The Dark Lord's handbook

Quel suo nuovo status... "fisico", iniziava a piacergli. Ma a piacergli davvero tanto.
Un giorno poteva spacciarsi per il Rettore, quello successivo per il bibliotecario, e quell'altro ancora per una... segretaria. A lui piaceva vendersi come un grande lavoratore che contribuiva al bene dell'Accademia svolgendo quanti più ruoli possibili -ed in fin dei conti, concretamente, era anche quello che faceva-; così era nata l'idea. Ma poter interpretare tutte le identità che gli venivano in mente? Diamine, era quasi felice che il suo corpo non fosse altro che energia magica!
Aveva passato talmente tanto tempo studiando le arti arcane, che non aveva mai prestato attenzione a quanto potesse essere divertente analizzare la psiche delle persone. Osservare come la loro postura cambiava nel momento in cui usciva e rientrava in una stanza con un aspetto differente, sentirli balbettare, andare nel panico...
Era divertente. Sopratutto perché possedeva un alibi più che valido con cui discolparsi agli occhi di Shantotto: avrebbe trovato il modo di riportarlo fisicamente in vita per poi riammazzarlo, altrimenti.

«Uhm. C-C'è nessuno? Sono qui per una lezione...»

Ah, era arrivato! Ecco, ora toccava a lui entrare in scena.

« Oh, benvenuto! »

Disse, manifestandosi d'improvviso alle sue spalle, con la tipica voce casuale di chi passava lì per caso.

« Sì, la... segretaria mi ha informato dell'appuntamento. »

He!

« Seguimi pure! »

Per l'occasione però si era presentato col suo aspetto originale: la statura che rasentava sotto sforzo il metro d'altezza, un piccolo naso simile ad un puntino nero, lunghe orecchie a punta ed occhi d'un castano chiaro. Un esemplare Tarutaru nella sua espressione più classica, insomma.
Con tanto di abiti magici a fare da contorno, ovviamente.

« Allora! »

Esordì, dunque, una volta raggiunta entro pochi minuti una delle tante aule libere.

« In che cosa posso esserti utile? »

La sua prima lezione da docente dopo secoli di inattività: wow.
Sperava di ricordarsi un pochino come funzionasse...

« Arti Oscure, mh? »

Un argomento estremamente delicato.
Sono poche le persone determinate ad utilizzare un potere così imprevedibile; ancor più difficile è trovarne un maestro, od esperto che dir si voglia. Vi fu un aspirante docente, in passato, che venne assunto proprio per farsi carico di una simile disciplina.
Peccato che scomparve nel giro di pochissimo tempo; difficile stabilire se per volontà sua o... beh, del suo potere.

« Interessante. »

Si limitò a commentare, senza mai distogliere le iridi castane quando il giovane decise di ferirsi per mostrare il buio che fuoriusciva al posto del suo sangue. Non si mostrò preoccupato per l'accaduto, né gli passò per la testa la possibilità di fermarlo.

« L'Oscurità si può manifestare in forme assai differenti. E numerose sono le tipologie di Incantatori ad esse associati. »

A dire il vero, trovò quella dimostrazione incompleta ed insufficiente.

« Alcuni sono in grado di richiamarla, e a questo il loro potere si limita: manipolazione.
E' l'arte senza dubbio più sicura, poiché consente di mantenere le distanze. »

Si avvicinò a piccoli passetti al suo interlocutore, invitandolo ad abbassare la mano affinché potesse osservare da più vicino l'essenza oscura che bagnava la sua ferita.

« Altri » proseguì, alzando gli occhi in direzione di Lazarus « finiscono per infrangere la barriera.
Alcuni per propria volontà, alcuni per costrizione o debolezza. »

Aveva un'idea che quel giovane appartenesse ad entrambe le categorie; non che gli interessasse, non aveva la ben che minima intenzione di giudicarlo o fargli una paternale.
Era suo interesse da docente, però, mostrare l'intero ventaglio delle possibilità.

« Vediamo. »

Disse, allontanandosi nuovamente di qualche metro dallo studente.

« Casta un incantesimo e mantienilo attivo per qualche minuto. »

Avrebbe avuto il tempo necessario di analizzare lui stesso quanto l'oscurità si fosse spinta all'interno di quel ragazzo.

« Come immaginavo. »

Esordì il maghetto, pronto a riavvicinarsi al suo interlocutore non appena il globo oscuro scomparve alla vista.
Era rimasto in silenzio per tutta la durata dell'esibizione, spostando le sue iridi castane a tratti sull'incantesimo, a tratti sull'evocatore.

« L'oscurità è parte integrante della tua essenza. »

Ben pochi dubbi esistevano in realtà considerando i sintomi con i quali il ragazzo si era presentato, e quella dimostrazione servì solo a darne un'ultima inconfutabile conferma.
Le ragioni di una tale deduzione vennero presto comunicate:

« Quando uno studente si trova all'interno di queste mura » allargò le braccia quasi volesse abbracciare l'intera scuola « può attingere alla mia riserva energetica, per richiamare i suoi incantesimi.
E' una dote magica di cui io vi faccio dono al vostro ingresso nell'Accademia. »

L'utilizzo limitato ai soli fini didattici lo diede come ovvio ed assodato.

« Tu non ne sei stato in grado. Non ho avvertito nessuna tua influenza. »

E la stanchezza fisica che ora gravava sul corpo del ragazzo ne era la più evidente dimostrazione; la Tenebra che richiamava non bramava una pura ed indistinta fonte di energia.
Desiderava qualcosa che andasse oltre.

« Fai bene ad essere preoccupato: è la tua anima ad alimentare i tuoi poteri. »

Proseguì, confermando i timori espressi dal volto del suo interlocutore; era certo che non sarebbe stato necessario specificare cosa questo comportasse.

« Sei sicuro di voler convivere con un potere di questa natura? »

La domanda dell'insegnante, in contrasto con le prime affermazioni dello studente, nascose un suggerimento che un istante dopo fu lui stesso a consigliare:

« Potrei studiare un modo per divincolarti da quel legame. »

Non poté dire che non se lo sarebbe immaginato.
Era difficile distinguere il confine fra determinazione e paura in quel ragazzo; non era suo compito farlo, dopotutto. Suo sarebbe stato invece l'impegno nel garantirgli la sicurezza, un maestro in grado di guidarlo lungo una strada che l'avrebbe potuto condurre alla distruzione, se percorsa nel modo errato.

« Sì, è possibile farlo. »

Esordì dunque in una prima, laconica risposta.
Le parole successive avrebbero avuto un peso spropositato.

« E' possibile nutrire la tua Oscurità con altre anime. »

Non sarebbe stato un argomento affatto facile da affrontare.
Il Magisterium, in quanto Accademia e non solo, godeva di una certa indipendenza all'interno del Presidio. Nessun limite gravava sulla loro testa, per quel che riguardava l'insegnamento. Pratiche ritenute poco etiche, illegali o moralmente sbagliate rientravano nella categoria delle discipline che era possibile studiare.

« Posso insegnarti come fare, se lo desideri.
Anzi, te lo raccomando: si entra nei meandri di una disciplina piuttosto complicata, una sola applicazione errata ti condurrebbe ad una morte certa. »

I confini tuttavia esistevano, ed erano chiari e definiti.

« Tieni ben presente, però »

Lo sguardo, mai giudizioso o severo nei confronti del ragazzo, assunse d'improvviso un'aria grave, autorevole.

« che quel che ti verrà insegnato fra queste mura non è detto che possa essere applicato al di fuori delle stesse. »

Ogni sua azione avrebbe dovuto rispondere alle leggi del Presidio, e ad essa soltanto.
Compito del Magisterium era insegnargli come catalizzare la fame della Tenebra verso altre anime, non come procurarsele.

« Ti inviterei a riflettervi con molta attenzione. »

Voleva sincerarsi che quel ragazzo fosse lucido. Che si rendesse conto del rischio a cui stava andando incontro.
E non si riferiva certo alle pratiche illegali.

« Non essere avventato, esistono strade alternative che ti possono condurre nello stesso luogo.
Torna da me, se lo desideri, quando avrai una risposta. Allora sarò pronto ad insegnarti ciò di cui avrai bisogno. »

Proseguire ulteriormente in quel momento sarebbe stato sbagliato, e più di ogni altra cosa, controproducente.

La reazione di quel giovane non fece altro che alimentare la curiosità e la confusione nei pensieri del Magister.
Evidentemente aveva frainteso le sue parole, o lui per primo era ancora indeciso sulla strada da intraprendere; non era loro compito giudicarlo per la scelta che avrebbe compiuto, né tanto meno l'avrebbero tenuto sotto controllo una volta uscito dall'Accademia.
Non si sentì in dovere di biasimarlo, in ogni caso, ragion per cui si limitò ad annuire.
Poteva suggerire, non costringere né rifiutarsi.
Era un Docente, e come tale si sarebbe comportato.

« Cercheremo una soluzione temporanea. »

Qualcosa che gli avrebbe consentito di guadagnare ulteriore tempo, come da lui richiesto.
Qualcosa che avrebbe rimandato ancora la sua scelta, una decisione di cui era certo quel giovane era tutt'altro che convinto.

« Andiamo. »

Si limitò dunque a concludere, avviandosi per primo verso l'uscita.
Li avrebbe attesi una lunga giornata.
Fatta di ricerche, di studio e di esperimenti.