Déjà vu

E quindi, ci siamo; è solo questione di tempo prima di vedere le mura della peccaminosa Merovish. Proprio il ieri di quest'ora mi sono imbarcato su una carovana diretta nella città più malfamata di tutta Endlos: un luogo di depravazione e brutalità, che decisamente non si presta all'esigenze di un nobile come il sottoscritto. Ciononostante, sono abbastanza sicuro che questo posto orribile abbia molto da offrirmi: infatti non sono qui solo per ottenere informazioni sull'evanescente Kamar, ma anche per affinare le mie doti d'ingannatore e trovare potenti alleati ed opportunità su Endlos.

Una sorta di tirocinio per Congiuratori, con la differenza che se sbaglio sarò il diretto responsabile delle mie azioni (come sempre, quindi).

Il viaggio è tranquillo: niente banditi, niente wyrm, niente tempeste di sabbia. Meglio così: voglio, per una volta, un viaggio senza intoppi.

L'unica cosa che mi da noia è la calura del deserto: questa tunica, per quanto bella, è di un tessuto pesante e scuro, il che non aiuta a disperdere il calore. Decido quindi di sfilarmela dalle spalle, legando le maniche a mo' di cinta, lasciando il petto e le braccia libere di essere irradiati dalla luce del sole del deserto. Poco importa se ciò mettesse in mostra non solo il mio corpo ma anche i miei tatuaggi, simbolo di un patto non troppo felice stretto con un'antica divinità: non credo che nessuno, o quasi, su questo misero semipiano conoscano il senso di tali simboli.

“Certo che però una capra che cavalca un dromedario è strano”, si starà domandando qualcuno, ma a me non importa: non saranno certamente i commenti di un vile pelle liscia a sminuire il mio orgoglio.

-

Finalmente, dopo ore di traversata, ci fermiamo per far riposare i cammelli e saziare le bestie... quelle bipedi, intendo.

Si avvicina la sera, e tutti iniziano ad allestire l'accampamento. Tutti tranne io, che al prezzo di qualche moneta, sono riuscito a farmi fare la tenda da uno dei pelle lisca.

La noia, purtroppo, sopraggiunge veloce, e questo branco di zotici non ha con se neanche la metà di un foglio di carta da leggere. Però, forse interagire con loro non è una cattiva idea: dopo tutto alcuni di loro sono residenti a Merovish...avere delle informazioni dai villici non è mai una cattiva idea. In particolare, la mia attenzione è stata catturata da una donna dai modi seducenti e che sembra saperne molto sul mistico.
Si, parlerò proprio con lei.

Esco dalla tenda, e la cerco con lo sguardo. Eccola lì: che guarda in direzione della città sotterranea.

"Mi scusi, my lady"

Ormai sono abbastanza vicino da poter definire le sue forme: sotto la tunica bianca sembra nascondere un fisico definito e longilineo.

"La vedo assorta nei suoi pensieri: qualcosa la turba ?"

Oh, per favore mia bella signorina pelle liscia, non mi guardi con quell'espressione ebete: non ci credo che lei, in una terra di spiriti, demoni e altre creature paranormali trovi strana la presenza di un essere antropomorfo dalle fattezze di uno stambecco, che è diverso da una capra, come qualche zotico è abituato a pensare. E poi lei non è che abbia un aspetto così ordinario: quei capelli blu e quegli occhi così grandi difficilmente si sposerebbero ad un comune villico.

Ad ogni modo, sembra che anche lei sia diretta a merovish e che abbia degli “affari da svolgere”, che evidentemente riguardano i miei tatuaggi a giudicare dall'occhi insistente con il quale li fissa.
Sai, lì fa un esperto tatuatore, il suo nome è “Na'Hast”. Non costa nulla, a parte l'esilio dalla terra natia ed il disprezzo della tua gente, sopratutto se sono i tuoi genitori.

Scherzi a parte, il suo interesse può essere tanto innocuo quanto nocivo: per quanto credo sia impossibile che su Endlos ci siano culti inneggianti al Dio Serpente, è meglio evitare di creare scompiglio dando informazioni che potrebbero essermi fatali.

L'occhio non può non cadermi, per qualche secondo sulle sue mani; dalle punta delle dita, risalendo le braccia, si estendono delle cicatrici non troppo dissimili dai miei tatuaggi. Questo cosa vorrebbe dire ? Forse questa creatura non è completamente umana e che sia in qualche modo vicina a Na'Hast ? O forse le mie sono solo congetture ? Quanto ho da temere e quanto ho da scoprire da questa ragazza ?

Mi volto insieme a lei; un gesto chiaro che dovrebbe far capire alla pelle liscia che a me non piace essere fissato.

“Non credo che nessuno vada in una città come Merovish solo perché è di passaggio, no ?”

Sorrido e alzo le spalle, socchiudendo gli occhi; un gesto espressivo e forse un po' teatrale...
Una brutta abitudine che non mi toglierò mai.

“Sono uno studioso, per quanto forse il mio aspetto tradisca questa mia natura, e sto viaggiando a Merovish per fare delle ricerche sull'evoluzione della magia: la ricca biblioteca lì presente potrà sicuramente darmi una mano. Ad ogni modo, sono davvero un maleducato, my lady: Asriel Dreemurr-”

Segue un inchino profondo, com'è di consuetudine nei miei modi: sarò anche un essere riprovevole, ma le buone maniera prescindono dalla condotta, no ?

“Al vostro servizio...”

Mi rialzo sorridente, il mio sguardo si posa dritto sui suoi occhi, seguendola in ogni suo movimento.

"Se l'indiscrezione non vi reca danno, vorrei sapere: che venti tirano a Merovish? Mi dicono che è una città molto "speciale" sotto non pochi punti di vista, e qualcosa mi dice che voi non siete estranea a queste terre"

Astuto, o quanto meno prudente, da parte della dama delle sabbie non sbottonarsi troppo:
Non ci vuole una grande intelligenza ma sicuramente è una buona tecnica di autodifesa.
Peccato che sia così noiosa e decisamente poco stimolante: non è forse più divertente seminare il dubbio, le mezze verità, che lo sterile silenzio ? Sicuramente si raccolgono frutti decisamente più succosi ed invitanti.

Ad ogni modo, anche il più fumoso e sfuggente degli esseri viventi ha un nome: il suo è Shalysanne, esotico come il suo aspetto. Mi fa cenno di seguirla, ed io non me lo faccio ripetere due volte; quest'incontro sembra essere davvero interessante, e lei certamente non mi sembra un umano comune.

Ci avviciniamo a quella che sembra essere la sua tenda, mentre ogni singola parola che esce dalle sue labbra viene assorbita dalle mie orecchie. Mi narra della città e del suo essere una terra senza leggi, o quasi. Io, dal canto mio, non mi lascio intimorire: so difendermi e non ho paura di sporcarmi le mani. So quello che voglio e farò di tutto per addentare il collo della mia preda...credo di essere già abbondantemente entrato nell'anima della città del peccato, o magari ci sono sempre stato senza saperlo. Entriamo nella tenda di lei, i suoi occhi indagano alla ricerca di qualcosa ai mie occhi poco importante: la mia attenzione era concentrata sulla tenda in cui la donna sembrava abitare. Tutto sommato spaziosa, “arredata” in maniera sontuosa, quasi barocca; un chiaro sfoggio di lusso ed, poca, eleganza. Ma neanche l'arredo sfarzoso basta per accecare il mio sguardo attento, che si posa su delle pergamene ed uno strano pennino. Solo gli avvertimenti di Shalysanne dissolvono momentaneamente la mia attenzione.

“Ah, non vi preoccupate per me, mia signora: sono solo un modesto studioso in cerca del sapere. Non ho la minima intenzione di cercarmi crucci, ne tanto meno di correre in contro alla morte.”

Anche perché so difendermi piuttosto bene, ed un generale dell'imperatore porta ancora i segni della mia visita: senza scendere nel dettaglio, dico solo che non potrà mai più articolare la frase - “ti ucciderò, sporco animale!”- per il resto dei suoi giorni.

Esamino con o sguardo il pennino e le pergamene: qualcosa mi dice che non sono delle semplici lettere di cortesia. Diamo tempo al tempo: riuscirò a mettere le mani su quelle lettere in un altro momento...ora sono un'ospite, e sarebbe scortese e maleducato appropriarsi di oggetti non propri, almeno finché la domina guarda.

Sorrido, guardando Shalysanne palesemente indecisa se sedersi sui cuscini oppure rimanere in piedi.

“Voi mi sembrate una Merovishana di sangue, o comunque abitate qui da abbastanza tempo.”

Faccio qualche passo nella sua direzione; non credo si lascerà intimidire dal la mia figura.

“Se posso chiederle: voi, un fiore del deserto, cosa ci fate in un posto come questo?”

Ruffiani modi di accaparrarsi la fiducia di una pelleliscia ?
Un genuino interesse per la dama del deserto?
Chi può dirlo?

Non può non scapparmi una breve ma malamente celata risata alle parole della donna: so benissimo che la conoscenza richiede sacrifici e discrezione, ma in ogni caso non ho paura di sporcarmi le mani. È già successo in passato che il mio cammino venisse intralciato da stupidi folli, armati di tronfia vanagloria: non mi farò certamente intimidire da un paio di briganti o da qualche mago da circo.

“Non state a preoccuparvi per me, mia signora: so come difendermi.”

Alzo il labbro in maniera quasi involontaria al pensiero di come avrebbe reagito: forse si sarebbe scomposta un po', forse avrei iniziato ad a catturare il suo interesse. O forse lei di spudorati ne ha visti fin troppi, e lascerà cadere le mie parole davanti alla sua maschera di granito.
Il suo atteggiamento distaccato e diffidente non fa altro che incuriosirmi, esattamente come i suoi fogli che recano un sigillo...che si tratti di un sigillo magico ?
Il fatto poi che, a detta sua, lei sia una mercante mi fa capire che tra le due cose ci sia un collegamento: quei contratti non sono semplici lettere di credito. Certo che è indubbiamente atipica per essere un mercante: fredda, distaccata, irremovibile. Come loro porta una maschera, ma di natura sostanzialmente diversa...una donna dalle mille contraddizioni.

“Ah, interessante...”

Esordisco io, facendo un altro passo in direzione della pantera dagli occhi di ghiaccio.

“Se posso chiedervi, se posso concedermi l'ennesima indiscrezione, ditemi: da dove venire voi si traffica la magia ? Perché quelli mi sembrano cerchi magici, o quanto meno il loro funzionamento sembra essere collegato al mondo dell'arcano.”

Avrei potuto usare una frusta di luce per strappargliene uno dalle mani, ma perché farlo ? Perché essere così impulsivi ? Perché rovinare tutto con un gesto improprio invece di scalfire, lentamente la superficie che ricopre i segreti dietro questa donna ? La Merovisha, come giustamente mi ha fatto notare, dice di non essere di queste parti, il che vuol dire solo una cosa: anche lei è un naufrago come me.

“Immagino che anche voi non siate originaria di questo mondo, vero ?”

Il sorriso si allarga. L'avrebbe messa a disagio ? È quello voglioo: d'altronde sarebbe stato divertente veder cedere quella maschera che la rende così affascinante per gli standart umani, e forse non solo per quelli.

Ah, maledetta sia la mia vista! E maledetta sia anche la tua prudenza, Shalysanne.
Prevedibile, comunque: il mio atteggiamento è decisamente troppo insistente.
Troppe cose non so e troppe cose voglio e devo sapere.
Nel frattempo, lei mi tocca lo sterno: un gesto senza forza, ma che comunque riesce a farmi fare un passo in dietro. Una reazione istintiva e non calcolata.

Istinto: troppe volte ho lasciato che prendesse il sopravvento sulle mie azioni, come quella volta a Bloodrunner, e non è un atteggiamento degno del mio lignaggio. Infondo, anche se disonorato e solo, rimango pur sempre un figlio di Casa Belkaja, ed è per riabbracciare quella terra lontana che ho iniziato un viaggio nel deserto.

E tu guarda che coincidenza del destino: Shalysanne vuole sapere qualcosa su di me.
Io, di mio, posso dire tanto sul mio conto, ma perché farlo ?
Perché dovrei dirti che sono un nobile di un mondo lontano, che sono stato esiliato per aver stretto un patto con una divinità del caos e che sono finito qui nel tentativo di scappare da morte certa ? Perché forse puoi tornarmi molto, molto utile: dopo tutto i tuoi segni sulle braccia non sembrano naturali, e la loro forma richiama inconfutabilmente ad un'origine arcana.

Il suo aiuto potrebbe tornarmi decisamente molto utile.

“Bhé, che sono uno studioso lo sai già. Di me posso dirvi di discendere da una famiglia molto antica e nobile: la Casata Belkaja. Non credo voi l'abbiate mai sentita, poiché non è di questo mondo: sono stato catapultato in qui per volere del destino, e sono alla ricerca di un segreto che si nasconde nel mare dorato del deserto...probabilmente sapete anche di cosa sto parlando, vero?”

Sorrido; sono sicuro che queste parole cattureranno il suo interesse.
D'altronde, per ottenere un potere così grande, ho bisogno di tutto l'aiuto possibile e qualcosa mi dice che questa ragazza non è un semplice essere umano ed è altrettanto evidente che, se non s'intende di magia, almeno ha un forte legame con essa.

"Vedo che avete intuito, mia signora.”

L'impassibile Shalysanne continua a osservarmi dalle sue fessure azzurre, quasi a voler cercare di leggere oltre le righe. Cosa dovrebbe leggere ? Alla fine tutto quello che sto dicendo è vero: m'interesso d'arcani e di certo una città miraggio non può non attirare l'interesse di chiunque.

“No, ed è per questo che giunto qui: sono sicuro che tra gli scaffali di quella vecchia biblioteca troverò le risposte.”

I biblioteche sono una fonte inesorabile di conoscenza, basta solo sapergli sussurrare le domande giuste. A Belkaja ne avevamo una immensa: tomi su tomi dal valore inestimabile -sia culturale che economico- che racchiudono una conoscenza sconfinata. Per quanto abbia passato molto tempo tra quei libri polverosi, non credo di essere riuscito a leggerne neanche metà a causa della loro mole titanica. In ogni caso sono incuriosito dall'indifferenza di questa donna alla presenza di una città miraggio proprio ad una distanza relativamente breve dalla sua posizione.

Un potere così grande, così poco distante dalla nostra posizione, eppure così privo d'attrattiva per lei.

Le opzioni sono davvero poche: O fa finta di non essere interessata, oppure c'è già stata nella città evanescente.

“Davvero curioso il fatto che voi non siate interessata ad una città del genere: voglio dire, la sua genesi è quantomeno curiosa, e già solo questo basterebbe ad attirare l'attenzione di chiunque.”

“Capisco...”

Devo ammettere di essere un po' deluso dalla reazione di Shalysanne, ma anche incuriosito dalle sue parole: un'associazione di mercanti dell'arcano ed i loro servizi possono decisamente farmi comodo, e se lei non potrà accettare sicuramente qualcuno con più interesse dell'evanescente Shalysanne.

“Capisco che le vostre rotte commerciali siano altrove, ma non credo che un'organizzazione come la vostra si lascerebbe sfuggire un'offerta così allettante. Ditemi, quindi, c'è possibilità che io possa parlare con un vostro rappresentate? Magari non nell'immediato futuro, ma non mi dispiacerebbe affatto entrare in affari con voi...sono sicuro che potremmo stringere un fruttuoso legame di lavoro.”

E di questo ne sono sicuro: i mercanti sono sempre a caccia di nuove opportunità, e difficilmente si lascerebbero sfuggire una possibilità del genere. Infondo, loro cosa rischiano a palesare il loro interesse per un progetto ancora effimero ? Non ci rimettono ne soldi ne tempo, ed io invece guadagno la possibilità di disporre di un aiuto di qualità.

“Dove posso accomodarmi, se posso chiederle?”

Sorrisi, un qualcosa di non voluto, ma il parlare di progetti futuri è qualcosa che mi mette di buon'umore.

Finalmente le cose si fanno davvero interessanti, e non lo dico perché Shalysanne, con i suoi modi melliflui e maliziosi, mi porge uno strano foglietto con quelle che sembrano delle indicazioni atte a raggiungere la loro sede.
Finalmente potrò parlare in maniera chiara con degli specialisti del settore, ed iniziare a preparare la mia piccola spedizione. Ho tanto da costruire, e devo assolutamente fare presto; il mondo non aspetta un piccolo nobile disperso nelle sabbie.

Devo dire che questi cuscini sono parecchio comodi, la signorina non si fa mancare davvero niente.

“Che letizia! La ringrazio infinitamente, e di sicuro passerò presso i vostri uffici: credo che avremmo tanto di cui discutere.”

Sorrido, pregustando già l'odore di quella città fantasma: un misto di pergamene consunte e potere iensauribile.

“Per esempio: potreste parlarmi di voi, Lady Shalysanne. Qualcosa mi dice che nascondete molto di più di quello che date a vedere,e una buona relazione di lavoro si basa sulla sincerità, no ? Se lei dirà qualcosa a me, io potrei rispondere ad una sua curiosità...”

Appena qualche spanna di spazio ci divideva, eppure lei è sempre stata distante e sul chi vive; diffidente e sfuggente come un'ombra, come il vento.
È comunque palese che lei voglia sapere dei miei tatuaggi, i segni del mio “contratto”. Ed io gli dirò la verità, o almeno quella che voglio fargli sentire.