All’entrata della Quinta Bolgia un bimbetto di non più di cinque anni chiede l’elemosina. Tutto sporco e vestito di cenci corre dietro ai clienti che entrano o escono dal locale. Pare non importargli molto dello stato in cui sono ridotti i suoi indumenti. D’altronde non è per fame che si trova a racimolare qualche moneta lungo i cunicoli polverosi. Sua madre è sempre molto premurosa con lui. Gli da un pasto al giorno. Lo fa dormire nella sua stanza quando non sta lavorando. Batte per conto del Signor Molliccio, sua madre. Tutti dicono che è bravissima a battere, un vero talento. Deve ricordarsi di chiederle su cosa batte di preciso giorno e notte ininterrottamente. I grandi e il loro linguaggio complicato. Iori non riesce mai a capire di cosa parlano nei loro discorsi intricati. Perché i grandi non possono parlare chiaramente, senza significati strani che quelli come lui non colgono mai?
Ma in fondo i grandi sono tutti un po’ matti. Prendi quel signore, appena uscito dal bar accompagnato da quattro suoi amici. Si lamenta perché non ha più un dito. Eppure il signor Molliccio ne ha una collana intera di dita. Perché non può chiederne uno a lui?
Gli piace Zimmer. Ha un viso buffo e anche come parla è parecchio divertente. Inoltre è lui che permette alla mamma di lavorare e per questo Iori gli è molto riconoscente. Forse, quando sarà grande, anche lui potrà lavorare per il signor Molliccio.
Gli piacerebbe lavorare con la mamma. Di solito se le gironzola intorno in orario lavorativo trova sempre una scusa per mandarlo via. O si chiude in una stanza con qualche signore. A lui non piace quando lo lasciano fuori. Qualche volta ha adagiato l’orecchio alla porta per capire cosa facevano all’interno, ma tutto quello che è riuscito a sentire sono stati sbuffi e gemiti. Certo che battere deve proprio essere un lavoro faticoso!
Ecco un altro a cui chiedere qualche spicciolo. Se arriva a raggranellare una moneta doro può andare a comprare qualche dolce nella bancarella lì a fianco. Oggi ha voglia di coda di topo glassato.
Certo che puzza questo tizio. E non ha neppure un bell’aspetto. Solitamente quando qualcuno è così mal ridotto lo chiudono in un sacco e lo gettano nelle fosse comuni. Chissà perché lui è ancora in grado di muoversi, tutto ossa e carne biancastra.
La giornata poteva cominciare meglio. Intendiamoci, nessuno si lamenta per aver messo le mani su uno zircone tanto grosso da non poterci stringere il pugno intorno. Solo, le frecce se le sarebbe volentieri risparmiate. Maledetti arcieri. Bhe, l’importante è essere riuscito a impossessarsi di una cosa da dare al Rosso. E adesso questo qui cosa vuole?
Alla richiesta del ragazzino si tasta frettolosamente con la mano libera le tasche dei pantaloni, senza riuscire a trovare qualcosa da dargli. Insoddisfatto e seccato, cerca di allontanarlo a parole.
No, non ho niente da darti. Via, sciò! Sparisci. Perché mi stai seguendo? Ti ho detto che non ho nulla da darti!
Infatti ora Iori insegue il funambolo fin dentro al locale, incurante delle sue lamentele. E come potrebbe fare altrimenti? Uno non può andarsene in giro con una gemma grossa come un uovo di struzzo e poi non condividere. Non si fa. Ma non è solo l’attenzione del bimbetto che viene calamitata dal nuovo arrivato e soprattutto dal tesoro che questo si porta dietro. Già più di uno dei molti ubriaconi lì riuniti sta facendo un pensierino accarezzando in modo distratto le lame dei coltelli. Meglio sbrigarsi a consegnare la cosa. Non è certo tornato dall’oltre tomba per iniziare una rissa proprio quel giorno.
Con passo deciso attraversa il locale e si dirige al bancone, dove Zimmer è ancora tutto affaccendato con la sua testa impagliata. Con voce padrona della situazione saluta il conoscente che non vede da tanti anni.
Salve, Boggart.
Intanto Iori, che lo ha seguito imperterrito fino a lì, si rivolge a propria volta al rossiccio.
Veret riflette bene prima di aprire la bocca. Memore di quanto accaduto con il monocorno, sceglie con oculata attenzione quali parole pronunciare di fronte al Molliccio.
Per parlare. E visto che so quanto il tuo tempo è prezioso ecco qui un indennizzo per i minuti che ti porterò via.
Alza il braccio destro e schiude il pugno della mano, lasciando che il suo dono rotoli in direzione del Boggart, per poi fermarsi in una conca del consunto bancone. Prima di affermare altro indugia con gli occhi tra le meravigliose sfaccettature del grosso gioiello.
Come probabilmente tu saprai ho visto il mezzo demone di recente. E a quanto pare lui pensa che io non sia più minimamente utile alla nostra causa. Per carità, siete egregiamente sopravvissuti senza di me, ma non è questo il punto. Tutto ciò che chiedo è la possibilità di dimostrargli che si sbaglia.
Inizia a gesticolare con le mani e tutto il corpo è così partecipe in quel discorso che le frecce ancora conficcate in lui traballano violentemente.
Ora, so che sei un uom…, un boggart di mondo e a questo mondo tutto ha un costo. Qual è dunque il costo del mio riscatto? Cosa posso fare per avere la mia possibilità?
Fissa gli opachi occhi nelle nere fessure del bitorzoluto barista, lasciando che la passione e la foga trasudino vividi nella voce come nel volto.
Qual è la cosa che desideri di più in tutto l’universo?
L’ultima frase viene detta con un tono più basso ma non per questo meno deciso, mentre il funambolo si avvicina all’interlocutore col proprio busto.
Il Boggart tenta di recuperare un minimo di discrezione negando qualsiasi conoscenza della causa da lui citata. In favore del funambolo si può dire che non ha nominato in pubblico il nome dell’organizzazione. Non questa volta per lo meno. Ma che diamine, se ci tiene tanto a fare le cose in segreto può sempre invitarlo nel retrobottega invece di costringerlo a girare intorno alla questione tirando in ballo una fantomatica terza parte. Si da un contegno, cercando di non far trapelare le lamentele che gli affollano la mente. Un altro boccone amaro da inghiottire in nome della riconciliazione da lui tanto agognata. Perché ci tiene tanto poi? Non per prestigio, dignità o potere. Non è neanche per instillare rispetto nei suoi vecchi compagni. La motivazione è molto più profonda, molto più importante. Il motivo per cui sta facendo tutto questo, passando per tormenti, sofferenza e umiliazione, è la spasmodica ricerca di un identità perduta. Se non appartiene più agli Eversori, lui la cui ambizione ha infiammato i primi animi verso un obbiettivo comune, chi è? Un semplice non morto, uno dei tanti scherzi della natura che trascina le sua stanca vita in attesa di un oblio che non può più accoglierlo?
C’è poi un’altra questione, giustamente messa subito in luce da Zimmer.Cosa può offrire lui agli Eversori? Bella domanda. Una domanda su cui ha riflettuto parecchio, in quella settimana abbondante che è passata del suo ritorno. Un corpo instancabile, devoto alla causa, capace di proseguire inesorabile verso la meta prefissata? Motivazioni ben poco allettanti. Una triste realtà si palesa di fronte a lui. Se paragonato al trio di vecchie conoscenze non è ormai da tempo né il più forte, né il più astuto, ammesso che lo sia mai stato. Sfortunatamente per lui, esclusa la pietruzza che ha portato per rompere il ghiaccio, si è presentato a mani vuote a fare la sua richiesta.
In quel preciso momento il giovane arriva ad odiarsi a causa della patetica situazione in cui si trova. Da una parte il desiderio che lo spinge imperterrito ad andare avanti, dall’altra il buon senso che gli urla contro quanto il suo sogno sia irrealizzabile, carta straccia, un mucchio di robaccia inutile. No, ci deve essere qualcosa che può fare! Si sforza per trovare la frase magica, l’abra cadabra capace di spianargli la via. Davvero, cosa può rispondere?
Il motivo per cui mi serve un mandato è che non ho nulla a mia disposizione al momento se non questa inutile carne putrescente. Sono disposto a fare qualsiasi cosa per rientrare tra gli Ev… per entrare nella compagnia mercenaria che tu conosci così bene. Di loro di chiedere qualsiasi cosa. Cos’hanno da rimetterci?
Il funambolo sta pure cercando di reggere quella facciata a suo parere tanto fastidiosa quanto superflua. Se non altro qualche punto per l’impegno dovrebbero conferirglielo.
Si, senza dubbio è cambiato dall’ultima volta che ha posato i propri occhi sul boggart. Chi può dire se in meglio o in peggio? Senza dubbio però da quando è tornato è stato costretto ad imparare il significato dell’umiltà, cosa che prima della sua sparizione non avrebbe mai potuto comprendere. Alcuni, come il monocorno, l’hanno scambiata per mollezza o inferiorità. Forse un giudizio dato con troppa fretta. Ci sono volte in cui per ritrovare la strada da percorrere bisogna chinare il capo. Non per questo si è inferiori o più deboli. Semplicemente si intraprende un percorso differente.
Un pensiero si insinua nella sua mente, estraniandolo momentaneamente dalla realtà. Zimmer lo ha chiamato uomo incrociato. Non è la prima volta che viene appellato in questo modo ma ora come ora proprio non riesce a ricordarsi chi dei tre vecchi compagni ha coniato quel soprannome o a cosa esso si riferisca. Probabilmente all’affollamento di ben tre anime nel suo corpo. Parlando di personalità multiple, dov’è il dotto? Da un po’ di tempo non fa altro che sonnecchiare in poltrona in un cantuccio della sua mente. Non lo ammetterebbe mai di fronte a lui ma in qualche modo è confortante la sua presenza. Soprattutto in momenti come quello attuale in cui più che mai si sente spaesato avere una figura, seppur burbera e un po’ rude nei suoi confronti, su cui contare è confortante.
Quando abbandona i suoi pensieri per ritornare a concentrarsi su ciò che gli accade intorno, il funambolo nota che Zimmer non è più di fronte a lui ma sta suonando ripetutamente una campana, attirando l’attenzione, con quel suono grave, di tutti i clienti della bettola. Mentre a poco a poco vengono lasciati completamente soli Veret non può fare a meno di chiedersi cosa stia per accadere. Sicuramente il mercante non vuole quella solitudine per iniziare uno scontro fisico. Uno stile simile è qualcosa tipico di Bid, non del proprietario della Quinta Bolgia. L’unica altra ragione di una simile segretezza è l’instaurare un discorso. Ma cosa deve quindi aspettarsi di sentire? L’ennesimo rifiuto? Un ulteriore minaccioso invito a stare per sempre lontano dagli eversori? Non ne ha la minima idea.
Il padrone di 23 gli parla di responsabilità. Può essere il principio di una ramanzina riguardante quanto la sua posizione sia diventata scomoda per l’organizzazione. Può però essere anche l’inizio di qualcos’altro. Una timidissima speranza fa capolino dalla coltre di pessimismo in cui il cadavere è rimasto ammantato per settimane ormai. No, non deve farsi false speranze. L’unica cosa che può fare è aspettare che le intenzioni del discorso si palesino.
Accetta di buon grado la bevanda che gli viene offerta. L’odore del sangue raggiunge le sue putrescenti narici, stuzzicandogli una certa sadica voglia. Non potendo permettersi, comunque, di perdere il controllo in un momento così critico per lui, il circense riccaccia indietro gli istinti e beve d’un sorso il contenuto del calice. Mentre il vitale fluido vermiglio viene assorbito dall’incanto arcano che lo tiene in vita, il resto della bevanda si fa strada nel suo ventre lacerato, cadendo bellamente sul pavimento sotto di lui. Non un grosso danno considerato lo strato di lerciume che è già presente al suolo.
Il domatore di pachidermi ha concluso di dire ciò che desiderava comunicargli ed è il momento per il non morto di rispondere. La voce è lenta e sicura, intrisa in ogni parola della convinzione di star dicendo nient’altro che la pura e semplice verità.
L’unico motivo per cui sono tornato è potermi accollare sulle spalle il fardello dei miei debiti.