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    [Da qui]


    "Pietre incantate. Presente il viaggio d'affari da cui sono appena tornato? L'ho fatto per procurarmi queste.... pietre spirituali di Daleli, predisposte ad assorbire degli spiriti.
    «Andrò a comprarne altre a Epartis in questi giorni, così potrò fare un salto a Palanthas per cercare una destinazione adatta a noi.
    "

    Questo è ciò che ho detto a Edmund, ma non ho mai giurato che fosse vero.

    Sono effettivamente partito per l'Est, insieme a buona parte della mia azienda. Arrivati nel Pentauron, però, io e Jack ci siamo separati dal gruppo.
    Il tempo di fare una sosta al negozio di Skarn&Mirion per comprare una cosa, e via: nuovi vestiti, nuove identità, nuova destinazione.

    È da stamattina che io e Jack viaggiamo nel retro di una jeep, unici ospiti di un mercante di stoffe merovisho di ritorno alla sua Tana.
    Siamo quasi arrivati: all'orizzonte si vede l'entrata di Merovish, uno sperone di roccia alto un centinaio di metri tutto tunnel e fenditure.
    Mi gira la testa. Il nostro mezzo esala un fumaccio nero che mi gratta la gola; il sole batte forte, lo straccio bianco fissato sopra la jeep a mò di tettuccio non ci protegge un granché.
    Sole. Caldo. Afa. Condizioni climatiche orribili, quando sei un albino.
    Un albino maledetto col sudore nero.

    «Proviamoci un'ultima volta.» mormoro con voce stanca, massaggiandomi la fronte.
    Meglio prendersi un'ustione di secondo grado o rischiare di svenire per il caldo? Ho optato per l'opzione due, imbacuccandomi in una felpa che a inizio viaggio era rossa loggiuro.
    Cercare di lavarla sarà divertentissimo.
    Sto seduto a gambe incrociate sul retro della jeep, la schiena contro il mio zaino. Al mio fianco, Lasher si gode il viaggio, appollaiato in cima a rotoli di tessuti pregiati.

    «Devi entrare in sincronia con la Tenebra che è in te, e usare il tuo spirito come canale con cui portare l'energia agli altri.
    Inizia prendendo piena consapevolezza del tuo essere, Tenebra inclusa. Devi sentirla come una parte di te.
    »
    Ahh, se avessi il cubetto luccicoso di Bid, quello per entrare nel mondo degli spiriti. Sarebbe tutto più semplice.
    Inspira, espira faccio segno a Jack, portandomi una mano al petto e muovendola su e giù. Serve un poco di meditazione per ottenere lo status che ci serve.
    «Sicuro di non voler cucire direttamente Ifrit e gli altri alla Tenebra? Sarebbe tutto molto più semplice...»
    E mi darebbe un controllo su quelle sue bestiacce che al momento mi manca.
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    Edited by Zero - 12/9/2014, 23:49
     
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  2. Jack BloodHeart
     
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    La Seele è un'organizzazione che si potrebbe definire - alquanto inappropriatamente - interessante. Il viaggio ad Epartis prospettato ad Edd qualche giorno prima era credibile come la frase "noi della Seele non imbrogliamo e non vogliamo imbrogliare nessuno". L'esempio è sicuramente un po' drastico, ma in comune le due cose hanno il fatto di essere entrambe mezze verità: la Seele non vuole fregare, non in generale. La Seele è partita per l'Est. Non tutta, ma è partita.

    Il viaggio, in realtà, è stato abbastanza monotono fino a che il boss non ha chiesto a Jack di seguirlo a Merovish: non c'è stato nemmeno bisogno di chiedere il perché, perché tutti i membri dell'organizzazione sanno che Laz sta architettando qualcosa; certo, il quadro completo non è chiaro a nessuno, ma in fondo è inutile pensare troppo presto a qualcosa che, comunque, prima o poi, il boss dirà.
    Forse.

    Quello che lo spiritista non sapeva quando ha accettato, comunque, è il motivo per il quale l'albino avesse scelto proprio lui per accompagnarlo. La risposta è presto data: La Tenebra; da quando l'ha ingerita, Jack non riesce a fare a meno di sentirla come presenza estranea al suo "io", e questo non è affatto positivo, non per qualcuno che dovrebbe, in realtà, riuscire a trarre benefici da una simile sostanza.

    E' da quando sono partiti che il giovane cerca di controllare quella roba, e, malgrado i numerosi tentativi, non ancora è riuscito a venirne a capo. Certo, la scomodità del viaggio - fatto, tra l'altro, su un mezzo quanto mai strano - non aiuta, e di sicuro il caldo dello Yuzrab non giova alla concentrazione... ma tutto questo dovrebbe essere quanto meno insignificante per uno sciamano.

    Il ragazzo sbuffa, dopo l'ennesimo tentativo fallito; guarda il capo con aria sofferente, il quale, d'altronde, non sembra passarserla meglio. Si porta una mano alla fronte, spostando una ciocca di capelli ribelle abbassatasi per il caldo ed il sudore. E' stanco.

    Per l'ennesima volta Lazarus gli spiega quello che dovrebbe fare, e per l'ennesima volta durante il viaggio propone di legare quella roba direttamente ai suoi spiriti; l'idea non sarebbe malvagia, ma... «Se lo può scordare.» commenta, stizzito, Ifrit, seguito dalle smorfie delle altre due entità spiritiche. «... e sta insistendo anche troppo, per i miei gusti.» continua il demone, mentre il giovane sbuffa, presagendo l'ennesima baruffa tra spiriti, non accorgendosi che, mai come questa volta, quei tre sono coalizzati contro di lui. « Si beh, davvero pensic he voglia risparmiare tempo? A me sembra che stia tradendo un po' di impazienza: dopo la terza volta una persona normale si arrenderebbe.» risponde, a sua volta, Bahamuth. Jack si porta anche l'altra mano alla fronte; ma che hanno quei tre? Da quando il caster ha ingerito al Tenebra sembra stiano facendo di tutto per fargli dubitare di Laz! E' semplicemente gentile, e vuole fare gli interessi della corporazione nonché dei suoi membri, possibile che nel mondo spiritico queste cose non esistano?

    «Spiacente Laz, non vogliono.» afferma, per l'ennesima volta, l'evocatore scuotendo il capo. Rivolge il capo verso il fondo della jeep, il drappo di stoffa sopra le loro teste svolazza all'inverosimile, creando un suono che, a lungo andare, sta mettendo davvero a dura prova i nervi dello spiritista.

    «Ok, un attimo: ricapitoliamo.» ricomincia il ragazzo, considerando inutile un ulteriore tentativo sulla strada che, fino a quel momento, non ha portato frutti. «E' evidente che il mio spirito non si sia ancora completamente abituato alla presenza della Tenebra, e complici di questo sono sicuramente anche gli altri spiriti che trovano rifugio nel mio "io".» continua, cercando di pensare tutto quello che di sbagliato possa aver fatto fino a quel momento. Sospira. «E se provassi ad arrivarci per gradi? Mi spiego: mi faccio prima possedere da uno dei miei spiriti, fondendo così la mia anima con la sua, per poi cercare di immettere la Tenebra direttamente in questa essenza unica, usando la mia anima come veicolo e catalizzatore; in questo modo gli spiriti verrebbero in contatto con il frammento, ma in modo meno diretto e, probabilmente, meno traumatico.» conclude, poggiando la testa contro delle stoffe aggrovigliate poco prima a formare una sottospecie di cuscino.

    «Che ne dici? Potrebbe andare cosi?» chiede, cercando di recuperare, in un modo o nell'altro, un po' d'energia in vista dell'imminente, ulteriore tentativo della giornata. A quanti sono arrivati? Il conto l'ha perso dopo il terzo, ma di sicuro non sono stati pochi.

    «A proposito.» ricomincia, rivolgendosi per un attimo a Lasher. «Posso avere un po' d'acqua?» chiede, quasi supplicando il cane fantasma. Il caldo è davvero troppo.



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    Sooospiro. Spiriti pezzenti! Perché sono così sospettosi? Mica li voglio controllare mentalmente. Non in maniera conscia, almeno.
    Fortuna che altri tipi di spiriti sono più collaborativi.
    «Qui, Lasher. Proviamoci di nuovo.»
    Schiocco le dita, e un fumo nero riempie il corpo nebbioso del mio cane. Fumo che si solidifica, rendendo il canespettro più vicino al piano materiale.
    Non è esattamente solido, né somiglia davvero ad un canide: è una massa liquida e inquieta, il riflesso di un cane proiettato in un lago di notte.
    È da quando Gajeel mi ha insegnato a solidificare la Tenebra che io e Lasher tentiamo giochetti simili. Io posso fornirgli la Tenebra, ma lui deve imparare a concentrarsi per restare un tutt'uno.
    Prende coi denti la bottiglietta che gli porgo e trotterella verso Jack. I suoi passi hanno il rumore delle onde.
    Lo osservo col fiato sospeso mentre consegna l'acqua senza tornare fumo.
    Sorrido.
    «Lasher, qui!»
    Batto le mani e un momento dopo mi è addosso, una massa di buio scodinzolante che mi lecca la faccia riempendomi di saliva.
    Saliva nera. Tanto, più unto di così...

    «Dunque, gli spiriti.»
    Torno a rivolgermi a Jack, il mento poggiato tra le orecchie di Lasher.
    In qualche modo, sono riuscito a convincerlo a sedersi da bravo accanto a me. Non ha l'odore né la consistenza di un cane vivo, ma è bello poterlo abbracciare di nuovo.
    «Il tuo spirito si è ben legato alla Tenebra, il problema è tutto psicologico: i tuoi spiriti la rigettano, ergo neppure tu ti senti in sintonia con lei.
    Vuoi provare a legarti prima a loro e poi al buio? È più complesso, ma potrebbe funzionare.
    »
    Fossi in lui, almeno, mi sincronizzerei prima con la bestia che più mi dà problemi, per non sfanculare un legame già stabile con i capricci della Tenebra. Ma è un approccio che abbiamo già provato, e che non ci ha dato grosse soddisfazioni.
    Il tempo stringe. Tanto vale rischiare.

    «Fai i tuoi trucchetti, quindi. Intendi insegnare agli spiriti stessi a usare la Tenebra, o vuoi provare a pre-castare gli incanti oscuri per poi passare l'energia a loro? Il metodo uno sarebbe più efficiente, ma il due è più facile. Forse è meglio concentrarci sul far funzionare le cose nel modo più semplice possibile, per ora.»
    Insegnare le cose a Jack ebbasta mi sembra più comodo del fare da maestrino a tre spiriti differenti.
    Anche perché ho la vaga impressione che mi odino tutti e tre.
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    Edited by Zero - 11/9/2014, 20:34
     
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  4. Jack BloodHeart
     
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    Uno schiocco di dita ed è fatta: Lasher si materializza grazie all'aiuto della Tenebra. Quella roba fa miracoli, sul serio. E' una sorta di energia spiritica primordiale, instabile; come una sostanza talmente perfetta da risultare a tratti incomprensibile, forse addirittura dotata di volontà propria. Laz la riesce a controllare come Jack non sognerebbe mai di fare con uno dei suoi spiriti. E' come se la volontà di quella roba sia totalmente soggiogata dalla mente del ragazzo albino... o è il contrario? Forse è la Tenebra che controlla Lazarus, per questo riesce a farci praticamente quello che vuole, quando vuole. No, non sarebbe credibile come cosa: possibile che la volontà del boss sia tanto debole da lasciarsi controllare da un qualcosa che dovrebbe essere lui a governare? Pensandoci, non sarebbe nemmeno così impossibile: basta pensare all'effetto che fanno i suoi spiriti alla sua volontà quando lo posseggono. Quella roba, però, non è come loro. E', in qualche modo, diversa; certo: è una manifestazione spiritica, ma la sua fonte di potere non è la stessa degli altri spiriti. Attinge da qualche altra cosa, anche se non è ben chiaro cosa. Forse proprio in questo sta la sua diversità. A che mondo appartiene? Gli spiriti la rigettano, ma, allo stesso tempo, il suo corpo sembra averci fatto l'abitudine abbastanza velocemente, anche se quello che ha lui, in confronto a quello del capo, è solo un frammento. Ecco, è questo punto: se la Tenebra, l'oscurità, o come diavolo si chiami quella roba, fa questo effetto se assorbita in piccole dosi, che effetto fa se permea tutto il corpo del possessore? Forse il possessore diviene posseduto? Per l'ennesima volta: non sembra nulla del genere, o, meglio: per uno che sta osservando il boss dall'inizio del viaggio, questa spiegazione appare sin troppo superficiale. Laz non possiede la Tenebra, e la Tenebra non possiede lui.

    Laz è la Tenebra.
    O almeno così sembra.


    Il giovane prende il tanto sospirato sorso d'acqua, che scende nella sua gola come un ruscelletto solcherebbe un letto di sabbia. Poco male: sempre meglio di nulla. Si sposta di nuovo, poggiando i gomiti sulle gambe ed incrociando le mani verso il mento, in modo da potercelo appoggiare sopra. Scuote la testa. «Se facessi come dici, sarebbe la Tenebra ad acquisire i poteri dei miei spiriti... e non viceversa.» dice, rispondendo all'ultima proposta di Laz. «Non che ci siano problemi in questo, ma non so quanto potrebbe reggere quest'affare... sembra gracilino per il momento.» continua, lanciando uno sguardo alla sua spalla sinistra: il suo deforme frammento aleggia dietro di lui da quelle parti. Lo guarda, sembra essere d'accordo con quello che sta dicendo. Probabilmente è ancora troppo deforme per fare la faccia offesa.

    Sospira. «Provo a legare le due essenze direttamente nella mia anima: non dovrei avere così poco potere sui miei spiriti. Credo.» conclude, chiudendo poi gli occhi per cercare di trovare un po' di concentrazione, anche se, viste le condizioni del viaggio, sembra una cosa alquanto improbabile.

    Ci mette un po', ma alla fine riesce ad escludere dalla sua mente tutto il mondo circostante. I rumori si fanno più lontani, la sabbia alzata dalla jeep è solo un ricordo, e addirittura il caldo sembra una sensazione sbiadita di un qualche tipo di ricordo lontano. Si guarda intorno: i suoi spiriti sono lì, nelle loro essenze spirituali. Aleggiano intorno a lui come fuochi fatui intorno ad un totem; lo osservano, lo proteggono... lo possiedono. Il giovane apre gli occhi, quelli veri. Sembra cieco. Una sorta di ombra è calata su di loro, facendo perdere tutto il colore delle iridi. Ha aperto gli occhi, ma non vede. Non è lì. Adesso è con gli spiriti, in silenzio. Li guarda, e loro ricambiano il suo sguardo. O forse no.

    No, infatti: non guardano lui. Il loro sguardo è spostato verso la sinistra. Verso la spalla sinistra di Jack. Guardano la Tenebra. La creaturina si agita, sentendosi evidentemente inferiore nei confronti di quei tre colossi. Fenrir fa per ringhiare, ma Bahamuth lo ferma.

    Cala il silenzio.

    «Stai provando da diverse ore ormai. Sembri abbastanza convinto.» esordisce il drago. Niente battute, niente sarcasmo: per la prima volta sono tutti e tre estremamente seri. Ifrit osserva e tace. «Tu sai che non viene dal nostro stesso mondo, vero? Si per se la fusione e l'evocazione congiunta di spiriti è molto pericolosa... non sappiamo cosa potrà succedere a noi e a te se procediamo. continua, esponendo un problema che, fino a quel momento, non sembra essersi presentato, anche se è solo perché fino ad adesso lo spiritista non ha minimamente pensato a questo.

    «Vista la tua decisione, comunque, ti faremo un'ultima domanda.» riprende, avvicinando il muso alla testa dello sciamano. Segue un attimo di silenzio, in cui l'unico rumore è quello prodotto dall'agitatissima Tenebra. «... sei sicuro?» chiede, scostandosi di qualche metro.

    Jack li guarda.

    «Si.»

    «Così sia!» urla, Ifrit, lanciandosi verso l'evocatore. I momenti successivi sono permeati da confusione, angoscia, rabbia e dolore. Il demone allunga una mano verso la spalla sinistra del padrone, mentre Bahamuth urla qualcosa sulla gradualità e sulla pericolosità di un primo contatto così diretto. Tutto inutile, il demone avanza. Arriva di fronte a Jack. Alza il pugno. Afferra la Tenebra.

    Dolore.

    Nel frattempo negli occhi di Jack appare una vena nera, poi una rossa. Intanto lui urla e si contorce. Non l'avevi detto che sarebbe stato doloroso, Laz.



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    Annuisco alle parole di Jack.
    Non ho capito un accidenti di quel che ha detto.
    La verità, lo realizzo ora, è che io come sciamano non sono un granché. Non ho idea di come ci si rapporti ad uno spirito esterno al proprio essere: la Tenebra è sempre stata parte di me, un'estensione della mia volontà. Per Jack, lo sciamanesimo dev'essere l'equivalente del vivere in un appartamento molto affollato.
    Gli headmates sono realtà. Ah, i mocciosetti di Tumblr ne sarebbero così felici.

    Jack apre gli occhi, ma il suo sguardo è quello di un pesce morto.
    Trattengo a stento la tentazione di agitargli una mano davanti al naso. Rovinerei il suo stato di concentrazione, vero? Sta facendo Cose in quella sua testolina.
    Cose dolorose, a giudicare dal modo in cui si è appena messo a urlare.

    «La Tenebra è un tutt'uno con il tuo spirito.» spiego con calma, quasi cantilenando «Non è esterna a te, come i tuoi spiriti: è cucita alla tua anima.»
    Lo ammetto, mi sono appassionato fin troppo al libro di Eqihfenc il Cucitore.
    I miei fluidi corporei non influenzano le persone per caso: i miei studi hanno acuito una capacità latente della Tenebra. È una storia di incantesimi, esperimenti e polsi tagliati.
    Il risultato? Assoluta coesione tra Tenebra e spiriti altrui.
    «Se la strattoni troppo, cercando di legarla agli spiriti, fa male. Devono essere loro a venire da lei, a fondersi al buio in quanto parte di te. Loro accettano la tua essenza; di conseguenza dovrebbero accettare la sua, poiché tu e la Tenebra siete la stessa cosa.»
    Socchiudo gli occhi, sfogliando mentalmente le pagine della Libreria Perduta.
    Conosco delle tecniche per la guarigione dell'anima, ma non mi fido a infilare le zampe nel casino che è attualmente l'aura di Jack. Sono certo che tra i testi a mia disposizione c'è qualcosa di utile, ma ho bisogno di temp-

    «Che cazzo sta succedendo là dietro?!»
    La jeep sbanda, e io mi stringo a Lasher per non finire fuori bordo.
    «Va tutto benissimo, signor Fritz!» urlo di rimando al guidatore.
    Mi dimeno, liberandomi dalla matassa di stoffe per sporgermi verso il guidatore.
    «Il mio amico sta avendo un piccolo attacco di... Una malattia strana che ha.» alzo la voce per farmi sentire oltre le urla di Jack «Poi gli passa. Lei ci porti a destinazione come pattuito, va bene? Ormai ci siamo.»
    L'ombra dell'entrata di Merovish il nostro percorso.
    La sporgenza rocciosa incombe su di noi. Roccia pallida, butterata da decine di gallerie.
    Ha un che di malato, come la città che protegge.
    Mi volto per fissare il ragazzo. È lì a terra che rantola, ma non pare rischi di finire fuori dal mezzo.
    Lasher è andato a leccargli la faccia. Che carino.
    «È tutto a posto.» ripeto al mercante, sorridendo cordiale.
    Mi infilo una mano in tasca e scarto una caramella.
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  6. Jack BloodHeart
     
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    Ma che sta succedendo davvero nella testa di Jack? Difficile dirlo. Davvero. Nemmeno lui è totalmente cosciente; già entrare in quella sorta di trance, con tutto il casino circostante, non è il massimo, figurarsi se, poi, ci si può capire qualcosa con tutto quel dolore a fare da contorno. Ma cos'è quel rumore? Perché soffre? Non è un dolore qualsiasi, non lo è affatto: è come se le fiamme di Ifrit l'avessero prima - dolcemente - avvolto, per poi trasformarsi in lava fusa, spazzando via ogni singola cellula del corpo del padrone. E' davvero questo quello che vuole lo spirito? Lo vuole uccidere? Perché? Perché il demone gli sta facendo questo? Certo, lui era, tra i tre, il più restìo al contatto con la roba ingerita dal suo master, ma arrivare a toglierlo di mezzo, questo no. Che poi, che fine farebbe i suoi spiriti se lui morisse? Tornerebbero nel loro mondo? Ne hanno uno? Da quel che ricorda lo spiritista, quei tre sono sempre stati con lui, sin da quando è divenuto sciamano; dopo tanto tempo, non sarebbe complicato tornare a casa? No, certo che no: tornare a casa non è mai complicato. E' solo triste, come sarebbe triste la sua morte lì, su una jeep, nel mezzo dello Yuzrab.

    Il giovane cade, iniziando a contorcersi sempre con più decisione, cercando, nel frattempo, di serrare - seppur inconsciamente - la bocca, evitando almeno di urlare. Ovviamente non ci riesce. Le sue urla sono profonde, strazianti, laceranti; sembrano provenire da tutt'altro mondo, un mondo ben oltre quello umano, al di là di quello materiale, ma almeno ugualmente distante dalla pace del mondo spiritico. Si guarda intorno, o almeno ci prova: gli occhi sono, ormai, quasi completamente rossi, venati qua e là di nero. Per un attimo gli sembra di osservarsi da lontano, vedendo il suo corpo contorcersi, in preda agli spasmi di quell'assurdo dolore che sta provando. Ma lo sta davvero provando? In fondo lui è lì, eppure il suo corpo continua a muoversi e ad urlare.

    Capisce.

    Le urla non sono sue, e il posto dal quale provengono è l'Inferno.

    Lo spiritista osserva Ifrit contorcersi nel suo corpo, chiedendosi se davvero l'unica cosa che può fare è osservare. Ovviamente no, ma come può aiutarlo? Laz parla, ma al momento le sue parole hanno lo stesso valore di un soldo di rame che vuol comprarne uno in oro. Il giovane cerca di avvicinarsi, ma sembra essere il suo stesso corpo a respingerlo. No, non può essere così: non può avere così poco potere sul suo corpo. Non può lasciarselo distruggere da quei due. Non può lasciare che la sua anima sia trattata così.

    Non può sopportare Ifrit in quello stato.

    Si spinge verso quell'ammasso di energia spiritica che sta divenendo il suo io. Le forza in lotta creano delle onde d'urto spaventose, che quasi impediscono allo spirito del ragazzo di raggiungere il suo obiettivo. Quasi.

    Si avvicina a lui quasi come ha fatto il castiga-demoni poco prima. Vorrebbe allungare le mani, ma non ne ha: è pura coscienza. Cosa fare? Prima Bahamuth ha detto che contatti troppo bruschi possono comportare danni collaterali, o qualcosa del genere... ma se questa storia va avanti, senza una catalizzatore Ifrit e la Tenebra rischiano di collassare.

    Inutile pensarci.

    Si lancia verso di sé.
    Sussulta.
    Si ferma.

    Cerca di ricominciare a respirare, ma l'atto non gli viene nemmeno più automatico: è come se avesse un tappo davanti alla gola che glie lo impedisce. Tossisce, sputando un po' di sangue. Sembra più scuro del solito. Alza lo sguardo verso Laz. Il suo corpo è ridotto ad uno straccio; non prova dolore, ma si sente come se fosse appena uscito da una lotta all'ultimo sangue. Non soffre, più che altro è come se la sofferenza abbia lasciato un marchio nelle sue membra.

    Cerca di rialzarsi, e, malgrado un po' di eccessiva fatica, ci riesce. Si rimette seduto alla meno peggio, mentre con la mente cerca di raggiungere i suoi spiriti. Bahamuth è il primo a rispondere all'appello, la sua presenza è quella più confortante: imperiosa e, allo stesso tempo, accondiscente; Fenrir, arriva subito dopo, con il suo spirito selvaggio e libero. Manca l'irrequietezza e l'impetuosità di Ifrit. Nel vero senso della parola.

    Manca.

    Lo spiritista cerca di scavare più a fonde nella sua anima. Non lo trova. Non è possibile. Davvero l'ha perso? Non è possibile. L ui è Ifrit, il castiga-demoni; lui è lo spirito più potente che ha; lui è lo specchio nel quale vorrebbe rivedersi; lui è...

    ... morto?

    «Col cavolo.»

    Mai l'udire quella voce fu più bello. Jack si porta una mano sulla guancia, asciugandosi una lacrima che già stava scendendo. Sorride, guardando il boss. Intanto l'aura di Ifrit, all'improvviso, è riapparsa nella sua coscienza. «Devo dire che, in fondo, non è niente male.. » commenta il demone, che quasi sembra essersi dimenticato del dolore di poco prima: forse non si è nemmeno accorto di averlo posseduto in quel frangente. Forse crede che nessuno lo abbia sentito. Meglio così.

    «... ci sarà da lavorarci su, ma a quanto pare...»
    «... ce l'abbiamo fatta.» conclude il giovane, al posto del demone, rivolgendosi a Laz. Certo, c'è la piccola questione del dolore da mettere a punto, ma, se quella roba piace ad Ifrit, allora è sicuramente roba buona. O forse no. Ma, più che altro, la domanda che adesso sorge spontanea è un'altra.

    Che effetto ha fatto la Tenebra al demone?



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    Oh, Jack ha smesso di strillare! Pat-patto il conducente su una spalla e torno a voltarmi verso lo sciamano.
    Ha l'aria un po' sbattuta, ma è vivo. La sua aura ancora tremola per lo shock, ma tutto sommato sembra che sia riuscito a raggiungere un suo equilibrio. Lasher gli dà un'ultima lappata, imbrattandogli la faccia di nero, per poi tornare a sedersi accanto a me.
    «Sapevo che il mio sciamano preferito ce l'avrebbe fatta.» commento, la voce morbida come quella di un gatto.
    Gli lancio una caramella. Se la merita.

    «Ottimo lavoro. Ora dovrai insegnare a Tenebra e spiriti ad agire all'unisono, ma già essere riuscito ad unirli è un grosso passo avanti.
    L'importante è che tu non provi mai ad usare il buio come se fosse uno dei tuoi spiriti: come hai già notato, è troppo piccolo per sostenere uno sforzo simile.
    »
    Senza contare che la Tenebra non riconosce certo lui come padrone. Se venisse usata a sproposito, finirebbe per divorarlo vivo.
    «Ci siamo intesi? Con la Tenebra non si scherza.»
    Mi aspetto che lui annuisca, prima di volgere lo sguardo verso l'alto.

    Il nostro mezzo è entrato nella fenditura tra la roccia che è il portale d'accesso per Merovish. Sopra di noi, ponti di corda, balconate e postazioni sospese, dove piccole figure buie si agitano reggendo torcie. Sembra una ragnatela piena di lucciole.
    La jeep avanza piano sull'acciottolato. Tutto si è fatto più fresco, più quieto.
    Più funereo.
    «Prima volta nella Tana, Jack?»

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    Con la Tenebra non si scherza. L'affermazione risuona a mo' di sfottò dopo tutto il dolore che lo sciamano ha appena provato. Evidentemente Laz preferisce ribadire i concetti, come se quello che dice non sia già abbastanza chiaro.

    Jack sospira, mentre Lasher lo lecca. E' simpatico quel cosino, quasi non sembra una manifestazione della Tenebra. Il giovane si guarda intorno, riflettendo per un po' sulle parole del boss. «Si, questa roba è decisamente troppo debole ed instabile per essere usata come spirito a sé. Ma mai dire mai, magari riesco a stabilizzarla. Magari no, l'importante per adesso è esser riusciti a far convivere questi tre con il nuovo arrivato.» commenta, velocemente, il giovane: sembra quasi non pensare all'eventualità di usare la Tenebra a parte, anche perché che vantaggi potrebbe portargli quella robetta? E' già stato difficile scoprire come non renderla una cosa del tutto superflua, figurarsi come sarebbe riuscire a farle acquisire - in un modo o nell'altro - una volontà ed una coscienza propria. Sembra impossibile, almeno per ora.

    Lo spiritista si mette comodo, mentre il paesaggio cambia e la jeep inizia a rallentare. Sono a Merovish. Rivolge di nuovo la sua attenzione a Laz, accorgendosi solo in quel momento quanto poco il capo sappia di lui... e quanto poco lui sappia del capo, ma al momento sembra secondario, questo. Sorride. «No, ci sono stato varie volte.» inizia, alzando un po' la schiena che, nel frattempo, ha completamente appoggiato alla struttura portante del retro della jeep. «Vedi, quando sono arrivato in questo mondo, praticamente sono atterrato - se così si può dire - nello Yuzrab, quindi Merovish è stato il primo posto che ho visto.» continua, cercando di non farla troppo lunga nel tentativo di non annoiare il boss con la struggente storia della sua vita. «Bahamut si trovava lì, e quando ho visto il volantino della Seele mi trovavo in una locanda nel Bazar delle Talpe.» conclude, iniziando a guardarsi intorno. Quel posto è - a tratti - lugubre, ma in fondo, in quanto a bellezza, non è secondo a nessuna delle altre meraviglie viste in giro per il semipiano.

    «Più che altro...» ricomincia, guardando, ora, Laz. «... dove siamo diretti, di preciso?» chiede, staccando la schiena dal suo supporto improvvisato e sporgendosi un po' di più verso il capo: non è detto che la risposta possa essere udita da tutti. Non lo è affatto.



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    "Ma mai dire mai, magari riesco a stabilizzarla. "

    Assottiglio lo sguardo, ma non faccio commenti. Se Jack vorrà provare a manipolare il buio nonostante i miei avvertimenti... Beh, non mi ritengo responsabile di quel che gli accadrà.
    La Tenebra non si lascerà tenere al guinzaglio.

    «Qui è dove andrai tu.»
    Il "qui" è un indirizzo scritto su un foglio, minuziosamente riempito con mappe e indirizzi.
    Due sono i luoghi d'interesse: la locanda in cui alloggeremo, e...
    «È un deposito al Bazar delle Talpe.
    Lì teniamo il cristallo gigante. Armati di martello e scalpello, e scolpisci un po' di pietre come queste. Ce ne servono almeno duecento.
    »
    Gli ficco in mano una pietra spirituale, tirata fuori da una tasca della felpa. Dovrebbe già conoscerla: è quella mostrata durante la riunione con Edd. Una scheggia trasparente, grande quando un mignolo.
    «Io intanto andrò a sbrigare degli affari privati - e non perché non mi fidi di te, Jack. Non mi fido del resto di Laputa.»
    Mi avvicino a lui e gli passo un braccio intorno alla spalla. Tempo di sussurri cospiratori.
    «Il nostro amico Edmund è un leggimente, e non è il solo a volerci controllare. Più i miei affari restano segreti, più voi dipendenti sarete al sicuro. Posso solo dire - anzi, giurare» mi porto la mano libera al petto «che sto lavorando per voi. E che se ci saranno casini, ricadranno unicamente su di me.»
    Parole rassicuranti, un bel sorriso, un guizzo della Tenebra.
    Mi serve la sua fiducia.

    «Per il resto, non hai altro da fare.
    Staremo qui un paio di giorni. Fatti un giro, divertiti, resta vivo. E magari cerca qualche bell'ufficio in affitto: mi piacerebbe avere una sede qui, prima o poi.
    »
    Sento Lasher stringersi contro di me, il corpo ormai labile come fumo. Il tunnel è sempre più buio, e lui è tornato ad essere parte dell'oscurità che ci avvolge.
    Sento echi di grida lontane e passerelle che scricchiolano sopra di noi. Sento gli occhi dei curiosi sopra le nostre schiene, e odore di piscio e polvere e sangue.
    Merovish.
    «Questo posto puzza di disperazione.»
    E mai odore è stato per me tanto piacevole.

    [Continua qui]



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    [Malia attraverso i fluidi corporei, Scurovisione]

    Damned Soul
    [Auspex spirituale, anti-auspex spirituale, +10% energia, manipolazione delle ombre gdr-only]

    Dangerous Mind
    [Percezione pericoli, casting da tech ed evocazioni]
     
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    Compiti. Ovviamente. In fondo, va bene lo pseudo-addestramento alla Tenebra, va bene la compagnia necessaria durante il viaggio, ma, stando nella Seele, è praticamente impossibile che capiti di avere un paio di giorni liberi. Soprattutto stando con Lazarus. Poco male, in fondo questa cosa piace a Jack: significa che - in un modo non esattamente definibile - il capo si fida di lui. O quanto meno lo ha in simpatia. O roba del genere, insomma.

    Il giovane allunga la mano, prendendo il foglietto che, nel frattempo, il boss gli ha allunga. Ci sono un paio di disegni e due indirizzi. Lo spiritista osserva quella che ha tutta l'aria di essere una mappa. Trattiene a stento una risata. «... le tre teste di pesce?» chiede, alzando lo sguardo ilare verso Laz. «Spero solo che il nome sia casuale.» commenta, riabbassando, nel frattempo, gli occhi per continuare a leggere. C'è un altro indirizzo. Bazar delle Talpe, distretto dei depositi, angolo nord, deposito 666. Numero casuale, c'è specificato: il posto è meglio conosciuto come distretto delle volpi. Chissà perché, poi: una volpe nel distretto delle Talpe.

    Jack fa spallucce, ascoltando, nel frattempo, le indicazioni del capogilda. Annuisce, prefigurandosi già un lavoro a dir poco distruttivo. Osserva la pietra che Laz gli sta allungando: ne servono duecento. «Di' la verità: hai sempre sognato fare il minatore.» commenta Ifrit, che nel frattempo sembra essersi ripreso. Il giovane sorride. «Non ho altro da fare? Spero mi bastino due giorni per scolpire duecento di queste.» conclude, sarcastico, mentre rimugina sulla questione della poca fiducia in Laputa. E' ovvio che lo spiritista muoia dalla voglia di sapere dove starà il capo quei due giorni in cui lui scaverà e - nel tempo libero - cercherà di trovare un ufficio, ma in fondo il ragionamento di Laz fila. Molto. Senza contare che lui si fida di Laz. Molto.

    Sospira; non gli resta che aspettare di arrivare. Merovish, un poco, gli è mancata. Pensandoci, non conosce nessuno lì: c'è stato spesso, sì, ma non ha mai fatto amicizia con nessuno del posto. Magari è la volta buona. Il boss sente disperazione. No, quella non è disperazione: è un qualcosa di diverso, più complicato. Merovish non è solo disperazione: Merovish è disperazione unita a crudeltà, è saccenza mischiata sadismo. Merovish è l'illusione di una scalata sociale che non esiste, portata avanti sulle spalle dei più deboli. «Questo posto puzza di morte, Laz.»

    Morte dell'anima.



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