Ritorno a Merovish

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    Lasciatosi alle spalle le fredde terre del Nord, skekDor aveva ripreso la strada del sabbioso Presidio Sud. Sapeva che lì avrebbe incontrato un clima migliore e, cosa più importante, maggiori concentrazioni di raggi solari, la sua fonte di vita.
    S'era preso il tempo necessario, giacché a lui nessuno correva mai dietro. Semmai, sarebbe potuto valere il contrario.

    La steppa aveva assunto dopo un po' tonalità più chiare, segno che presto ci sarebbe stato nient'altro che deserto. Lui non se ne curò poi troppo, e stoicamente proseguì nel suo lento incedere. Non dormì, né si fermò mai. Non aveva bisogno certo di riposare, lui per cui il sonno non era altro che un diletto, un piacevole diversivo.
    E ricordava la conformazione di un territorio, dopo che c'era stato anche solo una volta. Sapeva riconoscere quei segnali, così simili a quanto vedeva accadere ogni anno nelle sue terre. Le stagioni, cicli naturali quasi elevati al grado di divinità, controllavano i ritmi della vita anche ad Endlos. Ma lì, invece che separate dall'arco del tempo, lo erano da quello dello spazio.
    Le cime delle alture più a monte scintillavano di strani bagliori, quasi come fossero fatte di preziose ambre.
    Era proprio un bel posto, se si era dell'umore giusto per apprezzare cose simili.
    L'ironia risiedeva nel fatto che a lui simili spettacoli avevano sempre tolto il fiato. Ma non quel giorno.

    Preso da una curiosità insondabile, lo Skeksis si guardava attorno a ogni passo. Aveva girato la testa così tante volte che quasi i muscoli del collo gli dolevano. Cercava l'entrata, quella che già una volta l'aveva condotto a Merovish.
    La realtà, quel flebile confine che separava il tangibile dal sogno, era oramai mutata nella coscienza di skekDor. La sua breve permanenza in quei luoghi gli aveva fatto comprendere che tutta la sua esperienza passata serviva a ben poco, in quelle terre.

    Era entrato nella città sotterranea con le migliori intenzioni -Ovvero far valere la sua voce-, e ne era stato ricacciato senza concluder nulla.
    Perché tornare lì? Forse gli bruciava ancora e cercava rivalsa.
    Aveva trovato uno scaglione di rocce, simile a quello in cui risiedeva la fenditura per accedere al sottosuolo. Non rimaneva dunque che ispezionarlo.
    La dura e levigata superficie faceva emettere agli artigli che la calpestavano un suono simile a un crepitio a ogni passo del mezzo-Mistico.
    Questi, con una mutria in muso, carezzava di tanto in tanto le pietre, come a rimembrarne la forma. Avrebbe potuto chiedere ai morti, come aveva fatto la prima volta. Ma il suo orgoglio gl'imponeva di fare da solo. Almeno, fino a che la sua pazienza non fosse terminata.
    E mancava poco, a giudicare dagli alti canti che si levavano in coro da sotto la veste

    Salute: 100%
    Energia: 100%

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:110% | SCHEDA
    Era già da un po' di tempo che camminavo verso l'enorme parete di roccia che si stagliava all'orizzonte. Da dove Xar mi aveva lasciato sembrava molto più vicina di quel che era in realtà, solo ora che vi ero praticamente sotto potevo accorgermi dell'enormità di quella struttura. Mossi qualche altro passo verso lo squarcio che si apriva nel duro granito, le parole del giovane ancora mi rimbombavano in testa, non dovevo assolutamente dimenticare il percorso che mi aveva indicato per raggiungere la città, mi aveva avvisato delle cose che si muovono nei cunicoli, dell'Upperdark, dei Titani di Recupero e della Bocca dell'Inferno, mi trovavo ad essere incuriosito e spaventato allo stesso tempo. Girai in quell'istante attorno ad una enorme conformazione rocciosa, avventurandomi nell'ombra dell'enorme struttura granitica, solo per accorgermi che non ero l'unico a cercare l'ingresso dei Cunicoli. Davanti a me, a qualche metro di distanza, si ergeva una strana creatura simile ad un volatile, becco ricurvo, collo che sembrava quello di un avvoltoio. Istintivamente mi abbassai nascondendomi dietro ad un cumolo di rocce, non mi aveva ancora visto o sentito a quanto pareva; tentai di ricollegare il suo aspetto a quello di una delle bestie che Xar mi aveva descritto ma niente, non avevo mai visto una creatura tanto bizzarra in vita mia, vi era qualcosa nelle sue fattezze scomposte che mi faceva venire la pelle d'oca. Solo dopo pochi secondi mi accorsi del suo strano abbigliamento, a dire il vero quasi regale, eccezion fatta per i teschi e degli strani corni che emanavano una lieve litania sulla sua schiena, forse non si trattava di una bestia dopotutto. In fondo gli animali non indossano vestiti e non si adornano di trofei, forse quello era solo un altro viandante in cerca di Merovish, dopotutto in un mondo parallelo non potevo aspettarmi di incontrare soltanto esseri umani come Xar, avevo letto abbastanza romanzi fantascientifici per saperlo bene. Nonostante tutto questo ragionamento, però, quella creatura continuava a farmi venire la pelle d'oca, la strana melodia stava anche aumentando di intensità come ad accompagnare un cambio di umore, la testa si muoveva da una parte all'altra e le sue zampe picchiettavano sulla pietra con quello che, presumevo, essere artigli. Rimasi qualche istante immobile prima di prendere un lungo respiro, dovevo farmi coraggio se volevo arrivare in città, l'entrata era vicina lo sapevo bene e non vi era modo di evitare quell'essere.
    [Buona giornata !]
    Esclamai uscendo dal mio nascondiglio mentre con tutte le mie forze cercavo di non tremare incontrollabilmente.
    [Anche lei sta cercando l'accesso alla città sotto le sabbie ?]
    Chiesi con voce sorprendentemente calma, ora speravo solo in due cose:
    1- Che parlasse la mia lingua.
    2- Che non avesse intenzione di usarmi come spuntino.
    |STATO FISICO: ok
    |STATO MENTALE: ok
    |TECNICHE UTILIZZATE: X
    |AZIONI PRESE: X

    |ELENCO PASSIVE:

    [ESPERIENZA] Combattere con intrugli chimici può sembrare alquanto difficoltoso per quelle persone non abituate alla manualità da laboratorio; mescere, dosare e calcolare sono azioni difficili da seguire durante i ritmi incalzanti di un duello ma assolutamente non impossibili: per una persona esperta, che è abituata a creare giornalmente certi composti chimici, queste azioni sono naturali quasi quanto respirare o muoversi, ecco dunque che grazie all'esperienza chimica acquisita negli anni e, inoltre, ad una buona preparazione e organizzazione dei materiali prima di uno scontro, un esperto chimista può utilizzare le sue tecniche in combattimento in maniera praticamente istantanea.
    [Passiva di instant-casting]

    [LA MALATTIA] Al mondo esistono una moltitudine di virus, patologie e malattie rare; la maggior parte di queste è conosciuta e classificata, altre sono estremamente più sfuggenti, mutando in continuazione da organismo ad organismo. Ad ogni modo ci sono ben poche malattie che sono totalmente ignote alla comprensione medica umana, una di queste sfortunatamente affligge la zona cerebrale di Octavian fin dalla sua nascita. Questa patologia non possiede nome, non possiede precedenti medici ne tanto meno una cura definita, si tratta di una malattia degenerativa estremamente potente che accellera il processo di decadimento delle connessioni nervose, facendo invecchiare la corteccia ad un ritmo accellerato. Molti medici hanno dato al giovane una aspettativa di vita piuttosto breve, riuscendo a prescrivere solo psicofarmaci in grado di ridurre il dolore della piaga. Ad ogni modo questa malattia ha anche potenziato le capacità mentali del giovane, rendendolo più acuto e sveglio dell'umano medio, questo si traduce in una capacità maggiore di resistenza a stress in combattimento, a discapito tuttavia di un ben evidente handicap fisico.
    [Passiva di incremento energetico +10% & Passiva di malus fisico -50% in resistenza]
     
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    Come volevasi dimostrare, la pazienza di skekDor raggiunse l'acme dopo pochi minuti. Sollevò i punti al cielo furiosamente, sbraitando a più non posso e sputacchiando bava contro gli spuntoni di roccia: "YYYAAARH!!! RAAAAH!!! DOV'È... DOVÈÈÈHHH?" Gridò. I piedi picchiavano il suolo, l'intrico di sonagli che portava addosso tentennava, producendo così altri suoni cacofonici che s'univano a quella gazzarra paurosa, alimentata per altro dal canto incessante dei Podling.
    Forse Marco non c'aveva visto totalmente sbagliato, quando aveva provato timore di fronte a una creatura simile.
    E il suo "buongiorno" arrivò più o meno proprio mentre lo Skeksis stava vistosamente ansimando per via dello sforzo. E' vero che non provava fatica, ma la sua tempra era comunque non dissimile da quella di un anziano. Dunque, era provato. E ciò si deduceva anche dal fatto che stesse prendendo aria, nonostante essendo immortale non ne avesse in verità un reale bisogno.
    La mutria di morte si volse verso il ragazzo, che avrebbe percepito quegli occhi dalle iridi cremisi scrutarlo apparentemente quasi nel profondo.
    Alle orecchie del mezzo-Mistico giunse anche una domanda, che questo però parve non recepire. Rimase in silenzio, passandosi frettolosamente la mano sul becco per asciugarlo della saliva. Al contempo, s'impettì e sistemò la veste in modo da allontanare un po' di polvere che s'era depositata su di essa. Che razza di figura! Era una divinità, e mostrava bassezze tipiche dei mortali...

    "Sgrunt! Buona giornata..." Biascicò, con un tono tra lo scherno e la rabbia mal celata. Quindi, proseguì: "Sarà una buona giornata quando lo dirò io, altroché!"
    Portò dunque le mani nelle ampie maniche dell'abito, accennando a qualche passo in direzione di Marco. La testa ondeggiava avanti e indietro similmente ai gallinacei a ogni passo, che pareva tanto forzato da rendere la sua andatura quasi claudicante. La litania era calata d'intensità, segno che la coda non era ora impegnata a sferzare le schiene dei Podling.
    skekDor si sarebbe fermato a un paio di metri dal ragazzo, per poi domandargli senza girarci troppo attorno: "L'entrata... Perché la cerchi? Che sei venuto a fare a Merovish, mortale?" Tuonò con voce cavernosa, rimanendo con lo sguardo fisso negli occhi del giovane. Aveva ancora i nervi a fior di pelle, ma pensò tormentare un po' qualcuno sarebbe stato un piacevole diversivo. Non di meno, magari quello sconosciuto era già stato a Merovish, e non ricordava semplicemente come entrarvi. Era curioso di saperne di più, continuare con quel folle gioco di dover trovare l'entrata con mezzi alternativi alla magia.
    E, per sottintendere di più la cosa, fece un'ulteriore commento di biasimo a Marco: "E comunque... Bell'educazione devono averti impartito, i tuoi genitori. Non ti è stato insegnato che si dovrebbe avere la decenza di far le presentazioni, prima di chiedere qualcosa a un estraneo?"

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    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:110% | SCHEDA
    Rimasi per un istante paralizzato dall'improvviso scatto d'ira della figura, avevo paura di quella cosa anche se tentavo di non darlo a vedere, cercando di tenere i miei occhi fissi nei suoi, la qual cosa risultava difficile quando il tuo interlocutore possedeva una fisionomia così grottesca. Si mosse di qualche passo verso di me e io istintivamente iniziai a flettere un poco i muscoli delle gambe, preparandomi a correre se necessario, avevo come il presentimento di trovarmi davanti un'entità piuttosto potente e le cose che me lo facevano capire erano principalmente due: la sua sicurezza e sfacciataggine e il fatto che fosse sopravvissuto apparentemente da solo al deserto. Ad ogni modo con mio grande sollievo la creatura aveva solo voglia di parlare per ora e parlava anche la mia lingua incredibilmente.
    [Perdoni i miei modi scortesi, il mio nome è Marco Octavian.]
    Dissi accennando un lieve inchino con il capo, l'ego di questa creatura appariva bello grande, probabilmente era meglio stare al gioco e assecondarlo.
    [Io sono appena arrivato su Endlos, sono stato soccorso nel deserto qualche miglio più in là.]
    Annuì mentre cercavo di temporeggiare, dovevo scegliere le mie parole con molta calma ed evitare di fare arrabbiare quel grosso pennuto.
    [Cercavo riparo dal sole e dalla sabbia nella città sotterranea, mi sono fatto indicare la strada per raggiungerla.]
    Alzai un braccio puntando un dito verso destra, la sinistra del pennuto.
    [L'ingresso principale dovrebbe trovarsi in quella direzione.]
    Quella creatura pareva avere i miei stessi obbiettivi, forse se mi dimostravo una utile guida non avrebbe tentato nulla di stupido e una volta nei cunicoli avrei potuto anche provare a fuggire, dopotutto pareva potente ma decisamente non agile.
    [Sta cercando anche lei la strada, signor...?]
    Chiesi con un pizzico di curiosità nella mia voce, chissà se oltre che a parlare e vestirsi come un umano aveva anche un nome.
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    [LA MALATTIA] Al mondo esistono una moltitudine di virus, patologie e malattie rare; la maggior parte di queste è conosciuta e classificata, altre sono estremamente più sfuggenti, mutando in continuazione da organismo ad organismo. Ad ogni modo ci sono ben poche malattie che sono totalmente ignote alla comprensione medica umana, una di queste sfortunatamente affligge la zona cerebrale di Octavian fin dalla sua nascita. Questa patologia non possiede nome, non possiede precedenti medici ne tanto meno una cura definita, si tratta di una malattia degenerativa estremamente potente che accellera il processo di decadimento delle connessioni nervose, facendo invecchiare la corteccia ad un ritmo accellerato. Molti medici hanno dato al giovane una aspettativa di vita piuttosto breve, riuscendo a prescrivere solo psicofarmaci in grado di ridurre il dolore della piaga. Ad ogni modo questa malattia ha anche potenziato le capacità mentali del giovane, rendendolo più acuto e sveglio dell'umano medio, questo si traduce in una capacità maggiore di resistenza a stress in combattimento, a discapito tuttavia di un ben evidente handicap fisico.
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    Saviamente, Marco ritornò sui suoi passi presentandosi e avendo cura di parlare col dovuto rispetto alla divinità. Questa cosa era assai lieta a skekDor, che del resto come al solito non s'aspettava di meno da un mortale.
    La rabbia gli montava ancora dentro, ma ora sembrava andare lentamente in recessione. Insomma, era ancora adirato per non aver trovato la strada, ma almeno non esternava più la cosa in maniera tanto teatrale come poco prima.
    Senza contare che il ragazzo diceva anche di conoscere la strada per l'entrata. O meglio, la direzione verso la spaccatura nello scaglione di roccia. Perfetto, davvero perfetto.
    Lo Skeksis avrebbe agitato una mano al vento, facendogli così cenno di fargli strada. Nel frattempo, si sarebbe presentato: "Vieni pure avanti e guidami, Marco l'umano. Sei al cospetto dell'altissimo skekDor, divinità del Cristallo del mondo di Thra. Temerai la mia ira, ma apprezzerai la mia compagnia. Questo ti dico." Sì, come no. Ne era veramente convinto, ma visto ciò che aveva ostentato difficilmente Marco sarebbe stato dello stesso avviso.
    Comunque, avrebbe atteso che il ragazzo gli fosse sfilato davanti, per poi seguirlo quietamente. La coda sferzò obliquamente sui lombi dei Podling, che esordirono in un acuto tanto tetro che la melodia che ne scaturì somigliava a un lamento funebre più che a una litania.
    "E così, hai trovato qualcuno disposto ad aiutarti... E' cosa rara, in questo mondo marcio e corrotto. T'ha forse anche detto il suo nome, Marco l'umano?"


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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:110% | SCHEDA
    La reazione dell'enorme volatile fu quella aspettata, ciò che mi sorprese invece fu il fatto che si autodefinì "divinità", certamente quello era un individuo dall'ego piuttosto grande ma era ben lontano dalla mia mente farglielo notare in quel momento, non volevo certo rischiare di morire ancora prima di entrare nei cunicoli. Per quanto riguardava la sua compagnia, invece, non pensavo che la sua affermazione fosse del tutto vera, anche perché quell'affermazione suonava alle mie orecchie più come una minaccia che altro, "non farmi arrabbiare e servimi se vuoi vivere", questo era più o meno il messaggio recepito e che dovevo assecondare, fino a quando mi sarebbe convenuto per lo meno.
    SkekDor, questo il nome del grosso pennuto, agitò un'ala al vento per indicare di aprire la strada e certamente non me lo feci dire due volte, iniziando a camminare nella direzione che mi era stata indicata da Xar qualche minuto prima, poco dietro di me potevo già sentire il ticchettare di zampe che mi seguivano.
    [In verità ne sono rimasto sorpreso anche io sommo SkekDor.]
    Risposi alla sua domanda senza troppa esitazione e cercando di richiamare a me tutte le mie (poche) abilità recitative per compiacere al meglio il suo ego.
    [Il suo nome era Xar, un giovane sciamano di queste terre.]
    Dirgli che ero un naufrago dimensionale ? No, dopotutto non pareva un'informazione così importante per lui e comunque mi faceva soltanto apparire più debole e la cosa non mi piaceva per niente.
    Nonostante la situazione fosse tesa però, la mia curiosità non poté fare a meno di tornare a galla, dopotutto quella creatura era così strana e curiosa nella sua fisionomia e poi vi era sempre quello strano canto che pareva emanare direttamente dal suo corpo, inoltre non pareva nemmeno nativo di Endlos ma di un altro mondo.
    [Sommo SkekDor, perdoni la mia curiosità ma non ho mai sentito nominare questo mondo di Thra.]
    Se su quel mondo erano tutti come lui mi sarei dovuto tenere ben alla larga da compiere un altro viaggio dimensionale, giusto per evitare di finirci sopra per sbaglio.
    [Non voglio certamente offenderla con la mia ignoranza. Posso solo immaginare le meraviglie di un mondo governato da un'entità come lei e sarei ben felice di conoscerne le storie che lo riguardano.]
    Dare del voi, fatto. Compiacere l'ego del pennuto, fatto. Inserire una domanda per soddisfare la mia curiosità, fatto.
    Stavo forse giocando un gioco pericoloso, avrei potuto offenderlo in un modo a me del tutto ignoto con le mie domande ma, dopotutto, ero uno scienziato per un motivo: la mia curiosità vinceva sempre su tutto il resto.
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    [LA MALATTIA] Al mondo esistono una moltitudine di virus, patologie e malattie rare; la maggior parte di queste è conosciuta e classificata, altre sono estremamente più sfuggenti, mutando in continuazione da organismo ad organismo. Ad ogni modo ci sono ben poche malattie che sono totalmente ignote alla comprensione medica umana, una di queste sfortunatamente affligge la zona cerebrale di Octavian fin dalla sua nascita. Questa patologia non possiede nome, non possiede precedenti medici ne tanto meno una cura definita, si tratta di una malattia degenerativa estremamente potente che accellera il processo di decadimento delle connessioni nervose, facendo invecchiare la corteccia ad un ritmo accellerato. Molti medici hanno dato al giovane una aspettativa di vita piuttosto breve, riuscendo a prescrivere solo psicofarmaci in grado di ridurre il dolore della piaga. Ad ogni modo questa malattia ha anche potenziato le capacità mentali del giovane, rendendolo più acuto e sveglio dell'umano medio, questo si traduce in una capacità maggiore di resistenza a stress in combattimento, a discapito tuttavia di un ben evidente handicap fisico.
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    Al sentirlo nominare, skekDor sgranò gli occhi e disse a gran voce: "Xar?! Quel bimbetto dai capelli verdi? Tsk! Buon per lui che non t'abbia accompagnato fino a qui..." E, nel dire queste, s'agguantò le mani l'una con l'altra, spingendo i palmi forte e facendo così crepitare le vecchie articolazioni.
    "Mi ha preso in giro! Ha ripagato la fiducia che avevo riposto in lui con l'inganno! Eh, ma se lo incontro di nuovo..."

    Stava per dare di nuovo in escandescenze, ma la domanda improvvisa di Marco, sorprendentemente, lo riportò di nuovo in uno stato di quiete.
    Amava parlare del suo mondo, anche perché d'altro canto era stato esiliato da esso con l'inganno. Lui di suo non l'avrebbe mai lasciato. Non di meno se la scelta fosse stata cadere su Endlos, così com'era successo.
    "Dubito ti capiterà di sentirne mai parlare da altri. Il mondo da cui provengo, il mio regno, si trova in un altro piano d'esistenza rispetto a questo. Credo che voi umani la chiamereste... "dimensione parallela". Lì, sono uno degli dei che hanno garantito la nascita e il benessere di tutte le creature del creato." Parzialmente vero. Questo succedeva quand'era ancora integro, un vero UrSkeks. Non avrebbe però accennato a questo fatto, anche perché ciò rappresentava la sua principale debolezza. Da quando aveva infranto il Grande Cristallo per assorbirne il potere, tutto era cambiato in peggio: niente onnipotenza, niente onniscenza... e neanche la sua anima era più macchiata di pura malvagità.
    Aggrottò lo sguardo e pose il capo verso il basso, rimanendo silenzioso per diversi secondi alla successiva richiesta. S'era perso nel ricordo dei bei tempi andati e, come succede spesso a chi non ha il problema di morire di vecchiaia, s'era forse concesso un po' troppo tempo per quel "sonno a occhi aperti". In altre parole, dopo quasi cinque minuti di totale silenzio, esordì: "Oh, sì. Posso raccontartene, e anche mostrartene. Ma..."
    Commentò e, dicendo questo, squadrò Marco con uno sguardo velatamente ambiguo: gli occhi ben aperti, la lingua violacea che penzolava al lato del becco.
    "Non avresti qualcosa da mettere sotto ai denti, prima? Anche un'inezia. Un frutto. Una mela, per esempio!" Disse, con fare sempre più concitato. Sarebbe stato palese anche a un bambino che, a quel punto, una mela avrebbe rappresentato l'apoteosi nella scelta delle offerte che avrebbe accettato

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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:110% | SCHEDA
    Rimasi sorpreso dalla reazione violenta del pollo all'udire il nome del ragazzino che mi aveva aiutato, a quanto pare i due avevano dei trascorsi non proprio piacevoli alle spalle, stando a quanto diceva il pennuto Xar lo aveva ingannato, probabilmente il ragazzino si era solo trovato nella mia stessa identica situazione e alla prima occasione se l'era data a gambe levate lasciando SkekDor al suo destino e come biasimarlo, certamente il suo aspetto non ispira fiducia, men che meno il suo caratteraccio. Temei per qualche istante che la sua ira si riversasse su di me ma il nominare il suo mondo di origine pareva averlo distratto sufficientemente, anche lui era un naufrago quindi, stranamente provai un certo moto di empatia verso quello strano essere, sensazione che scomparve quasi subito a dire il vero, però tutti e due avevamo abbandonato ciò che ci era familiare per tuffarci nell'ignoto. Certo non credevo a tutte le parole di questa "divinità", ok poteva starci che fosse un creatore e quant'altro ma certo dubitavo fosse una divinità positiva che garantiva il "benessere" di altri. Quando il suo capo si piegò mi fermai per un istante per osservarlo, fui percorso da una certa tristezza. Potevo capirlo in un certo senso e sentivo in lui quel sentimento di nostalgia che mi accompagnava ma certo era difficile provare più di questo quando ti trovavi davanti un pennuto viola con dei problemi di ego. Alla successiva richiesta di SkekDor, però, un moto di preoccupazione mi percorse il corpo, io non avevo niente da bere men che meno da mangiare e se il pennuto decideva di usarmi come spuntino ? Velocemente mi infilai le mani in tasca cercando qualsiasi cosa di commestibile: un pezzo di lanugine, un elastico, la scatola mezza vuota dei miei antidolorifici ma niente di edibile. Con un profondo sospiro mi voltai verso il mistico.
    [Sono estremamente desolato ma non ho provviste, vede anche io sono arrivato da un altro mondo e purtroppo non ho nulla con me.]
    So che avevo evitato di fornirgli quell'informazione, del fatto che ero un povero naufrago disperso ma risultava per me estremamente difficile spiegare come avevo attraversato un deserto senza razioni e poi anche lui non era natio del posto e quindi non mi importava più molto.
    [Contavo di sfamarmi e dissetarmi una volta arrivato in città a dire il vero, quindi forse è meglio proseguire il nostro cammino.]
    Detto questo ripresi a camminare nella direzione della spaccatura che conduceva alla città, ora potevo vederla chiamante, era piuttosto alta ed estremamente larga, abbastanza larga da permettere il passaggio di un carro da traino, sul terreno vi erano delle leggere tracce di zoccoli, ruote e piedi, tutte puntavano nell'oscurità sottostante. Vi era ancora qualche metro tra noi e la fenditura e così ne approfittai per fare qualche altra domanda a SkekDor, dopotutto la mia curiosità era ben lontana dall'essere dissetata.
    [Quindi in quanto divinità che cosa la ha spinta a venire su Endlos o sommo SkekDor ?]
    In effetti se sul suo mondo era tanto potente e riverito perché abbandonarlo ? Potevo pensare a mille motivi diversi ma niente di riconducibile alla sua natura, ero ben certo che la sua posizione di divinità riverita e servita era una condizione ben sufficiente per soddisfare il suo ego, invece ora non era altro che un grosso uccello viola, solo e sperduto in mezzo ad un deserto, la cosa non mi quadrava molto.
    |STATO FISICO: ok
    |STATO MENTALE: ok
    |TECNICHE UTILIZZATE: X
    |AZIONI PRESE: X

    |ELENCO PASSIVE:

    [ESPERIENZA] Combattere con intrugli chimici può sembrare alquanto difficoltoso per quelle persone non abituate alla manualità da laboratorio; mescere, dosare e calcolare sono azioni difficili da seguire durante i ritmi incalzanti di un duello ma assolutamente non impossibili: per una persona esperta, che è abituata a creare giornalmente certi composti chimici, queste azioni sono naturali quasi quanto respirare o muoversi, ecco dunque che grazie all'esperienza chimica acquisita negli anni e, inoltre, ad una buona preparazione e organizzazione dei materiali prima di uno scontro, un esperto chimista può utilizzare le sue tecniche in combattimento in maniera praticamente istantanea.
    [Passiva di instant-casting]

    [LA MALATTIA] Al mondo esistono una moltitudine di virus, patologie e malattie rare; la maggior parte di queste è conosciuta e classificata, altre sono estremamente più sfuggenti, mutando in continuazione da organismo ad organismo. Ad ogni modo ci sono ben poche malattie che sono totalmente ignote alla comprensione medica umana, una di queste sfortunatamente affligge la zona cerebrale di Octavian fin dalla sua nascita. Questa patologia non possiede nome, non possiede precedenti medici ne tanto meno una cura definita, si tratta di una malattia degenerativa estremamente potente che accellera il processo di decadimento delle connessioni nervose, facendo invecchiare la corteccia ad un ritmo accellerato. Molti medici hanno dato al giovane una aspettativa di vita piuttosto breve, riuscendo a prescrivere solo psicofarmaci in grado di ridurre il dolore della piaga. Ad ogni modo questa malattia ha anche potenziato le capacità mentali del giovane, rendendolo più acuto e sveglio dell'umano medio, questo si traduce in una capacità maggiore di resistenza a stress in combattimento, a discapito tuttavia di un ben evidente handicap fisico.
    [Passiva di incremento energetico +10% & Passiva di malus fisico -50% in resistenza]
     
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    Marco rivelò d'essere a sua volta un naufrago dimensionale. Dunque, gli umani non erano nativi di Endlos. C'erano altri piani d'esistenza in cui quella razza aveva preso piede. Era interessante, e molto. Soprattutto al pensiero che su Thra di loro non c'era traccia. Questo poteva voler dire che, o la loro razza s'era estinta ancor prima della creazione di Thra da parte degli UrSkeks, oppure...
    Il mezzo-Mistico sgranò per qualche istante gli occhi a quella prospettiva: e se, tornando nel suo mondo, avesse lui dato vita alla creazione degli umani anche lì? Non erano malleabili come i Podling, però disponevano di una maggior forza e resistenza. Coi giusti accorgimenti, avrebbe potuto creare una razza di schiavi davvero impagabile! E quanta essenza vitale si poteva assorbire dai loro corpi...
    Sì, sembrava un buon piano.
    Era così in sollucchero a quell'idea che quasi non si curò del rifiuto dell'umano.
    "Va bene, non importa. Era una semplice brama, la mia." Già, lui non doveva certo aver premura di mangiare per sopravvivere.

    Il tragitto proseguì, e la spaccatura fra la roccia divenne visibile. Sì, ora ricordava! Ecco l'accesso a Merovish! E c'era riuscito senza dover chiedere supporto a nessuno spirito!
    La domanda innocente di Marco, però, gli piombò addosso come una doccia gelata. Il lieve sorriso che gli aveva increspato per qualche attimo il muso si tramutò in una mutria di rabbia. Grugnì, rispondendo sgarbatamente: "Non sono faccende che ti competono, mortale! Stanne fuori!"
    E, nel dire questo, accelerò il passo. Nel suo caso voleva dire che l'andatura claudicante simile a quella di un pinguino si fece più intensa, ma... beh, l'umano avrebbe semplicemente dovuto allungare di poco il passo per raggiungerlo nuovamente. Lo Skeksis non era proprio un campione di velocità, negli spostamenti.
    Comunque, il suo carattere s'era nuovamente inasprito. Era diventato di nuovo silenzioso, anche se di tanto in tanto mugugnava qualcosa sottovoce, o apriva e chiudeva le mani con forza

    Salute: 100%
    Energia: 100%

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:110% | SCHEDA
    Avevo toccato un tasto dolente a quanto pareva e, per la mia integrità fisica, forse era meglio cambiare del tutto argomento, giusto per evitare di essere ucciso all'istante, non si sa mai. Osservai il pennuto muoversi in avanti con l'agilità di un pinguino, una scena piuttosto comica alla quale avrei anche potuto ridere se non fossi stato certo che quel pennuto avrebbe potuto mangiarmi il cuore ancora pulsante nel petto. Realisticamente più lo osservavo e più mi chiedevo perché avessi timore di lui, dopotutto era goffo, anche più di me e questo era tutto un dire ed era... "vecchio" o almeno lo pareva, no, forse la definizione migliore era antico, forse era proprio per quello che lo temevo, era sopravvissuto a lungo con un carattere in grado di far incazzare chiunque ma era ancora lì a zampettare con quel suo ego spropositato. Dovevo mordermi la lingua e stare attento se volevo sopravvivere a quella situazione.
    Mi affrettai immediatamente dietro a SkekDor raggiungendolo senza troppa fatica, mi muovevo al suo fianco ma gli stavo alla larga, giusto per dargli spazio nel suo movimento vacillante. La situazione si era fatta ancora più tesa di prima, il silenzio gravava su di noi ma potevo sentirlo mugugnare qualche cosa fra se e se, pareva irato forse ? Per fortuna che pochi attimi dopo l'enorme spaccatura nella roccia si presentò davanti ai nostri occhi.
    [Eccoci.]
    Esclamai abbassandomi sulle ginocchia per guardare meglio il terreno, vi erano tracce piuttosto fresche di orme che parevano umane, ottimo, la strada sarebbe stata marcata di fresco.
    [Se seguiamo le tracce e prestiamo attenzione ai cunicoli più illuminati dovremmo raggiungere Merovish in un batter d'occhio.]
    Ripresi a camminare in avanti convinto che il pennuto avrebbe seguito il mio esempio. Passarono altri istanti di silenzio tombale quando mi decisi a fare la prima mossa, ero curioso e non potevo farci niente, avevo capito di stare alla larga dall'argomento "viaggio dimensionale" il più possibile ma per il resto sarei stato a posto... giusto ?
    [Mi perdoni sommo SkekDor se la ho offesa con le mie domande ma la curiosità fa parte della mia natura mortale e non posso farne a meno.]
    Annuì con un'aria abbastanza afflitta, mi sorpresi io stesso di come stavo tenendo in piedi tutta questa recita.
    [Se posso: sono convinto che lei possieda poteri al di là della mia semplice comprensione umana, però mi chiedevo se era possibile anche per una persona come me apprendere, seppur solo una briciola, del suo potere arcano.]
    A quella domanda tesi un poco i muscoli delle gambe, come per prepararmi a correre, mi sentivo come se stessi facendo un patto con satana in persona anche se il pennuto avrebbe di certo tergiversato sulla questione o risposto con un semplice "no", di questo ne ero quasi convinto, ma d'altra parte c'era la possibilità che accettasse e, non so, mi chiedesse l'anima in cambio. Forse non era stata la domanda più intelligente da porre.
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    [ESPERIENZA] Combattere con intrugli chimici può sembrare alquanto difficoltoso per quelle persone non abituate alla manualità da laboratorio; mescere, dosare e calcolare sono azioni difficili da seguire durante i ritmi incalzanti di un duello ma assolutamente non impossibili: per una persona esperta, che è abituata a creare giornalmente certi composti chimici, queste azioni sono naturali quasi quanto respirare o muoversi, ecco dunque che grazie all'esperienza chimica acquisita negli anni e, inoltre, ad una buona preparazione e organizzazione dei materiali prima di uno scontro, un esperto chimista può utilizzare le sue tecniche in combattimento in maniera praticamente istantanea.
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    L'argomento dell'esilio non era un qualcosa che skekDor affrontava alla leggera. La gioia d'aver trovato l'imbocco per Merovish era ben poca cosa di fronte alla consapevolezza di non avere idea di come far ritorno a Thra.
    Entrò all'interno della grotta senza nemmeno avere il timore di non rivedere la luce per un po', com'era successo l'ultima volta, tanto era preso dal rimuginare sul passato.
    Anche la successiva constatazione di Marco rimase orfana di risposta. Lo Skeksis imprecava ancora a becco stretto, anche se di tanto in tanto spostava gli occhi cremisi a guardarsi attorno, come volesse memorizzare la strada al meglio.
    Il che non era un male, considerando che l'ultima volta che aveva provato a entrare nella città sotterranea gli si era aperta una voragine sotto ai piedi.

    Il ragazzo continuò a parlare, e questa volta il mezzo-Mistico si sentì in dovere di rispondere: "La magia è in tutte le cose. Se si ha la giusta costanza e un buon maestro da seguire, la si può piegare al proprio volere." Commentò.
    Di seguito, volgendo il becco a Marco, alzò una zampa scheletrica e l'avvicinò al torace del ragazzo: "Sei il primo mortale che mi fa una simile domanda, eppure fino ad ora non ti ho mostrato nemmeno un briciolo della mia potenza..."
    La mano s'avvolse d'un aura verdognola, quasi spettrale. Anzi, aguzzando bene la vista, nonostante il buio il ragazzo avrebbe potuto vedere in quel mana palpitante quelli che forse ai suoi occhi apparivano come volti contorti in una smorfia d'agonia eterna.
    "Hai cercato di capire cosa fossi, ora io sono curioso di conoscere qualche dettaglio in più rispetto a te, mortale."
    Se gliel'avesse permesso, la punta dell'unghia avrebbe sfiorato il petto compiendo un movimento circolare fino all'addome, lasciandosi dietro la lugubre aura che, in breve tempo, sarebbe svanita senza lasciar traccia.
    "Qui sei un naufrago dimensionale, senza provviste ma capace di sopravvivere al deserto. Prima, cosa eri? E di cosa sei realmente capace?" Erano più che semplici domande. Scandite chiaramente, e fuoriuscite dal becco di un essere che mostrava ora un'espressione seria e attenta. Non si sarebbe lasciato sfuggire una sola parola, né avrebbe interrotto il suo narrare.
    Marco voleva imparare i rudimenti della magia, magari proprio da lui? Beh, anche skekDor era curioso di sapere cosa mai gli avrebbe portato di utile un umano come ce ne sono tanti

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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:110% | SCHEDA
    Quando la punta di quell'unghia mi toccò il petto non potei fare a meno che tremare visibilmente, quella era per certo magia ma vi era qualche cosa di incredibilmente marcio in essa, non sembrava molto "amichevole" come le nuvole di sabbia di Xar, forse erano i visi bloccati in un urlo silenzioso di dolore che danzavano all'interno di quell'aura verdognola ? Tirai un lieve sospiro di sollievo quando quel bagliore mi abbandonò, per un istante temei che quella creatura volesse uccidermi lì, in quell'istante, invece con mia grande sorpresa aveva delle domande per me questa volta. Era strano come una creatura apparentemente egocentrica come quella si interessasse di un semplice umano come me, inoltre non aveva evitato la mia domanda riguardo la magia e, anzi, a quanto pareva chiunque poteva impararla, se guidato da un maestro adatto al compito. Per un istante nella mia testa passò un'idea, malsana a dire poco, che ricacciai subito trovandola troppo pericolosa, quell'essere non avrebbe mai accettato di farmi da mentore e tantomeno io ero interessato a diventare un suo studente, volevo semplicemente sbarazzarmi della sua presenza in quel preciso istante.
    Ad ogni modo vi erano questioni più urgenti in quel momento, del tipo rispondere in modo soddisfacente alle domande del pennuto. Il problema era quanto rivelare della mia situazione ? Non potevo però certo rimanere lì impalato come una statua di cera a fissarlo, dovevo inventarmi qualcosa.
    [Prima ero ciò che sono adesso: un semplice e comunissimo umano.]
    Affermai con convinzione, era vero, non ero cambiato di una virgola dal giorno prima, semplicemente avevo cambiato mondo e la cosa iniziava a farsi pesare: non ero abituato a quell'ambiente e non ero fatto per sopravviverci, mi sorprendevo sempre più ad ogni minuto che passava del fatto che stessi respirando ancora e non fossi morto in chissà quale orribile maniera.
    [Nel mio mondo ero considerato piuttosto intelligente, ho ottime conoscenze in molti campi scientifici e sono un bravo chimico.]
    Chissà se nel suo mondo esisteva la chimica ? Certo non potevo saperlo ma al limite avrei spiegato meglio la cosa se ve ne fosse stato bisogno.
    [Però le mie conoscenze non mi bastavano più, trovavo i limiti del mio mondo di origine ben poco soddisfacenti e così ho deciso di venire qui su Endlos, di mia spontanea volontà.]
    O quasi. In realtà si trattava probabilmente di un caso o di un incidente la mia presenza su questo piano ma su questo fatto non mi pareva il caso di stare a specificare. Allo stesso modo era vero che i limiti del mio mondo mi bloccavano nelle ricerche ma certamente non vi era bisogno di spiegare il perché.
    [Ho fatto il mio primo incontro con la magia grazie al mio soccorritore e ora voglio apprendere, perché è per questo che vivo e respiro.]
    Questa sentenza mi uscì con una determinazione che mi lasciò sorpreso di me stesso, non pensavo di riuscire a tirare fuori un certo carattere davanti ad un essere così mostruoso e potente, però in fondo quella era davvero la natura del mio essere: conoscere e imparare, per il semplice gusto di farlo, senza un obbiettivo o uno scopo ben chiaro. Anche se in quel periodo un obbiettivo lo avevo ben chiaro in mente e iniziava a diventare piuttosto pressante, dopotutto non mi rimaneva molto da vivere, la Malattia avrebbe potuto stroncarmi da un giorno all'altro senza preavviso.
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    Alle prime parole dette da Marco, skekDor inarcò un sopracciglio. Quindi c'aveva visto giusto: non era un umano come il resto del gregge.
    Si era presentato come un chimico, e allo Skeksis venne da ridere. Questo perché la professione del "chimico", dalle sue parti, era esercitata da un'altra divinità sua pari. Peccato che questa si dilettasse più che altro a trovar la maniera di rendere più nutriente il fluido vitale assorbito dai mortali, che a trovare una maniera utile di piegare la materia al proprio volere senza usare la magia.
    "Sicché, saresti venuto su Endlos per tua decisione? Però non dai l'aria di chi sa anche come tornare indietro." Lo rimbeccò, dando l'impressione di volerlo prendere per i fondelli. In realtà, era molto interessato. Se quell'essere di carne sapeva come spostarsi tra i piani... magari, tenendolo sotto la sua ala l'avrebbe portato a scoprire una maniera per aprire un portale verso Thra.
    Questo lo mandò tanto in sollucchero da fargli emettere un mugugno piuttosto acuto, proprio in concomitanza con la rivelazione dell'umano.
    "Oh, oh, ragazzo mio..." Esordì il mezzo-Mistico, battendo la mano fra le spalle del giovane e continuando: "Vedo nei tuoi occhi e sento nelle tue parole la determinazione di chi non accetterebbe un "no" come rifiuto. Ma la magia è un mare infinito e incolmabile... Nessuno -nemmeno noi divinità, seppur si fa fatica a pensarlo- potrebbe ardire a diventarne l'unico e il solo padrone. Quel che è in tuo potere di fare, però..." E, nel dire questo, si staccò di nuovo da Marco e fece qualche passo in avanti, portando le mani nelle ampie maniche del vestito: "E' scegliere un'area, una zona, un centro d'interesse. Ad esempio noi Skeksis, presi nell'insieme, siamo padroni del tutto. Singolarmente, ogni membro della nostra casta rappresenta una fetta perfetta di totalità."
    skekDor alzò e abbassò il becco con scatto, mormorando tronfiamente: "Elementi e fenomeni naturali, animi e spiriti, creazione e distruzione, vita e morte, illusioni e visioni... Questi sono i campi magici che domino."
    Di nuovo, era la prima volta da quando si trovava su Endlos che confidava il "limite" delle sue specialità a un estraneo. Questo perché, nonostante avesse compreso di esser "trattato con le pinze" solo per l'apparente aura di solennità di cui s'era cinto, vedeva nel ragazzo uno spirito ancora acerbo da poter plasmare a proprio piacimento e render suo. In altri termini, più che in un discepolo, contava di trasformarlo in un buon suddito.
    Il che non era da poco, visti i suoi precedenti.
    "Appartiene a una di queste categorie la magia che intendevi "vivere e respirare", Marco l'umano?"

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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:110% | SCHEDA
    Le risposte della creatura mi mandavano sempre più in confusione, non mi aspettavo una reazione di quel tipo, pareva accondiscendente verso i miei bisogni e le mie richieste. Quell'idea malsana mi ritornò in mente, forse non era poi così male come maestro e poi era evidente che era estremamente potente, se avesse chiesto la mia anima in cambio però... Beh in realtà a pensarci forse avrei comunque ceduto qualche cosa di me se ciò significava guarire e continuare a vivere. In quel momento mi trovavo in uno stato di conflitto con me stesso, ascoltavo con attenzione ogni parola di SkekDor ma all'esterno parevo come in uno stato di stasi, gli occhi puntati sul terreno in una zona non ben precisata. Anche quando la sua domanda arrivò non mi scomposi subito, la mia testa ancora cercava di elaborare tutte quelle informazioni, volevo una strada semplice cedendo probabilmente qualche cosa di me ? Oppure preferivo rimanere integro e sperimentare per conto mio, sapendo che vi era la possibilità di fallire e morire da li a pochi giorni. Non ero mai stato un grande giocatore d'azzardo nella mia vita, però forse era arrivato il momento di scommettere e rischiare di perdere tutto.
    Lentamente riportai la mia attenzione su SkekDor, nei miei occhi non vi era più timore o paura, non tremavo più, parevo semplicemente svuotato all'interno, privo di qualsivoglia emozione complessa o sentimento.
    [Io non ho idea di come funzioni la magia.]
    Il tono di voce si fa basso ma ancora ben udibile per il lieve riverbero delle pareti di roccia della caverna.
    [Tutto ciò che so è che ne ho un disperato bisogno, senza di essa morirò e non esiste scienza che possa aiutarmi.]
    Dicendo questo, come per maledizione, un piccolo rivolo di sangue mi discese dal naso, macchiandomi di rosso il labbro e il mento per poi gocciolare a terra. La vista mi si appannò per un attimo ma rimasi saldo, il dolore iniziava a crescere e pulsare ma il mio stato di catalessi aiutava a lenirlo per ora.
    [Sommo SkekDor, io sono un umano a cui è stato fatto un dono ed una maledizione, il mio intelletto arriva con un grande prezzo da pagare: la mia vita.]
    Muovo qualche passo barcollante verso la creatura, il mio sguardo fisso nel suo cercando qualsiasi traccia di risposta nei suoi occhi, la mia voce piata e atona.
    [Non sono pronto a pagare questo prezzo e ho bisogno della magia ma non ho idea di quale.]
    Lievemente abbasso gli occhi al pavimento, riflessivo, cerco di richiamare i campi dell'arcano in cui è specializzato quell'essere ma continuano a sfuggirmi dalla mente, scivolando via mentre il dolore si fa sempre più forte e sempre più incontrollabile. Diventa difficile pensare ma non posso arrendermi, questo può essere un buon punto di partenza per la mia guarigione, non posso assolutamente mollare.
    [Vita...]
    Prendo un profondo respiro cercando di non scivolare nelle mie stesse parole.
    [...e morte. Questo è quello di cui ho bisogno e se qualcuno potesse farmi dono di queste conoscenze...]
    Mi fermo un attimo e lo fisso di nuovo, so perfettamente cosa vuole sentirsi dire quella creatura, non sono stupido e ho inquadrato abbastanza il suo carattere, certamente non è un buon samaritano intenzionato a distribuire conoscenze a gratis.
    [Sarei disposto a pagare qualsiasi prezzo.]
    Un lieve sorriso mi increspa il volto, è questo che vuoi dopotutto no ? Che sia la mia anima o la mia servitù non mi interessa più molto, ormai sono un uomo con poco tempo e poche risorse, se non me la gioco ora rischio più di quanto sto facendo in questo preciso istante e poi ormai i dadi li avevo lanciati. Dovevo solo aspettare e vedere quale sarebbe stata la reazione del pennuto.
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    [Passiva di instant-casting]

    [LA MALATTIA] Al mondo esistono una moltitudine di virus, patologie e malattie rare; la maggior parte di queste è conosciuta e classificata, altre sono estremamente più sfuggenti, mutando in continuazione da organismo ad organismo. Ad ogni modo ci sono ben poche malattie che sono totalmente ignote alla comprensione medica umana, una di queste sfortunatamente affligge la zona cerebrale di Octavian fin dalla sua nascita. Questa patologia non possiede nome, non possiede precedenti medici ne tanto meno una cura definita, si tratta di una malattia degenerativa estremamente potente che accellera il processo di decadimento delle connessioni nervose, facendo invecchiare la corteccia ad un ritmo accellerato. Molti medici hanno dato al giovane una aspettativa di vita piuttosto breve, riuscendo a prescrivere solo psicofarmaci in grado di ridurre il dolore della piaga. Ad ogni modo questa malattia ha anche potenziato le capacità mentali del giovane, rendendolo più acuto e sveglio dell'umano medio, questo si traduce in una capacità maggiore di resistenza a stress in combattimento, a discapito tuttavia di un ben evidente handicap fisico.
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    L'umano sembrava combattuto. E stava seriamente ragionando su quella proposta ancora inespressa. Forse lo Skeksis aveva veramente fatto centro, mostrandosi disposto in quella maniera a rispondere a una sequela di domande come quelle che gli erano state poste. Quesiti che, fatti da un altro, avrebbero semplicemente portato la divinità a uno sgarbato diniego o, nel peggiore dei casi, a far tacere per sempre la bocca che le aveva pronunciate.
    Ancora, però, quel Marco s'era dimostrato interessante. skekDor sentiva qualcosa in lui, anche se non poteva ancora ben definire la sensazione in merito. Aveva insomma il sentore che non stesse parlando con un semplice mortale in cerca di potere per motivi di ego personale o strane manie di grandezza. E non era neanche per il bene assoluto, di questo ne era ancor più sicuro.
    Qualcosa, dentro quel ragazzo, a metà strada tra il bisogno personale e una sorta di malsano altruismo, lo spingeva a voler scoprire i misteri della magia.
    Lo Skeksis, d'altro canto, voleva appunto guadagnarci una persona fidata. Non degna della sua fiducia, questo era troppo. Ma "fidata", ovvero a cui poter affidare mansioni per lui noiose, e comunque non di primaria importanza per la sua sopravvivenza.

    Il nodo si sciolse proprio di lì a poco, quando l'umano si espose senza mezzi termini. Stava morendo, diceva. E nessuna medicina del mondo dei vivi sarebbe stata d'aiuto. Una malattia, allora? O una maledizione?
    Quando il sangue prese a gocciolare dal naso di Marco, skekDor sembrò freddo e impassibile all'esterno. Ma dentro qualcosa stava lentamente montando e creando attrito. Era la metà del Mistico, la parte buona. Quella che, al contrario dello Skeksis, avrebbe volentieri difeso la vita anche a costo del suo totale annichilimento.
    Di solito quando faceva così semplicemente skekDor la ricacciava nel profondo con forza, relegandola al centro del suo cuore di tenebra. Ma ora era diverso: aveva la possibilità di compiere quella che per lui era un'inezia, ma per Marco un qualcosa di davvero grande. Aveva la facoltà d'ingannarlo e, al contempo, di fargli del bene. In altri termini, un'azione che poteva dirsi sia buona che cattiva, un "pareggio" che sarebbe andato bene sia per lo Skeksis che per il Mistico.

    Mosse qualche passo verso Marco, ascoltando ogni sua parola ma rimanendo assai concentrato. La zampa rachitica si alzò di nuovo, ma stavolta non si avvolse in nessuna aura spettrale. Anzi, parve risplendere di luce propria, una luce tanto forte da tagliare come burro l'oscurità del cunicolo in cui i due erano appena entrati.
    Poggiò il palmo al centro del petto dell'umano e, nello stesso istante, da lui stesso sarebbe irradiata la medesima luce. Avrebbe potuto sentire il dolore farsi molto meno pressante, e il sangue stesso fare "marcia indietro" e rientrare nel naso e, da lì, nel circolo sanguigno.
    Il processo sarebbe durato una manciata di secondi, al termine dei quali Marco non avrebbe più avvertito alcun dolore o pressione.
    Lo Skeksis sorrise stranamente bonario, allontanando il braccio e rimettendo l'arto nella manica del vestito.
    "Vita e morte... Morte e vita. Voi creature destinate al decadimento pensate che solo ciò sia importante, perché all'effettivo questi sono per voi i pesi opposti della stessa bilancia. Una bilancia che solo per due brevissimi istanti della vostra esistenza è all'equilibrio: quando cioé venite al mondo, strappati dal nulla che è la vostra origine, e quando poi ritornate ad esso..."
    Socchiuse gli occhi e abbassò il becco, proseguendo: "Immagino che per te, piccolo mortale, il desiderio di procrastinare il più possibile il tuo degno ritorno al nulla sia un chiodo fisso, un'aspirazione di vita. Tu non vuoi la magia al fine di creare un mondo migliore, ma per avere la certezza di poterci vivere sopra ancora a lungo."
    Scandì quella sequela di parole come se fossero solenni ovvietà, dati di fatto. In quel mentre, non stava ipotizzando i reali sentimenti del suo interlocutore, ma piuttosto portando i suoi pensieri verso quell'inevitabile verità.

    Alzò di scatto il becco a incontrare gli occhi del ragazzo ammalato, quindi esordì: "Pagheresti qualsiasi prezzo, hai detto. Ma io so che quella che credi sia la tua più alta posta a me non interessa. Io non voglio la tua anima, Marco. Perché essa è già mia. Potrei strappartela in questo stesso istante, se ne avessi desiderio. O potrei aspettare che la malattia che ancora ti affligge te la strappi via un pezzo per volta, per poi poterla richiamare in toto quando sarà ormai giunto da tempo il tuo momento."
    Aveva detto il vero. Col suo tocco s'era limitato ad acuire i sintomi. Forse per un giorno o due il ragazzo avrebbe sperimentato la gioia di sentirsi come guarito, ma poi tutto sarebbe tornato come prima. Poteva curarlo definitivamente? Forse. Ma non in quel momento.

    Sorrise di nuovo. Adesso lo sguardo non era più serioso, e anche il viso pareva assai più rilassato. In quell'espressione non si leggeva malvagità o spietatezza: "Voglio darti ancora del tempo per rifletterci su. Puoi metterci quanto vuoi: secondi, ore... giorni interi, se preferisci. Se sceglierai di rinunciare, le nostre strade si divideranno qui. Oppure, accetterai d'apprendere i segreti della vita e della morte a costo di un compenso che supera la tua umana concezione delle cose. Rifletti e scegli, piccolo mortale!"
    S'era di nuovo dimostrato ambiguo. Ma questa era la sua natura. Non avrebbe mai siglato un accordo chiaro e limpido per entrambe le parti. Lui doveva sempre avere la certezza, l'altro il dubbio e la perplessità di aver fatto la cosa giusta. Così era stato in passato, così sarebbe stato in futuro

    Salute: 100%
    Energia: 90%

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

    Tecniche utilizzate:

    - Luce curativa: Abilità di cui skekDor si serve con estrema parsimonia. Se l’indole del Mistico è abbastanza forte in lui, gli basterà porre una zampa su di un alleato per avvolgerlo in un’aura di luce bianca. Ogni ferita sarà quindi sanata, restituendo vigore al corpo. Ovviamente, è in grado di servirsi della medesima abilità anche per curare se stesso [Abilità Attiva – Supporto; Consumo: Variabile (In questo caso Medio)]


     
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