Le Fiabe della Luna Scarlatta

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    L'esplosione causata dal proiettile di energia emanò un forte boato a contatto con l'armatura cremisi del poderoso cavaliere, che fino a quel momento era rimasto immobile come una statua al bordo del ponte bianco. Come la polvere si diradò, Rhaziel avrebbe scoperto con disappunto che la bordata di energia non aveva causato nel suo avversario il minimo danno, nonostante questi l'avesse incassata in pieno. Alle spalle del titano esplosero grasse risate nella marmaglia di orchetti, che grugnirono risate al cielo incitando il loro mostruoso padrone a vendicare l'affronto ricevuto. Ed infatti, dopo un lungo momento di vuoto cosmico, Falltgold abbassò lentamente il capo corazzato in direzione della zona offesa, ancora fumante, salvo poi estrarre il gigantesco spadone a due mani dal terreno ed avanzare lentamente ma con risolutezza in direzione del suo nuovo sfidante.

    Solo allora Rhaziel avrebbe avuto modo di constatare quanto cavolo fosse grosso quell'affare. Vestito di metallo scarlatto da testa a piedi, la forma umana del potente drago progenitore svettava nettamente sul suo avversario, per oltre due metri e mezzo di altezza. Doveva pesare davvero molto, e brandiva come se nulla fosse una spada alta quanto Rhaziel stesso, per un allungo che doppiava quello del cacciatore bianco. Non disse niente, mentre avanzava. Ma il suo respiro formava vapori attraverso la celata dell'elmo, dietro la quale le fattezze del mostro erano nascoste dall'ombra.
    Un suono come di metallo stridente accompagnò il gesto di sollevare l'arma del cavaliere, come se una dozzina di diavoli graffiassero altrettante lavagne con unghie aguzze. In quel momento Rhaziel poté udire il dragonide parlare, una ridda di frasi appena sussurrare in una lingua antica e dimenticata, che suonavano ai suoi occhi come oscure maledizioni.

    Il fendente sarebbe stato devastante, sufficiente a dividere in due un toro o ad uccidere tre uomini assieme. Tanto ampio da poter potenzialmente far volare via la parte superiore del corpo dell'Aviatore, dalla cassa toracica in su, ma al contempo così rapido e feroce che servivano riflessi e rapidità non indifferenti per scansarlo completamente. Felltgold si sbilanciò in avanti, noncurante della difesa, lanciandosi in una serie di assalti fatti di pugni, calci e perfino tentando di travolgere completamente il suo nemico, di gettarlo al suolo e schiacciarlo sotto il suo pesi monumentale. Sul ponte c'era abbastanza spazio per spostarsi, ma non abbastanza da fuggire via. E d'altronde, poteva Rhaziel scappare da quella tenzone perdendoci la faccia e, forse, anche la vita?


    Apparentemente il colpo di blaster non provoca nel tuo avversario alcun danno, in compenso questi sembra destarsi e si scaglia su di te. Ti attacca con una tecnica fisica di Consumo Alto che consiste in un poderoso fendente di spada, segue un pugno al volto con la mancina ed un calcio con la gamba destra diretto al tuo ventre che valgono come un normali attacchi fisici su cui grava un potenziamento passivo in velocità e forza dato da due passive distinte. Segue poi una tecnica di livello Alto con cui Felltgold cerca letteralmente di travolgerti, scagliandosi su di te e tentando di abbatterti come in un autentico placcaggio. Inutile dire che se ti prende e finisci sotto di lui senza difenderti in alcun modo, il peso spaventoso del cavaliere è più che sufficiente a ridurti ad una frittella di carne e sangue.
     
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    Rhaziel fece schioccare la lingua contro i denti, infastidito, anche se un po' si aspettava un risultato del genere. Il colosso cremisi era rimasto illeso, immobile, come se a colpirlo fosse stata una flebile e delicata brezza. La cosa più fastidiosa però erano le risate di quei maledetti mostriciattoli verdi, ma al momento quello era sicuramente un problema secondario... visto che anche se il colpo energetico non aveva sortito effetto sul fisico del cavaliere, lo aveva sortito eccome sul suo orgoglio e in effetti si era un po' alterato.

    Cazzo.

    Quella fu la sola parola che uscì dai denti stretti del Cacciatore, resosi appena conto con chi aveva a che fare. Era come un giunco al cospetto di una robusta sequoia. La sua arma poi non lasciava molto spazio all'immaginazione, visto che era praticamente alta quanto Rhaziel. E quel mostro aveva iniziato ad avanzare. Spiazzato, il verde Aviatore rimase fermo, almeno fino a quando non si rese conto che quel monolite di metallo stava virando verso di lui con l'intento di segarlo a metà... e il tempo perso nel contemplare il colosso fu troppo per poi riuscire ad approntare una giusta difesa. Sgranò gli occhi, alzò lo scudo e lo rese resistente ma non abbastanza. Il colpo giunse possente, il guercio si schiantò a terra con un sonoro tonfo. Rapidamente, nonostante il dolore cercò di alzarsi al più presto, ritrovandosi ben presto sotto una pioggia di calci e pugni che riuscì in qualche modo a fermare, senza dimenticare il dolore. Poi arrivò l'ultimo assalto e per un attimo il Cacciatore tremò, vedendo la montagna rossa cadergli addosso. Si nascose ancora dietro lo scudo e un mare di scintille si riversò sul ponte quando i due metalli si scontrarono, mentre Rhaziel cercava di rotolare via da sotto quel corpo per non finire schiacciato. Ci riuscì per un pelo.

    Così non è giusto però.

    Si lamentò il mercenario, che grazie alla sua esperienza aveva già capito che combatterlo con le sue armi sarebbe stato inutile... doveva trovare un'altra strada, doveva usare la testa, oppure sarebbe morto. Si rammentò quindi della sacca di monete che il bibliotecario gli aveva consegnato, portò quindi la mano alla sacca tintinnante e ne tirò fuori un paio di monete.

    Ti piace l'oro, no?

    Lanciò quindi le due monete, una alla destra e una alla sinistra del colosso, assicurandosi che tintinnassero a dovere.



    CITAZIONE
    Rhaziel

    Stato fisico: Lividi sparsi, costole incrinate e cose dolorose
    Stato mentale: Troppo grosso...
    Mana: 60%

    Passive: Eterna giovinezza, visione termica
    Equipaggiamento:
    Revolver AMB_
    Definirlo un revolver è abbastanza riduttivo, visto che di quel tipo di pistola ne ricorda soltanto la forma. Lungo quando un avambraccio (mano compresa) o forse più, questa particolare pistolona monta non una ma ben tre canne e il caricatore a tamburo è forse la cosa che più fa assomigliare l'arma a un revolver, anche se la maniglia sottostante sembra presa proprio da un fucile a ripetizione. I proiettili che spara però non entrarebbero mai in un giocattolino come quello e, cosa più importante, quest'arma ne spara ben tre alla volta ed è un ottimo deterrente in certe situazioni. Purtroppo però montando sei cartucce e sparandone tre alla volta, ecco, non è un'arma veloce... ma spesso basta solo la prima scarica. La sigla si riferisce al fatto che quando Rhaziel tira fuori la sua pistola in genere è fuori di se e "adesso muori bastardo" è la cosa più gentile che esce dalla sua bocca.

    Il Fottuto Blaster_
    Il tipo a cui apparteneva questa particolare arma non aveva una buona mira, ecco il motivo per cui ora appartiene al Cacciatore. Dopo averlo ammazzato con l'arma descritta in precedenza, l'uomo si rende conto che gli averi del tizio non sono molti e l'unica cosa di valore è quell'arma, e ai morti non servono robe del genere. Molto simile ad un fucile, di cui ne riprende il calcio e la meccanica, la particolarità di quest'arma è la canna tozza e molto più massiccia rispetto ad un normale fucile, e la bocca di fuoco particolarmente ampia lo rendono più simile ad un cannone. Monta anche un mirino sopra, ma non serve a niente. Spara delle sfere di plasma che esplodono al contatto, robe che ti fanno dire "wooow".

    Rebecca_
    A dire il vero non si ricorda perchè ha dato un nome femminile a quel fucile, però da quando ha memoria Rhaziel ha sempre chiamato così la sua arma preferita. Si tratta di un normale fucile da cecchino, un po' moderno forse, ma il suo scopo è sempre il solito: colpire senza essere visti. E per farlo si avvale di un semplice mirino ottico, niente di troppo complicato o strafigo, ma che serve comunque al suo scopo. E lo fa molto bene.

    La Spada_
    Posizionata accanto all'arma menzionata in precedenza, si tratta di un normale spadone a due mani senza troppi fronzoli. L'elsa è semplice e lineare, così come la guardia sulla quale è incisa una croce dorata. In fin dei conti è una normale arma, però risulta molto utile durante il combattimento ravvicinato, soprattutto quando essa entra in risonanza con lo strano arnese luminoso racchiuso nel petto del Cacciatore.

    Lo Scudo_
    Il nome potrebbe trarre in inganno, però non si tratta di un vero e proprio scudo, almeno in apparenza. Infatti si tratta di un semplice guanto d'arme in acciaio che avvolge completamente l'avambraccio e la mano, e si collega allo spallaccio che difende la spalla e parte del resto del braccio. Questa protezione è molto utile per i viaggi, visto il suo scarso ingombro, ma non è molto utile per proteggersi, ma è qui che entrano in gioco le particolarità dell'oggetto. Esso infatti è in grado di attingere direttamente dalla Batteria, oppure entrare in risonanza con i simboli alchemici tracciati sul braccio destro, i quali riescono a farla mutare di aspetto. Se ve lo state chiedendo... no, quel braccio non è suo.

    Chastiefol
    All'apparenza si presenta come una normalissima lancia, lunga circa due metri nella sua totalità... ma le simiitudini con una normale lancia si concludono qui. Si tratta infatti di un'arma speciale, in cui ogni sua componente è stata trattata per funzionare alla perfezione, unendo le conoscenze alchemiche e tecnologiche del suo inventore. La ricerca di ogni speciale lega che la compone, di ogni minerale e lo studio dei cerchi alchemici è stato molto lungo e complesso, tanto da richiedere diversi anni solo per dar vita al progetto... e altrettanti per creare l'arma vera e propria. Il risultato però è davvero convincente e Rhaziel ne va davvero orgoglioso.
    Il materiale di cui è composta è molto simile all'acciaio, ma la sua leggerezza rende anche un'arma ingombrante e lenta come una lancia, agile e precisa in tutte le sue combinazioni d'attacco. Grazie all'alchimia poi, Chastiefol è in grado di mutare la sue dimensioni, passando da una lunga arma per tenere a distanza i nemici, a una corta daga per affrontare uno scontro più ravvicinato. Inoltre la punta della lama è costituita da un metallo speciale trattato alchemicamente, il quale grazie all'aggiunta di un particolare minerale che reagisce agli urti, è in grado di generare esplosioni al tocco con qualsiasi superficie, variando la potenza a seconda dell'energia impressa nel colpo.
    [Lancia + Daga + Passiva di Leggerezza + Tecnica Mutaforma + Tecnica Variabile]


    Tecniche utilizzate:
    Scudo Mutevole_
    La Batteria presente nel corpo di Rhaziel non fornisce supporto solo alle sue armi, ma anche alle sue capacità difensive. Infatti, spendendo una parte della propria energia vitale, si può rendere rossastro il guanto d'arma, il quale da quel momento riuscirà a respingere attacchi energetici di entità variabile, semplicemente imponendo il palmo della mano nella direzione dell'attacco.
    Inoltre i tatuaggi che percorrono quello stesso arto non sono delle semplici decorazioni, si tratta infatti di simboli alchemici che una volta attivati, si muovono ed entrano in contatto con il metallo cambiandone la struttura e mutando la protezione in un vero e proprio scudo avente una resistenza variabile, in grado di sopportare attacchi fisici di varia potenza a seconda delle energie impiegate. Esso ha un diametro di circa un metro e può rivelarsi utile in diverse situazioni, non solo nel corpo a corpo.
    [Difesa fisica: Medio+Medio]
     
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    Riful detestava più o meno profondamente oltre la metà delle fiabe con cui aveva avuto a che fare, ma per i ruler del rango di Felltgold -anzi, di Bahamut il Re Drago- riusciva a provare un serio disgusto per cui avrebbe preferito volentieri anche perdere un bel po' del suo prezioso tempo (e perfino arrivare a durare fatica!) pur di non averci a che fare. Purtroppo però era consapevole che non poteva affrontare quel viaggio senza averci a che fare, ed era per questo che aveva richiamato un'evocazione specifica per confrontarsi con quell'odioso bestione rosso.
    Peccato che il Cacciatore di Draghi che aveva evocato era stato abbattuto in Klemvor assieme ad altri preziosi elementi che in quel frangente le sarebbero tornati estremamente utili. Di nuovo era colpa del destino, ma dopotutto era normale che il percorso di una strega del suo livello fosse lastricato di problemi. Ed in verità, aveva messo in conto fin da subito di dover sacrificare un'evocazione per superare l'ostacolo rappresentato dal Progenitore dei dragoni rossi, aveva ponderato bene la cosa arrivando alla conclusione che si trattava di un giusto prezzo per velocizzare il percorso che l'avrebbe condotta alle Memorie di Celentir.

    Due evocazioni però no.
    Cavolo, due evocazioni erano un terzo esatto della sua scorta. E poco contava se in realtà una delle suddette era semplicemente un povero disgraziato costretto a seguirla sotto minacce assortite: erano una porzione rilevante delle sue guardie del corpo ed il doppio esatto di quanto era disposta a pagare per superare l'ostacolo rappresentato da quel folle monolite cremisi.

    agasdfds

    « Non reggerà più di una manciata di secondi. »
    Ne uscì dal nulla, attirando su di se l'attenzione di tutto il gruppo con un'affermazione che suonava tanto come una sentenza di morte rivolta a Rhaziel. Che poi, a ben pensarci, era esattamente così: era palese che l'aviatore verde non aveva grossi argomenti di conversazione, infatti proprio in quel momento stava ricorrendo ad una mossa che agli occhi di tutti sembrava davvero il gesto disperato di chi non sa bene che fare davanti ad un nemico del tutto invincibile, ovvero lanciare a terra una manciata di monetine d'oro che tintinnarono allegramente sul ponte suscitando non poca perplessità negli orchetti ammassati sull'altra sponda del fiume, che non capendo bene cosa stesse accadendo fissavano la scena incuriositi motteggiando l'umano alla mercé del loro padrone.

    « Ehm, nobile strega... intendete forse che a vostro avviso la battaglia è già conclusa? »
    Riful si accorse degli sguardi dei presenti rivolti a lei solo quando il Gatto con gli Stivali le rivolse la parola, dimostrando candidamente di non essersi resa conto minimamente di aver espresso ad alta voce un pensiero. Comunque si riprese in fretta e dissimulò con un'espressione di superbia ed un tono altezzoso che le si addiceva molto:
    « Pfiu. Non è già conclusa, ovviamente. Felltgold non ha ancora ridotto ad una frittella il servitore di quella là. »
    Guardò il titanico cavaliere rosso, che si era effettivamente arrestato sul posto fissando in modo insistente il suo rivale, mentre ad entrambi i lati del mostro le monetine d'oro finalmente la smettevano di rotolare. Riful mutò impercettibilmente espressione, chiedendosi perché l'ancestrale dragone in forma umana non finiva in fretta il lavoro.
    « Fruga nelle tasche. Per caso hai ancora una di quelle monete...? »
    Chiese con sconcertante semplicità al saggio di Palanthas, una volta tanto senza traccia di boria né cattiveria nella sua voce. Effettivamente il principe demone avrebbe rinvenuto almeno una monetina superstite in una delle sue tasche, sebbene aveva dato a Rhaziel tutto il sacchetto. Sebbene poteva sembrare frutto di una semplice distrazione o semplicemente una dimenticanza, in quel contesto scoprire di avere con se qualcosa che si pensava di aver dato via poteva guadagnare connotati molto... sospetti.

    « Sì: a giudicare dall'aura direi che ha addosso una mezza dozzina circa di maledizioni assortite. »
    Dichiarò Riful, fissando in modo critico la monetina per poi iniziare a disegnare nell'aria simboli ed icone con il dito indice, le quali si manifestarono agli occhi dei presenti come archi e spirali di un oro lucente come quello della moneta di Kerobal. Moneta che, come il Galanodel si sarebbe reso conto all'istante, presentava l'effige sconosciuta di un regno che nulla ha a che fare con Endlos o con qualsiasi altro luogo sperduto della parte reale del multiuniverso, il volto incoronato di un sovrano mai visto e rune misteriose ed illeggibili. Quelle non erano chiaramente le monete con cui Kerobal era arrivato nel reame delle fiabe, e tantomeno quelle che aveva intenzione di consegnare a Rhaziel. E non c'era neanche bisogno di chiedere da dove venissero: conoscendo la storia di Bahamut era davvero troppo ovvio.

    Provenivano dritte-dritte dall'enorme tesoro che il drago rosso aveva accumulato, e su cui egli aveva dormito per secoli. Le stesse monete che erano state trafugate, e che egli aveva ricoperto di quelle stesse maledizioni che ora emanavano un'aura flebile e quasi impossibile da notare, ma nera e nefasta come la ridda di parole astiose in vernacolo antico pronunciate in quel momento dal nemico mortale affrontato da Rhaziel.

    « Akthun, kairan, Satekainorim! Akthun, rimeka sak'tin, korimai...! »
    Le due monetine lanciate da Rhaziel diventarono rosse come se conficcate a forza sotto le braci ardenti di una fornace. Avvamparono fino a prender fuoco e disciogliersi in gocce indistinte d'oro fuso. Lentamente, come il cavaliere rosso riprese ad avanzare un passo alla volta in direzione di Rhaziel, i due resti aurei iniziarono a strisciare in direzione del titano, fino a raggiungere i suoi calzari corazzati e sparire in essi, come gocce d'acqua gettate in un oceano. Di lì a poco, anche il sacchetto di monete d'oro rimaste in mano al Cacciatore di Taglie iniziarono ad arroventarsi, tanto che adesso l'aviatore verde era in grado di reggerle solo perché contenute all'interno della sacca, e di lì a poco -appena Felltgold si sarebbe avvicinato a sufficienza- avrebbero bucato il fondo della sacca cadendo al suolo come una cascata di liquido aureo.
    « Akthun aghan, karkaris'o! Korimai!!! »
    Arrivato a due passi dal nemico, levò sopra la testa la colossale arma a due mani menando un fendente tanto poderoso da poter ridurre in pezzi perfino un'incudine d'acciaio, sufficientemente letale da abbattere un intero reggimento di uomini d'arme nonostante scudi in metallo e corazze spesse.

    « Basta così!!! »
    Gridò Riful, dalle spalle di Rhaziel.
    « Non provare a combatterlo, scappa e basta!!! »
    Bene, quello sembrava decisamente più facile che non abbattere quell'affare.
    « Aggira Felltgold e vieni sull'altra sponda! »
    Questo era un po' meno facile. Ma, ehi, era un'idea di Riful! Poteva anche essere facile?

    L'attacco frontale sferrato da Felltgold è in sostanza un attacco di Consumo Alto fisico semplice e diretto di una semplicità disarmante e di una potenza davvero notevole, tranquillamente in grado di dividere in due per la sua lunghezza il povero Rhaziel se non si difende.

    A questo punto cambia lo scopo del combattimento. Non più sconfiggere Felltgold, bensì superarlo e guadagnare l'altra sponda del fiume.
     
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  4. _MajinZ_
     
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    A quel gigante l'oro piaceva eccome, purtroppo gli piaceva talmente tanto che era l'oro stesso ad andare da lui... e in quel momento Rhaziel comprese quanto fosse grande l'avidità di quell'essere, più grande della sua stessa stazza. Le monete lanciate infatti divennero incandescenti e si sciolsero, convogliandosi direttamente nel corpo di Fellgold. Lo stesso accadde alle monete nel sacchetto: quando l'aviatore le osservò, non poté fare a meno di constatare il cambio di stato delle monete che a loro volta si sciolsero e come un piccolo ruscello si unirono al mostro rosso. Questo si che era davvero un problema.

    ...e adesso?

    Domandò il guercio lasciando cadere a terra la sacca e afferrando con la mano l'elsa della spada, senza comunque estrarla. Sapeva di non poter fare assolutamente nulla: i proiettili energetici non servivano, quelli normali nemmeno e una spada che al confronto di quella del nemico pareva uno stuzzicadenti... non poteva mai funzionare. Erano vicini, uno davanti all'altro. Rhaziel si sentiva piccolissimo e debole, ma non voleva arrendersi senza combattere... almeno finché non giunse la voce della piccola strega: bisognava scappare. Ma prima di farlo, beh, bisognava sfuggire dalla colonna di metallo che stava cadendo giusto sulla testa del Verde.

    Questo m'ammazza.

    Rhaziel sollevò rapidamente il braccio dell'armatura, creando lo scudo più spesso e grosso che in quel lasso di tempo poteva creare, piegando leggermente le ginocchia per ammortizzare il colpo in arrivo. Quando questo arrivò fu come finire sotto una pressa: Rhaziel si ritrovò con una mano al suolo, con le ossa che scricchiolavano... e una possibilità di fuga. Il Cacciatore sollevò il capo e vide il passaggio tra le gambe del cavaliere rosso, così, sfruttando la spinta dell'assalto nemico, fece una capriola in avanti, per poi alzarsi e correre a tutta velocità verso l'altra sponda.



    CITAZIONE
    Rhaziel

    Stato fisico: Lividi sparsi, costole incrinate e cose dolorose
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    Passive: Eterna giovinezza, visione termica
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    Definirlo un revolver è abbastanza riduttivo, visto che di quel tipo di pistola ne ricorda soltanto la forma. Lungo quando un avambraccio (mano compresa) o forse più, questa particolare pistolona monta non una ma ben tre canne e il caricatore a tamburo è forse la cosa che più fa assomigliare l'arma a un revolver, anche se la maniglia sottostante sembra presa proprio da un fucile a ripetizione. I proiettili che spara però non entrarebbero mai in un giocattolino come quello e, cosa più importante, quest'arma ne spara ben tre alla volta ed è un ottimo deterrente in certe situazioni. Purtroppo però montando sei cartucce e sparandone tre alla volta, ecco, non è un'arma veloce... ma spesso basta solo la prima scarica. La sigla si riferisce al fatto che quando Rhaziel tira fuori la sua pistola in genere è fuori di se e "adesso muori bastardo" è la cosa più gentile che esce dalla sua bocca.

    Il Fottuto Blaster_
    Il tipo a cui apparteneva questa particolare arma non aveva una buona mira, ecco il motivo per cui ora appartiene al Cacciatore. Dopo averlo ammazzato con l'arma descritta in precedenza, l'uomo si rende conto che gli averi del tizio non sono molti e l'unica cosa di valore è quell'arma, e ai morti non servono robe del genere. Molto simile ad un fucile, di cui ne riprende il calcio e la meccanica, la particolarità di quest'arma è la canna tozza e molto più massiccia rispetto ad un normale fucile, e la bocca di fuoco particolarmente ampia lo rendono più simile ad un cannone. Monta anche un mirino sopra, ma non serve a niente. Spara delle sfere di plasma che esplodono al contatto, robe che ti fanno dire "wooow".

    Rebecca_
    A dire il vero non si ricorda perchè ha dato un nome femminile a quel fucile, però da quando ha memoria Rhaziel ha sempre chiamato così la sua arma preferita. Si tratta di un normale fucile da cecchino, un po' moderno forse, ma il suo scopo è sempre il solito: colpire senza essere visti. E per farlo si avvale di un semplice mirino ottico, niente di troppo complicato o strafigo, ma che serve comunque al suo scopo. E lo fa molto bene.

    La Spada_
    Posizionata accanto all'arma menzionata in precedenza, si tratta di un normale spadone a due mani senza troppi fronzoli. L'elsa è semplice e lineare, così come la guardia sulla quale è incisa una croce dorata. In fin dei conti è una normale arma, però risulta molto utile durante il combattimento ravvicinato, soprattutto quando essa entra in risonanza con lo strano arnese luminoso racchiuso nel petto del Cacciatore.

    Lo Scudo_
    Il nome potrebbe trarre in inganno, però non si tratta di un vero e proprio scudo, almeno in apparenza. Infatti si tratta di un semplice guanto d'arme in acciaio che avvolge completamente l'avambraccio e la mano, e si collega allo spallaccio che difende la spalla e parte del resto del braccio. Questa protezione è molto utile per i viaggi, visto il suo scarso ingombro, ma non è molto utile per proteggersi, ma è qui che entrano in gioco le particolarità dell'oggetto. Esso infatti è in grado di attingere direttamente dalla Batteria, oppure entrare in risonanza con i simboli alchemici tracciati sul braccio destro, i quali riescono a farla mutare di aspetto. Se ve lo state chiedendo... no, quel braccio non è suo.

    Chastiefol
    All'apparenza si presenta come una normalissima lancia, lunga circa due metri nella sua totalità... ma le simiitudini con una normale lancia si concludono qui. Si tratta infatti di un'arma speciale, in cui ogni sua componente è stata trattata per funzionare alla perfezione, unendo le conoscenze alchemiche e tecnologiche del suo inventore. La ricerca di ogni speciale lega che la compone, di ogni minerale e lo studio dei cerchi alchemici è stato molto lungo e complesso, tanto da richiedere diversi anni solo per dar vita al progetto... e altrettanti per creare l'arma vera e propria. Il risultato però è davvero convincente e Rhaziel ne va davvero orgoglioso.
    Il materiale di cui è composta è molto simile all'acciaio, ma la sua leggerezza rende anche un'arma ingombrante e lenta come una lancia, agile e precisa in tutte le sue combinazioni d'attacco. Grazie all'alchimia poi, Chastiefol è in grado di mutare la sue dimensioni, passando da una lunga arma per tenere a distanza i nemici, a una corta daga per affrontare uno scontro più ravvicinato. Inoltre la punta della lama è costituita da un metallo speciale trattato alchemicamente, il quale grazie all'aggiunta di un particolare minerale che reagisce agli urti, è in grado di generare esplosioni al tocco con qualsiasi superficie, variando la potenza a seconda dell'energia impressa nel colpo.
    [Lancia + Daga + Passiva di Leggerezza + Tecnica Mutaforma + Tecnica Variabile]


    Tecniche utilizzate:
    Scudo Mutevole_
    La Batteria presente nel corpo di Rhaziel non fornisce supporto solo alle sue armi, ma anche alle sue capacità difensive. Infatti, spendendo una parte della propria energia vitale, si può rendere rossastro il guanto d'arma, il quale da quel momento riuscirà a respingere attacchi energetici di entità variabile, semplicemente imponendo il palmo della mano nella direzione dell'attacco.
    Inoltre i tatuaggi che percorrono quello stesso arto non sono delle semplici decorazioni, si tratta infatti di simboli alchemici che una volta attivati, si muovono ed entrano in contatto con il metallo cambiandone la struttura e mutando la protezione in un vero e proprio scudo avente una resistenza variabile, in grado di sopportare attacchi fisici di varia potenza a seconda delle energie impiegate. Esso ha un diametro di circa un metro e può rivelarsi utile in diverse situazioni, non solo nel corpo a corpo.
    [Difesa fisica: Alto]
     
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    Il portale si materializzò proprio mentre Felltgold si scagliava con tutto il suo peso su Rhaziel, e in quel momento Riful dette il Cacciatore di Taglie davvero per spacciato. Brontolando qualcosa su come sarebbe stato complicato arrivare "laggiù" con così poche guardie del corpo, sovrappose un secondo circolo di rune rapido e sbrigativo a quello principale che avrebbe fatto apparire una faglia nella già fragile realtà del reame delle fiabe, consentendo a lei ed al suo seguito di raggiungere l'altra sponda del fiume anche senza passare per il ponte difeso dal signore dei draghi rossi. Lo scopo di questo secondo circolo di rune era quello di far collassare il varco stesso nel giro di pochi secondi, poco più del minimo indispensabile che serviva all'intera compagnia per entrare nel varco in fila indiana. Probabilmente nessuno del gruppo avrebbe mai saputo dell'enorme rischio che correvano attardandosi -trovarsi nel portale mentre esso collassa equivale ad una condanna a morte-, ma chiunque fosse a conoscenza anche solo di un minimo di alfabeto runico del tipo usato dalla streghetta avrebbe capito che era davvero una pessima idea stare in fondo alla fila che si era formata.

    « Muovetevi. »
    Blandì seccamente la maghetta infilandosi nel disco luminoso di energia liquida comparso dal nulla, in un blando quanto superficiale avvertimento del pericolo rappresentato dal varco stesso per i ritardatari. Un solo passo ed era dall'altra parte, immediatamente seguita dalle sue evocazioni che una volta dall'altro lato la circondarono in ogni direzione, aprendosi in un ventaglio protettivo. La masnada vociante di orchetti, infatti, era ora a pochi metri, sebbene troppo stupidi e stupiti per organizzare una qualche rappresaglia a quell'inganno.

    « Disperdi quei miserabili resonator. »
    Ingiunse Riful avanzando, rivolgendosi alla mezzodrago che Denver aveva ribattezzato "Helena". Questa vide la sua espressione distorcersi in un ghigno ferino, la pelle deformarsi e scaglie azzurre coprirne il corpo mentre cresceva in dimensioni fino a raggiungere quelle di un autotreno, a quel punto in una vampata di fuoco blu un grosso draconide completamente corazzato e di aspetto simile a quello di una viverna azzurra ruggì con violenza in direzione del piccolo esercito di pelleverde, che immediatamente gettarono gli stendardi, scompaginarono i ranghi e si dettero alla fuga, abbandonando il loro signore e rinunciando completamente ad ogni tentativo di ostacolare il gruppo misto di evocazioni, aviatori e bibliotecari. Chissà come, in quel momento Riful si rese conto che Rhaziel era fra loro, un po' malconcio e col fiatone per la corsa disperata in fuga da Felltgold, ma tutto sommato piuttosto illeso. La streghetta lo squadrò da capo a piedi, l'espressione vagamente contraddetta.

    « Sei vivo? »
    Disse con una punta di meraviglia, come a voler dire "ma davvero? Non ci avrei scommesso un soldo bucato della valuta fuori corso di un regno in bancarotta!" Guardando sul ponte si rese conto che il drago primogenitore era ancora su di esso, di spalle, e non aveva neanche iniziato ad inseguire il fuggitivo. Probabilmente, secondo la logica distorta del drago folle, l'azione di Rhaziel non aveva alcun senso visto che doveva chiaramente sconfiggerlo prima di osare anche solo tentare di varcare il ponte da lui difeso. I guai iniziarono davvero nel momento in cui il titano cremisi si voltò, e le piastre della sua corazza iniziarono a dissaldarsi una ad una, saltando sul posto, schiantandosi, fondendosi, riposizionandosi e risaldandosi in posizioni differenti, modificando gradualmente l'aspetto del cavaliere facendolo passare ad ogni istante da quello di un essere umano a qualcosa di più... bestiale.

    E grosso.
    E spaventoso...

    Sotto gli occhi dei presenti, gli orchetti in fuga iniziarono a crollare al suolo uno ad uno, artigliandosi disperatamente la gola con gli occhi girati al contrario e le bocche che annaspavano in cerca di aria. Una sorta di ombra a tre dimensioni iniziò a staccarsi gradualmente dai corpi ancora preda di spasmi e contrazioni involontarie, una specie di silhouette che ricalcava fedelmente la sagoma dell'orchetto da cui andava staccandosi, e che disperatamente seguitò a piantare le unghie nel corpo morente del pelleverde, salvo poi aggrapparsi alla terra con tutta la forza di cui era capace, solo per essere strappata via e trascinata via per poi scomparire pochi metri più in là. Lo spettacolo era grottesco, e ben presto tutta la piana era cosparsa di cadaveri di orchetti: tutti morti nello stesso orribile modo, tutti con espressioni di grida dolorose dipinte nei volti porcini. L'aura di Felltgold iniziò ad avvampare, finché anche dalla distanza tutti i presenti sentirono come la presenza di un piccolo ma violentissimo incendio boschivo. Il mostro chiamato Bahamut rimosse l'elmo e spalancò le fauci, ora completamente formate, mostrando file di denti ed un cranio che era la via di mezzo fra quello di un coccodrillo e quello di uno squalo.
    Riful capì quello che stava per succedere con un attimo di ritardo e si gettò al suolo, iniziando freneticamente a tracciare simboli e rune, che si materializzarono sul terreno e presero ad avvampare.

    « Cinque saggi. Cinque simboli. Io ho visto il sesto, io sono il settimo. Disegno sette simboli nel terreno traccio sette cancelli pongo sette chiavisbarrosettelucchet--- »
    Trasse un respiro affannato, ormai incapace di proseguire l'incantesimo senza respirare. E tuttavia non smise di tracciare simboli con il manico di scopa, salvo poi guardare i presenti con un'occhiata che sembrava quasi... disperata.
    « Presto!! Dovete aiutarmi, sta per esplo--- »

    Ci fu un boato senza precedenti, l'aria stessa detonò spazzando il terreno e letteralmente sradicando il ponte dalle sue fondamenta, gettandolo da qualche parte nel profondo fosso dove affondò nel corso d'acqua. Un imponente quanto letale muro di fuoco e fiamme si avventò sui presenti, partendo da Bahamut come se tutto quanto fosse ora il regno del re drago, un reame spietato di ferocia disumana che minacciava di spazzare via ogni cosa. I sette scudi eretti in fretta e furia da Riful avvamparono a malapena mentre venivano spazzati via come se fossero fatti di carta, ed ora ai presenti non rimase altro che pochi momenti prima di rischiare la vita. La streghetta venne immediatamente raggiunta da Lisa, che in un gesto disperato avvolse il suo master in un abbraccio, per poi rannicchiarsi su se stessa preparandosi a subire l'impatto e difendere il suo master con il proprio corpo. Denver, Kerobal ed un già stremato Rhaziel non avrebbero avuto altrettanta fortuna: loro dovevano difendersi e dovevano farlo in fretta, se non volevano bruciare vivi.

    « La pietra! »
    Gridò il Gatto con gli Stivali per farsi udire al di sopra del boato. Lui emerse completamente illeso dall'esplosione, dio solo sa come.
    « Presto, dovete abbandonare la Grusbalesta!!! Non avete altra scelta, il duello è perduto! »

    « No!!! »
    Gridò di rimando Riful, il tono da bambina viziata che non ammetteva alcun negoziato.
    « Cosa può saperne una stupida fiaba del valore della Pietra del Sigillo?? E' troppo importante, deve condurmi alle Memorie di Celentir! »

    « Abbandonatela oppure ci condannerete tutti! »
    Implorò disperato il Gatto con gli Stivali, ma proprio allora la pietra nera si illuminò di luce bianca e si sollevò in cielo, dove Riful la recuperò allungando le mani e stringendola a se.
    « Mai!!! Non la cederò mai!!! »
    E si rivolse al guerriero dall'armatura nera che attendeva paziente al suo fianco.
    « Reclamo la tua esistenza, cavaliere. »
    Gli ruggì addosso Riful, e questi sguainò immediatamente la spada, avanzando senza un attimo di esitazione.
    « Io ti ho chiamato, e per questo mi devi tutto. Ora, dovrai restituirmi tutto. Guadagna più tempo che puoi. »
    Salì di nuovo in arcione alla scopa, pronta a schizzare via dal campo di battaglia, ora una faccenda privata fra Bahamut il signore dei draghi e Maldred il cavaliere nero.
    « Scappiamo!!! »
    Urlò schizzando via, lasciandosi dietro quella che probabilmente era una scena degna di ballate epiche e canzoni in grado di riecheggiare negli anni a venire, degne di essere cantate nei saloni dei Lord e nei focolai dei castelli. Bahamut, ora un gigante di oltre tre metri, più drago che umano, avanzava ruggendo circondato da un'aura di fiamme, la coda uncinata sferzante e le fauci grondanti bava venefica. Di fronte a lui solo un umano, la spada ben salda fra le mani e scintillante nella lucida corazza corvina. Autentico figlio prediletto di Bretonnia, non c'era una sola ombra di dubbio sui suoi lineamenti, né un attimo di tremore nella mano che stringeva la spada. Ed a questo punto non era certo causa dei sigilli costrittivi che ne legavano la memoria: quello era coraggio genuino, eroismo tanto elevato da sfiorare la pazzia.
    Eppure, Rhaziel lo sapeva bene, egli non aveva alcuna possibilità di avere la meglio sul proprio nemico...


    Bahamut scaglia un critico ad area, ed ora è ufficialmente un avversario al di là delle vostre possibilità, perfino se tentate di combatterlo tutti assieme con l'aiuto delle evocazioni rimaste e di Riful stessa. Il sacrificio di Maldred vi da però un intero turno per fuggire, quindi difendetevi dall'ondata di fuoco di potenza Alta che vi corre in faccia e scappate via a gambe levate! Da questo momento le turnazioni tornano normali e potete postare in ordine sparso.
     
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    « Muovetevi. »

    Impegnato come era stato ad osservare gli improbabili tentativi del Guercio di soverchiare il Cavaliere Rosso (perché quei colpi non li aveva rivolti conto il ponte?), Kerobal non aveva più prestato attenzione alle manovre della piccola Fattucchiera; tuttavia, quando la sua vocetta petulante ingiunse l'avanti-march all'intera combriccola, le iridi color magenta dell'Artista non poterno far a meno di notare la faglia dimensionale con cui le rune della Streghetta avevano lacerato il tessuto di quella dimensione aliena – e dentro cui la stessa si era appena lanciata in tutta fretta.

    ...il che lasciava facilmente supporre che rimanere indietro avrebbe comportato il doversi occupare dei guai che lei stava lasciandosi indietro. E, senza bisogno di ripeterlo, quella non era certo una grana che il Bibliotecario intendesse sobbarcarsi: lui era finito là per caso, e l'unica cosa che gli interessava fare prima di tornarsene a Palanthas era ritrovare suo nipote. Il resto, poteva andare alle ortiche.

    Vedere la testolina sormontata dal cappello a punta ricomparire da un portale gemello, all'altro capo del ponte, tolse indugio al Principe-Demone, che -con uno scatto- si lanciò nel varco insieme alle altre sventurate guardie della marmocchia; una volta a destinazione, si ritrovò inglobato nella formazione a quadrato che i tutori di Riful avevano composto per proteggerla dal drappello di orchetti.


    « Disperdi quei miserabili resonator. »

    Senza questionare i comandi della Megera in miniatura, la destinataria dell'ordine -la ragazza dalla pelle azzurra di nome “Helena”- si gettò all'attacco; un po' più sorprendente fu invece per il Nephilim vederne la figura snella e graziosa mutare in qualcosa di più grosso e bestiale, che rivolse alla marmaglia orchesca un ruggito d'avvertimento - tuttavia bastante affinché essi decidessero che non avevano poi tutta questa voglia di sbarrare ancora il passo agli avventurieri.

    « Sei vivo? »

    <i>Distrattosi nel contemplare la fanciulla-rettile, al Saggio di Nazara fu necessario qualche istante per capire con chi ce l'avesse stavolta la Streghetta , e -seguendo la traiettoria del suo sguardo- si ritrovò davanti un Rhaziel malconcio e ansante, ma ancora vivo; chiedendosi di riflesso cosa ne fosse stato del suo avversario, le iridi d'ametista si mossero per cercare Falltgold, e.. lo trovarono senza fatica ancora sul ponte, intento a girarsi nella loro direzione, giusto un momento prima che le piastre dell'armatura si sfaldassero per riconfigurarsi nell'effige di un grande, grosso, rosso e
    terribile
    drago.

    Per sua fortuna, dopo aver visto -e contribuito ad abbattere- il Drago Divora-Mondo su Endlos, l'Artista non rimase troppo sconvolto dalla vera forma di Bahamut, ma... quando notò gli orchetti in fuga cominciare a cadere al suolo come frutti marci, con quanto assimilabile alle loro anime che venivano strappate dal corpo e risucchiate dal mostro che avevano servito, Kerobal non ebbe necessità di rammentare le raccomandazioni di Riful per capire che qualcosa di brutto stava per piombare loro addosso, e subito si preparò a difendersi.

    « Cinque saggi. Cinque simboli. Io ho visto il sesto, io sono il settimo. Disegno sette simboli nel terreno traccio sette cancelli pongo sette chiavisbarrosettelucchet--- »

    Nel percepire l'aura di Felltgold crescere e avvampare, la Maghetta si era gettata a terra, e ora le sue piccole dita stringevano spasmodicamente il manico della scopa volante con cui componeva freneticamente il disegno di rune magiche sul terreno... e quando la sua limitata capacità polmonare di bambina la costrinse ad interrompere la formula per prendere fiato, gli occhi smeraldini anticiparono il suo disperato appello.

    « Presto!! Dovete aiutarmi, sta per esplo--- »

    Gli eventi superarono in velocità l'avvertimento della Streghetta, e mentre l'aria veniva violentata da un fragoroso boato, e divorata dal colossale muro di fiamme che si muoveva loro incontro per travolgerli ed incenerirli, masticando senza fatica i glifi di protezione -tanto per cambiare- malamente castati dalla bimbetta, l'altra signorina della guardia scelta si gettò su di lei per far da scudo a quel corpicino con il proprio... cosa che Kerobal trovò un tragico spreco, senza mezzi termini. Forse era il caso di fare qualcosa...

    Sollevando la manica della destra per scoprire la liscia gemma opaca, incastonata sul bracciale da guerra che egli indossava al di sotto della stoffa, il Nephilim si parò davanti alla mocciosa e al suo scudo umano; carezzando la pietra verde pallido, le dita e l'intera mano penetrarono nella realtà distorta all'interno di essa, estraendo da quello spazio ripiegato su sé stesso uno dei tanti album da disegno che -esercitandosi nel tempo- aveva riempito di schizzi di ogni genere, iniziando lesto a scorrerne le pagine finché non trovò uno specifico bozzetto al carboncino -molto ben curato fin negli orpelli-, che si sviluppava in altezza, occupando una intera pagina.

    Mentre il muro di fiamme si approssimava -già ormai incombendo su di loro-, la Corona di Nazara concentrò il proprio potere nella risma di carta tra le sue mani, e l'evocazione prese subito forma e consistenza, in un lampo di luce e un turbinio di potere: la sezione frontale delle mura di Istvàn, il costrutto che Kerobal aveva plasmato con la sua magia meta-creativa, si materializzò tra i visitatori del mondo delle Fiabe e il pericolo come un inespugnabile baluardo di difesa... ma, assorbita la violenza del colpo -e consumata così all'istante tutta l'energia che lo teneva in piedi- esso svanì all'istante come un miraggio, così come si era manifestato.
    Senza che nessuno ci restasse flambé.

    « La pietra! Presto, dovete abbandonare la Grusbalesta!!!
    Non avete altra scelta, il duello è perduto!
    »
    « No!!! Cosa può saperne una stupida fiaba del valore della Pietra del Sigillo?E' troppo importante, deve condurmi alle Memorie di Celentir! »
    « Abbandonatela oppure ci condannerete tutti! »
    « Mai!!! Non la cederò mai!!! »

    ...intanto, tra le proteste del Gatto con gli Stivali e l'ovvio capriccioso impuntarsi di Riful, il pomo la pietra della discordia di sollevò in aria, cominciando ad avvampare di una luce bianca, ma le manine avide della bambina si mossero per trattenerla; poi, berciando come una scimmietta in preda al panico -cosa che probabilmente era- la piccola Fattucchiera si rivolse al cavaliere della sua scorta, quello in armatura completa, che somigliava al luogotenente di Kalia.

    « Reclamo la tua esistenza, cavaliere. Io ti ho chiamato, e per questo mi devi tutto.
    Ora, dovrai restituirmi tutto. Guadagna più tempo che puoi.
    »

    ...motivo per cui il Saggio di Palanthas non rimase sorpreso nel vederlo accettare stoicamente il destino impostogli dalla bamboccia, sguainando la spada e gettandosi contro il drago rosso, mentre Riful già saltava di nuovo in arcione alla sua scopa e schizzava via a razzo.

    « Scappiamo!!! »

    jpg
    « ...non c'è di che. »
    le fece eco Kerobal, con sarcasmo e un'alzata di spalle

    Poi, riponendo il blocco da disegno nella Tasca Dimensionale dello Scrigno di Giada, girò i tacchi, voltò le spalle a Drago e Cavaliere, e si mise a correre lontano dal ponte.


    Energie: 110% - 40% = 70%

    Barriera Architettonica: I poteri da evocatore del Saggio, coniugati attraverso la sua arte grafica, permettono a Kerobal di materializzare strutture quantomai solide e concrete dai propri disegni, al fine di usarle come punto di rialzo, sostegno e soprattutto difesa - valida sia per attacchi fisici che magici. Solitamente si tratta di forme molto semplici, le cui dimensioni e la cui resistenza sono determinati dallo sforzo energetico profuso nella congiurazione.
    Consumo: Variabile Critico

    Il pezzo di muraglia varrebbe come tecnica ad area, perché è disposta a proteggere tutto il gruppo. :flwr:
     
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  7. _MajinZ_
     
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    La scivolata sotto le gambe del gigante rosso si rivelò provvidenziale, in quanto un uomo normale come Rhaziel non avrebbe mai resistito completamente a quel colpo e sarebbe finito sicuramente schiacciato al suolo. Tuttavia l'enorme arma del nemico non incontrò altro che il bianco lastricato, mentre il guercio se la dava a gambe con tutta l'aria che aveva nei polmoni... e il suo avversario in un primo momento nemmeno se ne rese conto. Ma purtroppo non era l'unico a non rendersi conto di qualcosa, infatti anche Riful rimase abbastanza sorpresa dalla presenza di un Cacciatore vivo, seppur a corto di fiato e visibilmente malconcio. La cosa diede abbastanza fastidio all'uomo, indignato dalla totale mancanza di fiducia della piccola strega.

    Certo, non sono lo sprovveduto che pensi tu.

    In effetti aveva preso le sue contromisure, aveva infatti già preso in considerazione l'idea di darsela a gambe in caso di sfida troppo ardua... comunque questo era meglio non dirlo alla ragazzina. Ad ogni modo il pericolo non era ancora cessato, infatti Fellgold una volta resosi conto della mancanza del suo avversario, si incazzò abbastanza e iniziò a mutare forma: le scaglie della sua armatura si riposizionarono e dopo poco al posto del rosso cavaliere, spuntò fuori un drago enorme che non vedeva l'ora di arrostire tutti. A dargli davvero fastidio però fu il modo in cui Riful trattò la sua evocazione, il cavaliere che senza esitare aveva sguainato la spada per affrontare il mostro e guadagnare tempo per la fuga. Il suo destino era ormai segnato.

    Dovresti avere più rispetto di chi ti para il culo ogni volta. Sarà anche una tua evocazione, ma un grazie non guasterebbe.

    Parlò il guercio poco prima di rendersi conto che quelle, potevano essere le sue ultime parole: un muro di fiamme scagliato da Fellgold si stava avvicinando loro e a meno che la strega non si fosse inventata qualcosa, erano spacciati. Per fortuna ci pensò il bibliotecario a salvare tutti, generando un muro magico che pur venendo consumato dalle fiamme, resse l'urto permettendo a tutti la fuga.

    Ti ringrazio.

    Rispose invece il Cacciatore in direzione del mago, per poi mettersi a sua volta a correre verso la salvezza. Tanto era certo che da quella maledetta bambina non sarebbe arrivato nessun ringraziamento.



    CITAZIONE
    Rhaziel

    Stato fisico: Lividi sparsi, costole incrinate e cose dolorose
    Stato mentale: Troppo grosso...
    Mana: 40%

    Passive: Eterna giovinezza, visione termica
    Equipaggiamento:
    Revolver AMB_
    Definirlo un revolver è abbastanza riduttivo, visto che di quel tipo di pistola ne ricorda soltanto la forma. Lungo quando un avambraccio (mano compresa) o forse più, questa particolare pistolona monta non una ma ben tre canne e il caricatore a tamburo è forse la cosa che più fa assomigliare l'arma a un revolver, anche se la maniglia sottostante sembra presa proprio da un fucile a ripetizione. I proiettili che spara però non entrarebbero mai in un giocattolino come quello e, cosa più importante, quest'arma ne spara ben tre alla volta ed è un ottimo deterrente in certe situazioni. Purtroppo però montando sei cartucce e sparandone tre alla volta, ecco, non è un'arma veloce... ma spesso basta solo la prima scarica. La sigla si riferisce al fatto che quando Rhaziel tira fuori la sua pistola in genere è fuori di se e "adesso muori bastardo" è la cosa più gentile che esce dalla sua bocca.

    Il Fottuto Blaster_
    Il tipo a cui apparteneva questa particolare arma non aveva una buona mira, ecco il motivo per cui ora appartiene al Cacciatore. Dopo averlo ammazzato con l'arma descritta in precedenza, l'uomo si rende conto che gli averi del tizio non sono molti e l'unica cosa di valore è quell'arma, e ai morti non servono robe del genere. Molto simile ad un fucile, di cui ne riprende il calcio e la meccanica, la particolarità di quest'arma è la canna tozza e molto più massiccia rispetto ad un normale fucile, e la bocca di fuoco particolarmente ampia lo rendono più simile ad un cannone. Monta anche un mirino sopra, ma non serve a niente. Spara delle sfere di plasma che esplodono al contatto, robe che ti fanno dire "wooow".

    Rebecca_
    A dire il vero non si ricorda perchè ha dato un nome femminile a quel fucile, però da quando ha memoria Rhaziel ha sempre chiamato così la sua arma preferita. Si tratta di un normale fucile da cecchino, un po' moderno forse, ma il suo scopo è sempre il solito: colpire senza essere visti. E per farlo si avvale di un semplice mirino ottico, niente di troppo complicato o strafigo, ma che serve comunque al suo scopo. E lo fa molto bene.

    La Spada_
    Posizionata accanto all'arma menzionata in precedenza, si tratta di un normale spadone a due mani senza troppi fronzoli. L'elsa è semplice e lineare, così come la guardia sulla quale è incisa una croce dorata. In fin dei conti è una normale arma, però risulta molto utile durante il combattimento ravvicinato, soprattutto quando essa entra in risonanza con lo strano arnese luminoso racchiuso nel petto del Cacciatore.

    Lo Scudo_
    Il nome potrebbe trarre in inganno, però non si tratta di un vero e proprio scudo, almeno in apparenza. Infatti si tratta di un semplice guanto d'arme in acciaio che avvolge completamente l'avambraccio e la mano, e si collega allo spallaccio che difende la spalla e parte del resto del braccio. Questa protezione è molto utile per i viaggi, visto il suo scarso ingombro, ma non è molto utile per proteggersi, ma è qui che entrano in gioco le particolarità dell'oggetto. Esso infatti è in grado di attingere direttamente dalla Batteria, oppure entrare in risonanza con i simboli alchemici tracciati sul braccio destro, i quali riescono a farla mutare di aspetto. Se ve lo state chiedendo... no, quel braccio non è suo.

    Chastiefol
    All'apparenza si presenta come una normalissima lancia, lunga circa due metri nella sua totalità... ma le simiitudini con una normale lancia si concludono qui. Si tratta infatti di un'arma speciale, in cui ogni sua componente è stata trattata per funzionare alla perfezione, unendo le conoscenze alchemiche e tecnologiche del suo inventore. La ricerca di ogni speciale lega che la compone, di ogni minerale e lo studio dei cerchi alchemici è stato molto lungo e complesso, tanto da richiedere diversi anni solo per dar vita al progetto... e altrettanti per creare l'arma vera e propria. Il risultato però è davvero convincente e Rhaziel ne va davvero orgoglioso.
    Il materiale di cui è composta è molto simile all'acciaio, ma la sua leggerezza rende anche un'arma ingombrante e lenta come una lancia, agile e precisa in tutte le sue combinazioni d'attacco. Grazie all'alchimia poi, Chastiefol è in grado di mutare la sue dimensioni, passando da una lunga arma per tenere a distanza i nemici, a una corta daga per affrontare uno scontro più ravvicinato. Inoltre la punta della lama è costituita da un metallo speciale trattato alchemicamente, il quale grazie all'aggiunta di un particolare minerale che reagisce agli urti, è in grado di generare esplosioni al tocco con qualsiasi superficie, variando la potenza a seconda dell'energia impressa nel colpo.
    [Lancia + Daga + Passiva di Leggerezza + Tecnica Mutaforma + Tecnica Variabile]


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    Helena e Lisa gli rivolgono in risposta il tipo di sguardo che viene di solito riservato a chi ha appena proferito la più oltraggiosa delle eresie. All'unisono, come se non bastasse, arrivando così vicine a far sorgere un simile dubbio perfino a Denver stesso, seppur per la durata di un istante.
    « Il master dispone delle nostre vite come più gli aggrada. »
    Afferma Lisa, mancando completamente il punto. Segno, realizza solo ora il giornalista, che oltre a non essere dotate di volontà autonoma, quelle due donne non possono neppure cogliere le sfumature di significato di una frase, tanto sono state soggiogate le loro menti. Interviene così Helena:
    « Una sola parola del master, e noi saremo felici di dare la nostra vita. »
    Confermando ancor di più le impressioni di lui.
    « Sì, ma rimane il fatto dirvi un meritato "grazie" ogni tanto non la ucciderà. »
    Niente che egli conosca riuscirebbe nell'impresa, e aggiunge mentalmente un purtroppo.

    Ascolta nel frattempo il battibecco fra Rhaziel che, dopo aver constatato di non essere un bravo maestro elementare, ha deciso di abbandonarsi al ruolo del compagno di giochi di qualche anno più grande, e Riful, il cui faccino sta mostrando ora la ragione precisa per cui quella povera bambina non debba avere molti amici.
    « Probabilmente non hai capito la gravità della situazione. »
    ...mentre con il tono della sua voce ricorda il perché sia Denver che Rhaziel abbiano smesso di dispiacersene molto tempo fa.
    « Visto che non ti è chiaro te lo spiego io: tu vinci, noi passiamo il ponte. Tu perdi, tu muori e noi perdiamo la Grusbalesta, la Pietra del Sigillo che faceva parte del tesoro di Bahamut. »
    La Grusbalesta. Nella migliore delle ipotesi, partendo dal presupposto di voler riporre fiducia nel buonsenso di Riful, conoscere a cosa serva quell'oggetto non è tutto sommato così importante per chi non avrà il compito di maneggiarla. Cercare di motivare qualcuno presentandone la morte come un inconveniente di poco conto rispetto alla perdita della pietra stessa, però, è oltremodo idiota, oltre che crudele, senza fargli sapere nemmeno il motivo per cui sia tanto importante battersi per essa.
    « Non stiamo parlando di un nemico da poco: si tratta del sovrano dei draghi rossi, è un nemico mortale perfino per una strega del mio livello. Prendilo sottogamba e non basterà una legione di maghi per rimettere insieme i pezzi del tuo corpo e darti un degno funerale, sono stata chiara? »
    Perché eleggere un combattente molto più debole di te, allora? Senza offesa per Rhaziel.

    « Milady è certamente una fanciulla nobile ed erudita, abituata ad interagire con le alte sfere, pertanto dubito abbia dimestichezza con il gergo della manovalanza... Permettetemi dunque di farvi da interprete in questa trattativa. »
    Il Custode interviene nella discussione, assecondando l'ego di Riful con toni servili e allo stesso tempo complici. Ciononostante, provvidenziali. Anche dopo il baciamano, però, la ragazzina pare non essere particolarmente impressionata.
    « Il buonuomo si propone come vostro Campione nella tenzone col Cavaliere Rosso in cambio di una ricompensa a sua discrezione in caso di vittoria -lei saprà come è venale il popolino- »
    « Ricompensa? Tipo un artefatto di valore o qualcosa del genere? Bah, che sciocchezza! »
    A questo punto, Denver sghignazza divertito. Può solo immaginare il giorno in cui qualche ragazzino dell'età di Riful o giù di lì si prenderà una cotta per lei, e che finirà così per confrontarsi con la sua totale incapacità di relazionarsi con il proprio prossimo, anche involontaria.

    Alla fine, il Saggio riesce in qualche modo a convincere la giovane strega, ottenendo nel mentre anche delle preziose informazioni su Falltgold, o Felltgold, o come si chiama, in mezzo alle quali Denver riesce comunque a scoprirsi confuso da una parte del discorso. Scuote la testa perché no, non vuole sapere come cazzo sia successo che un essere "del tutto immortale" venga distrutto.
    Rhaziel è tuttavia più fiducioso di quanto non lo sia il giornalista, il quale nel frattempo ha già rivolto una preghiera all'Onnipotente affinché egli possa guidarli, se non alla vittoria, almeno alla sopravvivenza.

    ---

    Riful sfreccia via, costringendo il gruppo formatosi a seguirla in direzione delle montagne attraverso una vasta pianura, un paesaggio di quelli che ricorda a Denver delle Grandi Praterie che, da est, si estendono per miglia e miglia fino ad incontrare le Montagne Rocciose. Forse proprio a causa delle leggi del regno delle fiabe, che il Gatto con gli Stivali aveva menzionato poco prima della partenza, è questione di pochissimo tempo prima di giungere a destinazione.
    Vi è un largo ponte di pietra bianca, ancora in buone condizioni, a connettere le due sponde della forra che divide in due il terreno davanti a loro. A bloccare l'accesso dall'altra parte è un gigante in armatura rossa, scintillante per la luce riflessa del sole, spalleggiato da un gruppetto di creature rivoltanti dai tratti quasi suini, la pelle verdastra, vestite e armate come selvaggi, che reagiscono alla presenza di Denver e compagnia con quello che deve essere una sorta di grido di guerra. Il cavaliere, sempre ammesso che di quello si tratti, invece, non pare reagire.
    Riful si fa avanti per prima, ad un passo dall'inizio del ponte.

    NUtoenU« Falltgold! Era da molto che non ci incontravamo! »
    Anche qui, nessuna reazione; solo quei piccoli sgorbi le rispondono con nuove urla.
    « Sei davvero caduto in basso, cavaliere del drago cremisi! Occupare per giorni un ponte tanto insignificante, in un reame popolato solo da pidocchi e codardi! Ti trovo patetico! Faresti meglio a cedere il passo! In cambio potrei indicarti io la strada per un luogo dove in ad ogni tuo respiro incontrerai uno sfidante capace di ricacciarti dalla caverna desolata da cui provieni! »

    Comincia a sudare freddo, gli occhi che, da Riful, si posano un'altra volta su Falltgold. Ancora nessun segno di risposta. Gli orchetti, o goblin, o qualunque cosa siano, smettono di schiamazzare e prendono a fissare la giovane strega, minacciosi. Tuttavia, non sono quelli a fargli paura: a meno che non siano dotati di una forza prodigiosa, Denver non sente di avere molto da temere da loro oltre ai numeri. Quelle armi gli rimbalzerebbero addosso nella maggior parte dei casi, e inoltre la stessa Riful aveva affermato che non si sarebbero messi a combattere per Falltgold.
    È infatti il cavaliere stesso a preoccuparlo: se nel peggiore dei casi riuscisse davvero a sopraffarli, quante possibilità di uscirne vivi avrebbero, se egli dovesse decidere alla fine di punire le provocazioni di quella ragazzina?

    « Vai. »
    Questo sembra essere il segnale finale, ma "Grimm" interviene di nuovo, consegnando qualcosa nelle mani di Rhaziel, oltre a dispensare alcuni consigli prima della battaglia. Infine, con l'accensione di un sigaro da parte di Denver per riuscire a distendere i propri nervi, le danze iniziano per davvero.

    Contrariamente a quello che ci si aspetterebbe da un uomo armato con un fucile, l'Aviatore si porta ad una pericolosamente breve distanza dal cavaliere, iniziando con un una scarica energetica a distanza quasi zero, che prende in pieno Falltgold. Egli, tuttavia, ne esce intatto, con grande divertimento degli esserini suoi compagni di avventure, e passa al contrattacco chiudendo ogni distanza, prima rischiando di tagliare in due l'amico, e poi quasi travolgendolo. Una differenza di potere immensa.

    « Non reggerà più di una manciata di secondi. »
    La sentenza di Riful giunge tanto veloce quanto lapidaria. Denver sbuffa una nuvola di fumo e si gira verso di lei, spaventato, inorridito ma dentro di sé del tutto consapevole di quanto quella ragazzina abbia, per una volta, ragione. Ancora un paio di scambi così, e del suo migliore amico non rimarrà che un cadavere malconcio.
    Scappa.

    « Ehm, nobile strega... intendete forse che a vostro avviso la battaglia è già conclusa? »
    « Pfiu. Non è già conclusa, ovviamente. Felltgold non ha ancora ridotto ad una frittella il servitore di quella là. »
    Il giornalista si allontana, disgustato, continuando ciononostante ad osservare l'incontro. Con sua sorpresa, vede il cavaliere rosso fermarsi, mentre un paio di piccoli oggetti -monete?- cadono ai lati di Rhaziel.
    Da quell'istante, Denver sente il tempo rallentare attorno a sé.

    « Fruga nelle tasche. Per caso hai ancora una di quelle monete...? »
    Il Saggio di Palanthas esegue, trovando una monetina che Riful prende a guardare. Il giornalista li osserva da lontano, incuriosito.
    « Sì: a giudicare dall'aura direi che ha addosso una mezza dozzina circa di maledizioni assortite. »
    « Maledizioni? »
    Prima ancora di ricevere una spiegazione che, conoscendo quella ragazzina, sarà probabilmente incomprensibile alle sue orecchie, Denver si riconcentra sulla battaglia. Falltgold ha iniziato a dire qualcosa, sebbene in una lingua sconosciuta, forse un incantesimo, a giudicare di come le due monete sul ponte si siano appena fuse, prima di essere richiamate verso il cavaliere, e diventare tutt'uno con esso -o almeno con la sua armatura-; e lo stesso succede a quelle nel sacchetto, del quale bucano il fondo per fuoriuscirne.

    « Basta così!!! » grida Riful dalle retrovie.
    « TORNA QUI, RHAZIEL! » aggiunge Denver, quasi all'unisono.
    « Non provare a combatterlo, scappa e basta!!! Aggira Felltgold e vieni sull'altra sponda! »
    Stavolta il giornalista decide di non rincarare con nulla, guardando lo scontro sul ponte col fiato sospeso. Un ennesimo fendente si abbatte sullo scudo di Rhaziel, che si ritrova schiacciato dal solo peso di quel bestione. Egli, però, riesce ad approfittare delle dimensioni dell'avversario per passargli in mezzo alle gambe e... Mettersi in salvo.
    Sia lodato il Signore.

    « Muovetevi. »
    Intima Riful, circondata dalle sue evocazioni, mentre si rifugia in quello che sembra una via di mezzo fra un portale e una bolla. Denver la segue senza farselo ripetere due volte, gli orchetti alle calcagna. Li osserva dall'altra parte del... qualunque cosa in cui sia appena entrato. Sono rimasti immobili, come se stupiti dal sortilegio della ragazzina. Quest'ultima, invece, non lo è affatto.

    « Disperdi quei miserabili resonator. »
    Stavolta è solo ad Helena che viene imposto il comando. Essa inizia così ad ingrandirsi e a trasformarsi, come aveva fatto durante la loro caduta, diventando quell'enorme drago che li aveva quasi ridotti in cenere a Klemvor. Si alza una vampata di fuoco blu, e Denver a quel punto si copre gli occhi. È una questione di istanti: i mostriciattoli fuggono via terrorizzati quando la Donna-Drago ruggisce.

    Guarda Rhaziel con un sorriso largo ma nervoso sulle labbra, ma lo sguardo torna presto su Falltgold che, dopo non aver neppure provato ad inseguire l'Aviatore, ora si è voltato. Denver si domanda se il cavaliere rosso non abbia preso spunto da Helena, perché è lui adesso ad aver deciso di volersi trasformare anch'egli in qualcos'altro...

    Gli orchetti cominciano a cadere al suolo uno dopo l'altro. Il giornalista fa un passo indietro, un'espressione di sorpresa e di orrore dipinta sul volto mentre guarda le stesse ombre (o le anime?) di quelle creature separarsi da loro e, a giudicare dalla tenacia con cui cercano di aggrapparsi ai loro corpi, non si deve essere trattato di una loro libera scelta. Sente una zaffata di energia investirlo, tanto rovente da fargli sentire la pelle ardere. Opera di Falltgold, che rimuove finalmente il suo elmo, rivelando un brutto muso da drago.
    « Gesù. »

    « Cinque saggi. Cinque simboli. Io ho visto il sesto, io sono il settimo. Disegno sette simboli nel terreno traccio sette cancelli pongo sette chiavisbarrosettelucchet--- »
    Mentre Riful richiama un'ennesima magia, il corpo di Denver si ricopre dell'aura del reporter, annerendosi sotto il suo completo in ogni parte, fino a quando anche mani, collo e volto cambiano colore. Prende un respiro profondo e il coraggio a due mani, pregando per il meglio.
    « Presto!! Dovete aiutarmi, sta per esplo--- »
    « HAAA! »

    hOdKKUJIl rumore è assordante, ma quello è l'ultimo dei loro problemi. Un'esplosione di energia distrugge il ponte di pietra come se fosse di carta, e mentre quello cade nel fiume, vengono raggiunti da un enorme muro di fiamme, spazzando via la protezione di Riful ma... infrangendosi contro un muro che il Custode del gruppo era riuscito ad evocare dopo aver tirato fuori qualcosa da una sorta di album da una tasca dimensionale e dopo aver rapidamente consultato quest'ultimo.
    « Uh? »
    Non ha idea di cosa sia appena successo, ma a conti fatti non gliene importa un granché. È vivo, ed è in qualche modo illeso, così come tutti gli altri, inclusi Rhaziel e perfino i gattini.

    « La pietra! Presto, dovete abbandonare la Grusbalesta!!! Non avete altra scelta, il duello è perduto! »
    « No!!! Cosa può saperne una stupida fiaba del valore della Pietra del Sigillo? E' troppo importante, deve condurmi alle Memorie di Celentir! »
    « Abbandonatela oppure ci condannerete tutti! »
    « Mai!!! Non la cederò mai!!! »

    Dopo aver battibeccato con il Gatto con gli Stivali, si gira infine verso Sir Maldred.
    « Reclamo la tua esistenza, cavaliere. »
    Lo vede estrarre la spada senza esitazione. Denver, intanto, ha già intuito cosa sta per succedere. Per questo sta tremando dall'eccitazione.
    « Io ti ho chiamato, e per questo mi devi tutto. Ora, dovrai restituirmi tutto. Guadagna più tempo che puoi. »
    « ...oh, no. »
    « Scappiamo!!! »
    Riful sfreccia via a cavallo della sua scopa, e Denver fa lo stesso a piedi, lasciando cadere il resto del sigaro ancora acceso per terra, schiacciandolo però sotto il tacco della scarpa. Si gira un'ultima volta verso il cavaliere nero, per imprimerne bene l'immagine nella sua memoria. Si trattiene dal dirgli addio: ora come ora, sarebbe suonato solamente come una presa per il culo.

    Denver BrockmannStato fisico: Perfetto
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    Dovresti avere più rispetto di chi ti para il culo ogni volta. Sarà anche una tua evocazione, ma un grazie non guasterebbe.

    « E' per questo che non volevo dar loro un nome. »
    Ingiunse Riful in tono di stizza, rivolgendosi tanto a Rhaziel quanto al povero Denver, che pure non aveva detto una parola.
    « Finite inutilmente per affezionarvi a qualcosa destinato comunque ad essere sacrificata. Smettetela di vedere un resonator come un essere umano! Sono solo copie, poco più che illusioni. Abituatevi in fretta, non potete farmi scenate ogni volta che ne uso una per rimediare ai vostri errori. »
    Qualcosa però non andava, mentre parlava aveva iniziato a stringere una mano al petto, e c'era qualcosa che mandava barbigli di lampi neri su ciò che stringeva. Era senza dubbio la Grusbalesta, che pure -quando sfoggiata- aveva sempre avuto attorno un'aura decisamente oscura, tuttavia andava via via accentuandosi. E con essa le proteste del Gatto con gli Stivali.

    « Principe Grimm, deve fare qualcosa! »
    Azzardò il gatto, mentre arrancava per star dietro agli esseri umani della combriccola messi in fuga dal potere di Bahamut che tuonava in lontananza, forse ancora impegnato dal Cavaliere Nero oppure solo adirato per l'esito del suo duello.
    « Il vostro intervento è stato meraviglioso! Senza quel portento magico di certo saremmo stati tutti quanti inceneriti da quell'essere, però questo vi da misura di quanto pericoloso sia questo viaggio! Non possiamo permetterci un simile fardello, la strega ha perso la Pietra del Sigillo, adesso non le appartiene più! »
    Fu proprio allora che qualcosa di molto grosso, molto pesante e molto infuriato spiccò un balzo in lontananza. Guardandosi alle spalle, il drappello poté ammirare la maestosa apertura alare del progenitore dei draghi rossi mentre si innalzava al cielo in una colonna di fuoco, raggiungendo in un istante un'altezza tale da essere poco più di un puntino nell'aria. Un pericolosissimo, incandescente puntino nero che minacciava di morte e distruzione tutta quanta la combriccola.
    Inaspettatamente Riful si fermò, costringendo all'alt le sue due evocazioni superstiti e di conseguenza tutti gli altri. Non faceva caso al drago rosso, era impegnata a fissare la cosa che stringeva fra le dita, la cui aura oscura cresceva ad ogni istante, mandando scariche elettrostatiche di energia del colore della pece sempre più visibili e intense.

    adsfasdf

    « Tsk. »
    Disse la strega, aprendo le dita e permettendo alla Grusbalesta di schizzare via come un insetto tenuto in gabbia ed impaziente di fuggire, salvo fermarsi sospeso nell'aria per qualche attimo, come a salutare i compagni di viaggio, per poi lanciarsi in cielo in direzione di Bahamut, come una freccia nera scagliata nell'aria. Riful ne seguì la traiettoria con disprezzo dipinto in viso, poi si voltò ordinando alla scopa magica di continuare a volare in una direzione ben precisa obbligando automaticamente tutti quanti a seguirla per non restare indietro, talmente nera in viso che si poteva indovinare la sua espressione anche se era di spalle semplicemente ascoltando il modo con cui rimuginava a bassa voce.
    « Ingrato. » Brontolò fra se. « Quella Fiethsing. Meh. E' l'ultima volta che mi fido. Io volevo la Ciprea di Rondine. Non dovevo fidarmi. Bassa manovalanza... ecco cosa siete. Bah. Guarda che si guadagna a dar retta agli altri. Ci ho pure rimesso un'evocazione potente. Pfiù. Tutta colpa di quell'elfa perversa... »
    Solo dopo un bel po' si decise a voltarsi e chiedere ragguagli al Gatto con gli Stivali circa il dove cavolo stavano andando.

    « Ehm, oltre quel passo c'è la Londra di fine ottocento. Lì troveremo una nave volante in grado di condurre il principe Grimm a destinazione. »
    Riful sbuffò.
    « Londra? Meh. E sia, ma è meglio se prendete abiti pesanti. Fa freddo da quelle parti... »
    ... E quello che diceva non aveva minimamente senso. Tanto per cominciare l'aperta campagna che li circondava era ben lungi dall'essere un paesaggio della periferia della capitale dell'Inghilterra, inoltre il tempo era primaverile, l'erba su cui camminavano alta e color smeraldo, il cielo limpido e sereno con poche, rade nuvole simili a batuffoli di cotone. E poi: come potevano cambiarsi d'abito se... Oh, come non detto. Riful fece un gesto e in mezzo ai piedi apparvero una pila di indumenti di tutti i tipi, per lo più giacche, copriabito, impermeabili grigi con cappuccio e consimili, proprio mentre la piccola strega si infilava in una boscaglia ed il tiepido e gentile sole del mattino lasciava il posto ai morsi di un vento freddo e gelido, che costrinse tutti i presenti a chiudere gli occhi di istinto, pena rimanere accecati da quella brezza invernale. All'improvviso il bel sole delicato era tramontato, lasciando il posto ad un cielo terso senza stelle, agitato dai vapori dello smog prodotto da industrie pesanti visibili sullo sfondo, fra le luci che rivaleggiavano con quelle che di notte illuminano Klemvor, ma meno definite e più fluorescenti, come schizzi di pennello di un artista su di una tela sporca e logora.

    In testa a tutti, Riful arricciò il naso quando i venti che spiravano sulla manica portarono un carico di odori che variavano dal pesante al disgustoso: pesce, scarichi, polveri, carbone, zinco, tinture di tutti i tipi. La piccola strega fece sparire la scopa con quello che sembrava un gioco di prestigio davvero ben riuscito, poi per la prima volta si incamminò come tutti gli altri alla volta della città.

    « La città è diversa. »
    Commentò con sdegno, guardandosi attorno mentre iniziavano le vie e le strade dei quartieri vecchi.
    « E' quasi inverno, e da quella parte dovrebbe essere la notte di natale. »
    Disse distrattamente guardandosi attorno. Non c'era un'anima viva per le strade illuminate a giorno dalla luce dei lampioni.
    « Dove sono tutti? Qui dovrebbe essere pieno di fiabe. »
    Rispose il Gatto:

    « Ne avevo sentito parlare... C'è un assassino, si dice. Uccide i bambini, e in modo cruento. Già quattro casi. »
    « Uccisi? Come? In che modo? »
    « Legato ad un palo e lasciato a morir di freddo sui tetti, il primo. Poi il secondo dato in pasto ai pescecani, ripescato nella baia per quel poco che ne restava. Il terzo infilato in una botte riempita di scorpioni, bestie velenosissime. Il quarto gettato nella fossa dei coccodrilli dello zoo. »
    « Oh. Capisco... Beh, a noi non frega un accidente. Andiamo verso il molo. Anzi, no. Prima voglio... »
    Lei si voltò, ma la sua ombra rimase ben fissa lì dove si trovava, senza seguire il movimento della strega. Riful le rivolse il palmo aperto della mano, ed essa iniziò a ribollire più di prima, molto più di quanto non avesse mai fatto fino a quel momento. Ormai i presenti ci avevano fatto l'abitudine: l'ombra della streghetta era strana fin da quando avevano lasciato Laputa, ma solo Kerobal non aveva la minima idea di che cosa significasse, Rhaziel e Denver invece avevano avuto una delle solite, fastidiosissime risposte vaghe e saccenti della bambina: conteneva un'evocazione, a quanto pare. Strano modo di portare a spasso una guardia del corpo...
    Dalla sagoma nera emerse un elmo affilato, lo stesso materiale di un blu intenso delle corazze di Helena e Lisa. Alla base della nuca brillavano di luce stregata gemme intarsiate a formare iscrizioni runiche, le stesse incise sui diademi delle due femmine guerriere, ma molto più luminose e sinistre; la figura era massiccia e larga di spalle, impressione accentuata dalla corazza completa che lo ricopriva da testa a piedi e lo faceva sembrare un vero e proprio arsenale vivente composto da lame simili a rostri. Una volta emerso completamente dall'ombra assunse una posa simile a quelle adottate dei combattenti shaolin orientali, con lame simili a daghe cosparse di rune stregate che emersero dagli avambracci con uno scatto metallico tanto minaccioso da mettere in allerta perfino le altre due evocazioni, che all'istante si pararono davanti alla loro padrona come a volerla proteggere da un pericolo.

    « Va tutto bene, spostatevi. »
    Disse secca Riful, scostando le due femmine e avanzando in direzione della nuova evocazione.
    « Beh? » Chiese la strega in tono impaziente. « Mettiti in ginocchio. »
    Il guerriero obbedì, ritraendo le lame e calando il ginocchio al suolo, il pugno che poggiava anch'esso sul terreno ed il capo che lentamente andava chinandosi all'ingiù.
    « Sul mio libro sta scritto che i modelli assassin non sono in grado di svolgere missioni di protezione, tuttavia ho trovato un incarico adatto a te... »
    Riful poggiò il palmo sul capo dell'evocazione, ed una ridda di circoli magici iniziarono a sovrapporsi l'uno sull'altro formulando un incantesimo runico.
    « Risolverai i miei problemi direttamente alla fonte, andando a cercare quella disgustosa fiaba intenzionata a mettermi i bastoni fra le ruote ed impedirmi di riprendere possesso di Celentir. Trova il Lupo Cattivo. Trovalo e uccidilo, poi decapitalo e prendimi la sua testa. Svuotala, strappa via occhi e lingua e portala a me come prova di ciò che hai fatto. Il Lupo è abile a nascondersi e travestirsi, ma con questo incantesimo tu riuscirai a trovarlo ovunque egli sia e sarai infallibile. Non c'è via di ritorno da questo mandato, torna con il tuo trofeo o non tornare affatto. Ti è tutto chiaro, assassino? »
    L'evocazione si rialzò e non rispose. Avvolto in un silenzio funebre fu circondato da nebbie mistiche scure come fuliggine, poi scomparve nel nulla in un vortice di ombre, dando inizio alla sua caccia. Come la sua evocazione sparì, Riful parve sollevata e soddisfatta.
    « Andiamo, sento la presenza di tre pietre magiche su una di quelle navi. Credo di poter indovinare che sia quella la nostra destinazione, non è vero Gatto? »
    « E' vero! Non ho mai conosciuto il proprietario, però ho buoni rapporti col custode, per due volte l'ho aiutato a risolvere un'infestazione di ratti e dunque mi deve un favore. Naturalmente egli non è in grado di sollevarla, ma sono certo che il principe Grimm sarà in grado di esercitare la sua forza di volontà sulle pietre e... »
    « Non è un sovrano. » Tagliò corto Riful. « Lo farò io e basta. »
    Il gatto non commentò, ma sembrò decisamente contrariato da quella risposta sgarbata.

    La nave era ormeggiata alla fine del molo, nella parte più buia e malridotta del porto di Londra. C'erano intere famigliole di topolini che correvano senza troppa timidezza lungo la banchisa, e per lo più i battelli attraccati erano vecchi pescherecci alimentate a vela, alcuni davvero datati e ridotti a poco più che ruderi galleggianti che puzzavano di crostacei al punto da chiedersi come facessero i marinai a non soffocare in mezzo a tutto quell'olezzo tremendo. Le navi dall'aspetto un po' più decente avevano per lo meno una lanterna poggiata poco sopra il nome, così come la legge impone, ma quella parte del porto era la meno onesta della città, e neanche uno dei battelli seguiva la suddetta norma: tutti avevano la lampada d'ordinanza, nessuno la teneva accesa. Tutti tranne una, un vascello che aveva visto giorni di gloria non meno di tre o quattro decadi addietro, quando galeoni di quel genere viaggiavano sulla tratta del nuovo mondo guidati dai corsari agli ordini della corona d'Inghilterra, impegnati nell'abbordare e saccheggiare le controparti ispaniche che trasportavano dalle Americhe oro e argento. Il nome illuminato fiocamente dalla lanterna alimentata ad olio di balena era però molto poco adatto ad un veliero varato per scopi tanto avventurosi.
    La nave era infatti il Barbecue.

    Riful guidò il gruppetto fino ad un cartello appoggiato sul bordo in legno del molo, un annuncio a caratteri entusiastici come quelli usati dal circo o dagli ambulanti per pubblicizzare i loro servizi, vi si poteva leggere a chiare lettere "Visitate il galeone pirata!" e poco sotto la tariffa: un quarto di penny.

    « Non dirmi che il tuo amico vive là sopra. »
    Domandò Riful in un tono di voce tutt'altro che impressionato in modo favorevole.
    « Ma certo! »
    Annuì il gatto tutto contento.
    « Oh, dormire cullati dal dolce movimento delle onde è piacevole, l'ho fatto io stesso quando... aspetti! »
    Determinata a sbrigare quella faccenda il prima possibile, la piccola strega si era già incamminata obbligando il suo seguito a tenerle dietro. Il Gatto con gli Stivali non riuscì nemmeno a finire la frase, che quella imboccò la stretta passerella in legno che conduceva alla nave, quasi fosse la reale proprietaria del vascello.

    BANG!
    Fu in quel momento che scoppiò un roboante colpo di archibugio.

    Riful si fermò sul posto, la stessa espressione impettita di sempre. Il suo cappello da strega dalle larghe falde era volato via, centrato da un pallettone sparato ad altezza d'uomo, ma fortunatamente non ad altezza di bambina. Senza dire una parola e con molta calma, Riful tornò sui propri passi rinunciando a salire la passerella, ma indicando la nave alle sue due evocazioni, che immediatamente presero le armi ben sapendo che cosa fare.

    « Fate a pezzi questa topaia galleggiante e fate a pezzi chiunque incontrate. »
    Ordinò seccamente, generando un'espressione inorridita, incredula e del tutto esterrefatta nel povero Gatto con gli Stivali...


    Bene, a voi la palla. Se non fate niente per impedirlo, Helena e Lisa semplicemente eseguono gli ordini di Riful e provvedono ad uccidere le due persone che occupano la nave (una delle quali ha effettivamente appena sparato un colpo di archibugio a Riful) per poi demolire pezzo per pezzo la nave stessa.

    Piccola nota per Kerobal: fin dal momento in cui entri a Londra, percepisci tre presenze vicine che non appartengono ad un essere vivente, ma che ugualmente ti sembrano in qualche modo riconoscibili come fonti di potere. Una volta giunti al vascello ti diventa chiaro che esse si trovano da qualche parte al suo interno.
    La natura di questi artefatti ti è estranea, nel senso che non li riconosci come affini a te, ma in qualche modo ti ricordano vagamente l'aura dell'alfiere dell'Est, un po' come se il loro colore o il loro aspetto fosse in qualche modo riconducibile a quello di Kalia in una maniera che sul momento ti sfugge. Ti servirà un po' di intuito per indovinare il perché di questa associazione.
     
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    « E' per questo che non volevo dar loro un nome. » risponde Riful, stizzita come l'ha sempre vista. « Finite inutilmente per affezionarvi a qualcosa destinato comunque ad essere sacrificata. Smettetela di vedere un resonator come un essere umano! Sono solo copie, poco più che illusioni. Abituatevi in fretta, non potete farmi scenate ogni volta che ne uso una per rimediare ai vostri errori. »
    Sarebbe anche d'accordo con Riful, se non fosse per il fatto che un simile discorso suona a tratti parecchio ipocrita, dopo aver personalmente privato queste "copie" di pressoché ogni abilità di agire come gli essere senzienti che un tempo devono essere stati. Perché umani restano, anche se artificiali o illusori. Senza contare che Maldred era l'unico "resonator" della scorta della streghetta in grado di agire con un certo grado di autonomia.

    « Capisco cosa intendi, ma non era quello il suo punto, Riful. » interviene Denver con il tono più pacato che gli riesca durante una corsa. « Senza contare che sei stata tu a presentarcelo come Maldred. »
    Quanto a Lisa ed Helena, scegliere i loro nomi aiuta a distinguerle, e a gestire meglio i momenti in cui potrebbero ritrovarsi a dover dare loro ordini in contemporanea, perché "tu" e "tu", specie con individui tanto "limitati", non gli suona come il massimo dell'efficienza e dell'ordine. E se per questa replica dovrà essere trasformato in qualche animale, che sia almeno un cavallo, per questa volta.

    Nota però Riful stringere una mano al petto. Lampi neri vengono scagliati su di lei, o almeno sulla Grusbalesta che, perfino Denver è in grado di notarlo, sta cambiando, in qualche modo. Come se la sua aura si stia facendo ancora più sinistra di quanto non lo fosse prima. Alla fine la streghetta è costretta a lasciare andare la pietra, che torna come di sua volontà da Bahamut, che al momento sta volando verso di loro per incenerirli tutti. Come già ha fatto con Maldred.

    « Ehm, oltre quel passo c'è la Londra di fine ottocento. Lì troveremo una nave volante in grado di condurre il principe Grimm a destinazione. » dice il Gatto con gli Stivali, in risposta alla domanda di Riful in merito alla loro destinazione. Gli occhi di Denver, a quelle parole, si illuminarono. Quelli di Riful un po' meno. « Londra? Meh. E sia, ma è meglio se prendete abiti pesanti. Fa freddo da quelle parti... »
    Il giornalista si guarda intorno, perplesso. Poi, ricorda. Il mondo delle fiabe non è, da quello che ha potuto capire, uno dei più stabili, e pertanto succede che di punto in bianco il paesaggio attorno a loro cambi del tutto, a seconda dell'"ambientazione" in cui ci si avventura. Se il gatto ha ritenuto doveroso specificare che si tratterà della Londra "di fine ottocento", allora anche il tempo è parte dell'ambientazione stessa. E se lo è il tempo, significa che lo sono anche le stagioni.
    Londra, quanti anni sarà che non ci mette piede?
    Vedranno inoltre della Londra di quaranta o cinquant'anni fa, o addirittura quella dell'epoca dei vichinghi? A giudicare dai vestiti che Riful mette loro a disposizione, molto probabilmente la prima. Grazie a Dio, aggiungerebbe.

    « La città è diversa. »
    Annuisce. Vent'anni tendono a cambiare parecchio qualsiasi città, ma tutto ciò che non riconosce per le strade che stanno battendo, in realtà, è solo perché Denver non ha mai passeggiato per queste parti. C'è tuttavia un particolare a cui non ha potuto fare a meno di prestare attenzione.
    Non c'è una sola persona in giro.
    « E' quasi inverno, e da quella parte dovrebbe essere la notte di natale. »
    Natale quasi in inverno?
    « Dove sono tutti? Qui dovrebbe essere pieno di fiabe. »

    Il Gatto le risponde, menzionando un assassino che, tuttavia, da solo non è sufficiente per giustificare una città tanto deserta. Ma non sarà comunque nulla in cui verranno coinvolti, che piaccia loro o no, quindi... Passa oltre. Vuole in realtà tornare a casa il prima possibile, perché è stanco di essere trascinato in giro da quella ragazzina senza capire nulla o quasi di ciò che gli succede attorno.
    Per esempio, chi diavolo è il Lupo Cattivo? Che c'entra con... qualunque cosa voglia fare Riful? Tante, troppe sono le cose assurde che sta vedendo susseguirsi una dopo l'altra in un breve arco di tempo, tant'è che sta cominciando perfino ad ignorarne una buona parte. Anche le più stupefacenti, come quell'altro "resonator" che dimora (o dimorava, oramai) nell'ombra della sua padrona.

    Giungono infine al porto, dove è attraccata la nave sulla quale viaggeranno, e dove Riful ha rilevato tre... pietre magiche, o qualcosa del genere. Si tratta dell'unica la quale tiene accesa la lampada d'ordinanza, almeno per aiutare a rendere il più visibile il cartello che illustra la tariffa per visitare l'imbarcazione: un vecchio galeone pirata di quelli descritti nei libri di storia che trattano del sedicesimo e diciassettesimo secolo.
    Che ci fa qualcosa del genere in quella Londra? Quale fiaba potrebbe rappresent-
    Un ricordo affiora all'improvviso. Aveva comprato un libro simile a suo figlio, diversi anni fa. Gliel'aveva letto più volte, prima di andare a dormire. Quello era...
    « Peter Pan. »
    Sussurra, meravigliato. Quello deve trattarsi quindi del vascello del Capitano Hook. Un po' fuori posto, ma è l'unico galeone pirata che riesca ad associare alla Londra della Regina Vittoria. Anche un'opera così recente può dirsi quindi una fiaba?

    BANG!
    Il cappello di Riful vola via, perforato da un proiettile di archibugio, non appena la ragazzina prova a salire a bordo... senza pagare la tariffa. O forse, è per paura di quell'assassino che starebbe circolando per la città negli ultimi tempi.
    Qualunque sia stata la ragione, Denver ha già estratto il suo revolver, e si è parato davanti a Riful, preparandosi a farle da scudo umano, nel bene e nel male. Perché sarà stata anche una ragazzina mostruosamente irritante, ma addirittura spararle a tradimento...

    « Gentlemen, would you explain what was that for?! She's just a little girl! »
    ...nessuno può davvero abbassarsi a tanto.


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    « Principe Grimm, deve fare qualcosa! Il vostro intervento è stato meraviglioso! Senza quel portento magico di certo saremmo stati tutti quanti inceneriti da quell'essere...! »
    lamentò il Gatto con gli Stivali, da qualche parte, vicino ai suoi stinchi
    « ...però questo vi da misura di quanto pericoloso sia questo viaggio! Non possiamo permetterci un simile fardello, la strega ha perso la Pietra del Sigillo, adesso non le appartiene più! »

    « Davvero una cosa terribile. »

    Nel più completo disinteresse per le dinamiche del gruppo di cui si era ritrovato giocoforza a far parte, Kerobal si limitò a registrare gli eventi con l'attenzione spassionata del cronista, ignorando le proteste di quei poveretti al seguito della marmocchia e -ovviamente- le capricciose berciate di quest'ultima: non si sentiva minimamente coinvolto da avidi Draghi Rossi che oscuravano il cielo sopra la sua testa, prodi Cavalieri pronti ad immolarsi, Streghette bisbetiche buone solo a lamentarsi, felini in cerca dell'Eroe della profezia di turno, Sassi posseduti, e quant'altro...

    Perché l'unica cosa che gli interessava era trovare suo nipote Lowarn e fare ritorno a Palanthas, e la sola aspettativa che nutriva era che il fato avesse almeno il buongusto di ripagarlo delle grane del viaggio facendo sì che questa Fiethsing presso cui era diretto fosse almeno una donna bella e perversa disponibile come lasciavano intendere i borbottii di Riful.


    « Ehm, oltre quel passo c'è la Londra di fine ottocento. Lì troveremo una nave volante in grado di condurre il principe Grimm a destinazione. »
    « Londra? Meh. E sia, ma è meglio se prendete abiti pesanti. Fa freddo da quelle parti... »

    Rinunciando a capire la logica di quello scambio di battute (perché se erano all'interno di una dimensione fiabesca, la logica non era esattamente la regola del senso comune), Kerobal si limitò a pescare un lungo cappotto pesante e una sciarpa calda dalla pila degli abiti evocati dalla mocciosa; poi si incamminò verso la prossima tappa di quella spedizione sgangherata mentre si infilava l'elegante soprabito. Londra, eh...? Mai sentita.

    jpgNon di meno, mentre percorreva i viali deserti ma sfavillanti di una grigia città spazzata da un gelido vento invernale -che contribuiva a spargere in giro il lezzo di macchinari e pesce marcio-, il Principe Demone colse un certo fascino in quel paesaggio tetro e decadente... e anche qualcosa di più sottile, strano e inaspettato: una traccia energetica familiare, ma che tuttavia non dovrebbe assolutamente trovarsi lì, né in quel mondo, né in quella città.

    « La città è diversa. E' quasi inverno, e da quella parte dovrebbe essere la notte di natale. Dove sono tutti? Qui dovrebbe essere pieno di fiabe. »
    « Ne avevo sentito parlare... C'è un assassino, si dice. Uccide i bambini, e in modo cruento. Già quattro casi. »
    « Uccisi? Come? In che modo? »
    « Legato ad un palo e lasciato a morir di freddo sui tetti, il primo. Poi il secondo dato in pasto ai pescecani, ripescato nella baia per quel poco che ne restava. Il terzo infilato in una botte riempita di scorpioni, bestie velenosissime. Il quarto gettato nella fossa dei coccodrilli dello zoo. »
    « Oh. Capisco... Beh, a noi non frega un accidente. Andiamo verso il molo. Anzi, no. Prima voglio... »

    Sotto lo sguardo color magenta del Nephilim -dapprima annoiato, poi sempre più diffidente-, l'ombra della megera in miniatura iniziò a ribollire, e ad un cenno della padrona, da essa emerse qualcosa. Qualcosa dalla forma umanoide ma con lo spirito di un tritacarne: massiccia, corazzata, e ricoperta di lame, che assunse una solida posa marziale... prima che la bimbetta ci trovasse da ridire.

    « Va tutto bene, spostatevi. ...Beh? Mettiti in ginocchio. Sul mio libro sta scritto che i modelli assassin non sono in grado di svolgere missioni di protezione, tuttavia ho trovato un incarico adatto a te: risolverai i miei problemi direttamente alla fonte, andando a cercare quella disgustosa fiaba intenzionata a mettermi i bastoni fra le ruote ed impedirmi di riprendere possesso di Celentir. Trova il Lupo Cattivo. Trovalo e uccidilo, poi decapitalo e prendimi la sua testa. Svuotala, strappa via occhi e lingua e portala a me come prova di ciò che hai fatto. Il Lupo è abile a nascondersi e travestirsi, ma con questo incantesimo tu riuscirai a trovarlo ovunque egli sia e sarai infallibile. Non c'è via di ritorno da questo mandato, torna con il tuo trofeo o non tornare affatto. Ti è tutto chiaro, assassino? »

    Senza pronunciare una sillaba, il figuro si alzò e si dileguò nella nebbia londinese, liberando i presenti della sua presenza e alleggerendo in maniera del tutto trascurabile l'atmosfera comunque pesante e ovattata che avvolgeva quel luogo.

    « Andiamo, sento la presenza di tre pietre magiche su una di quelle navi. Credo di poter indovinare che sia quella la nostra destinazione, non è vero Gatto? »
    « E' vero! Non ho mai conosciuto il proprietario, però ho buoni rapporti col custode, per due volte l'ho aiutato a risolvere un'infestazione di ratti e dunque mi deve un favore. Naturalmente egli non è in grado di sollevarla, ma sono certo che il principe Grimm sarà in grado di esercitare la sua forza di volontà sulle pietre e... »
    « Non è un sovrano. Lo farò io e basta. »

    Così, la spedizione riprese il suo cammino fino che non raggiunsero ai moli più defilati, bui e male in arnese di tutto il porto, dove tra carcasse di barche mangiate dal marciume, la salsedine e l'incuria del tempo, alcune navi mostravano ancora una qualche forma di segni di vita; tra queste, solo una grossa nave ormeggiata aveva le lanterne accese, e -da quelle si sperava- gente a bordo. La locandina accanto alla passerella di imbarco incitava a “Visitare il galeone pirata!” per un quarto di penny, mentre il nome sullo scafo recitava Barbecue.

    « Non dirmi che il tuo amico vive là sopra. »
    « Ma certo! Oh, dormire cullati dal dolce movimento delle onde è piacevole, l'ho fatto io stesso quando... aspetti! »
    BANG!

    Quel che accadde dopo sarebbe potuto sfociare -se non in tragedia- senza dubbio in una bella seccatura, ma... mentre vedeva Riful iniziare a percorrere la passerella con la sua tipica e arrogante baldanza solamente per esser costretta a girare i tacchi e far dietro-front fino alla terraferma con un buco d'arma da fuoco che le trapassava il cappello a punta da parte a parte, il Nephilim non poté far a meno di trovare la scena semplicemente fantastica.

    « Gentlemen, would you explain what was that for?! She's just a little girl! »

    Indignato per quel trattamento tanto vile quanto ingiustificato rivolto contro una bambina, il Giornalista si pose a baluardo della Streghetta, con la pistola spianata e pronta a rispondere al fuoco; il Saggio, essendo invece abile della dialettica e nella menzogna, si limitò a ghignare sotto i baffi in silenzio e lontano dallo sguardo della mocciosa, ma gli parve distintamente di sentire il Guercio ridacchiare.

    « Fate a pezzi questa topaia galleggiante e fate a pezzi chiunque incontrate. »

    Fingendosi distratto a contemplare la vastità dell'albero maestro dell'imbarcazione, che dal centro del ponte svettava verso il cielo nero e senza stelle, il Saggio si piazzò strategicamente in piedi all'inizio della passerella, sbarrando il passo alle due donne-guerriere mobilitate da quella marmocchia e sprofondando le mani in tasca... ritrovando i contorni familiari dell'unica moneta rimastagli.

    jpg
    « Sono davvero impressionato dall'ecletticità delle vostre doti Milady... »
    esordì con tono riflessivo, dissimulando il sarcasmo con più impegno del solito
    « ...non avrei mai immaginato che tra i vostri tanti talenti ci fosse anche la navigazione. »

    Con fare teatrale, il Principe-Demone tacque un istante, approfittando della pausa tattica per calarsi meglio nella parte, prima di voltarsi ad interloquire faccia a faccia con la nanerottola, mostrandole tutta la composta ammirazione di cui le sue arti adulatorie erano capaci.

    « Sono sicuro che i vostri immensi poteri magici non avrebbero alcun problema a governare una nave così grossa senza neppure un equipaggio specializzato ed esperto... »
    proseguì, del tutto stoico ed insensibile all'impulso di scoppiare a ridere
    « ...ma non trovo giusto per lei abbassarsi a una mansione tanto triviale e stancante. Senza contare che... »
    per non forzarla verso l'ovvia conclusione, spostò lo sguardo sul vicino cartello
    « ...questo è un viaggio pieno di pericoli: se il Drago ci sorprendesse mentre siamo in mare, e voi foste assorbita in un altro incantesimo, le cose potrebbero farsi complicate. »

    Certo, Kerobal era un eccellente bugiardo ma... l'argomentazione a cui era appena approdato era la pura Verità: quel viaggio era già una seccatura anche senza che quella bambina petulante si mettesse di impegno a cogliere ogni occasione per peggiorare la situazione; pertanto, era interesse comune a tutti giungere alla sua conclusione il più in fretta possibile... e il suo ruolo di Custode delle Sette Vie lo incastrava a far da paciere.

    « Visti gli atroci fatti di cronaca che sono avvenuti in questa città, e guardando a quanto sono vuote le sue vie, immagino che il popolino sia comprensibilmente spaventato. »
    proseguì, muovendo un cenno distratto della mano per indicare le strade deserte
    « ...voglio dire: quale creatura in possesso delle sue facoltà oserebbe provocare la collera di un'Incantatrice del vostro calibro? »
    tornando sui suoi passi, raggiunse la fattucchiera e si piegò su un ginocchio
    « Permettetemi di tranquillizzare i bifolchi, e farò approntare la nave. »

    ...e, ovviamente -già che c'era-, avrebbe cercato di approfittare dell'occasione per capire cosa ci fosse nel ventre di legno di quel galeone piratesco che gli riportasse così insistentemente alla memoria l'essenza della Dama Azzurra.


    Autorevolezza: E' questo un suono che tutti possono udire, perché scaturito dall'alta sapienza di coloro che lo pronunciano; la volontà dei Saggi muove questo potere, così che dalla loro giusta voce escano parole che agli altri appaiono profondamente sapienti, e pertanto degne di rispetto, così come degno di rispetto sarà, per chi ascolta, colui che parla. Una malia, un'azione per convincere anche i più scettici della grandezza dei Sapienti di Endlos, sicché al volere di questi le parole diventino capaci di infondere nella mente di chi le oda un tale rispetto per queste e per i Saggi, che certamente non dubiteranno della loro veridicità, e se verrà pronunciato un comando, vorranno eseguirlo senza proteste, quasi fosse l'ordine del loro più caro e severo dio. [Passiva di Gilda]
     
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    « Gentlemen, would you explain what was that for?! She's just a little girl! »
    Denver per primo si fa avanti, affiancando le due evocazioni nel compito ingrato di guardia del corpo, facendo da difesa e scudo umano a Riful, che furiosa per l'accoglienza ricevuta batteva in ritirata.
    Dalla nave però arrivò prontamente una voce volgare e con un fortissimo accento londinese, che con sorpresa di Denver di certo non apparteneva né ad un giovane Peter Pan, né al più accanito dei bucanieri e terrori dei sette mari. Sembrava decisamente... la voce di un vecchietto.

    « Bambina un accidente!! »
    Tuonò il vecchietto asserragliato sulla nave, con subito un'altra voce indistinta che gli faceva eco palesemente tentando di riportarlo alla calma, senza alcun successo.
    « Corpo di mille fulmini se mi sbaglio: quella è una stramaledetta fata! »
    Di nuovo, bassa in sottofondo, Denver e Kerobal poterono udire vagamente la seconda voce dire qualcosa a proposito del mantenere la calma.
    « Per tutti i diavoli, signor Starkey! Mi lasci dire che lei parla proprio come la più infima delle mammolette! Siamo ufficiali di bordo della più efferata nave pirata di tutti i tempi, anima di diecimila bombarde! Sarò morto il giorno in cui una dannatissima fata metterà piede sul galeone del capitano! »

    Frattempo Riful voleva radere al suolo il vascello, le due evocazioni erano pronte ad eseguire e Kerobal faceva i salti mortali per tenere a bada l'indole vendicativa della streghetta. Che poi per fortuna l'autore del misfatto aveva sia un'ottima mira -vestigia di chissà quali fasti del passato- sia una pessima vista per cui non era in grado di distinguere un capello a punta da un cranio umano. Che se Riful non fosse stata una bambina di undici anni con un alto cappello a punta ma bensì un adulto, quel colpo di archibugio le sarebbe arrivato dritto-dritto in mezzo agli occhi.

    « Visti gli atroci fatti di cronaca che sono avvenuti in questa città, e guardando a quanto sono vuote le sue vie, immagino che il popolino sia comprensibilmente spaventato. »
    « Spaventato? »
    Rispose lei, disgustata da quell'aggettivo, inarcando un sopracciglio ed apparendo decisamente scontrosa nell'espressione.
    Sembrava avere parecchio da ridire ma Kerobal la incalzava con le parole e lei non riusciva a stargli dietro. In pratica la stava stordendo a furia di parole, il che risultava una tattica sorprendentemente valida applicata a quella particolare undicenne.
    « ...voglio dire: quale creatura in possesso delle sue facoltà oserebbe provocare la collera di un'Incantatrice del vostro calibro? »
    « Davvero...? »
    Sull'orlo del K.O tecnico, Riful aveva bisogno di qualche istante per elaborare le parole del principe demone, tempo che quest'ultimo usava per rincarare la dose. Ed almeno finché la piccola strega non si stufava di sentirlo parlare e prendeva lei stessa l'iniziativa imponendo la sua volontà sulla conversazione, praticamente era del tutto in balia della parlantina sciolta del saggio di Palanthas.
    « Permettetemi di tranquillizzare i bifolchi, e farò approntare la nave. »

    « Approntare...? »
    Riful rivolse al saggio uno sguardo obliquo e poco convinto. Poi gli sventolò davanti il ditino indice sollevato, con aria minacciosa.
    « E va bene, ti do un minuto. Ma dopo ordino ad Helena e Lisa d spaccare tutto, capito? »

    « Signori! »
    Giunse la voce del secondo vecchio, non quello armato di fucile che strepitava, bensì il suo probabile compagno che sedeva al suo fianco. Questi sembrava ben più ragionevole del disgraziato che aveva appena sparato a Riful, e di certo più propenso a parlamentare. A giudicare dal tono, doveva aver convinto il compagno di sventura a non proseguire le ostilità.
    « Signori, temo che abbiamo iniziato col piede sbagliato. Permettetemi di presentarmi, io sono il signor Starkey, ed un tempo servivo come primo ufficiale su questo vascello, quando ancora solcava i mari. »
    « Signore, devo chiederle di smetterla di parlare della Barbeque come se non dovesse più volare! L'ha fatto in passato, ed appena il capitano torna da noi state pur certo che lo rifarà! Deve solo... »
    « Sì, sì... » Lo interruppe Starkey, dando adito ad un battibecco. « La prego, nostromo Smee, se dico ai signori che la nave un tempo volava ci troveremo rinchiusi in un manicomio con i pazzi! »
    « Ma eppure è così, lei lo sa bene signor Primo Ufficiale! Lei ricorda quando... »
    « La smetta, signor Smee! Queste fantasie non hanno senso di esistere, sono solo fiabe raccolte in un libro per bambini! »
    E poi finalmente tornò a rivolgersi alle persone in attesa all'esterno: Kerobal, Denver, il Gatto con gli Stivali, Helena, Lisa e naturalmente Riful.
    « Miei signori, noi invochiamo il Parlè! Sareste disposti a concedercelo...? »

     
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    « Approntare...? »

    Stordita dal fiume di chiacchiere che il Saggio le aveva disinvoltamente riversato addosso, Riful apparve dapprima confusa, e Kerobal dovette far appello al suo autocontrollo per non sogghignare apertamente quando ella si arrese al buonsenso, acconsentendo alla sua proposta e desistendo dal combinare altri inultili guai. Poco importava che si ostinasse comunque ad alzare la cresta... a lui bastava ritrovare suo nipote Lowarn, e raggiungere al più presto la fine di quel viaggio.

    « E va bene, ti do un minuto. »
    brontolò la marmocchia, per il mero gusto di essere fastidiosa
    « Ma dopo ordino ad Helena e Lisa d spaccare tutto, capito? »

    « Concedere una possibilità a quegli sventurati è una saggia decisione, Milady. »
    assentì il Principe-Demone, lasciandosi scivolare addosso la sua indisponenza
    « Non ho davvero parole per elogiare la vostra lungimiranza. »

    Stirando le labbra ben disegnate in maniera affettata e composta, il Nephilim si limitò a portarsi una mano al cuore ed esibirsi in un lieve e condiscendente inchino, prima di raddrizzarsi e lasciarsi la mocciosa alle spalle per iniziare a percorrere la passerella che collegava il molo alla barca... naturalmente, avendo premura di avanzare a passo calmo, tenendo le mani in alto e la moneta d'oro bene in vista.

    « Signori! Signori, temo che abbiamo iniziato col piede sbagliato. Permettetemi di presentarmi, io sono il signor Starkey, ed un tempo servivo come primo ufficiale su questo vascello, quando ancora solcava i mari. »
    « Signore, devo chiederle di smetterla di parlare della Barbeque come se non dovesse più volare! L'ha fatto in passato, ed appena il capitano torna da noi state pur certo che lo rifarà! Deve solo... »
    « Sì, sì... La prego, nostromo Smee, se dico ai signori che la nave un tempo volava ci troveremo rinchiusi in un manicomio con i pazzi! »
    « Ma eppure è così, lei lo sa bene signor Primo Ufficiale! Lei ricorda quando... »
    « La smetta, signor Smee! Queste fantasie non hanno senso di esistere, sono solo fiabe raccolte in un libro per bambini! Miei signori, noi invochiamo il Parlè! Sareste disposti a concedercelo...? »

    Tuttavia, era appena arrivato a metà del suo percorso -circa a portata di voce- quando lo scambio in corso tra il Nostromo e il Primo Ufficiale fece capire al Saggio di essere appena stato battuto sul tempo: senza che fosse necessario blandirli con mezza parola, i due anziani -asserragliati dietro una barricata improvvisata fatta di barili e cianfrusaglie- conclusero il loro piccolo battibecco per poi rivolgersi direttamente a lui, e fu ostentando un'aria un po' pensierosa ma benevola che il giovanotto dagli occhi d'ametista scelse di concedere graziosamente il suo consenso a quella richiesta.

    « Che io sappia, il Parley si raccorda al Capitano... ma poiché sembrate dei bravi e affidabili gentiluomini... E sia: accetto la vostra offerta. »

    Quello di richiedere il Parley era stato effettivamente l'intento del Demone fin dall'inizio, ma... anche se non si trattava del Capitano, andava bene così: quel che contava era il risultato, non si era neppure dovuto scomodare a chiedere, e poi -a dirla tutta- non gli dispiaceva certamente l'idea di raggiungere un tal facile successo da sbattere sul muso altezzoso dell'ottusa Streghetta.

    « State lontano da quella fata assassina!!! »
    « Signor Smee, metta giù il fucile per l'amor del cielo! »

    ...non appena fosse riuscito a concludere la conversazione -o almeno avviarla-, visto che il vecchietto con l'archibugio -con occhiali a fondo di bottiglia, una bandana a righe rosse e bianche, e abbigliato di una lercia canotta a righe bianche e blu- sembrava più preso dalla bambina a cui aveva poco prima sparato addosso, e l'altro -un uomo dall'aria ben più distinta, con una vestaglia un tempo elegante- aveva il suo daffare a tenere sotto controllo il compare; in ogni modo, appena il Nephilim mise piede sul vascello, il Nostromo mise via il fucile e si esibì in un elegantissimo inchino, tutto sorridente.

    jpg« Benvenuti nel terrore dei sette mari, l'ultima vera e autentica nave pirata del porto di Londra! Benvenuti nella Barbeque. Io sono Smee, il nostromo. al vostro servizio. »

    « Buonasera, gentiluomini. »
    salutò lo Youkai, ricambiando l'inchino ad entrambi
    « Come dicevo... io e i miei compagni saremmo interessati a visitare la nave: pensate che sia possibile parlare col Capitano per prendere accordi in merito? »

    « Il capitano per il momento non è presente, ma tornerà presto! »
    per accompagnamento a quelle parole, Smee annuì con convinzione

    « Ignoratelo, temo invece che il capitano
    abbia abbandonato nave e ciurma parecchio tempo fa.
    »
    dietro di lui, il Signor Starkey, sospirò attraverso la barba malmessa
    « Voi tutti, invece, fareste meglio ad andarvene perché, effettivamente,
    temo che sia molto pericoloso girare perLondra di notte.
    »

    « E invece no! E' per questo che le fate hanno provato ad accoppare il signor Starkey! »
    insorse immediatamente il vecchio talpone, risentito dalle illazioni del compagno
    « Perché lui era il primo ufficiale della nave, sapete? Era il braccio destro del capitano.
    Ed il capitano è tornato!
    »

    Nonostante entrambi i suoi interlocutori si fossero confermati essere squinternati quanto le apparenze avrebbero lasciato supporre, da bravo paracu- Galanodel, Kerobal si limitò a sorridere con pacata cortesia... e rigirarsi eloquentemente la moneta d'oro tra le dita.

    « Oh, bene... quindi... per il giro della nave? »

    « Ma certo! Potete pagare! Siete i benvenuti! »
    rispose Smee, accettando con un sorriso entusiasta il pagamento

    « E' una pessima idea... »
    mormorò invece il vecchio Starkey, scuotendo la testa

    « Venite, venite! Vi mostrerò questa meraviglia! »

    Allegro come un bambino (un bambino canuto, trasandato e grassoccio), il Nostromo non perse tempo a convincere il suo amico, preferendo invece sbracciarsi per rivolgersi allo studioso e alla ragazzina ancora in attesa sul molo; Kerobal, dal canto suo, non poté fare a meno di sentirsi un po' sopreso dal fatto che raggiungere un accordo fosse stato così facile, ma... scrollò le spalle e accantonò la questione: dopotutto, erano in una fiaba, e non c'era da badar troppo alle minuzie.

    La solidità dei fatti era che la sua parte l'aveva fatta, quindi... incrociando le braccia, e vestendo sulle labbra il suo più pacato sorriso trionfante, il Principe-Demone rimase in placida attesa che fossero tutti quanti a bordo; solo, volse il capo in direzione del Primo Ufficiale e gli rivolse una semplice domanda.


    « La visita prevede anche un giro sottocoperta...? »
    « Beh, immagino di sì... »
    « Magnifico...! ♥ »

    E diceva sul serio, perché era davvero intenzionato a ispezionare personalmente le misteriose pietre e capire come mai avessero un'aura così simile -se non forse identica- a quella della Dama Azzurra.

     
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    « Venite, venite! Vi mostrerò questa meraviglia! »

    Chiama Smee, tutto un sorriso, quasi come se non avesse provato a far fuori Riful con un archibugio nemmeno dieci minuti fa. Miracoli di una singola moneta d'oro.
    Fa per voltarsi in direzione della streghetta, solo per non trovarla dove credeva che fosse. Si gira di nuovo, e la vede già in cammino sulla passerella. A questo punto Denver non può che rassegnarsi, e rivolgersi al vecchio nostromo.

    « Arriviamo! »
    Risponde, mettendo via la pistola, facendo cenno ad Helena e a Lisa di seguirlo. Sta salendo a bordo della nave di Capitan Uncino. Si chiede quante persone gli crederanno, quando lo racconterà una volta tornato negli Stati Uniti; diavolo, quando se ne è andato, perfino lo stesso autore era ancora vivo. Si domanda se si imbatterà in fiabe (sempre che un romanzo possa essere considerato una fiaba) che non conosce perché, nel suo mondo, non sono state ancora scritte, o che magari stanno venendo scritte proprio in questo momento.

    « Benvenuti nel terrore dei sette mari, l'ultima vera e autentica nave pirata del porto di Londra! Benvenuti nella Barbeque. Io sono Smee, il nostromo. al vostro servizio. »
    Si presenta il vecchio, che grazie a Dio ha riposto il fucile, esibendosi in un elegante inchino che Denver non si sarebbe aspettato da un uomo vestito con umili abiti da marinaio, con quella bandana rossa e bianca a righe e quella canottiera sporca blu e bianca pure striata. D'altro canto, non si sarebbe aspettato neppure che qualcuno con degli occhiali così spessi fosse arrivato tanto vicino ad uccidere Riful da lontano con un'arma da fuoco.
    « Denver Brockmann, » risponde, dopo aver esitato per un momento, ricambiando l'inchino al meglio che può. È decisamente più a suo agio con le strette di mano. « il piacere è mio. »
    « Jhon Starkey. "Gentleman" Starkey, ai miei tempi, ma temo che ormai sono solo Starkey e così potete rivolgervi a me, signor Denver. E' un piacere. Ignorate il nostromo per favore. »
    « Solo se non apre di nuovo il fuoco. » risponde il giornalista ridacchiando. « Allora, voglia chiamarmi solo Denver, per cortesia. »

    « Adesso potrà essere un po' malconcia ai vostri occhi... » continua Smee. « Ma quando il capitano tornerà, vederete che tutte queste ragnatele spariranno come per magia. Puff! »
    Allarga le mani mentre conclude la frase, un sorriso largo stampato sul suo volto.
    « E naturalmente tutto questo dopo che avrà ucciso quelle pesti dell'isola che non c'è e Peter Pan, mi sembra ovvio. »
    Starkey sospira.
    « Non fateci caso... »

    Denver si limita ad annuire, non sapendo che rispondere a qualcuno che lo ha appena accolto a bordo della sua nave, ma che sta parlando di uccidere dei ragazzini (che il giornalista conosce tra l'altro "di fama") come se stesse parlando dei piani per un fine settimana.

    « Oh... quindi senza il Capitano, la nave non è in grado di muoversi... » interviene nuovamente il saggio. Egli sospira quindi teatralmente. « Un vero peccato: avrei pagato davvero una bella cifra per un giro su questa vecchia gloria... »
    Ecco che utilizza ancora il denaro per ingraziarsi i due pirati. O almeno il nostromo Smee.
    « Messere, lei fa la gioia di questo vecchio marinaio! Mi permetta di offrirle del thè mentre aspettiamo, al momento non mi è concesso muovere il Barbeque, ma il capitano farà presto ritorno! E il capitano ordina sempre di levare le ancore, appena mette piede sulla sua nave, corpo di mille bombarde! »

    « Capisco, quindi adesso non ci possiamo muov- »
    « Aspettate! » Smee prende a guardarsi attorno con fare allarmato. « Dove diavolo è finita quella maledetta fata vestita di nero??? »

    Denver impiega pochi secondi a sbiancare completamente in volto non appena scopre di non riuscire più a vedere Riful.
    « Oh, dove diavolo andata a finire ora quella dannatissima ragazzin-? » assottiglia gli occhi quando scorge una luce sottocoperta. « Ah, eccola. »

    « Con permesso, chiedo di occuparmene personalmente. »
    Annuncia il presunto principe, soave come sempre. Denver, invece, sta quasi digrignando i denti dal nervoso.
    « Con permesso, seguo il mio compagno. » mentre scende, si gira per un momento verso le due donne della scorta. « Anche voi. » aggiunge.

    Trovano la giovane principessa in piedi su una sedia instabile, impegnata a rovistare freneticamente in una dispensa.
    « Quelle sono gli appartamenti del capitano! Non si può entrare, non si può!! »
    La apostrofa Smee, venendo però prevedibilmente ignorato. La bambina estrae quindi quelle che all'inizio gli sembrano tre grosse biglie di vetro, ma che ad un'occhiata più attenta rivelano di essere, almeno all'apparenza, qualcosa di più. Vede infatti qualcosa muoversi all'interno, come delle onde di un oceano.

    « Sono pietre magiche d'acqua... Sono queste robe che muovevano la nave e la facevano volare. Memorie d'acqua, capito? »
    Riful mostra gli oggetti agli altri presenti. Memorie d'acqua... per fare volare una nave? Servono per caso a simulare l'acqua sotto lo scafo?
    « Adesso dobbiamo solo togliere di mezzo il sovrano che ha cercato di usarle per toglierci di mezzo prima che entrassi, così potrò sottometterle... »

    « Fate attenzione Milady, potrebbe essere pericoloso... »
    "Grimm" calcia via la sedia da sotto i piedi di Riful, che perde di conseguenza il terreno sotto i suoi piedi finendo fra le braccia dell'uomo.
    Senza le sfere.
    « Visto...? »
    « Kyah!!! »
    Riful stessa impiega qualche secondo per realizzare cosa è successo.
    « L'HAI FATTO APPOSTAH!!! AH, LE PIETRE!!! RIDAMMELE, RIDAMMELE!!! »
    « Naturalmente, Milady. » risponde lui con l'aplomb di sempre, mettendola giù. « Gliele reggo il tempo che basta perché si dia una rassettata agli abiti... non vorrà mostrarsi sciatta davanti ai manovali? »
    In tutta risposta, la ragazza avvampa in volto e comincia a sistemarsi la mantellina.

    « Non chiedete a me cosa stiano facendo. »
    Dice Denver, invece, rivolgendosi a Starkey e Smee, le braccia alzate.

    Denver BrockmannStato fisico: Perfetto
    Stato mentale: Confuso
    Energia: 100/100
    Passive: Anti-Malia, Rilevazione Bugie, Rilevazione Pericoli, Auspex Psion
    Scenici: N/A
    Equipaggiamento: M1917 Revolver
    Armatura: Armament: Hardening
     
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    « Ridammele! » tenta ancora una volta la ragazzina, ma non prima di aver riempito “Grimm” di minacce di discutibile serietà. « Sono attive!! Devo sottrarle al ruler che le ha prese, altrimenti siamo nei guai!!! Non siamo soli, quando siamo saliti c'era già gente, siamo... »

    Riful si interrompe di colpo. Denver, che nel frattempo ha appena finito di chiedere a Starkey del “ruler” con un sussurro (ottenendo una risposta sufficientemente esaustiva dal Gatto con gli Stivali), ne osserva l'espressione, notandone una simile sul volto di Lisa. Queste si voltano insieme verso la porta, con il giornalista che le imita soltanto con una frazione di secondo di scarto.
    Questa si chiude all'improvviso con un tonfo. Sembrerebbe quasi opera del vento, peccato per il rumore di chiavistelli che girano subito dopo, senza quasi dare i presenti il tempo di rendersi conto di che stia succedendo. Denver assiste alla scena con gli occhi sbarrati.
    Chi è stato?

    « Signori, ne sapete per caso qualcosa? »
    chiede il giornalista con cauta educazione qualche secondo più tardi, una volta ripresosi. Il Saggio gli sembra invece dannatamente tranquillo, preferendo studiare invece quelle pietruzze che pure paiono essere tanto importanti.

    « Anima di mille bombarde, giuro che... » brontola il nostromo Smee, cercando freneticamente qualcosa nelle tasche posteriori dei pantaloni. Invano. « Le chiavi!!! Signor Starkey, le chiavi!!! »
    esclama quindi dopo qualche nervosa imprecazione.
    « Nostromo, si calmi! »
    « Che l'inferno mi prenda se posso! Quei maledetti topi di fogna mi hanno rubato le chiavi! E' con le mie chiavi che hanno chiuso la dannata porta!!! »

    Topi di fogna?
    A questo punto, non si stupirebbe nemmeno se si trattassero di topi veri.
    Denver alza le braccia, cercando di esortare i presenti a non agitarsi ulteriormente, per quanto egli stesso abbia i nervi a fior di pelle oramai da parecchio.
    « Signori, per favore, calmatevi. Una porta può essere abbattuta e poi riparata in seguito. Piuttosto, sono stati i vostri sottoposti a chiuderci qui dentro? Che ragione avrebbero avuto? »
    « Ma quali sottoposti d'egitto?? » sbraita Smee in tutta risposta. « Sono quelle maledette fate, ve lo dico io! Se metto loro le mani addosso... »
    Fate?
    Il nostromo tenta con una certa disperazione di aprire la porta, piantando un piede sulle assi di legno e tirando la maniglia con forza, finendo ultimamente per sbilanciarsi all'indietro con il pomo d'ottone appena sradicato fra le mani.
    « Ci siamo solo io ed il signor Smee su questa nave... » mormora Starkey. « Chi diavolo può aver... »
    « Chiunque abbia il controllo delle pietre, di certo è un ruler, ed è piuttosto potente. Ora che ha dominato le pietre, può attingere al loro mana, e tramite esso evocare dei resonator. In pratica può disporre in teoria di un autentico esercito e scatenarcelo contro in qualsiasi momento. »

    Resonator. Guarda Helena e Lisa, ricordando il suo scontro con la prima qualche tempo prima, a Klemvor. Da sola, era riuscita a mettere all'angolo e quasi ammazzare lui, Quarion Galanodel e ben tre Aviatori. Ora, un intero esercito di persone così? Non vuole nemmeno concepire l'idea.

    « Rispondete alla domanda, e Milady avrà i suoi sassi. » intavola nel frattempo il Saggio, poco più in là, a portata dell'orecchio del giornalista. « Chi è il ruler di queste pietre e perché devi sottrargliele. »
    « Un ruler d'acqua. » risponde una Riful perfino più seccata del solito. « Il Lupo è un ruler di fuoco, non è lui. Inoltre il mio assassino l'avrebbe già individuato ed ucciso se fosse qui su questa nave. Chiunque sia questo sovrano, non c'entra niente con noi. Viene dritto dalla loro fiaba, ed ora ridammi le mie pietre! »
    Con “loro” intende Starkey e Smee. Il “ruler” a questo punto potrebbe essere Capitan Uncino, visto che Peter Pan gli sembra a naso più legato al vento che all'acqua, e considerato anche che un altro presunto antagonista, il “lupo”, è a propria volta un ruler (di fuoco, forse perché nella sua fiaba è stato ucciso da un cacciatore? Diavolo, ha poi davvero importanza?).

    « Fate, dunque, capisco. »
    Sospira. Nel mondo delle fiabe, questa spiegazione dovrebbe avere senso. Circa. A dire la verità, Denver non vuole nemmeno pensarci più del necessario. Si rivolge ora al Gatto con gli Stivali:
    « Grazie mille della spiegazione. »

    Ora, è tempo di risolvere almeno uno dei problemi in corso: qualcuno li ha chiusi dentro. Quasi sicuramente, il colpevole, chiunque egli sia, non si limiterà a questo semplice “dispetto”. Va da sé, dunque, che serve uscire e trovarlo, prima che faccia danni o scompaia.

    « Con permesso, signori, vi aprirò una via d'uscita. »
    dice a Starkey e Smee, attendendo il via libera del primo.

    *crunch*
    Denver realizza troppo tardi di aver acremente sopravvalutato la durezza di una vecchia porta consumata dal tempo e dalla salsedine, tanto che il suo piede, anziché scardinarla e spingerla via, ne attraversa il legno e vi si incastra pietosamente. Oramai caduto in avanti, il giornalista si imbatte nella proverbiale beffa oltre al danno: un tarlo gli rivolge l'occhiata più eloquente mai lanciata da un insetto, prima di rimbeccare Denver con ironia tagliente.

    « E che ti aspettavi dando una pedata del genere a quella porta, amico? » Perché? « Io sono anni che ci porto la famiglia a cena ogni volta che c'è da festeggiare... Ma guarda questi umani... »
    Suo malgrado, Denver abbassa gli occhi, profondamente imbarazzato (oltre che confuso).
    « ...Mi scusi, non avevo idea. »

    Una volta scomparso il tarlo, Denver libera finalmente il piede, lanciandosi all'inseguimento della figura che ha appena intravisto dileguarsi in direzione della stiva, intrattenendo per un momento il pensiero di portare con sé l'uscio appena distrutto, per usarlo come arma improvvisata da fracassare sul cranio del colpevole che lo ha appena costretto a scusarsi con un tarlo.

    « Helena! Con me! »
    Chiama il giornalista, come misura di sicurezza. All'inferno Riful e i suoi ruler: il Saggio (di cui non vuole ammettere di non aver ancora capito il nome) se la caverà benissimo anche senza di lui, specie per cinque minuti. Se Denver ha resistito ore con quella ragazzina, allora può farlo chiunque.

    La Donna-Drago, però, non reagisce. Al contrario, fissa il giornalista con un'espressione confusa, di chi non ha capito cosa debba fare di preciso.
    « Devo seguirla oppure portarle quell'individuo? »

    Denver, arrestatosi a propria volta, si volta per fissarla di rimando, boccheggiando esterrefatto. Senza aspettare una risposta, però, Helena balza in avanti come una tigre, atterrando sulla parete di legno di fronte al giornalista che, nel frattempo, si è abbassato per evitare di perderci letteralmente la testa. Dopodiché, la donna utilizza il muro come trampolino di lancio per gettarsi all'inseguimento del fuggiasco, raggiungendolo in un istante. Questo rovina sul pavimento, schiacciato dalla resonator, per poi venire sollevato malamente per i vestiti e portato al cospetto dell'americano.

    « Eseguito. »
    Sentenzia Helena, lasciando cadere il misterioso colpevole per terra. Denver si ritrova così davanti la figura di un ragazzino di quattordici o quindici anni, con i capelli rossi e le lentiggini, mezza faccia tutta abrasioni, e i palmi delle mani sbucciati in seguito alla caduta. Anche se volesse fare il duro, non ci riuscirebbe, non dopo quello che ha appena passato.

    « Bastardi! Pirati bastardi!! » ringhia furibondo, ma il volto è in lacrime. « Avete ammazzato i miei amici!! »

    « Ben fatto. »
    Risponde alla Donna-Drago.
    « Innanzitutto, non siamo pirati, quindi datti una calmata. » dice invece al ragazzino con tono secco. « Ora dicci per favore chi sei e cosa avevi intenzione di fare dopo averci chiuso dentro. »
    « Bruciarvi vivi tutti quanti, dannati pirati! » ribatte questo con indisponenza, cercando invano di divincolarsi dalla presa ferrea di Helena. « Avrei preso una lanterna, avrei cosparso di olio la porta e poi... »
    « Ma non siamo pira- »

    Si interrompe, arrendendosi all'evidenza di essere un adulto su una nave pirata, insieme a due uomini che sono pirati, con un ragazzino idiota davanti. Nel frattempo, Smee esce dalla cabina del capitano. Quando i suoi occhi incrociano quelli dell'intruso, il suo volto si dipinge di incredulità.
    « Che il diavolo mi porti qui e adesso! » esclama. « Stento a credere ai miei occhi... Tu... Tu sei uno dei mocciosi! »
    « Tu... » interviene Starkey, appena dietro di lui. « Io ti conosco. Sì... io mi ricordo di te. Tu eri con quei ragazzini. Santi numi, ma questo è impossibile, è stato tanti anni fa... tutti questi anni... quanti anni puoi avere, adesso? Quindici? Ma questo non è possibile... »
    « Signor Starkey, mi permetto di dire che, se non ricordo male, i ragazzini che vengono dall'Isola Che Non C'è non crescono, sbaglio? Avrebbe quindi sen- »

    Una vampata di luce riempie la stanza. Senza alcun preavviso, né per fortuna particolari conseguenze. Si alza solo un filo di fumo azzurro, mentre fa capolino il faccino corrucciato di Riful.
    « Ci metto più del previsto. » annuncia seccata, senza dare spiegazioni su cosa diavolo stia facendo di preciso. Ma a Denver non importa nemmeno più. « Ora levatevi dai piedi! Non riesco nemmeno a sentire la voce delle Anime Ritrovate dentro le pietre!! Il vostro fracasso mi deconcentra! »

    Non appena la streghetta finisce di parlare, la nave viene percorsa da un violento scossone. A quel punto, il giornalista realizza con un misto di orrore e meraviglia che non si sono semplicemente allontanati dal porto di Londra: hanno appena spiccato il volo, sospinti da Dio sa quale fenomeno magico. Denver trattiene a malapena un grugnito, aggrappandosi nel mentre da qualche parte per non perdere l'equilibrio. Che si tratti del potere di quelle maledettissime memorie?

    « È opera tua, Riful?! »
    Domanda, spaventato.
    « Ovvio che no, altrimenti non andremmo così lenti e sopratutto NON in una direzione completamente casuale. L'altro sovrano ha preso il controllo delle pietre magiche ed ha fatto volare la nave. Mentre io gli sottraggo le pietre e prendo il controllo di questa bagnarola, voi lasciate perdere quel moccioso e trovatelo, prima che faccia altri danni. »

    Buono a sapersi, pensa Denver mentre digrigna nervosamente i denti.
    Riful nel frattempo scompare ancora una volta nella cabina, solo per ricomparire di nuovo per aggiungere:
    « Ah, se il Sovrano muore le pietre cessano di fornire volontà all'incantesimo che sostiene la nave, che quindi precipita come un sasso. Non uccidete nessuno finché non finisco. »
    Rimbeccata la sua entourage (e i pirati), si eclissa del tutto.

    Starkey tossicchia, chiamando su di sé l'attenzione.
    « Ah-ehm... Effettivamente... io, come dire, ho dei ricordi di un qualche genere riguardo questo ragazzino, ma... »
    « Per mille bombarde, il diavolo mi porti se non è lui con quattro o cinque anni in più sul groppone! Mi pare ieri che cannoneggiavamo lui ed i suoi amichetti volanti della cricca di Peter Pan! »

    Sì, e infatti il tempo sull'Isola Che Non C'è non dovrebbe trascorrere affatto, se il giornalista non va errando. Smee e Starkey, però, sono stati ormeggiati a Londra per diverso tempo, presumibilmente attendendo il ritorno di Uncino. Come ha sottolineato correttamente il Saggio, per l'appunto.

    « Sarà meglio cercar questo Sovrano che usurpa il controllo alla nostra piccola Strega: se i nostri gentiluomini sapessero illustrarci la struttura della nave, sarebbe di molto aiuto nelle ricerche » continua questo, voltandosi ora verso il Gatto con gli Stivali. « Signor Conte, se non sbaglio, durante il nostro viaggio ho inteso che voi siate stato impiegato su questo veliero in passato: vi viene in mente qualche posto in cui questo misterioso nemico potrebbe trovarsi? »
    « La stiva. »
    Risponde egli immediatamente.
    « Beh, in realtà la nave è piccola. Sembra grande, da fuori, ma è divisa in appena tre aree: sovracoperta, gli alloggi a prua e la stiva... »

    Smee riprende tuttavia la parola, rivolgendosi a Grimm mentre lancia un'occhiata in tralice al prigioniero, il tutto accendendo una pipa appena tirata fuori da chissà dove.
    « Messere, voi parlate dell'isola che non c'è come se la conosceste bene. Però io ci sono stato, e vi posso garantire che mica esiste. Non più, almeno. » esala una boccata di fumo acre, per poi continuare. « Ha smesso di essere tale tanto tempo fa, quando il Capitano è scomparso. Scomparso il capitano, scomparsi i pirati, le sirene e pure il cielo è sparito da un giorno all'altro. Sono rimasti gli indiani, già. Ci hanno fatto un resort su quell'isola della malora, con alberghi di lusso e pure uno stramaledetto casinò. Ora ci vanno i ricconi in vacanza, il diavoli se li porti tutti quanti quelli lì... Io sono stato l'ultimo ad andarmene, speravo ancora che il capitano tornava... diamine, per allora Peter Pan era già sparito da un pezzo, e la sua cricca con lui. »

    « Come sarebbe a dire scomparsi? » commenta, sconvolto. « Come avrebbero fatto tutti a sparire da un momento all'altro? Non ve ne siete andati di vostra volontà, vero? »

    Scomparso Uncino, sarebbero scomparsi anche il resto dei pirati e tutti gli individui e creature che contribuivano a caratterizzare l'Isola; Peter Pan e i Bambini Sperduti compresi. Solo un'eccezione: gli indiani, che avrebbero lucrato su quello che era rimasto e... oh, al diavolo gli indiani.

    « Non ricordo... » risponde Starkey. « A volte affiora qualcosa. Quando l'infermiera ha tentato di uccidermi, ad esempio. O quando ho rivisto il Nostromo per la prima volta. Ma ci sono cose che non mi rammentano alcunché, come questa nave che mi è del tutto estranea. Se davvero ho viaggiato come pirata, dovrebbe pur essermi familiare, non è vero? Invece mi è estranea. Estranea la sagoma, i corridoi, l'odore... »

    Denver gli rivolge un'occhiata incredula; come diavolo hanno perso le loro memorie? C'entrano ancora per caso quelle odiose sfere azzurre? E come può una nave non essergli famil-
    Si chiama Barbecue. Quella di Capitan Uncino, ora che ci pensa, Jolly Roger. Che sia quello il motivo?

    Nel mentre, il Gatto con gli Stivali fa loro strada fino all'accesso a sottocoperta, dove sono accolti da un forte odore di muffa e di salsedine. Fuori è notte fonda, e affacciandosi dai parapetti della nave non si vede nient'altro che una distesa di buio assoluto, tanto da non riuscire a distinguere se quello sotto di loro sia il mare, la terra, o addirittura nessuna di queste due cose.
    Cadere adesso non sarebbe divertente.

    « Chiedo scusa: è normale questo odore? » domanda Grimm. « Inoltre... dal momento che stiamo cercando un intruso: forse sarebbe meglio concentrarsi e alzare la guardia... il nostro uomo potrebbe essere ostile. »
    Al solito, è il Gatto con gli Stivali a fornirgli una risposta.
    « Non più di tanto su di una nave: è odore di salmastro dopotutto. Certo non era così forte quando ho passato tre giorni a dare la caccia ai topi che la infestavano, ma suppongo sia normale visto che all'epoca la nave sostava in porto da tempo immemore, mentre adesso ci troviamo in viaggio. »

    Sì, sono in viaggio, ma la nave è rimasta in porto per così tanto tempo sul Tamigi, non certo una località di mare. Come se non bastasse, non sono più nemmeno sull'acqua; stanno piuttosto volando.
    Ciò significa che l'odore viene da qualche altra fonte. Se il suo naso -pur non sviluppato quanto quello di un cane- non lo inganna, la fonte dovrebbe essere infatti un barile nel bel mezzo della stiva. Chi caspita trasporta un barile pieno di acqua marina e perché?! Kerobal, nel frattempo, decide di sferrare un calcio all'oggetto in questione, presumibilmente per verificare se sia davvero pieno d'acqua o meno, o se ci sia dell'altro.

    « Non sono scomparsi dal giorno alla notte! » interviene nel frattempo Smee. « Se ne sono andati tutti, uno alla volta. Prima il Capitano, poi il ragazzo volante. Sparito Peter, allora toccò alle sirene che se ne tornarono chissà dove. Quando sparì anche il cielo, allora ci accorgemmo che i mocciosi avevano fatto la stessa fine del loro Pan, così levammo le ancore. Solo io e Starkey arrivammo al porto di Londra, tutti gli altri sparirono appena fuori da Neverland. Da allora, l'Isola Che Non C'è... d'un tratto fu. »
    « Peter non è sparito. » si intromette il ragazzino. « Se n'è andato. Era da tanto che diceva di volerlo fare, ma nessuno di noi gli credeva. Ogni anno volava nel mondo degli umani, a portare un fiore sulla tomba di Mamma Wendy. Tornava sempre prima dell'alba, sempre. Poi un giorno non lo fece. Volevamo andare a cercarlo, ma nessuno sapeva che cosa sarebbe successo una volta lasciata Neverland. Fu così che quando partimmo per il mondo degli umani, d'un tratto non eravamo più in grado di fare ritorno... »
    « Quindi... » riflette Denver. « ...tutto sarebbe partito da Uncino, ma perché? »



    Edited by Kuma. - 1/4/2018, 02:10
     
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