticato di botto quel che aveva detto e fatto durante la gaffe non da poco, Aristotelis divenne nuovamente l'uomo fiero e integro che lo contraddistingueva in quella terra di folli e reietti; come se l'incanto fosse stato spezzato, l'Eversore riacquistò lucidità.
    Vogliate perdonarmi per l'imbarazzo, signorina Drusilia. Non era mia intenzione.
    Disse, con tono dignitoso e appena intimidito, mentre dentro la sua mente malediceva tante divinità minori dell'Olimpo.
    Dev'essere stata colpa del brusco risveglio.
    Chiaramente non poteva sapere di cosa si era trattato; inoltre, per quanto fosse stato drasticamente strappato alla sua visione idilliaca, non poteva certo mancare di notare quanto quella dama gli facesse pensare, inconsciamente, alla Dea dell'Amore.
    Di quello...
    Continuò, ergendosi dalla cella frigorifera in tutta la sua possanza, senza un accenno di tentennamento.
    E della sua sconfinata bellezza.
    Lo disse con una nonchalance invidiabile anche dai migliori gancanagh delle favole.
    Nessuna malizia, tuttavia: pura e semplice affermazione di una verità che poteva apparire tremendamente scontata, o così pensava che fosse.
    Possibilmente in altre situazioni avrebbe desistito dal dire qualcosa del genere, ma in quel frangente lo sentiva quasi un dovere.
    Sorrise appena, ponendo una mano sul petto e chinando leggermente il capo in direzione della Galanodel.
    Poi, con ritrovato fervore, si diresse verso colei che l'aveva strappato ad un'eternità spirituale.
    Virginia, se non vado errando.
    Stavolta fece un inchino molto più profondo, per poi fissarla negli occhi e porgerle la grande mano.
    Ciò che hai fatto per me va oltre qualsivoglia normale favore o gesto di cortesia, e per questo ti ringrazio sentitamente, poiché solo questo mi è possibile fare al momento.
    Stiracchiò tutti i muscoli intorpiditi, digrignando i denti e creando scricchiolii vari.
    Infine, con una faccia alquanto maliziosa e curiosa, si rivolse a Zimmer.
    Dimmi, Rosso... Che diamine è successo mentre ero diversamente vivo?
    E battè una sola volta le mani, compiacendosi di quel suono sordo e grasso prodotto dalla sua massa muscolare di nuovo in movimento e pronta a scuotere le fondamenta del Presidio del Sud, ora più che mai.
     
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