La Luce della Stella Azzurra

I corridoi del maniero di Lordaeron scorrevano rapidi intorno a lui, in un'indistinta sfocatura in cui il bianco della pietra si amalgamava ai colori degli arazzi, delle cornici e dei quadri, e mentre la fretta guidava i suoi passi, una certa delicata premura -la stessa dello scienziato abituato a maneggiare composti pericolosi- faceva sì che il corpicino che gli riposava tra le braccia non subisse violenti scossoni né bruschi risvegli.

Al suo arrivo, dopo un primo momento di sorpresa, le guardie di ronda l'avevano lasciato passare senza scambiarsi più di qualche occhiata preoccupata per la ragazzina che il Saggio trasportava (consci che, probabilmente, doveva trattarsi di qualcuno bisognoso delle cure della Castellana), mentre i paggi si erano fatti da parte in buon ordine dopo aver tentato di precedere l'ospite alla Sala delle Udienze -per annunciarlo all'Alfiere come si conveniva-, salvo venire seminati dalla falcata assai più lunga del gigante dai capelli blu.

Se nessuno aveva preso spavento nel ritrovarsi davanti quel colosso piombato giù dal cielo -lanciato per gli anditi a passo di carica-, fu solamente perché la Corona di Regalia era una presenza ben nota agli ambienti di Palazzo, sebbene più per via del suo aspetto singolare che per la familiarità data dalla frequentazione assidua... eppure, a giudicare dalla sua andatura, tutti parvero intuire -seppur a livello inconscio- il presagio di tempesta che lo accompagnava.

« Kalia. »

Giunse in fondo al corridoio principale, sfilando rapido davanti alle armature schierate ai fianchi del camminamento, e chiamò il suo nome non appena ebbe varcato la soglia delle doppie porte spalancate in un muto gesto di accoglienza; incuriosita dalla sua presenza al proprio cospetto, la Dama Azzurra sollevò lo sguardo di zaffiro dalle sue quotidiane scartoffie, e trasalì nello scorgere la ragazzina priva di sensi che l'Amal reggeva in braccio.

« Mi serve il tuo aiuto con lei. »

« Kalia. »

Nel percepire la Risonanza farsi sempre più forte e vibrante, la Castellana era divenuta di momento in momento più perplessa e -per quanto si impegnasse a non farlo a vedere- più preoccupata: quando uno dei suoi Fratelli si precipitava al suo Maniero con una fretta così furiosa, raramente lo faceva per portare buone notizie... fu per questo che, quando vide l'alta e possente sagoma del Demone delle Tempeste comparire sulla soglia della Sala delle Udienze, Kalia mantenne la sua pacata compostezza.

« Mi serve il tuo aiuto con lei. »

Quando invece gli occhi blu si posarono sulla ragazzina che portava in braccio, l'Alfiere non poté far a meno di sobbalzare, e -senza farsi sollecitare una seconda volta- scattò in piedi, discese i pochi gradini del podio su cui il suo scranno era arroccato, e si mosse per andare incontro al gigante dagli occhi grigi.

« Brifos, che succede? »

Posando le dita affusolate sulla fronte della ragazzina, la donna sfruttò quel contatto per scandagliarne le condizioni di salute... e il suo cuore tenero saltò un battito nel percepirla inerte come una cosa inanimata, quasi fosse un'esistenza sospesa in una stasi tuttavia diversa dalla non-morte dei cadaveri, eppure incontrovertibilmente viva.

Smarrita e spaventata per le sorti della piccola sconosciuta, la Dama Azzurra sollevò le iridi di zaffiro verso il volto impassibile del Raitei, con un muto interrogativo nello sguardo, e mentre una crepitante scintilla percorreva la lunghezza del corno dorato, egli fu pronto a sistemarsi il corpicino di Iade contro una spalla -sostenendone il peso con un braccio solo-, così da avvolgere nella manona ora libera quella più minuta della Castellana. E le mostrò tutto quanto.

Mentre le immagini e le informazioni acquisite dall'Eremita fluivano come un fiume in piena nella mente della Papessa, Kalia si ritrovò ad annaspare in cerca di aria, sconvolta dalla sprovveduta avventatezza dimostrata da Rekishi, dall'incuria di Isha, dalla minaccia delle Creature-Ombra -che ora pendeva sul suo Presidio-, ma soprattutto addolorata dalla totale mancanza di empatia di quello strano esserino chiamato Kyubey -e di coloro che egli rappresentava- e dal meccanismo atroce a cui Iade e tante altre bambine come lei erano state sottoposte chissà dove e chissà per quanto tempo...

Era davvero terribile: ingiusto e crudele, ma neppure in un momento come quello la Castellana poteva permettersi il lusso di perdersi in emozioni come la tristezza e l'indignazione, perché quella ragazzina aveva bisogno che lei fosse in piena padronanza di sé stessa. Perché, forse, c'era davvero qualcosa che poteva fare.

« Hai fatto bene a portarla da me. »
concluse, scostandosi dal Saggio per indicargli lo scranno di pietra
« Sistemala lì, e al resto penserò io... »

Una volta assisa in trono la piccola Puella, l'Alfiere avrebbe delicatamente rimosso la Soul-Gem dall'orecchino in cui la piccola la teneva incastonata, e -accoccolandosi in mezzo alle proprie gonne- l'avrebbe gentilmente stretta tra le mani giunte in preghiera, richiamando a sé le proprie energie per cimentarsi in uno dei suoi incantesimi più impegnativi a sua disposizione... un incanto che le avrebbe permesso di assorbire in sé l'anima di Iade per purificarla e risanarla. L'avrebbe fatta tornare quella di un tempo.

« Siete molto umani, anche se in apparenza non si direbbe. Sopratutto tu. »
La creaturina bianca aveva assistito in disparte a tutta la scena, lungi dall'interferire in alcun modo o anche solo commentare quanto appena registrato, ed ora fissava Brifos con un'espressione incomprensibile sul grazioso musetto felino. In effetti, le capacità dell'Alfiere dell'Est non sembrarono meravigliarlo più di tanto, né c'era alcuna traccia di livrore nelle sue parole. Era già stato chiaro in merito in precedenza: non portava alcun rancore per Brifos per il modo in cui aveva interpretato il contratto che avevano stipulato, ma d'altronde i metodi impiegati dal gigante blu non erano poi così diversi da quelli che gli incubator stessi usavano abitualmente... e poi chiaramente il fato di una puellae non portava loro il minimo interesse. D'altronde dal momento che era esiliata su Endlos non avrebbero mai potuto drenare l'energia spirituale che avrebbe rilasciato una volta schiusa in strega, e se anche la situazione fosse precipitata dando il via ad un ciclo incontrollato ed incontrollabile che avrebbe portato l'apocalisse sul semipiano, neanche quella era più una loro responsabilità. Ricadeva tutto quanto sulle spalle del Raitei, ormai.
Volse gli occhietti su Kalia, affatto ostile ma semmai curioso, o addirittura divertito:

« Nemmeno noi conosciamo fino a fondo le vie dell'Entropia, ma chissà se il tuo gesto non avrà ripercussioni così vaste da superare perfino le pareti di questa realtà... Iade è una puellae molto anziana... anzi: lo era, non credo possa più definirsi tale, anche se di certo nemmeno lei potrà mai più dirsi completamente umana. »
Poggiò una zampina sul viso angelico della piccola Irochese, indicandola.
« Abbiamo registrato dei bug, in passato. Che si possano ricondurre a questo momento...? »

« Siete molto umani, anche se in apparenza non si direbbe. Sopratutto tu. »
commentò l'esserino bianco all'indirizzo del Raitei, prima di rivolgersi alla Dama
« Nemmeno noi conosciamo fino a fondo le vie dell'Entropia, ma chissà se il tuo gesto non avrà ripercussioni così vaste da superare perfino le pareti di questa realtà... »

In tutta calma, la mano della Castellana -ancora tiepida di infusione magica- scivolò sulla testolina castana della ragazzina in una tenera carezza piena di premura materna; al suo risveglio avrebbe dovuto spiegarle ogni cosa, e di certo quella piccolina avrebbe dovuto affrontare un duro momento di sconforto, ma fino ad allora poteva dormire sonni sereni e tranquilli... e quando il momento sarebbe giunto, Kalia non l'avrebbe lasciata sola.

« Iade è una puellae molto anziana... anzi: lo era, non credo possa più definirsi tale, anche se di certo nemmeno lei potrà mai più dirsi completamente umana. »
proseguì il messaggero extraplanare, posando la zampina sul viso della bimba
« Abbiamo registrato dei bug, in passato. Che si possano ricondurre a questo momento...? »

Lentamente, la donna cerulea si volse a fronteggiare la creaturina che Brifos aveva condotto al suo palazzo, e se la disinvoltura nella voce di quello faceva trasparire solo una vaga curiosità e un disinteressato divertimento, il tono dell'Alfiere Orientale era calmo e posato, appena sporcato da una sfumatura di triste amarezza.

« Il valore della vita umana non è l'unica cosa
che sfugge alla vostra comprensione, Incubator. »
fece presente la Fanciulla Eterna, con gentilezza e rammarico, ma senza biasimo
« Questo mondo è diverso, se comparato ad altri sistemi di riferimento,
perciò è probabile che anche le leggi che conoscete ne risultino alterate. »

Per quanto disapprovasse il modo di fare di quella razza aliena, e per quanta indignazione provasse davanti alla loro totale mancanza di empatia per il destino a cui consegnavano quelle povere bambine, Kalia aveva assorbito da Brifos tutte le informazioni che il Gigante aveva condiviso con lei... ed era quello il motivo per cui non poteva fargliene una colpa.

Essendo sprovvisti di sentimenti, quegli esseri non possedevano a priori i mezzi basilari per comprenderne i vasti e profondi recessi della complessa realtà a cui l'emotività si legava, e l'aberrante cinismo che ne derivava non era quindi una loro scelta, quanto più un handicap; a dirla tutta, le facevano pena più che rabbia.

« Se non avete pretese da avanzare sul conto della piccola Iade,
avrei piacere di tenerla qui con me, d'ora in avanti. »

Gentilmente, le iridi di zaffiro si appuntarono sugli occhietti rosa dell'animaletto,
in attesa di una risposta.

Rimase cauto nel relazionarsi con l'Alfiere, non riuscendo a decifrare fino a livelli accettabili i pensieri di quest'ultima. Alcuni schemi nel parlato della donna si avvicinavano molto a quelli che il Kyuubey interpretava come ostilità, il che era in linea con lo standard delle reazioni delle femmine quando ritengono che qualcuno o qualcosa abbia fatto del male ai cuccioli, altri però somigliavano a quella che gli umani chiamano compassione -che era totalmente fuori contesto dal punto di vista dell'incubator. Aveva già catalogato Kalia fra gli innumerevoli "casi particolari" per cui valeva la pena evitare di esporsi onde non compromettere la propria posizione, e pertanto per lui fu una scelta naturale evitare accuratamente di relazionarsi con quest'ultima se non per lo stretto necessario. Si ritennero molto fortunati: come previsto aveva occhi solo per Iade. Difficilmente anche in futuro avrebbe avanzato qualche genere di restrizione, se non provocata.

« Non era già più sotto la nostra responsabilità già da prima che arrivasse in questo luogo. »
Commentò in tono pacioso la creaturina, rimarcando quanto già detto e ribadito più volte non perché lo ritenesse necessario, ma semplicemente perché era il sistema più ovvio per rassicurare la femmina. Dopotutto quanto detto corrispondeva alla verità, come sempre -d'altronde- quanto si parla degli incubator.
Frattempo Iade dette segni di vita. In realtà stava dormendo nella grossa, però sentendosi chiamare per nome si agitò nel sonno biascicando qualcosa riguardo alla colazione. Schiuse a malapena le palpebre incrociando lo sguardo di Kalia, e rendendosi conto della carezza di quest'ultima sorrise felice, ancora più addormentata che vigile.

« Uoooh. »
Disse da sonnambula, adagiandosi in grembo alla sua salvatrice in modo da guardarla bene in volto.
« Io moooolto sorpresa, immaginava di capelli rosa, sì. »
Detto ciò richiuse gli occhi soffocando uno sbadiglio che ricordava quello dei gatti, ed evidentemente giunta a quel punto decise che dopotutto dormire in braccio a Kalia non era affatto male, perché tornò su di un fianco ben decisa a sonnecchiare ancora a tempo indeterminato.
« Strano che io ha fame anche dopo di morta, già. »
Stava decisamente dormendo. E avrebbe continuato a farlo a dispetto di quanto appena detto, perché se c'è una cosa che per Iade viene prima del cibo, beh quello è il dormire. L'educazione e l'evitare di passare puntualmente per una cretina sono di parecchi gradini più in basso.

« Non era già più sotto la nostra responsabilità già da prima che arrivasse in questo luogo. »

« Molto bene: direi che non c'è altro di cui discutere, allora. »
replicò serafica e gentile la Dama Azzurra, muovendo un lieve assenso col capo
« Vi occorre che vi aiuti a far ritorno al vostro mondo d'origine? »

Forse, pur con tutta la grazia e la cortesia della sua voce e dei suoi modi sarebbe potuto sembrare che lo stesse mettendo alla porta, ma... se era pur vero che una parte di lei non affrontasse senza inquietudine l'idea di quella creaturina a piede libero nei pressi del Nido degli Angeli (pur restando fiduciosa dello stato di sicurezza di cui i piccoli potevano godere grazie alla protezione del Guardiano), ricordava dalle memorie del silente Brifos -in piedi in disparte poco lontano da loro- che fosse stato lo stesso Kyubey a dichiarare senza menzogna il suo quieto disinteresse per il Semipiano.

« Uoooh. »
biascicò la piccola nel sonno, accoccolandosi addosso a Kalia
« Io moooolto sorpresa, immaginava di capelli rosa, sì. »

Dopo aver aperto un occhietto per sbirciare il viso della Castellana attraverso le fumose nebbie dell'incoscienza onirica, la ragazzina tornò a sprofondare nelle soffici volute del sogno in cui doveva essersi ritrovata invischiata, e -rivolgendole un sorriso intenerito- la Dama Azzurra le elargì qualche altra carezza sul capo, per trasmetterle tutto il conforto e la fiducia di cui avrebbe avuto bisogno da lì in avanti.

« Strano che io ha fame anche dopo di morta, già. »

Sorrise di nuovo, l'Alfiere dell'Est -stavolta divertita da tanta spontaneità-,
e tornò ad appuntare gli occhi blu sull'Incubator, in attesa di una risposta.

« Vi occorre che vi aiuti a far ritorno al vostro mondo d'origine? »
Schema vocale a parte, quell'ultima affermazione suonava come un invito a lasciare il semipiano. Ben lungi dall'essere anche solo vagamente offeso da quella che comunque interpretava come una sorta di pacata avversione, il micetto bianco socchiuse gli occhi sornione, e rispose con il suo usuale tono infantile, mentre con calma si rialzava sulle quattro zampe e si avviava verso una delle finestre.

« Sarebbe soltanto uno spreco di energie per trarre in salvo una periferica rimpiazzabile. »
Saltò su di una parete, scalandola agilmente fino a porre se stesso su di una posizione rialzata, ormai prossimo ad andarsene.
« Inoltre non è ancora il momento di abbandonare questo semipiano. Chissà che non si nasconda proprio qui, in questo luogo così sterile e distante, il motivo di certe incongruenze nelle leggi dell'Entropia... Finora abbiamo ignorato il problema, liquidandolo come un semplici bug, dei malfunzionamenti... Eppure anche in passato, alcune puellae si sono affrancate da sole dalla loro condizione, cessando di essere delle sacerdotesse e scomparendo nel nulla come dissolvendosi, a dispetto delle più basilari leggi che regolano l'universo. Credo che sfrutterò quel poco tempo che mi rimane prima di cessare le mie funzioni per raccogliere dati. In fondo, là fuori ci sono ancora molte creature che riusciranno a sorpravvivere allo shock psionico del balzo dimensionale dalla cittadella-tempio fino a qui. Vi aiuterò, se lo vorrete, conducendo i vostri migliori Cacciatori nelle tane dalle creature in stato di ibernazione. Con un po' di fortuna, riuscirete a contenere l'epidemia o scongiurarla completamente... »
Attraversò un vetro come se fosse uno spettro, ma all'ultimo momento si voltò ed affacciò un'ultima volta il musetto candido, ed a quel punto gli occhioni rosa progettati per sembrare amichevoli ed affabili, apparvero in qualche modo freddi e inquietanti agli occhi della Dama Azzurra:

« Vi basterà chiamarmi quando sarete pronti. Prima di allora vi porgo i nostri omaggi. Dite ad Iade che da adesso potrà riposare... »
I Kyuubey non mentono. Non sono progettati per dire menzogne, e invero non ne hanno nemmeno il bisogno. Ma in quel preciso istante, le sue parole riguardo il disinteresse per il sempiano apparvero quanto mai ambigue, ed il fatto che le Creature fossero l'unico pericolo per gli abitanti dell'Est ad essere approdato su Endlos mediante il tempio in disfacimento purtropppo era ancora tutto da dimostrare...

« Sarebbe soltanto uno spreco di energie per trarre in salvo una periferica rimpiazzabile. »
replicò serafico l'esserino, iniziando a scalare la parete per dirigersi alla finestra
« Inoltre non è ancora il momento di abbandonare questo semipiano. Chissà che non si nasconda proprio qui, in questo luogo così sterile e distante, il motivo di certe incongruenze nelle leggi dell'Entropia... »

L'asserzione dell'Incubator, così contraddittoria con quelle che erano state le sue precedenti dichiarazioni, indusse la Castellana ad inarcare dubbiosamente un sopracciglio: poteva mostrare buona fede verso di lui e credere a quello che aveva già ripetuto a Brifos circa il fatto che non avesse necessità di mentire, ma... nel corso del suo regno, Kalia aveva avuto a che fare con più di un individuo dall'ambiguo concetto di onestà, e sapeva per esperienza che per molti di essi l'omissione non costituiva alcun peccato.

« Finora abbiamo ignorato il problema, liquidandolo come un semplici bug, dei malfunzionamenti... Eppure anche in passato, alcune puellae si sono affrancate da sole dalla loro condizione, cessando di essere delle sacerdotesse e scomparendo nel nulla come dissolvendosi, a dispetto delle più basilari leggi che regolano l'universo. »

Non stava mentendo -di questo, i suoi poteri le diedero immediata conferma-, ma nonostante ciò la Papessa si chiese che pertinenza potesse avere quella strana faccenda della bambine scomparse con la minaccia delle Creature-Ombra che ora incombeva sopra l'Est: se un collegamento esisteva, con i pochi elementi in suo possesso, la Regina non riusciva a vederlo; ad ogni modo, quali che fossero gli interessi che avevano appena fatto cambiare idea a Kyubey catalizzandone le attenzioni su Endlos, la Dama Azzurra se ne sentì insospettita.


« . . . »

« Credo che sfrutterò quel poco tempo che mi rimane prima di cessare le mie funzioni per raccogliere dati. In fondo, là fuori ci sono ancora molte creature che riusciranno a sorpravvivere allo shock psionico del balzo dimensionale dalla cittadella-tempio fino a qui. Vi aiuterò, se lo vorrete, conducendo i vostri migliori Cacciatori nelle tane dalle creature in stato di ibernazione. Con un po' di fortuna, riuscirete a contenere l'epidemia o scongiurarla completamente... Vi basterà chiamarmi quando sarete pronti. Prima di allora vi porgo i nostri omaggi. Dite ad Iade che da adesso potrà riposare... »

Fu per quello che, ben conscia degli inconvenienti che spesso e facilmente possono trasformare una collaborazione rischiosa in un qualcosa di apertamente controproducente, l'Alfiere Orientale schiuse le labbra rosse e ben disegnate per declinare gentilmente l'offertaaiuto che era stata rivolta al suo Presidio.

« Va bene. Grazie. »
Brifos la bruciò sul tempo, accettando con voce compassata
« Ti chiamerò non appena avremo fatto il punto della situazione. »

L'animaletto non rispose: dopo aver attraversato il vetro come se fosse stato un fantasma disincarnato, ed aver lanciato uno sguardo penetrante all'indirizzo della donna, egli era svanito dalla sua vista e dalle sue altre percezioni; con ogni probabilità doveva essersene andato.

« Sylvanas sta venendo qui per discutere con te e gli altri Protettori
le misure preventive e contenitiva da adottare per l'emergenza. »
riprese il gigante dai capelli blu, voltandole le spalle per dirigersi a sua volta all'uscita
« Pensa tu a radunare qualche elemento valido per la missione; io devo tornare a Palanthas per aiutare Arthur con lo studio per la riproduzione delle lance di luce. »

Impossibilitata a muoversi per fermarlo dalla consapevolezza che eventuali movimenti bruschi avrebbero spezzato il sonno della bambina che gli riposava in grembo, la Castellana si limitò a scoccare un'occhiata interrogativa e allarmata al Demone delle Tempeste, e a rivolgergli la parola per trattenerlo.

« Brifos... non mi fido di quella creatura. »

L'Amal si fermò ad un passo dalla soglia solo per rivolgerle uno sguardo neutro da sopra una spalla; il corno dorato sfrigolò una crepitante scintilla azzurrina, e quando parlò, lo fece con tono tranquillo e spassionato - come se fosse tutto perfettamente normale. Come se non fosse un problema. Come se non ci fosse niente di male.

« Neanche io. »

Poi, la Corona Indaco tornò a riprendere la sua avanzata verso l'uscita,
svanendo rapidamente lungo il corridoio del Maniero di Lordaeron.