Fra pagine, parole e anime consunte

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    Mordred Le Fay



    Un fruscio leggero, ruvido e strascicato, appena udibile attraverso i raggi delle lampade arcane e i tendaggi di polvere che aleggiava in misere particelle attraverso la costruzione imponente e interrata. Il Senzavolto conosceva bene la natura di quegli edifici.
    Rammentava come fosse ieri, il giorno in cui il primo libro venne corrotto, il giorno in cui il sapere mutò in avidità e in cui i libri e le parole divennero armi oltre ogni immaginazione. Quel giorno lui era lì. Non era distante dal dire che era uno dei diretti responsabili di quel mutamento.
    Quando l'Ildatch venne ritrovato la prima volta, era in un posto talmente simile a quello da imprimergli un senso di nostalgico deja-vu. A trovarlo fu un uomo non tanto diverso da quello che Lui era diventato, forse più ingenuo ma sempre un uomo dei Druidi. La sua saggezza svanì innanzi al libro e la volontà divenne ossessione. L'origine della Grande Guerra del mondo di Mavilion.
    Nel lontano mondo di Gea, un mondo di sopravvissuti al cataclisma di una civiltà più antica e avanzata, venne invece rinvenuto nelle antiche rovine di un culto divorato dalla sua stessa ignoranza, finendo nelle mani di un uomo dell'Inquisizione. Quel mondo è ormai svanito, e quel male probabilmente, vagava ancora.
    Sino a giungere a Morgana, che sprofondò nella tenebra sino a concedergli infine un simulacro in cui albergare. Morgana, le cui gesta erano risuonate attraverso le Nebbie e venivano narrate in più di un mondo.
    Non c'era da stupirsi che, anche in quel misero mondo di sangue e materia, quel posto lo attraesse come uno spiraglio verso cose note e conosciute. Quando la cultura e la decadenza si incrociavano si aprivano porte pericolose, e lui per molto tempo era stato in attesa oltre quella soglia.
    Così colui che era e non era Mordred Le Fay, sedeva in un angolo poco all'interno della biblioteca, a un tavolo consunto e massiccio, simile ad un'ombra oscura curva fra pile di tomi consumati dal tempo. Solo i lievi bagliori emanati dalla corazza sotto le pieghe del manto, sembravano dargli volume, emanando folgori sinistre.
    Tomi di ogni genere lo attorniavano, dai trattati di filosofia a quelli di alchimia, da resoconti storici a fiabe mitologiche. Eppure, come in ogni cosa, tutto aveva un inizio, e in quel momento per lui era la storia stessa di quella biblioteca. La stava cercando con calma e determinazione inumana, sfogliando pagina dopo pagina, nozione dopo nozione.
    Così con un tonfo un libro veniva chiuso, per far posto al prossimo. E le settimane passavano, per chi come lui era senza bisogno altro che quello imposto dal suo scopo primordiale, e leggeva, con la costanza e la fredda e distaccata calma di chi attende quasi che le mura gli parlino, pazientando come un pescatore nella notte.
    Era quello, l'inizio di un lavoro che avrebbe richiesto tempi interminabili, l'esplorazione di una biblioteca oscura e sterminata. Ma lui aveva tempo, tutto quello che voleva. Così ne il viaggio lo aveva scorraggiato, ne il luogo, ne la mole dell'impresa. Alla fine di ogni ricerca, l'unica sua certezza era di essere stato presente all'inizio di tutto, quando la prima parola era stata corrotta, e sarebbe stato presente alla fine, quando ogni parola fosse stata spazzata via.
    Lo sguardo luminoso come una gemma dotata di vita propria, nella penombra, si sollevò dalle pagine, sotto le pieghe del tessuto. Un fruscio stavolta più delicato e tenue, si sparse nel silenzio, mentre la cortina di lunghi capelli corvini scivolava lungo il metallo. Attorno a lui, un sacraio di scaffali gravati da un'ecatombe di pagine senza tempo si ergeva sterminato, fra le volte interrate che svettavano senza apparente fine, conducendo verso l'oscurità che pareva incombere minacciando di inghiottirli. Più che una minaccia, una promessa, a cui lui lavorava senza sosta ne pace.
     
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    Qualcosa non quadrava. Non funzionava come doveva.
    Da un po' di giorni a questa parte capitavano episodi fuori dall'ordinario e soprattutto dal mio controllo. La prima volta la vidi come una svista, una piccola impressione mia, ma... poi gli episodi divennero due, tre e quattro. Non riuscivo a capire perché non riuscissi a mantenere lo stato di invisibilità per tempi prolungati. Per non parlare di cosa capitava se forzavo quel limite: diventavo eterea, quasi ricostruita con pezzi di vetro data la semitrasparenza. Almeno la consistenza fisica restava uguale.
    Allora cominciai a recarmi sempre più regolarmente alle Cave del Sapere alla ricerca di una soluzione, o quanto meno trovare qualche indizio che potesse aiutarmi a capire la questione.
    A che punto dell'opera ero? Appena gli inizi, ferma alla fase di raccolta di informazioni.
    Principalmente mi concentrai sulle sezioni di mitologia, spiritismo e alchimia. Mi sembrarono il punto di partenza più logico, ma comunque non ero nemmeno spaventata all'idea di dover passare ore e ore tra le volte di pietra a continuare a studiare.

    Come nei giorni precedenti, eccomi di nuovo dentro le Cave del Sapere.
    Nello specifico ero alla ricerca di nuovi tomi da consultare. Ieri ne avevo letti un paio con storie mitologiche, dunque per oggi avevo intenzione a passare a dei trattati di magia ed alchimia. Ai piedi dello scaffale non trovai nulla che potesse interessarmi, dunque presi una scala a pioli e mi ci arrampicai sopra per raggiungere i ripiani più alti.
    Tutto taceva, al massimo si sentivano sottili bisbigli di sottofondo di chi cercava di comunicare con qualcuno e al tempo stesso non spezzare la tranquillità del posto, insieme alla concentrazione di chi altrove era impegnato nella consultazione di pagine piene di sapere.
    Peccato che di lì a poco avrei fatto sobbalzare i presenti.

    Avevo scovato un paio di volumi e non attirata dall'idea di scendere e poi risalire, decisi di tenerli tra le braccia e tentare almeno di prenderne un altro, prima di passare alla loro lettura.
    E quell'ultimo libro lo avevo trovato. Sorreggendomi quanto meglio possibile alla scala col braccio destro occupato, adoperai il sinistro nello sfilare con cura il tomo dal suo posto. Dovetti metterci un poco di forza, perché sembrava schiacciato ai lati da quelli vicini e quindi faticava ad uscire. Digrignai i denti nel trattenere un'imprecazione e stufa del tempo che stavo perdendo, alla fine tirai con uno strattone. Il librò finalmente uscì.
    E lo sforzo mi fece sbilanciare.
    E per poco non finii col fondoschiena a terra un paio di metri più giù.
    Al mio posto ci andò uno dei libri che reggevo col destro.
    La conseguenza? Gesticolai con la mano libera a mezz'aria nel vano tentativo di arrestarlo nella caduta, poi finii a stringermi nelle spalle e storcere le labbra in una smorfia per prepararmi al fragoroso impatto col terreno. Sperai che non facesse troppo rumore e ovviamente venni smentita. Sicuramente lo avranno sentito pure sul fondo della biblioteca.
    « Oh, maledizione! »
    Esclamai l'attimo successivo e scesi la scala, del tutto incurante della occhiatacce varie ed eventuali delle altre persone lì presenti. Non lo avevo fatto apposta!

    Raccolsi il libro da terra e tramite lo sguardo cercai il tavolo più vicino.
    Uno alla mia destra era occupato solo da una figura ammantata di nero dalla testa ai piedi, tranne che per qualche bagliore metallico. Una specie di armatura? Osservandolo meglio, e soprattutto ascoltando i bisbigli provenienti dal piano dello spirito, mi diede l'impressione di averlo già incrociato da qualche parte. Conoscente o no, gli andai incontro.
    Scivolai sinuosa un passo dopo l'altro fino a raggiungere una sedia al lato opposto del tavolo e non direttamente davanti, bensì spostato di poco sulla sinistra. Posai i libri sul piano in legno e con molta più grazia di quella dimostrata prima tra gli scaffali.
    Esitai ad aprire il primo, usandolo piuttosto come sostegno improvvisato alle braccia e sorreggere la testa poggiata di mento sulle mani intrecciate. Osservai ancora l'uomo in nero.
    « Ho l'impressione di averti già incontrato. »
    Esordii a voce pacata, a metà tra sussurro e normale tono da conversazione.
    Alla fine mi venne un'illuminazione e arricciai le labbra in un mezzo sorriso.
    « Ora ricordo! A Laputa, quella lezione al Magisterium, o sbaglio? »


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    Mordred Le Fay



    Il capo ammantato di nero si arrestò un istante, un breve irrigidimento, mentre un rumore solitario riecheggiava fra gli scaffali. La momentanea immobilità sembava riflettere il dubbio sull'importanza da attribuire a quella interruzione, prima che un fruscio ruvido e pesante indicasse la ripresa del suo studio. Lo sguardo lucente scorreva lentamente le pagine di "Arcani e Miti irrisolti, cronache di un extraplanare". Talvolta uno scricchiolante fruscio interrompeva lo studio, segnando la trascrizione di qualche passaggio e considerazione su una pergamena ingiallita, dove il frammento di carboncino pressava scivolando agilmente per mezzo delle dita affusolate nel tessuto nero.
    Un tonfo sordo, mentre apriva "Quesiti e trattati di alchimia irrisolti", quasi volesse fare un rapido riscontro. Pareva quasi intenzionato a trascrivere qualcosa, mentre un dito scorreva con cautela le righe della pagina, quando un nuovo suono attirò la sua attenzione.
    Lo sguardo si sollevò scintillando pacatamente di un freddo celeste, mentre scrutava l'origine della voce che improvvisamente aveva interrotto il silenzio poco distante da lui.
    Una ragazza dalla carnagione scura e dai capelli di una sfumatura insolita lo stava osservando, studiandolo lentamente. Ricambiò la cortesia, osservandola quasi in cerca di un riscontro, mentre lo sguardo si abbassava nuovamente, riportandosi sulla pergamena vuota su cui alcune parole vennero vergate in simboli e caratteri insoliti, sinuosi e veloci.
    -Un tentativo di approccio un pò antiquato..-
    Il tono di voce era stranamente in contrasto con l'aspetto della figura: profondo, pacato e intenso, qualità che parevano non riflettersi nel già insolito sguardo, che pareva tanto distaccato da sembrare quasi alieno. Detto ciò, in quello che sembrava essere un tono di velata ironia, il frammento di carbone venne adagiato, quasi l'aver concluso quanto aveva in sospeso gli concedesse di concentrarsi sulla figura di fronte a se. Il volto solcato di corvini lisci, dai riflessi cinerei, si sollevò nuovamente, ricambiando lo sguardo. La osservò per altri brevi istanti, quasi intenzionato a metterla a disagio mentre l'altra sollevava un'ipotesi fondata sul loro precedente incontro.
    -Si, avevi preso il posto adiacente. Non mi stai seguendo, vero?..-
    Acennò, continuando a fissarla senza battere ciglio, prima di calare in un nuovo silenzio, serio e pesante. Poi, quasi all'improvviso, anticipando eventuali risposte un sorriso vacuo piegò a lato le labbra pallide e sottili, disegnando un'espressione sibillina sul viso altrimenti immutato. Lo sguardo si chinò per un istante sui tomi di lei, quasi invitandola a seguirlo, mentre la voce riprendeva lentamente a scivolare in un tono ridotto nell'aria impolverata del luogo.
    -Ricerche? Stò iniziando a credere che questa biblioteca sia più interessante dei libri che contiene..-
    Parole dalle varie interpretazioni, rese vaghe dall'aria indecifrabile del paladino in nero, mentre la sinistra affusolata riafferrava l'oggetto di scrittura battendolo con un ticchettio sul margine del libro di arcani irrisolti al suo fianco, inclinando poi nuovamente il capo con un fruscio del crine scuro, come a scorrere con lo sguardo una lista dal trattato alchemico adiacente, quasi rirpendendo un concetto lasciato momentaneamente in sospeso. Con l'agilità dettata dall'abitudine, la destra afferrò invece quasi autonomamente un piccolo volume scritto a mano, vergato in copertina come "Maelstrom: resoconti e ipotesi".
     
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    Un tipo di approccio antiquato, disse lui.
    Allargai il sorrisetto a formare un ghigno a metà tra divertimento e provocazione, cambiando posizione alla mano sinistra da sostegno alla testa e con la punta delle dita accarezzai uno dei libri che avevo portato. Ne percorsi leggera la copertina di pelle, passando anche per il dorso.
    « Dici era meglio qualcosa di più originale? Pensavo di sbattere questi volumi sul tavolo. »
    Commentai col classico tono basso e mellifluo, osservando meglio l'altro.
    Tanto avevo già prima avevo spezzato brutalmente la quiete della biblioteca, quindi non sarebbe stato questo gran problema rifare la stessa cosa. Solo dubitavo sarebbe stato il modo migliore per introdursi a qualcuno, se si voleva parlare e non inveire uno contro l'altro.
    Mal sopportavo le urla diverse da quelle di dolore e disperazione, allora preferii evitare.

    Così come lasciai perdere inutili rassicurazioni su quali fossero i veri motivi della mia presenza in questo Presidio, limitandomi ad intensificare per pochi istanti lo sguardo prima di abbassarlo a seguire quello dell'uomo in nero. Qual'era il suo nome? Mordred Qualcosa.
    « Ricerche. Esattamente. »
    Gli feci eco, annuendo brevemente col capo.
    Mi sollevai del tutto con i gomiti dalla pila di libri, quindi spostai quelli sottostanti per metterli da parte e avere sotto al naso solo quello che fino a poco prima stavo sfiorando. Continuai a percorrerlo fino al lato di apertura, infilando l'indice sotto la copertina rigida e feci leva a ritrovarmi nella prima facciata. Non prestai molta attenzione a leggere il titolo, perché ormai era uno dei tanti già consultati e passai subito alla pagina con l'indice.
    L'argomento trattato riguardava incanti e talismani per modifiche al corpo, per la cronaca.
    « Se queste mura o gli scaffali ricolmi potessero parlare, chissà cosa potrebbero dire a chi volesse ascoltare. Certamente sarebbero un aiuto in più a chi si ritrova a cercare tra i numerosi tomi, così da indicare quale consultare per avere la risposta alle proprie domande. »
    Aggiunsi poco dopo, mentre con l'unghia appuntita della mancina passavo sulle voci dell'elenco, percorrendole una ad una fino a soffermarmi a quella che più mi interessava.
    « Oppure terrebbero lontani i curiosi dalle verità scomode? »
    Mi strinsi debolmente nelle spalle, quindi sfogliai altre pagine fino a raggiungere quella indicata nell'indice. Dal suo punto di vista Mordred avrebbe potuto notare immagini tracciate a mano di anelli e pendenti, affiancati da relativa descrizione.
    « Peccato non sia possibile, dunque ci si deve armare di tempo e pazienza. E tu sembri possederne più di quanta ne abbia io. Ma potrei anche sbagliarmi. »
    Conclusi con un velo di divertimento, sollevando il mento ad indicare i libri attorno a lui.


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    Mordred Le Fay



    Il Senzavolto osservò per un istante con aria stranita alcune pagine dei due tomi scivolando dall'uno all'altro, prima di tornare ai propri appunti, schioccando le labbra in un muto disappunto. Lo sguardo si sollevò quindi nuovamente, studiando l'altra immersa sui suoi libri. Quasi a dimostrare di aver seguito con attenzione il suo ragionamento, il tono si sollevò nuovamente, mantenendo la punta ironica della conversazione.
    -Buona l'idea per attirare l'attenzione, ma credo che avresti avvicinato perlopiù impiccioni in attesa di attaccare bottone.. Una compagnia troppo scontata per valere lo sforzo..-
    Osservò, seguito dall'affermazione dell'altra riguardo l'effettiva mole di nozioni custodita più dalla biblioteca in se che dai suoi scaffali. In effetti un problema che aveva riscontato con frequenza costante e quasi allarmante. Probabilmente colpa della scarsa obbiettività degli umani e dei loro tomi. Un punto di vista più dettagliato sarebbe stato molto meno dispersivo.
    -Se una biblioteca amasse parlare, credo farebbe male il proprio lavoro. E' ritenuto abbastanza disdicevole..-
    Fece notare accennando una smorfia sarcastica con le labbra sottili mentre lo sguardo si socchiudeva appena.
    -Personalmente ritengo le regole sopravvalutate.. Del resto senza regole non esiste disordine. L'esistenza del concetto definisce la sua assenza.-
    Filosofeggiò prima di scuotere la mano, quasi a invitare l'interlocutrice a ignorare la sua digressione. O la sua autobiografia, se la si vedeva sotto una diversa ottica, ironicamente.
    -Ad ogni modo credo che se parlasse ci rivelerebbe esattamente quello che cerchiamo: sono gli uomini che si rendono ciechi alle verità scomode. C'è chi ritiene che se gli uomini accettassero la realtà com'è perderebbero la sanità mentale.. Alla fine darebbero la colpa alla biblioteca senza rendersi conto di essere la causa dei loro problemi..-
    La cosa sembrava divertirlo effettivamente, rendendo per un istante più viva la gelida luce nello sguardo color ghiaccio.
    In effetti lo divertì quasi quanto l'affermazione finale dell'altra, alla quale adagiò le braccia sul banco, intrecciando le dita a nascondere le labbra inclinate in un'espressione più direttamente interessata.
    -Quando si possiede il tempo la pazienza non è poi una gran cosa.. Alcune persone ritengono che il potere sia subordinato al sapere, ma la verità è che tutto si declina al tempo. Il tempo permette qualunque cosa e qualunque opportunità. Concetti come "sapere, destino, fortuna", diventano solo "attesa, lungimiranza e occasione".. -
    Una mano si distaccò appena, picchiettando con aria rilevante le pagine al di sotto, mentre il viso si inclinava in un movimento studiato.
    -Da un altro punto di vista potrei dire che avendo il giusto tempo sarei quì perchè non sono paziente abbastanza da aspettare che le cose mi accadano, quindi cerco di capire quanto posso, anche se si rivela un sapere di seconda mano.. Certo, dovrei avere tutto il tempo che posso desiderare..-
    Concluse, osservando l'altra quasi a studiarne la reazione con aria sibillina, prima di sottoscrivere poche altre parole.
    -Ma la verità è che mi stò tenendo occupato nell'attesa di sentire questa biblioteca mormorare qualche parola utile. Per ora ho inteso che è troppo antica, abbastanza perchè gli uomini abbiano perso il controllo sul suo contenuto e tanto da lasciarle sviluppare una personalità propria. Si potrebbe dire che è una biblioteca selvatica.. E se il sapere è potere, questa biblioteca ha un potere oscuro e pericoloso. E' un avversario che non sfiderei senza la dovuta pazienza.. -
    Concluse, mentre il tono sfumava in un sussurro atono, difficile da decifrare come scherzo, ironia o monito reale.
     
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    « Impiccioni o possibili prede? »
    Commentai a voce ancora più bassa e questa volta fui io a mettere un velo di mistero a rendere ambigue le mie parole e l'espressione, tirando la bocca in un ghigno a denti leggermente scoperti e sguardo tagliente, penetrante al pensiero di impossessarmi di una nuova anima. Niente che comprendesse per ora pure il interlocutore, ovviamente.
    Infatti passato il momento attenuai rapidamente i toni di ciò che trasmettevo con gli occhi per tornare su sfumature più calme. Volevo godermi la chiacchierata.
    « Come se fosse un gran problema liberarsene se danno noie. »
    Aggiunsi infine, roteando gli occhi al soffitto per pochi attimi.

    Successivamente tornai sulla sua figura, ascltandolo nel corso del suo intervento e limitandomi a rapidi cenni del capo a fargli intendere che lo stavo seguendo e al tempo stesso ero d'accordo. Trattenni una lieve risata riguardo a come gli uomini tendevano ad approcciarsi alla realtà e alle scoperte ad essa collegate. A quanto sembrava, potevano anche cambiare le dimensioni, ma certe cose restavano invariate.
    « E' sempre così, se messi davanti a qualcosa fuori dalla loro portata. »
    Commentai senza nascndere una punta di disprezzo e biasimo.
    Accantonai il pensiero e tornai concentrata sulla voce dal timbro piacevole di Mordred.
    Sollevai lievemente un sopracciglio con aria dubbiosa, quando disse di avere ipoteticamente molto tempo a disposizione, interpretanola come un'allusione al fatto che lo avevo interrotto.
    Invece sembrava esserci un altro motivo e alla rivelazione lo squadrai con più attenzione.
    « Posso sussurrarti qualcosa io. »
    Esordii con voce di velluto, senza perdere il piccolo sogghigno.
    « Circolano voci e leggende sull'esistenza di sezioni segrete ed inaccessibili in questa antica biblioteca. Stanze dal contenuto pericoloso e proibito per dei semplici mortali. O anche dove è possibile recuperare memorie dimenticate. Peccato si sappia poco. »
    Scrollai debolmente le spalle.
    « Ma è anche una sicurezza contro gli sprovveduti. »


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    Scusa il ritardo, il materiale fuori nazione è un pò arrangiato e poco affidabile!

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    -sussurri senzavolto-


    Mordred Le Fay



    Il Senzavolto ascoltava la ragazza con attenzione, tamburellando delicatamente sulle pagine consunte con i polpastrelli avvolti dai guanti scuri mentre scorreva distrattamente lo sguardo tra i simboli, andando a trascriverne uno di volta in volta o andando a modificarne alcuni segnati in precedenza.
    -Oh.. Non si sa mai, la vita è piena di sorprese. A volte non abbiamo la minima idea di in cosa ci siamo imbattuti..-
    Accennò con un tono sibillino, curvando impercettibilmente l'estremità del labbro, prima di muovere la mano con un gesto fluido, spostando il volume di lato con indice e medio, così da potersi sporgere in un fruscio dei capelli corvini, cadenti come piume di corvo davanti al viso candido mentre andava ad afferrare un nuovo tomo consunto, dalla copertina scolorita.
    Si soffermò solo alcuni istanti, al sentire l'altra proporgli un piccolo antipasto a cui rispose con uno sguardo diretto e fermo delle iridi luminescenti, quasi a dedicarle l'attenzione richiesta, intrecciando le mani sulla copertina di pelle.
    Per un po le parole dell'altra scivolarono descrivendo i misteri di cui si vociferava al proposito di quel posto, misteri a cui reagì con un sorriso vuoto. Il sapere stagnante giocava brutti scherzi e di molti lui conosceva i diretti responsabili quasi ne facesse parte. A volte bastavano poche pagine o incisioni riportate quasi per caso al posto giusto, poi il tempo e la storia facevano il resto. Per quanto lo riguardava era cominciata ad Avalon, con un volume chiamato "Compendium Faeire", ma altrove e a dimensioni di distanza, numerose tracce si trascinavano nel tempo con la loro storia di devastazione. Ad esempio la Stele di Roseta e la caduta della grande civiltà di Agarthi, o ancora del Necronomicon e del cataclisma di Atlantide o ancora oltre, con il Malleus Maleficarum e l'Ecatombe del nuovo mondo. A volte la conoscenza generava ombre nei mondi prima che nelle menti. E sussurri, sussurri molto insidiosi..
    -O una minaccia.. Un predatore in cerca di una mente vulnerabile, troppo spalancata, troppo sicura.. Un sapere antico in cerca dell'involucro adatto a cadere schiacciato sotto il suo peso..-
    La mano svicolò appena verso il bastone di carboncino, rigirandolo fra le dita mentre il capo si inclinava al lento sussurro.
    -Gli uomini costruiscono se stessi e la loro identità su un sapere molto misero.. Basterebbe aprire una pagina sbagliata a distruggere essi con quanto lo circonda. E dal sapere non è mai venuto nulla di duraturo, perchè l'unica verità è che al termine ogni cosa protende al vuoto e ad esso anela..-
    La lunga stecca grigia venne placidamente diretta a indicare la sua interlocutrice quasi volesse definirne capricciosamente i contorni, mentre lo sguardo luminoso scintillava nella penombra del cappuccio.
    -Non siamo infanti in cerca di fiabe, cullati dall'ignoranza nel grembo materno, ma anime vaganti in cerca della fine della speranza, fra le fauci della conoscenza.. Potrebbero chiudersi sulle nostre teste da un momento all'altro..-
    Uno schiocco sordo risuonò nel silenzio, mentre le dita si serravano sul carboncino spezzandolo. Una metà venne fatta scivolare lentamente sul legno, mentre l'altra andava a spostare una pagina, pronta a riprendere, mentre lo sguardo di sottecchi scrutava la figura sul lato opposto con aria indecifrabile.
     
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6 replies since 24/9/2015, 12:26   139 views
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