Il cimitero dei Golem

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    Il cimitero dei Golem



    Una leggenda in cui si narra di una gemma nella quale sia rinchiusa l’anima del più potente e bramato elemento che fosse mai esistito in natura. Il fuoco.
    In vecchi racconti si dice che da prima della creazione di Merovish, questa terra desolata era ospite del "cimitero dei Golem" dove ormai morenti venivano nelle grotte di questo luogo a riposare per l’eternità, e che alla loro morte, lasciavano questa rara gemma in cui era rinchiusa la loro anima fondendosi con la polvere e la sabbia di quelle terre, lasciandosi trasportare dal vento e continuare a vagare per quelle terre per l’eternità. Quella gemma, è ancora bramata da molti esploratori e cercatori di tesori, ma si dice che nessuno sia mai riuscito a trovare l’esatta ubicazione di questa sacra grotta, chi fu riuscito mai a trovarla e abbia deciso di addentrarsi al suo interno per recuperare il grande tesoro, si dice che non abbia mai fatto ritorno per poter raccontare la sua storia.
    La nuova missione affidata ha Umbrella fu proprio quella di recarsi sul posto e scoprire dove si trovasse la grotta del “cimitero dei Golem” per poi recuperare la gemma e portarla al quartier generale (sempre se questa gemma esista d’avvero).
    La fievole luce dell’Alba all’orizzonte iniziò delicatamente a illuminare il cammino del giovane ragazzo in quelle terre desolate che sembravano infinite e spoglie all’occhio. Se a Umbrella, un giorno gli avrebbero chiesto di dover descrivere il nulla, gli avrebbe raccontato di quelle terre, prive di suoni, odori e colori dove le uniche cose che sembravano spezzare quella monotonia erano le grandi conformazioni rocciose e il vento, che tratti sferzava alzando folate di polvere e sabbia.
    E tutto ciò non era altro che una noia mortale.
    Mentre camminava, estrasse di nuovo dalla tasca interna del giubbotto in pelle la lettera inviatogli dall’organizzazione, per dargli una rapida occhiata, in modo da focalizzare ciò qual era il suo obbiettivo, visto che gli sembrava alquanto assurdo è privo di possibilità di riuscita:
    - Trovare il luogo chiamato “Il cimitero dei Golem” – recuperare più informazioni possibili – recuperare la gemma contenente l’anima del Golem –
    In poche parole doveva trovare una caverna che nessuno conosca la sua esatta ubicazione, affrontare chi sa quali pericoli per recuperare una stupida pietra e il tutto nella speranza che una altrettanto stupida leggenda possa risultare vera?!
    Tutto ciò non fece altro che irritarlo, era stato mandato su Endlos per fondare una divisione, non per recuperare, verificare la possibile esistenza e veridicità di leggende senza un minimo di cosa sensata e fattibile. Ma dopotutto, gli ordini sono ordini.
    Giubbotto in pelle aperto e lasciato sventolare al vento, foulard legato al collo in modo datale da proteggersi dalle possibili ventate piene di sabbia di quel luogo, grossi scarponi e l’ombrello sulla schiena, non gli serviva altro, aveva tutto ciò che gli serviva. Ora mancava solo da trovare quella maledetta caverna.
    Nulla intorno a lui sembrava suggerirgli la possibile posizione della caverna, tutto ciò che vedeva era grosse semi-montagne e la desolazione più totale, se non per eccetto di un piccolo Albero rinsecchito e spoglio poco distante da lui, ma ciò che lo colpi non fu tanto l’albero, ma il curioso tipo accanto ad esso.
    Qualcuno come lui forse disperso o in cerca di fortuna?
    La curiosità ebbe la meglio e decise di avvicinarsi e casomai chiedere qualche informazione riguardo la leggenda.
    Avvicinatosi, colui che dalla distanza sembrò essere un semplice viandante si rivelò essere uno stranoo… “uccello”? ... o almeno era ciò che sembrava dal viso. La cosa comunque non lo provò minimamente, aveva visto anche di molto peggio e creature molto più strane, in ogni caso, non interessa a lui chi fosse, gli bastava sperare che avesse qualche informazione da dargli su ciò che cercava; e finalmente la fortuna sembrava rivelarsi dalla sua parte:

    <<conosce la leggenda riguardo al cimitero dei giganti? Starei cercando…. “Informazioni” riguardo tale leggenda e il suo tesoro.>>

    Dalle parole si poté tranquillamente capire le sue intenzioni. Cercava il tesoro. Per quanto potesse cercare di velare la cosa.

    stato fisico: Ottimo
    stato mentale: Annoiato, tranquillo

    tecniche:
    // //


    Edited by mugna97 - 25/12/2015, 22:47
     
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    Dopo la faccenda dei cunicoli, skekDor si era ripromesso solennemente che, se mai fosse ritornato nelle profondità di Merovish, l'avrebbe fatto solo dopo aver maturato una profonda conoscenza del luogo e delle insidie che si nascondevano in esso.
    Per altro, anche senza considerare i pericoli che suo malgrado s'era trovato a dover affrontare, ciò che più aveva messo a dura prova la sua tempra era stata la totale assenza di luce. Non appena fuori, il mezzo-Mistico aveva rapidamente rigurgitato il Frammento del Cristallo e, nonostante fosse ormai giorno inoltrato, s'era prodigato nel rito del mattino. Non appena l'energia prese a fluire in lui, rinvigorendone le stanche membra, lo Skeksis riprese lo smalto che gli serviva per ritornare in uno stato di quiete. Che, nel suo caso, significava ricacciare con forza la metà buona nei più reconditi lidi della sua mente.
    Ad ogni modo, erano passati un paio di giorni da quel momento.

    Una mattina, completato il rituale che gli avrebbe assicurato di sopravvivere ancora un giorno, skekDor si era prodigato nella ricerca di anime. Il suo potere derivava dal Cristallo, ma aveva imparato nel tempo che c'erano altri modi per ingannare la morte. Uno fra questi era appunto quello di privare della propria essenza vitale i vivi, e di sfruttarla per rigenerare quel che rimaneva della sua carne. Peccato che, come in ogni deserto che si rispetti, quello che circondava Merovish non fosse abbondante in biodiversità. Lo Skeksis falciò senza pietà animali e creature d'ogni tipo, arrivando a colmare il proprio ventre solo per un terzo. Questo però richiese in pratica tutta la giornata, costringendolo quindi a riposare all'addiaccio. Invero, non aveva necessità di dormire, ma come ogni necessità dei mortali, nel tempo anche quell'atteggiamento era diventato per lui un vizio. Riposava gli occhi per il gusto di sognare, per allontanare per un po' il pensiero dalla situazione nella quale verteva.
    Si fece così l'alba d'un nuovo giorno, che accolse come al solito lo Skeksis coi forti raggi che, nell'arco del dì, avrebbero scaldato la sabbia fino a renderla rovente. Un inferno per molti, un paradiso per lui, che certo in un luogo simile non sarebbe mai rimasto a secco.
    Eccolo quindi, dopo essersi stiracchiato ben bene, metter nuovamente mano al Frammento di Cristallo. Lo sollevò con entrambe le mani fino all'altezza del muso, puntandolo verso l'astro del giorno. La luce si canalizzò all'interno del frammento nero come la pece, irradiando il viso dello Skeksis con una tonalità violacea. Poi, come fumo aspirato da ventola, tutta la luce sembrò finir risucchiata da quegli occhi rosso cremisi, scomparendo al loro interno e dotandoli per qualche istante d'uno splendore proprio.
    Era tanto concentrato in quel che stava facendo -E solo lui, a parte gli Skeksis che s'era lasciato dietro finendo su Endlos, sapeva quanto fosse essenziale seguire il rito alla lettera-, che nemmeno s'accorse d'essere avvicinato da uno sconosciuto.
    Quando questi parlò, alla fine di tutto, skekDor ebbe un sussulto tale che il Frammento di Cristallo gli volò via di mano. Lo riagguantò al volo e, prima d'ogni cosa, pensò a metterlo al sicuro. Mentre una mano si sollevava in direzione di Umbrella, brillando d'un alone verde poco rassicurante, l'altra si cacciava la gemma nel gargarozzo.
    Solo dopo aver deglutito il mezzo-Mistico sembrò finalmente riacquistare un po' di smalto.
    Ispezionò il gonzo che gli si era avvicinato, constatando che fosse niente più che un umano, almeno all'apparenza. Il che era fantastico, visto che quella specie riempiva la sua pancia d'essenza che era un piacere.
    Gli erano stati rivolti dei quesiti, ma nella sua superbia a lui questo interessava poco.
    Infilò quindi le zampe nelle ampie mani dell'abito, schioccando la lingua sul palato secco e commentando: "Dalle mie parti è costume presentarsi, prima d'ostentar richieste del genere. Inoltre, credo faresti bene a cambiar modo di relazionarti, mortale. Oggi sono di buon umore, ma in altre occasioni ti avrei ridotto in polvere senza nemmeno batter ciglio."
    Inclinò il capo a sottintendere che passava la parola al nuovo venuto. Su una cosa concordava anche con la metà buona: odiava gli screanzati

    Salute: 100%
    Energia: 100%

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    Probabilmente era stato davvero troppo avventato nel porre la sua domanda ad uno sconosciuto che stava bello tranquillo a farsi gli affaracci sua, ma il mortorio di quel post e il fatto che non avrebbe voluto trovarsi lì, non lo fece nemmeno pensare un’eventualità del genere, tanto che lo strano tipo rischio di far cadere rovinosamente il prezioso(?) cristallo che teneva in mano per poi reagire puntando verso Umbrella i minacciosi “artigli” che brillavano di un alone verde poco rassicurante.
    Difronte a quel supponibile gesto di minaccia, il ragazzo reagì portando quasi istintivamente la mano sinistra sull’ombrello posto sulla schiena, ma come gli avevano insegnato durante l’addestramento:” mai giudicare dalle apparenze”. Dopo un attimo di esitazione Umbrella portò la mano destra di fronte a se, in segno di scuse compiendo mezzo passo all’indietro.

    << Hey hey amico, scusami se ti ho spaventato. Non era mia intenzione prenderti di sorpresa. >>

    Ma dopotutto gli avevano anche insegnato a non sottovalutare mai un avversario, sempre che quello strano tipo potesse considerarsi tale. Sembrò non sentire nemmeno le parole d’Umbrella tanto che ingoio il frammento di cristallo difronte hai suoi occhi per poi ritirare la mano dalle unghie affilate e infilarla nelle ampie maniche dell’abito. Umbrella squadrò da capo a pieni lo strano tipo, mentre lui sembrava fare lo stesso. Un tipo piuttosto curioso e inusuale, ma ormai c’era abituato, su Endlos in certi luoghi sembrava più facile trovare strane creature non umane invece che propri simili.

    Il suo esaminare con lo sguardo fu interrotto dal prendere parola dello strano tipo:

    “Dalle mie parti è costume presentarsi, prima d'ostentar richieste del genere. Inoltre, credo faresti bene a cambiar modo di relazionarti, mortale. Oggi sono di buon umore, ma in altre occasioni ti avrei ridotto in polvere senza nemmeno batter ciglio.”

    Mentre ascoltava, via via che parlava lo sguardo di Umbrella iniziò a farsi sempre più serio. Sempre con il braccio sinistro piegato all’indietro afferrò l’ombrello, per estrarlo quasi teatralmente. Una folata di vento sferzò entrambi muovendo il giubbotto e i capelli del ragazzo.

    << Senti. Chi sia io, non è importate. Voglio solo un’informazione su dove posso trovare il luogo della omonima leggenda chiamato “Il cimitero dei giganti”. Né a mai sentito parlare? >>

    Con quelle ultime parole, sperò di riportare un clima più pacifico fra i due. Non aveva la minima intenzione di dover eliminare qualcuno per un fraintendimento del genere. E poi farlo gli avrebbe portato via solo tempo prezioso.
     
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    Lo Skeksis inarcò un sopracciglio a quella pretesa. Ma guarda tu che tipo! Compariva dal nulla, gl'impediva di finire il rituale mattutino... e ora osava persino negargli le presentazioni?
    Aggrottò lo sguardo, e un gorgoglio di disappunto si levò dal suo gargarozzo. La calma non era fra le virtù della metà malvagia, e non ci mise troppo a darlo a vedere.
    "Sgrunt! Come ripeto, faresti bene a cambiare tono. E a presentarti." Sollevò il becco verso l'alto, a sottintendere d'essere altezzoso e tronfio: insomma, non lo temeva minimamente.
    "In ultimo, qua su Endlos non vi insegnano che le divinità vanno pregate, perché accontentino le richieste di voi mortali? O quantomeno, dovresti offrire qualcosa in dono." Ridacchiò.
    "Il cimitero dei giganti"... Che razza di nome! Chissà che posto era. E chissà perché lo stava chiedendo proprio a lui. Forse, perché non c'era nessuno nel raggio di diversi chilometri. Ma allora aveva senso domandare al caso al primo venuto? Beh, sì... Lui forse poteva venire a capo dell'inghippo, ma non viste le premesse.
    Incalzò, sorridendo perfidamente: "Ora stammi bene a sentire. Sei al cospetto di skekDor, uno dei signori del Cristallo. La mia carne non teme l'infuriare del tempo, né l'acciaio di voi mortali. Scommetto non si possa dire lo stesso di te, quindi..."
    Cacciò fuori le zampe dalle maniche, lasciandole ciondolare lungo i fianchi. Se l'altro non si fosse dimostrato collaborativo al più presto, se lo sarebbe mangiato senza girarci ulteriormente attorno.
    "...quindi, se vuoi riformulare quel che hai appena detto, te lo concedo. Un ultimo monito, mortale. Teni a mente che sei tu a esserti posto male." L'ultima frase non veniva dalla metà malvagia, ma da quella buona. Cercava di mettere in guardia quell'incauto viaggiatore, e ne aveva tutte le ragioni. La cosa non piacque allo Skeksis, che ricacciò quel lato del suo animo ancor più in profondità, perché non provasse più a interromperlo

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    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    "In ultimo, qua su Endlos non vi insegnano che le divinità vanno pregate, perché accontentino le richieste di voi mortali? O quantomeno, dovresti offrire qualcosa in dono."

    *Divinità? E che razza di divinità saresti che massimo potrai mangiarti qualche verme, e avere qualche magia da quattro soldi?
    E che cazzo hai da sghignazzare tanto?*


    Un’espressione di disappunto si presto sul suo volto ha quelle parole. Tutto ciò non lo toccava minimamente.
    Poggiò l’ombrello sulla spalla destra mentre ascoltava ciò che quello strano tipo aveva da dirgli, e tutta questa perdita di tempo inutile lo iniziava a stancare. Ma se voleva ottenere qualche informazione doveva farsi venire in mente qualcosa.

    "...quindi, se vuoi riformulare quel che hai appena detto, te lo concedo. Un ultimo monito, mortale. Teni a mente che sei tu a esserti posto male."

    *Mhmm, un ultimo monito. Questo non sembra un tipo molto accondiscendente, anzi, sembra piuttosto sicuro di se. E chi è sicuro di se non c’è nulla che lo gratifichi di più avere ragione o ottenere ciò che vuole. O almeno lo spero.*


    Dopo un piccolo sospiro di pura noia, si fece forza per cercare di non spaccargli quel brutto muso che si ritrovava per poi rispondergli:

    <<si, scusami. Hai ragione. Sono stato un maleducato.
    Il mio nome è Umbrella, sono un cercatore di tesori, e come tale puoi immaginare che a molti può non andare giù questa cosa, essendo il mio campo pieno di molti rischi con rivali disposti perfino a uccidere pur di sottrarti un prezioso tesoro. Per questo spesso preferisco non rivelare il mio nome a persone di cui non mi fido o che presumo possano avere "cattive intenzioni">>


    Fece un secondo di pausa in modo tale da poter costatare se si fosse bevuto quella balla

    <<volevo solo chiederle se sapeva darmi un aiuto su dove trovare, o anche solo qualche informazione, riguardo a questa leggenda. >>
     
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    "Mmmmmh... Un cercatore di tesori, eh?" Disse con fare interessato, emettendo un mugugno piuttosto acuto e, al contempo, grattandosi con l'artiglio la zona del mento.
    A skekDor di ricchezze materiali e gemme preziose fregava poco. Infondo, lui era una divinità. Cosa se ne sarebbe mai fatto d'oro e gioielli, quando poteva dominare sull'intero creato in toto? Quella era la sua gemma, quello era il suo più grande tesoro!
    Pur tuttavia, pensò, perché non turlupinare quel povero sciocco che si stava affidando a lui? Del resto, l'aveva intuito che la risposta data non era che una vile menzogna al fine d'ottenere ciò per cui era venuto. Anche perché nessuno cambia repentinamente atteggiamento a quel modo, neanche sotto minaccia.
    "Sta bene, piccolo Umbrella. T'offrirò il mio aiuto, ma a una condizione..." Sentenziò, alzando l'indice e facendo una pausa teatrale.
    Poi, di punto in bianco, roteò gli occhi e sghignazzoso beffardamente: "Cheee avrò premura di comunicarti solo una volta trovato l'oggetto che cerchi. Ihihih!"

    Sapeva che l'umano non avrebbe rifiutato, e questo perché il luogo in cui si trovavano non era una spiaggia paradisiaca. Nessun perditempo sarebbe venuto in quell'inferno senza la fervida convinzione di riuscire nell'impresa che s'era prefissato di portare a termine. E Umbrella non avrebbe fatto eccezione.
    Ad ogni modo, non avrebbe esitato oltre: raccolte le energie necessarie e si concentrò intensamente.
    Agitò poi le mani con movimenti sinuosi e persino armonici per i suoi standard, unendo il tutto a un goffo movimento di bacino, simile a una strana danza. I piedi muniti d'artigli ricurvi affondarono nella calda sabbia con vigore, spruzzandone sbuffi in ogni direzione.
    Via via che il rituale proseguiva, un'alone verdognolo si concentrò attorno alle mani dello Skeksis, rilasciando nell'aria eteree figure lì dove gli arti solcavano l'ambiente.
    L'alone si disperse tutto intorno, sempre di più, fino a che un'area di quasi 25 metri non venne investita da questo.
    skekDor concluse il tutto battendo le palme l'una contro l'altra con vigore. Questo innescò una reazione a catena che, partendo da lui, fece quasi esplodere il pulviscolo in una pioggia di scintille d'un verde acceso. A Umbrella sarebbe sembrato come se un vento caldo invisibile lo sfiorasse.
    A questo punto, avvenne il prodigio. In alcune parti della zona le scintille presero a condensarsi fra loro, ottenendo forme all'inizio rozze, poi sempre più rassomiglianti a figure di senso compiuto.
    In breve, le figure si accalcarono per avvicinarsi a skekDor, fluttuanti nell'aria come piume sospinte dal vento, ma dall'aspetto di creature in carne ed ossa, seppur semi-trasparenti e dall'eccentrico colore.
    Lo Skeksis le osservò tutte con malcelato disprezzo, esclamando infine: "Chi fra voi ha memoria della strada che conduce al "cimitero dei giganti" si faccia avanti e mi offra il suo aiuto, subito!"
    La risposta non tardò ad arrivare, come del resto il mezzo-Mistico s'aspettava: aveva subito mancanza di rispetto da un vivo, ma nessun morto avrebbe mai fatto lo stesso.
    "Io, padrone. Io conosco la via più rapida per raggiungere la meta. Il mio nome è Zer, e vi farò da guida in questo viaggio." Disse l'animella di un essere dal volto simile a un insetto. Nonostante il bagliore emesso, era distinguibile la carnagione marrone scuro e un paio d'antenne che spuntavano dal cappuccio sfilacciato che indossava a riparare il capo. Inoltre, un paio di palpi in costante movimento e una specie di lingua saettante costituivano la bocca della creatura. Presentava in prossimità del petto un vistoso squarcio, da cui era zampillato un effluvio blu tanto copioso da macchiare la tunica consunta dal tempo.
    Con un cenno della mano, skekDor fece sparire nel nulla tutti i morti, tranne ovviamente quello che s'era fatto avanti.
    Era soddisfatto, e lo si poteva leggere dal sorriso beffardo che gli corrugava i lati del becco, ma non per questo quel che uscì fuori dalla sua bocca fu qualcosa di aggraziato: "Quale che fosse il tuo nome non ha alcuna importanza per me, spirito. Conduci me e il mio assistito al "cimitero dei giganti", come ti è stato ordinato."
    Senza scomporsi, Zen reclinò appena il busto in avanti, mormorando: "Come desiderate, padrone."

    A questo punto, se Umbrella non si fosse dimostrato timoroso, il duo avrebbe iniziato a muoversi lungo la via indicata dall'anima dell'umanoide

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    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    - Linguaggio dei morti:
    Concentrandosi, skekDor può entrare in sintonia con l’ambiente in un’area di 25 metri. Se in esso sono presenti anime erranti, queste non solo diverranno visibili come fiammelle verde brillante, ma sarà possibile comunicare con loro. Si tratta di una comunicazione collettiva, udibile e visibile anche da eventuali alleati in zona [Abilità Attiva – Supporto; Consumo: Basso] (1 punto)


     
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    <<parlato>> - *pensato*

    La menzogna di Umbrella sembrò andare a buon fine. Quella specie di Dio uccello o qualunque cosa sia sembrò abboccare all’amo e finalmente si decise a dargli una mano a trovare l’entrata del cimitero. Ma tutto ciò sembrò fin troppo facile.

    "Sta bene, piccolo Umbrella. T'offrirò il mio aiuto, ma a una condizione...""Cheee avrò premura di comunicarti solo una volta trovato l'oggetto che cerchi. Ihihih!"

    *Ma che accordo sarebbe mai questo? Dovrei accettare qualcosa senza conoscere i patti dell’accordo?!
    Sarà anche un dio, ma questo tipo non ha la minima idea di come funziona un compromesso.*


    Ma Umbrella non riuscì nemmeno ad avere il tempo di controbattere che lo strano tipo iniziò un insolito rituale. Osservò l’intera scena in silenzio, visto che non voleva disturbarlo, compiendo un paio di passi all’indietro mentre il rituale proseguiva. Un alone verdognolo si manifesto intorno alle mani di Skekdor fino a quando non si espanse andando a ricoprire una vasta area, in quel momento una calda ventata attraverso Umbrella, rendendo quel secondo quasi piacevole nonostante il sole che instancabilmente batteva sulle loro teste. In breve tempo, quel leggero pulviscolo si tramuto in figure quasi concrete, semi trasparenti, e Skekdor parlò con loro chiedendoli la via per raggiungere il cimitero. Una di queste figure rispose offrendosi di accompagnarli all’entrata del cimitero. Tutto ciò non piaceva affatto ad Umbrella. Quel rituale era tutto tropo strano, chi era e soprattutto cos’era quella “creatura” che era comparsa?
    Inizio a incamminarsi seguendo lo strano tipo tenendo sempre l’ombrello in mano, in caso di mosse particolarmente sospette avrebbe potuto reagire prontamente.
    Ma tutto ciò non gli piaceva affatto, quindi decise di provare a chiedere un po’ di spiegazioni cercando sempre di rimanere “nel personaggio”

    << cosa volevi dire poco fa con “T'offrirò il mio aiuto, ma a una condizione, che avrò premura di comunicarti solo una volta trovato l'oggetto che cerchi”? che tipo di condizione? Spiegati meglio.
    Raggiunto il cimitero, dicono che sia anche pieno d’oro e gioielli e se vuoi puoi tranquillamente tenerteli tutti, a me interessa solo la pietra.
    Fermati un attimo. >>

    Velocizzò il passo per poi fermarsi di fronte a Skekdor
    << Discutiamo un po’ di questo compromesso e di questa misteriosa condizione di cui parli.>>

    A quelle ultime parole, lo sguardo di Umbrella si fece più serio, con quasi un’aria di sfida. Doveva pur mantenersi nella parte del cercatore di tesori buono e pacato che si fidava di questo sconosciuto dai poterei magici, ma di farsi fregare non ne aveva la minima voglia.
     
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    Lo Skeksis ascoltò il quesito di Umbrella, ma non rispose subito. Marciò, mani cacciate nel vestito, seguendo l'animella dell'insettoide. Si fermò quando l'umano gli si pose davanti, osservandolo per un po' col solito sorrisetto malizioso sul becco.
    Solo dopo quasi mezzo minuto di totale silenzio, quando forse l'umano avrebbe dubitato di ricever risposta, asserì: "A tempo debito. E non aver timore, mortale. Non è niente al di sopra delle tue possibilità. Noi Skeksis siamo divinità umili, sai?" Sì, come no. Ma aveva intuito che l'altro stesse nutrendo dei dubbi. E come dargli torto? D'altro canto, aveva posto la cosa in quei termini proprio per instillare il dubbio in lui.
    E, come volevasi dimostrare, Umbrella non era che un povero essere di carne. Veramente pensava che a lui interessassero gemme e preziosi?
    "Hai paura, piccolo umano? Non ho intenzione di derubarti delle tue ricchezze. Che mai se ne dovrebbe fare una divinità come me di freddo metallo lucente?" Pose la mano sul becco, ridacchiando compostamente.
    Quindi, avrebbe fatto per passar di fianco a Umbrella ma, prima di superarlo, fermandosi avrebbe continuato: "Sei mai stato un servo? Certo che lo sei stato... Come ogni vivente che calchi questa terra, anche tu devi aver provato l'umiliazione di chinare il capo di fronte a qualcuno più potente o importante di te. Non è forse per questo che cerchi la gemma? In vece di un signorotto di cui esegui gli ordini?"
    Detto ciò, avrebbe proseguito per la strada anche perché, come appunto azzardò Zer: "Il cammino è ancora lungo, padrone. Se volete fermarvi a riposare, sarebbe ragionevole farlo molto più avanti.""

    skekDor parlò sopra all'insettoide, sempre rivolto a Umbrella: "Io sono un essere superiore. Qualcosa che forse mai più ti capiterà d'incontrare nella vita. Non è tra le mie brame renderti uno schiavo, perché già lo sei. E non ho desiderio di asservirti ai miei scopi. Quando troveremo la gemma, ti chiederò per l'aiuto qualcosa in cambio. Qualcosa che per te non sembrerà avere la minima importanza, mortale. Ma dopo, non prima!" Tuonò nel dire l'ultima parte.
    Detto ciò, se Umbrella gliel'avesse concesso, finalmente avrebbero ripreso a camminare. Era stato di nuovo ambiguo e parecchio criptico, ma del resto, come giustamente aveva detto, lui non era un comune signorotto della guerra destinato a morir di vecchiaia

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    Energia: 95%

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    Skekdor sembrava non aveva intenzione di rispondere.
    Un lungo silenzio pervase quelle terre, venendo smorzato solo dall’incessante frusciare del vento. Si diresse verso Umbrella per poi fermarsi di fronte a lui, sul becco sempre stampato quel sorrisetto malizioso che stava iniziando a dargli sui nervi, ma il ragazzo cercò di contenersi mentre osservava quel finto sorriso inspirando lentamente e ributtando fuori l’aria con altrettanta delicatezza in modo tale che non si notasse. Dopo circa mezzo minuto, rispose:

    "A tempo debito. E non aver timore, mortale. Non è niente al di sopra delle tue possibilità. Noi Skeksis siamo divinità umili, sai?"

    *Noi Skeksis? Interessante. Quindi è così che si chiamano queste divinità di cui dice di far parte.*

    "Hai paura, piccolo umano? Non ho intenzione di derubarti delle tue ricchezze. Che mai se ne dovrebbe fare una divinità come me di freddo metallo lucente?"

    Strinse il pugno, nel vederlo ridacchiare ancora una volta. Chiuse per un secondo gli occhi immaginandosi come in tanti piccoli frames lui che con uno scatto si dirigeva di fronte a quel “coso” dal naso ricurvo, per poi con un pugno ben assestato spezzarglielo in tanti piccoli pezzettini, togliendogli cosi quella voglia di ridere con quel sorrisetto che gli dava la sensazione come se volesse prendersi gioco di lui. Ma forse non sarebbe stata la cosa più saggia da fare.
    Lo Skeksis fece un paio di passi per poi rifermarsi al suo fianco e dirgli:

    "Sei mai stato un servo? Certo che lo sei stato... Come ogni vivente che calchi questa terra, anche tu devi aver provato l'umiliazione di chinare il capo di fronte a qualcuno più potente o importante di te. Non è forse per questo che cerchi la gemma? In vece di un signorotto di cui esegui gli ordini?"

    *Come fa a sapere…?*

    Un attimo di esitazione prima di rispondere:
    << Guardi. Credo che si stia sbagliando. L’unica cosa di cui io posso essere “servo” sono i tesori e le magnifiche reliquie che trovo nei miei viaggi. Non riesco a farne a meno; andare alla ricerca di oggetti nascosti e dal valore storico quasi inestimabile.
    Questo genere di cose mi incuriosisce molto,
    Come, ad esempio, quello strano cristallo…
    Che fino a poco fa teneva in mano, per poi inghiottirlo con tanta fretta… >>


    Skekdor mentre Umbrella parlava aveva ripreso il cammino dandogli le spalle, ma sicuramente aveva notato il cambio di tono del ragazzo a quelle ultime parole, come se avesse voluto lanciargli una piccola sfida come risposta a quella sua ultima frase provocatoria. Se si fosse girato, lo Skeksis, avrebbe sicuramente notato quel sorriso malizioso, che fino a poco fa portava lui, sul volto di Umbrella.
    Dopo una decina di secondi di silenzio, riprese anche lui la camminata mentre disse:

    << E se non è oro e gioielli che vuoi, cos’altro potresti mai volere da me in cambio? >>
     
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    Lo Skeksis ridacchiò di gusto vedendo l'umano accampare scuse per nascondere la verità. Poteva dar l'impressione di non essere molto arguto, ma aveva il sospetto che Umbrella non fosse chi diceva di essere. Quell'ennesima ostentazione non fece altro che confermare la sua tesi. La domanda ora era: per chi stava prendendosi tanto disturbo?

    "Dovresti essere orgoglioso di te, piccolo mortale. Pochi possono raccontare di aver assistito al "rito del mattino". E comunque, guardi ancora una volta con gli occhi di un essere di carne..." Si fermò, volgendo il muso verso di lui e socchiudendo gli occhi: "Non che possa biasimarti per questo. Ihihih!"
    Aveva visto il Frammento del Cristallo. E allora? Per quel che poteva saperne, poteva essere un monile e niente di più. Se anche avesse supposto qualcosa... beh, come mai avrebbe potuto sfruttare quella conoscenza contro di lui? La gemma era contenuta nel suo corpo, e da lì irradiava i suoi poteri.
    Non ce l'avrebbe mai fatta a strappargliela con la forza.

    Passarono altri secondi di silenzio dopo che la marcia venne ripresa. Quindi, di nuovo l'umano tentò tediosamente di arrivare alla verità per vie dirette: "Perché non rivolgi la domanda a te stesso, umano? Cosa potrebbe mai volere una divinità da un tipo come te? Cosa possiedi che potrebbe far gola a un'entità immortale?" Argomentò.
    Il piacere d'instillare il dubbio era tanto che gli venne spontaneo iniziare a fustigare i Podling, facendo produrre loro una litania ancor più sostenuta.

    La marcia durò ancora per mezz'ora, sotto il sole cocente e le zaffate di sabbia che s'alzava dal deserto sospinta da brezze brevi e improvvise.
    Di tanto in tanto, lo spirito dalla forma di insetto cerziorava i due riguardo al percorso da seguire: "Presto supereremo la distesa di sabbia e raggiungeremo una zona contraddistinta da grandi strutture di pietra. Se il posto non è cambiato troppo dai miei tempi, dovrebbe esserci anche una piccola oasi in cui far rifornimento d'acqua."
    "Acqua?! Mi credi forse un debole mortale, spirito?" Sbraitò lo Skeksis, al che Zer si corresse: "N-niente affatto, padrone. Ma il vostro compagno certamente ne avrà bisogno."

    Quell'osservazione innocente mandò su tutte le furie il mezzo-Mistico il quale, aumentando il passo con la sua buffa andatura claudicante, si portò di fianco all'animella: "Questo mortale ha saliva a galloni per sputar sentenze, altro che bisogno di bere! Tu preoccupati solo di condurci al luogo prestabilito. O devo ricordarti alla mia maniera chi è che detta gli ordini?"
    L'animella mosse i palpi per parlare, ma si trattenne dal farlo. Chinò il capo e svolazzò poco più avanti, cambiando repentinamente direzione, presumibilmente verso la meta ultima.
    "Così va meglio..." Concluse compiaciuto lo Skeksis, riportando le mani nella ampie maniche della veste e, rallentando, riòortandosi di fianco a Umbrella

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    Il tempo passava, e le risposte che cercava non arrivavano. Skekdor sembrava non voler cedere alle sue “provocazioni” e come ogni volta che provava a chiedergli qualcosa, faceva di tutto pur di non rispondere e rimanere più enigmatico possibile per poi concludere sempre con quella sua fastidiosa risatina. Ormai non aveva senso insistere, sarebbe stata una lotta inutile con un continuo botta e risposta dove ogni volta lui avrebbe cercato di dire il meno possibile.
    Questa volta Umbrella non rispose, e il resto del cammino continuo in un leggero silenzio. Ormai era quasi un’ora che camminavano senza sosta e la fame e la sete iniziavano a farsi sentire, senza fermare il passo Umbrella infilò la mano sotto il suo “mantello” e estrasse una borraccia per poi svitarne il tappo e sorseggiare il dissetante liquido lasciandosene colare un po’ dal labbro fino al mento, per poi lasciare cadere piccole gocce sulla calda sabbia. Quella non era acqua, ma un mix di proteine e roba simile che ogni mese l’organizzazione inviava a grandi pacchi a tutti i suoi agenti, in modo tale che potessero usufruirne per allenamenti o appunto in situazioni particolari come missioni in luoghi particolarmente aridi, come appunto nel suo caso.
    Durante il viaggio ripensò a tutto ciò che gli aveva detto Skekdor, quindi rallentando il passo e distanziandosi come quando uno a una chiamata improvvisa e non vuole far sentire ai presenti ciò che dice al telefono, estrasse il suo Ombrello per poi aprirlo e aggeggiarlo come se fosse un qualcosa di tecnologico e interattivo nella sua parte interna.
    Dopo il lungo cammino, finalmente raggiunsero la tanto bramata entrata della grotta; Al loro arrivo, quella che nella leggenda veniva descritta come un grosso buco che doveva essere scavato all’interno di qualche grande roccia, si rivelò essere un gigantesco portone, apparentemente chiuso e con strani incisioni sopra di esso.

    Finalmente erano riusciti a raggiungere la caverna, ma ora dovevano capire come riuscire a entrare;
    << E adesso come facciamo a entrare? >>
    Chiese alla “divinità” che lo accompagnava, dando quasi per scontato in una sua risposta negativa.
    Umbrella si avvicinò al grande portone, in modo da poterlo osservare da più vicino nella speranza di trovare un qualche tipo di serratura, ma non riuscì a trovare nulla, cerco di esaminare con lo sguardo tutta la gigantesca struttura, dalla base costeggiata dalla calda sabbia fino al suo punto più alto ma tutto era completamente liscio se non per la spaccatura centrale che separava le due grosse ante. Come ultimo e disperato tentativo tento di spingere con entrambe le mani al centro del portone, impuntando il piede in modo da poter fare maggiore forza, ma niente… sembrava tutto inutile. Diede un ultima occhiata all’immenso portone per poi chiedere rivolgendosi a Skekdor:
    << Qualche idea? >>
     
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    Finalmente, alla fine erano giunti al luogo tanto cercato. Lo Skeksis quasi iniziava a pensare che Umbrella si fosse inventato tutto, ma per fortuna Zer gli aveva dimostrato il contrario.
    Lo spirito d'insetto allargò il braccio, solcando l'area circostante con un atteggiamento piuttosto compiaciuto: "Il Cimitero dei Golem. Vi ho condotto all'entrata. L'unica entrata." Disse, concitatamente.
    skekDor si girò verso il suo compagno di viaggio, muovendo il becco con un gesto abbastanza eloquente, a sottintendere che aveva mantenuto la sua parola, dopotutto.
    Zer si avvicinò a quel punto al mezzo-Mistico, abbassandosi tanto che, quando i suoi occhi globulari furono all'altezza di quelli della divinità, l'ectoplasma che costituiva le sue gambe si fuse con la sabbia del deserto.
    "Vi ho condotto dove volevate, padrone. Ora posso lasciarvi?" Domandò.
    Lo Skeksis sulle prime sembrò ragionarci sopra poi, roteando gli occhi, asserì: "E sia. Te lo concedo. Va, torna al tuo riposo eterno, spirito."
    Quindi agitò la zampa, alla stessa maniera di chi cerca di scacciare una zanzara. Il vento prodotto dal movimento spazzò via Zer come se questi fosse fatto di sabbia, annichilendolo in pochi istanti e non lasciando nulla se l'aria al suo posto.

    Il duo si diresse quindi vicino al portone, iniziando a ispezionarlo per cercare di capire come entrare. Pazzesco che Umbrella chiedesse di nuovo a skekDor di fare qualcosa. La sua panzana riguardo all'essere un comune cercatore di tesori ora era ancor più eclatante!
    "Io t'ho già portato fino a qui, piccolo uomo. Direi che, a questo punto, puoi arrangiarti da solo, non credi? A meno che tu non voglia stringere un'ulteriore patto con me ma... ho come l'impressione che tu non abbia di meglio da offrirmi, considerando quel che ti prenderò per l'averti condotto fin qui..."
    Ciarlò, per poi guardare al cielo e, portando la zampa al becco come a volerlo tappar di fretta, cinguettare: "Ooops! Stavo per dire troppo... Ihihih!"

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    Skekdor concesse allo spirito che gli aveva fatto da guida la possibilità di tornarsene da dovere era venuto, il tutto mentre Umbrella lo osservò con la coda dell’occhio mentre si era portato avanti per esaminare il portone. L’entrata non aveva qualche tipo di chiusura, e quindi sicuramente doveva esserci da qualche parte un tipo di serratura, senno perché mai mettere un portone se non si può aprire? A quel punto poteva semplicemente murare l’entrata e in quel modo nessuno sarebbe andato a frugare nella loro preziosa “caverna”. Nel richiedere l’aiuto del Dio, Umbrella non avrebbe ricevuto nessuna risposta rilevante se non per ciò che, per poco, non gli sfuggi di dire. Si riferiva sicuramente a ciò che lui avrebbe voluto in cambio di quell’aiuto, e quell’affermazione non fece altro che confermare i suoi sospetti; Dopotutto le informazioni che era riuscito a raccogliere sugli Skeksis ciò che poteva volere da lui, ma siccome non era ancora sicuro al 100%, non sarebbe stato saggio agire in quel momento, lo avrebbe tenuto d’occhio e tutto ciò che doveva fare non era altro che raggiungere il suo obbiettivo e tornarsene a casa.
    Umbrella a quel commento non ribatté, dopotutto, come aveva detto prima, a lui non interessavano i tesori e quindi se voleva raggiungere la pietra doveva riuscire a cavarsela da solo. Dopo la risposta di Skekdor, Umbrella sbuffo, espirando come quasi in segno di rassegnazione a quella maledetta risatina:
    << Senti, ma te ogni volta che finisci una frase devi concludere sempre con quella dannata risatina? >>

    Senza nemmeno aspettare una risposta, visto che non gli sarebbe nemmeno interessato veramente sentire la motivazione di quelle sue risatine ma quella era solo una domanda tanto per controbattere quel suo “rifiutarsi” di aiutarlo, anche se dopotutto, era lui il “cercatore di tesori” e quindi doveva essere lui l’esperto di antiche scritture e di passaggi segreti. Si ridiresse verso il grande portone in modo da poterlo riesaminare un’ultima volta, nella speranza di riuscire a capire come aprirlo. Nel ridirigersi verso il portone il suo piede urto qualcosa sotto la sabbia, in quel momento un suono metallico rimbombo, come se ciò che avesse colpito fosse vuoto all’ interno. Incuriosito, scavò nella sabbia rivelando una piccola sfera che sembrava collegata a un solco nel terreno, che smuovendo la sabbia e seguendo il suo percorso avrebbe rivelato un piccolo percorso che raggiunse la base della caverna dove, proprio per l’appunto cera una piccola rientranza nella grande porta proprio della stessa forma di quella sfera.
    Dopo un attimo per mettere insieme tutti i pezzi del puzzle e quindi capire cosa fare, con entrambe le mani trascinò la sfera fino a farla combaciare con la rientranza. Come le due parti si completarono, sul grande portone partirono delle insenature che andarono piano piano a districarsi sempre più ampiamente e con linee sempre più fitte, come se fosse i rami di un albero. Completato quel suo processo, il portone emanò una forte luce provenienti dalle fessure appena create che andarono quasi ad accecare Umbrella e il suo compagno, costringendoli a ripararsi da quella forte luce per non rimanere accecati. Il tutto durò una decina di secondi fino a quando la luce non si spense, il grosso portone emise un forte rimbombo mentre i due grossi massi si aprivano. Al suo interno si celava una gigantesca cava, piuttosto buia se non fosse per la luce che sembrava provenire da una stanza al suoi interno, che però i due non sarebbero riusciti, a una prima occhiata, a vedere la stanza illuminata in questione, non essendo alla loro portata visiva, ma la strada era parecchio mal ridotta tanto che delle 3 strade possibili, usa sola sembra essere quella rimasta ancora accessibile.


    Con un garbato gesto della mano in direzione del portone ormai aperto, Umbrella invitò ad andare avanti prima il suo “amico” Dio e se fosse andato avanti lui, Umbrella lo avrebbe seguito subito dietro di lui
    << Prego, le concedo l’onore di entrare per primo, grande “divinità” >>

    Come avrebbero messo piede nella caverna, poterono distinguere chiaramente il ticchettio non sempre regolare di una goccia d’acqua, che da qualche parte gocciolava da chissà ormai quanti anni, e di per se, per quanto Skekdor potesse averci fatto caso o meno, il semplice fatto che lì dentro potesse esserci dell’acqua era già qualcosa di sorprendente visto il posto in cui si trovavano.
    Ora non rimaneva altro che decidere quale strada prendere, anche se effettivamente, sembrava non esserci molta scelta.
     
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    skekDor inclinò il capo al primo dire del ragazzo, emettendo il solito mugugno acuto e fastidioso che produceva quando si sentiva compiaciuto: "Mmmmmh... Dovresti esserne lieto, mortale. Significa che ti trovo divertente e non sono intenzionato a distruggerti."

    Mentre lo Skeksis ciarlava a quella maniera, Umbrella s'era intanto prodigato a trovare un modo utile per superare l'ostacolo costituito dal portone. La provvidenza gli venne in aiuto, in quanto trovò l'indizio che gli serviva per venire a capo del dilemma letteralmente andandoci a sbattere col piede. La logica consegueza fu che, di lì a poco, una via d'accesso all'interno della struttura s'aprì ai due.
    Il mezzo-Mistico lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, afferrando i lembi della voluminosa gonna per sollevarla fino a scoprire le zampe.
    "Oh, gentile da parte tua, piccolo uomo." Mormorò a Umbrella e, subito dopo, fece qualche passo avendo cura di mettere le zampe solo lì dove la sabbia gli consentiva l'appiglio. Aveva in tal senso alzato la gonna proprio per non avere impedimenti lungo la marcia. Poteva rischiare che s'impigliasse da qualche parte, e allora sarebbe potuto cadere.
    D'altro canto, il suo buffo vestiario era adatto a palazzi principeschi, dove la pavimentazione è liscia e levigata. Certo non per regioni desertiche in cui la sabbia o la neve possono fungere da impedimento al cammino.

    Raggiunto l'interno, ecco che quindi la divinità diede una rapida occhiata alle tre vie, quindi si rivolse a Umbrella: "Beh, piccolino? Il tuo istinto d'avventuriero quale strada ti consiglia di prendere?" Domandò. Da notare il fatto che avesse chiaramente notato che una sola strada era percorribile, visto che le altre erano crollate. Ma ciò non gli aveva impedito di porre la domanda a quel modo, come se la cosa di per sé non costituisse per lui un problema

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    Quel gesto di cortesia da parte di Umbrella nei confronti di Skekdor sembrò essere gradito da quest’ultimo, ma Umbrella non era il tipo che facilmente portava rispetto a qualcun’altro se non lo riceveva a sua volta, tantomeno se fino a poco fa quella “persona “non aveva fatto altro che lanciarvi continuamente frecciatine per provocarlo.
    Doveva solo sperare che facesse scattare qualche trappola. Un posto con un tesoro nel quale in molti sono morti per riuscire a raggiungerlo, devono esserci per forza delle trappole da qualche parte. Ma come Skekdor fece i primi passi nulla accadde.
    "Beh, piccolino? Il tuo istinto d'avventuriero quale strada ti consiglia di prendere?"

    << che ne dici se te e il tuo umorismo non prendete la strada a sinistra e andate entrambi a schiantarvi al suolo?!>>

    Quella risposta cosi secca e volutamente impertinente da parte di Umbrella, sicuramente avrebbe infastidito lo Skeksis ma d'altronde, non gliene poteva fregare di meno. L’unica cosa che gli interessava era riuscire a toglierselo di torno in modo da non dover “pagare” la sua parte per l’aiuto. Con passo lento, Umbrella iniziò a seguirlo, quando lentamente la mantella si Skekdor inizia ad alzarsi, come se fosse spinta da un leggero vento proveniente da sotto i suoi piedi che si dirigeva verso l’alto, ma nessuna ventata raggiunse il viso di Umbrella o di Skekdor. Qualcosa non tornava, notata la stranezza, fermò il passo per poi procedere all’indietro. Pochi secondi e Skekdor iniziò a sollevarsi per aria, come se stesse volando, i suoi piedi lentamente non toccavano più il terreno fino a quando un qualcosa non iniziò ad attrarlo verso il soffitto; sembrava non esserci possibilità di fermare quello strano fenomeno, lentamente il mezzo uccello iniziò a girarsi rimanendo a testa in giù fino a quando non ci fu un repentivo aumento di questa sua attrazione verso il soffitto che lo portò rapidamente ad attaccarsi al soffitto fortunatamente per lui completamente liscio e pianeggiante. Skekdor si ritrovo a capo all’ingiù in pochi secondi. Ma stranamente la cosa non gli dava fastidio alla testa e non era bloccato o impossibilitato a muoversi, anzi, se avesse provato a camminare sarebbe riuscito a farlo senza problemi. Era come se la gravità fosse cambiata all’improvviso.
    <<come la vista da lassù?>>

    Un tono quasi beffardo in quella sua frase mentre tratteneva una risata. I due non riuscivano a vedersi, essendoci oltre 6 metri dal soffitto al ponte, e al meno 2 metri erano la parte soprastante della porta. Skekdor non poteva vedere lui, e Umbrella, al meno che non oltrepassasse il grande portone non riusciva a vedere l’altro. Se avesse voluto, Skekdor con tutta tranquillità avrebbe potuto dirigersi in qualunque punto del grande soffitto, e se avesse superato l’angolo, per quanto vedesse tutto al contrario avrebbe potuto scoprire dove gli avrebbe condotti se avessero preso quel piccolo ponte.
     
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