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Atto I
†Birds Of The Sky...~
SPOILER (clicca per visualizzare)Descrizioni/Azioni
"Parlato"
PensatoCheto sorseggiava il sidro innanzi al viso suo, il cavaliere, assorto nel contemplar congetture ungeva saltuariamente le rosee labbra con la vivanda stretta nella mancina. Il Cappio Di Bronzo era un loco consono per concedersi il lusso di ponderare, seppur le lande settentrionali non fossero da meno. Il giovane uomo dalla cappa scarlatta s'era recato alla volta del singolar presidio errante al fine di incontrare vecchie conoscenze ed ispezionare una terra ad ei estranea, landa che, nonostante la frenetica vita, non era sì spiacevole. Anzi. Non ebbe fretta nel dilungarsi in quella sì ospitale locanda, ove diversi stranieri solevan trovar ristoro e pernottamento. Lance avea precedentemente versato il conio per il dovuto compenso al locandiere, indi quando i pensieri furon allocati ed il sidro esaurito, si sollevò dal lignio mobilio e s'accinse nell'ubicarsi all'uscio: l'arena celeste sarebbe stata la prossima tappa, ma ahimé non fu così. Due nerboruti e molesti avventurieri eran intenti nel procurar disagio all'interno del locale, plausibile che fossero ebbri di liquore al punto di aver il senno annebbiato. Una scena degna della peggior bettola di Merovish, invero. Laputa però non era un ricettacolo di furfanti e tagliagole, indi con solerzia a breve le autorità sarebbero giunte, poichè la situazione lo richiedeva, ma il ramingo del nord non ebbe modo di mitigar il suo animo impulsivo e munito della consueta tracotanza, destò l'attenzione dei due individui. L'olezzo emanato da costoro quasi destablizzava il giovane uomo, che però privo di tema avanzò, sentenziando verbi al mero fine dar fiato alla bocca. Ei non potea rimaner indifferente innanzi a quella scena, esigeva applicare quella morale indottrinata dal fratello.
"Quindi gli stolti sono ovunque. Credevo fossero prerogativa di Merovish. Ottimo"
Entrambi gli elementi di disturbo non eran assai stabili sugli arti inferiori e notevolmente inebetiti, indi non fu arduo per il Prode del Nord scostarli verso l'uscio, adoperando un proverbiale slancio motorio, dopo averli afferrati saldamente per le sudice e logore vesti. Non vi furono altri coinvolti ed ambo i volti dei due beoni ebbero un contatto con la sabbiosa landa all'esterno della locanda, non prima di aver spalancato le porte emulando massicci arieti da guerra. Poco dopo l'errante cavaliere dalla cappa scarlatta sarebbe uscito a sua volta, quasi trasudando boria dall'efebico ed ammaliante viso suo, limitandosi ad una falcata lenta e misurata, scorgendo tutt'attorno alla ricerca della sua meta. Non si sarebbe degnato di dar spiegazioni a taluno per la sua azione, indi le labbra rimasero serrate.
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Atto II
†Finding The Arena...~
I gremiti sentieri tediavan assai il ramingo, poiché il considerevole afflusso di individui vincolava il suo consueto incedere lesto. Il viso trasudava ogni sua emozione con smorfie e profondi sospiri, mentre ambo i palmi eran intenti nello scostar la calca oscillante. Invero, ei non era neppur sicuro dell'itinerario, ma con superficialità auspicava di scorger quella rinomata arena celeste, desumendo fosse notevolmente imponente. In quel trambusto abitudinario il fato fu benevole con la sua persona, poiché il cavaliere scorse un vicolo di passaggio inutilizzato, indi senza esitar si accinse nell'imboccar la via, pervaso dalla gioia di evitare quella marmaglia scomposta che brulicava nella strada principale. Egli era avvezzo alle sperdute e candide lande del nord, indi quel loco poco si confaceva alla sua persona, ma il desiderio di incontrare di nuovo Eva e di vedere l'Arena Celeste lo avea spronato. Una congettura balenò d'improvviso nella sua mente: perché non scalare gli edifici per scrutar meglio la zona? Quesito lecito, invero, ma grazie al cielo quella volta il giovane non fu sì impulsivo da cimentarsi in tale impresa. Avvolto nella logora cappa scarlatta rimase immobile, presumibilmente a pensare, quando s'accorse d'una presenza alle spalle sue. Si voltò quasi ridendo, mitigando quell'incontenibile giubilo partorito dallo stomaco.
"Sono del parere che quella sonora batosta sulla porta vi abbia chiarito le idee. Bè, se ora non avete rancori, vorrei chiedervi informazioni per l'arena...Però celeri: il vostro olezzo è molesto."
I nerboruti e molesti avventurieri di poc'anzi eran nel medesimo vicolo, ancor palesemente frastornati. L'arroganza del prode del nord in quel frangente fu ineguagliabile ed egli non ebbe remore nel fregiarsene. Forse, necessitava solo di un mero trastullo per sfogare il fastidio maturato per la via. Indietreggiò di mezzo passo, rimanendo in guardia, in fondo era tracotante, ma non sciocco. Nelle di lui irridi s'infiammò in un istante una vampa cremisi e lo sguardo mutò come austero. Gli astanti rimasero in silenzio, indietreggiando goffamente, chiaramente nel caso si fosse palesata una ritirata dei presenti il Cavaliere non avrebbe in alcun modo manifestato intenzioni ostili.
Edited by squall 89 - 2/12/2016, 11:16. -
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Atto III
†Whispers...~
I sozzi avventurieri eran ancor spaesati, uno di loro ebbe un barlume di sanità e rimase silente ed innocuo, l'altro fu meno astuto e sbraitando come un somaro da soma, si scagliò alla volta del ramingo del nord. Era palese che costoro fossero poco più che novizi e meri beoni da taverna, indi non fu arduo per Crimson eludere quel pugno rivolto verso la sua persona, atto ad oltraggiar il suo viso, limitandosi a compiere una mera torsione del busto alla mancina. Non avea la necessità di estrarre le fidate gemelle o di piegar lo spazio alla sua tempra per richiamar all'appello un funereo corteo di grezzo acciaio forgiato alla stregua di lama, indi con veemenza scostò il capo dell'aggressore contro la parete del marmoreo muro del vicolo, sì di privarlo dei sensi, senza infierire. Invero, durante la colluttazione parea un infante che si diletta nel giocar con un balocco. Il medesimo palmo che avea contribuito a render inerme l'antagonista, afferrò la chioma di costui, per ricollocarlo accanto al suo compagno di sventura. Fu accorto Lance a non lordar oltremodo le vesti di quell'uomo, mentre lo trascinava nel sabbioso sentiero. L'incuranza espressa sul volto suo, mentre si scrollava dalla cappa scarlatta la polvere sollevata poc'anzi. Con boria si volse all'uomo dirimpetto, auspicando che fosse ancor pervaso da quel barlume di sanità.
"Desumo che tu sia quello furbo, allora. Sapresti indicarmi l'arena? Prometto che in cambio vi indicherò ove reperire un pezzo di sapone."
Ciance disperse nell'aere, invero, poiché l'uomo fuggì lesto caricandosi sul dorso il compagno, senza udir la favella del ramingo. Scosse il capo in segno di rassegnazione, sospirando, Crimson, quando una nenia giunse all'orecchio suo, lentamente si rivolse verso il fulcro di quel flebile suono. Ad ogni passo che lo avvicinava alla matrice di quel suono, ei prendeva atto che fosse più un lamento che un canto. Distante scorse quella figura, infine: un pittoresco pennuto umanoide. Lo stupore non fu eccessivo nell'errante cavaliere, che ne avea vedute di singolar creature a Celentir, ma di codesta forma mai. Il bizzarro astante parea divertito, che fosse stato spettatore di quella miserabile farsa di poc'anzi? Plausibile. Tema alcuna albergava nell'animo del Cavaliere scarlatto, che trasse vantaggio dalla presenza di quella creature per chiedere informazioni. Con brevi falcate giunse al cospetto della chimera col possente becco, chinando d'un poco il capo come saluto.
"Mi perdoni, saprebbe darmi indicazioni per l'Arena Celeste?"
In tal guisa esordì, garbato pronunciò verbo, sì da dissuadere l'interlocutore da eventuali congetture negative riguardo alla sua persona sulle vicende appena accadute, indi attese, auspicando che quella buffa creatura agghindata con vesti ambigue comprendesse la sua parola.
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Atto IV
†Something Strange...~
Un intimo sussulto, come a scuoteregli le ossa, tale fu il sentore avvertito dal ramingo alla presenza della nefasta figura, come se ella fosse il riverbero d'una cupa salma. Imperturbabile rimase in apparenza il prode cavaliere, non fu allarmato, il suo istinto non prevedeva azioni ostili da parte della scheletrica creatura. Da quando era approdato accidentalmente sul semi piano codesta fu la prima volta che ebbe modo di incontrare un essere vivente sì dissimile da un umano. In apparenza si palesava poco raccomandabile quella chimera innanzi al vassallo dei ghiacci, ma ei non era avvezzo a badar alle apparenze. L'umanoide fu assai cortese, invero, asserendo di offrirsi volontario a scortar il guerriero scarlatto al loco anelato. Un sorriso d'assenso fu la risposto del Prode. Claudicando s'incamminò l'inquietante pennuto, quasi fosse inadatto a deambulare, mentre con incedere più lento e con falcate brevi e misurate Lance gli era accanto, mantenendo la medesima rapidità. Ironica l'osservazione successiva della creatura del fiero becco, dato il recondito olezzo da essa emanato, che per grazie non disturbava eccessivamente Lance, che ancor taceva limitandosi a gesti col capo. Infine il singolar astante s'arrestò, indi il Prode fece lo stesso al seguito di pochi passi. Il vitreo sguardo del rapace fu alla ricerca di quello del Cavaliere, malgrado la differente altezza a dividerli, per poi rimembrar d'un tratto convenevoli che forse non eran necessari. Verbi altisonanti proferì colui che si bollava come SkekDor, ma a dispetto dell'apparenza, Lance non udì con la dovuta attenzione, invero.
"Lance è il nome mio, del Nord Cavaliere. Lieto di fare anch'io la vostra conoscenza."
Non si crucciò dell'arto proteso innanzi alla sua figura, Crimson, fregiandosi ancor di pacata cortesia si cimentò in un accenno di inchino, scostando la logora cappa d'un poco con la destra. Non era a conoscenza delle usanze del loco e non smaniava di apprenderle, altre le sue priorità, distolse il raggiante sguardo dall'interlocutore e volse nuovamente a scorger il sentiero.
"Appartenete a questo presidio, Signore del Cristallo?"
Finse interesse per l'argomento avanzando un quesito il giovane uomo, tentando sì di interrompere quel cerimoniale e di giunger più in fretta alla meta ambita.
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Atto V
†Walking Around...~
Proseguivan nell'intrattenersi in quel colloquio da gentiluomini il giovane uomo e il chimerico pennuto avvizzito, mentre quest'ultimo, saltuariamente, si cimentava in strani schiocchi labiali, al quale il ramingo non badava oltremodo. Quasi amareggiato il volatile dal becco pronunciato confessava di non appartener al presidio errante, v'era altro a turbar le sue ragioni? Invero, allo scarlatto cavaliere alcunché tangeva, ma non potea sottrarsi al discorso, poiché costui gli stava usando la cortesia di indicargli la via. Ancor a passo lento riprese il moto il signore dei cristalli, in egual guisa il prode lo affiancava in quella placida camminata, rimanendo ancor avvolto nel tessuto della sua cappa cremisi, con sguardo attento sulla strana creatura.
"Lady Drusilia dite? Sì, ho sentito parlare dei suoi Aviatori."
Ancor con leggerezza si espresse il giovane uomo, mentre al termine dei suoi verbi il pensiero palesò innanzi ai suoi occhi il volto di Eva. Auspicava di incontrarla, invero, ma in cuor suo sapea che non v'era possibilità, almeno quel giorno, indi al seguito d'una breve pausa riprese, poiché interpellato sulle sue ragioni. Risolutezza e fermezza trasudavan ora dal suo tono deciso. Quasi mestizia e collera nei suoi occhi e nell'emozioni che increspavan la superficie dell'efebico viso suo.
"In codesto loco non v'è onore e gloria a cui io ambisca. Ho ragione di pensare che qui si trovi mio fratello. Ho smarrito da tempo sue notizie ed ho la necessità di incontrarlo. Un uomo dalla chioma castana, abiti scuri ed una cicatrice in volto. Qualora fosse in arena, lo troverò."
Scostò i sentimenti che albergavan in ei poc'anzi, al termine delle parole e sue, indi cordiale e pacato aggiunse.
"Desumo che neppure voi siate qui alla ricerca di oro o gloria. Corretto, Signore dei Cristalli?"
Plausibile che la chimera scorgesse un celata malizia tra le parole del giovane, che altresì era eccessivamente genuino. L'incedere claudicante e instabile del pennuto costrinse il cavaliere ad aumentar di poco la distanza tra loro, sì da evitare che l'impacciato volatile ruzzolasse ai suoi piedi.
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Atto VI
†So Far...~
Il pennuto dal becco pronunciato parea palesarsi come una creatura assai interessante o tale millantava di essere, il Prode guerriero ancor non avea compreso ove collocarlo, invero. Indubbiamente non cagionava tedio la presenza del volatile avvizzito, se non saltuariamente un recondito olezzo, ragionevolmente tollerabile dal ramingo. L'indole del giovane uomo trovava più esasperante quel flemmatico passo a cui imponeva la marcia, poiché ei non era avvezzo a muoversi in tal guisa per natura. Il pensiero di afferrare il signore dei cristalli e portarlo sul dorso balenò nella mente del cavaliere per un effimero istante di mera follia. La favella dell'interlocutore e le sue allusioni velate attiraron la curiosità di Lance, che fingendo ancor stupore, si pronunciò, eludendo proverbialmente il canuto piumaggio del pennuto che si disponeva nell'aere.
"Costui che ha preso accordi con voi deve esser un uomo dalle grandi influenze, desumo. Dunque, se m'è concesso, di quale reliquia siete alla ricerca?"
Chi potea aver l'ardire di ingaggiar una presunta divinità per il recupero di un cimelio? Un uomo potente, non v’era altrimenti. Sovente ove si radunan personalità simili v'è anche la presenza di Guerrieri notevoli. Non escludeva di proseguir la sua ricerca in tale loco, Lance, qualora l'arena non avesse dato i risultati auspicati.
"Alcun fastidio. Egli è l'unico legame effettivo che possedevo prima di giunger sul semipiano. Ho saputo che ora anche lui è naufragato qui, indi bramo comprender se entrambi possiamo far ritorno nel nostro piano di appartenenza. Seppur anche qui ho alcuni vincoli, che probabilmente hanno reso la mia esistenza migliore. Forse dal vostro punto di vista lo ritenete futile, Signore dei Cristalli?"
Non v'era mestizia né rabbia in quei verbi, pronunciati quasi con leggerezza, come fossero un monito.
"Ad ogni modo, a quale presidio avete detto di appartenere?"
Lecito il quesito avanzato dall'emissario del Nord, mentre scrutando il sentiero intrapreso, prendeva atto di come su quella via non vi fosse individuo alcuno, nonostante la strade principali fossero gremite..
Edited by squall 89 - 30/1/2017, 16:37. -
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Atto VII
†Lich...~
Sostenne lo sguardo, come di consueto audace, sin eccessivamente, sovente, comprendendo sin da subito l'entità e la gravità di quelle parole. Non turbato, ma austero ora il viso dell'errante cavaliere, come se il colloquio di poc'anzi lo avesse toccato personalmente, come se dovesse compiere la scelta corretta e non fuggire nella mestizia e codardia. Quale proverbiale monito, invero.
"Sono a conoscenza della faccenda, ma sin ora non ho avuto modo contribuire all'estinzione di tale piaga."
Perseverare nella sua ricerca: la ricerca della sua vita, o impiegare energie e tempo per tutelare una sterile landa straniera? Oscillava tra una bieca omertà e procrastinare ancor i suoi obiettivi, il ramingo scarlatto. Necessitava di tempo per ponderare al riguardo, ma al momento alcunché gli precludeva di aiutare SkekDor nel presidio errante.
"Dopo aver setacciato l'arena potrei aiutarvi nella ricerca in questo presidio, per poi dividerci. Se gradite un supporto."
Genuino e fermo si volse alla pittoresca creatura, il ramingo, allungando d'un poco la falcata, inconsapevolmente e tornando a scorger la via con sguardo vigile, ma ove un acuto osservatore avrebbe potuto scrutar l'espressione distratta, quasi smarrita nel contemplar l'oblio.
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