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Per raggiungere l'Alba
non c'è altra via che la Notte.
{ Arena Nera }
Tutti
La chiave è stata distrutta, il Sigillo è spezzato; la porta si sta aprendo, ed è così che comincia: la terra trema e sussulta come una partoriente in balia di dolorose doglie, l'eco distorto di grida lontane si confonde con lo schianto della pietra che si spacca, e -in mezzo a quella cacofonia indistinta- il mondo scompare in una bianca esplosione di luce.
Il primo pensiero che vi coglie è che non l'avevate mai immaginato così, l'Inferno, perché... dopotutto, siete gente del Sud, e con quel posto avete una certa familiarità: lo Yuzrab è caldo come l'inferno -lamentano i forestieri, mentre li guardate sornioni come gatti-, l'Upperdark è buio come l'abisso -pigolano i cagasotto che non osano avventurarvisi-, la Tana è un luogo di perdizione oltre ogni speranza di salvezza -salmodiano i predicatori, che adorano fare il conto dei tuoi peccati...
Molte volte, qualcuno vi ci ha mandato con l'augurio dei migliori accidenti, ma l'Averno per voi non è mai stato un luogo metafisico dove saldare dopo la morte il conto delle vostre malefatte con altre sofferenze; lo Sheol non è qualche posto esotico come la distrutta oasi di Daleli, né un'accozzaglia di lava, cenere e lapilli come la regione di Geisine.
La miseria della povera gente, l'avidità dei potenti, lo sprezzo per vita, il ripetersi del dolore in un circolo vizioso, l'accumularsi di colpe esecrabili quanto divorare la propria madre... Tutti voi, camminando per le vie di Merovish, l'avrete pensato almeno una volta che quel posto è l'Inferno. Perché quell'Inferno esiste, è reale, e molti sono dannati.
Per chi ha farneticato di angeli sterminatori dopo la Notte del Giudizio, i segni della fine erano già nell'aria da tempo, ma nessun profeta è rimasto a strillare il suo trionfo nel solido anello d'antica ossidiana - perché i morti non parlano.
Sahara ha seguito il Mimo tra gli interstizi della roccia, ma quando riemerge sugli spalti dell'Arena Nera -rimasti deserti e semi-distrutti- è solo in tempo per vederlo svanire oltre un portale in compagnia dei suoi due complici, gli stessi che anche Takheloth -poco distante, ancora sospeso a mezz'aria- sta guardando ritirarsi con una certa soddisfazione: probabilmente, prima del lampo accecante, doveva sentirsi fiero di aver costretto alla ritirata il suo nemico; ad altri, sarebbe potuto sembrare che stesse deliberatamente lasciandoseli sfuggire. Chissà i Gerarchi come l'avrebbero presa...?
Di per certo, non avrebbero trovato il tempo per farlo in quel frangente: Aristotelis è ancora riverso sulla sabbia del colosseo al fianco di Venat, Klaus, Dimitry e Wydwen, mentre Bid'daum e Zimmer guadagnano faticosamente l'uscita insieme ai compagni -Helk, 23 e Reys- e ai rivali -Eren, Kalanjanus, Najaran e Preek-, emergendo dalla trappola in cui le tribune si sono trasformate quando grosse macerie hanno iniziato a crollare dai muri, resi instabili dallo scontro con Aren.
Già, Aren... è a lui che vanno i pensieri di alcuni di voi, perché mentre la luce bianca che è scaturita dal cuore dell'Arena si affievolisce e stabilizza, non potete fare a meno di ricordare con un brivido gli indizi di cui eravate entrati in possesso nel Labirinto di Krarth...o dall'Uomo Rosso, nelle Profondità dell'Upperdark.
« ...il Labirinto di Krarth, la prigione in cui il Primo Alfiere rinchiuse gli orrori che non poteva annientare, e i nemici a cui negò la pace della morte. »
aveva affermato il Dottore dall'accento tedesco
« ...il mausoleo dove il Conquistatore è stato sepolto... con la chiave per desigillare Krarth. »
« A... A cosa serve...? Il... il cuore...? Io... io non lo so, ecco... »
aveva accennato il Mangia-Fuoco, colpevole dell'aggressione agli Elldroc
« Mi è solo stato detto che devo trovarlo e distruggerlo... e che è per lavoro...
Se si rompe, qualcosa dovrebbe aprirsi... »
...e non appena recuperate la vista, realizzate finalmente cosa sta accadendo nel momento in cui i vostri occhi si posano sulle scie luminose che percorrono il ring, nette e precise come un disegno; non distinguete bene l'immagine nel suo insieme, e nemmeno gli arcanisti ed alchimisti tra voi sono in grado di riconoscete anche solo parte del simbolo, ma la realtà dei fatti non cambia... ed è facile trarre le conclusioni.
« L'Arena è... è un portale... »
vi precede Kalanjanus, con tono deciso - e piuttosto affascinato
« Un portale per dove...? »
esala con un filo di voce Najaran, pallida in volto
In quel momento, l'arabesco sfolgorante che si intreccia per tutta l'estensione dell'imponente palazzo si innalza verso l'alto per divenire una colonna di luce, e in quel pilastro di splendore latteo cominciano a delinearsi -traslucide come ologrammi- le fattezze di creature terrificanti... e non per il loro aspetto -beh, alcuni anche per quello-, ma per l'opprimente aura che emanano, qualcosa che ridesta il più atavico e istintivo senso di minaccia.
Per il momento riuscite a scorgere solo quelli che sembrano un gigante in armatura completa, un'aberrazione orripilante dal corpo di serpente e il volto umano -che Zimmer può riconoscere come un'abitante del Labirinto di Krarth-, o il Re Vorto e la sua corte, dal quale Eren ha ricevuto tempo addietro un invadente invito a cena, ma... mentre osservate quegli Orrori, altre sagome si delineano indistinte al centro della colonna di luce.
Per il momento, sono eterei ed evanescenti come fantasmi, segno che non sono ancora passati "dall'altra parte", ma... non c'è un secondo da perdere: dovete pensare a cosa fare adesso, e -a tal proposito- sarebbe il momento più adatto -l'unico- per soccorrere i compagni semi-svenuti e toglierli dalla soglia. Prima che quei mostri li prendano per offerte di benvenuto.
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Giù per le scale, attraverso gli androni, prima a destra, poi a sinistra, poi di nuovo giù per un’altra scalinata. Aver studiato nei giorni precedenti la planimetria dell’Arena era stata un’ottima idea, perché nel panico generale sarebbe stato impossibile procedere a tentoni nell’edificio.
Il Gerarca corse controcorrente rispetto alle fiumane in fuga, prediligendo i corridoi secondari per non farsi rallentare troppo dagli spettatori che si accalcavano alle uscite. Insieme a lui c’erano i suoi uomini.
Tutti i sottoposti che non erano con lui avrebbero ricevuto un ordine mentale attraverso i loro canali di comunicazione: le Voci, i Pit Dog sparsi nelle tribune, e tutti gli altri avrebbero sentito nella loro testa una voce distorta e autoritaria.
Convergete tutti all’anello inferiore, zona est.
Quando si affacciò di nuovo all’interno del colosseo, vide che l’intera area di combattimento era solcata da glifi e linee luminescenti. Lo Speziale - sceso anche lui al livello più basso - costatò ad alta voce quello che ormai era palese a chiunque: un sigillo era stato spezzato, un cancello dimensionale si stava aprendo.
Diversi abomini stavano lentamente acquisendo consistenza nel mezzo della luce. La loro pericolosità era intuibile dalla cappa d’energia che appesantì l’aria, accompagnando il loro arrivo. Riconobbe alcune sagome che gli erano state descritte da Zimmer, e capì da dove il portale stesse raccogliendo tutti quegli orrori.
Quelli erano i prigionieri di Krarth, i nemici che nemmeno il primo Alfiere del Sud era riuscito a sconfiggere.
Intravide subito dopo gli Eversori che avevano combattuto tra le sabbie per scontare una pena di morte apparentemente immotivata, per quanto Bid’daum poteva saperne. Erano evidentemente in condizioni critiche.
« Dobbiamo tirarli via da lì, io prendo il Greco, voi pensate agli altri! »
Diede in fretta quest’ordine, poi scese di sotto. Il contatto con le sabbie dell’Arena gli fece correre dei brividi lungo la schiena: era da anni che sognava di calcare quel terriccio pregno di sangue, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe accaduto in circostanze così disperate.
Si diresse verso Aristotelis camminando nella luce tenue. Quando raggiunse il suo pari, non poté credere ai suoi occhi: non aveva mai visto l’Oplite ridotto così male. Sul suo viso smunto s’intravedevano addirittura i segni del terrore e della rassegnazione. Non lo spostò con particolare cautela, aveva fretta: il trasferimento delle creature - a pochi passi da loro - poteva concludersi in qualunque momento. Se lo issò sulle spalle, aiutandosi in parte con i suoi tentacoli di spirito, giusto per non far gravare tutto il peso su di sé.
Una volta giunto al punto di ritrovo, adagiò il ferito in una posizione sicura e prese parola davanti a tutti, sorprendentemente senza mostrare il minimo segno di stanchezza: essersi imposto un anatema per zittire il fiatone e i crampi tornava parecchio utile, soprattutto per infondere sicurezza ai suoi.
« Abbiamo due possibilità d’azione: possiamo ritirarci trasportando i feriti al sicuro, rimandando lo scontro con i mostri di Krarth ai prossimi giorni, permettendo però a tutti loro d’invadere i cunicoli cittadini. Oppure possiamo restare e cercare d’interrompere il trasferimento, abbattendo tutte le bestie che riusciranno ad oltrepassare il portale. »
Scappare o combattere? Non era per niente facile decidere. Loro non sapevano con certezza quanto fosse grande la minaccia, non potevano prevedere quali fossero le intenzioni dei richiamati, né sapevano se la Legione delle Sabbie si stesse riorganizzando per la battaglia. Cercò lo sguardo del Boggart, sperando che potesse offrirgli un piano migliore di quelli che aveva finora esposto.
« Chi di voi è ancora in grado di combattere? »
Poi - insieme a Zimmer - avrebbe preso la decisione più difficile della sua carriera di Gerarca.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato fisico: illeso
Stato mentale: ancora miracolosamente determinato, malgrado sia sull’orlo della crisi
Energia: 75 - 5 = 70%
Equipaggiamento:Kuthian Armour [ Armatura | passiva di peso trascurabile ]
Comet Hammer [ Arma bianca ]
Tàmerlein [ Spada | passiva di evocazione | passiva di vibrazione ultrasonica | passiva di ferimento spirituale ]
Bussola dei Desideri [ Oggetto GDR ]
Istrice Maledetto [ Set di cinque spilli | tecnica a consumo medio di trasmutazione in acido ]
Passive:Risorse Criminali [ Passiva di 110% di energia ]
Oltre la Realtà [ Passiva di Auspex spirituale ]
Senso di Morte [ Passiva di tatto ipersviluppato ]
Burattinaio [ Passiva di controllo cinetico | manipolazione GDR-only dei PNG ]
Anatema del Re Implacabile [ Passiva d’immunità alla fatica ]
Tentacoli di un solo Abominio [ Passiva di equipaggiamento caster ]
Insano [ Passiva di instant casting ]
Attive utilizzate:Perception
Il legame che unisce gli Eversori si spinge sempre più in profondità, arrivando a tracciare delle invisibili linee che uniscono i diversi membri. Parallelamente alla rete d’informatori che si è diffusa capillarmente sul territorio, è stata intessuta nell’etere una seconda rete molto più intima e misteriosa. Sacrificando un minuscolo obolo energetico, un Eversore può aprire i canali di comunicazione mentale con un altro membro, anche se li separano diverse miglia in linea d’aria. Il trasferimento di dati può comprendere le percezioni canoniche e quelle sovraumane, i pensieri, i sentimenti e perfino i ricordi. Questa comunicazione può essere realizzata solo con il consenso del ricevente dall’altro capo del filo: in mancanza di questo, il comunicato psichico sarà registrato nella matrice arcana e potrà essere ricevuto in un secondo momento, magari quando il contattato lo riterrà più opportuno; ciò implica che il flusso mentale non potrà essere recepito in caso d’incoscienza. Il mittente riceverà in risposta un impulso di rimbalzo, capendo quindi se la comunicazione è stata accolta o meno. La rete di comunicazione mentale è occultata e criptata, rendendo impossibile a chiunque all’infuori del legittimo destinatario il riconoscimento della comunicazione in atto. Questa tecnica permette di contattare anche più membri contemporaneamente, semplificando notevolmente i delicati meccanismi di comunicazione nella gilda. Nel caso in cui il ricevente decida di consumare energia a sua volta e di spalancare il canale di comunicazione in risposta agli impulsi in entrata, la connessione tra i membri permetterà una sincronia senza precedenti: quest’applicazione è particolarmente adatta al combattimento in squadra, rendendo i diversi Eversori come membra di uno stesso corpo. Il campo visivo condiviso permette così d’inquadrare il campo di battaglia nella sua totalità, le percezioni extrasensoriali intrecciate e messe a disposizione di tutti scandagliano il territorio, e ognuno conosce sempre la posizione di tutti gli altri. La connessione psichica diviene talmente profonda da rendere difficile distinguere chi veramente stia fracassando quel cranio o chi effettivamente stia schivando quel colpo. Ciascuno vive in tutti gli altri.
Uniti per la vittoria.
Consumo: basso [ Tecnica di gilda con raggio di 15 metri in combattimento, la spesa energetica è sempre e solo a carico di chi invia, tranne nel caso in cui il ricevente decida di ricevere in seguito il messaggio: in quel caso anche il ricevente dovrà consumare mana. Nel caso di un consumo reciproco, la connessione instaurata può essere mantenuta nei turni seguenti da entrambi spendendo nuovamente la quantità di mana richiesta ]. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)STATUS
Status Fisico:
Ottimo 100%
Ferite Riportate:
Nessuna
Condizione Metale:
Ottimale
Mana Consumato:
0%
Mana Residuo:
70%
Altro:
Nulla di particolare :3
EQUIP
اِخْتَفَى
{ Equip:
Maschera Bianca
{ Info: la maschera replica l'uso dei normali sensi, ment…
ألف ليلة وليلة
{ Equip: Mantello Nero
{ Info: un banalissimo mantello nero logoro
بوصلة من الرغبات
{ Equip: Bussola dei Desideri
{ Passive: ndr
{ Attive:
Fiala di Mana
{ Equip: Boccetta
{ Passive: Ripristina il Mana al massimo quando usata (only …
///
{ Equip:
{ Info:
ABILITA' PASSIVE
الرمال التغييرات
{ Passive: Cambiare forma a piacimento
الهاوية ووكر
{ Passive: Camminare su ogni superficie
الرمال قادم
{ Passive: Istant-Cast
الرمال مشاركة
{ Passive: Condivisione attive con le evocazioni
ABILITA' ATTIVE. -
.Silver Shadow..
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Fuggire
Un ordine piuttosto semplice da eseguire, una volta raggiunto il corridoio d'ingresso sarebbe bastato andare dritto ed oltrepassare i cancelli dell'Arena per essere al sicuro da qualunque cosa fosse successa di lì a breve, eppure il Kuthiano in testa al gruppo non sembrava intenzionato ad uscire da quella trappola per topi ma, anzi, si insinuava sempre più al suo interno. Perchè?
Maledisse se stesso per la stupidità di quel pensiero, probabilmente la preoccupazione per la propria salute ed il rapido susseguirsi di eventi catastrofici avevano alterato le sue capacità di giudizio, facendogli dimenticare che al centro dell'Arena c'erano ancora alcuni dei suoi colleghi in condizioni ignote.
Seguì il Gerarca che lo precedeva e che con passo sicuro ed incessante faceva strada lungo i corridoi della struttura come se la conoscesse da una vita; non se ne stupì, da un individuo di quel calibro era più che normale aspettarsi un accurato studio e pianificazione delle eventuali vie di fuga, anche se in questo momento procedevano verso direzione opposta.
Oltre il varco che dava sul centro dell'Arena li attendeva uno spettacolo degno della più fantasiosa apocalisse: sagome di grottesche e terrificanti aberrazioni andavano delineandosi per tutta l'Arena, quasi fossero fantasmi che cercavano di oltrepassare le barriere tra il loro mondo ed il nostro.
"Cosa diamine sono?"
Chiese quasi con voce tremante, ma non saprebbe spiegare perchè. Era come se l'aria intorno fosse diventata pesante, opprimente, ed un'inesplicabile senso di inquietudine si fosse diffuso nel suo corpo e nella sua mente.
Poco alla volta, sullo schermo comparvero immagini, raffiguranti gli orrori che adesso aveva di fronte, tratte dai più comuni testi proveniente da ogni regione e religione di Endlos e tutte avevano in comune la parola Krarth. CLU doveva aver preso alla lettera la domanda dello scienziato e per soddisfarla aveva recuperato ogni fonte possibile dai propri archivi, ma non c'era tempo per documentarsi a riguardo; la priorità era assicurare l'incolumità degli Eversori.
Seguì il Kuthiano al centro dell'Arena, dando sostegno ai compagni evidentemente sfiniti e scortandoli fin dove fosse necessario. Non aveva idea di cose fosse successo in quell'Arena, sapeva solo che adesso toccava al suo gruppo prendere le redini della situazione.
"Non ho un buon presentimento, ma qualcuno dovrà pur impedire a questi stronzi di prendersi Merovish."
Un modo come un altro per confermare la sua presenza al Gerarca.Alimentazione: 75%
Energia Consumata: 0%
Condizioni Esoscheletro: Integrità 100% Funzionalità 100%
Condizioni Pilota: Nessuna ferita; Lieve nervosismo. -
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TRUE LOVE IS POSSIBLE ONLY IN THE NEXT WORLD — FOR NEW PEOPLE. IT IS TOO LATE FOR US. WREAK HAVOC ON THE MIDDLE CLASS.
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_MajinZ_.
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Avere la mente stanca era probabilmente una delle cose peggiori che poteva capitare a un soldato, forse era anche peggio della stanchezza fisica. Quel giorno Dimitriy si era ritrovato in una brutta situazione e il suo stato d’animo era passato dal terrore più puro, alla disperazione più soffocante... affrontare quel Campione si era rivelato un vero e proprio incubo, non solo la sua forza aveva dell’incredibile, ma anche ciò che sprigionava era in grado di lasciare chiunque senza forze. Per la prima volta in vita sua il biondo aveva provato la paura, era stata così forte da scatenargli il pianto e resistere a quel sentimento l’aveva davvero provato, lasciandolo appunto stremato.
Così, quando la luce esplose dalla sabbia dell’arena, il russo si accasciò al suolo stordito da tutto l’insieme di emozioni che aveva provato, ritrovandosi ben presto con il viso appoggiato alla sabbia e lo sguardo vacuo, privo di qualsiasi energia. Per questo motivo rimase inerme al suolo, quasi in posizione fetale, tramortito da qualcosa che non aveva mai provato, non con quell’intensità almeno. Scuoterlo non sarebbe servito a molto, serviva qualcosa di molto più drastico... ed essere al servizio di un essere che non conosceva le mezze misure era una bella fortuna, almeno in quel caso.
Ci volle un potente ceffone per risvegliarlo dal torpore, il dolore all’inizio fu freddo, ma un istante dopo ecco arrivare quel calore necessario a riprendersi. Zimmer gli aveva tirato un cartone tale da fargli aprire di scatto gli occhi e dargli la carica che gli serviva per riprendersi... anche se ci mise un po’ a riprendersi da quello schiaffo. E meno male che aveva deciso di dargliene uno solo. Rimase così un po’ rincitrullito mentre volava insieme al rossiccio, ancora una volta, ritrovandosi poi seduto a terra. Si massaggiò la guancia per qualche secondo e solo dopo sollevò il capo... ritrovandosi davanti a qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere, per nessuna ragione al mondo.
Dalla colonna di luce spuntavano creature spaventose, creature che per fortuna erano ancora quasi completamente evanescenti... o almeno, la sensazione che ebbe il sicario fu quella. Altrimenti, beh, probabilmente sarebbero stati già tutti morti. Dimitriy non sapeva bene cosa era successo, però aveva fatto un po’ di esperienza in quel campo, su Endlos accadevano cose stranissime e anche quella che sembrava una normalissima arena nascondeva qualcosa di terribile. Sembrava quasi che essa fosse una specie di portale, dal quale lentamente stavano fuoriuscendo aberrazioni di ogni tipo. Per il momento, comunque, nulla era più spaventoso di quell’uomo ammantato di nero.
Scosso dal violento colpo, quindi, l’assassino si tirò su e si affiancò ai due gerarchi... che fossero tutti in pericolo era abbastanza ovvio, anzi, forse erano tutti spacciati. Ma era proprio in quei momenti che un vero gruppo mostrava le zanne e gli artigli, quella città apparteneva agli Eversori di Merovish e non avrebbero permesso a nessuno di sottrargliela, nemmeno ai peggiori mostri che l’Inferno stava lentamente vomitando fuori e sicuramente di li a poco sarebbero stati di più che semplici apparizioni. Se per tenersi la città il prezzo da pagare era una morte onorevole... beh, Dimitriy era disposto a pagarla, ma era pronto a portare con se almeno uno di quei cosi.
Quei mostri non sono nulla in confronto a quel che abbiamo affrontato nell’arena...
Sussurrò il ragazzo ripensando allo scontro appena concluso, preparandosi invece a quello che stava per iniziare... ed essere quasi allo stremo delle forze non prometteva nulla di buono. Adesso però non aveva paura, non poteva permettersi di averla.
Non ho intenzione di morire invano.
Concluse infine la Lettera di Sangue, pronto a dare tutto se stesso per difendere quell’ideale che l’aveva legato indissolubilmente a quella Gilda. Se dovevano morire l’avrebbero fatto tutti insieme, ma non scappando... sarebbero morti combattendo, dando ogni goccia di energia per proteggere ciò che avevano ottenuto con così tanta fatica.SPOILER (clicca per visualizzare)CITAZIONEStato fisico: Pessimo: fratture un po' ovunque e possibili danni interni.
Stato mentale: ahia
Energia: 30%
Note: \\
Passive:
₪ Vy ne mozhete vzyatʹ ~ Non puoi prendermi
[Power Up Agilità 50% - Velocità 50%]
₪ Vy ne slyshite ~ Non puoi sentirmi
[Il personaggio non produce nessun suono muovendosi]
₪ Vy ne mozhete vosprinimatʹ ~ Non puoi percepirmi
[Anti-auspex: il personaggio riesce a eludere gli Auspex spirituali Passivi.]
₪ Instinkt ubiĭtsy ~ Istinto dell'Assassino
[Doppia Passiva: Auspex 30 Metri - Individuazione Minacce]
₪ Neuderzhimo~ Inarrestabile
[Mana +10% - Resistenza al Dolore]
₪ Vy ne mozhete upravlyat' ~ Non puoi controllarmi
[Resistenza alle Malie passive]
Equipaggiamento:₪ Banket Krovi ~ Banchetto di Sangue
Si tratta di un'arma all'apparenza semplice che però nelle mani giuste diventa un temibile strumento di morte. Essa si compone di un bracciale che avvolge interamente l'avambraccio ed è composta di una lega di metallo abbastanza leggera così da non divenire un ingombro ma un semplice prolungamento del corpo. La parte finale dello strumento è un guanto di pelle con una placca metallica sul dorso della mano che ovviamente è unita al meccanismo presente nell'avambraccio, con annesso una piccola leva metallica che finisce nel palmo della mano. Nell'istante in cui il biondo eserciterà una certa pressione sulla leva, dal meccanismo presente sul polso fuoriusciranno tre lame di acciaio temprato curiosamente rossastre della lunghezza di circa venticinque centimetri appuntite ed affilate, pronte a colpire il nemico di turno. Un'arma facile da nascondere ma letale se usata nel modo giusto.
₪ Oskolki Malinovyy ~ Schegge Cremisi
Il set è composto da cinque pugnali scarlatti lunghi circa una ventina di centimetri, forse un po' meno. Essi sono posizionati in diversi punti strategici sparsi tra le vesti dell'assassino, così da essere utilizzati in ogni situazione. Uno è situato nella manica del braccio sinistro, ad esempio, un altro nella caviglia e così via. Sono fatti di acciaio, non ha altro di particolare se non un certo valore affettivo.
₪ Occhio della Sirena
L'artefatto si presenta come una biglia di vetro del diametro di una decina di centimetri. Utilizzando un consumo basso e mettendo a contatto un oggetto posseduto da chi si vuole rintracciare (o meglio ancora una parte del suo corpo come un capello), la sfera indicherà, tramite un raggio di luce, la direzione da seguire per raggiungerlo. Più a lungo l'oggetto è stato posseduto da chi si vuole rintracciare, migliore sarà l'effetto dell'artefatto.
₪ Croce della Dama
La vera particolarità del pendente, però, è un'altra. Entrando in risonanza con essa e spendendo una porzione variabile di energia, si attiva una particolare barriera dalla forma sferica e dalle tonalità cremisi, la quale sarà in grado di respingere qualsiasi assalto magico gli venga scagliato contro, proteggendo il giovane da quell'elemento che non riesce a contrastare.
[Oggetto + Tecnica Variabile: Consumo Alto]₪ Bussola dei Desideri
Tutti i nostri principi di riferimento nella realtà, e tutti gli apparecchi che usiamo per orientarci in essa, dipendono sempre e solo da ciò che desideriamo.
Queste speciali bussole incantate in dotazione agli Eversori (grazie all’operato del mercante Zimmer) estraggono il loro punto di riferimento dal cuore di chi le impugna. L’ago dello strumento punterà nella direzione in cui si trova la cosa che più si desidera in quel momento.
La cosa desiderata può essere una persona, un edificio, un animale, un oggetto, un luogo particolare e tanto altro ancora. Ognuno possiede in sé il desiderio di trovare qualcosa, e questa bussola punterà esattamente nella direzione da seguire per trovarla.
Una volta raggiunto l’oggetto desiderato, l’ago comincerà a girare all’impazzata, aspettando il successivo desiderio.
Un così potente oggetto magico possiede però delle limitazioni: l’ago punterà in linea retta verso ciò che si desidera, senza considerare la presenza di ostacoli naturali o artificiali. Quindi la bussola non indica il percorso da seguire, ma solo la direzione da prendere. Nel caso l’obiettivo si trovi sopra oppure sotto allo strumento, sarà necessario posizionare l’ago verticalmente rispetto al suolo.
Se la cosa desiderata non esiste oppure non si trova sullo stesso piano dimensionale, la bussola non sarà in grado di indicare la via. Invece, nel caso in cui la cosa desiderata sia multipla o dislocata in più luoghi in contemporanea, l’ago indicherà l’obiettivo più vicino all’Eversore.
L’ultima e più importante limitazione è da ricercare nell’utilizzatore stesso. In caso di indecisione o di mancanza di desideri nitidi, la bussola non sarà in grado di mantenere la rotta da seguire.
Perché, in fin dei conti, non è difficile inseguire quello che vogliamo.
Difficile è capire che cosa dobbiamo cercare.
[Oggetto GDR + Tecnica GDR-Only]
Tecniche utilizzate:
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Privare un uomo della paura significa condannarlo a morte certa.
Come estirparla dai meandri della coscienza, inoltre? Quasi impossibile riuscirci. Significherebbe minare il principio cardine dell'intera esistenza, l'istinto di sopravvivenza che spinge ogni individuo a compiere scelte ritenute fondamentali per prolungare seppur di alcuni respiri la propria permanenza sul mondo.
Tutt'altra storia, invece, è il saper affrontarla, la paura.
Ariste era stato ben addestrato, per quello. Sui campi di battaglia, era la sua compagna più fidata, poiché solo lei riusciva a tirar fuori il meglio di lui.
Agire e reagire, sempre. Ritirarsi, se necessario.
L'imperativo categorico era non abbandonarsi al terrore, non annullarsi a causa di esso.
Il greco era un maestro nel gestire al meglio l'atavico istinto.
Eppure, neanche tutta la sua esperienza era bastata ad impedirgli di cadere vittima del panico, nell'Arena.
Lo scontro con lo Sfregiato gli costò caro, e non solo sul piano psicologico.
I danni riportati al corpo erano pesanti, e ogni respiro costituiva una stilettata al torace. Alzarsi in piedi sembrava un sogno.
Attorno ai malconci Eversori, il ring di sabbia continuava ad emanare una luce accecante, foriera di sventure sicuramente ben più grandi del mostro che il gruppo aveva dovuto affrontare.
Il suolo tremava, e da ogni dove urla e frastuoni risuonavano senza sosta.
Era successo qualcosa anche sugli spalti, l'oplite poteva ben intuirlo.
Aristotelis, dobbiamo andarcene. La situazione è critica.
La voce dello Spirito sembrava ovattata, nella mente del Gerarca.
Anche il tempo scorreva lento e placido, come se l'ellenico stesse rilassandosi in vacanza.
Scappare, certo. La soluzione migliore in quel frangente.
Nella luce, gigantesche ombre iniziarono a stagliarsi, spargendo un'altra ondata di sgomento sull'Arena.
Il greco non ne fu tanto impressionato. Aveva già dato.
Sì, bisogna andare...
Stanco, troppo stanco.
Per parlare, per pensare, per muoversi, per trovare la forza di reagire.
Una sorta di ignavia fatale, una pigrizia scabrosa.
Riprendersi dallo shock dello scontro stava rivelandosi molto più difficile del previsto.
Non ce la faccio.
Scuse, solo scuse.
Provò ad alzarsi, solamente per ritrovarsi in ginocchio.
Respiro affannato e vista sfocata, ma il vero peso gravava nell'animo.
Fortunatamente, gli Eversori erano un gruppo compatto.
Non sei solo, Skotos.
Il senso di cenere captò una figura avvicinarsi. Una figura molto familiare.
Bid'daum!
Pronunciò il nome del Castigo con una punta di sorpresa, e certo non poteva esprimere a parole la gratitudine per l'aiuto ricevuto dal collega.
Il monocornuto lo issò sulle spalle -non senza causargli fitte poco piacevoli- e si prodigò per portarlo in salvo rapidamente.
Lo stesso avvenne per gli altri compagni malmessi, grazie all'intervento degli Eversori situati sulle gradinate dell'Arena Nera.
Una volta al sicuro, ebbe inizio un briefing d'estrema urgenza.
Possibilmente l'ultimo degli Eversori.
« Abbiamo due possibilità d’azione: possiamo ritirarci trasportando i feriti al sicuro, rimandando lo scontro con i mostri di Krarth ai prossimi giorni, permettendo però a tutti loro d’invadere i cunicoli cittadini. Oppure possiamo restare e cercare d’interrompere il trasferimento, abbattendo tutte le bestie che riusciranno ad oltrepassare il portale. »
Che dire.
Parlarono altri, tra cui Dimitriy e Zimmer.
Morire per difendere la città della morte, in sintesi.
Moriremo tutti.
Perentorio come poche volte.
Lo sguardo perso nel vuoto, senza incrociare quello di alcun altro, il volto segnato dallo spossamento.
Il ritratto del Gerarca greco era ben lontano dal riflettere la sicurezza e l'audacia che sempre l'avevano contraddistinto.
Niente di nuovo, per me.
Abbozzò un sorriso, guardando Bid'daum ed il Boggart.
Portiamoceli con noi, quantomeno.
E con estrema fatica, si alzò in piedi.
Non tremava, ma la sua presenza poteva essere percepita come molto meno pressante del solito.
Se questi esseri entreranno a Merovish, rimarrà ben poco per noi da comandare.
Per cosa aveva combattuto, fino ad allora? Per cosa aveva vissuto?
La Tana era la città della morte, ma era la sua, la loro città.
Così come il Sud era il suo, il loro Presidio.
Avrebbe dato fondo a tutte le sue energie, fisiche e mentali, per prevenire il peggio.
Questa è la guerra, signori. Insegniamo loro a temere gli Eversori.
Concluse, sputando un grumo di sangue a terra e assicurando bene l'elmo sotto il mento.
Ancora una volta, avrebbe combattuto per la gloria eterna, e nemmeno gli Dèi immortali avrebbero più potuto ignorarlo.SPOILER (clicca per visualizzare)Energia: 15%
Fisico: costole fratturate, danni interni, ematomi su tutto il corpo, movimenti compromessi (danno Alto totale).
Mente:assente.
Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi; +10% Energia; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio; Auspex di Cenere; Istant Casting.
Tecniche Attive:
Note:. -
Eren Satu.
User deleted
Danzando sulle Rovine - Ø
Arena Nera, Merovish - Presidio del Sud
Ancora una volta, la sabbia dell'Arena scricchiola sotto i suoi piedi.
La fuga dalle tribune dell'Arena lo aveva portato a trovare riparo, per modo di dire, nella sabbia della stessa. Non è solo, oltre a lui sono presenti i Pasha e gli sgherri del Roscio. E il caro, simpatico e amichevole Re Vorto.
Già, proprio lui. Per un strano scherzo del destino o per via di un malvagio piano, l'Arena Nera si è appena tramutata in una sorta di Portale connesso a quel divertente posto chiamato Labirinto di Krath. E la piega presa dagli eventi, non è delle più rosee.
Nella confusione generata dal portale, il boggart e i suoi compari non dimenticano i loro compagni rimasti vittime dell'incasinata situazione provocata dalla Maschera. Tutti o quasi sono stati portati lontano dal ciglio del varco magico, chi manca viene preso per il collo degli abiti da un mercante che sa di aver appena fatto un favore non retribuito.
Messo al sicuro il fardello, Eren si preoccupa in primo luogo di sé stesso e da voce ai suoi pensieri dopo aver ascoltato i pareri che Zimmer e i suoi stanno esponendo.Sono d'accordo con voi. Vediamo però di agire in modo assennato.
O al massimo, vedete di morirci nel tentativo senza causarmi ulteriori problemi, è ciò che non dice il mercante.
Basso × 5% | Medio × 10% | Alto × 20% | Critico × 40%
- Condizioni › Ottimali. Risente parecchio del clima.
- Energia › 0% [0B+0M+0A+0C]
- Mercante itinerante › {Passiva per la comprensione e l'uso delle lingue endlosiane + Passiva per la comprensione e l'uso delle mappe endlosiane e dei sistemi d'orientamento}
- Valuta del mercante › {Passiva che riduce di un livello le barriere colpite dalle monete}
- Note › Blabla, salvo Venat e mi accodo alle decisioni.«La speranza in un guadagno
disonesto è l'inizio della rovina.»
Eren Satu. -
Ja¢k.
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Se c'era qualcosa che non si sarebbe mai perdonato per il resto dei suoi giorni, sicuramente sarebbe stato vomitare addosso al gentile sconosciuto che gli aveva appena salvato la pellaccia. Un giovane dai capelli color antracite aveva preso di peso il Camaleonte -o quel che ne rimaneva- dalla sabbia dell'Arena Nera, ora più che mai simile a uno di quei gironi infernali di cui tanto si sente sempre parlare. Lo sconosciuto se lo era accollato in spalla, come un enorme sacco di patate, e il Camaleonte non oppose resistenza. Non avrebbe potuto farlo, neanche se avesse voluto. Era esausto e aveva voglia di vomitare quel niente che aveva sullo stomaco. Ma in quel momento, scosso dal passo rapido dello sconosciuto, sapeva che doveva dire qualcosa. Qualsiasi cosa.
« Grazie amico, ti devo la mia vita. »
Riuscì a dire, la voce resa raschiante dalla stanchezza e dal dolore. Non abbastanza stanchezza, tuttavia, né abbastanza dolore per risparmiare al Camaleonte uno dei tipici, singolari e totalmente inadeguati commenti che non riusciva mai e poi mai a tenere per sé. Inclinò la testa di lato, adagiandosi totalmente -e abbastanza comodamente bisogna aggiungere- sulla spalla del giovane sconosciuto, e chiuse gli occhi come per schiacciare un pisolino rimandato sin troppo a lungo.« Ma..il mio peso ti sta rallentando troppo. Potevano mandare a salvarmi uno un po' più muscoloso, accidenti.. »
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Nell'Arena si era scatenato il caos, la gente correva e la terra continuava a tremare. Helk Muliphein faceva tutto il possibile per tenere il passo dei suoi compagni, cercando di non rimanere indietro in quel dedalo di corridoi e scalinate di cui era ricca la struttura interna del colosseo.
Fortunatamente c'era chi conosceva la planimetria di quel posto molto meglio di lui.
Quell'orrenda sensazione che aveva provato poco prima -e che in realtà non lo aveva mai abbandonato del tutto- prese forma e consistenza quando si affacciarono nuovamente verso l'area di combattimento. Creature terrificanti stavano facendo la loro comparsa nell'arena, immagini olografiche che pian piano diventavano sempre più vivide e tangibili.
Il terrore che riuscivano a trasmettere, quello era sempre stato reale.
« Dobbiamo tirarli via da lì, io prendo il Greco, voi pensate agli altri! »
Il comando del gerarca lo riportò alla realtà e focalizzò la sua mente confusa verso un obbiettivo che riusciva non a distrarlo -quello era impossibile- ma quanto meno a incanalare le sue forze verso qualcosa con non fosse la disperata contemplazione dell'orrido panorama che andava palesandosi.
Così lanciatosi tra le sabbie dell'arena andò a recuperare i compagni feriti.
“Sveglia... fanciulle.”
Con delicatezza e calma -nonostante l'arena si stesse riempiendo di mostri- prelevò il piccolo spiritello e lo pose con altrettanta attenzione nel taschino del suo cappottone. Decisamente più rude fu il trattamento che riservò al Myrmidon, mettendolo in piedi di forza, ma facendosi carico di tutto il suo peso pur di raggiungere al più presto il resto del gruppo.
*Quanto diavolo è alto...*
Gli Eversori finalmente riuniti dovevano prendere un'importante decisione e anche abbastanza rapidamente.
Un pesante fardello aleggiava sulle loro spalle: restare e combattere -probabilmente morire- o fuggire.
I gerarchi si erano pronunciati, ma in fondo la decisione era già stata presa da tempo. Era sempre stata quella, non c'erano alternative.
Da quando ognuno di loro aveva deciso di diventare un Eversore di Merovish, sapeva che un giorno come quello sarebbe arrivato prima o poi.
Certo non potevano immaginare i terrificanti dettagli, ma dovevano essere disposti a tutto per difendere il loro progetto, il loro sogno.
Persino morire.
“'E' tempo di combattere allora.”
Sfoderata l'Alabarda il Pirata sollevò il cappello e si rivolse ai compagni.
“Comunque vada a finire...
è stato un onore essere un Eversore di Merovish.”CITAZIONECondizioni fisiche: ottime
Condizioni psicologiche: attento
Energia: 85%
Note:
Tecniche utilizzate:
Abilità:
Pensare
Come già detto quella del pirata è una mente brillante e fuori dal comune. Certo non è detto che riesca sempre a trovare la cosa giusta da fare in ogni situazione, anch'egli è passibili di errori madornali e scelte sbagliate. Tuttavia come Capitano di una nave pirata ha imparato che il tempismo è tutto, pensare velocemente è d'obbligo in determinate. Così un po' per predisposizione naturale, un po' per necessità ha acquisito una velocità di pensiero disarmante. Il che si traduce in una prontezza di riflessi decisamente fuori dall'ordinario. (Passiva di bonus ai riflessi, 5 punti)
Agire
Se pensare velocemente è importante, lo è ancor di più saper agire in tempo. Spesso situazioni di pericolo richiedono che pensiero e azione riescano a muoversi di concerto e in sintonia. Così Helk si è allenato duramente per saper agire in maniera quasi istantanea dopo aver deciso cosa fare. Ora gli basta un'istante per riuscire ad attivare uno dei suoi dispositivi o per azioni di altro genere. (Il tutto si traduce in una Passiva di Istant Casting, 5 punti)
Equip:
Alabarda Spaziale #3, l'edulcorata
Trattasi della terza versione di una sua arma ben collaudata, appunto l'alabarda spaziale. Un oggetto dalla lunghezza totale intorno ai 180 cm, dalla colorazione grigiastra arricchita da delle strisce più scure in prossimità della punta. Una delle estremità si ingrossa e termina dunque in una punta pericolosamente acuminata. Anche questo è un vero e proprio gioiello di tecnologia, l'alabarda è realizzata infatti con un mix unico di metamateriali nanostrutturati, da cui derivano le sue incredibili e versatili doti.
Normalmente presenta una resistenza pari a quella dell'acciaio e un peso contenuto.
Black Plate:
La Black Plate è un gioiello di tecnologia, frutto di una vita di ricerca, e da un'esistenza attuale che ha del paradossale, in quanto inviata dal suo creatore a se stesso prima che sia stata inventata e realizzata. Di per se si presenta come una carta o tessera nera con un simbolo bianco sulla superficie liscia. Sembra sia composta da una specie di metallo leggermente flessibile, ma la sua composizione interna è ben più complessa e misteriosa. Ma di cosa si tratta esattamente? Facile. La Black Plate altro non è che un dispositivo di controllo. Uno strumento atto a controllare e manipolare materia ed energia (e non solo). Strabiliante! Un oggetto davvero fuori dal comune e dalle potenzialità infinite. La più grande difficoltà è il controllo del dispositivo stesso. Infatti codificare un comando da trasmettere alla carta è decisamente complicato, questo limita di molto l'utilizzo che Helk è in grado di farne attualmente.. -
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Epureremo il mondo dai demoni, dai Tau'ri e poi dagli scarafaggi.
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Takheloth osservò il bagliore sfolgorante che poc'anzi aveva pervaso i devastati spalti dell'Arena Nera. Potè quindi togliere la mano posta a protezione dei suoi occhi, potendo finalmente osservare lo scenario di devastazione in relativa sicurezza.
La situazione si prospettò subito piuttosto precaria, dato che la luce accecante lasciò lo spazio ad una luminescenza diffusa, dovuta alla presenza di strani glifi luminosi, pulsanti di nauseanti energie magiche.
Al centro dell'arena si stagliò lucente una colonna eterea di probabile energia magica, piuttosto impressionante nello spettacolo. Aguzzando la vista Takheloth potè notare all'interno di tale agglomerato di magia pulsante, figure dall'aspetto belluino, indistinte e vacue, ma via via sempre più nitide e definite.-Kal..-
Si doveva trattare sicuramente di un portale. Ma verso dove? Le creature dall'altra parte avevano tutt'altro l'aspetto di essere amichevoli.
Il Nehether'Rhae iniziò quindi a ponderare le varie possibilità di fuoriuscita da quella spigolosa situazione.
Nel mentre una voce stentorea dagli atteggiamenti tronfi, probabilmente appartenente ad un gerarca, si inculcò nei circuiti del Necrodermis, andando ad infastidire il Nehether'Rhae. SI deconcentrò, spostando la sua attenzione dal minaccioso portale, ai meno interessanti ammassi di carne ritenuti suoi "compagni".
Inizialmente il dio non si sentì in alcun modo obbligato a discendere in baso per aiutare degli esseri inferiori, sarebbero morti come giusto che fosse. Purtroppo però il timore che anche solo uno dei più potenti sopravvivesse e tornasse ad infastidirlo fece propendere la sua scelta per un modesto intervento da parte sua.
Il suo corpo provato dal combattimento col mangiafuoco rispondeva a fatica ai comandi, ma Takheloth si fece forza, riportandosi in posizione eretta, spostandosi, discendendo come un signore vincitore verso i suoi patetici colleghi.
Arrivato quasi alla base notò comunque che la maggior parte dei suoi alleati era già stata assistita da altri compagni. Lui quindi sentendo il suo dovere terminato se ne lavò le mani soddisfatto del suo già oneroso operato.
Tutt'intorno intanto l'Arena stava collassando sotto il peso dei vari combattimenti e dell'energia del portale stesso. Tutto molto interessante ma anche estremamente pericoloso. Ascoltò con preoccupazione le esternazioni di fanatico eroismo dell'ultima ora, totalmente fuori luogo in quella situazione. Si sentì quindi il dovere di proporre la sua visione strategica della situazione ai suoi "capi".-Miei signori, sarebbe opportuno una ritirata tattica verso posizioni più sicure, in modo da poterci riorganizzare e meglio coordinare con le altre forze della città. Una difesa ad oltranza in loco sarebbe oltremodo sconveniente data la nostra situazione, per non dire stupido. Non conosciamo nulla del nostro nemico attuale, potenzialmente più forte attualmente di noi, rischiando quindi una cocente sconfitta che per alcuni di noi potrebbe significare la morte. Gli atti di eroismo per quanto romantici sono piuttosto fuori luogo in questo frangente così spinoso. Dobbiamo agire sulle note di una strategia di più ampio respiro.-
Fece una brevissima pausa per dare l'impressione di prendere fiato.-Certo la nostra iniziale ritirata comporterà la perdita di una percentuale della popolazione vivente di Merovish, ma ogni guerra necessita di martiri, ed è meglio se i più adatti a combattere continuino a farlo, lasciando tale onore ad altri.-
Attese prima di esporre un qualsiasi piano elaborato. Avrebbe sondato dapprima i sentimenti espressi dal suo iniziale discorso. Egli non avrebbe mai accettato un combattimento suicida senza motivo, preferendo lasciare gli sciocchi al loro destino, piuttosto che rischiare di perdere il proprio Necrodermis nella lotta.SPOILER (clicca per visualizzare)Traduzioni
Kal: Una porta
Stato Fisico: Necrodermis danneggiato in maniera lieve-media, alcune fessure con conseguente piccola perdita di massa del Nehether'Rhae.
Stato psicologico: Concentrato.
Energia= 35
NOTA IMPORTANTE: Takheloth non è magico. Non usa alcun tipo di magia. Egli si basa solo su energie fisiche dell'universo materiale; ergo egli non può colpire coi suoi poteri (tranne dove diversamente scritto) esseri eterei o puramente magici.
Hanel en Djehuty (Volo del sacro Ibis) (passiva)
Io non arranco è la natura che si piega per lasciarmi il passaggio.
Takheloth possiede una naturale predisposizione a manipolare le leggi fisiche ai suoi voleri. Normalmente per interagire con ciò che lo circonda dovrebbe spendere energia ma alcune cose semplicemente accadano perchè la sua stessa presenza lo permette. Una di queste è l'alterazione del campo gravitazionale intorno a lui che gli permette di levitare o volare durante gli spostamenti.
L'altezza massima è di cinque metri. Se di suo gradimento Takheloth può estroflettere una minima parte della sua essenza sotto forma di ali diafane incorporee di colore bianco acceso, simili a quelle di un insetto. Il numero è variabile e tali ali non influiscono con l'ambiente vista la loro natura eterica. Takheloth può levitare anche senza la formazione di suddette ali
Nehethery'Akh (Anima Divina)(passiva)
Takheloth è pura energia solare resa manifesta tramite la sua mera volontà. Allo stato nativo il suo corpo permeerebbe l'atmosfera di un pianeta o una stella per centinaia di chilometri, nutrendosi dell'energia naturale. Non potendosi quindi manifestare da solo egli necessita di un vettore con cui comunicare: il Necrodermis (vedi sotto). Normalmente l'energia degli Dei stellari non può essere rinchiusa in una singola forma, venendo quindi distribuita equamente fra più Necrodermis; mentre una parte rimarrà esterna a formare una sorta di coscienza perennemente attiva e che controlla effettivamente il corpo. Se il corpo dovesse venire distrutto l'essenza del dio solare verrebbe espulsa verso l'esterno disperdendosi nell'etere. Takheloth quindi semplicemente focalizzerà la propria coscienza in un altro corpo.
Necrodermis (Assenza di Organi) (passiva)
Questo involucro di metallo è il carapace di un mostruoso parassita fasciato di ingannevole luce.
Essendo principalmente un corpo cavo di metallo senziente con all'interno energia eterica; il Necrodermis non possiede organi veri e propri. Ogni funzione è delocalizzata e non vi sono centri nevralgici. Il corpo può comunque simulare in caso di necessità l'intero apparato di organi umano o di altre razze e specie, con annesse funzioni quali: respirazione, battito cardiaco, impulsi neurali, calore cutaneo ecc. Se viene colpito il Necrodermis si crepa e nel peggiore dei casi si frattura rilasciando parte dell'essenza del Nehether'Rhae; provocando momenti di stordimento a seconda della gravità del danno allocato. In caso di danni gravi il Necrodermis non riesce più a resistere all'immensa pressione interna e collassa.
Il Necrodermis funge da strumento con cui il Nether'Rhae interagisce ed incanala i suoi poteri fisici.
Edited by Heru-Hur - 24/4/2014, 14:54. -
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Dopo aver tirato il suo ultimo fulmine contro il sasso cattivo, e averlo impietosamente mancato, la piccola Wydwen si accasciò al suolo completamente esausta e con solo una gran voglia di farsi il pisolino più lungo della sua vita.
Effettivamente la sabbia non era nemmeno così scomoda, quindi ne prese un mucchiettino e gli diede più o meno la forma di un cuscino, prima di appoggiarcisi sopra e iniziare a russare lievemente con una pace interiore che non sarebbe durata molto.
Arrivò infatti quell’altro tipo a disturbarla con le sue manacce enormi, prendendola per poi riporla in una specie di sacco gigante, abbastanza comodo a dire il vero per cui la fatina si riaddormentò praticamente all’istante.
La sua sonnolenta gioia però non era destinata a durare, poco dopo che Manacce si fu mosso sentì le voci del suo amico molliccioso, di Aristotelis e di Dimitry –più altri di cui non le fregava assolutamente niente- quindi uscì con fare allegro dalla tasca, anche se ancora piuttosto ammaccata, per salutarli con la manina.
O almeno avrebbe voluto, perché l’incredibile luce proveniente dall’Arena attirò la sua flebile attenzione, le colossali mostruosità sembravano stare uscendo da uno di quei buchi nella realtà che faceva di quanto in quanto la Mamma e non sembravano per niente simpatici.
Più precisamente, sembravano possedere quel particolare tipo di simpatia per cui trovano uno scherzo divertentissimo radere tutto al suolo nel raggio di qualche decina di chilometri e per quanto Wydwen avesse sempre trovato esilarante distruggere le cose, non le piaceva tantissimo l’idea di finire in mezzo alle cose ridotte in polvere.
Forse erano stati tutti gli schiaffi presi a ficcarle un po’ di sale in zucca ma più probabilmente era solo stanchissima con una fame terrificante e un sonno spaventoso.Ma siete scemi?
Io ho fame, sonno e sono stanca mentre quei cosi sono giganterrimissimi!
Ho talmente tanto sonno che non posso neanche chiamare Jaja per giocare con noi e poi lui poverino ci sta male e piange, non mi piace quando Jaja piange perch…yawh…lui poi…che sonno…
Crollando infine alla stanchezza, la fatina non riuscì più a tenere gli occhi aperti e finì con lo scivolare di nuovo dolcemente dentro la tasca, dalla quale ora provenivano parole senza senso, sussurrate a persone inesistenti.
Parlava nel sonno.. -
Neidlos.
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« Cosa c'è adesso? »
Ormai le parole erano sempre le stesse. I pensieri, contorti e intricati in una fittissima trama, non riuscivano più a fluire con razionalità. La paura e lo sconforto avevano preso il sopravvento sugli Eversori che avevano combattuto con onore sulla sabbia dell'Arena Nera. Coraggio che a poco era valso, visto la fine che sembrava avrebbero fatto tutti quanti.
Già, perché le entità abominevoli che stavano per essere partorite dalla rena insanguinata non parevano promettere nulla di buono. Portatrici di morte e sofferenza, davano l'impressione di essere una minaccia ancor più grande di quanto non fosse stato il Campione. Ogni speranza era andata persa, ed anche uno come Schneider si era, ormai, rassegnato al proprio destino. Poi, però, lo vide.
« Muliphein. » sussurrò a mezza voce, col fiato quasi spezzato dalla fatica e dal dolore, « Era ora che arrivassero i rinforzi. »
Helk Muliphein, sì. Un altro membro degli Eversori di Merovish. Non lo conosceva bene, in realtà non lo conosceva per niente, ma mai come quella volta fu felice di vederlo. Il Malkavian si aggrappò al compagno, rendendosi conto che la sua stazza non facilitava i movimenti dell'altro, apprezzandone davvero lo sforzo. « Sono in debito con te, lupo. »
Una volta corsi al riparo, ed aver intravisto le figure di Bid'daum, Zimmer e degli altri trarre in salvo Ariste, Kozlov e gli altri gladiatori rimasti, Klaus si appoggiò seduto al suolo, ancora provato e dolorante. Da lì, quasi dietro a tutti gli altri Eversori, potè udire il discorso iniziato dal Kuthiano. La questione era semplice, e difficilissima, al tempo stesso. Si trovavano ad un bivio. Avrebbero dovuto scegliere; scappare o restare a combattere, vivere o morire. Ma no, nessuno avrebbe mai potuto sapere a quale scelta sarebbe succeduta una delle due conseguenze.
« Voi mi conoscete. » esordì il von Schneider, rimettendosi in piedi con un pò di fatica, tenendosi le ferite ancora fresche dello scontro precedente, e facendo capolino tra le fila dei mercenari, guadagnandone velocemente la testa. « Io non ho problemi a morire. » continuò, cercando di fissare ogni compagno negli occhi, i tre gerarchi su tutti, « Credo abbiate compreso quanto sia grave la situazione, e quante poche siano le possibilità di successo. » Una pausa, infine, mollando la presa sulle carni lacerate, per andar a far ribollire tutta l'energia sacrilega che gli era rimasta in corpo. Il Mercurio era incandescente, lo sentiva scorrere e pulsare nelle vene, mortifero e venefico più che mai.
Avrebbe dato tutto se stesso, anche a costo della vita.
« Che dite... » concluse, dipingendosi un sorriso macabro e folle sul volto « ...andiamo a fargli il culo? »SPOILER (clicca per visualizzare)CITAZIONE. -
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Lo sento nell’aria. Lo sento nella terra. Un odore disgustoso che si fa strada dentro il mio corpo, come migliaia di cadaveri lasciati a marcire sotto il sole del deserto. Per un istante mi dimentico dove mi trovo e con chi sto combattendo; ogni mia fibra del corpo tende verso il pericolo più pressante. Ed è un errore. Artigli penetrano l’ombra che mi riveste, lacerano la ferraglia che indosso e squarciano la carne. Un momento di debolezza che pago fin troppo caro. «Arghhhh!» ringhio contro il vento. Ringhio contro ogni cosa, specialmente la luce accecante che mi brucia gli occhi. Di fronte ad un bianco così intenso sento la mia ombra che si strappa e che si ritira nel mio cuore. Il mondo torna ai suoi normali colori ed il dolore giunge inaspettato schiacciandomi come un macigno. Boccheggio, macchiando di sangue l’Arena e rischiando di cadere carponi.
Intorno a me l’Inferno, ma non me ne curo. Nella mia mente ormai vi è un solo pensiero: lo scontro. E’ stato interrotto ma deve finire. Li cerco con lo sguardo; li avevo piegati ma si erano rialzati. Ora serve l’ultimo colpo, quello che li riporterà alla terra. Ma l’onore per loro conta meno della vita. Altri, approfittando del caos, sono scesi e li stanno aiutando a rialzarsi. Compagni fidati che li stanno traendo in salvo, lontani dalle mie fauci. «Codardi!» urlo loro. Il frastuono degli scontri copre il mio grido. Mi affretto allora, lasciando macchie vermiglie sulla sabbia e rincorrendoli al massimo delle mie possibilità. Ma il fato ancora una volta li salva.
Una creatura nata dagli abissi, un deforme insetto dalla spessa corazza e dalla quattro ali atterra insieme ad altri compagni nell’Arena. Sono tra me e loro. «Togliti!» ringhio al mostro e carico un colpo con l’ascia. La chitina va in frantumi ed il suo sangue verde esplode in aria come un geyser dal punto in cui ho colpito. Non basta. Indietreggio gettando a terra l’arma la cui lama inizia a sciogliersi lasciando solo il manico. Per un attimo i nostri sguardi si incrociano. I miei due occhi con i centinaia dell’insetto ed allora capisco che l’orgoglio deve essere messo da parte e lo scontro è ormai perso. Le braccia scattano a coprire il busto, rapide nella loro difesa, ma la forza con cui gli artigli del mostro mi schiacciano è soverchiante. Sento l’acciaio dello scudo deformarsi e le ossa rompersi. Il mio corpo si fa leggero mentre vengo scagliato via al pari di un fuscello in una giornata ventosa. L’impatto con la dura pietra delle scalinate è l’ultima cosa che sento prima che la luce diventi di nuovo buio.. -
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{ Arena Nera }
Tutti
Convergete tutti all’anello inferiore, zona est.
Il comando mentale del Gerarca rimbalza nella testa di tutti gli uomini sul libro-paga dell'organizzazione, già dislocati nell'Arena fin da quando ogni filo di quella trama di eventi ha cominciato ad intrecciarsi intorno a voi lungo vie insospettabili, sempre più stretto... come un nodo scorsoio.
La prima cosa da fare è spostare i sopravvissuti all'apertura dei giochi dal centro del portale, e radunarsi per fare il punto della situazione... e subito i più audaci percorrono la spianata di sabbia scura per trarre in salvo il collega, l'amico o lo sconosciuto: sempre tallonato da Reys, Bid'daum è il primo ad avventurarsi fin sotto alle sagome ancora eteree dei mostri di Krarth, e dopo aver sollevato Ariste, ripiega velocemente verso il punto stabilito per il ritrovo; e mentre Eren Satu decide di salvare la pellaccia del povero Venat, ed Helk prende in custodia Klaus e la piccola Wydwen, Zimmer cavalca il vento su ali meccaniche e atterra nella ghiaia lercia di sangue solo per ridestare Dimitry con uno sganassone, buttarselo in spalla, e involarsi nuovamente.
«Codardi!»
La voce del campione dell'Arena echeggia nel frastuono come il ruggito di una fiera frustrata: a quanto pare, anche lui è sopravvissuto all'esplosione di luce, ma... per come si stanno mettendo le cose, non è proprio il caso di preoccuparsi anche di lui; vi adunate dove stabilito -nel punto in cui Sahara già attende, studiando quegli orrori che solo il Deserto può ricordare di aver mai visto-, e questo è il momento di organizzare la vostra linea di condotta.
« Abbiamo due possibilità d’azione: possiamo ritirarci trasportando i feriti al sicuro, rimandando lo scontro con i mostri di Krarth ai prossimi giorni, permettendo però a tutti loro d’invadere i cunicoli cittadini. »
celando la stanchezza il Castigo, richiama l'attenzione di tutti i presenti
« Oppure possiamo restare e cercare d’interrompere il trasferimento, abbattendo tutte le bestie che riusciranno ad oltrepassare il portale. Chi di voi è ancora in grado di combattere? »
”Noi ha giurato. Questa città è nostra... e non la lasceremo a nessuno."
rilancia il Boggart quando il Khutiano lo fissa per cercare il suo sostegno
”Noi la proteggeremo. E se per fare chesto noi deve morire...
che cheste sabbie siano nostra tomba!"
Quei mostri non sono nulla in confronto a quel che abbiamo affrontato nell’arena...
sussurra tra sé e sé il Russo, forse per convincere sé stesso a non vacillare
Non ho intenzione di morire invano.
Moriremo tutti. Niente di nuovo, per me. Portiamoceli con noi, quantomeno.
commenta il Greco, svuotato dalla dura prova, ma ancora in grado di rialzarsi
Se questi esseri entreranno a Merovish, rimarrà ben poco per noi da comandare.
Questa è la guerra, signori. Insegniamo loro a temere gli Eversori.
Sono d'accordo con voi. Vediamo però di agire in modo assennato.
persino lo Sprecone rifiuta di restare a guardare la distruzione di Merovish
“'E' tempo di combattere allora.”
si schiera il Crono-Pirata, approntando l'alabarda
“Comunque vada a finire... è stato un onore essere un Eversore di Merovish.”
« Voi mi conoscete. Io non ho problemi a morire. »
esordisce il Malkavian, rimettendosi in piedi con fatica
« Credo abbiate compreso quanto sia grave la situazione, e quante poche siano le possibilità di successo. »
una pausa è doverosa per richiamare le energie rimastegli in corpo
« Che dite... andiamo a fargli il culo? »
Ma siete scemi?
Io ho fame, sonno e sono stanca mentre quei cosi sono giganterrimissimi!
insorge la Fatina, emergendo stizzita dalla tasca di Helk
Ho talmente tanto sonno che non posso neanche chiamare Jaja per giocare con noi e...
E mentre la sfuriata della piccola creaturina fatata catalizza l'attenzione...
« Restare qui a crepare per... cosa? E' fuori discussione. »
sbotta a mezza bocca lo spocchioso Egon, rivolgendosi alla guardia del corpo
« Alarya, portami all'uscita. »
La Pasha Najaran lo fulmina con un'occhiataccia delle iridi cremisi, ma fa solo in tempo a schiudere le labbra con il chiaro intento di redarguirlo -o insultarlo-, prima che un violento capogiro la faccia vacillare, togliendole il fiato e la parola; naturalmente, il braccio forte di Kalanjanus è pronto ad avvinghiarlasostenerla prima che perda l'equilibrio, ma più che gratitudine, il volto della donna mostra un certo sorpreso disappunto nello scoprirsi tanto debole: evidentemente, non deve essersi accorta di essersi consumata tanto durante il tentativo di difesa dell'Alfiere.
« Per quanto condividiamo la nobile abnegazione che state mostrando verso la città e il Presidio,
temo proprio che non saremmo di alcuna utilità restando qui... »
diplomatico come sempre, Pasha Preek espone la realtà dei fatti
« Purtroppo, siamo solo mercanti -non certo guerrieri-,
e rischiamo di esservi più d'intralcio che d'aiuto in campo aperto. »
...e tutti i torti non ce li ha: quello che dice è perfettamente ragionevole
« Provvederemo a fornirvi tutto il supporto di cui disponiamo con i nostri mezzi dalle retrovie. »
Con un inchino rispettoso, l'Eunuco si prepara a prendere congedo voltandovi le spalle; probabilmente nelle sue parole c'è anche una qualche percentuale di vigliaccheria, ma la fermezza nel suo sguardo da molta più rilevanza alla logica, al pragmatismo e ad un autocontrollo che tradisce una certa dimestichezza nel destreggiarsi -lui, uomo disarmato- nelle situazioni di pericolo.
« Zimmy... io vado con loro:
li accompagno all'uscita e torno a darvi una mano...! »
Allegro come al solito, Kalanjanus si svincola da Najaran per il tempo di fare quella dichiarazione, e mentre il gruppetto dei Pasha si prepara alla ritirata, quello si avvicina al Boggart, e si china su di lui per posargli una mano sulla spalla.
« Tu, intanto, fatti aiutare dal tuo schiavo. »
per un attimo, un sorriso enigmatico gli aleggia sulle labbra ben disegnate
« ...hai proprio una brutta cera, sai? »
Così dicendo, lo Speziale si scosta dal Molliccio, gli volta le spalle e -sollevando la mano in muto cenno di saluto- si allontana... ben presto seguito dall'odalisca sua ancella, che si attarda vicino al Khutiano solo il tempo necessario ad avvinghiarglisi addosso all'improvviso, studiare approfonditamente le sue fauci con la lingua, e infine mormorargli un "Non crepare...♥" a fior di labbra, prima di allontanarsi, accodandosi al suo padrone.
{ Arena Nera }
23
Lasciato indietro dal buon vecchio Zimmer -munito di ali, a differenza sua- lo Schiavo sta convergendo insieme ad alcune Voci verso il luogo dove il resto degli Eversori si è già riunito per decidere il da farsi; forse sono state le esplosioni, la luce accecante, la nube di detriti o i fumi tossici del suo principale, ma... l'albino non si sente troppo bene: la testa pulsa, la nausea sale, e il petto accusa di tanto in tanto delle sporadiche ma intense fitte intercostali.
I Pasha Preek e Najaran lo superano con aria afflitta e pensierosa -già proiettati alle prossime mosse da compiere per contenere quella minaccia-, e lo Speziale dalla faccia di bronzo (per colore e per vocazione) gli si ferma davanti di botto, quasi a tagliargli la strada; senza tante cerimonie e nessuna parvenza di contegno, il Mercante gli prende la destra nella sua, lo tira a sé e gli da un fugace ma caloroso abbraccio corredato da un paio di amichevoli pacche sulla schiena con la mancina, mentre -tutto un sorriso- gli sussurra poche parole all'orecchio.
« Portala al tuo padrone. »
scandisce a bassa voce, con tono gioviale e disinvolto
« Purtroppo, ne ho una dose soltanto, perciò... non farti notare... ♥ »
Senza fornire altre spiegazioni, Kalanjanus lascia libero 23 proprio al sopraggiungere di quel tale Egon, che lo sorpassa con sussiego; l'unica parola che pronuncia è "Alarya!" -il nome della sua guardia del corpo-, con la stizza e l'impazienza che si riserverebbe ad un cane pigro che tarda a rispondere ai comandi.
Ad andatura sostenuta e aria impassibile, anche la Vipera del Deserto si affretta in coda al piccolo drappello, e -finalmente solo- il Servo può portare la destra davanti al naso, sbirciare la bustina di carta traslucida ripiegata, e domandarsi cosa potrà mai essere la polverina al suo interno.
{ Arena Nera }
Helk
I Pasha prendono congedo dal campo di battaglia: prima l'Eunuco pelato -il Pasha Preek-, poi la bella fanciulla dai lunghi capelli di seta nera -la Pasha Najaran-, seguita dallo Speziale latino -Kalanjanus- con la sua seminuda Odalisca -Farida-, e quel tronfio indisponente in abiti occidentali* di Egon...
La sua guardia, invece, si fa strada tra il drappello, si avvicina rapida ad Helk, e gli schiaccia contro il petto una boccetta di piccole dimensioni; il vetro è smerigliato, così che non si possa capire che aspetto e colore abbia il suo contenuto, ma dal peso che ha e da come ondeggia il liquido al suo interno, è facile capire che è piena.
« E' un tonico. »
afferma, concisa e sbrigativa
« Alarya! »
sbraita il suo padrone, già andato avanti, quasi richiamasse un cane
Senza aggiungere altro, la donna dai corti capelli di platino volta le spalle all'Eversore e affretta l'andatura per raggiungere il suo Signore.
{ Arena Nera }
Tutti
Nel momento di silenzio che impera subito dopo il ritiro dei Pasha, a rompere gli indugi è il giovane Takheloth, l'ultimo Eversore che non ha ancora preso la parola.
-Miei signori, sarebbe opportuno una ritirata tattica verso posizioni più sicure, in modo da poterci riorganizzare e meglio coordinare con le altre forze della città. Una difesa ad oltranza in loco sarebbe oltremodo sconveniente data la nostra situazione, per non dire stupido.[...]-
...l'unica voce fuori dal coro, la sua, ma -a dirla tutta- quello che sta dicendo non è del tutto infondato: vista la condizione pessima in cui tutti destano, sarebbe scaltro ritirarsi e riorganizzare le forze per sferrare un'offensiva full-power a quelle cose. Peccato che le cose non siano così semplici: abbandonare la posizione vuol dire anche rinunciare ad una base sicura.
Perché se quelle cose escono dal cerchio di ossidiana,
nessun posto sarà sicuro abbastanza per recuperare le forze.
A dirla tutta, potrebbe anche smettere di esserci un Sud.
-Certo la nostra iniziale ritirata comporterà la perdita di una percentuale della popolazione vivente di Merovish, ma ogni guerra necessita di martiri, ed è meglio se i più adatti a combattere continuino a farlo, lasciando tale onore ad altri.-
« Ehi, qualcuno qui se la sta facendo sotto - perché sento puzza di merda. »
Arrogante e strafottente, una voce -per alcuni vagamente familiare- risuona in mezzo al drappello radunato, accompagnata soltanto da uno sferragliare ritmico e regolare come un passo di marcia.
L'uomo a cui essa appartiene è un energumeno abbastanza alto e fin troppo muscoloso, e -notate quando abbassa il cappuccio che cela il resto- dai marcati lineamenti ispanici, la dentatura esposta in un sogghigno ferino, e gli ispidi capelli di un fosco rosso amaranto; oltre le spalle larghe e il collo taurino si intravede l'elsa di una grande spada, e gettato su una spalla porta un voluminoso sacco di iuta.
« Senti, marmocchio, perché non la smetti di cianciare e non ti levi dalle scatole? »
sogghigna, spostando a lato il giovanotto con la sua stazza preponderante
« Anzi, perché non vai a casa a controllare in quali pantaloni hai lasciato le palle?
Al momento, sono l'unica cosa che ci serve davvero, qui. »
Mentre si toglie il fardello dalla schiena e lo getta ai piedi degli Eversori con un clangore metallico, i sopravvissuti all'Arena Nera lo riconoscono in fretta: Zimmer lo riconoscerà come il guerriero della gabbia nel Mercato Nero, per Venat, Dimitry e Klaus egli è il Macellaio dell'oasi nello Yuzrab (aka: "lo stronzo per cui sono finiti in galera"); per Wydwen -fosse sveglia!- sarebbe quello che le ha detto che le sue forme "sono una bomba"... per Ariste, è colui che l'ha avvertito nei sotterranei del Colosseo.
« Ma non vi avevo detto di risparmiare le forze...? »
chiede infatti l'Ispanico, inarcando un sopracciglio mentre fissa il Greco
« Com'è che torno e vi trovo tutti col culo per terra? »
«Togliti!»
Ad interrompere il briefing dei protettori della Tana giunge l'urlo furente del Mastino dell'Arena: si è rialzato dalle sabbie del campo di battaglia, desideroso di ultimare il lavoro rimasto incompiuto nonostante le ferite spargano copiosamente sangue intorno a lui, e sembra decisamente furente... ma non furente come quando -sulla sua strada verso le prede- gli si frappone davanti uno dei mostriciattoli minori.
Il suo è un ringhio, e vibra nell'aria assieme ad un colpo d'ascia reso potente dalla collera, ma la creatura -un insetto di grossa taglia- ha ormai purtroppo ultimato l'attraversamento del portale... e se è vero che l'aver acquistato forma tangibile rende possibile attaccarlo e danneggiarlo, l'aver sfondato il suo esoscheletro non è un vittoria, se il prezzo da pagare sono le ustioni per il fetido sangue acido che sgorga dalla ferita inflittagli.
I due mostri -ciascuno a modo proprio- si scambiano una lunga occhiata, ed è l'istinto animale -uno scambio tra predatori- a parlare per loro; Abdel fa giusto in tempo a sollevare lo scudo per difendersi dal contrattacco dell'essere, ma l'impatto è tremendo, il metallo cede, e lui viene scagliato lontano, in direzione delle gradinate.
A decine di metri di distanza, un lungo fischio di apprezzamento lascia le labbra del Fulvo, e il suo sguardo rimbalza in giro tra i presenti.
« Poveraccio... era uno dei vostri, quello? »
{ Arena Nera }
Abdel
L'impatto con gli artigli del mostro è tremendo, e il rapido volo che lo segue -l'attrito con l'aria sulle ferite aperte e il fischio che ti assorda- non è certo più piacevole... per non parlare della nuova ondata di dolore che ti invade le membra nel momento in cui colpisci con veemenza le gradinate di nera ossidiana.
Ma si tratta di qualcosa di transitorio: una scossa elettrica che ti attraversa per svanire chissà dove, un incendio violento che divampa e si spegne, lasciando dietro di sé solo cenere e oscurità; il buio, infatti, è tutto ciò che ti resta quando la sofferenza diventa un ricordo remoto... eppure, c'è qualcosa dall'altra parte -emergendo verso la superficie della coscienza- che sembra turbare le acque placide dell'oblio.
Perché non ti lasciano riposare? Te lo chiedi quasi con stizza, mentre -tuo malgrado- cerchi di concentrarti sullo sforzo di aprire gli occhi e di focalizzare i tuoi sensi sull'esterno... e una voce -una voce di donna- echeggia da lontanissimo: non capisci le sue parole, ma il tono è piacevole, e ti piacerebbe riuscirci...
« Sarebbe il caso di affrettarci, mia Signora... »
il primo scampolo di suono non è quello che cercavi
« E' un peso morto: sta per crepare. »
...no, nemmeno il secondo - che sia stato solo l'inganno della memoria?
« Lasciamolo qui e muoviamoci. »
« No: è ancora vivo; in più... »
Eccola: è lei la voce che ti ha richiamato, per questo -un pò spossato- riesci anche ad indurti a sollevare le palpebre... e la prima cosa che vedi è un profilo femminile di tale bellezza e perfezione da far pensare alla scultura prodotta dalle mani degli dei. Sempre se credi a quel genere di cose, beninteso.
Qualsiasi cosa stesse per aggiungere, ella si ferma nel percepire il tuo ritorno ad uno stato di coscienza, e -con i lunghi capelli d'ebano che le scivolano sulla curva del petto e delle spalle esili- abbassa su di te lo sguardo dei suoi occhi rossi come rubini.
« Fatti forza... »
La sua mano candida ti scivola gentilmente sulla guancia;
sulle labbra ben disegnate, la piega fragile di un sorriso.
Edited by - Destino - - 30/4/2014, 01:42.