[EM][SC] Heaven knows, we belong way down below

Si trovava nelle profondità del Terzo Livello per allestire il palcoscenico. Non per Lazarus, quell’albino non era al centro dei suoi pensieri. Sentiva chiaramente che si stava avvicinando, ma lui stava sbrigando altri affari non meno importanti del suo allievo. Stava visionando le celle ancora libere, e nel frattempo un aggeggio tecnologico che portava in tasca si occupava di mappare le zone che il Kuthiano attraversava. Non poteva abbassare la guardia, lì sotto c'erano creature pericolose perfino per uno come lui.

Si era immerso in quell’inferno perché era uno dei pochi capaci di resistergli.

Raggiungerlo fin lì sarebbe stato un bel test d’ingresso anche per il suo apprendista, nonostante il loro incontro non fosse programmato. Erano passate soltanto due settimane, quella mezza sega aveva già dei problemi con gli esercizi di base?

Tornò a pensare a come sarebbe cambiata quell’ala delle Prigioni. Erano indietro con la tabella di marcia, e la massiccia fornitura di acreacciaio voluta da Zimmer poteva dilatare ulteriormente i tempi. Le cose da fare erano molte, ma il disegno finale si stava componendo progressivamente: il Sud era pronto per rinascere.

Il marchio reagì alla vicinanza del suo gemello, attirando nuovamente la sua attenzione. Lazarus sarebbe presto emerso dalle ombre, lui si voltò seccato prima ancora che potesse mostrarsi.

« Interrompi il mio lavoro. Spero per te che sia per un buon motivo. »

Lo accolse con queste parole, forse nella sua testa deviata significavano “sono felice di rivederti”.

Lazarus s’inchinò davanti a lui.
Quel gesto era emblematico: nutriva davvero un rispetto così profondo oppure cercava semplicemente di tenersi buono qualcuno che poteva ancora servirgli? Tra i due atteggiamenti, probabilmente avrebbe preferito il secondo. Fare buon viso a cattivo gioco era propedeutico per il tipo di persona che Lazarus mirava a diventare.
Poco dopo il suo allievo mostrò di aver già imparato quali corde toccare quanto parlava con lui.

« Affari? Che tipo di affari? »

Il modo in cui lo disse tradiva un interessamento morboso, come se fosse ossessionato da ogni incrinatura rinvenibile sull’immagine dorata del presidio Errante.
L’albino nominò anche Aristotelis, mostrando la consegna che gli aveva promesso. Il Greco gli aveva detto che aveva avvicinato il ragazzo per curiosità, e ne era rimasto piacevolmente colpito. Come se ci fossero dei dubbi a riguardo: Bid’daum non avrebbe mai lasciato in vita qualcuno che non potesse essere una potenziale risorsa. Aveva un certo intuito per queste cose.

« Fra tre ore Aristotelis passerà alla Quinta Bolgia del Distretto della Fame. »

Lo disse con una sicurezza sconcertante, e poteva esserne certo perché si era appena messo in contatto mentale con l’altra Gerarca. La rete mentale che collegava gli Eversori poteva servire anche per piccolezze del genere.

Khatep? Quel Khatep? La stessa mummia a cui aveva triturato l’anima qualche anno prima? La situazione si faceva sempre più interessante. L’affare che Lazarus gli riferì sembrava molto sporco, perché mettendo insieme un necromante con una quantità così grande di anime si otteneva spesso qualcosa di brutto. Il Kuthiano appoggiò la schiena al muro e incrociò le braccia, riflettendo sulle informazioni in possesso del suo allievo.

« Si possono fare tantissime cose con un migliaio di anime. Se fosse un ordine personale di quel cadavere potremmo escluderne alcune, ma se la commissione è del governo allora il campo è molto più vasto. »

I laputensi non finivano mai di sorprenderlo. La Dama del Vento aveva realmente firmato un ordine del genere? Pensò alle diverse casistiche che potevano aver condotto ad una scelta così moralmente pericolosa. Forse c’era una situazione d’emergenza talmente grave da richiedere delle risorse così compromettenti, eppure non erano giunte voci strane su di un’eventuale crisi del presidio errante. Doveva essere per forza qualcosa che riguardasse la sola ragion di stato, non il popolino. Possibile che il meccanismo segreto che permetteva il volo dell’isola richiedesse una ricarica energetica periodica?
Poteva essere anche verosimile che le alte sfere si fossero indebitate con qualche entità sovrannaturale, che adesso pretendeva un pagamento in spiriti. Anche l’ipotesi dello sviluppo di qualche arma militare non era da escludere. E cosa dire invece di un capriccio improvviso della regina?

Chi erano veramente i cattivi?

« Per uno stato parassita come Laputa è più conveniente nascondersi dietro un’ideologia di giustizia. Sono riusciti a far attecchire l’idea che la loro spada sarà sempre al servizio del semipiano, e così hanno avuto la strada spianata nella corsa agli armamenti e in ogni genere di affare abominevole. »

Preso com’era dalle sue riflessioni non aveva notato che l’albino era rimasto chinato come un coglione. Gli fece un cenno svogliato con la mano per concedergli il permesso di alzarsi.

« Va bene, dimmi cos’hai in mente. »

Dovevano riflettere bene su quella faccenda: era un’occasione unica, non dovevano lasciarsela scappare.

Le intenzioni erano pressoché quelle che anche Bid’daum avrebbe perseguito in un’occasione del genere: demolire la reputazione laputense era un ottimo punto di partenza per ciò che aveva in mente. Avrebbe creato diffidenza presso i governi e il popolino. Purtroppo il piano presentava delle carenze sul versante della realizzazione pratica.

« È probabile che chi utilizzerà questo carico di anime si aspetti una mossa di spionaggio da parte vostra. Saranno anche stati dei cretini nel lasciarsi sfuggire troppe informazioni riservate, ma immagino che stessero sottovalutando la vostra effettiva pericolosità. »

Rigirò tra le mani la pietra che l’allievo gli aveva passato. Era una varietà di gemma dell’anima, dalle proprietà simili a quelle pure provenienti dalle miniere nordiche o meridionali.

« Si potrebbero nascondere diversi incantesimi complessi nel carico, ma probabilmente questi verrebbero intercettati e rimossi: le imposizioni senza una fonte energetica diretta hanno i loro limiti. A meno che… »

Gli venne in mente un’idea abbastanza sui generis.

« Potrebbe esserci un modo, ma non credo ti piacerà. »

Spiegò dettagliatamente cosa aveva pensato. Descrisse le varie fasi del suo piano trattando tutti i punti critici e rispondendo ai dubbi del suo apprendista. Era abbastanza sicuro che quel metodo fosse il più funzionale ai loro scopi, ma sul momento non fu in grado di azzardare una percentuale di successo. C’erano troppe variabili in campo, ma nel complesso poteva reggere.

« Che ne pensi? »

Chiese alla fine della sua spiegazione. Forse Lazarus sarebbe rimasto sorpreso da quella linea d’azione piuttosto bizzarra, ma il suo maestro non era certo noto per l’omogeneità del pensiero. Lui aveva esposto il piano, ora stava alla Seele metterlo in pratica.