[SC] Thieving Demons.

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  1. Jack BloodHeart
     
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    A parlare si fa presto. Prestissimo.
    "Bisogna sistemare la sede di Laputa" , si è detto in riunione; sembra la cosa più semplice e naturale del mondo, eh? Un po' d'olio di gomito, qualche colpo di martello, un paio di chiodi et voilà: una sede nuova e ben arredata.

    ... No. Decisamente no: non è così che la Seele lavora, in fondo. Sarebbe surreale - seppur divertente - vedere i membri sgobbare per rimettere in sesto quel bugigattolo che si ritrovano come sede principale, soprattutto per una corporazione in cui vengono usate anime per la connessione internet.
    Ovviamente la messa a nuovo del locale non può essere nemmeno così semplice: darebbe troppo nell'occhio un cambiamento simile in una zona come il distaccamento industriale di Laputa. Da un giorno all'altro, poi.

    L'idea è tendenzialmente la stessa, comunque: usare le competenze della gilda per facilitare il lavoro, o almeno questa dovrebbe essere l'intenzione iniziale, anche se non si comprende in cosa dovrebbe essere più semplice un salto dimensionale rispetto ad un semplice desiderio.
    E' che a noi piace fare i fighi, in fondo.

    Il varco dimensionale viene creato con una facilità disarmante da Morfeo. E pensare che c'è gente sul semipiano che cerca ancora un modo per tornare a "casa". In realtà per un po' anche lui ha cercato un modo per tornare indietro, ma adesso sembra non essere poi così sicuro: è quasi come se tutto quello in realtà gli piaccia, e non poco. O semplicemente non ha ancora finito in quella dimensione. Pensandoci: ha troppe cose in sospeso, e solo adesso gli viene in mente. Senza considerare il fatto che il solo pensiero di allontanarsi dalla corporazione e da Laz gli risulta stranamente difficile da accettare.

    Tornando alla missione, comunque, l'obiettivo è alquanto semplice: andare in un'altra dimensione, individuare un edificio, scambiarlo con l'attuale grazie a dei sigilli preparati apposta. Certo, detta così non sembra una cosa esattamente "bella" da fare, ma , badate, on può nemmeno essere propriamente definità furto, come in realtà potrebbe apparire. In fondo se una cosa non è mai stata di qualcun altro, non la si può aver rubata.
    Giusto?

    Puntualissima arriva anche quella che sarà la compagna di Jack in quella gita fuori porta. Shalysanne. Il giovane sospira: ogni volta che la vede si ricorda di quanto il concetto di bellezza umana sia inferiore a quello divino. Stupisce sempre in positivo, la Djinn. Stupisce con la sua travolgente ed elegante bellezza, sempre e comunque oltre l'immaginazione di un umano comune. Per non parlare della compostezza con la quale porta in giro quella trascendenza: una normale ragazza si presterebbe sin troppo facilmente a costumi non esattamente alti, lei no, ed è sin troppo evidente che lo fa di proposito: ti fa sentire incredibilmente inferiore, sottolineando il fatto che, in realtà, non è colpa tua.
    Il ragazzo alza la mano, sorridendo leggermente.
    «Ciao Shalysanne. Pronta per il viaggio?» si limita a dire, facendo qualche passo indietro per lasciarle il passaggio verso il portale.
    «Prima le donne.» conclude, chinando leggermente la testa e allungando il braccio verso il varco dimensionale.

    Si comincia.

     
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    Shalysanne


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    Demone // Seele Corporation

    Se avesse qualche preoccupazione per andare a rubare un intero edificio?
    Assolutamente no, non gliene poteva fregare di meno e anzi, i suoi pensieri giravano attorno alla curiosità di vedere una dimensione nuova, approfittare dell'occasione per ampliare i propri orizzonti e, ovviamente, divertirsi nel farlo.
    Chiese qualche dettaglio sul luogo dove il portale portale avrebbe portato lei e Jack, la prima persona della Seele incontrata, così da andare là preparata al maglio. La Djinn a volte sapeva essere una perfezionista quasi insopportabile.

    Infatti decise di stressare Lazarus con tantissimo affetto.
    Per quanto lei ne sapeva il capo della Seele era l'unico che proveniva da un posto simle terrestre, quindi lo vide come il più indicato da cui andare a consultarsi. E poi era quasi una forma di rispetto che lei andasse a rompergli le scatole.
    Gli accordi erano non toccare, no? Le domande erano fuori dalle limitazioni. Circa.
    Comunque, tutto ciò portò alla conclusione che: andare con il completo della Seele Corporation era fuori questione, perchè troppo formale per frequentare locali notturni e nemmeno il suo consueto abbigliamento da "basso profilo" non andava bene, colpa dello stile medievaleggiante caduto in disuso da molto tempo.
    Fu costretta a dover trovare qualcosa del tutto nuovo.

    Si presentò all'ora stabilita davanti al portale, prontissima a partire.
    Alla fine si convinse a mettersi addosso un paio di pantaloni in pelle nera, aderentissimi, una canottiera argentea che ricadeva in morbidi drappeggi sulle forme, felpa dei Nightwish - zip aperta - gentilmente presa in prestito da Lazarus e stretto al collo un nastrino giallo, il quale doveva richiamare l'appartenenza alla Seele e alla sezione dei Demoni. Ai piedi un paio di stivaletti neri con poco tacco.
    « Ciao! Sono pronta e super eccitata. »
    Rispose a Jack, sfoggiando uno dei suoi sorrisi graffianti e ipnotici.
    Un passo ancheggiato e deciso dopo l'altro seguì l'invito del ragazzo di varcare per prima il portale, rivolgendo lo sguardo su quest'ultimo con una determinazione ferrea e ai limiti dell'aggressività. Era palese che fosse decisamente impaziente.

    Attraversare il varco durò il tempo di un battito di ciglia e nonostante la brevità, avvertì comunque una strana e momentanea sensazione di assenza di suolo sotto ai piedi e un vago giramento di testa. Però non ci diede molto peso, accantonando tutto in un angolo così da mettere in moto la propria attenzione per esplorare il nuovo mondo. La prima cosa che notò furono le luci.
    Luci ovunque e coloratissime, sparse soprattutto sugli edifici ai lati delle strade piene di gente. Tutti sembravano avere un'aria festosa e allegra.
    Dopo aver dedicato qualche secondo a farsi un'idea dell'atmosfera lì presente, Shalysanne si voltò in direzione di Jack e, se lui non aveva nulla in contrario, l'avrebbe preso a braccetto sul lato destro.
    « Duuunque, tu hai idee su dove cominciare? »
    Domandò con voce melodica, mentre con la mancina si sistemava una delle tante ciocche di capelli dietro l'orecchio e osservava il compagno di avventure dal basso. Nonostante il tacco delle calzature, lei rimaneva di statura inferiore.


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  3. Jack BloodHeart
     
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    "Ifrit, maledizione, smettila."

    A ben guardare Jack, si direbbe quasi stia sudando freddo. Si muove, si contorce all'interno della giacca, quasi come se ci fosse qualcosa dentro di lui che gli impedisce di trovar pace.
    "Siete delle femminucce. Tutti e tre! Ma come diavolo fate a resisterle?!"
    La situazione sembra alquanto complicata.
    L'evocatore si allenta il nodo della cravatta, arrivando addirittura a togliersela per sbottonotarsi un po' la camicia all'altezza del petto: in fondo Laz gli ha detto di non sembrare troppo bacchettone, almeno la scusa è buona.
    Prende un profondo respiro. Ifrit è incontenibile. Non è mai successo niente di simile prima d'ora: uno dei suoi spiriti prova attrazione per qualcos' altro, e questo si riflette, con tutte le conseguenze del caso, sul corpo del giovane spiritista. Il problema è più serio di quello che potrebbe sembrare. Il patto spiritico di Jack, infatti, è basato su quella che si potrebbe indicare come una specie di reciproca collaborazione: il giovane mette a disposizione corpo e mente, contenendo i tre grazie alla sua forza spiritica, e, di rimando, quei tre idioti dovrebbero impegnarsi a non mettere troppo alla prova la suddetta; di solito fila tutto liscio, ma a quanto pare stavolta Ifrit fa fatica perfino a controllare se stesso, figurarsi se riesce a farsi controllare.
    Certo, Shalysanne è davvero - davvero - bella, ma da qui a quello che sta combinando il castiga-demoni, ce ne passa.

    Il ragazzo tira un respiro profondo, tentando di ricacciare in qualche angolo sperduto della sua psiche tutti gli strani pensieri che gli sta trasmettendo il demone. Fa appena in tempo a vedere una ruota e dei coltelli, prima di decidere che è decisamente abbastanza.

    Con la camicia ancora in parte sbottonata all'altezza del colletto, il giovane si avvia dietro la compagna all'interno del portale. Il salto dimensionale non è questo gran che difficile, superati i momenti iniziali di spaesamento, è come se non sia successo assolutamente nulla. Certo, lo stesso non si può dire per il paesaggio, che, rispetto al distaccamento industriale di Laputa, è decisamente cambiato; fortunatamente sul semipiano lo spirtista ha imparato a conoscere gran parte di quelle cose che adesso vede davanti a sé. Ha imparato, per esempio, che quegli strani tubi illuminati si chiamano neon, e che quelle enormi case in vetro sono palazzi, o, quando sono addirittura più alti, grattacieli. Insomma: il paesaggio di Las Vegas, per fortuna, non lo lascia stupito più di tanto.

    Si volta per un attimo indietro, mentre la collega gli si avvicina; cerca di memorizzare il luogo, guardandosi intorno e cercando di orientarsi: in caso di pericolo dovranno tornare lì per rifare il salto dimensionale.
    Nel frattempo, Shalysanne gli si aggrappa - dolcemente - al braccio destro, ridestando un Ifrit che, per un attimo, ha dato l'impressione di essersi finalmente calmato; per fortuna il cambio di dimensione sembra averlo un tantino scombussolato, tant'è che adesso è più facile, per Jack, sedarlo e ricacciarlo all'interno della sua anima. Certo, non durerà per molto, ma sempre meglio di niente.
    Pensandoci: chissà come reagirebbe la Djinn se sapesse dell'interessamento di un demone.
    Forse è meglio non scoprirlo, non subito almeno.

    «Beh, da come me l'ha spiegato Laz, l'idea sarebbe quella di trovare una specie di locale notturno, o comunque una casa abbastanza grande e bella da poter essere usata come tale. Scegli una direzione, iniziamo da lì.» spiega, velocemente, il giovane, prestandoci con piacere alla compagnia della ragazza (se così la si può definire).

     
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    Shalysanne


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    Demone // Seele Corporation

    « Scegliere una direzione, mh? »
    Fece eco alle parole di Jack e assottigliò le palpebre, riducendo gli occhi ad un paio di fessure azzurrine taglienti e attente a cogliere chissà che particolari.
    La conoscenza che aveva del luogo era pressochè nulla, quindi poteva anche evitarsi tutta questa messa in scena, ma fare le cose a casaccio non era nel suo stile.
    Scrutò qualche secondo abbondante prima a destra e poi a sinistra, esprimendo la propria indecisione con un ritmico e delicato tambureggiare delle dita sul braccio del ragazzo e un lento, quasi esasperante, passaggio della punta della lingua sul labbro superiore. Anche se questo ultimo dettaglio della mimica facciale la faceva sembrare più un predatore indeciso su quale preda inseguire.

    Quando finalmente si decise, fece schioccare la lingua contro il palato.
    « Ho deciso. Andiamo a sinistra! »
    Esclamò ad un certo punto e come se fosse una delle tante correnti d'aria che componevano il suo animo impetuoso a sospingerla, Shalysanne avrebbe cominciato a camminare nella direzione appena dichiarata. Trascinandosi dietro Jack, senza ovviamente liberarlo dalla propria dolce presa e anzi, nell'attimo di mettersi in moto gli avrebbe stretto maggiormente il braccio contro sè stessa.
    E prima che ci sia qualche equivoco: la Djinn non si era ancora resa conto del vago nervosismo nell'atteggiamento del ragazzo, perchè troppo presa dal voler scoprire il più possibile su quella nuova dimensione. Quindi certi gesti da parte sua erano del tutto casuali e fatti quasi con una buona dose di ingenuità. Circa.
    In ogni caso la presa si sarebbe allenata quando loro due avrebbero camminato alla stessa andatura, dunque si trattava solamente di un momentaneo stritolamento.



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  5. Jack BloodHeart
     
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    Sinistra, e ovviamente non basta dirlo.
    La Djinn stringe ancora più forte il braccio del compagno, quasi trascinandolo con sé. Quasi perché Jack, dal canto suo, non esita molto prima di rimettersi al passo di Shalysanne.
    Il ragazzo sospira, per ora Ifrit se ne sta buono, malgrado si stia riprendendo. Anzi: sembra quasi che tutto il fervore di prima sia scomparso, lasciando spazio a qualcos'altro. Ma cos'è? E' una sensazione alquanto strana, un misto di ipocondria e speranza.
    Rassegnazione?
    "Non mi vorrà mai. Sono brutto. Mannaggia a me e alle torture."

    "... oh, non ci posso credere."
    E le parole di Bahamut rispecchiano in pieno quello che è il pensiero di Jack. Incredibile. Beh, che dire: poco male; almeno adesso è più facile tenerlo a bada.

    Mentre i suoi spiriti continuano a discutere sulla cosa, il giovane torna alla realtà, voltandosi verso la bellissima compagna. Il suo spirito in fondo ha ragione: la Djinn è davvero qualcosa fuori dall'ordinario, ma forse è proprio per questo che le attenzioni dello spiritista si fermano alla semplice contemplazione.
    Si guarda intorno: la direzione scelta è evidentemente quella giusta, i locali notturni, in quella zona, si buttano. C'è solo da scegliere da dove iniziare.
    Passano vicino una sottospecie di torre di ferro, molto bella, anche se troppo piccola: sembra quasi un pugno in un occhio lì in mezzo; gli sa di falso, ma non sa perché. Forse è semplicemente messa nel posto sbagliato.

    «Incredibile quanta roba siano riusciti a concentrare in un unico posto.» inizia lo spiritista, continuando a tenere alta l'attenzione su quello che gli succede intorno, trovando incredibile difficoltà nel seguire tutto. «Queste persone sembrano tanti animali senza cervello. Ma siam sicuri che siano umani? E' come se fossero controllati tutti da un solo cervello, come gli insetti.» continua, riferendosi al fatto che nessuno di loro sembra veramente diverso dall'altro, nemmeno quando si tratta di girarsi a guardare le forme di Shalysanne: si gira uno, si girano tutti. La cosa infastidisce leggermente Jack, invidiato, probabilmente, da tutti quelli che li vedono. Poco male, in fondo non possono nemmeno immaginare chi o cosa essi siano. Non che la questione del braccetto gli dispiaccia eh: anzi, quasi ci si abitua.

    Il giovane si ferma all'improvviso, allungando la mano sinistra verso un insegna che recita Caesar's Palace. «Sembra carino. Che ne dici?» propone, voltandosi forse per la prima volta in direzione della Djinn da quando stanno camminando.

    Questa sera le donne sono al potere.



    Edited by Jack BloodHeart - 5/4/2015, 19:00
     
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    La Djinn non smise di camminare, interessata molto di più a valutare gli edifici pieni di luci e le insegne sopra alle loro teste, piuttosto che prestare attenzione a tutti quegli occhi puntati su di lei, attratti dal suo fascino esotico.
    Lei e Jack avevano un compito da portare a termine.
    « Vero, ma è anche molto meglio per noi, no? »
    Ribattè al primo commento del ragazzo, stringendosi nelle spalle.
    Sinceramente non le importava molto il motivo per cui gli abitanti di questa dimensione avessero deciso di ammassare tutto in uno stesso luogo stili ed edifici tanto diversi. Prima aveva visto una torre di ferro, poi una sorta di statua dall'aria antica e più avanti si sarebbero fermati davanti ad un complesso che era del tutto diverso dai primi due.
    Riguardo alle persone che lo abitavano, nemmeno volle dire mezza parola.

    Comunque, una volta fermi davanti al primo locale Shalysanne rimase qualche momento in silenzio, tutta intenta a contemplarlo e crearsi un'opinione sopra di esso. Che idea voleva dare la Seele Corporation? Come rappresentarsi per mezzo di mattoni e arredamento? Che atmosfera far sentire?
    « Mh. »
    Mugugnò e mosse il braccio libero, senza accennare a voler mollare Jack dal braccetto, e affondò la mano nella scollatura della propria maglia. Da lì tirò fuori un foglio ripiegato su sè stesso e arrotolato attorno ad una matita.
    Come se non avesse fatto niente di che, usò quegli strumenti per annotarsi il nome.
    « Caesar's Palace. Direi di entrare e vedere com'è. »
    Fece sparire carta e penna e con la stessa energia dimostrata fino a quel momento, non si fece alcun problema a trascinarsi dietro il ragazzo fin oltre la soglia. Una volta dentro.. beh, rimase abbastanza stupida per quanto l'ambiente fosse ampio da dover fermarsi o non sarebbe riuscita ad abbracciarlo tutto con lo sguardo.
    Lo stile non le dispiaceva, forse troppo elegante e pomposo.
    « Tu che ne dici? »
    Domandò a Jack, osservandolo in tralice.


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  7. Jack BloodHeart
     
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    Questa cosa dello stare a braccetto inizia a farsi decisamente piacevole.
    Shalysanne sembra talmente a suo agio in quelle vesti, che quasi fa dimenticare anche a Jack di trovarsi, in realtà, in un altro mondo. Sorride, lo sciamano: niente di malizioso, quel lavoro sta iniziando a piacergli davvero. In fondo cosa devono fare di tanto complicato? Nella nuova dimensione ci son arrivati, e problemi di ambientamento non sembrano essercene: cosa si può volere di più, se non una compagnìa così piacevole?

    No ok, questi istinti carnali non sono di Jack. No, decisamente no. Ifrit ha una brutta influenza anche in questo, ma almeno adesso la cosa è passata ad essere un pensiero quasi romantico. Beh, un cosa è certa: se c'è un modo per stregare ed ammaliare un demone, la Djinn lo conosce.

    In ogni caso, la scampagnata continua, accompagnata dagli immancabili sguardi dei vari turisti del posto - seguiti fedelmente dagli scappellotti delle rispettive compagne.

    Il Caesar's Palace è... lussuoso. A dir poco. Forse lo è fin troppo.
    Il ragazzo si guarda intorno, indeciso sulla direzione in cui volgere lo sguardo: quel luogo è tutto un luccicare di ori, argenti e materiali preziosi; tutti gli avventori sono elegantissimi, sembrano quasi fatti con lo stampino, tanto sono simili tra loro.
    «Beh.» inizia il giovane, rispondendo alla domanda rivoltagli dalla compagna. «Al posto di quelle tre statue potremmo mettere una gigantografia di Laz. Dici che funzionerebbe?»
    Lazarus Lee come le Tre Grazie.

    Il giro prosegue, e vede i due addentrarsi ancora di più nel luogo. Adesso è lo shamano a prendere l'iniziativa, decidendo deliberatamente di non staccarsi da Shalysanne: anzi. Quasi la tira con sé in tutto quello splendore.
    Scese delle lussuosissimi e stranissime scale, la visuale si apre verso un immenso piano interrato, fatto da strani tavoli dal tappeto verde, intorno ai quali si radunano più o più persone, dagli umori più diversi. Se il boss non avesse loro spiegato il concetto di gioco d'azzardo, tutto quello sembrerebbe decisamente una trappola per scimmie.
    Forse lo è davvero.

    Il giovane continua a camminare, scendendo nel casinò ed addentrandosi trai i vari giochi, cercando di potersi sempre la Djinn con sé. Nessuno di quegli affari lo ispira gran ché, ma prima di acquistare - si fa per dire - qualcosa, lo si deve provare. No?
    «Che dici? Proviamo un gioco? Sembra divertente.» propone il giovane, indicando un tizio che qualche tavolo più in là si sta giocando le mutande.



    Ovviamente Shaly e Jack non hanno fiches, e, in particolare, Jack non sa di dover cambiare per giocare.
    Possiamo gestirla come vuoi, Aly :3
     
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    Shalysanne


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    Si soffermò con gli occhi blu a fissare le statue e provò ad immaginare al loro posto delle riproduzioni gigantesche con la faccia del loro capo. La cosa la impegnò appena per pochi secondi, poi le sfuggì uno sbuffo d'aria e prese a ridacchiare.
    « La trovo un'esagerazione. Meglio metterci delle graziose fanculle. »
    Non che Lazarus fosse un brutto ragazzo, solo non a molti e soprattutto gli uomini dubitava potessero gradire la vista di uno spilungone con poca carne sulle ossa.

    Indubbiamente la Djinn si lasciò accompagnare sempre più all'interno dell'edificio, senza staccarsi per un momento dal compagno di ventura. Lungo il percorso non mancò di osservare con visibile curiosità l'ambiente e le persone attorno a loro, raffinando tra sè l'idea che si stava facendo sull'atmosfera. Percepiva eleganza, sfarzo e l'aria elettrica per il brivido dell'incertezza tra vittoria e sconfitta.
    Non sapeva perché, ma per lei mancava qualcosa.
    « Quale? Sembra ce ne siano di diversi e.. sbaglio o usano dei dischettini particolari per giocare? Non ho capito da dove li prendano. »
    Rispose la Djinn e fece un rapido cenno con il capo ad uno dei tanti giocatori che passavano davanti a loro, trasportando con sè contenitori con manciate di gettoni colorati. Ci provò lei a capire da dove si potessero prendere, infatti lanciò sguardi ai lati della sala... o almeno ci provò, dato che era troppo vasta per abbracciarla tutta.
    Sbuffò, stringendosi un poco di più contro al braccio dello shamano.
    « Mah, lo scopriremo. Intanto vediamo che giochi ci sono. »

    E per l'ennesima volta la donna dai capelli blu notte riprese a spostarsi, senza farsi scrupolo a portarsi con sè il ragazzo. A guardarlo di sottecchi le sembrò che a lui nemmeno dispiacesse, quindi non c'erano problemi, no?
    Si avvicinò ad un dei tanti tavoli verdi, cercando un percorso sufficientemente libero dalle persone per poter passare comodamente in due. Gettò uno sguardo e sul piano era disegnata una griglia con numeri e solo due caselle colorate di rosso e nero. A fianco di questa, proprio davanti ad un uomo tutto elegante e con fiocchetto nero al collo, ruotava un cerchio di legno con gli stessi numeri, suddivisi in caselle nere e rosse. Eccetto una, recante la cifra zero e tutta verde.
    « Faites vos jeux! »
    Esclamò l'uomo infiocchettato e Shalysanne si voltò a guardare Jack.
    « .. che ha detto? »
    « Significa che il croupier ha aperto il tavolo, si possono giocare le fiches sul numero che si crede uscirà. Mai vista una roulette? »
    A parlare fu una donna bruna sulla quarantina, qualche ruga attorno agli occhi verdi e in faccia l'espressione a metà tra la disponibilità e - quasi maggiormente - la derisione. Shalysanne in risposta la fissò e non molto gentilmente, anzi, si trattenne in qualche modo dal riservare all'altra una delle sue occhiatacce peggiori. Non volle dire nulla, per adesso, giusto per evitare di fare qualcosa di impulsivo e fuori luogo.


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  9. Jack BloodHeart
     
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    Che razza strana abita questa parte di universo. Sono tutti così... frivoli.
    Certo, in un posto come quello non è che si possa parlare dei massimi sistemi del mondo, o del commercio interdimensionale di the, però cavolo: un po' di autonomia questa gente ce l'ha?
    Ma forse non sono esattamente "persone"; d'altronde come potrebbero esserlo? Non sembrano avere individualità.

    ... che siano solo un'evoluzione delle formiche? Tanti uno, tante braccia al lavoro, un'unica mente a guidare il tutto.
    Si, ha un senso: in questo modo non c'è bisogno nemmeno di farsi tanti scrupoli nell'ucciderne un paio. Chissà com'è fatta la loro regina.
    ...
    «Jack, ma non è che sono solo idioti?»
    Quanta poca poesia in Ifrit.

    I giovani, comunque, continuano la loro passeggiata nei meandri di quel posto. Scese le marmoree scale, il locale si allarga in una specie di immensa hall, dove sono collocati una miriade di tavoli versi con centinaia di persone - facciamo contento il demone - intorno.
    Shalysanne sembra interessata a quegli strani giochi, e, dal canto suo, Jack non intende opporre la minima resistenza, complice anche il piacere quasi innaturale che prova nel sentire la compagna aggrappata al suo braccio.

    Continuando in quella che sembra una discesa agli inferi, i due giungono - quasi per caso - in un luogo in cui si addensa più gente del normale. "La rulet" , dice qualcuno.
    Forse è così che si chiama quella roba con la pallina sopra.
    Rulet.
    ... l'ha già sentito da qualche parte.
    Che sia il nome di un demone?
    No, non ricorda: ma non gli ispira nulla di buono, soprattutto considerando i tizi che se ne stanno andando seminudi da un aggeggio simile che si trova poco più in là.

    Poco male, comunque: Shalysane sembra voler provare quella roba; non dovrebbe esserci nulla di cui preoccuparsi: lei è una che di perdizione se ne intende, giusto?

    I due si avvicinano al tavolo, mentre un tizio dall'aria alquanto strana rivolge alla Djinn lunghe e decisamente poco riverenti occhiate, ignaro di scatenare la gelosia di esseri ben più pericolosi di quelli che vede.
    Per un attimo, Ifrit tenta di uscire.
    «LO UCCIDO, GLI FACCIO IL **** , LO ********. **********»
    ...
    Non ci riesce.

    «Signori! Benvenuti alla ruolette! Quanto volete puntare? Qui le fiches, prego.»
    Fisch? E cosa sono?
    Lo sguardo spaesato di Jack risulta - a quanto pare - molto chiaro, dal momento che il tizio vestito da pinguino cambia subito espressione, mutandola in qualcosa di decisamente più malizioso.
    « Oh... capisco.» dice, ovviamente fraintendendo «... beh, se è così, potete scommettere sempre i vostri vestiti. Sembrano di valore. Anzi, i tuoi no.» continua, rivolgendosi quasi irriverentemente all'evocatore. «... ma quelli della signora mi interessano.»
    ...


    ...

    «LO UCCIDO, GLI FACCIO IL **** , LO ********. **********»

     
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    Non voleva essere impulsiva e fuori luogo, dicevamo.
    Già, questa era la sua convinzione prima che quel coso vestito di bianco e nero, una sottospecie di sacco di carne troppo irriverente per i suoi gusti aprisse bocca.
    Alle prime occhiate, infatti, la Djinn si limitò a ricambiare lo sguardo senza metterci nulla di suo, guardandolo quasi freddamente e senza particolare emozione.
    Elaborò come rispondergli, ovviamente non l'avrebbe passata liscia.
    Un'idea le si accese nella testa e non sfociò in un moto di visibile fastidio, anzi, la donna arricciò con calma calcolata gli angoli della bocca in un sorrisetto enigmatico. Avrebbe assecondato l'uomo? Oppure tramava qualcosa dietro all'apparente disponibilità al gioco?
    Non era chiaro, dunque c'era da attendere una sua mossa.

    « Perché no? »
    Replicò con voce morbida, lasciando il braccio di Jack.
    « Questa felpa no, non essendo di mia proprietà. Il resto invece può essere messo in palio. Jack, me la terresti per cortesia? »
    Si voltò ad osservare lo shamano in tralice e gli allungò l'indumento, accompagnando il gesto con una strizzatina dell'occhio rivolto solamente verso di lui. Gli suggerì di reggerle il gioco per qualche istante, avendo qualcosa per la testa.
    Infatti se lui ci avesse fatto caso, avrebbe visto la schiena nuda della Djinn venire progressivamente attraversata da complesse linee colorate d'oro, segno che lei si stava preparando ad utilizzare i propri poteri.
    La parte posteriore era uno spettacolo più piacevole che il davanti.
    L'espressione dipinta sul viso della donna cambiò in un ghigno poco rassicurante, ispirava istinti malevoli animare colei che lo portava. Gli sbuffi di fumo azzurrognolo attorno alla sua sinuosa figura davano quel tocco in più di apparizione maligna, come se da quelle dolci e attraenti forme sarebbe uscito un demone da un momento all'altro.
    Invece lei rimase così, ciò che invece apparve furono dei lunghi spilloni dalla sua schiena, disponendosi attorno a lei in modo da imitare delle ali minimali.
    Shalysanne roteò entrambi i polsi a rivolgere la mani aperte verso l'esterno, lanciando all'uomo in bianco e nero un'occhiata tanto penetrante e minacciosa.

    Peccato non si fermò lì, lasciando l'avvertimento a vuoto.
    « Però la prima mossa la faccio io. »
    E lì lasciò partire i suoi spilloni di fumo compattato verso l'uomo.
    Non con l'intento di ucciderlo, per ora, dunque si limitò a far passare gli aculei vicino al suo corpo abbastanza da stracciargli il vestiti. Al massimo ne sarebbe uscito con qualche graffio e spaventato, a quest'ultimo effetto la Djinn mirava.
    Immaginava che il gesto avrebbe scatenato il putiferio lì dentro, tuttavia quasi non fosse successo nulla lei si voltò nuovamente verso il compagno di ventura.
    « Per me possiamo prendere questo posto per la sede di Laputa, ora dobbiamo solo scacciare fuori tutti questi sacchi di carne. Qualche idea, caro? »


    Code by Alyah


    Mana: 80%

    Tecnica usata:
    » Spilloni di fumo.
    Sfruttando le proprie capacità mentali, Shalysanne manipolerà il fumo azzurrognolo che caratterizza ogni sua tecnica per renderlo abbastanza denso da avere consistenza fisica. La Djinn gli darà la forma di spilloni lunghi 50 cm e li scaglierà in direzione dell'obbiettivo. A seconda dell'energia impiegata, il numero di spilli sarà ripettivamente: Basso, due; Medio, quattro; Alto, sei; Critico, otto.
    |Consumo: variabile Alto - Attacco fisico|
     
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  11. Jack BloodHeart
     
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    La situazione precipita velocemente. O forse no; forse non è questo il termine adatto.

    La situazione non "precipita": evolve, semplicemente. In fondo quanto potevano sperare di star lì a giocare, i due membri della Seele? Cerco, magari una puntatina o due alla roulette ci sarebbe stata bene, soprattutto con Shalysanne al fianco... ma va beh: la missione non era certo quella.

    La Djinn si porta verso il tizio che le ha appena chiesto - praticamente - di spogliarsi, eseguendo l'ordine nello stupore generale. Che c'è di così strano? Forse quel tizio non era serio, quando le ha chiesto di mettere in palio i vestiti? Beh, ma allora perché dirlo?

    Basta un'occhiata, però, per capire che quelle persone non sono abituate ad uno spettacolo del genere. In realtà nemmeno Jack lo è, ma beh: a lui di certo non dispiace.
    Il ragazzo tiene la felpa della Djinn con immenso piacere, guardando come il suo corpo riesca ad assomigliare sempre più ad una macchina da tortura. Quale ilarità, quale saccenza nelle esistenze stesse dei Djinn: c'è chi li ammira e desidera di poter avere quel "ben di Dio" a disposizione, e chi poi si pente, subito, di averlo pensato.

    Il ragazzo si porta la mano destra tra i capelli, chiudendo gli occhi, mentre tutt'intorno iniziano a levarsi le prima grida di terrore.
    Sbuffa, anche se la situazione doveva necessariamente degenerare fino a quel punto: i modi per far evacuare l'edificio, in fondo, erano davvero pochi.

    Alla domanda della giovane riguardo eventuali idee per l'evacuazione, Jack si limita a rispondere con uno sguardo. Uno sguardo scarlatto.

    «Beh.»
    La comparsa di Ifrit tra le slot machine ha un che di ironico.
    «... Buh.»

    ...

    Urla, grida, calci, polizia, sirene, "arrendetevi" e chi più ne ha più ne metta. In pochi minuti l'edificio è evacuato.
    «... sono così brutto?» si limita a commentare il demone, mentre il suo evocatore scandaglia l'edificio con l'aiuto dei sensi di drago di Bahamut. E' vuoto: sono scappati tutti in men che non si dica.

    Poco male. Non resta che piazzare i sigilli e andarsene, giusto?
    Detto fatto. In pochi minuti tutti i sigilli cartacei sono stati posizione ai loro posti. Uno per ogni angolo, quattro per ogni piano, per un totale di sedici. Al centro della hall un enorme cerchio magico recante - tra le formule - le coordinate dell'edificio di Laputa.

    Spariranno in meno di un puff, mentre all'esterno iniziano ad arrivare delle strane scatole metalliche volanti. Assomigliano alle aeronavi, ma sono più brutte. E più rumorose.

    Lo shamano, intanto, sorride: Laz sarà felice della nuova sede.

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Shalysanne


    This will never end, 'cause I want more.
    More, give me more.
    Will I ever reach the t o p?

    - ◊◊ -

    Demone // Seele Corporation

    Come c'era da immaginarselo, i gesti della Djinn scatenarono il panico.
    E lei rimase lì in mezzo come se niente di che stesse succedendo, ostentando anche quel ghigno di tranquillità e superiorità verso creature da lei stessa definite "sacchi di carne" senza metterci la minima gentilezza nè riguardo.
    « Brutto? Ma cosa dici? »
    Esordì la donna dai capelli blu come la notte, la voce come miele.
    E altrettanto appiccicosa, vista l'intenzione di renderla quasi ipnotica.
    Squadrò il castigatore di demoni dalla testa ai piedi, senza alcuna fretta e lo scrupolo di risultare offensiva. Per quale motivo, poi? L'espressione sul suo viso suggeriva tutt'altro che disapprovazione su dove i suoi occhi si stavano posando.
    Alla fine li rialzò ad incontrare quelli del demone delle fiamme, sorridente.
    « Questi esseri sono fin troppo superficiali: hai visto come sono scappati appena ho tirato fuori gli aculei? Tutto l'interesse nei miei confronti finì all'istante. Eppure volevo solamente giocare. Mi sarei accontentata anche di un piccolo lamento di dolore. »
    Scosse piano la testa a mettere fine alla piccola lamentela.
    Piuttosto quando smise, arricciò ulteriormente gli angoli della bocca con malizia e sollevò la mano sinistra in direzione di Ifrit. Sarebbe arrivata a sfiorarlo con le dita sul busto, il tocco sorprendentemente delicato e morbido rispetto a quello che suggeriva il ghigno affilato, sintomo di qualcuno capace di passione più selvaggia che raffinata.
    « Cosa possono capire, loro? »
    Un'ultima occhiata e la Djinn si allontanò, passando alla seconda parte dell'incarico.

    Tutti i clienti se ne erano già andati in fretta e furia e una volta controllato il locale, pure Shalysanne piazzò nell'edificio i sigilli necessari al trasporto fino ad Endlos.
    L'opinione della Djinn sulla giornata?
    Interessante, piacevole per essere andata a visitare un altro mondo.
    Certamente non si tirerà indietro nel caso un'occasione simile si ripresentasse.
    Se in riferimento a quanto fatto o alla compagnia, questo non si sapeva con chiarezza.



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