[LAM][SC] Codename Project: Midnight Sun

Poor Unfortunate Souls ~ Interludio I

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    Luce.

    Tutto era pronto: il materiale grezzo raccolto dai Liberi Aeris Milites era stato adeguatamente convertito e solidificato nei cristalli magici che avrebbero formato la struttura principale del sistema.
    L’Antico si trovava nel Mastio, il luogo più alto di tutto il Castello nel Cielo, e da quella posizione sopraelevata osservava le pietre delle anime che la Selee Corporation aveva raccolto per lui; sebbene un poco sporcate d’oscurità sarebbero andate bene comunque, in fondo la magia che stava per utilizzare era tanto soverchiante che quel poco di buio sarebbe stato cancellato quasi all’istante.
    Intet si trovava vicino al suo padrone, ancora stracarico con le anime rubate alle grinfie eteree delle Valkirie, essere rappresentavano per lui un piatto ricchissimo ma dal quale non osava attingere per evitare di incorrere nell’ira terrificante del proprio padrone.
    Nessuno che avesse un minimo di senno avrebbe mai fatto infuriare Khatep di proposito.

    Tutto era quindi pronto, l’Antico ricontrollò un’ultima volta la sua lista per essere sicuro che ogni singolo dettaglio fosse stato adeguatamente sistemato: le pietre erano state disposte sulle varie cinte murarie, i simboli arcani erano stati disegnati su tutto il suolo di Laputa, tanto grandi che nessun incantatore che non vedesse l’intero disegno dall’alto avrebbe potuto anche solo ipotizzare a cosa servissero, cosa che per altro era stata vietata con un editto.
    Ripassarono assieme ancora una volta la formula dell’incantesimo e i gesti mistici che avrebbero dovuto compiere, dato che sapevano bene che se da un lato le interferenze esterne erano state rese sufficientemente improbabili da non essere un problema, sarebbe bastato un errore per perdere il controllo di quella fenomenale quantità di potere allo stato grezzo e questa era una cosa che loro decisamente non volevano.
    La distruzione del mastio in seguito ad una cataclismica deflagrazione era quanto mai poco auspicabile.

    Una serie di canti ed intonazioni lente e ipnotiche segnò l’inizio della magia, dapprima lievemente ma poi in modo sempre più intenso le linee di potere disegnate nelle varie parti dell’Isola cominciarono ad acquistare luminosità mentre assorbivano il potere del Sole di mezzogiorno e lo convogliavano nella figura scheletrica del necromante.
    La parte più complessa e delicata risiedeva nel riuscire a mantenere il controllo di quella quantità fenomenale di potere senza altro ausilio che della propria capacità arcana e solo una volta giunti alla concentrazione corretta cominciare ad utilizzarla.
    Le pietre dell’anima cariche ma contaminate vennero avvolte da un alone magico che le sollevò dal suolo, animandole di moti complessi e concentrici attorno alla sommità del mastio mentre lenti tentacoli di pura magia si dipanavano dalla figura del mago, allungandosi verso i piccoli frammenti di gemma toccandoli uno ad uno, purificandoli dall’oscurità.
    Era un processo lento e probabilmente nemmeno troppo necessario dato che la semplice energia corrusca dell’incantesimo avrebbe dovuto purificarle tutte in una sola ondata mistica, ma l’Antico non era diventato Sommo Sacerdote basandosi su “avrebbe dovuto” e “con ogni probabilità” e siccome non desiderava che ci fosse il benchè minimo rischio di contaminazione avrebbe purificato le pietre una ad una.
    Purtroppo ci sarebbero volute un paio d’ore.
     
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    [Da qui.]

    "So, so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain.
    Can you tell a green field from a cold steel rail?
    A smile from a veil?
    Do you think you can tell?
    "

    Mi annoio.
    Non so da quanto tempo sono qui. Il tempo non ha senso, in questo mondo di puro spirito.
    Sono un pesce in una boccia d'acqua. O meglio, una sardina in una scatoletta, strizzato in mezzo a mille altri pesciolini sguscianti. Urlanti.
    Vivi, più o meno.

    I primi (giorni? minuti? secondi?) li ho passati leggendo. C'è l'intera Biblioteca Perduta marchiata a fuoco nella mia anima, e sto cercando di metterla in ordine. Capire esattamente cosa so, e dove si trovano le mie informazioni. Così prima o poi anch'io avrò una passiva di conoscenza.. Ma le anime intorno a me non smettono di urlare, e mi è venuta l'emicrania anche se nemmeno ho un cervello, al momento. Come faccio a pensare senza una testa? L'anima è autocoscienza, o sto usando i miei neuroni in wireless?

    "Questo è l'aldilà, Lazarus", mi ha detto Bid quando mi ha portato qui la prima volta, nel mondo dello spirito. Nessun inferno dantesco, nessuna pozza di fuoco in cui rosolare i dannati: solo un guizzabuglio di spiriti, incomprensibili alla natura umana.
    La matrice del Multiverso.

    "Did they get you to trade your heroes for ghosts?
    Hot ashes for trees?
    Hot air for a cool breeze?
    Cold comfort for change?
    Did you exchange a walk on part in the war for a lead role in a cage?
    "

    Sto canticchiando. Di solito non lo faccio perché ho una brutta voce, ma in questa gabbia ogni vibrazione del mio pensiero freme come cristallo.
    Sta succedendo qualcosa, lo sento. Il mondo è sempre più luminoso, la Tenebra soffia come un gatto rabbioso. Mi rannicchio nella sua cortina scura, nascondendo i miei frammenti tra le sue pieghe di velluto.
    Credo sia iniziato qualcosa. C'è energia che scorre intorno a me, che fa rizzare i capelli. Pelle d'oca da elettricità statica.
    Trattengo il respiro.

    "We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year,
    Running over the same old ground.
    What have we found?
    The same old fears.
    Wish you were here.
    Wish you were here...
    "

    Wish you were here, Bid'daum. Vorrei che fossi tu al posto mio, o perlomeno accanto a me. A dirmi che sono il tuo Allievo, che ho potenzialità. Che ce la posso fare.

    Brucia.
    Brucia.
    Brucia.

    Ci sono tipi di dolore che fanno male anche ad un masochista. C'è troppa luce! È come quando ho mangiato l'anima di quel bambino, ma viene dall'esterno anziché da dentro. Luce assoluta che avvizzisce la mia anima nera.
    Il difficile non è resistere al dolore: posso urlare quanto voglio, in questo regno di cristallo e vita. Il difficile è tenere al laccio la Tenebra, impedirle di creare una barriera che ci schermi dalla luce. Non voglio che ci vedano.
    Non possono esserci macchie bigie in questa goccia di sole.

    Resistere. E dirsi "io sono il Buio", in questo caso, non serve proprio a niente. Devo bruciare come il fuoco, e pregare che di me resti poi qualcosa...

    Wish you were here.
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    [Malia attraverso i fluidi corporei, Scurovisione]

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    Tempo.

    Certo essere immortale aveva i suoi pregi, tra i principali vi era l’assoluta indifferenza allo scorrere inesorabile del tempo che si acquistava dopo il passaggio di una decina di secoli.
    Tenersi impegnati era importante, ma i compiti lunghi e tediosi non erano più un fastidio e così Khatep non provò alcuna noia nel passare un paio d’ora a purificare quelle piccole gemme ricolme di anime, una ad una, tanto più che era completamente focalizzato dal non farsi esplodere l’incantesimo tra le mani.
    I tentacoli di luce terminarono il proprio lavoro nel tempo stimato, rimuovendo tutta l’ombra dalle sferette, permettendo quindi al loro creatore di passare alla fase successiva del rituale.

    Bastò un semplice sforzo della volontà millenaria del mago perché le propaggini si ritirassero, concentrando nuovamente tutto il potere nel corpo del Lich che intanto aveva ricominciato con i suoi canti monotoni.
    Incantesimi potenti richiedevano stati di trance profondi e questo non faceva eccezioni, doveva arrivare a sentire la magia non come qualcosa che era sotto il suo ferreo controllo ma come un’estensione del suo corpo corroso dal tempo e non era affatto semplice come sembrava.
    Il pensiero volò fugace a Shantotto, l’unica praticante dell’arcano che riteneva più capace di lui, si chiese come avrebbe prodotto lei un rituale simile ma accantonò presto il pensiero per tornare a concentrarsi come doveva.

    Con una lentezza esasperante cominciò a convogliare il potere magico focalizzato dal suo corpo rinsecchito nel cristallo principale, dapprima un semplice di pura energia che si trasformò ben presto in un fiume arcano che scorreva nell’oggetto prima inerte.
    Contemporaneamente le pietre dell’anima orbitanti più vicine al fulcro di tutto vennero ridotte in cenere nel momento stesso in cui gli spiriti al loro intento venivano risucchiati da una forza travolgente, qualcosa da cui non avrebbero potuto sottrarsi nemmeno con tutta la determinazione del mondo e che li avrebbe trascinati all’esterno e poi rinchiusi nel cristallo per qualche breve attimo, dove la loro energia sarebbe stata usata per alimentare l’incantesimo, distruggendole per sempre.
    Anche questo era un processo lento, cominciato da quelle più vicine, ma che si sarebbe progressivamente allargato fino a divorare tutti quei sassolini che lui e la Selee avevano tanto faticato a raccogliere.

    Oramai mancava poco al completamento dell’incantesimo, ancora poco e sarebbe stato raggiunto il picco di potere necessario per irrorare di magia tutto il resto della struttura arcana che aveva accuratamente preparato in anticipo.
     
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    Il dolore non esiste.
    Il dolore è... Un'alterazione distruttiva del normale stato delle cose. Una scarica contro l'apatia. Ma se il dolore è così assoluto da diventare normale, allora smette di essere tale! Va accettato come un nuovo ordine delle cose, una condizione dell'essere.
    Anche pensandola in questi termini, fa comunque male.

    Devo uscire da questa pietra. Khatep la sta... Sterilizzando, credo. Non colpisce direttamente me, ma irrora tutto il cristallo per renderlo bello e sfavillante e pulito. Se avesse mirato direttamente a me sarei già morto, credo.
    Tutto ciò è positivo. Significa che non ha notato nulla.

    Uscire. Mia la pietra, mio il potere di usarla. Schiuderla come un fiore di vetro.
    La mummia ha smesso di usare la luce, la sua attenzione è altrove. Non noterà il cristallo perdere energia, diventando appena più opaco.
    Ora.



    Agh! C'è... Troppo spazio, fuori dal cristallo. Anime vite sospiri respiri che si mescolano in infiniti caleidoscopi di abbacinante totalità. Fermateilmondovoglioscendere.
    Devo focalizzarmi sulla realtà visibile. Sul mondo fatto di sangue, carne, sassi e aria, non di filosofia.
    Concentrati, Laz. Concentrati.

    WOAH!

    Come siamo in alto! Siamo sul mastio? Vedo tutta Laputa da quassù, e ci sono linee luminose che luccicano tra le case.
    Svolazzo fantasmosamente intorno a Khatep. Gli farei le linguacce, se non fossi così agitato.
    (Non hai un corpo, Laz, quindi non hai ormoni né neuroni. Manchi dei meccanismi per produrre delle emozioni.
    Ma ciò non ti impedirà di cagarti sotto, vero?
    )

    La Mummia sta cantando.
    Un linguaggio aspro e antico. Non capisco un accidenti, ma non mi serve il naso di Gajeel per capire che sta accumulando energia. Ogni cosa qui sbrilluccica.
    Le anime urlano.

    C'è un cristallo gigante che pare uscito da Final Fantasy e pare un scheggia di stella caduta sul tetto di Laputa. Solo che, anziché raffredarsi, si scalda sempre di più.
    Anche la Tenebra urla, sfilacciandosi sotto questa luce. Ventate di bianco spargono in giro i cocci della mia essenza.
    Se avessi un corpo piangerei. Non voglio farmi notare! Potrei rovinare tutto. Nonvogliononvogliononvoglio, ma non ce la faccio.
    Fa troppo male.

    Mi raggomitolo in me stesso, rimanendo ai margini dell'esplosione di luce. Accoccolandomi in un drappo di buio.
    Vorrei chiudere gli occhi - spiritualmente parlando - e dimenticarmi del mondo, ma non posso. Devo guardare il sole anche se brucia gli occhi, cercare di capire cosa sta accadendo.
    Sono una piccola macchia solare. Piccola piccola piccola. Insignificante.
    Fa che non mi noti.
    Energia: 70% (110% - 40%)

    Tecniche utilizzate:
    CITAZIONE
    Pietra spirituale
    Ogni membro dell'azienda ha la sua pietra spirituale: un cristallo trasparente come vetro, grande quanto mezzo pugno. È una pietra spirituale di Daleli, predisposta a contenere gli spiriti.
    Pagando un consumo variabile è possibile sigillare un fantasma all'interno della roccia, che inizierà a brillare per l'energia in essa racchiusa.
    La spesa energetica dipende dalla forza del bersaglio. Indebolire lo spirito nemico lo rende più facile da catturare.
    Liberare un'anima imprigionata è invece un'azione gratuita.
    Le pietre sono state incantate da Lazarus, che le ha contaminate con gocce di Tenebra. Reagiscono all'oscurità nel corpo dei gildati, che sono gli unici a poterle utilizzare.
    Con un consumo medio, l'oscurità verrà rilasciata e contaminerà ogni spirito nel raggio di 5 metri, rendendolo corporeo per due turni. Gli spettri appariranno come figure di fumo nero, e saranno così vulnerabili agli attacchi fisici.
    [Artefatto con tecnica variabile di cattura spiriti - Tecnica media di materializzazione spiriti]

    CITAZIONE
    Sanct Ylem
    La miglior difesa dal mondo per un nerd introverso? Raggomitolarsi in sé stesso.
    Usando questa tecnica, Laz concentra in un unico punto tutto il suo essere, comprimendo i cocci della sua anima per essere - una volta tanto - integro.
    L'oscurità poi lo avvolge, ma non si limita a ricoprirlo: Laz e la Tenebra diventano una cosa sola, un'ombra impalpabile immune a ogni tipo di attacco - magico, fisico o spirituale.
    [Difesa Assoluta, consumo critico]

    Passive:
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    Potere.

    Aveva tutto il potere del mondo al suo completo servizio, poteva sentirlo pulsare dentro di lui e risuonare in sincronia con la sua anima mentre lo manipolava come fosse una semplice estroflessione della sua volontà immortale.
    Pensieri pericolosamente euforici cominciarono a farsi strada nella mente calma e focalizzata di Khatep, pensieri che comprendevano una Merovish ridotta completamente in cenere dall’illimitata potenza magica che ora poteva brandire e sfoderare secondo suo capriccio.
    In quel momento lui era invincibile e nulla avrebbe potuto fermarlo...

    …gli ci volle la frustata mentale del suo famiglio per fargli recuperare la concentrazione necessaria e riconoscere quei pensieri per ciò che erano, follie indotte dall’incredibile quantità di potere che stava brandendo in quel momento.
    La magia aveva sempre effetti strani se utilizzata in quantità spropositate come lui stava facendo e persino un potere calmo, tranquillo, come la Luce poteva corrompere il più solido dei cuori e fare breccia nella più focalizzata delle menti.
    Era anche per questo che i Sommi Sacerdoti avevano un famiglio al loro fianco.

    Fu mentre l’Antico stava cantando la sua lenta nenia di potere che Intet lo vide, fu solo un baluginio e durò un istante ma lo vide chiaramente, un punto nero in quel coacervo di energia del bianco più puro.
    Nero che, dopo la certosina opera di pulizia del suo padrone, assolutamente non avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo: qualcuno aveva utilizzato la magia oscura e ciò era pericoloso, soprattutto adesso che Khatep era occupato e che una distrazione avrebbe potuto ridurre tutto in cenere.
    Il famiglio dell’Antico spiegò rapido le ali scheletriche e si alzò in volo mentre la magia del rituale risucchiava le anime che aveva divorato dalla sua carcassa nonmorta, seguì la biglia da cui aveva visto fuoriuscire il mana oscuro ma non vi trovò più alcuna traccia.
    La sua vista sensibile alla presenza dell’arcano avrebbe dovuto individuare qualsiasi cosa potesse turbare quel momento ma non percepiva nulla, persino il Sommo azzardò un occhiata in giro senza mai smettere di cantare pur senza trovare niente fuori dall’ordinario.
    Eppure Intet non si era sbagliato, lui non commetteva mai simili errori e quindi c’era una sola spiegazione: Lazarus doveva aver fatto qualcosa a quelle pietre magiche, comunque l’avrebbero scoperto molto presto, pensarono all’unisono con un ghigno mentale.

    L’incantesimo era intanto giunto al suo apice, tutte le pietre magiche erano andate distrutte assorbite nel maelstrom di potere, e il cristallo era andato a porsi esattamente al di sopra della torre più alta del mastio e nel centro esatto dell’intero Castello nel Cielo.
    Poi fu tutto bianco, un immenso impulso di pura luce venne emanato dalla struttura principale e le linee arcane tracciate sul suolo assunsero la luminosità del sole intanto che il potere grezzo vi veniva incanalato.
    Tutte le pietre appoggiate a distanze regolari sopra le varie cinte di mura vennero colmate di energia tutte assieme, cominciando a luccicare come potenti lanterne, presero a levitare animate di vita propria e muoversi in sincrono: la prima cinta in senso orario, la seconda in senso antiorario e vice versa fino alle mura esterne.

    Il rituale era quindi completato, il progetto Sole di Mezzanotte finalmente operativo.
     
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    Avete presente Sunshine, il film di Danny Boyle? Quello con l'astronave che va a buttare le atomiche nel sole perché si sta spegnendo, e l'astronave si chiama ICARO II perché cioè, già come nome porta sfiga, già ne hai chiamata una così ed è andata dispersa, CHIAMIAMOLA ICARO II QUESTA, ANDRA' BENISSIMO LA MISSIONE.
    Ehr. Dicevo, è un film figo perché ti fa sentire piccolo piccolo. Lo spazio è immenso, il sole è gigante, e gli esseri umani lì non sono che polvere.
    Il rituale di Khatep è come essere dentro Sunshine.
    Un film che per un piccolo albino come me è l'equivalente di un horror.

    Brucia! Cioè, in realtà no, ma è difficile crederlo.
    La Luce è ovunque. Davvero la Tenebra riesce a schermarmi da tutto ciò? Che buffo. La luce mi ha accecato ogni senso, ma non sento quasi niente.
    Luce luminosa sbrilluccicosa. Inizio a finire i sinonimi. Un'energia così pura, scaturita dalle sofferenze più atroci. Anime che si frantumano.
    Brividi.

    Devo cercare di capire. Dove va a finire questa energia? Potrebbe lanciarla sulla capitale del Sud e non ne rimarrebbe che un cratere.
    (Immaginatevi un capitolo di Fallout ambientato in una Merovish post-nucleare.)
    La Luce non è immobile: scorre. Il cristallo! Quel sasso gigante assorbe ogni scintilla, per poi ridistribuirla alle pietre sulle mura.
    Affascinante.
    Khatep in avvicinamento.

    Tratterrei il fiato, se avessi un corpo. Mi vede? No! Eppure mi è proprio davanti.
    Anche questo è buffo! Gli svolazzo intorno, osservando incuriosito la sua anima. È davvero la mummia? No, è troppo piccolo.
    Puzza di polvere e sabbia. Il draghetto d'ossa nel suo studio? Mi pare che avesse un legame con lui.
    Il rituale si sta esaurendo, la magia è sempre più debole. Devo andarmene ora.

    Le protezioni intorno al Mastio non sono che cartone per la Tenebra.
    Gli ultimi strascichi di luce copriranno i cocci delle barriere fatte a pezzi. Un morso, un ruggito, e sono fuori.
    Libero.
    Vittorioso.
    Totalmente cieco, perso nel mondo degli spiriti, e senza idea di come ritrovare il mio corpo.

    Settimane di agonia prima di [tornare a casa]. E dopo, altro dolore.
    Ne è valsa la pena?

    Assolutamente sì.
    Energia: 60% (70% - 10%)

    Tecniche utilizzate:
    CITAZIONE
    An Ort
    La Tenebra ha fame di energia. Energia del suo ospite, di solito, ma anche quella altrui non le dispiace.
    Entrando in sincronia con un incanto nemico, la Tenebra sarà in grado di eliminarlo - o meglio, di divorarlo. La tecnica funziona soltanto con incanti "statici" e non connessi a qualcuno, come sigilli e barriere magiche.
    [Consumo medio]

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