Private meeting

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  1. Kaede Fujiyaji
     
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    « Posso chiedere per quale ragione siamo venute qui, mia signora? »

    In lontanza Palanthas si stagliava qualche spanna sopra il resto di Istvàn, spicchio screziato d'azzurro su sfondo vermiglio.
    Il sole stava per tramontare sull'ultimo giorno che l'Imperatrice avrebbe visto ad Est per molto tempo a venire.

    « Desidero vedere una persona prima di partire. »
    rispose alla propria serva senza distogliere gli occhi dall'orizzonte infuocato
    « Una persona molto interessante che ho conosciuto di recente. »

    KAEDEEYES4_zps3211de76

    « Sarebbe disdicevole lasciare il presidio senza salutarlo. »

    -------


    Kaede non amava particolarmente le biblioteche.
    Non per avversione alla conoscenza, e neppure per una mancanza di attitudine allo studio delle arti - qualunque esse fossero - bensì tutto l'opposto: in gioventù, negli anni trascorsi come mortale, aveva consumato interi anni tra i libri e le pergamene, cercando una soluzione alla pestilenza che devastava il Regno dell'allora Città di Diamante. Nessuno al di fuori di lei poteva essere istruito alla guarigione del morbo, aveva dunque sperato di trovare un'alternativa scrutando nella saggezza degli antichi. Purtroppo, a dispetto della sua dedizione, non aveva trovato la risposta a quella domanda. Ricordava stranamente bene quel periodo, così come ricordava l'irritante sensazione di aver buttato nel vuoto interi anni di vita e una considerevole fetta della propria salute mentale. Non amava esser costretta a rievocare quel ricordo fastidioso ogniqualvolta l'odore della carta vecchia giungeva alle sue narici. Se avesse potuto scegliere, avrebbe senza ombra di dubbio optato per un posto differente per l'incontro con il Demone, ma le circostanze gliel'avevano impedito e rimuginare sulla questione non l'avrebbe aiutata.

    Da alcuni minuti avanzava con passo leggero per i corridoi di scaffali, scrutando attraverso le pile di libri e dietro gli angoli alla ricerca del Principe, ma la biblioteca era grande e la sua conoscenza dello spazio ristretta. Sapeva di non poter iniziare a chiamarlo a squarciagola, così come sapeva di essere abbastanza stanca di girare a vuoto. Così decise di optare per un altro metodo. Sollevò con delicatezza la manica destra del kimono esponendo la pelle del braccio; lo stese in avanti e aprì la mano con il palmo riverso in alto, mormorando poche parole sottovoce. Un piccolo grumo si venne a formare sotto l'epidermide dell'avambraccio, si mosse rapidamente in avanti sino a sbocciare dalla carne della mano rivelando un piccolo uovo bianco. Questo si dischiuse rapidamente dando vita a una piccola vespa nera - leggermente più grossa del normale.

    « Ho bisogno di parlare con il Demone Kerobal. »
    sussurrò alla creatura avvicinandola al proprio volto
    « Trovalo per me. »

    E liberò l'insetto in aria, lasciando che svolgesse il suo dovere.


    EVOCARE LA DISCREZIONE
    Attiva Bassa - 1pt

    Non vi è miglior spia di quella che non può esser scorta, e quando ci si ritrova a giocare per molti anni in una partita con in palio la sopravvivenza, quando si viene uccisi per più di una volta - quando si viene traditi più di una volta, è una lezione che si impara prima o poi. Genericamente questo succede troppo tardi, ma per chi ha più vite da spendere si tratta di un problema del tutto insignificante; l'importante è aver afferrato il concetto, tagliare le teste responsabili e rispondere con la stessa arma. Con un consumo di energie pari a Basso, dal palmo dell'imperatrice emergerà un piccolo uovo, frutto dell'aberrazione che si cela in lei; questo si dischiuderà immediamente dopo, liberando una creatura molto simile a una vespa nera, del tutto incapace di causare danni né di sostenerli. La sua funzione è difatti un'altra: una volta lasciata libera, essa può insinuarsi virtualmente in qualsiasi anfratto, che si tratti di uno spiraglio in una parete o della tasca di un'ignaro bersaglio. Poiché la creatura condivide i sensi con la sua creatrice, potrà così comunicare qualsiasi informazione utile possa ricavare dal suo nascondiglio. Normalmente, essendo la sua utilità limitata all'utilizzo di un turno, è utile come avanscoperta in luoghi inaccessibili o particolarmente pericolosi, ma in caso di scene o quest (in quest'ultimo caso con accordo con il QM) la sua durata può essere estesa in maniera tale da poterla impiegare come una cimice.

    Note: Finalmente son riuscito ad aprire ç.ç so che nella biblioteca ci sono le varie difese magiche, ma dal momento che Kaede non ha intenzioni ostili ho pensato che non dovrebbero esserci problemi sull'utilizzo della tecnica di evocazione (nel caso posso modificare). A te!

     
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    Sospesa a poca distanza dal ruvido cartoncino, la sanguigna nelle sue dita affusolate descrisse nell'aria la linea di qualche curva immaginaria, precedendo nella fertile tela dell'immaginazione la stesura del nuovo bozzetto che gli era stato commissionato.

    Molti colleghi o esperti del settore avrebbero potuto obiettare che il carboncino non fosse lo stile ideale per un mero progetto -né tanto meno il rosso un colore adatto a Dama Kalia-, ma la matita era troppo sottile -e troppo spenta- per i suoi gusti personali: la consistenza di quella grafite, l'alone un po' sporco con cui sfumava il foglio, il suo colore rosso-bruno... erano tutte piccole cose che lo ispiravano, e che lo riportavano con una vaga vena di nostalgia ai suoi esordi -il suo primo periodo da artista-, quando al posto di materiali specifici si arrangiava con quello che trovava -solitamente qualche servitore incapace, o qualcuno dei Ningen che smarrivano la via nel suo regno-, ed era costretto a coltivare la sua passione all'insaputa del padre.

    Già, suo padre:
    Raizen, uno dei tre Re del Makai. L'ultimo scontro che avevano avuto era stato -come al solito- dovuto agli irritanti e dimenticabilissimi commenti denigratori del Vecchio a... beh, praticamente qualunque cosa lui facesse: come vestiva, l'andatura con cui camminava, quello che mangiava, il modo in cui parlava...

    Tuttavia, il motivo per cui -quella volta- il Principe era esploso era stata l'improvvisa partenza a cui il genitore lo aveva costretto dopo averlo svegliato notte tempo col tatto e la discrezione che solo lui sapeva avere.
    Era stato rozzo da parte del Vecchio costringere le ancelle a fuggire nude per i corridoi... ma, del resto, suo padre -per quanto prestante- non era mai stato granché abile nel trattare con una donna senza mandarla in escandescenze.

    In fondo, si era convinto abbastanza presto che le pratiche di Ling-Chi* a cui sua madre lo sottoponeva da piccolo fossero solo una valvola di sfogo contro l'insopportabile marito che si ritrovava.
    Ah, sua madre...! Una creatura davvero bellissima: non gli mancava affatto, ma doveva ammettere senza modestia che ella fosse la sua miglior opera del periodo giovanile, per quanto la prima in assoluto. Mentre suo padre... Bah: non sapeva nemmeno se era ancora vivo; l'ultima volta che lo aveva visto era stato ad Ovest, mentre si preparava a fronteggiare un trio di buffoni. Chissà come se la passava...?

    jpgUna vibrazione remota ai margini delle sue percezioni -quella connessione che vincolava la Biblioteca ai suoi Custodi- spezzò il filo labile di quell'infondo noioso flusso di coscienza, calamitando le sue attenzioni su qualcosa di ben più piacevole ed interessante: solitamente non si scomodava fuori dal suo atelier per accogliere gli avventori -quella era una mansione da veste blu-, ma... quella che aveva appena varcato le soglie dell'edificio era una prelibatezza troppo raffinata da lasciare alle loro ordinarie cure.

    Non la conosceva certo così bene, avendola vista solo in occasione della caccia al Drago Divoramondo, ma... il Principe era rimasto alquanto colpito dall'alchimia tra loro; Kaede, la nobile fanciulla che aveva reso perfino piacevole quel noioso servizio reso ad Endlos, era all'interno della Biblioteca -il suo territorio-, perciò... che razza di predatore ospite sarebbe mai stato a lasciarla vagare da sola?


    « Ho bisogno di parlare con il Demone Kerobal. »
    la sentì sussurrare al famiglio appena plasmato
    « Trovalo per me. »

    Lui era un Saggio, adesso, perciò non c'era nulla di male nello sfruttare i poteri dell'edificio, no? Doveva ammettere che gli diede una certa soddisfazione diramare l'avviso ai bibliotecari di restarsene nelle loro alcove mentre metteva da parte blocco e carboncino per incamminarsi lungo i corridoi avendo premura di evitare la spia mandata in avanscoperta dalla sua bella: non certo per scortesia, ma perché volle farle una sorpresa, e... Sarebbe stato più d'effetto comparire al suo fianco.

    « E così, anche questo tempio di polvere e noia
    può nascondere qualcosa di bello... »

    mormorò con voce suadente, sbucando da dietro un vicino scaffale
    « ...quale piacevole sorpresa! »

    Con eleganza, si mosse verso di lei per pararlesi dinanzi, e -se glielo avesse permesso- le avrebbe preso una mano nella sua per portarsela alle labbra, sfiorando appena la pelle delle falangi.

    « Sono lieto che -alla fine- abbiate accettato il mio invito,
    mia Signora. »


    *Nota sul Ling-Chi

    Veggenza [Link]
    Nella porta dai decori madreperlacei scorre l'ultimo dei grandi poteri di Palanthas, unico a non difendere né ad offendere, poiché racchiude in sé il fine ultimo del cammino di un Saggio, ovvero la Conoscenza assoluta, esplicata -in questo caso- dalla consapevolezza dello scorrere del Mondo all'interno del Palazzo; osservatori dotati di percezioni sovrannaturali vedranno la porta brillare di un'aura iridescente, e tutta l'aria della costruzione pervadersi dallo stesso tenue arcobaleno.
    In qualunque posto un Saggio o dama Kalia si trovi (purché all’interno dell'edificio) avrà la consapevolezza della posizione, del numero, e del tipo di creature presenti nella Biblioteca, nonché delle loro parole ed azioni, come se questi fossero in sua compagnia; non è dunque un caso che un Saggio sappia trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto.
     
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  3. Kaede Fujiyaji
     
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    Colta di sorpresa, si voltò accompagnata dal tintinnio dei numerosi orpelli e gioielli che adornavano il kimono. Non l'aveva sentito arrivare, e non si preoccupò troppo di nasconderlo, così come non si curò di celare anche la propria felicità nel rivederlo. Sorrise anzi ampiamente, e si lasciò baciare la mano. Quando le labbra del demone le sfiorarono la pelle percepì un brivido risalirle per la schiena: da troppo tempo non veniva trattata con un certo riguardo da persone così carismatiche. Non le sarebbe dispiaciuto vederlo con regolarità, e magari neanche stringere un rapporto un po' più... intimo. Ma forse stava correndo eccessivamente, trasportata dalle sue fantasie. Del resto aveva deciso di allontanarsi da Chediya e di conseguenza - seppur indirettamente - anche da lui.

    Un giorno si sarebbe dovuta decidere ad affrontare la propria volubilità una volta per tutte.

    « Vi ringrazio, mio signore.
    Io sono felice di essere stata invitata. »

    cinguettò esibendosi in un lieve inchino di cortesia
    « Devo dire di trovarvi molto bene.
    Mi compaccio nel constatare che l'esperienza con il drago non vi ha lasciato cicatrici permanenti. »


    Come aveva pensato quello stesso giorno sul campo di battaglia, rovinare un così bel corpicino sarebbe stato davvero uno spreco.
    Kaede ne divorò l'attraente silhouette con lo sguardo, giusto un attimo prima di porgergli un braccio e fargli una proposta.

    « Conoscete qualche posto un po' più riservato dove possiamo discutere in tranquillità? »

    KAEDE4_zps0ed660b7

    « Avrei delle confessioni da farvi... »

     
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    Il tintinnio argentino che la Dea produsse nel voltarsi fu soave come una stella che affoga in lontani e oscuri flutti, e mentre un ampio sorriso ridisegnava la curva perfetta delle invitanti labbra di lei, quelle del Principe -che avrebbero ben volentieri indugiato altrove- si limitarono a saggiare appena di sfuggita il dorso della mano che aveva già fin troppo audacemente rapito alla sua dama, in un convenientemente castigato gesto di omaggio

    « Vi ringrazio, mio signore. Io sono felice di essere stata invitata. »
    esordì la bella Kaede, rivolgendogli un lieve inchino mentre lui recuperava la postura
    « Devo dire di trovarvi molto bene. Mi compiaccio nel constatare che l'esperienza con il drago non vi ha lasciato cicatrici permanenti. »

    « Ho una composta antipatia per il dolore e le cicatrici: li trovo antiestetici.
    A meno che non si tratti di quelle altrui... »

    lasciò cadere l'altro, con elegante noncuranza, quasi fosse una battuta di spirito
    « ...anche perché il mio corpo non può deturparsi in alcun modo:
    poche ore, e -di qualsiasi brutalità mi sia stata inflitta- non resta neanche un graffio. »


    Ed era vero. Da bambino, andava spesso in esplorazione nelle terre dei suoi genitori insieme a Jin, e a prescindere da quanto pericolosi e seri fossero i guai in cui finiva talvolta per ficcarsi, il giovane Nephilim ne usciva sempre sostanzialmente illeso; certo, solitamente gli bastava usare il cervello per evitare disavventure spiacevoli, ma anche le poche volte in cui non era riuscito ad evitare di pagare un prezzo per le sue bravate, al suo ritorno alla reggia doveva constatare che l'esperienza non gli era costata nulla più di qualche vestito.

    Fin da piccolo non aveva mai avuto idea di come una tale capacità rigenerante fosse possibile, ma a pensarci ora -guardandosi indietro- poteva facilmente spiegare quella vantaggiosa anomalia con la sua discendenza in parte angelica: era così che funzionava per i Galanodel, gli aveva spiegato Arthur il Pinguino dell'ormai estinto casato... e, probabilmente, era quella la ragione per cui sua madre seguitava a seviziarlo giornalmente, con la dedizione di una santa con le preghiere mattutine. Chissà, magari, la Regina aveva visto ben più lontano del figlio bastardo del suo consorte.


    « Conoscete qualche posto un po' più riservato dove possiamo discutere in tranquillità? »
    mormorò suadente la voce della Sacerdotessa, porgendogli la mano
    « Avrei delle confessioni da farvi... »

    jpg
    « Potremmo fare una passeggiata qui fuori:
    vi mostrerei i giardini, ci godremmo il sole, e dell'aria che non sa di vecchio e polvere... »

    propose, prendendola cavallerescamente sottobraccio per scortarla
    « Accettate per buone queste scuse per mascherare la mia gelosia. »
    proseguì, celando tra le sviolinate il vero motivo di quell'idea
    « I Saggi odono tutto quel che viene sussurrato entro queste mura,
    e se avete confidenze da farmi, non voglio condividerle con nessun altro. »

     
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  5. Kaede Fujiyaji
     
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    Si lasciò condurre all'esterno, compiaciuta dalla condivisione d'intenti.
    La Dea sapeva che nella biblioteca aleggiava un impalpabile incantesimo che si curava di difendere ciò che si trovava all'interno dai vandali, ma non aveva sentito nulla circa la possibilità di essere anche spiati ed origliati. Decisamente, si trattava di qualcosa che desiderava evitare nella maniera più assoluta. Non era solita confidarsi nè tantomeno aprire troppo dei suoi pensieri agli altri; il Kerobal stava per diventare l'eccezione alla regola, ma lui - e lui soltanto. Le motivazioni di una tale e inusuale fiducia erano in realtà molto semplici: ella era convinta che vi fosse una certa somiglianza fra di loro che andasse oltre alla mera condizione sovrannaturale. Non si faceva troppe speranze sulla sincerità dell'interesse che il demone sembrava provare nei suoi confronti, galanteria o meno, tuttavia era molto più sicura che potesse in qualche modo convincerlo ad aiutarla in futuro facendo perno su finalità comuni.

    « Io oggi mi rivolgo a voi poiché sono tristemente sola e priva di amici a cui confidarmi... »
    iniziò nel corso della passeggiata, preoccupandosi di darsi un tono melodrammatico
    « ...e perché, mio malgrado, ho bisogno d'aiuto. »

    Camminava lentamente, i capelli cullati dalla lieve brezza e le mani adagiate al braccio del suo accompagnatore. Fu una cosa che tenne per sè, ma si rese conto di apprezzare particolarmente anche il profumo del Kerobal, e non perché le stimolasse l'appetito - come di solito invece accadeva in circostanze similari. Forse però era tutto nella sua testa, la testa di una creatura aveva trascorso davvero troppo tempo in solitudine, e che trovava particolarmente rinfrescante la possibilità di godere di una buona cattiva compagnia.

    « Vedete, di recente ho appreso che a Nord si trova qualcosa di importante per me, ma per quanto possa sembrare assurdo anche solo a pronunciarlo, non so bene per quale ragione lo sia. Credo di aver dormito veramente troppo e che la mia memoria ne abbia in qualche modo risentito. L'istinto tuttavia mi è rimasto, ed è quello che mi sta guidando fuori da questo presidio, lontano da Chediya e - con mio enorme rammarico - anche da lei. »

    Lo guardò negli occhi nel pronunciare quell'ultima frase, e benché il desiderio di invitarlo a seguirla fosse piuttosto forte, sapeva che una simile richiesta sarebbe stata probabilmente rigettata. Vi aveva già riflettuto sopra, e aveva convenuto che non fosse neanche così necessario, per quanto desiderabile. Così preferì tagliare la testa al toro e non rischiare di soffrire un rifiuto precoce. Certe cose andavano costruite con il tempo, mattone sopra mattone.

    « Non è tuttavia mia abitudine agire unicamente sulla base di intuizioni, ed è per questo che è mia intenzione recarmi nel presidio settentrionale e indagare personalmente, con cautela, sulla faccenda. »
    si chinò lievemente in avanti per avvicinare il viso a quello del suo interlocutore, a cui mormorò a mezza voce il resto
    « Quello che mi chiedevo era se sareste così gentile da concedermi il vostro supporto quando arriverà il momento di scoprire le carte. Ovviamente non mi aspetto che vi muoviate poiché mosso esclusivamente da compassione nei miei confronti... »
    sottolineò la cosa con un mezzo sorriso che espose deliberatamente parte delle zanne che si celavano sotto le labbra
    « ...dopotutto, perdonatemi l'assunzione, credo che i nostri pensieri e i nostri interessi siano molto simili, mio signore. Per questo nell'eventualità sareste adeguatamente ricompensato, nelle maniere che riterrete più opportune. »

    Mise nuovamente un po' di distanza fra loro due, ma senza distogliere per un attimo lo sguardo da cerbiatta da lui. Era abbastanza curiosa di osservare le sue reazioni a quella proposta volutamente ambigua.

    « Sia ben chiaro, non è mia intenzione chiedervi di seguirmi ora. Per quanto la vostra compagnia sarebbe senza dubbio gradita nel corso della traversata, non ho l'ardire di chiedervi un simile impegno quando ancora ci conosciamo così poco e così poco posso dirvi su ciò che mi attende sulla strada... »

    KAEDE5_zps74b927f4

    « ...e tuttavia, mi piacerebbe almeno sapere se l'idea vi intriga.
    Potrò contare su di voi in futuro? »


     
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    I giardini di Palanthas, così come praticamente ogni angolo dell'Est, erano un piccolo gioiello di architetture vegetali (con licenza per il termine), splendido nelle sue vivaci coreografie di forme e colori, e -soprattutto- capace di emanare la gioia e la serenità della sua connaturata bellezza in maniera quasi contagiosa... persino a lui, che era un Demone, che proveniva da una terra brulla e desolata, e che -fino a poco tempo prima- non conosceva altra bellezza se non quella delle grazie femminili e dei corpi squarciati.

    « Io oggi mi rivolgo a voi poiché sono tristemente sola e priva di amici a cui confidarmi...
    E perché, mio malgrado, ho bisogno d'aiuto. »

    esordì la sua bella, con un tomo pantomimico che trovò profondamente intrigante
    « Vedete, di recente ho appreso che a Nord si trova qualcosa di importante per me, ma per quanto possa sembrare assurdo anche solo a pronunciarlo, non so bene per quale ragione lo sia. »
    proseguì la donna dalle chiome d'ebano, rendendo le cose sempre più interessanti
    « Credo di aver dormito veramente troppo e che la mia memoria ne abbia in qualche modo risentito. L'istinto tuttavia mi è rimasto, ed è quello che mi sta guidando fuori da questo presidio, lontano da Chediya e - con mio enorme rammarico - anche da lei. »

    Si fermarono davanti ad una fontana abbellita con pargoli scolpiti nella pietra, uno dirimpetto all'altra, e gli occhi d'ametista del Principe sostennero quelli della Dea con un'equilibrata mistura di curiosità e perplessità, condite da una lieve sfumatura di delusione sulle labbra ben disegnate -ora un poco imbronciate a quella notizia-, e resa tuttavia più luminosa e calda dal barlume lusingato che rischiarò le iridi color magenta allo scoprirsi degno di menzione.

    « Non è tuttavia mia abitudine agire unicamente sulla base di intuizioni, ed è per questo che è mia intenzione recarmi nel presidio settentrionale e indagare personalmente, con cautela, sulla faccenda. »

    Kaede avvicinò il viso al suo, e Kerobal rimase rilassatamente al suo posto: prendere iniziative più esplicite sarebbe stato piacevole e per lui fortemente voluto, ma la fretta è cattiva consigliera -oltre che volgare- e far mosse avventate con una cotale signora avrebbe potuto pregiudicare tutta la partita...

    « Quello che mi chiedevo era se sareste così gentile da concedermi il vostro supporto quando arriverà il momento di scoprire le carte. Ovviamente non mi aspetto che vi muoviate poiché mosso esclusivamente da compassione nei miei confronti... »
    proseguì la Sacerdotessa, concedendosi un voluttuoso sospiro
    « ...dopotutto, perdonatemi l'assunzione, credo che i nostri pensieri e i nostri interessi siano molto simili, mio signore. Per questo nell'eventualità sareste adeguatamente ricompensato, nelle maniere che riterrete più opportune. »

    ..ciò non di meno, una totale mancanza di reazioni da parte sua sarebbe stata scortese -oltre che impossibile-, e mentre piegava la bocca in un sorriso complice, il Nephilim si risolse a posarle garbatamente la mancina su di un fianco -in un'ispirazione a cingerla in un abbraccio, lasciata volutamente incompleta- prendendole una mano nella stretta delicata della destra.

    « Sia ben chiaro, non è mia intenzione chiedervi di seguirmi ora. Per quanto la vostra compagnia sarebbe senza dubbio gradita nel corso della traversata, non ho l'ardire di chiedervi un simile impegno quando ancora ci conosciamo così poco e così poco posso dirvi su ciò che mi attende sulla strada...e tuttavia, mi piacerebbe almeno sapere se l'idea vi intriga.
    Potrò contare su di voi in futuro? »


    Dopotutto, se una bella donna si prende la briga di passare a salutarti prima di sparire nella notte, è assolutamente necessario farle almeno sapere che la trovi bella.


    « Mia Signora, è vero: ci conosciamo poco, eppure...
    Se non potessi incontrarvi mai più, ne soffrirei davvero tantissimo. »

    rispose, restituendole lo stesso sorriso di affettata malizia e la stessa drammaticità
    ...perché quando si gioca ad esagerare si può dir tutto – anche la verità

    « Sarò naturalmente a disposizione, se dovesse necessitare di me,
    tanto più che... non sono ancora mai stato a Nord. »

    aggiunse, portandosi la mano di lei al volto, per sfiorarne la pelle con le labbra
    « Dicono che sia un luogo suggestivo, e che faccia piuttosto freddo, perciò...
    Dovremo pensare a qualche modo per combattere le intemperie. »

     
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  7. Kaede Fujiyaji
     
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    L'ampio sorriso che rivolse al suo interlocutore sarebbe stato certamente più che sufficiente ad esprimere il gradimento della Dea a quel responso, ma Kaede non volle fermarsi a quello. Allontanò una mano dal braccio del demone e l'avvicinò al suo volto, sfiorandone le guance con le dita delicate - sempre se le fosse stato permesso.

    « Certamente, mio signore, ma non si preoccupi.
    Ho idea che non dovremo faticare molto per escogitare qualcosa di adeguato. »


    Battè le ciglia una sola volta, e si allontanò di poco lasciando volutamente al demone l'oneroso compito di interpretare quelle parole. Per quanto le dispiacesse ammetterlo, aveva già ottenuto tutto ciò per il quale fosse giunta a Palanthas quel giorno - forse anche di più di quanto sperato - ed era ora giunto tempo per lei di alzare i tacchi e partire per i confini settentrionali del Pentauron. Qualcosa l'attendeva fra le neve e i ghiacci, un'ombra del passato che ancora non riusciva a delineare bene nella propria mente, e seppur il pensiero di dover fronteggiare un'ignota minaccia la facesse in una certa misura rabbrividire, sapeva anche che doveva sbrigare quella faccenda in fretta e in maniera risolutiva.

    « Vi ringrazio dal profondo del mio cuore per la gentilezza e la disponibilità dimostratami, farò del mio meglio per ripagarvi di tutto in futuro. Tuttavia, temo di dovervi lasciare ora. È giunto per me il tempo di partire. »
    si esibì questa volta in un profondo e sentito inchino, entrambe le mani raccolte sul petto
    « Vi manderò a chiamare quando sarà il tempo, e vi confesso che attenderò quel giorno con particolare trepidazione. »
    quando si risollevò incrociò nuovamente lo sguardo del Kerobal
    « Nel frattempo, pensatemi spesso. Prometto che farò lo stesso. »

    E una promessa era una promessa.

     
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    Compiaciuta dai suoi modi, la dea lo omaggiò di un sorriso benevolente, e quando sentì il tocco lieve di una carezza sulla sua guancia, il Principe-Demone si sentì stranamente gratificato dalla buona mossa portata su quella scacchiera invisibile... e, sorprendendosene, Kerobal si chiese se fosse Kaede ad avere in sé qualcosa di particolarmente affascinante e attraente per lui -probabilmente per via della loro similarità-, o se non fosse piuttosto l'aria tiepida e profumata della Valle del Vento ad averlo ormai reso irrimediabilmente suscettibile alla bellezza.

    « Certamente, mio signore, ma non si preoccupi.
    Ho idea che non dovremo faticare molto per escogitare qualcosa di adeguato. »


    Rispose al battito civettuolo delle lunghe ciglia della donna con un sorriso complice, e la lasciò padrona di ritrarsi da sé per quanto la sua immaginazione gli suggerì in scioltezza ben più di un modo per prolungare il contatto e -conseguentemente- l'incontro.

    jpg« Vi ringrazio dal profondo del mio cuore per la gentilezza e la disponibilità dimostratami, farò del mio meglio per ripagarvi di tutto in futuro. Tuttavia, temo di dovervi lasciare ora.
    È giunto per me il tempo di partire. »

    la Sacerdotessa eseguì un inchino, e -portandosi una mano al petto- l'Artista ricambiò
    « Vi manderò a chiamare quando sarà il tempo, e vi confesso che attenderò quel giorno con particolare trepidazione. Nel frattempo, pensatemi spesso. Prometto che farò lo stesso. »

    « Farò come la mia lady desidera – purché abbiate cura di voi. »
    replicò, raddrizzandosi nella sua statuaria altezza e fissandola quasi con affetto
    « E se foste in difficoltà, non esitate a chiamarmi:
    ho un servitore che comanda i venti, lo terrò in allerta. »


    Così dicendo il Nephilim mosse un ultimo -più profondo- inchino col capo,
    e attese -come è dovere di un nobiluomo- di vederla svanire come un sogno al mattino.

     
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