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[Denver - Shalysanne]

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    Sede della Seele Corporation, Terzo Girone: Distaccamenti Industriali.
    Presidio Errante, Endlos.

    È passato un po' di tempo dall'incontro con il professor Simion. Non aveva ottenuto nessuna caramella -anzi, una sì- né ricordini per l'occasione, ma il blocchetto ricolmo di appunti è stato più che sufficiente per compensare. Inoltre, non se la sente ancora di improvvisarsi esploratore all'avanscoperta al soldo di un mondo che gli è altrettanto ignoto.
    Anziché tornare ad Est, dove è approdato, ha deciso di rimanere sull'isola del cielo e cominciare a guardarsi intorno da lì. Quello Errante è il più piccolo dei sei presidi, è molto urbanizzato e, soprattutto, si tratta di un'isola che vola. Diavolo, ha perfino lo stesso nome di quella menzionata nei Viaggi di Gulliver, solo che questa ha davvero un'organizzazione a volte degna di una nazione europea.
    Con calma, sente che si abituerà anche a tutte quelle creature non-umane che la popolano in numeri non indifferenti. Per alcuni, basta ignorarne alcuni tratti somatici come le orecchie o altro, ma altri come il cane o il gigante con il corno della prima fila gli richiederanno uno sforzo assai maggiore.
    Ha scattato foto a destra e a manca, per quando dovrà provare, al ritorno, che quello che sta annotando ora sul suo diario è tutto dannatamente vero. È in questi momenti che gli viene da sorridere con sprezzo, pensando a quelle avventure fittizie ambientate nell'Africa Nera, in India o in altri remoti angoli del lontano oriente o dell'Arabia. Spesso, romanzucoli a puntate privi di valore.
    Adesso ha affittato una stanza a poco prezzo giù in Città Bassa, e si mantiene svolgendo qualche lavoretto saltuario qui e là. Manovalanza, il più delle volte, ma ci sono state occasioni in cui gli è capitato di dover stare dietro il bancone di un negozio e interagire direttamente con la gente locale.
    Da un lato, la sua scrivania gli manca un po', dall'altro si sta ritrovando a riconoscere che si sta trattando di un'esperienza rinfrescante, sotto certi aspetti. Gli addestramenti obbligatori per i civili, inoltre, hanno contribuito a ridargli la forma fisica di quando aveva poco meno di trent'anni o quasi.
    Addirittura, ha imparato a padroneggiare la propria energia per fare cose che, prima di partire, non si sarebbe mai neppure sognato di concepire. Come spiegazione, qualcuno ha ipotizzato che potrebbe trattarsi dell'influenza del semi-piano sul suo essere.
    Qualunque cosa sia, la sta apprezzando parecchio.
    Si trova davanti all'ingresso della Seele Corporation in grezzi abiti da lavoro e con la cassetta degli attrezzi in mano. È stato incaricato di aggiustare una qualche apparecchiatura -grazie a Dio ha avuto il tempo di aggiornarsi, dopo aver constatato le vaste differenze tecnologiche fra la Terra ed Endlos-, e spera solo di essere all'altezza dell'incarico e di non vedersi la propria anima strappata via per qualsivoglia motivo.
    Ha sentito diverse chiacchiere su questa azienda, talvolta contrastanti fra loro, ma le più attendibili la dipingono come un business nel bene o nel male serio, nonostante la natura delle "merci" in cui trafficano. Ha però anche sentito del processo a carico del loro presidente, Lazarus Lee, svoltosi anche molto di recente.
    Denver si trova lì puramente per motivi di lavoro, e pertanto vuole ritenere che non valga la pena pensarci su troppo.
    Suona il campanello della Seele, e si annuncia.
    « Denver Brockmann, sono qui per quel compito. » fa una pausa, e realizza di essere stato un po' vago. « L'elettricista. »

     
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    Shalysanne

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    Ancora non me ne ero andata dalla sede di Laputa verso il Presidio Sud o Nord, chiamata a svolgere un compito in particolare o per semplice interesse a cambiare aria. Ormai era chiaro: non ero il genere di persona a cui piaceva stare troppo fermi, se non per obbligo.
    Recentemente contribuii a concludere con successo un contratto, prelevai l'anima e siccome nell'immediato non mi venne la voglia di registrare la cosa, rimandai di pochi giorni. Scadenza che capitò esattamente oggi, infatti mi trovavo seduta alla scrivania del mio ufficio a compilare scartoffie senza troppa fretta. Tutto tranquillo, finché non sentii una voce.
    " Signorina Shalysanne? "
    Si trattava di una nostra Succubus, quella addetta alla reception, e la sua domanda andò ad interrompermi il filo dei pensieri, siccome si trattava di una conversazione telepatica.
    " Sì? Cosa c'é? "
    " C'è qualcuno alle porte, dice di essere l'elettricista. "
    Corrugai le sopracciglia e mi apparì sul viso un'espressione perplessa, fermando definitivamente la mancina che stava scrivendo su un foglio. Rimasi a fissare intensamente il muro davanti a me, cercando di ricordare se davvero l'avevamo chiamato e il relativo motivo.
    Schioccai la lingua contro il palato, quando la memoria mi venne incontro.
    " Oh, sì, aprigli. Arrivo a momenti. "

    Il banco della reception non era molto lontano dal mio ufficio e l'atmosfera era sufficientemente calma, quindi sentii abbastanza chiaramente la Succubus far scattare la serratura a sbloccare la porta. Nel frattempo finii di scrivere.
    « Benvenuto, una dei responsabili arriverà subito. »
    Disse quella con voce melliflua e potevo scommetterci sugli ammiccamenti che seguirono, conoscendo la sua razza. Come se il suo vestiario succinto e favorevole a stimolare la fantasia non fosse sufficiente, nonostante la vaga formalità della camicia e minigonna.
    Non ero molto diversa, ma come atteggiamento non suggerivo altrettanta disponibilità.
    Per una volta avevo messo la divisa della Seele: camicia bianca e sbottonata sul petto, gonna al ginocchio nera con profondo spacco al lato e giacchetto abinato. Attorno al collo avevo un semplice nastrino giallo di velluto, segno identificativo della branca a cui appartenevo. Per il resto indossavo gli immancabili guanti lunghi e stivali alti, entrambi in cuoio candido.
    « Salve, sono Shalysanne. Ho chiamato io e le faccio vedere il problema, mi segua. »
    Esordii quando arrivai davanti all'uomo e non smisi di camminare, facendogli un gesto con la mano ad invitarlo nel seguirmi verso un'altra parte della struttura. Tra un passo e l'altro mi venne il dubbio di aver già visto la faccia dell'uomo, però ci avrei riflettuto meglio dopo.

    Aprii una porta e dietro di essa c'era una scala in discesa, quindi lanciai una fugace occhiata alle spalle a controllare che l'elettricista non fosse rimasto indietro. Finiti i gradini ci trovammo davanti un'altra porta, la aprii e aspettai che lui passasse prima di richiuderla. Nel frattempo, sfruttando l'altra mano libera, accesi le luci ad illuminare la stanza.

    SYS3zjY


    Divanetti lungo le pareti, lo spazio centrale ampio e caratterizzato da un motivo con le piastrelle a formare un'enorme croce bianca e tutt'attorno era un tripudio di nero e rosso. Il Supernatural era il locale notturno gestito dalla Seele Corp. e mandato avanti da Succubus e altre creature sotto la sua direzione. Nelle ore di servizio faceva tutto un altro effetto con le luci suffuse, rispetto alla situazione attuale con l'illuminazione a livelli normali.
    « Il problemino è alla stazione del dj: le luci non si accendono come dovrebbero. »
    Mi avvicinai allo stesso e premetti il pulsante necessario a far funzionare la postazione. Spie rosse e verdi si accesero sul quadro comandi, nel frattempo rimasi col dito sospeso a mezz'aria nel cercare di ricordare il pulsante colpevole. Una volta trovato, premetti pure quello.
    « Vedi? Dovrebbero accendersi dei faretti rossi sulla pista e invece nulla. »
    Conclusi, spostandomi da lì a lasciargli tutto lo spazio necessario per mettersi al lavoro.
    Mi posizionai al lato opposto, poggiandomi con i gomiti e inclinandoci sopra il busto, curiosa di vedere l'uomo all'opera e al tempo stesso non stancarmi, rimanendo semplicemente in piedi.


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    Percorre la breve distanza tra l'ingresso e l'ufficio, ed è già a partire dall'accoglienza che riceve che la sua curiosità verso quell'azienda non può che crescere. Nel suo giornale, lui non avrebbe mai permesso ad una sua impiegata di conciarsi come l'ultima delle puttane. Ciononostante, lo sguardo scivola inevitabilmente sulle curve di quella donna. È giovane, è bella, e ha un sacco di pelle scoperta. In questo istante vorrebbe godersi le reazioni indignate di chi, in quel che d'America, grida allo scandalo quando vede donne i cui abiti non arrivano a coprire le ginocchia. Le ginocchia, perdiana, come se qui fossero la parte più urgente da celare.
    È quando nota le corna che comincia ad avvertire un vero e proprio senso di disagio; qualcosa che va al di là dei semplici costumi. Per un attimo, ha sperato che fossero solo decorazioni "a tema" con l'azienda, ma ben presto comincia a considerare la concreta possibilità che si tratti davvero di una qualche demonessa. Una Succubus, forse. Quelle corna non gli sembrano nemmeno lontanamente finte.
    Mantiene comunque il caloroso sorriso di sempre -non senza un po' di sforzo-, e cerca di lasciarsi scivolare addosso gli atteggiamenti provocanti con i quali gli si rivolge.
    « Certamente. » risponde.
    Poco dopo, viene avvicinato da un'altra donna. Niente corna, ma dalla pelle scura e dai capelli blu; e a quelli è oramai quasi del tutto abituato: non è la prima, né l'ultima persona che vede dai capelli di colori più o meno bizzarri. L'abbigliamento, in compenso, è altrettanto rivelante, sebbene gli atteggiamenti siano già più formali.
    Anche qui, gli occhino per qualche momento sull'aggraziata figura di lei. Dopo tanto ben di Dio, è lieto di non trovarsi lì a quindici o vent'anni anni di meno. Oppure lo sta rimpiangendo; una parte di sé è piuttosto indecisa in merito.
    Curiosamente, sente di conoscerla, o in ogni caso di averla vista in giro da qualche parte. Ci pensa su, e infine giunge alla conclusione che deve averla incontrata a quella famosa lezione. Lei, e una nutrita pletora di individui assai bizzarri.
    « Salve, sono Shalysanne. Ho chiamato io e le faccio vedere il problema, mi segua. »
    Come volevasi dimostrare, il nome gli è abbastanza familiare.
    « Buongiorno a lei. Denver Brockmann, piacere. »
    Non è sicuro che le presentazioni siano davvero necessarie, almeno da parte sua, dato e considerato che per oggi sarà un semplice manovale di passaggio. Tuttavia, la forza dell'abitudine è difficile da combattere.
    Si accoda a Shalysanne e si fa guidare fino al luogo dell'incidente. Un corridoio e una rampa di scale dopo, attraversa la porta che gli viene aperta e, una volta accese le luci, si concede del tempo per ammirare gli interni dell'enorme stanza in cui è stato portato. Nella sua mente, azzarda l'ipotesi che si possa trattare di una sorta di locale o di salone da ballo.
    « Il problemino è alla stazione del dj: le luci non si accendono come dovrebbero. »
    « Qualunque cosa sia un dj. » commenta gioviale, osservando poi con curiosità quella diavoleria -non si è aggiornato abbastanza-, per poi aggiungere: « Ma a faretti e rispettivi interruttori ci arrivo tranquillamente. »
    Altrimenti, non sarebbe neppure qui. Nemmeno sarebbe stato assunto per un simile lavoro, se è per questo.
    Dopo essersi fatto confermare l'ubicazione dei suddetti faretti, comincia ad operare su di essi.
    « Mi tolga una curiosità: non l'ho già vista per caso al Magisterium, una volta? »



    CITAZIONE
    Passive, col permesso dell'altra player: Anti-Malia, Auspex Bugie, Auspex Pericoli.


    Edited by Kuma. - 25/11/2015, 22:10
     
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    « E' colui che gestisce e sceglie la musica da far sentire ai clienti del locale. »
    Fu la mia pronta risposta in merito, così da togliere all'uomo quel dubbio e esordii sempre con intonazione di voce rilassata, senza voler fare la saccente di turno. Sapevo come ci si sentiva davanti a diavolerie fuori dal proprio tempo di origine, quindi per puro spirito informativo.
    Il punto del discorso non era quello, ma ben altro.
    Secondo Denver ci eravamo almeno intravisti già una prima volta al Magisterium.

    Non cambiai posizione, restandomene quasi appesa col busto in un angolo libero da tasti e similli della postazione da dj. Intanto che l'uomo armeggiava con i fari, mi limitai ad osservarlo con più attenzione e cercai di associare il suo viso ad un evento passato.
    Era vero: nei tempi recenti andai al Magisterium per assistere ad una lezione e con me c'erano molte altre persone, tutti dalle fisionomie più disparate tra umanoidi e animali. Sbattei le palpebre più volte, continuando a contemplarlo e incurante di metterlo a disagio per l'intensità - o meglio la vena di non-so-che di selvaggio, poco umano - normalmente trasmessa dai miei occhi. Non volevo mangiarlo, sezionarlo né provocarlo, davvero.
    Comunque, solitamente un uomo di gradevole aspetto come lo era Denver me lo ricordavo più facilmente, invece che lasciarne il viso a galleggiare nella massa di soggetti catalogati con criterio più impersonale e indifferente. Sollevai un angolo della bocca a rendere il sorrisetto un poco storto, quando mi venne in mente qualcosa.

    « Aveva un completo nero e un cappello? »
    Domandai, visualizzando meglio l'immagine rimasta impressa da allora.
    Per quanto riguardava i capelli neri e tirati all'indietro la descrizione corrispondeva, quindi la mia fu più una domanda retorica che per avere una vera conferma da parte sua.
    « Comunque sì, probabile che mi abbia vista in quell'occasione. E se vuole possiamo anche lasciar perdere i formalismi inutili. Dammi pure del tu, mica mi offendo. »
    Conclusi con voce vellutata, agitando la mancina a mezz'aria come a scacciare qualcosa.
    E non sapevo bene se continuare a parlare, più che altro per non distrarlo troppo dal suo lavoro e quindi lasciai a lui la possibilità di proseguire o meno. Per me non faceva differenza pure aspettare che finisse.


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    « E' colui che gestisce e sceglie la musica da far sentire ai clienti del locale. »
    Si sofferma un paio di secondi su quel marchingegno, senza commentare in alcun modo. Gli sembra un oggetto troppo elaborato perché la sua funzione sia limitata solo a scegliere un pezzo, ma nemmeno ha compreso cosa abbia voluto intendere la donna con "gestire". Su questo, però, si sarebbe informato più avanti.
    Il problema del giorno altro non è che un cavetto che si è rotto molto probabilmente a causa del calore emanato dallo stesso faretto, con il quale ora non riesce a far più contatto come dovrebbe. Tutta ordinaria amministrazione, nel bene o nel male, non avrebbe impiegato molto a finire.
    Mentre opera, sente lo sguardo di Shalysanne su di sé, insistente, come se stesse facendo o avesse appena fatto qualcosa di inusuale, oppure abbia addosso qualcosa di strano. Si sente praticamente costretto a fermarsi un secondo e ricambiare con un'occhiata interrogativa.
    « Già. » risponde, sorridendo di rimando, ma in modo più "convenzionale". « Non scordo facilmente un volto, non uno come il tuo, almeno. »
    È sincero: lei è una bella donna, ma anche una le cui fattezze non ha visto più di tanto in giro nemmeno su Laputa. Per non parlare del fatto che fosse intervenuta parecchie volte, durante quella lezione, e Denver aveva ascoltato chiunque con attenzione, o quasi. Quasi, perché c'era stata anche gente rivelata essersi indegna di qualsivoglia cura; una sola persona o due, in realtà.
    « Cosa ti ha interessato tanto di un nuovo mondo? »



    Edited by Kuma. - 10/1/2016, 19:07
     
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    Dunque si trattava proprio di quell'uomo in abiti formali.
    Allargai di poco il sorrisetto che portavo sulle labbra, provando un pizzico di soddisfazione nell'aver indovinato e per il fatto che lui stesso si ricordasse di me. A quella lezione si presentarono non poche persone e in alcuni casi non si poteva nemmeno parlare di umanoidi.
    Restai sempre lì al posto conquistato sulla stazione da dj, limitandomi nei gesti a spostare la mancina a catturare una ciocca di capelli e così giocarci distrattamente tra una parola e l'altra.
    Alla domanda sollevai lo sguardo in alto, scrutando vacua il soffitto nel riflettere.

    « Per il semplice fatto di essere un mondo nuovo. »
    Esordii alla fine della breve pausa, tornando a guardarlo.
    « Ho un'indole perecchio curiosa e affamata di conoscenza, allora non so tirarmi indietro quando si tratta di scoprire posti nuovi. Ma alla fine quella lezione è stata utile pure per capire qualcosa in più su Endlos, togliermi delle domande e scoprire nuove cose. »
    Ad esempio fu una rivelazione sapere che maggiore era il collegamento tra una dimensione esterna con Endlos, questa relazione si rifletteva sull'intensità con cui la stella corrispondente brillava nel buio della notte. Inizialmente pensai ad una semplice vicinanza fisica.
    « E tu cosa hai trovato interessante? »
    Dissi a rigirargli la domanda e diedi una leggera spinta di reni e tornai eretta. Dopodiché mi spostai a passi calmi e misurati in direzione del piano bar. Andai dietro al bancone e mi servii da sola, come se niente fosse. Mi versai in un bicchiere squadrato un poco di bevanda, dopo aver scelto una bottiglia a caso tra quelle multicolorate disposte contro la parete alle spalle.
    « Vuoi qualcosa anche tu? Non ci sono solo alcolici. »
    Dunque attesi la sua risposta, mentre rimettevo al suo posto la bottiglia.


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    È oramai a buon punto con i lavori: in questo momento, sta verificando di essere intervenuto adeguatamente sui cavi e sui termo-restringenti, prima dell'ultimo passaggio e dei test finali. La parte delicata è la saldatura dei fili di rame, che viene subito dopo, ma una volta compiuta potrà dire di aver quasi completato l'opera.
    Abituato alle persone e al rumore, la presenza di Shalysanne non lo deconcentra affatto. Al contrario, non riesce a ricordare l'ultima volta che ha lavorato davvero nel silenzio. Probabilmente, farlo ora gli procurerebbe più dell'ansia che dell'altro.
    Soddisfatto dal risultato del suo tagliuzzare, mette mano al saldatore e ad un filo di stagno, e ritorna in azione. Intanto, ascolta con interesse le parole della cliente, pur mantenendo la maggior parte della propria attenzione verso ciò che sta facendo.
    Scopre che i motivi che l'hanno portata in quell'aula non sono stati molto diversi dai suoi, ma questo lo sorprende solo in parte. In retrospettiva, non riesce a trovare un motivo diverso dalla curiosità per il quale qualcuno debba decidere di partecipare ad una tale lezione.
    Un'esperienza illuminante; peccato solo che gli mancassero -e gli manchino tutt'ora- molte delle conoscenze pregresse necessarie a comprenderla fino in fondo. Senza contare che ancora non riesce a nutrire interesse verso un nuovo mondo, non quando Endlos stesso gli è tutt'ora piuttosto alieno.
    « Più o meno le stesse cose. Visto che sono qui da poco, ho pensato che avrei potuto capire qualcosa di questo posto, oltre a quello in cui stanno organizzando spedizioni in questi periodi. » risponde, mentre ha quasi finito con la saldatura. Poco dopo, il lavoro è finalmente concluso, e Denver lascia che lo stagno si solidifichi attorno ai fili. È una questione di pochi secondi.
    Nel frattempo, osserva Shalysanne dirigersi verso il bancone del bar. Non ha idea di cosa si sia versata, ma questo non lo ritiene importante. Invece, è stupito non poco dal vedere qualcuno, specialmente una donna, bere di giorno con tanta nonchalance. Sul lavoro, poi.
    « Non bevo mai al lavoro. » replica subito. « Qualcosa di analcolico andrà benissimo, grazie. Anche l'acqua. »
    È una semplice questione di professionalità.

     
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    Seguii con la coda dell'occhio l'altro terminare il lavoro, anche se si tradusse in: vederlo ancora fermo sul faretto, almeno finché non si allontanò e venne nella mia direzione.
    « Uh, quanto poco? »
    Domandai sempre curiosa, quando smise di parlare di sè.
    E come gli avevo anticipato, prima di bere gli preparai qualcosa.
    Passai lo sguardo tra tutte le bottiglie lì esposte, cercando di ricordare quali tra queste contenessero alcolici e non. Nessuno che lasciasse un foglio con le indicazioni? No? Provai a guardare un momento dietro al bancone, ma non c'era nulla.
    Notai invece due sportellini e ci guardai dentro, trovando il frigorifero e i cubetti di ghiaccio.
    Alla fine tirai fuoi una bottiglia d'acqua, presi un altro bicchiere, uguale come forma a quello utilizzato da me, e lo riempii più o meno a metà. Nel caso Denver ne avesse voluta ancora, lasciai fuori il recipiente di vetro. Gli passai il bicchiere con la mano destra, mentre la mancina la usai per avvicinare il mio alle labbra e buttare giù il primo sorso.

    Rimasi qualche altro attimo in silenzio, lasciando eventualmente a Denver altro tempo per proseguire e rispondere alla seconda domanda che gli rivolsi. Altrimenti in quei momenti mi sarei concentrata a cercar di capire cosa stavo bevendo, siccome tirai alla cieca.
    « Se hai finito di mettere le mani su quel faretto, poi dimmi per il pagamento: se ce la vediamo noi due o mando tutto al negozio. »
    Mi strinsi leggermente nelle spalle, mostrandomi indifferente alle alternative.


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    « Prova pure a vedere se funziona. »
    Qualora Shalysanne decida di seguire l'indicazione, vedrà il faretto illuminarsi alla perfezione; praticamente come nuovo. Lo testerebbe egli stesso, se solo avesse una vaga idea di quale pulsante attivi quale funzione.
    « Circa un mese e mezzo, forse meno. Un mese ad Est, circa due settimane qui. »
    Mentre lavoricchiava per guadagnarsi da vivere, ha avuto giusto il tempo di perfezionare la lingua, la quale aveva cominciato a studiare solo poco prima, sulla Terra.
    La raggiunge infine al bancone dopo che questa ha preparato l'acqua promessagli. Afferra il bicchiere e ne manda giù poco meno della metà del contenuto con una sorsata.
    « Tu, invece, sei nata qui? »
    Le lascia tutto il tempo necessario per rispondergli ed aggiungere quello che ritenesse necessario, prima di aggiungere:
    « Ho finito, comunque, sì. Per il pagamento, posso fare la fattura anche subito. Sono.... »
    Al posto del solito taccuino, estrae un blocchetto di, appunto, fatture. Ci scribacchia sopra qualcosa, e ne stacca un foglio che consegna quindi alla levantina dai capelli viola o quello che è.
    « ...Quarantatré fiorini. »

     
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    Verificai il ritorno al corretto funzionamento del faro colorato, pigiando poche volte il relativo tasto per farlo accendere e spegnere. Il suo lavoro Denver lo aveva fatto, inoltre non c'erano altri compiti da affidargli. L'unico malfunzionamento era quello, sperando che entro sera non se ne presentassero altri all'improvviso.
    In quel caso: pazienza, non avevo la sfera di cristallo per prevederlo.

    Passando alle quattro chiacchiere scambiate, scossi la testa alla domanda sulla mia nascita.
    « Non sono nativa di Endlos, ma una Naufraga come te. »
    Appoggia il bicchiere contro il bancone, scivolando istintivamente con lo sguardo a lato. Cercai di riordinare la serie di eventi a ritroso, calcolando approssimativamente quanto tempo fosse passato dall'arrivo in questi luoghi. Ci impiegai un po', appunto perché già da anni ed anni persi l'abitudine di considerare lo scorrere dei giorni, se non per fatti importanti.
    « Dovrebbe essere stato un anno fa, quasi due. Il primo posto che vidi fu Laputa. »
    Tra l'altro non doveva essere molto lontano da qui, a meno che mi sbagliassi.
    Ma alla fine mi importava relativamente, non ero un animo che si attaccava a cose del genere.
    « Da allora... ho viaggiato più o meno ovunque: prima ad Est, dinuovo il Presidio Errante, sono scesa per un po' a Sud e non molto tempo fa ero nel freddo Nord. »
    Mi strinsi nelle spalle, noncurante.
    « Ammetto che mi piace viaggiare, sì. »
    Commentai infine, come a voler chiudere il discorso.

    Infatti arrivammo alla conclusione della visita per Denver.
    Lui compilò la fattura e siccome non avevo portato la cassa giù con me, lo invitai a tornare al piano superiore, precisamente alla reception. Passai il foglietto alla succube-segretaria, affinché la archiviasse dove sapeva lei e allungai all'uomo i quarantatré fiorini.
    Un ultimo saluto e lo seguii con lo sguardo andare fuori dalla porta, prima di voltarmi.
    Avevo in sospeso quello che stavo facendo, ovvero registrare opportunamente e con non poca noia i miei ultimi accordi. Sbuffando piano, mi riaccomodai alla scrivania e penna alla mano, ripresi a scrivere il rapporto lasciato a metà.


    » Status.

    Energia: 100%

    × Un desiderio al giusto prezzo.
    |Passiva di caratterizzazione gdr - Esaudire desideri|

    × Tra il visibile e l'invisibile.
    |Effetto: Invisibilità [], Immortalità, Auspex e Anti-auspex spirituale|

    × Volontà d'acciaio.
    |Effetto: Protezione dalle malie|


    . ♦ Code © Alyah.
    Vietata la copia, anche parziale

     
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