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La piccola fata si chinò davanti alla propria regina.
Era così felice che le fosse stata data una seconda possibilità per far crescere il proprio potenziale!
Certo accorgersi di non essere in grado di rubare i sogni nemmeno a una rapa l’aveva molto rattristata ma la sua regina-mamma era tanto buona, le aveva permesso di andare in missione superspeciale in una strana dimensione chiamata Endlos per vedere se lì i suoi poteri si sarebbero risvegliati.
“Farai meglio a non fallire” aveva detto mamma Oona, “altrimenti ti lascerò lì per sempre!”.
Beh certo, era sempre molto categorica, però Wydwen era convinta che questa volta ci sarebbe riuscita e soprattutto che Endlos sarebbe stato un posto un sacco divertente.
Le altre fate le avevano detto, di ritorno dalle loro missioni, che nelle altre dimensioni succedevano le cose più strane: in molte chi le abitava era grandissimo e tutto era proporzionato a quegli esseri giganteschi, in altre invece le persone vivevano sotto terra perché la superficie del mondo era così desolata che non ci si poteva vivere.
Era proprio curiosa di vedere come sarebbe stato Endlos, anzi, era emozionatissima!Farò del mio meglio mamma.
E con uno scatto si librò nell’aria, sfrecciando ad abbracciare Oona, o meglio, stringendosi al suo petto, dato che la regina delle fate aveva le dimensioni di un umano normale era molto più grande delle sue bambine.Brava, figlia mia, e ora va!
Il portale si aprì e rapidamente inghiottì la piccola creatura che, sballottata tra un varco spaziotemporale e l’altro, arrivò infine nella dimensione a cui era destinata.
La sua fu un entrata in scena veramente da urlo, eretta con le ali lisce dietro la schiena, i capelli che svolazzavano all’indietro a causa degli ultimi residui di magia, la leggera spinta in avanti a causa del teletrasporto, il forte dolore al setto nasale causato dall’aver colpito qualcosa di duro con la faccia.
Mentre si teneva il naso con le manine, Wyd ebbe modo di guardarsi attorno e notare che non c’era niente da vedere, il posto era completamente buio, anche se poteva sentire distintamente un vociare proveniente da tutto attorno, come da ogni direzione assieme.Curiosa, questa dimensione…non sembra molto divertente però.
Disse tra se e se la fatina.
Allungò la mano per tastare contro cosa avesse sbattuto e non le ci volle molto per capire di essere in un luogo chiuso e anche abbastanza stretto a dir la verità, non c’era da stupirsi che avesse colpito con la faccia le mura di quel luogo.
Continuò a tastare accorgendosi che lo strano posto aveva una forma cilindrica e anche sopra era chiuso, la consistenza era piuttosto strana, sembrava quasi legno ma non riusciva a capire di cosa si trattasse, l’odore di quel posto non la aiutava, non aveva mai sentito niente del genere.
Prendendo tutta la spinta di cui fu capace, il che era a dire il vero assai poca, si lanciò con una spalla contro la parete e la sua prigione si mosse un poco, tutta assieme, riprovò qualche altra volta ma a parte muoversi un minimo non faceva nulla.
Provò allora a scagliarcisi contro saltando in modo da colpirla più in altro e quella fu l’idea migliore, o peggiore, della giornata.
L’intera prigione cominciò ad oscillare e muoversi, facendo filtrare della luce nei momenti in cui il legno e il fondo non si toccavano, per poi precipitare portandosi la piccola fata con se!
Non fece in tempo ad alzarsi in volo e venne trascinata giù assieme alla cosa di legno in cui si era materializzata, la quale rimbalzò un po’ di volte sul terreno rotolando follemente prima di fermarsi e fu solo allora che lo spiritello, molto frastornato, sgusciò fuori con la faccina per cercare di capire dove diavolo fosse finita.
Non comprese molto di primo acchito, soprattutto perché le girava follemente la testa e stava quasi per vomitare, ma senza il quasi.
Dopo aver rimesso quel poco che il suo stomaco era in grado di contenere, ancora con dei mostruosi cerchi alla testa, Wydwen cominciò a guardarsi attorno da quella bassa prospettiva.. -
Zimmer.
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Signori, mandate a casa i bambini, chiudete a chiave i malate di cuore e chiedete un aspettativa dal lavoro, perché siete a Merovish, Distretto della Fame, ed è Giovedì.
E lo sanno tutti, cosa accade il Giovedì sera, da quelle parti… quello è Il giorno.
Il giorno in cui tutto viene messo in discussione: dove la qualità di un uomo viene dimostrata come mai in altre occasioni.
Il Giovedì sera è Il momento della resa dei conti. E’ il momento della Rivincita o della Sconfitta, della Morte o della Rinascita.
I Demoni corrono quando arriva il Giovedì sera.
La notte scende e annega il sole, quando arriva il Giovedì sera.
L' amicizia muore e il vero amore mente, quando arriva il Giovedì sera.
Perché il Giovedì Sera, alla Quinta Bolgia, è il momento del Poker..
Erano tutti li. Tutti quelli che, fra quelli che non contavano niente, potevano contare qualcosa al Bazar delle Talpe. Tutti li, attorno a quel tavolo. Una scena già vista, fin troppe volte.
I giocatori effettivi erano, come Dio comanda, cinque.
Quattro umani, chini sulle carte e concentrati fino all'inverosimile, stanano contando le loro possibilità di portarsi via il montepremi.
Questo, posto al centro del tavolo, era una grossa montagnetta di monete d'oro, un pugnale d'argento, un contratto di cessione ereditaria e la testa di un Thrull del cordoglio.
Il banco era alto, e quella piccola fortuna faceva gola a tutti. Soprattutto la testa.
Quella testa finiva sempre in palio, il Giovedì Sera, e NESSUNO riusciva mai a portarsela via.
Il quinto giocatore stava alla sua postazione, guardando con aria disperata le proprie carte. Non aveva più niente da puntare, e sembrava quasi sul punto delle lacrime.
I quattro ogni tanto gli lanciavano delle occhiate divertite, era ovvio come, nelle mani precedenti, gli avessero spillato tutto quello che aveva.
Venne il momento di calare le carte. I quattro rivelarono le loro carte. Uno, uno strano tipo con la barba lunga e una lunga cicatrice lungo l'occhio destro, esultò.
"Straight flush! Pagate, avanzi di galera!"
E si lanciò in una sguaiata risata.
Qualcuno del pubblico esultò, congratulandosi con l'uomo... ma i più rimasero silenti, con un sorrisetto sulle labbra.
Chi aveva esultato e i quattro avventori erano clienti nuovi della Bolgia.
Non sapevano cosa fosse un Boggart... e non lo avrebbero riconosciuto nemmeno avendolo davanti.
"Royal flush. Signori, piacere è stato. “ commentò Zimmer, alzandosi dalla sedia e stiracchiando le corta braccia rosse, mentre una scala reale sfoggiava la sua bellezza dalla superficie scheggiata del tavolo.
Chi era rimasto in silenzio prima rise di gusto, dando delle pacche sulle spalle ai perdenti per consolarli mentre incassavano i soldi di chi aveva scommesso contro il molliccio.
L'ex vincitore guardò il Boggart con aria esterrefatta, cercando di boccheggiare qualcosa.
Le sue mani erano già protese verso la vincita, e il Rossiccio fu lesto a levargliela da sotto il naso. Poi offrì un giro di birra (quella andata a male, ovviamente) ai perdenti e si avviò verso il Bancone.
23, che come ogni barman da gidierre che si rispetti stava pulendo un bicchiere con lo strofinaccio ormai talmente logoro da essere quasi bucato, fece un cenno di saluto verso il padrone, facendo ondeggiare i capelli bianchi. In risposta, gli venne lanciata la testa del Thrull, che venne riposizionata affianco alla cassa.
Lo Schiavo si affrettò a versare da bere al Boggart, mentre questi contava la vincita settimanale. Il locale (e tutta l’organizzazione, se non tutto il presidio) poteva andare avanti con il ricavo del giro delle scommesse, degli incontri clandestini nel seminterrato e le lotte fra polli.
Insomma: ordinaria amministrazione.
Meno ordinario era che i Bicchieri si muovessero.
23 aveva appoggiato quello che stava pulendo sul bancone, per spillare la birra al Molliccio, e quando tornò, strofinaccio alla mano, questi non c’era più.
Era qualche centimetro più in la di dove lo aveva lasciato, per l’appunto.
Fece per allungare la mano, ma questi si spostò ancora più in la, vicino all’orlo.
23 era esterrefatto. Era la prima volta che un bicchiere fuggiva.
Beh, non poteva nemmeno dargli tutti torti. I bicchieri, li, non facevano una bella vita. Anni di studi, di sacrifici, di esami all’accademia per cadetti bicchieri, e poi finisci in una Bolgia di Merovish?
Il mondo faceva schifo.
Il bicchiere in questione doveva pensarla così, perché tentò il suicidio lanciandosi oltre il bancone.
23, curioso come non mai, si sporse per controllare… e trovò quello strano esserino, alato, che si stava guardando in giro, in quella che sembrava un piccola macchia di vomito.
” Capo, abbiamo uno scarafaggio.” commentò, cercando di capire cosa fosse quella creatura.
” Tu chiede lui affitto no?” fu l’improbabile risposta.. -
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Ancora pesantemente stordita, ma abbastanza in se da riuscire a guardarsi attorno, la piccola fatina cercò di capire dove diamine fosse finita.
L’odore in quel luogo era estremamente particolare: fumo, sudore, disperazione e molti altri odori che non riusciva per nulla a identificare le riempirono il naso nel momento in cui fu sufficientemente lucida da dare ascolto al proprio olfatto e non solo ai propri giramenti di testa.
Comprese subito che la dimensione in cui era arrivata era quella dei giganti, non era molto difficile capirlo anche perché uno di quegli esseri giganteschi la stava osservando con fare interdetto.
Aveva i capelli bianchi e un bell’aspetto e Wyd pensò che se non fosse stato così mostruosamente grosso sarebbe anche stato piuttosto carino, ma non era questo il punto della situazione.
Si alzò lentamente in volo, testando se le sue quattro piccole ali l’avrebbero retta nonostante la nausea ed effettivamente così fu, tralasciando qualche lieve sbandamento a destra o a sinistra, sembrava quasi che la piccola fosse completamente ubriaca.
Però tra le fate non esistevano alcolici.
Quando ebbe ripreso definitivamente il controllo di se, ignorando il gigante carino, si guardò definitivamente attorno e vide un’enorme massa di persone sedute attorno a tavoli che bevevano da strane prigioni di legno.
Kari le aveva detto dell’esistenza di posti simili, si sforzò di ricordare come li avesse chiamati e per un attimo il suo faccino si corrucciò in un espressione concentrata che subito svanì per far spazio alla meraviglia.
Era in una balena!
Le sue sorelle le avevano parlato di quei posti, gli umani li costruivano dentro i ventri di giganteschi pesci in modo da poter andare di qua e di là e intanto divertirsi in compagnia bevendo quei loro strani intrugli…anche se non aveva mai capito da che parte del pesce si entrava e soprattutto da quale si usciva.
Ora si voltò verso il ragazzo dai capelli bianchi, che da com’era vestito e dietro che era l’unico dietro uno sconfinato ripiano di legno, lei dedusse che quello fosse il baleniere.
Per nulla impaurita o imbarazzata si avvicinò al gigante fino a che non fu a pochi centimetri dal suo viso, il mantenimento degli spazi personali non è cosa che riguardi le fate, infine parlò tutta contenta e sorridendo con la sua minuscola boccuccia (in fondo era molto contenta di essere sopravvissuta al viaggio interdimensionale).Ciao signor baleniere!
Mi sai dire dov’è diretta questa balena?
E poi vorrei un bicchiere della cosa più forte che hai, devo riprendermi da un viaggio lungo.
Detto questo svolazzò andando a posarsi, seduta, su uno dei bicchieri capovolti entro i quali fino a poco prima era stata “casualmente” prigioniera (tutti conoscono l’umorismo perverso di Oona) ad aspettare le risposte e il miele che aveva appena ordinato.
Se pure l’alcol non esisteva tra le fate, qualcosa dovevano pur bere durante le loro famose e lunghissime feste e bevande e cibi ricchi di zucchero erano il loro piatto preferito in assoluto.
Cercò di non darlo a vedere ma solo a pensare al miele, così dolce e denso da sembrare quasi solido, le venne quasi la bava alla bocca.
Le fate non erano nemmeno campionesse di educazione a tavola.. -
Zimmer.
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23 ormai non si sarebbe più dovuto stupire più di nulla. Non solo il Maelstorm aveva il brutto vizio di pescare a random le persone più strane e sbatacchiarle qua e la per Endlos... ma pareva avesse l'abitudine di farne una cernita e mandare, a Merovish, quelli ancora più strani.
L'altra sera, per esempio, aveva affittato la camera numero 2 per un paio di notti ad uno che sosteneva di essere un Vampiro. Ora, lo schiavo ne conosceva un paio, di vampiri, e nessuno dei due sembrava un pipistrellone con la panza... ma ehy, se Dracula aveva da pagare, chi era lui per giudicare?
Risultato? La mattina successiva aveva dovuto nuotare -letteralmente, nuotare- nel guano per pulire quella maledettissima stanza. Nessuna persona decente ci avrebbe mai più voluto dormire dentro.
Fortuna che a Merovish le persone decenti, difficilmente ci vengono... ma sto divagando.
Dicevo, ormai 23 non si sarebbe più dovuto stupire di nulla... eppure, quando lo scarafaggio si alzò in volo, si sedette su uno dei bicchieri, gli diede della balena e poi ordinò da bere, lo schiavo strabuzzò gli occhi un paio di volte.
Premetto che il povero ragazzo difficilmente sapeva cosa fosse un baleniere, sapeva a stento cosa fosse una Balena. O meglio, sapeva cos'era un Oliphant, che più o meno è lo stesso. Istintivamente, si guardò la pancia, piatta dalla fame e dalla fatica della sua professione.
Poi alzò le spalle e andò a prendere il liquore ordinato.
"Onestamente, mi trovi ingrassato?" domandò al proprio datore di lavoro, mentre gli passava davanti.
La fata aveva ordinato il peggior Torcibudella di tutta Merovish. Oltre a costare un patrimonio, era un distillato di aranciata, benzina, ghiaccio e urina di Bog[CENSURA]rt. Si diceva che se ti ubriacavi con quello, potevi vedere gli Dei del partendone riuniti sotto una piramide azteco-cinese ad ammirare lo spogliarello di uno de presidenti degli Stati Uniti del Burundi.
In pochi volevano rivivere l'esperienza.
Zimm, vedendo che il proprio servo armeggiava con le armi pesanti, diede un occhio al nuovo arrivo. E in prima battuta non vide nessuno, quindi tornò a fare quello che stava facendo. Poi un movimento d'ali attirò la sua attenzione, e vide finalmente l'avventore. La testa del rossiccio si piegò di lato, come a voler studiare quella creatura dalle naniche dimensioni.
E la osservò a fondo... capitelo: era estremamente difficile che qualcuno di più piccolo di lui entrasse nel suo locale.
Per un attimo, il Boggart lasciò perdere il conto della vincita, senza però muoversi dal proprio posto.
"Ehi moscaccia! Tu ha denaro per comprare mio elisir si? No perché io no accetta monete formato moscerino."
Boggart: sempre fissati con l'oro.. -
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Ehi moscaccia! Tu ha denaro per comprare mio elisir si? No perché io no accetta monete formato moscerino.
Lo spiritello si guardò attorno incuriosita, per poi focalizzare la propria ridicolmente breve attenzione a colui che aveva parlato.
Il suo interlocutore era una specie di coso rosso e basso, rispetto al giovane che le stava preparando da bere, e dal tono sembrava essere quello che da quelle parti dava gli ordini.
Tuttavia il boggart aveva commesso un errore, aveva dato per scontato che l’esserino avesse la più pallida idea di cosa fosse una moneta.
Non era così.
Wydwen prese allora a svolazzare verso il rossiccio, assumendo sul musetto un espressione contrita e interdetta a significare che non sapeva di cosa l’altro stesse parlando, poi però ebbe un’illuminazione ricordando quello che le avevano detto le sue sorelle: “Nelle altre dimensioni raramente danno qualcosa per niente e pare che apprezzino particolarmente i sassi gialli, vai a sapere perché”.
Non ricordava molto altro, anche perché dopo erano andate tutte assieme a festeggiare e riempirsi di zucchero ad una festa che era durata, se rimembrava correttamente, non meno di tre settimane.
Si era divertita tantissimo!Signor Rosso, non so cosa siano queste “moneteformatomoscerino” ma spero che questo vada bene.
Fece un sorrisone a trentadue denti e schioccò le dita, da cui partì una leggera scintilla che finì con lo schiantarsi sul bancone producendo una nuvoletta di fumo che, quando si diradò, lasciò il posto a una pepita d’oro massiccio grossa come il pugno del ragazzo alto.
Il sasso che aveva appena fatto apparire era assolutamente realistico, ma non reale come il boggart avrebbe probabilmente desiderato, avrebbe potuto toccarlo e persino ficcarselo in bocca per assaggiarlo, ma entro breve sarebbe scomparso nel nulla.
L’importante era che scomparisse dopo che lei avesse avuto il suo miele.
Un sorrisino furbetto le comparì sul volto, purtroppo anche se si divertiva moltissimo a ingannare le persone non era molto brava a nascondere le proprie emozioni.
Il suo vantaggio era che essendo così piccola era difficile da vedere precisamente che espressione aveva sul volto.SPOILER (clicca per visualizzare)Mana: 100-10=90%
Realtà o Finzione
Alcuni chiamano le illusioni “menzogne”, altri “fumo e specchi”…io preferisco chiamarle “il mio mondo”.
La magia illusoria è tanto varia quanto splendidamente mirabolante, puoi creare cose incredibili appena al di là della portata dell’esistenza e farle scomparire con un singolo gesto della mano, o anche meno.
Questo piccolo incantesimo permette a Wydwen di creare, per qualche tempo, un illusione perfettamente realistica di qualsiasi oggetto, o insieme di oggetti, ella desideri purchè non sia più distante di cinque metri da lei e dal volume complessivo massimo di un metro cubo.
Le immagini create saranno tanto realistiche da poter essere addirittura toccate, maneggiate, adoperate e morse, parranno in tutto e per tutto oggetti reali formati a vera e solida materia ma non lo sono, poiché dopo poco l’incanto sparisce e con essa l’oggetto, qualunque cosa fosse, come se non fosse mai esistito…come il risveglio da un sogno.
Consumo: Medio
Durata: 2 turni. -
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Ah se solo il boggart avesse saputo la risposta alla sua domanda interiore, la piccola creaturina era molto stupida o cercava di fregarlo?
Entrambe.
Il coso rosso esaminò con estrema cura l’oro che lei aveva appena fatto apparire, ma la piccola fatina non se ne curò molto poiché sapeva benissimo che le proprie illusioni erano a prova di qualsiasi controllo di natura non magica.
Intanto che sghignazzava tra se e se immaginando la faccia del proprietario della balena, poiché supponeva da come si comportava che fosse il rosso ad dirigere la bestia, si girò verso il resto del locale per dare uno sguardo qua e là senza curarsi minimamente di come veniva preparato il miele che aveva chiesto.
Incredibilmente stupida, ma che volete farci, lei era fatta così.
Osservò stupita la grossa fiamma che ardeva viva e fumosa chiedendosi come facesse lo spirito del fuoco a non arrabbiarsi, così confinato, poi guardò tutti i cosi-gigante che si trovavano lì dentro e vide che molti non erano lucidi, annebbiati da qualcosa che forse stavano bevendo.
L’odore malsano impregnava l’aria, qualcosa che non aveva mai sentito in vita sua e che non le piaceva molto, probabilmente in futuro sarebbe stata in grado di identificarlo come l’odore tipico dell’alcool ma per ora non aveva la più pallida idea di cosa potesse essere.Ecco a lei, mio cliente! Io assicura lei che noi ha mai provato drink come chesto, prima d’ora.
Il bicchiere, rapportato alle sue minuscole dimensioni, risultava a dir poco gigantesco ma non sarebbe stato un problema.
Svolazzò fino al bordo e con un certo disappunto vide che non si trattava di miele, era troppo trasparente e acquoso per essere quel delizioso nettare ma non si fece sconfortare, sicura che sarebbe stato buono comunque allungò la mano a coppa per raccoglierne e iniziò a berne un po’.
L’effetto fu quasi immediato, le vennero subito le vertigini che le fecero perdere la presa sul bicchiere e precipitare, qualche centimetro più in basso, sullo sconfinato bancone di legno.
Improvvisamente il mondo cominciò a cambiare, i colori si fecero più vividi e gli oggetti presero a distorcersi, sembrava un sacco divertente!
Poi cominciò a vedere cose strane, dapprima quando qualcuno parlava strani colori gli uscivano dalla bocca, che figata! Poteva vedere i suoni!Liberami, liberami da questa prigione.
Ho fame e non sono fatto per stare qui, devo essere libero di divorare questo posto.
Ma signor fuoco, se ti lascio divorare questa balena poi affogheremo tutti.
Io ho una missione importante, io, non posso certo lasciarci le ali.
Poi cominciò a ridere selvaggiamente in preda alle allucinazioni più terrificanti che si potessero immaginare, fortunatamente per lei era troppo stupida per provare paura o sentimenti del genere e trovava il tutto estremamente divertente.
Intanto che la sua mente procedeva in questo viaggio verso il nulla, il suo corpicino stava sdraiato sul bancone in preda a leggere convulsioni e movimenti spastici che però si arrestarono dopo poco mentre leggere scintille andavano formandosi sui quattro cornini che la fatina aveva in fronte.
I piccoli archetti elettrici si facevano via via sempre più numerosi, man mano che la parte cosciente di Wydwen si perdeva in mondi tutti suoi e il suo potere di trattenere la magia dentro di se andava sciamando.
In un attimo di lucidità, quando ormai l’intero corpo della fatina era un ribollire di scariche elettriche e scintille, si tirò su a sedere e cominciò a tirare su col naso, come se avesse da starnutire e chiunque avesse conosciuto un minimo la fisionomia delle fate, in quell’esatto momento, avrebbe cercato riparo nel luogo più lontano possibile.
Infine venne lo starnuto che la fece ribaltare con una capriola all’indietro, e con esso un fulmine dalla potenza incalcolabile che si diresse nella zona ora occupata dai tavoli in cui bevevano gli avventori ignari del pericolo.
Purtroppo il suo corpo aveva ancora una gran carica residua e la fatina starnutì di nuovo, liberando un altro fulmine all’interno del locale, che questa volta si diresse verso l’enorme mucchio d’oro che il coso-rosso aveva vinto a poker pochi minuti prima.
Probabilmente si sarebbe trasformato in una massa di oro e oggetti semifusi.
Peccato.
Dopo aver scaricato tutta l’energia che le rimaneva, alla piccola fatina non restò che svenire mentre il suo piccolo cervellino continuava i suoi viaggi nel reame dell’ignoto causati dalla strana droga che le aveva dato il coso-rosso.SPOILER (clicca per visualizzare)Status Fisico: Illesa
Status Mentale: Trip da allucinogeni
Mana: 90-40-40= 10%
Note: beh, è svenuta, puoi fare ciò che vuoi ma niente porcate >_<
Tecniche utilizzate
Fulmine Globulare x2
Un fulmine che va sempre dritto…che noia! Trovo che il farlo curvare, ogni tanto, lo renda assai più divertente.
Beh non è che ci sia moltissimo da dire, concentrando il proprio mana all’interno di una mano è possibile per la piccola Wydwen scagliare una portentosa folgore verso qualunque oggetto abbia voglia di ridurre a una poltiglia elettrificata.
La potenza della scarica viene decisa al momento del lancio, come pure la sua curvatura, sì, curvatura. La piccola spiritella è infatti in grado di far percorrere alle proprie scariche elettriche degli archi di circonferenza e non solo delle rette, pensate al divertimento di vedere un fulmine che invece di venirvi addosso da davanti, fa il giro largo per colpirvi a un fianco! Assolutamente uno spasso senza fine, soprattutto per le facce sorprese delle persone.
Consumo: Variabile (Critico)
Edited by Settra - 11/3/2013, 23:38. -
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Si risvegliò da quel sonno allucinato e spassosissimo per ritrovarsi su un prato che riconobbe immediatamente, il cielo violaceo della Landa Tenebrosa era assolutamente inconfondibile e meraviglioso nella sua oscura bellezza.
Wydwen si alzò in piedi, notando di barcollare ancora un pochettino ma senza curarsene troppo cominciò a camminare in avanti mentre urlava i nomi delle proprie sorelle.
Quelle bastarde si sarebbero divorate tutto lo zucchero della festa se non si fosse data una mossa!Canna! Defreta! Guardate che non mi lasciate dello zucchero questa volta vi friggo!
Continuò a camminare dritto di fronte a se finché non piantò la faccia contro qualcosa che la fece cadere all’indietro, lunga distesa su quell’erba così piatta e dura, quasi metallica.
Quando riaprì gli occhi, intanto che si teneva il musino tra le mani dove aveva centrato in pieno una barra di ferro spessa come il suo pugno, vide che non si trovava affatto nella Landa Tenebrosa e i ricordi le tornarono alla mente in un flash accecante.
Il viaggio dimensionale, il bancone, le allucinazioni tanto selvagge quanto divertenti.
Si guardò attorno cercando di capire come fosse arrivata in quel luogo.
Era in una gabbia piuttosto grande e poteva vedere che fuori il coso-rosso e il ragazzo alto dai capelli bianchi la stavano guardando.
Si sentiva veramente stanca e aveva un sacco voglia di qualcosa da mangiare, non capiva perché ma era come se avesse prosciugato tutto il proprio potere magico.
In quel momento non sarebbe riuscita a scagliare una singola scintilla o a generare la più semplice illusione.
E poi aveva sonno.Hey quello che mi hai dato non era miele!
Sbottò un po’ risentita contro il molliccio.Non era dolce neanche un po’ e io ho fame!
Voglio mangiare!
Un grosso sbadiglio le uscì di bocca, simbolo piuttosto chiaro della sua stanchezza.
Se aveva realizzato che quei due avrebbero potuto farle tutto ciò che volevano e si trovava completamente alla loro mercé, sicuramente non lo dava a vedere.. -
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Cibo!
Nella mente stanca e assonnata della piccola fatina, quel piatto di brodo di…qualcosa…era più invitante di un enorme pila dei più variegati dolciumi.
Aveva una fame che si sarebbe mangiata mezza mela tutta da sola, con tanto di buccia (che, se sei alta dieci centimetri, aggiunge un sacco di volume mangereccio).
Non appena il piattino penetrò le sbarre, tra le grinfie del Boggart, la spiritella vi si gettò sopra cominciando a divorare la brodaglia con la voracità di un nugolo di termiti assatanate su un tavolo di legno massiccio.
Era uno spettacolo piuttosto orrendo a vedersi, o lo sarebbe stato se il molliccio e lo schiavo fossero stati individui beneducati della Merovish bene (ammesso che tali individui esistessero), la piccola Wydwen stava divorando i pezzettini di pollo afferrandoli dal brodo direttamente con le mani e strappandoli a viva forza dei propri minuscoli e acuminati dentini.
Dopo aver trangugiato il pollo cominciò a bere il nettare zuccherino con una brutalità tipica dei peggiori ubriaconi da taverna, rovesciandosene praticamente addosso la metà e una volta finito interamente il contenuto del piatto, la piccola cominciò a leccarsi.
La lingua, piuttosto lunga per le sue ridotte dimensioni, cominciò a passare con rapidi colpi su tutto il corpo ricoperto dal brodo di pollo finché la spiritella non fu completamente ripulita da capo a piedi, dopo di che si alzò in volo a mezz’aria e con una leggera scrollata asciugò i propri vestiti fatati.
Fu soltanto dopo questa serie interminabili di atti assolutamente contro ogni possibile formula di galateo e buone maniere, che tanto le fate non possedevano, che Wyd si rivolse al Boggart guardandolo intensamente con i suoi piccoli grandi occhioni neri come pece usando una sola e semplice parola, eppure così pregna di un significato tale da non poter essere riassunto neanche in mille poemi.Cosa?
Intanto che mangiava, nella sua maniera incredibilmente brutale, non aveva minimamente prestato ascolto a nessuna delle parole del molliccio, neanche mezza.
Però ora era a stomaco pieno.. -
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No, non una sola parola.
E comunque non dovresti parlare a una fata che mangia, è da maleducati.
Parlò con il suo candido sorriso, le labbra sottili che incorniciavano una fila di minuscoli dentini aguzzi e non più grandi della capocchia di uno spillo.
Effettivamente aveva ragione, praticamente l’unica regola di galateo dei piccoli esserini volanti era “mentre si mangia, silenzio” anche se era più una cosa che succedeva durante i pasti che non una vera regola, tutte le fatine erano infatti tanto voraci e ingorde che l’unico rumore durante i colossali banchetti era quello di stoviglie che si muovevano e piatti che venivano svuotati.
Comunque la Wydwen fu molto attenta nell’ascoltare l’altra domanda del molliccio, voleva sapere cosa ci facesse lei in quella dimensione ma non era proprio sicura di poterglielo dire.
Guardò quindi il rosso con i suoi enormi occhioni d’agata.Non so se ti posso dire che la Mamma mi ha mandato qui per imparare a rubare i sogni della gente così che lei li possa mangiare, no, non te lo posso proprio dire.
Magari poi lei lo verrebbe a sapere e si arrabbierebbe con me.
Perfetto!
Era stata l’immagine stessa della discrezione, era decisamente fiera di se stessa, anche se aveva come l’oscura sensazione di aver sbagliato qualcosa.
Non ne se curò troppo, comunque, scacciandola come uno di quei vaghe sensazioni strane che le venivano di quanto in quanto.. -
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Edited by Kami della Falsa Speranza - 30/6/2013, 13:24. -
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Wow davvero?!
Mi piace un sacco giocare e divertirmi con i nuovi amici!
Era stata davvero fortunata, non solo il ragazzo carino con i capelli bianchi le aveva detto che cercavano nuovi amici con cui giocare, cosa che già di per se la mandava in al settimo cielo, ma aveva anche detto che avrebbe potuto aiutarla a scoprire come si rubano i sogni!
Non si spiegava come avesse potuto intuire che era proprio ciò che le serviva, forse era stato solo un colpo fortunato o forse l’aveva capito da ciò che aveva detto prima lei.
L’ombra di un’intuizione cominciò a sfiorarle la mente, ma venne spazzata via dall’eccitazione del momento.
Cominciò quindi a svolazzare tutta contenta per la sua gabbietta, rendendosi conto per la prima volta di essere effettivamente in trappola e di non poter andare dove desiderava, il che non le piaceva per niente.
Era pur sempre una piccola e fastidiosa incarnazione del Caos.Fatemi uscire di qui, ho sonno, voglio andare in giro e voglio giocare a qualcosa di divertente, a proposito, voi a cosa giocate?
Comunque non mi piace questo posto di metallo, ecco.
Se avesse avuto abbastanza potere dentro di se, avrebbe semplicemente sciolto tutta la gabbietta con uno dei suoi fulmini, ma sentiva di non poterselo permettere poiché sebbene non ricordasse di aver utilizzato alcuna magia, era comunque prosciugata di tutte le sue forze e stanca da morire.
L’unica cosa che la tratteneva dal piantarsi sul pavimento e sonnecchiare erano il freddo dello stesso, il fatto di trovarsi imprigionata e l’eccitazione di aver trovato dei nuovi amici con cui giocare..