Non sempre stare nello Yuzrab significava automaticamente squagliarsi per il caldo. Non in quella regione di deserto, meno rovente di tante altre, e non dentro una sferica calotta isolante dal diametro di un grattacielo. L’afa non era che un problema marginale, mitigato dall’aria condizionata che spirava dai bocchettoni di quell’ufficio amministrativo. Tra un bicchiere d’acqua fresca - erogata dal distributore all’angolo del corridoio - e uno scartabellare di fogli, in quell’ufficio si trattava di problemi molto più seri delle condizioni climatiche di quell’angolo di mondo.
In quell’ufficio si parlava di affari.
Gli affari della Torgue Corporation, nello specifico, cioè di quella fabbrica d’artiglieria sperduta in mezzo al deserto, tanto isolata da suscitare una sottospecie di disinteresse nelle popolazioni locali. Certo, i massicci test degli esplosivi che avvenivano nei dintorni potevano destare più di una curiosità, ma fondamentalmente il sito dove sorgeva l’azienda era già entrato nell’immaginario collettivo come un “posto da cui è meglio stare alla larga”. Soltanto un luogo in più da evitare, in quel regno di follia che era il presidio Sud.
Ma di certo la fabbrica non sarebbe passata inosservata per chi possedeva un reale fiuto per gli affari. Qualunque osservatore superficiale avrebbe sminuito l’importanza del marchio Torgue: dopotutto, con l’entrata dello stabilimento nel mercato, il commercio delle armi da fuoco aveva visto solo una modesta impennata, dovuta alla forte crisi economica in cui versava l’intero presidio. Perché si sa, i proiettili non si mangiano. Non ancora, almeno. Eppure, scrutando più a fondo nei traffici commerciali, un occhio attento avrebbe notato alcuni fattori interessanti, o quanto meno curiosi. Innanzitutto, tracciando i movimenti dei Carovanieri Scarlatti - unici addetti al commercio dell’acqua - appariva evidente come il traffico delle derrate acquifere non sfiorasse minimamente lo stabilimento. E a rigor di logica, se un così grande impianto non attingeva dall’Orchidea pur continuando a operare, doveva necessariamente rifornirsi in qualche altro modo. In più, non c’era modo di risalire a nessuna informazione sui lavori di edificazione degli stabilimenti, nemmeno con delle ricerche approfondite e con qualche mazzetta piazzata nelle tasche giuste.
Un luogo interessante, dunque, che meritava quantomeno una visita da chi era inserito nell’economia merovisha da anni. Quel giorno, in quell’ufficio, uno degli amministratori delegati della Torgue Corporation attendeva composto dietro la sua scrivania. Aveva fissato un appuntamento.
Sollevò appena lo sguardo verso il nanerottolo che aveva varcato la porta del suo ufficio. Compattò alcuni fogli che stava consultando, li mise da parte con noncuranza e si mise comodo per osservare i nuovi arrivati. Col demonietto c’era un ragazzo bianchiccio che sembrava pronto a scattare al primo comando. Doveva essere uno schiavo.
« Buongiorno. »
Salutò, mantenendo un tono professionale.
« Prima di lasciare l’azienda le converrà consumare tutta l’acqua che ha prelevato: una volta superato il nostro perimetro, sparirà in pochi secondi. »
C’era una sorta di patto commerciale tra l’azienda e i commercianti d’acqua. Se la fabbrica non avesse cercato di lucrare inserendosi anche nel mercato acquifero monopolizzato dall’Esarcato - marcando con la magia ogni molecola di H2O di sua proprietà - questi ultimi non avrebbero indagato sull’origine sconosciuta di tutta quell’acqua. In sostanza, era un impegno reciproco a non pestarsi i piedi. Certo, non era un vero rapporto commerciale tra gentiluomini, disteso e cordiale: dovevano sopportare diversi controlli periodici, mantenendo comunque un peso sul tavolo delle trattative, grazie all’effetto deterrente dei pesanti armamenti in produzione. Se non fosse stato per la loro pericolosità bellica, probabilmente i Pasha si sarebbero già tolti tempo prima quella spina nel fianco.
Gli stabilimenti Torgue fondavano la loro fortuna su questo equilibrio precario.
« Ma veniamo a noi. Mi risulta che lei sia Zimmerthaugher Dei Cunicoli Dai Quali Si Torna… »
Stava leggendo da un’agenda, senza sbagliare nemmeno un accento di quei nomi bizzarri. E senza fare una piega.
« …Boggart e Rossiccio per diritto di nascita, Alchimista dei Pozzi, Smerigliatore dei Pazzi, secondo in comando degli Eserciti Sotterranei, reduce della Piana delle Ossa, Ammazza Ratti, Terrore dei Rodi-Midollo, Esule e Outsider per scelta, Hierarch fra gli Eversori di Merovish, Mercante Rosso del Bazar delle Talpe, proprietario della Quinta Bolgia nel Distretto della Fame. »
Sollevò nuovamente lo sguardo, mostrando un’espressione affabile ma enigmatica. Pareva che i suoi occhi sottili volessero dirti che “anche il deserto ha le orecchie”. Dopo essersi alzato in piedi, tese la mano destra verso il Boggart, ignorando volutamente qualunque sua reazione, come se tutto ciò che avesse appena elencato fosse roba di poco conto. Era la stretta di mano a sancire un vero legame nel mondo degli affari.
« Molto piacere, io sono Chris Rager, General Manager della Torgue Corporation. »
Detto ciò, si accomodò nuovamente ed estrasse una cartelletta da un cassetto della scrivania.
« Mi dica, le interessa conoscere la nostra politica aziendale? »
Quel potenziale socio in affari era abbastanza ruvido. Non gliene fece una colpa, comunque, dato che per sopravvivere nel mercato di Merovish servivano modi decisamente poco ortodossi. Collane di dita, insulti coloriti, diffidenza a prescindere, e quant'altro.
« Le informazioni sui nostri fornitori sono strettamente riservate, mi spiace. »
Il segreto d'impresa era fondamentale per un'azienda così settoriale.
« Riguardo ai progettisti, sono tutti interni all'azienda, e seguono la produzione dal concept fino al design finale. »
Evitò cautamente di aprire la scomoda parentesi sul CEO delle Torgue Industries.
L'uomo d'affari trovò abbastanza fuori luogo il rovesciamento di gemme sulla sua scrivania: ma per chi l'aveva preso, non era mica un ricettatore dei bassifondi! Tuttavia il signor Zimmer doveva essere abituato a condurre le trattative in quel modo così rozzo, e anche di questo non poteva fargliene una colpa.
« Delle modalità di pagamento si occupa un altro ufficio. Io ho il compito d'illustrare i cataloghi dell'azienda e di concordare i termini dei rapporti con i clienti. »
Tirò fuori dai cassetti diverse cartelle, porgendole una alla volta al boggart.
« Come vede, abbiamo diversi target di marketing. Possiamo coprire piccole partite di fucili, com'è illustrato nel primo catalogo. Nel secondo e nel terzo può trovare le forniture d'artiglieria ad alto calibro. »
Quei fogli contenevano il paradiso di qualsiasi guerrafondaio. Ordigni di ogni tipo e potenza erano catalogati con cura. Le bocche da fuoco, i lanciamissili e le mine sembravano non avere fine. Alcuni progetti di contraerea sembravano addirittura sfiorare l'assurdo.
Tuttavia all'occhio esperto del Rosso non sarebbe sfuggito un quarto catalogo, tirato fuori per sbaglio e prontamente rimesso a posto da Chris.
Il suo interlocutore aveva un occhio reattivo, giacché notò subito quella carta non scoperta e rimessa in fretta nel mazzo. Non poteva bluffare, il suo compagno di giochi era attento e sicuramente in grado di smascherare le fregature. Disse la verità, o almeno parte di essa.
« Quest’altra cartella riguarda un progetto ancora in stato embrionale. »
Era uno dei deliri progettistici del presidente oppure qualcosa di più?
« Attualmente è in stato di fermo per mancanza di finanziamenti. Non che l’azienda sia a corto di liquidità, ma in questo caso particolare i costi sono particolarmente proibitivi. »
Nel dire ciò non si azzardò comunque ad aprire la cartelletta, che rimase nel suo cassetto.
« Servirebbero gli investimenti di un intero presidio per intravedere un risultato finale. E se per caso lei non possiede un presidio, direi che è superfluo continuare a parlare di questi voli pindarici. »
Congiunse le mani, appoggiando i gomiti sulla scrivania.
« Prima però ha parlato di un possibile accordo con l’Esarcato. Lei ha davvero le credenziali per mettere sul tavolo delle trattative una cosa del genere? »
Era forse il momento di azzardare un all-in e scoprire tutte le carte?
Quel ruvido demonietto conosceva ciò di cui stava parlando. Quell’emblema dell’Esarcato doveva essere autentico, perché la punizione riservata dai Pasha per i falsari aveva fatto desistere intere generazioni d’imbroglioni. Se il signor Zimmer arrivò a parlare di protezione del presidio significava che l’azienda era stata adocchiata dalle sfere più elevate del Sud. Un potere sconosciuto voleva accogliere gli stabilimenti Torgue sotto la sua ala protettiva. Per loro era giunto il momento di compiere un salto di qualità: fino ad allora avevano solo venduto armi a banditi e mercenari, mantenendo un buon contatto commerciale con Yasul e il Leitland.
« Un rapporto commerciale di esclusiva è un’offerta di un certo peso, che avrebbe un impatto notevole sui nostri stabilimenti. Ci costringerebbe a ripensare da zero l’intera struttura aziendale. »
E chi gliel’avrebbe spiegato ai venditori che la ristrutturazione aziendale non rendeva più indispensabile il loro ruolo? Non di certo lui, quelli sarebbero stati problemi dell’ufficio personale.
« Illustrerò personalmente questo progetto di collaborazione alla prossima riunione manageriale. »
Si alzò in piedi per stringere la sudicia mano del boggart.
« Qualcosa mi dice che ci rivedremo presto, signor Zimmer. Fino ad allora, si riguardi. »
Era improbabile che una tale proposta venisse bocciata dagli azionisti: sarebbe stata una condanna per l’azienda a ristagnare nel suo mercato attuale per sempre. Senza considerare che un nuovo potere politico a Sud - di cui aveva iniziato a sentire il peso opprimente - poteva decidere di fare terra bruciata ovunque avesse trovato resistenze o rifiuti di collaborazione. Quella proposta di partnership era il loro trampolino di lancio, avevano una sola occasione per saltare e rimbalzare fino al cielo. I laboratori di sviluppo sotterranei sarebbero tornati presto in funzione. Il marchio Torgue avrebbe lasciato la sua firma nelle esplosioni col più alto numero di megatoni che il semipiano potesse ricordare.
Da qualche parte del mondo Mr. Torgue esultò come un bambino il giorno di Natale.