The storm that comes my way

Rhaziel

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    Le ambulanze nere degli Storm Riders stavano ripartendo, una ad una. Le prime con la massima urgenza, trasportando giovani legati alle lettighe, letteralmente sepolti sotto bendaggi imbrattati di sangue, flebo e maschere per aiutarli a respirare. Le altre con molta meno fretta, per dare la precedenza a chi ancora lotta per la vita. Le ragazze dei team che prestavano soccorso più giovani e meno esperte erano state relegate ad un ruolo marginale: trasportavano grossi sacchi scuri e dovevano infilarci i corpi martoriati di loro coetanei, una scena che non competeva ai deboli di stomaco. Un paio di ragazzine erano scoppiate a piangere, ora che le colleghe più anziane si erano dileguate. Il tutto andava avanti con una certa lentezza, complice la piccola folla che ormai si stava accalcando. Rhaziel venne ignorato, ed ora che aveva perso di vista l'uomo che era era intervenuto sul posto era di fatto solo, senza punti di riferimento. Qualora non avesse nascosto le ferite da taglio subite dai fili di Nui, ben presto almeno due ragazzine sui quattordici anni l'avrebbero chiamato per offrire bendaggi, ma sarebbero state solo le prime a notarlo, così fuori posto nel colorato assemblamento di giovanissimi Storm Riders.

    « Cacciatore di taglie! »
    Ringhiò l'individuo a capo di un nuovo gruppo intervento sul posto, un energumeno che superava il metro e novanta di parecchi centrimeti ed aveva fatto esplodere una bella fetta di asfalto quando era atterrato sulla scena. Portava ai piedi pattini massicci quanto lui, quattro ruote che suonavano metallico ad ogni passo. Stava alla testa di una mezza dozzina di Storm Riders in bianco piombati sul posto, uno dei quali reggeva un pomposo stendardo bianco e nero con simboli stilizzati che di certo Rhaziel non poteva conoscere, dato che appartenevano ad una qualche tribù del luogo.
    « Perché la feccia del Pentauron insozza questi luoghi durante la sacra Messa dei Diluvi? »
    A guardarlo bene non doveva avere più di vent'anni, però aveva la faccia da vecchio. I capelli platinati accuratamente tirati indietro, i lineamenti coriacei ed il volto segnato dal setto nasale rotto, piercing ai lati delle sopracciglia e sui lobi delle orecchie e rughe attorno agli occhi precoci al punto da denunciarne il carattere, l'uniforme completamente bianca -con l'eccezione di una stella nera a quattro punte sul petto, che recava con se spallacci metallici e guanti borchiati da speroni appuntiti. Era imponente, largo di spalle e con avambracci grossi due volte quelli di Rhaziel.
    « Questo luogo è proibito per coloro che non seguono le Regole della Foresta. Perché ti trovo proprio sulla scena di un attentato terroristico, mmh? Avanti, parla! »
    Gli si sarebbe piazzato di faccia, petto contro petto, sovrastando il mercenario di Laputa di tutta la testa, costretto a premere il mento sul petto per fissarlo dritto negli occhi...

     
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  2. _MajinZ_
     
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    Rhaziel scaricò tutta la sua rabbia contro la pioggia, senza ovviamente ottenere nessun risultato. In pochi attimi aveva rischiato di perdere tutti i suoi compagni, anche se alla fine gli importava solo di Drusilia, inoltre aveva rischiato lui stesso di crepare... insomma, non se la passava benissimo. Era quindi comprensibile avere una crisi di nervi, soprattutto perché ora si trovava da solo e non sapeva bene cosa fare. Non aveva paura di perdersi, tra le sue capacità c'era anche un senso dell'orientamento invidiabile, ma non era questo il punto. A infastidirlo era il fatto di non sapere davvero quale fosse la verità in tutto ciò.
    Forse però prima era il caso di farsi dare una medicata, visto che qualcuno aveva avuto la gentilezza di cagarlo giusto il tanto che bastava per fargli ricevere qualche cura. Perché, nel caso nessuno l'avesse notato, anche lui si era fatto un culo così per proteggere il suo Alfiere... che gli avevano portato via e non poteva andare neanche con lei. Che schifo di situazione. E poi era pieno di ragazzini, bimbetti che si credevano già adulti e che facevano cose da adulti, rendendo il tutto ancora più surreale e fastidioso.
    Ovviamente però i problemi non venivano mai da soli, ma avevano l'abitudine di invitare amici antipatici, di quelli che nessuno invita mai alle feste. Un armadio con i pattini venne giù dal cielo, letteralmente, portandosi dietro altri amichetti vestiti di bianco... formando una squadra di quelli che davanti all'unico occhio di Rhaziel prendevano il nome di rompicoglioni. E poi cos'erano sti pregiudizi? Un tizio orbo e pieno di armi diventava per forza un cacciatore di taglie? Lui ormai era fuori da quel mondo!

    ...cagacazzi in arrivo.

    Bofonchiò tra se e se, a denti stretti, preparandosi a una gradevolissima conversazione con degustazione di pasticcini e di un buon tè.

    Non so, in genere la merda ne attira altra.

    Ogni riferimento a cose, persone o animali era puramente casuale. Forse doveva starsi zitto, forse no, ma era talmente frustrato al momento, che di essere gentile non ne aveva minimamente voglia. Comunque rimase fermo, non temeva quell'energumeno tanto alto da costringerlo a sollevare il capo. Era da tanto che non parlava con qualcuno di così grosso e l'ultima volta non era neanche umano, l'interlocutore.

    Prima di tutto non so che cazzo siano le Regole della Foresta. E in secondo luogo... c'ero anche io dentro quella fottuta macchina, insieme a una pazza vestita di rosa che ha avuto la brillante idea di ammazzarci tutti schiantandosi a trecento all'ora contro un muro... non prima di aver investito una folla di persone innocenti. E terza cosa: sono una delle guardie dell'Alfiere, quindi voglio essere portato da lei il prima possibile.

    In tutto quel tempo il suo occhio castano rimase fisso in quelli del gigante, senza nessun timore al pensiero che quel tizio potesse strappargli braccia e gambe e infilarglieli in luoghi poco piacevoli. Era nervoso, stressato e non aveva più alcool con cui distrarsi.

    C'è anche una quarta cosa: hai una sigaretta? O una bottiglia di whisky invecchiato?

    Sapeva già la risposta, ma chiedere non costava nulla. E poi poteva essere inteso come ultimo desiderio, prima che King Kong gli facesse il culo a strisce.



    CITAZIONE
    Rhaziel

    Stato fisico: Ok, varie ferite su braccia e petto a causa dei fili. Ferita al collo.
    Stato mentale: Ti prego.
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    Passive: Eterna giovinezza, visione termica
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    « Quanta impudenza! »
    Ringhiò di rimando il gigante, schiacciando il suo volto corrugato in un'espressione di risoluto sdegno contro quello del mercenario,
    « domandi forse fumo ed alcool a dei sedicenni?? Questo è un giorno di festa, ma l'uso di fumo e superalcolici fra minorenni è considerato un reato in molti presidi e per molte leggi! Ed è l'odore di alcool che sento nel tuo fiato, questo forse significa che hai contrabbandato liquori? Se non stessi già sospettando di te in quanto complice della terrorista Nui Harime, scommetto che avrei comunque più di un reato da contestarti, Cacciatore di taglie! »
    Bene: il tizio SEMBRAVA un ventenne, ma evidentemente le apparenze ingannano.
    E comunque, sulla base di cosa deduceva la professione di Rhaziel, fra l'altro usandola come accezzione così negativa?

    « Capo...? » Tentò di introdursi in tono servile uno degli scagnozzi che il bestione si portava appresso « questo tizio ha detto di essere la guardia del corpo di un alfiere... »
    Gli occhi del titano si infiammarono, mentre sembrava passare ai raggi X il suo inquisito,

    « Mente per salvarsi la faccia, è chiaro. »
    Ringhiò in tutta risposta.
    « Mi è nota l'esistenza di ben tre individui che portano il titolo di Alfiere: la signora dell'Ovest, scomparsa da tempo, la Dama dell'Est che regna sulla distante Chediya, e l'Autarca a capo degli Abusivi. Di certo personalità del genere non tenterebbero di introdursi in questo luogo senza nemmeno annunciare la loro presenza! E se anche cercassero l'incognito, noi dell'Unità Punitiva incaricata della sicurezza durante la Messa dei Diluvi ne saremmo stati di certo a conoscenza! Ed io non ho saputo di nessun Alfiere! Dunque, Cacciatore di taglie, tu menti! »
    E mentire di fronte ad un colosso del genere poteva essere fonte di grosse sfortune...

     
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  4. _MajinZ_
     
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    Rhaziel non credeva alle sue orecchie, era rimasto completamente senza parole. Non solo era scampato miracolosamente a un terribile incidente, non solo il suo Alfiere era in fin di vita chissà dove... non solo era sopravvissuto agli assalti di una squilibrata vestita di rosa. Ma ora veniva anche definito un bugiardo da uno scimmione uscito da chissà dove. Una bestia ignorante che sembrava non voler sentire ragioni, appigliandosi a ogni dettaglio per sfruttarlo a dovere aggravando ancora di più la situazione dell'innocente. La palpebra del mercenario iniziò a traballare, la sua pazienza ormai era agli sgoccioli.

    Ah certamente! Io e la signorina Nui ci siamo ubriacati e ci siamo schiantati di proposito contro una folla di ragazzini! Ma stranamente lei non c'è... chissà come mai.

    Il Cacciatore sorrise nervosamente, anzi, era proprio sull'orlo di una crisi di nervi con tanto di vena che pulsava sulla sua tempia. Quella situazione l'aveva proprio stancato, non riusciva ancora a capire cosa lo trattenesse dal tirare fuori la pistola e far passare un bruttissimo quarto d'ora a quel branco di marmocchi invecchiati troppo presto.

    Hai la merda nel cervello?!

    Domandò senza timore al gorilla, con un tono per nulla calmo, spingendo ancora di più il viso contro l'altro.

    Se non l'hai ancora notato, sono ricoperto di tagli causati da dei cavi metallici... che GUARDACASO, sono le armi che usa quella pazza! Non siamo alleati!

    Era definitivamente esploso, ormai non c'era più nessun freno a trattenerlo... nemmeno l'idea che quel tizio potesse appallottolarlo e scagliarlo via l'avrebbe fatto calmare: aveva bisogno di sfogarsi e quello l'aveva sfidato... insomma, non chiedeva di meglio.

    E magari nessuno ti ha informato, forse perché vali meno di zero... ma l'Alfiere di Laputa è qui, sopravvissuta per miracolo all'attentato di quella strega in rosa ed è stata portata via dalle vostre cazzo di ambulanze!

    Rhaziel fece quindi un passo indietro, slacciando la giacca il tanto che bastava per mostrare le armi che si portava dietro, soprattutto il suo simpaticissimo revolver.

    E se continui a chiamarmi cacciatore di taglie con quel tono, sarò molto felice di aprirti qualche nuovo buco del culo. Non sto mentendo, e se ci fosse quel tizio sfregiato vi direbbe la stessa cosa. Cazzo.

    Non ne poteva più, non sapeva più cosa inventarsi ormai... ad ogni modo le sue minacce non erano vere, insomma, riusciva ancora a ragionare e sapeva che con delle vittime sulla coscienza, la sua posizione si sarebbe aggravata ulteriormente.



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    Rhaziel

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    Il titano alzò lo sguardo, girando il volto severo a destra ed a sinistra, scandagliando ogni singolo centimetro dell'area in cerca di qualcosa.
    « Quale "tizio sfregiato"...? Un testimone? Un complice? L'hanno portato via quelle della Tool Toul To con le autoambulanze...? »
    Fece a malapena un cenno, e quattro energumeni in bianco circondarono Rhaziel su tutti i lati.
    « Oppure stai semplicemente cercando di guadagnare tempo, eh?? »

    « In ogni caso ho quattro testimoni che giurano di riconoscere la tua faccia come quella di un noto individuo di stanza al Pentauron. Ma la Messa dei Diluvi è una cerimonia sacra, coloro che non osservano le Regole della Foresta non possono avere accesso. Tu non dovresti essere qui, e poiché non hai un garante... »
    Puntò un dito dritto verso il petto del mercenario, in tono perentorio:
    « Tu vieni con me.
    Io, sottoscritto Ira Gamagori della Megastorm Trident, responsabile capo della Prima Unità Punitiva incaricata della sicurezza, ti dichiaro in arresto secondo i principi straordinari per l'ordine e la sicurezza la cui durata è estesa finché piangono i cieli ed è in corso la Messa dei Diluvi. Sarai rilasciato al termine delle piogge. Ora sei libero di seguirci sulle tue gambe, oppure su di una lettiga dopo che te le avrò spezzate con le mie mani.
    »
    Nessuna possibilità di mediazione. Quel tizio era giudice e giuria, e non restava che rimettersi alla clemenza della corte poiché altrimenti rischiava di vestire anche i panni del boia.

     
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  6. _MajinZ_
     
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    Era tutto inutile. Rhaziel ci aveva provato in tutti i modi che conosceva, con le buone e con le cattive, anche se forse per farsi capire doveva essere ancora più cattivo. Il colosso però era irremovibile, sembrava avere dei paraocchi per non capire quanto si stesse sbagliando... e il cacciatore odiava quel tipo di persone, così ferme nei loro concetti che non riuscivano a notare le piccole differenze che potevano esserci. Tutti quelli che compivano quel crimine erano uguali, bisognava applicare le leggi alla lettera. Ma lui non era un criminale, non questa volta almeno, ed era tutta colpa di quella tizia in rosa.

    ...c'era un tizio che usava dei cavi, proprio come quella strega. E' stato lui a salvarci, ma ora è sparito.

    Provò a spiegarsi, ma ormai era finito dalla parte del torto e ci era rimasto invischiato. Voleva proprio vederli in faccia quei testimoni, magari erano quelli che gli rompevano sempre le palle quando faceva il cacciatore di taglie... la concorrenza insomma. Queste regole della foresta comunque sembravano davvero serie, tanto da impedire al mercenario di trovarsi li in quel preciso momento... avvertire prima no, eh?

    Tsk.

    Da quando non finiva in arresto? Almeno due anni, forse tre. Accadeva abbastanza spesso, ma il più delle volte non era colpa sua, proprio come in questo caso. Ormai non poteva fare altro che sottostare alle regole, quindi alzò le mani in segno di resa.

    Piantala con le cazzate, ho capito.

    Se così poteva liberarsi prima, così da raggiungere Drusilia, allora sarebbe rimasto al gioco... sperando che questi tizi capissero prima o poi di aver preso un granchio. Per ora li avrebbe seguiti, visto che non poteva fare altrimenti.



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    Rhaziel

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    "Rimarrai qui finché il big boss non si degna di darti udienza e decidere se impiccarti o credere alle tue menzogne"
    Molto alla larga il succo della faccenda era riassumibile in una frase di questo tipo, con una particolare enfasi sul fatto che il titano dalla faccia squadrata che l'aveva prelevato sul luogo dell'incidente non credeva ad una singola parola uscita dalla bocca del mercenario. Ce l'aveva chiaramente con i cacciatori di taglie, e purtroppo aveva sventolato per ore una vecchia foto piuttosto malconcia che ritraeva un individuo che poteva essere Rhaziel stesso, oppure suo fratello gemello. L'individuo della foto non aveva una benda sull'occhio e sembrava un po' più giovane della guardia del corpo dell'Alfiere di Laputa, tuttavia gli somigliava in modo a dir poco inquietante, e se si trattava di uno scambio di persona allora non si poteva decisamente criticare il bestione per l'abbaglio: chiunque ci sarebbe cascato. Sembrava che l'uomo della foto fosse schedato in modo molto poco positivo dagli Storm Riders, tuttavia eventuali dettagli non era dato saperli. Rhaziel poteva ripetere la sua versione dei fatti circa il rovinoso incidente stradale ed accusare Nui Harime tutte le volte che poteva, ma non c'era niente da fare: Ira Gamagori della Megastorm Trident, responsabile capo della Prima Unità Punitiva incaricata della sicurezza, non gli credeva, e quindi c'era da aspettare standosene buoni, anche perché nella stanza in cui l'avevano trascinato era impossibile uscire. Sembrava una camera dentiva, di quelle usate per gli interrogatori, sebbene il luogo dove era stato condotto era l'enorme stadio che faceva da QG per Genesis. In origine quel posto doveva essere stato qualcos'altro, ma i Riders l'avevano evidentemente riadattato, spogliandolo di ogni soprammobile con l'eccezione di un tavolo, un lampadario malconcio e di qualche sedia. Niente finestre, niente letti, solo due porte di cui una blindata e l'altra che da su di un cesso maleodorante che c'è da chiedersi se si trovava lì per il suo utilizzo più comune o per essere usato quando i prigionieri non hanno voglia di parlare con i carcerieri.

    Fortunatamente la Messa dei Diluvi era prevista per quella sera, l'attesa non sarebbe stata poi così lunga. Certo questo significava che la missione diplomatica era miseramente fallita, perché erano giunti fin lì proprio per partecipare a quell'evento così importante per quella strana comunità tribale, e difficilmente la Galanodel si sarebbe potuta presentare quella sera. L'ultima volta che Rhaziel l'aveva vista, era priva di sensi, stesa su di una barella con il sangue che le macchiava gli abiti e le lenzuola con cui l'avevano coperta. Per quanto poteva saperne il mercenario, poteva essere addirittura morta, sebbene verosimilmente in tal caso l'avrebbero informato. O almeno c'era da sperarlo... Frattempo, il tempo passava.
    I minuti diventano ore, le ore ammazzano il giorno che si avvicenda con la notte. Fuori c'è silenzio, ed il mercenario è lasciato da solo, dimenticato per tutto il tempo. Provare ad urlare o a prendere a pugni la porta blindata non porta a niente: apprentemente è da solo, oppure fanno finta di non sentirlo. Forse sono tutti alla Messa dei Diluvi...

    Il tempo non vuol saperne di passare. Alla fine si fa presto a perdere cognizione delle lancette dell'orologio, senza alcun punto di riferimento se non la fame e la sete che salgono lentamente. Rhaziel è rimasto chiuso là dentro per quasi quattordici ore, ma sembrano passati giorni. Alla fine la porta si apre, ma non ne esce il suo titanico carceriere. Ne emerge un terzetto di ragazzi con addosso una versione modificata della stessa uniforme bianca sfoggiata dagli uomini del comitato esecutivo che dava loro l'aspetto di teppisti. Potevano avere sedici anni, più o meno, l'età media dei Riders. Hanno l'aria di essere degli sbruffoncelli, ma d'altronde chi a quell'età non lo sembra...? Uno di loro ha un aspetto abbastanza sgradevole: un metro e sessanta scarsi, faccia da ranocchio invasa dall'acne giovanile, non indossa la maglietta per sfoggiare addominali mostruosi per un moccioso di quell'età, in stridente contrasto con un fisico troppo secco per essere definito atletico. Lo affianca un tizio di colore di quasi venti centimetri più alto, dal fisico atletico come quello di un giocatore di basket. I capelli rasati fino alle tempie, un cesto di treccine nere che ricadono fino alle spalle, abiti sformati di una taglia più grandi e le mani invase di anelli in finto-oro ficcate in tasca con aria strafottente. Quello al centro pare il capo, li precede di un passo ed ha l'aspetto più normale dei tre. Folti capelli scuri, il volto dai lineamenti gradevoli appartiene ad una persona sicura di se fino all'eccesso. Porta con se una spada di legno ed ha un'aria un po' diversa rispetto ai rider che Rhaziel ha incontrato finora. Un po' più adulto, forse...
    Come entrarono la porta si chiuse alle loro spalle, e il ranocchio si voltò facendo una faccia contrariata.

    « Capo, uno dei primini è appena uscito. Sarà andato ad informare il sempai Gamagori che siamo qui... »

    « Non importa. »
    Il leader del terzetto si limitò a squadrare Rhaziel con un sorriso compiaciuto, poi prese una sedia e vi sedette con disinvoltura.
    « Sono Sanageyama, capo dei club sportivi e luogotenente di Trident. Hanno rimandato la Messa dei Diluvi e la vicecomandante non potrà riceverti per un po', quindi stando a quanto disposto da Gama rimarrai qui altri due giorni... poi si chiarirà la tua posizione, verrà stabilito che le accuse che ti sono mosse non hanno senso e verrai ricondotto nel Pentauron, da dove sarai libero di fare quello che pare. Abbiamo le riprese delle telecamere, sappiamo che non c'entri niente con l'attentato della Harime alla vita dell'Alfiere. Gama ti vuole tenere qui perché pensa che cerchi guai. Perché tu sei uno che li cerca, i guai... »

     
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  8. _MajinZ_
     
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    Ehi!

    Un calcio alla porta blindata, poi un altro e un altro ancora. La suola dello stivale andò a sbattere numerose volte su quella porta blindata, ma nessuno sembrava accorgersi del continuo martellare e vociare. Rhaziel si trovava chiuso in una stanza da diverse ore, anche se era completamente innocente quel gigante l'aveva chiuso la dentro ugualmente dato che non credeva a una singola parola del Cacciatore. La cosa più snervante era il fatto che da quel momento nessuno si era fatto più vedere, lasciando così il pover'uomo allo scuro di tutto.

    Ho delle cose da chiedervi, cazzo!

    In quel momento arrivò l'ultimo inutile calcio, mentre Rhaziel sbuffava nervoso, andando poi a sedersi su una delle poche sedie presenti nella stanza. Lasciò cadere la testa indietro, fissando il soffitto per cercare di pensare ad altro, tutto per ignorare la puzza che veniva fuori da un bagno che probabilmente non era mai stato più lavato dal giorno della sua costruzione. Ad ogni modo i pensieri erano tanti, ma la maggior parte erano rivolti a Drusilia. L'ultima volta che l'aveva vista non era stato bello, un angelo con i vestiti coperti di sangue... qualcosa che probabilmente non avrebbe mai voluto vedere. Da quel momento in avanti erano stati divisi e non sapeva nemmeno se il suo Alfiere era vivo o morto. Ovviamente era fiducioso, sapeva che non era una donna così fragile... anche se nei momenti appena dopo l'incidente, beh, gli era sembrata incredibilmente vulnerabile come ogni persona normale.

    Fatemi uscire, devo andare da lei.

    Sussurrò a denti stretti, stringendo con forza anche i pugni. Voleva fare qualcosa, ma al momento l'unica cosa che gli veniva concessa era solo l'attesa... un tempo infinito, di cui si faceva presto a perderne la cognizione. Rhaziel lo passò camminando, sbraitando e spaccando una sedia contro il muro per sfogarsi. Attese così tanto che iniziò a credere di essere rimasto li per una settimana, ma dopo quel tempo infinito finalmente qualcosa infranse quell'immobilità. La porta blindata si aprì e Rhaziel si voltò. Braccia incrociate e sguardo truce. Sperava di incontrare lo scimmione, ma rimase deluso quando davanti a lui si presentarono tre ragazzini, di cui uno davvero brutto.

    Ancora ragazzini...

    Brontolò mentre squadrava il trio, soffermandosi su quello al centro che sembrava esserne il capo, anche se non sapeva dirne con esattezza il motivo. Il mercenario sospirò, ormai doveva abituarsi ad avere a che fare con dei teppistelli, i quali dovevano appartenere alla stessa squadra del gorilla, a giudicare dalle uniforme.

    Due giorni? Mi prendi per il culo?

    Il guanto d'arme andò a sbattere con forza sul tavolo, facendolo quasi scricchiolare.

    Se sapete che sono innocente fatemi uscire... devo vedere l'Alfiere. E non me ne frega un cazzo della vostra Messa o delle altre stronzate: fatemi uscire e io vedrò di non portare i guai a casa vostra.

    Lo sguardo che mostrava il suo unico occhio era serio, non stava scherzando.

    Sarà anche vero che i guai me li vado a cercare, ma è meglio che sappiate che sono io stesso... un guaio. E non saranno di certo tre ragazzini senza neanche i peli sul culo a fermarmi. Quindi ve lo ripeto ancora una volta: portatemi dall'Alfiere ora, o qui succederà un bel casino.

    Era stanco, stremato e sì, stava bluffando. Non aveva la forza di fare molto, ma le sue parole non erano del tutto campate in aria e aveva intenzione di fare qualche cazzata pur di rivederla. E poi era ancora sotto la sua protezione, e Rhaziel non era solito lasciare un lavoro a metà... anche se in questo caso era molto più importante di un semplice lavoro.



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    Rhaziel

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    « Capo, ma questo qui vi sta mancando di rispetto...? »
    Alle minacce del mercenario rispose il nanerottolo con la faccia da rospo, che assunse un'espressione veramente irritata e sembrò sul punto di saltargli alla gola come rappresaglia. « Stai al tuo posto, Fukuroda! » Lo tenne a bada lo spilungone di colore, che per il suo flemma in tutta risposta si guadagnò un'occhiataccia da parte del ben più bellicoso compagno. Il leader, dal canto suo, non parve affatto impressionato dalle parole di Rhaziel, anzi. Non sembrava neanche ritenerlo nella posizione di proferire minacce.

    « Pensavo lo sapessi: il Comandante Generale degli Abusivi al momento è in coma. E' affidato alle cure di Genesis, e vi rimarrà almeno fino al suo risveglio. Al momento, anche ammesso che tu sia in grado di uscire da qui, c'è un autentico esercito frapposto fra voi, dubito che tu possa fare qualcosa. »
    Tirò fuori dalla tasca una moneta di metallo di quelle che circolano nel Pentauron, e la fece roteare su se stessa sul tavolo posto al centro della stanza.
    « Comunque mi stupisce: credevo tu fossi un mercenario, invece con il tuo atteggiamento dimostri lealtà verso il tuo datore di lavoro. Cos'ha di speciale questo famoso Alfiere per cui sembri pronto a farti ammazzare...? »

     
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  10. _MajinZ_
     
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    Rhaziel sapeva bene di non essere nella posizione di fare minacce, ma al momento mostrarsi scontroso era l'unico modo per non sbandierare in faccia a degli sconosciuti la vera realtà. Non sapeva cosa avevano in mente per lui, di certo non era il caso di far notare la sua debolezza e le numerose ferite. Doveva in qualche modo difendersi e questo era il modo migliore per farlo. Ad ogni modo sembrava proprio che anche in caso di condizione fisica ottimale, uscire di li era praticamente impossibile: aveva visto quanti erano la fuori, quindi non dubitava per nulla delle parole del ragazzino. Però fu un'altra notizia a farlo calmare.

    Cazzo.

    L'Alfiere era in coma. Era una notizia terribile, non si aspettava proprio di riceverla... ma in un certo senso era anche un bene, significava che in qualche modo era ancora viva. La situazione restava comunque critica e il gruppo ancora diviso non aiutava di certo a migliorare le cose. Il Cacciatore sospirò e fece un passo indietro, tirando fuori una delle sedie ancora sopravvissute per sedersi, lasciandosi quasi cadere sopra. Fece un paio di smorfie di dolore, poi puntò lo sguardo sul ragazzino a capo del trio. Nonostante fosse giovane, forse poco più grande degli altri due, sembrava sicuramente molto più maturo dei compari... anche se all'occhio di Rhaziel restava sempre un marmocchio senza esperienza.

    Ero un mercenario, per la precisione cacciavo taglie.

    Non negava il suo passato e non poteva rinnegarlo, solo grazie ad esso ora era li ed era ancora in vita... e nascondersi ormai non serviva a nulla. Il tizio però era curioso, anche troppo per i gusti del guercio, ma sembrava non avere scelta, visto che doveva restare in quel buco ancora per tanto tempo... fare conversazione poteva essere un ottimo modo per far passare le ore.

    E' solo grazie a lei se ho smesso con il mio lavoro precedente... in un certo senso mi ha salvato la vita, le devo tutto e ho promesso di proteggerla. Anche se, visto che è in coma, direi che ho fallito su tutta la linea.

    Incrociò le braccia, stringendone uno con forza con la mano.

    Se dovesse morire, non me lo perdonerei mai.

    Per questo si sentiva impotente, voleva fare qualcosa e anche vederla poteva essere abbastanza... voleva starle accanto, vegliarla, impedire ad altri pazzi di farle del male. E invece si trovava rinchiuso in una stanza, a parlare con ragazzini divenuti grandi troppo presto. Al momento era terribilmente frustrato.



    CITAZIONE
    Rhaziel

    Stato fisico: Ok, varie ferite su braccia e petto a causa dei fili. Ferita al collo.
    Stato mentale: Ti prego.
    Energia: 30%

    Passive: Eterna giovinezza, visione termica
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    Se dovesse morire, non me lo perdonerei mai.
    Le parole dell'(ex?) mercenario furono accolte da Uzu Sanageyama con un sorriso compiaciuto, che lo portò alla successiva, fondamentale domanda:

    « bene. Considerando ciò, io ti chiedo... in che modo intendi proteggerla, rinchiuso qua dentro...? »
    Ovvio che era una domanda retorica. Ed anche di quelle bastarde, visto che la risposta fin troppo ovvia era che non poteva.
    E qui entrava in campo lui, con una proposta che sapeva tanto di patto col diavolo.
    « Posso tirarti fuori da qui, se mi aiuterai. Vedi: all'interno di Trident siamo divisi in quattro categorie, ognuna delle quali vanta peculiari caratteristiche. Ci sono i cani da guardia come Ira Gamagori, lo scudo, e ci sono i cani da caccia... la spada. »
    Lanciò la monetina in aria e la recuperò al volo, premendola nel palmo. Quando la lasciò cadere sul tavolo era accartocciata come se fosse stata di carta.
    « Io ed i miei sottoposti non abbiamo a disposizione la rete di informatori dei miei colleghi, né abbiamo amici ed alleati al di fuori di noi stessi. E qui entri in scena tu. Accetta di lavorare per Trident, ed io ti farò uscire da qui e ti darò la possibilità di proteggere la vita del tuo amato Alfiere. Assieme daremo la caccia alla terrorista chiamata Nui Harime, la troveremo e ci prenderemo la sua testa. A quel punto, sarai libero di fare quello che vuoi... »

     
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  12. _MajinZ_
     
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    Quel ragazzino aveva la lingua davvero lunga, oltre che incredibilmente affilata. Non vi erano risposte per quella domanda, fatta apposta per causare sofferenza nell'interlocutore.... un Rhaziel che aveva le mani legate e una palla di ferro ancorata alla caviglia. Gli mancava soltanto un bel completino con le strisce per completare l'opera e mostrare quella che era la realtà dei fatti. Voleva salvare Drusilia, ma in pratica non poteva farlo. E la cosa lo rendeva davvero affranto, ma non lo diede a vedere: non voleva dare a quei marmocchi una tale soddisfazione. Il Cacciatore rimase serio, stringendo ancora di più la presa sul braccio... che iniziava anche a fargli male.
    Il tutto sembrava comunque fine a se stesso, quei tre erano venuti solo per prenderlo per il culo, o ameno questo era il pensiero del mercenario finché il capo del trio non gli fece quella proposta. I rapporti tra le varie divisioni non erano di certo idilliaci, lo si capiva dalle parole usate, e se avevano bisogno di un aiuto esterno allora non si trattava di un affare da poco. Una cosa era certa: Rhaziel non poteva rifiutare quella proposta. Perché? Beh, se avesse rifiutato sarebbe rimasto chiuso la dentro e magari avrebbero fatto di tutto per condannarlo, privandolo di ogni possibilità di tornare dal suo Alfiere. Accettando invece aveva almeno un piccolo barlume di speranza, ma non poteva fidarsi completamente. Aveva bisogno di garanzie.

    E il trucco? Dove sta il trucco?

    Non poteva mostrarsi subito interessato, era un rischio che non voleva correre. In questa zona non conosceva nessuno, non poteva fidarsi di nessuno e non c'era nulla che gli assicurava che non sarebbe finito a fare da carne da macello. Ma aveva delle alternative? Purtroppo no. Anche se la vendetta era un piatto prelibato, una donna disponibile che ti chiamava verso il suo letto. Quella pazza... voleva ucciderla. Non poteva perdonarla per ciò che aveva fatto, qualcuno doveva fargliela pagare in qualche modo.

    Potrei anche aiutarti, ma voglio delle garanzie.

    Era pur sempre un mercenario.

    La prima: voglio che tu mi prometta che riuscirò a rivedere l'Alfiere. E in secondo luogo, pretendo che Nui Harime muoia... nessun processo, niente di niente. Solo lei e la mia pistola.

    Concluse infine, allentando la presa al braccio. Quelle richieste potevano sembrare stupide e ovvie, ma in un mondo come quello una promessa era sempre una promessa: infrangerla era un disonore per ogni uomo. In caso contrario... non aveva senso aiutarli, visto che sarebbe rimasto comunque rinchiuso la dentro, senza possibilità di fare praticamente nulla.



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    « Suvvia, non essere ingenuo... »
    Sanageyama si distese sulla sedia, agitando una mano fingendosi infastidito.
    « Qui da noi non ci sono tribunali. E comunque, Nui Harime è troppo pericolosa, un cane rabbioso da abbattere. E sarò io stesso a farlo, prima che si ripeta la carneficina di ieri. Beh, sempre che non arrivi prima tu, è chiaro. »
    Gli tese una mano, in tono amichevole:
    « Naturalmente non posso dirti quando, ma sono certo che una volta uscito da qui troveremo il modo di farti riabbracciare il tuo Alfiere, presto o tardi che sia. Quindi, detto questo, direi che abbiamo un accordo, giusto...? »
    Stava a Rhaziel decidere: stringere quella mano e buttarsi nell'ignoto, oppure rimanere in quella stanza a marcire fino alla fine della Messa dei Diluvi...

     
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  14. _MajinZ_
     
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    Rhaziel poteva ritenersi soddisfatto, le sue richieste infatti erano state pienamente accolte e quindi non aveva più motivo di dubitare... ora poteva prendere la sua decisione. Ormai la scelta era facile, ma si prese comunque del tempo per pensare, fissando il ragazzino dritto negli occhi. Era stato schietto e sincero, non aveva fatto nessun giro di parole, segno che in qualche modo aveva davvero bisogno dell'aiuto del Cacciatore e ciò poteva anche tornargli utile. Rhaziel sospirò, ormai era inutile continuare a ragionarci sopra, quindi liberò il braccio dalla presa della mano e si sporse in avanti, stringendo quella che il ragazzino gli porse.

    Abbiamo un accordo.

    Piuttosto che starsene rinchiuso la dentro, con le mani in mano, aveva deciso di buttarsi in una guerra non sua... soltanto per poter ritornare dal suo Alfiere, in un modo o nell'altro. E se per farlo doveva sacrificare la vita di una terrorista, allora era ben contento di farlo... al momento erano comunque cose superflue, l'importante era solo il risultato finale.

    Quando iniziamo?

    Il mercenario era impaziente, non vedeva l'ora di mettersi in moto, nonostante le varie ferite che continuavano a bruciargli su tutto il corpo. Ma anche il dolore passava in secondo piano, quando di mezzo c'era un obiettivo così importante.



    CITAZIONE
    Rhaziel

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    Quando iniziamo?
    Sanageyama si voltò verso l'ingresso e schioccò le dita. Tempo qualche istante, la porta si aprì.
    « Appena avrai indossato la tua uniforme e firmato il contratto. Prima, però, ti faccio dare una sistemata da quelli del club di supporto diretto alla prima linea, giusto per precauzione. Non saresti il primo soldato che vedo crollare al suolo perché ha sottovalutato le ferite subite. »

    Fatto ciò i tre abbandonarono la stanza, sostituiti da una piccola folla di liceali che fece irruzione a passo di marcia, disposti in precise file da tre individui a ranghi serrati. Con disciplina marziale disposero di fronte allo sfregiato una quantità di attrezzi sufficiente a rimettere in sesto un plotone di soldati reduci da tre mesi di combattimenti jungla, muniti di tavoli da campo, medicinali, bendaggi, attrezzature sanitarie e quant'altro necessario. Poi si avventarono in massa su Rhaziel e -con o contro la sua volontà- lo rimisero a nuovo dalla testa ai piedi, bendando con cura ogni singolo graffio o abrasione. Gli vennero anche forniti abiti puliti, che dovevano sostituire quelli con cui era giunto nel territorio dei Riders, che erano sporchi e maleodoranti perché trattenevano gli odori della pioggia sporca di Klemvor e quello del sangue rappreso. La nuova uniforme era una variante delle versioni a colletto alto portata da quelli dell'Unità Punitiva e da quella a giacca lunga di Sanageyama e dei suoi luogotenenti, ben più sobria e composta, anche se somigliava un po' a quella di un inserviente. Conservava, ovviamente, il solito colore interamente -impietosamente- bianco, con la piccola eccezione delle eleganti bordature scure e del piccolo simbolo posto all'altezza del cuore, raffigurante un tridente. Il simbolo della megastorm di Trident.
    A nulla valeva protestare. Quell'abito era parte integrante del patto: se non lo si indossa, non si è della squadra.

    « Ti presentiamo al nostro Leader. Una semplice formalità, una volta usciti dalla sede centrale di Trident ci metteremo subito in caccia. »
    Sanageyama fremeva. Dal sogghigno che esibiva si capiva benissimo che desiderava la lotta. Era quel tipo di persona: un combattente, uno che cerca la sfida. La pericolosità di Nui Harime e gli attentati per lui erano solo un pretesto, in realtà voleva semplicemente affrontarla in combattimento. Era convinto che Rhaziel, con la sua esperienza di cacciatore di taglie, fosse in grado di condurlo da lei, e stava solo allo sfregiato dimostrargli se si sbagliava o meno. Comunque il neo-formato quartetto imboccò quella che un tempo doveva essere la metropolitana, un complesso di gallerie sotterranee al di sotto dell'enorme stadio quartier generale degli Storm Riders dove spiccavano quelli che in passato dovevano essere vetrine e negozi, un luogo collegato alla stazione da cui erano approdati il giorno prima Rhaziel, Jester, Junichi, Augustus e Drusilia Galanodel. Ci volle un po', ma infine risalirono ad un'uscita munita di scale mobili, e dopo meno di un centinaio di metri all'aperto sotto la pioggia battente, entrarono in un vasto edificio in vetro dall'aspetto ben tenuto, in stridente contrasto con il generale stato di abbandono dei palazzi di Klemvor. All'interno c'erano guardie in uniforme bianca ad ogni porta, che però immediatamente si ponevano sull'attenti al passaggio di Sanageyama e dei suoi luogotenenti. Un ascensore, poi dritti verso l'ultimo piano, il più alto. Oltre il vetro del lussuoso elevatore, tutta Klemvor sottoposta ai monsoni, che vi scaricavano sopra metri e metri di pioggia. Un lungo corridoio su cui spiccavano ritratti di giovani di foggia recentissima, probabilmente tutti Storm Riders a giudicare dalle insegne di Trident sulle uniformi, infine un gigantesco ingresso protetto da due guardie.
    La porta automatica si aprì, ma l'interno non era un ufficio come si poteva facilmente immaginare a giudicare da quanto visto finora. L'interno era in penombra, c'erano librerie sui lati e poi un sistema di piattaforme sulla cui sommità vi erano dozzine di enormi schermi su cui erano visibili le strade della città, e perfino le zone popolate dalle Tribù della Tempesta, brulicanti di ragazzini indaffarati troppo intenti a divertirsi per curarsi del fatto di essere sotto lo sguardo attento di sconosciuti. Vi erano inoltre quattro distinti divanetti dai colori brillanti, tre dei quali occupati, ed una singola sedia a poltroncina dall'aspetto sobrio, anch'essa occupata. Rhaziel conosceva il giovane che sedeva sul seggio in giallo: era Ira Gamagori, il titanico responsabile capo delle Unità Punitive, il quale appena lo vide strinse i pugni e serrò i denti pronto a manifestare il suo disappunto. Un seggio blu, in disparte, era occupato da un ragazzino sui quindici anni dall'aria seccata; un altro seggio ancora era in rosa ed era occupato da una ragazzina dal faccino furbetto ed i cui capelli riprendevano lo stesso assurdo colore della poltroncina. Ma tutti loro apparivano piccoli e distanti, se paragonati alla figura slanciata che occupava il piccolo trono di fronte ai megaschermi. Era una giovane donna, ma trasudava un'aura di autorità che aveva del disumano. Capelli scuri, espressione severa e modi pacati, una sobria uniforme scolastica bianca e una piccola tazzina di thé fumante fra le dita. Sanageyama al suo cospetto fece un inchino rispettoso, mentre i suoi luogotenenti lo imitavano.

    « Sanageyama! »
    Tuonò Gamagori.
    « Come hai osato scavalcarmi in questo modo?? Hai sottratto un individuo potenzialmente molto pericoloso dalla mia tutela!!! »

    « Lady Satsuki... »
    Disse Sanageyama, ignorando Gamagori e rivolgendosi direttamente alla donna,
    « chiedo il permesso di dare la caccia alla terrorista che ha attentato alla vita dell'Alfiere, osando insultare perfino il nome di Trident. »

    « Questa sono curiosa di sentirla... »
    Disse la ragazzina in rosa, con una vocetta che era probabilmente il tono di voce più altezzoso, irriverente e fastidioso che Rhaziel avesse mai avuto il dubbio piacere di udire, probabilmente anche più irritante di quello di Nui stessa.
    « In che modo ci avrebbe insultato, se ha cercato di uccidere un Alfiere...? Quelli che ci hanno rimesso la faccia, piuttosto, sono i cagnolini della Rondine Migratoria, che si sono fatti sfuggire il loro ospite da sotto il naso... »

    « Uccidendo l'Alfiere, gli Abusivi ci avrebbero dichiarato guerra, e questo avrebbe dato alle autorità del Pentauron un buon motivo per considerarci dei terroristi a nostra volta e darci la caccia. Una simile disgrazia colpirebbe non solo Genesis, ma tutte le Tribù della Tempesta... »

    « Che bel ragionamento. »
    Intervenne l'altro giovane, che fino a quel momento si era tenuto in disparte.
    « E chi avrebbe fornito ad un sempliciotto come Uzu Sanageyama cotante supposizioni in modo da avere il pretesto per la sua crociata personale...? »

    « Basta così. »
    Infine a parlare fu la vicecomandante di Trident, e subito le schermaglie ebbero termine.
    « Sanageyama. Se desideri la caccia, così sia. Hai tempo per tutta la durata della Messa dei Diluvi, dopodiché hai l'ordine di tornare al quartier generale a riferire. E l'onore dei club sportivi verrà meno, se per allora non avrai ottenuto risultati. »

    « Non avrete di che lamentarvi! »
    Disse subito lui, provvedendo infine ad introdurre Rhaziel.
    « Quest'uomo faceva parte dell'enturage dell'Alfiere. Desidera vendetta per la sua padrona, ed io desidero il suo aiuto. Vorrei che fosse ammesso fra i ranghi di Trident per la durata della missione. »

    « Bene. »
    La donna annuì e Sanageyama si fece da parte, facendo posto a Rhaziel. Ora era il turno dello sfregiato di salire sul palcoscenico.
    « Desidero conoscere il tuo nome. »
    Recuperò un foglio da un cassetto, e iniziò a scrivervi sopra mentre si rivolgeva a Rhaziel.

    « Lady Satsuki, io protesto! Quest'uomo è feccia, provocherà più guai che altro! »
    La donna sembrò ignorare le parole di Gamagori, tuttavia si rivolse esclusivamente al mercenario, che adesso aveva la possibilità di difendersi dalle accuse del colosso che lo aveva imprigionato.
    « Il capo delle unità disciplinari ti accusa di aver provocato disordini in passato. Dimmi, quali sono le tue referenze, ed in che modo ti sei meritato tanto astio da parte sua...? »

     
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22 replies since 11/10/2015, 22:47   297 views
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