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Endlos - Presso Ricca Villa a Merovish
A Merovish vi era un luogo segreto contenente oggetti preziosi dai valori inestimabili. Nessuno effettivamente sapeva dove si trovava questo luogo né se realmente conteneva ciò che si diceva. Alcuni credevano che la storia fosse falsa e che non esisteva nessun luogo del genere. Creata unicamente per attirare persone provenienti da altri presidi, per raggirarli, per privare loro di tutto. C'era addirittura chi credeva fermamente che tale luogo si trovasse tra le montagne del Nord, tuttavia queste voci erano molto esigue.
Una ragazza con un ombrello passeggiava tra le strade di Merovish. Passo aggraziato e costante. L'ombrello copriva la metà superiore del viso, mentre quella sotto era caratterizzata da un instancabile piccolo sorriso. Nessuno si avvicinava a lei, nessuno sembrava voler a che fare con lei. Si fermò presso un negozio, sollevò lo sguardo: una panetteria. Un uomo, incuriosito e sospettoso, la stava osservando da un po'. La giovane se n'era accorta da un pezzo e voltandosi, con un cenno cordiale del viso, sollevò l'animo dell'uomo. Questo si voltò sdegnato e tornò fra i suoi passi.
Entrò nel negozio e in breve tempo ne uscì con un sacchetto bianco contenente del pane. Continuò la lenta e tranquilla passeggiata. Apparentemente senza meta. Passarono i minuti, quando decise di sostare su una panca. Si sedette, chiuse l'ombrello e mise una mano all'interno del sacchetto. Ci mise un po' a sbriciolare per bene il pane. Instancabile e paziente, non diede il minimo segno di fastidio. Compiaciuta e soddisfatta. Appoggiò il sacchetto sulla panca al suo fianco. Riaprì l'ombrello e appoggiò il suo asse sulla spalla sinistra.
Teneva il manico con l'omonima mano, mentre l'altra si occupava di infilarsi nel sacchetto per prendere un po' di pane sbriciolato. Con piccoli gesti, cominciò a gettarne le molliche. Al pari di una vecchietta vissuta in un rigoglioso parco. Dava da mangiare a piccioni inesistenti. A Merovish non c'erano piccioni. Eppure la giovane ombrellaia non pareva preoccuparsi dell'immagine che dava. Nemmeno di fronte a quel tozzo individuo che arrivava da un lato della strada, aveva un'aria particolare ed era vestito di viola.. -
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Endlos - Presso Ricca Villa a Merovish
Di fronte a lei si ergeva un'imponente e ricca villa. Alta e dalle colonne possenti. Presentavano delle guardie e una di queste la stava guardando nella sua particolare esibizione. Un lunga recinzione si frapponeva e un enorme cancello dava l'aria dell'impenetrabilità alla sontuosa abitazione. Si diceva vivesse una rispettabile famiglia. In realtà si diceva che vivesse un uomo solo, vecchio e stanco. Anzi, in realtà si diceva che costui era d'animo corrotto, così avaro e attaccato ai suoi tesori che aveva circondato il luogo di guardie armate.
Una strana creatura si avvicinò all'ombrellaia. Vestito di stoffe, pizzo e quant'altro, presentava sul volto d'un pennuto un becco. Particolare, interessante, l'ombrellaia scompose per un attimo il suo sorriso, sorpresa che qualcuno si avvicinasse a lei per qualcosa. Che sapeva già o meno, lei sorrise cordialmente al saluto dell'essere. Chiese cosa stesse mangiando. Non scostò l'ombrello per guardarlo dritto negli occhi, non fermò la mano intenta a continuare a lanciare pane per terra.
"Pace a lei, creatura" - rispose al saluto con profondo educazione, accompagnando la voce con un cenno del capo, accresciuto dal conseguente movimento dell'ombrello.
"Non sto mangiando niente" - affermò continuando l'attività da benefattrice.
"Sto dando da mangiare" - tornò ad abbozzare quel sorriso di cortesia. Accavallò la gamba destra sulla sinistra.
"Questo è pane, vuole favorire?" - domandò gentilmente, continuando a lanciare briciole di pane con una precisa costanza da far paura.
"Come preferisce? A creature simili a lei piace mangiare da terra" - poi improvvisamente si fermò, non lanciò più nulla, deluse quegli ingordi invisibili e privi d'esistenza.
"Creature simili a lei non chiedono il mangiare" - disse con voce profonda, ma senza smettere di degnare il suo sorriso.. -
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Endlos - Presso Ricca Villa a Merovish
Mercenari, guardie, soldati. Erano quaranta ed erano ladroni. Trentanove al servizio di uno. Tutti uguali, tutti avidi, tutti impegnati a condurre un'esistenza ricca di inquietudine, al pari del tesoro che essi nascondeva nella città del Re dei Ladri. Costui progettava di intrufolarsi nel covo dei banditi e sottrarre il loro amato tesoro. Quel tale aveva una serva premurosa, tanto che seppe della sua intenzione e, con pazienza e riverenza, aveva deciso di portarsi nei presi del luogo, nel caso in cui la situazione si facesse particolarmente pericolosa.
"Eh eh.." - scappò una piccola risatina alla reazione di colui che s'identificava come un dio. Smorzò presto l'atto offensivo portandosi una mano alla bocca.
"Le chiedo scusa" - sollevò la gamba destra e invertì le posizioni di accavallamento, per poi appoggiare lentamente la stessa mano sul ginocchio sinistro, ora sopra.
Un dio dalle fattezze bestiali, per quanto pareva non sorpresa di fronte a tale verità. L'ombrellaia tentò di fingerla.
"Un dio? Mi chiedo quale sia la definizione di dio" - quello chiedeva di assaggiare le briciole di pane e, per quanto alterato, si dimostrava comunque cortese. Poi avvicinò la mano artigliata con quegli occhi ardenti di desiderio.
"Un dio non dovrebbe chiedere il mangiare" - ma prenderselo, proprio come stava facendo lui in quel momento.
Non avrebbe fermato la mano avida, come quella dei predoni sempre appoggiata sull'elsa delle loro sciabole.
"Faccia pure, però così non potrò più dare da mangiare" - disse sollevando apparentemente un problema alquanto ridicolo. Sottrarre pane da lì, significava che qualcuno di immaginario non avrebbe avuto la sua razione giornaliera.
"Faccia pure, se ciò non la fa sentire in colpa, poiché una creatura simile a lei verrà privata del suo pasto" - e sorrise maliziosa, poiché a lei non importava della fame altrui.. -
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Endlos - Presso Ricca Villa a Merovish
Fece un cenno di dissenso rifiutando il sacchetto. L'aveva preso e ora se lo doveva tenere.
"No, grazie" - cordialmente abbozzando nuovamente il sorriso. Arcaico, ormai, come quello delle antiche statue pre-classiche. L'ingorda divinità le fece un complimento e sottolineò, gonfiandone i significati, la sua superiorità verso quella umana, o in generale di tutte le altre creature viventi. Piegò di lato la testa, perplessa su come per ben due volte l'aveva chiamata.
Gustò senza alcun rimorso il pane preso dall'ombrellaia. Poi dubito delle sue parole e fu curioso del suo nome per poterla ringraziare della sua magnanimità.
"Ma lei già mi ha dato dei nomi" - sorrise, ancora, nascondendo la sua identità. Diede indirettamente permesso al suo interlocutore di usufruire dei soprannomi già usati. Umana, mortale e piccina. Un nome non identifica certo la persona, altrimenti avrebbe già fatto valere il suo diritto di difendere se stessa.
Si era gustato due panini, alla fine era riuscita davvero a dare da mangiare a qualcuno. Sarebbe stato triste se quel giorno nessun volatile si fosse nutrito dalle sue mani, come potrebbe fare un dio alle creature inferiori.
"Se permette, vorrei farle una domanda" - raddrizzò la testa, senza scomporre l'espressione usuale. La gamba sinistra si sollevò e torno a piantare il suo piede sul terreno. Portò la mano libera ad appoggiarsi anch'essa presso il manico dell'ombrello, sull'asse per la precisione, un pochino più sopra rispetto all'altra.
L'ombrello cominciò a ruotare in senso antiorario con un moto lento e inesorabile.
"Vuole ascoltare una storia?" - domandò senza permettersi di guardarlo negli occhi. Una storia, una favola. Il racconto dei ladroni, della loro avidità, della loro orribile fine. La diceria di un altro mondo, una dimensione in cui basta conoscere una formula per poter aprire la porta dei desideri. Quelli corrotti che oscurano l'anima dei mortali. Non era solo una questione di fantasie, ma di successive domande di discutibili risposte.. -
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Endlos - Presso Ricca Villa a Merovish
E all'umana fu consentito di procedere con la sua richiesta.
"Una novella, a dire il vero" - precisò perché il racconto in mente originariamente era una novella di una città molto simile a quella che doveva stare a Daleli al posto di quelle macerie. Tornò ad accavallare le gambe, la destra sulla sinistra.
"Una breve novella su un tale che riuscì a scovare il covo di alcuni banditi" - rivelò la trama con una serenità e tranquillità di una donna vissuta priva di rimorsi per la sua vita passata.
"Un tale un giorno scoprì questo covo venendo a conoscenza della formula segreta per aprire il varco tra le montagne aride. Erano quaranta ed erano ladroni. Essi nascondevano un tesoro immenso: oro, gioielli, armi di ottima fattura." - le parole uscivano con una lenta costanza. Poi si fermò. Spostò l'asse dell'ombrello sull'altra spalla, quella destra. Il moto rotatorio si placcò nel contempo e fu riavviato nel senso opposto a prima, quindi orario. Sempre a velocità lenta e inesorabile.
"Questo tale lo rivelò a suo fratello, già in possesso di molti beni materiali. Purtroppo per lui, scordò la formula e quando i ladroni tornarono nel covo, lo trovarono e lo uccisero." - si lasciò andare ad una piccola risata, poi tentò subito di smorzarla ponendo una mano sulle labbra.
"Chiedo scusa..allora il tale portò via i resti del fratello e così i banditi seppero che vi era un altro a conoscenza del loro segreto. Scoprirono la sua abitazione e studiarono un piano per ucciderlo"
Cambiò posizione. Sollevò la gamba e invertì l'accavallamento.
"La serva del tale, con uno stratagemma, riuscì a uccidere tutti e quaranta i ladroni, salvando così la vita del suo padrone. In cambio quest'ultimo la diede in sposa al suo primogenito" - abbassò il capo, col conseguente e impercettibile movimento dell'ombrello. Poi si sciolse le gambe e si alzò rivelando di essere alta quanto il suo pubblico, portando i tacchi.
"Così si racconta, ma in realtà la storia è un'altra". -
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Endlos - Presso Ricca Villa a Merovish
Il Re dei Ladri era un uomo dai lunghi capelli biondi. Passo furtivo, inosservato, un talentuoso ladro cui era impossibile eguagliarlo. Il Re dei Ladri si intrufolò nel covo dei quaranta ladroni, ma lui non era il tale della novella raccontata. La serva attendeva fuori da ore, mentre dava da mangiare ai piccioni. Avidi quanto il fratello, avidi quanto i ladroni, avidi quanto poteva essere una divinità. La serva s'intrufolò nel covo e fece in modo che i ladroni avvistassero il tale, confondendosi tra loro. Ma l'ombrellaia non era una serva.
"Un'interpretazione realistica" - commentò il sarcasmo della divinità. Fece un paio di passi distaccandosi dall'odore da morto che emanava l'interlocutore. Cominciò a girare su se stessa lentamente, in senso opposto al moto dell'ombrello. Creando un'aria suggestiva e surreale, un comportamento quasi non umano.
"Prima di rivelarle la verità.." - come se le parti fossero invertite - "..Avrei ulteriori domande da porle" - altre richieste gratuite. Domande che necessitavano una risposta per proseguire.
Un ostacolo dopo l'altro. Così questa volta non attese un'espressione diretta del suo pensiero, lo anticipò di netto.
"Rubare a un ladro significa ancora rubare?" - perché Alì non venne mai considerato un ladro, eppure oggettivamente ha commesso tale crimine. La maggioranza è cieca, vede il fine ma non il mezzo. Una sporca bugia, giudicare secondo le motivazioni e la meta. Il mezzo giustifica i mezzi, ma non rende innocente la persona e, in quanto tale, merita la punizione, divina se necessario.
"Il pane non l'ho comprato, l'ho semplicemente preso, così come lei lo ha preso a me" - sentenziò con una risatina, stavolta non coperta, non interrotta.
"Prendere le cose altrui significa rubare?" - domandò e ormai le parole non uscivano più seguendo la costanza ritmica di prima. Veloci e incalzanti, come spadini appuntiti, colpivano la verità e il giusto, mettendo a dura prova gli indecisi.. -
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Endlos - Presso Ricca Villa a Merovish
Non placcò il giro e continuò a girare. Scoppiò in una piccola risatina sentendo come quel che si chiamava divinità assecondava il suo pensiero sottolineando che ciò che esiste e la sua disponibilità, dipendono da un semplice gesto di bontà divina.
"Menzogne" - sentenziò, rapida e aggressiva, ma senza scomporre la sua espressione. Al contrario il suo corpo smise di continuare a girare, fermandosi proprio al fronte. Un sorriso più largo dei precedenti, giusto un attimo per lo scontro d'idee.
"Perché un dio necessita di mentire?" - il tono era il medesimo e la voce ritornò nuovamente alla velocità di prima, calma e tranquilla. Menzogne, sottolineò. Bugie, scovò. Perché le contraddizioni erano più che evidenti.
"Mi chiedo se anche voi siate avidi nei confronti delle vostre cose" - e non si riferiva di certo a tutto ciò che era lasciato a chiunque. Intendeva a ciò che custodivano gelosamente per loro stessi, qualunque cosa fosse.
Riprese a ruotare inesorabilmente su se stessa, stavolta invertendo i moti rotatori sia dell'ombrello che del suo corpo.
"Cose e nomi servono solo a identificare, ma esse non sono proprietà di nessuno" - compresa la vita, anch'essa poteva venire sottratta senza problemi. La privacy è nata solo per il bisogno di creare un ordine e ciò che viene costruito in seguito non è legge da rispettare con riverenza. Ce ne sono molti di racconti in cui le stesse divinità sono soggette a raggiri, il qui presente poteva essere uno tra i tanti.
"Non mi fraintenda" - continuò - "Del pane non mi è importato nulla" - poiché non era suo e se voleva difenderlo ad ogni costo, poteva benissimo opporsi alla gentile richiesta dell'altro.
"Non è forse differente offrire dal lasciar prendere?" - il sorriso si allargò sfociando in un'ennesima risatina forzata. Smise di ruotare come una ballerina di uno carillon, in attesa delle ultime risposte. Una storia era in attesa di venire terminata.. -
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Endlos - Presso Ricca Villa a Merovish
"Sono lusingata" - disse fingendo palesemente stupore cotanto di mano alla bocca e aspirazione improvvisa. Una lingua tagliente dimostra una mente pungente ed una mente pungente è una mente in grado di perforare qualsiasi si creda inespugnabile e intoccabile. Non rispose alle domande interessanti, la sconosciuta divinità voleva conoscere la vera storia. L'avida creatura voleva un pasto per le sue conoscenze. Invece di lasciar cadere il braccio, la giovane ombrellaia preferì portare la mano sul manico assieme all'altra.
Chinò leggermente il busto, come un artista pronto all'esibizione. L'ombrello ne seguì perfettamente il movimento anche al ritorno.
"Nessuno si chiese come la serva era venuta a sapere del piano dei banditi" - cominciò, rivelando passo dopo passo, cosa si celava davvero in quella storia. Non era una novella con un lieto fine. Non era una novella destinata a mutare in fiaba. Ma più una profezia, una sorta di divinazione, poiché quell'evento era talmente vicino temporalmente, che mancavano poche ore alla sua realizzazione.
"La serva avidamente curiosa, spiò il suo padrone e venne anche lei a conoscenza del covo dei ladroni" - in quella storia tutti erano avidi, chi per un motivo, chi per un altro. Nessuno si salvava da tale peccato.
"Nessuno si chiese come il capo dei banditi scoprì l'abitazione del tale, questo perché la serva gli rivelò tutto" - pausa, un sorriso, l'ennesima e noiosa risatina puntualmente smorzata all'improvviso.
"Ecco il colpo di scena: mentre i banditi erano impegnati col suo padrone, la serva si appropriò dei loro tesori e.." - bloccò la frase intenzionalmente, portò la sinistra dietro la destra e si esibì in un profondo inchino. Le braccia tese ai lati, lasciando al suo pubblico l'illusione di poterla vedere negli occhi. Sguardo basso, terminato il gesto, furtiva, si rimise nella posizione precedente.
"..E si suppone fosse in seguito fuggita in un'altra città" - un finale incerto, una storia incompleta, un evento ancora da verificare e verificarsi. Alla fine vince il più astuto e manipolatore, sempre, indipendentemente dalla propria natura, che sia umana o divina..