A New Stage Awaits!

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    Un forte rumore, come di una tela che viene brutalmente strappata, si sparse per la foresta quando il demone si materializzò emergendo dalle fiere correnti del maelstrom.
    Sulla sua schiena, intenta a colpirlo con le proprie lame, vi era una donna dall’aspetto longilineo e dagli abiti sgargianti strappati e distrutti in più punti mentre una maschera inespressiva le copriva il volto.

    Isha ci mise solo pochi istanti a registrare il nuovo palcoscenico in cui quello spettacolo l’aveva portata, senza dimenticare che la sua danza col demone era tutt’altro che conclusa, infatti questo in uno scatto di forza e ira riuscì ad afferrarla per scagliarla lontano, contro uno dei numerosi e antichi alberi che popolavano Fanedell.
    L’urto fu violento, tanto da strapparle il respiro e quasi farle cadere i suoi strumenti, ma non era ancora finita.
    L’aberrazione l’aveva trasportata non sapeva dove, forse un’altra dimensione, non poteva permettere che cominciasse a seminare panico e distruzione in un mondo che forse non aveva i mezzi per difendersi dalla sua furia distruttiva.

    Si rimise in piedi, la sua agilità impareggiabile gravemente limitata dalle ferite che aveva subito e dalla perdita di sangue, non le restava che tendere una trappola al suo mortale nemico, si mise quindi in posizione di danza emanando spregio del pericolo e la cosa fece imbestialire l’abominio, che quindi la caricò senza esitazione.
    Fu solo quando esso era troppo vicino per tentare qualsiasi tipo di movimento ch’ella fece la propria mossa, con una velocità tale da risultare quasi sfocata per l’occhio umano, Isha si abbassò schivando quasi del tutto gli artigli protesi, per poi rialzarsi e conficcare entrambe le sue lunghe lame nella testa mostruosa dell’essere del Chaos, uccidendolo ma facendosi crollare addosso la sua massa imponente.
    Purtroppo non era riuscita a evitare completamente di essere colpita e i marci artigli del suo avversario le avevano scavato un profondo solco, un altro, nel fianco riducendo ancora più a brandelli tanto il suo corpo quanto la sua colorata veste da arlecchina.

    Con un ultimo sforzo tentò di liberarsi da sotto la carcassa della bestia, che intanto stava lentamente evaporando e scomparendo, ma richiese al suo corpo più di quanto potesse dare e quindi svenne, con ancora le spade in mano.
    Non le avrebbe fatte toccare a nessuno, neanche da morta.
     
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    Un leprotto di grossa taglia zampettava per la foresta di Fanedell.
    Nulla di strano se non il fatto che la creatura procedeva in posizione eretta e vestita con una mantellina grigia. Ma c'era altro di molto più insolito che la differenziava dalla comune selvaggina e che la rendeva se vogliamo molto più pericolosa.
    Era una lepre armata di tutto punto, con tanto di spada e scudo.

    In verità quella zampettante creatura dal pelo candido altro non era che Sir Zephyrus Lancaster, Cavaliere Bianco del lontano regno di Leanfalia, da tempo immemore in viaggio verso la caserma di Taldor. Contrattempi ed imprevisti ne avevano deviato l'attenzione impedendogli di giungere alla tanto agognata destinazione.

    Così in quella che sembrava una routine millenaria si ritrovava anche quel giorno a passeggiare nell'ombrosa foresta. Antica, imponente e silenziosa...

    … fino ad ora.

    Un rumore come di un forte strappo risuonò tra gli alberi facendogli rizzare le lunghe orecchie pelose.
    Cosa mai poteva provocare un rumore simile?
    Sembrava provenire dalla zona che aveva appena attraversato. Non sembrava il verso di nessun animale che avesse mai incontrato e fino a poco a fa non aveva motivo di credere che ci fosse qualcuno in quella frazione di bosco alle sue spalle...

    Così cauto, curioso e trepidante tornò sui suoi passi.
    Si mosse leggero e furtivo, scivolando di cespuglio in cespuglio e nascondendosi dietro i grossi tronchi mentre avanzava.

    Ed eccolo finalmente arrivare ed assistere alle battute finali di un terribile scontro tra una creatura mostruosa ed un bizzarro guerriero mascherato.

    Combattimento terribile, artigli contro lame.

    Ed alla fine fu il guerriero ad avere la meglio e a donare al suo avversario il colpo di grazia.
    Ma quando la vittoria sembrava a portata di mano la carcassa del nemico esanime gli rovinò addosso.

    Fu negli istanti successivi che il Cavaliere uscì allo scoperto e cauto -spada in pugno per ogni evenienza- si avvicinò al guerriero privo di sensi.

    Man mano che si avvicinava la carcassa mostruosa stava lentamente evaporando e scomparendo, mentre l'altro giaceva a terra con ancora le lame ben strette.

    Da vicino ebbe modo di studiarne meglio la figura, intuendo dalle forme nascoste dietro le lacere vesti sgargianti che doveva trattarsi di una creatura femminile, sebbene dall'odore non riuscisse a capirne la specie di origine.

    “Ehi...”

    Si chinò e parlò posando con delicatezza una zampa sulla spalla della creatura e scuotendola leggermente, mentre i suoi vispi occhi grigi scrutavano con interesse la maschera che ne nascondeva il viso.

     
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    Rimase svenuta qualche minuto, non di più, e riprese lentamente conoscenza quando sentì qualcosa di particolarmente morbido e soffice che le tastava la spalla.

    Ehi...


    Aprì gli occhi con difficoltà solo per vedere una grossa lepre che la stava toccando, l’esserino era armato di tutto punto ma non sembrava ostile, anzi pareva lievemente preoccupato per lei.
    Come primissima cosa rinfoderò le sue lame gemelle nei foderi dietro la schiena, la sua danza era terminata quindi era il momento di riporre i suoi strumenti nella loro custodia, dopodiché si alzò cercando di ignorare il dolore e mettersi seduta.
    Per la prima volta si guardò realmente attorno, il demone doveva averla trasportata in qualche luogo strano e in un altro pianeta, o galassia o, perché no, persino un altro universo.
    Cominciò a ridacchiare ma una fitta di dolore al ventre glielo impedì, avrebbe dovuto ridere in faccia alla paura e al dolore come Cegorath, ma era davvero troppo mal conciata per potersi concede anche quella preghiera.
    Si tolse la maschera, neanche quella le serviva ora che la danza era terminata e la ripose con cura a un gancetto sul fianco dei suoi vestiti e solo allora focalizzò la sua attenzione sulla lepre.
    Un paio di occhi scuri come la notte osservavano quelli della bestiola pelosa, zigomi alti e pelle del color del latte, assomigliava molto a un elfa sebbene si potesse intuire che non apparteneva a quella razza, c’era un che di diverso.
    Non le sembrava un abominio del caos, quindi non sarebbe stato il caso di attaccarla neanche se ne fosse stata in grado, optò per qualcosa di più tranquillo e meno faticoso.

    Salve Creatura, io sono Isha, serva del Dio Ridente.
    Con chi ho il piacere di parlare?


    Tossì un paio di volte, ritrovandosi a sputare qualche goccia di sangue.
    Forse l’antico rituale d’incontro con nuove razze era un po’ troppo lungo per quella particolare circostanza.

    Mi scuso per l’irruenza ma ci sarebbe un luogo nelle vicinanze in cui possa curare le mie ferite?
    Sono molteplici e purtroppo temo potrei morirne, se non curate in fretta.


    Non che avesse particolare paura della morte, ma il suo Dio le aveva fatto un bel tiro mancino, spedendola in qualche luogo remoto dell’universo mentre era a cavallo di un demone che stava cercando di uccidere.
    Le sarebbe assai spiaciuto non gustarsi quella beffa ai suoi danni fino in fondo, Cegorath era un Dio assai dispettoso ma aveva sempre grandi piani per i suoi adepti.
     
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    Dopo quel fugace e delicato contatto la misteriosa creatura sembrò riprendere conoscenza.
    Come prima cosa -forse riconoscendo le intenzioni non ostili di Zephyrus- rinfoderò le sue lame ed al Cavaliere sembrò appropriato fare altrettanto con la sua spada. Dopodiché cercò di mettersi seduta e si levò la maschera rivelando il suo volto al leprotto.

    Un paio di occhi scuri lo fissavano da un viso bianco e delicato. Azzardò che potesse appartenere ad una qualche razza elfica, ma credeva di non aver mai incrociato lo sguardo su un suo simile.
    Superando il dolore delle ferite riportate con lo scontro del Demone riuscì persino a parlare e presentarsi.

    Sir Zephyrus che ormai aveva rinfoderato la spada accennò un inchino, come richiedeva l'etichetta del buon Cavaliere e passò a presentarsi.

    “Io sono Sir Zephyrus Lancaster, Cavaliere Bianco del lontano Regno di Leanfalia...”

    Isha – era quello il nome della ragazza – tossì un paio di volte ritrovandosi a sputare qualche goccia di sangue. Era ridotta davvero male, ma riusciva comunque a mostrare un atteggiamento tranquillo e pacato. Che tempra!

    “Ci troviamo nel bel mezzo della foresta di Fanedell, la città più vicina è Istvan, ma forse è possibile trovare qualche aiuto in qualche posto più vicino. My Lady mi permetta di aiutarla...”

    Il Cavaliere si fece più vicino e se la ragazza ne avesse mostrato le intenzioni l'avrebbe aiutata a mettersi in piedi. Ma intanto ciò che fece in prima istanza fu offrirle la sua borraccia... Era solo acqua ma forse poteva aiutarla un po'.

     
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    “...la città più vicina è Istvan, ma forse è possibile
    trovare qualche aiuto in qualche posto più vicino.”

    aveva appena finito di pronunciare la Lepre
    “My Lady mi permetta di aiutarla...”

    Con la cortesia di un perfetto galantuomo, il Leprotto stava porgendo la borraccia all'Arlecchina quando un rumore di fronde smosse sopra le loro teste annunciò l'arrivo di una terza presenza: discese dai rami con un balzo agile, e dapprima di lei non fu visibile che un'increspatura nell'etere; toccò il suolo con leggerezza, senza un rumore, e l'incanto con cui il suo mantello era intessuto lasciò cadere l'occultamento, rivelando una figura incappucciata.

    Senza proferire una sola parola, la donna -perché di questo si trattava: le forme intrappolate nella casacca e il corpetto di cuoio sotto la cappa non lasciavano margine d'errore- si inginocchiò accanto alla Naufraga per indagarne le ferite con una delicatezza che apparentemente strideva con l'aria autoritaria che trasudava, e dopo una rapida analisi si ritrasse per cominciare a frugare il tascapane assicurato alla cintura con la destra.
    Ne estrasse una fialetta contenente un liquido blu zaffiro.

    jpg
    « Bevila. »
    dispose, meno gentile di un'esortazione, ma più morbida di un comando
    « Non ti rimetterà a nuovo, ma sarai fuori pericolo. »

    L'ombra proiettata dal cappuccio rendeva impossibile scorgere i dettagli del suo viso -eccezion fatta per le labbra rosse e ben disegnate-, ma a giudicare da come il capo ruotò leggermente in direzione di Zaphyrus, il suo sguardo -e le sue attenzioni- dovevano essersi spostate su di lui.

    « Che ne è del demone? »
    domandò, col solito tono pragmatico
    « Non riesco più a percepirlo entro i confini del bosco:
    è opera vostra...? »

     
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    Ringraziò il leprotto e accettò l’acqua, stava per iniziare a bere piuttosto avidamente dato che il combattimento con l’abominio l’aveva sfibrata più di quanto potesse sembrare, inoltre la perdita di sangue la stava disidratando e doveva trovare un modo di interrompere l’emorragia prima di che fosse troppo tardi e il tutto mentre il dolore era tanto intenso che quasi non riusciva a ignorarlo.
    Sembrava che ci fosse una città nelle vicinanze, sperò che fosse davvero vicino perché difficilmente avrebbe potuto percorrere grandi distanze, anche con l’eventuale aiuto di Sir Lancaster, il quale era obbiettivamente troppo piccolo per poterle fare da supporto alla deambulazione.
    Era sul punto di rispondere al leprotto quando un fruscio sopra di se le fece intuire che qualcosa si nascondeva tra le fronde, si chiese come mai i suoi sensi psion non stavano percependo nulla ma eventualmente la creatura esulava da ciò che lei poteva captare, il che non era generalmente un buon segno.

    Sentì solo il rumore di foglie smosse nuovamente, la vista lievemente appannata non notò il movimento dell’etere che segnava il passaggio del nuovo venuto e il suo atterraggio fu tanto silenzioso da non essere udibile dalla giovane Eldar.
    La figura incappucciata lasciò cadere l’incantesimo rivelando di essere una donna, anche continuava a non percepirla e non poteva vederla in volto a causa del cappuccio ancora tirato.

    Bevila.
    Non ti rimetterà a nuovo, ma sarai fuori pericolo.


    E così Isha fece, era come affascinata da quella figura che tanto bene si fondeva con il bosco che le stava attorno e ora che era tanto indebolita sentiva di non poter far altro che ciò che la donna le diceva.
    Sentì subito il potere scorrerle nelle vene, chiudendo le emorragie e riparando i suoi tessuti, quando l’effetto finalmente finì si sentiva ancora uno straccio infilato nel motore di un veicolo A-Grav, ma almeno non stava più per morire.

    Che ne è del demone?
    Non riesco più a percepirlo entro i confini del bosco: è opera vostra...?


    Mia.
    Stavo combattendo l’Abominio su Kadia quando esso ha cominciato a teletrasportarsi da un luogo all’altro, da un pianeta all’altro fino a che non siamo arrivati qui e l’ho ucciso.
    I demoni sono antichi nemici del mio popolo.


    Non era riuscita a non rispondere, semplicemente sentiva che avrebbe dovuto farlo perché l’influsso della ranger non si era ancora placato su di lei, la sua aura di autorità era qualcosa con cui non riusciva a combattere, non nelle sue condizioni attuali.
    Ma il suo orgoglio le imponeva di mostrarsi risoluta e di non farsi dare ordini da sconosciuti.

    Io sono Isha, Arlecchina del Dio Ridente.
    Tu invece, chi sei e che luogo è mai questo?
    Intendo il pianeta, non la foresta…Fanedell, ha detto Sir Lancaster.



    Edited by Settra - 27/6/2013, 00:53
     
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    Un rumore di fronde tremanti fece vibrare le lunghe orecchie di lepre del Bianco Cavaliere.
    Qualcosa o qualcuno discese dai rami -quasi invisibile- toccando il suolo con leggerezza.
    Solo in quel momento la presenza divenne pienamente visibile ai loro occhi.

    Una figura, una donna, dal viso nascosto dall'ombra di un cappuccio.
    Non sembrava avere intenzioni ostili.
    Dal modo in cui era apparsa Zephyrus intuì che se avesse voluto avrebbe potuto tagliare ad entrambi la gola senza che se ne accorgessero.

    Invece per prima cosa si inginocchiò accanto ad Isha offrendole una fiala contenente un liquido dall'intenso blu zaffiro.

    Dopodiché ruotò il capo spostanto la sua attenzione sul Cavaliere.

    « Che ne è del demone? »

    domandò, con tono autoritario.

    « Non riesco più a percepirlo entro i confini del bosco:
    è opera vostra...? »


    Il demone!

    Prima che potesse rispondere fu Isha ad intervenire, svelando anche al leprotto quella parte di storia che non conosceva.

    “Io sono Sir Zephyrus Lancaster, my lady.”


    Le buone maniere imponevano che in primo luogo si presentasse.

    “Stavo vagando per la foresta quando un forte rumore mi ha attirato qui.
    Sono giunto alle ultime battute del loro scontro...”


    Lo strano influsso che produceva la sola presenza della misteriosa figura lo spinse ad andare avanti nel racconto, fornendo ulteriori dettagli e rispondendo in maniera definitiva alla sua domanda.

    “... la carcassa del demone è letteralmente evaporata.”

     
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    Mia. Stavo combattendo l’Abominio su Kadia quando ha cominciato a teletrasportarsi da un luogo all’altro, da un pianeta all’altro fino a che non siamo arrivati qui e l’ho ucciso. I demoni sono antichi nemici del mio popolo.
    spiegò brevemente la ragazza non appena la pozione la rimise un po' in sesto
    Io sono Isha, Arlecchina del Dio Ridente. Tu invece, chi sei e che luogo è mai questo?
    Intendo il pianeta, non la foresta…Fanedell, ha detto Sir Lancaster.


    Fin da quando aveva rivendicato come sua l'uccisione del demone, gli occhi imperscrutabili tra le ombre del cappuccio si erano puntati su di lei: certamente, con quella corporatura snella, agile e forte sembrava avvezza alla guerra, ma abbattere un tale nemico in solitaria era qualcosa che nemmeno molti dei suoi ranger avrebbero potuto vantare.

    Se non avesse avuto altre mete dove andare o posti a cui fare ritorno...
    beh, sarebbe stato un ottimo acquisto per la pace della sua Foresta.

    Sull'onda dello stesso pensiero, volse poi lo sguardo al Leprotto.

    “Io sono Sir Zephyrus Lancaster, my lady.”
    prese la parola quello, presentandosi come educazione richiedeva
    “Stavo vagando per la foresta quando un forte rumore mi ha attirato qui. Sono giunto alle ultime battute del loro scontro...la carcassa del demone è letteralmente evaporata.”

    Mentre prendeva mentalmente nota di quei dettagli, la donna annuì, e -mentre la destra inguantata si sollevava verso il suo copricapo- decise che era opportuno presentarsi a sua volta: abbassò il cappuccio, rivelando lunghe chiome dorate che le si riversarono oltre spalle, occhi verdi un poco a mandorla, e orecchie a punta tipiche del popolo silvestre.

    « Il mio nome è Sylvanas Laulanthalasa Qualinost Shandris Windrunner,
    capo dell'ordine militare dei Falchi di Fanedell, appartenente ai Cavalieri Celesti dell'Est. »

    ricambiò la presentazione a sua volta, enumerando in scioltezza il suo nome completo
    « Sylvanas è sufficiente – e, per rispondere alla tua domanda, Isha... »
    ebbe cura di specificare, mentre faceva leva sulle gambe e si rialzava in piedi
    « Ci troviamo su un mondo chiamato Endlos, ripartito in sei grandi aree geo-politiche chiamate Presìdi“; attualmente ci troviamo ad Est, il che è un bene per te. »
    disse, porgendole una mano per aiutarla a rialzarsi
    « Perché la nostra Regina è una Guaritrice, e ti rimetterà a nuovo in un attimo. »
    gli occhi verdi lanciarono uno sguardo al Leprotto da sopra una spalla
    « Le andrebbe di scortarci, Sir Zephyrus? Anche la Dama Azzurra potrebbe essere interessata alla vostra testimonianza. »

     
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    Fu soltanto dopo che anche Sir Lancaster si fu presentato che la nuova venuta, quella che avrebbe potuto tranquillamente ucciderli tutti e due senza che si accorgessero di nulla, decise di mostrare il proprio volto.
    La donna, perché indubbiamente di questo si trattava, aveva lunghi capelli di un biondo intenso, occhi verdi e orecchie a punta pur non essendo una Eldar.
    Non riusciva a capire di che razza fosse, indubbiamente il suo popolo e quello della ranger dovevano essere imparentati in qualche modo ma se da un lato lei, Isha, emanava una specie di aura di serafico distacco, la donna che aveva di fronte possedeva una specie di forza primeva e naturale e doveva ammettere che questo suo lato la interessava molto.
    Sicuramente era estremamente bella.

    Il mio nome è Sylvanas Laulanthalasa Qualinost Shandris Windrunner,
    capo dell'ordine militare dei Falchi di Fanedell, appartenente ai Cavalieri Celesti dell'Est. Sylvanas è sufficiente – e, per rispondere alla tua domanda, Isha...
    i troviamo su un mondo chiamato Endlos, ripartito in sei grandi aree geo-politiche chiamate Presìdi“; attualmente ci troviamo ad Est, il che è un bene per te.


    Afferrò la mano che Sylvanas le porse e con un po’ di sforzo riuscì ad alzarsi in piedi, la presa della ranger era forte come ci si aspettava da qualcuno abituato a vivere nella foresta.

    Perché la nostra Regina è una Guaritrice, e ti rimetterà a nuovo in un attimo.
    Le andrebbe di scortarci, Sir Zephyrus? Anche la Dama Azzurra potrebbe essere interessata alla vostra testimonianza.


    Una regina guaritrice?
    Probabilmente era il modo in cui venivano chiamati i medici su Endlos, anche se le sembrava piuttosto strano che una regina si dedicasse a cose come la medicina dato che aveva da governare un quinto di mondo, sempre che quel piano fosse diviso in cinque parti uguali.

    Con “regina” intendi il vostro capo, giusto?
    Da noi quel titolo non viene più usato da decine di migliaia di anni quindi non sono del tutto sicura del suo significato.
    Comunque se dici che potrà rimettermi in forze in breve tempo gliene sarei grata, la lotta mi ha stancato molto, inoltre dopo mi ritroverei in debito con lei, oltre che con te.
    La mano del fato mi ha portata fin qui e non per morire, è probabile che il Dio Ridente voglia che resti per un po’.


    Una risata le proruppe quindi dal profondo del ventre, bassa e non sguaiata, cristallina come il canto degli uccelli al mattino.
    Si diceva che solo due tipi di persone possano sentire la splendida e melodica risata di un Arlecchino, coloro che sono estremamente fortunati e coloro che stanno per essere uccisi in battaglia, anche se più spesso entrambe le cose.
     
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    Terminato il racconto del leprotto la figura misteriosa decise di rivelare al Cavaliere e all'Eldar la sua identià. Con la mano guantata sollevò il cappuccio che le nascondeva il capo rivelando una chioma di ciocche dorate ed un viso impreziosito da una coppia di occhi verdi e di orecchie a punta.
    Per finire ritenne opportuno presentarsi.

    « Il mio nome è Sylvanas Laulanthalasa Qualinost Shandris Windrunner,
    capo dell'ordine militare dei Falchi di Fanedell, appartenente ai Cavalieri Celesti dell'Est. »


    Un nome decisamente importante, per non parlare di una carica altrettanto prestigiosa.
    Dai suoi primi momenti su Endlos aveva sentito parlare dei Cavalieri Celesti ed uno dei primi obiettivi che si era prefissato era quello di raggiungere la caserma di Taldor e fare la loro conoscenza.
    Ahimé il destino aveva più volte deviato il suo cammino.
    Aveva visitato altri mondi ed aveva affrontato tanti nemici.

    Ed ecco che ora si ritrovava faccia a faccia con il Capo dei Falchi di Fanedell.

    « Le andrebbe di scortarci, Sir Zephyrus? Anche la Dama Azzurra potrebbe essere interessata alla vostra testimonianza. »


    Intanto la ranger aveva proseguito con le sue spiegazioni aiutando al contempo la ragazza ferita a mettersi in piedi.

    “Sarebbe per me un onore.”


    Il Cavaliere concesse un inchino.

    “Devo confessarvi Lady Sylvanas che ho già sentito parlare dei Cavalieri Celesti.
    Avevo anche ricevuto delle indicazioni per raggiungere un certo luogo: la caserma di Taldor.”

     
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    La fanciulla presentatasi come Isha accettò la mano che le era stata porta, e -cercando di aiutarla in modo che si sforzasse il meno possibile- Sylvanas la issò in piedi accanto a sé, reggendo un braccio di lei attorno alle proprie spalle con la destra, e avvolgendole la sinistra attorno alla vita snella per sorreggerla.

    Con “regina” intendi il vostro capo, giusto? Da noi quel titolo non viene più usato da decine di migliaia di anni quindi non sono del tutto sicura del suo significato.

    Le parole della giovane Eldar ottennero dall'Elfa uno sbuffo leggero, più simile però ad una mezza risata, a giudicare dal sorriso apparso sulle labbra ben disegnate... perché, in tutta franchezza, il suo primo pensiero a quell'osservazione era stato “neanche io”: non voleva essere una mancanza di rispetto nei confronti dell'Alfiere, la sua, ma in virtù dei loro trascorsi e dell'autonomia che la Dama Azzura le aveva concesso nella gestione di Fanedell e delle sue quetioni, parlare di sudditanza sarebbe parso molto lontano dal vero.

    Comunque se dici che potrà rimettermi in forze in breve tempo gliene sarei grata,
    la lotta mi ha stancato molto, inoltre dopo mi ritroverei in debito con lei, oltre che con te.

    proseguì l'Arlecchina, denotando la conoscenza di un certo codice d'onore
    La mano del fato mi ha portata fin qui e non per morire,
    è probabile che il Dio Ridente voglia che resti per un po’.


    <i>Pronunciato quel sibillino oracolo, fu il turno di Isha di ridacchiare,
    e -subito dopo- la parola e il verde sguardo della Ranger passò al Leprotto.


    “Sarebbe per me un onore.
    Devo confessarvi Lady Sylvanas che ho già sentito parlare dei Cavalieri Celesti.”

    rispose quello, col solito fare cortese e accettando l'offerta di buon grado
    “Avevo anche ricevuto delle indicazioni per raggiungere un certo luogo: la caserma di Taldor.”

    « Capisco... molto bene, allora. »
    concluse la Figlia dei Boschi, esponendo il programma ai compagni di viaggio
    « Per prima cosa porteremo Isha a Lordaeron per affidarla alle cure dell'Alfiere;
    poi, accompagnerò Sir Zephyrus alla Caserma di Taldor. »


    Che fosse alla ricerca di qualcuno, di una disfida da disputare per mettersi alla prova, o -piuttosto- desideroso di arruolarsi, avrebbero avuto modo e tempo di definirlo chiacchierando durante il tragitto fino alla città.


    Ragazzi, scusate tantu il ritardo: tra viaggi e preparativi sto avendo un po' da fare ç_ç
    Questo credo possa essere il mio ultimo post della giocata, ma avrei già in mente il proseguo -magari da aprire verso fine mese, visto che domani parto e sarò senza connessione-; la domanda è: volete continuare l'itinerario insieme o preferite proseguire in solitaria?
     
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    Era strano per lei, sempre così indipendente, appoggiarsi così pesantemente a qualcuno senza infastidirsi minimamente, ma quella era l’occasione.
    Sylvanas era stata così gentile con lei, adesso la sosteneva e la aiutava a camminare tenendosi una delle sue braccia dietro le spalle e avvolgendola tenendola stretta per la vita.
    Le prospettive che aveva davanti non le spiacevano per nulla, a cominciare dall’idea di essere risanata dai poteri dell’Alfiere, chiunque essa sia pareva che la sua salvatrice ne avesse una stima notevole quindi non si preoccupò eccessivamente.

    Per quanto la riguardava era già sufficientemente complicato muoversi cercando di non riaprire la ferità, certo avrebbe anche potuto camminare da sola ma l’avrebbe dovuto fare molto piano per evitare di perdere altro sangue.
    Purtroppo la lotta con la Bestia l’aveva quasi portata all’altro mondo e non ne era ancora uscita del tutto.

    Chiedo perdono per questo magro orrore appena postato ma non sapevo davvero che altro mettere, anche perchè è verita e ancora messa un botto male.
    Chiedo perdono anche per il ritardo, specificando che per me va bene continuare l'itinerario assieme.
     
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    « Per prima cosa porteremo Isha a Lordaeron per affidarla alle cure dell'Alfiere;
    poi, accompagnerò Sir Zephyrus alla Caserma di Taldor. »

    Lady Sylvanas espose in sintesi il programma del viaggio.
    Gli sembrò giusto -nonché doveroso- che la prima cosa da fare fosse portare Isha dall'Alfiere, affinché ricevesse le cure più adeguate. Per quanto potesse essere potente la pozione della ranger l'eldar necessitava lo stesso delle cure di un guaritore. In fondo era reduce dal combattimento con un terribile demone.

    “Perfetto!”

    Si accorse forse troppo tardi di aver fatto mostra di eccessivo entusiasmo.
    Ma in fin dei conti quello di raggiungere la Caserma di Taldor era stato il primo scopo che si era prefissato dopo aver incontrato la Signora col Grifone, nei primi istanti successivi al suo arrivo su Endlos.

    Il Destino purtroppo aveva più e più volte variato il suo itinerario, portandolo in posti lontani.
    Ma forse era giusto così, in fondo ogni deviazione lo aveva portato dove c'era più bisogno di lui.

    Ed ora lo stesso Destino -nelle vesti di Ranger- lo stava per portare direttamente a Taldor.
    Con solo una tappa intermedia.

    Non avrebbe mancato in futuro di ringraziare nuovamente Lady Sylvanas per la sua cortesia.



    possiamo proseguire tutti insieme! :yuppi:
     
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    Scusate la intro molto breve, ma... l'importante è riprendere >w</

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