[FdE] L'essenza della Terra

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    VOREL
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    Gli ordini di Zegana ero stati fin troppo chiari -perentori perfino: meno tempo fosse passato dal loro arrivo su Endlos ad un successivo insediamento, meglio sarebbe stato per ciascuno e, ovviamente, per l'Alleanza stessa. I membri con lei giunti sul semipiano si sarebbero dovuti ambientare quanto prima al nuovo contesto, calandovisi con naturalezza ma senza scordare la propria missione. Avrebbero dovuto perorare la causa della Gilda, così da allacciare rapporti ed intessere conoscenze -si sarebbero dovuti spendere quanto più possibile nella promozione delle loro competenze, così da istituire una fama solida e duratura ma, soprattutto, distinguersi prontamente nel caos di voci bercianti e discutibili ciarlatani che già Endlos accoglieva a braccia aperte: l'Alleanza aveva infatti qualcosa da offrire più d'ogni altro ma -come per ogni cosa di valore, per ogni prezioso di rara disponibilità- la condivisione di tanto incomparabile sapere richiedeva un adeguato tributo, meglio ancora una posizione locale di simile prestigio.
    Vorel era indubbio che Zegana già avesse messo in pratica le sue stesse direttive -conoscendola personalmente, poteva esser certo ch'ella già avesse scalato una qualche gerarchia di peso, imprimendosi nelle memorie dei di lei interlocutori e aspirando senza alcun freno ad una collocazione degna della carica che su Ravnica già ricopriva. Ma lui, ovviamente, poco o nulla aveva di che spartire con la Portavoce della Gilda: salvo che per un habitus comune ed una stessa affiliazione, i due vivevano sfaccettature diametralmente opposte dello stesso mondo, con lei tanto rigorosa ed inflessibile laddove lui era invece prono ad abbandonarsi all'instinto e alle emozioni che di volta in volta la situazione corrente sapeva trasmettergli. Perciò ecco: se Zegana aveva rapidamente sondato le regioni prossimali dei Presidi più floridi, prima di imbarcarsi nell'ambizione di conquistare il ceto reggente di Laputa, Vorel -dal canto suo- aveva cercato di vivere appieno l'esperienza di un nuovo mondo, soffermandosi sui dettagli di una permanenza non troppo breve entro i territori del Pentauron, del Sud e dell'Est.
    Nessuno, tuttavia, aveva per ora colpito la sua immaginazione, non uno dei tre somigliava a ciò che potrebbe dirsi casa: proveniendo da un piano densamente popolato e fondamentalmente ottenebrato da un'interminabile metropoli, Kisnoth non aveva saputo offrire alcuna novità interessante, risultando anzi tristemente banale e -al contempo- pure di una limitatezza imbarazzante; prostrato dal sole e sepolto da sabbie ostili, nemmeno il Presidio Meridionale aveva poi accattivato la fantasia del biomante ibrido, lasciando ad esso -anzi- un vago sentore di vacuità ed abbandono, come di un territorio lasciato a sè stesso nella più negativa delle accezioni; la foresta di Fanedell, infine, era risultata forse la peggiore delle delusioni -là dove egli si aspettava di scoprire un mondo intricato e magnifico, inviolabile ma pulsante, lo scuro degli alberi aveva invece saputo restituire solamente un ascetismo freddo e tutt'altro che accogliente, quasi a voler scacciare ogni estraneo per rifuggire anzi negli arcani perduti tra le tenebre di quei meandri millenari.

    Perciò è il momento dell'Ovest!
    Non ne hanno parlato così bene come degli altri ma... sembra evidente che il dissesto politico non abbia riguardato la meta del mio viaggio.
    O almeno... lo spero!

    Non che il buonumore gli mancasse, nè la volontà di muoversi in lungo e in largo per esplorare e comprendere le meraviglie del mondo in cui era giunto. Semplicemente i racconti dei nativi, gli annali del passato e le testimonianze degli avventurieri dipingevano il Presidio Occidentale come un covo di problemi sociali irrisolvibili, tali da trascinarsi da ormai più di un lustro. Ma, come giustamente egli rimuginava dando voce ai suoi pensieri, nessuna di queste problematiche antropiche mostrava di aver interessato il cuore verde di quella regione -quel bosco rinomato per la varietà della sua vegetazione estremamente rigogliosa.
    No: Kijani Fahari -questo il suo nome- sembrava essersi elevato oltre i dilemmi terreni, crescendo placido ma costante anche negli ultimi anni. Qualcuno vociferava addirittura che si fosse recentemente risvegliato, ostentando una primavera anzitempo ed un'armonia insperata per quei momenti bui e difficili. Ma mai -mai- Vorel si sarebbe aspettato lo spettacolo che, invero, si era dipanato ai suoi occhi non appena era riuscito a poggiare lo sguardo sulle prime fronde di quel verde nucleo: gli alberi sembravano veicolare l'essenza stessa della terra, suggendo nutrimento e magia per produrre un fogliame che comunicava piena adesione agli stessi ideali che il biomante coltivava -così come la flora, anche la fauna dava prova di una forza miracolosa, mostrandosi in tutto il suo splendore a chiunque non ostentasse intenzioni malevole. Ben diverso da Fanedell -ben diverso da ogn'altra cosa egli avesse mai veduto- il Bosco sembrava permeato della volontà di prosperare e moltiplicarsi, in un'elegia della Vita e di ciò ch'è buono e produttivo. Niente poteva reggere il confronto e le stesse parole faticavano ad esprimere questo concetto.
    Fu così, dunque, che Vorel finì follemente attratto da quel richiamo vigoroso ed energico, tale da percepirsi intenso ed ammaliante già dai confini del reame boschivo; fu così, ancora, che Vorel s'introdusse verso una tale mirabile ostentazione, rapito dalle promesse che la natura offriva prodiga e materna; fu così, infine, che Vorel corse incontro al suo Destino senza dubitare per un solo istante della bontà o del realismo di quanto aveva appena scoperto.


    Edited by AnimeHunter - 5/2/2017, 23:14
     
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  2. Shui Yoe Tu
     
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    Sotto la nuova primavera di Kijani Fahari, lo spirito di Amon cresceva rigoglioso e forte, imbevuto di quel potere che stava tutto attorno al bosco e in ogni parte di esso: che dolce spettacolo, per la Signora, vedere l'amore Suo più caro diventare eccezionale nel corpo e nel cuore! Ecco, se tutta la Natura potesse essere espressa in una sola creatura, questa sarebbe Amon: come il bocciolo, nell'abbraccio dell'acqua, del sole e del terreno diviene fiore e prospera, così il guerriero era maturato facendosi perfetto uomo, flessibile e accomodante verso i cambiamenti, ostile alla mano che falci il campo anzitempo. Perciò l'Essenza l'amava vieppiù, e pareva che l'amore crescesse con lui, e maggiormente mostrava potere e forza, più grande in Lei era la gioia e la passione.
    Ora, mentre che quello continuava ad esplorare tutte le proprie capacità sotto gli occhi verdi della Dama, questa ascoltò la voce di un melo che Le disse alcune cose, di una creatura che, ai margini del Bosco, era penetrato nelle fronde tutta estasiata e pregna d'ammirazione benedetta.

    -Mio amato, il Bosco Mi dice di uno straniero in arrivo.-
    Disse, mentre quello s'esercitava dinanzi a Lei
    -Le foglie parlano dello sguardo d'ammirazione che riserva per Kijani Fahari, e molto desidero vedere chi, come Noi, ami il Bosco Vivente.-

    Ciò detto, chiuse un poco gli occhi verdi e diresse il proprio pensiero agli spiriti degli alberi, chiedendo loro che si mostrassero degni di essere ammirati sopra ogni cosa, e che comandassero ai fiori di sbocciare ancora, e alle piante di essere rigogliose oltremisura; come rapita da un incanto, la Guardiana mosse alcuni passi verso la direzione donde la creatura proveniva, in cuor Suo confidando che Amon La seguisse, e lentamente passava fra rami e cortecce e fiori, ogni cosa crescendo e inverdendosi al Suo incedere.

    E così, più quello straniero s'addentrava nel Bosco, più gli alberi erano floridi e fieri attorno a lui, stillando linfe e vigori; nell'aria il profumo della Vita si mescolava sempre più alla spuma di mare, tanto che non si poteva dire se la costa fosse alle spalle o dinnanzi; piante e fiori erano via via più numerosi e belli, come se, in un'ordine impercettibile, tutto lo spazio del Bosco fosse occupato da qualche cosa che crescesse, e però non era pieno, né soffocante: la Natura di Kijani Fahari era armoniosa e perfetta, e a chi amasse i giardini si mostrava a questi più simile, a chi amasse la fitta foresta s'intricava per compiacerlo; e nella caducità del ciclo, i figli vegetali appassivano e morivano mentre nuovi germogli s'affacciavano al mondo. tale era, dunque, la bellezza ed il potere del Bosco Vivente delle terre Occidentali, un organismo attivo e devoto alla Sua Signora.



    @AnimeHunter: dunque, considerata la natura del post, Vorel ancora non incontra né Yoe né Amon, ma continua a camminare in un bosco che sembra accoglierlo sempre meglio, come se stesse conducendolo verso il punto di massimo splendore; puoi anche scrivere cose di colore, per esempio che, desiderando di trovare riparo dal giorno, senza sapere come o perché incappi in un albero da grandi foglie ombrose; o, ancora, che avendo fame ti imbatta in frutta matura; sono solo spunti narrativi, ma Kijani Fahari funziona più o meno così, quindi sentiti libero di godere delle benedizioni che ora il Bosco ti sta dando :)
     
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    Inspirava. Espirava.
    Inspirava ed
    espirava.

    Aveva meditato nel bosco altre volte in compagnia di Yoe.
    Da quando era tornata, però, tutto era diverso e decisamente nuovo; era cambiato tutto da quando si era risvegliato nel bosco, ma lo percepiva diversamente.
    Persino il bosco era cambiato, ma non come pensava lui; tutto ciò che lo circondava era diverso. Era come a tornare a conoscere il bosco e la sua signora similmente al loro primo incontro, applicandosi da buon discepolo nell’apprendimento.
    Da un po’ di tempo cominciava a sentire dei brusii nella testa che crescevano sempre più d’intensità, di volume, provocandogli feroci emicranie e lunghe notti insonni.
    Ne aveva parlato con Yoe, con la sua amata, ed ella aveva acconsentito ad addestrarlo nuovamente, con amore rinnovato fornendogli i giusti insegnamenti.
    E lui imparava, pendeva dalle sue dolci labbra lasciandosi cullare dal suo spirito dolce, eppure forte ed imprevedibile come può esserlo il mare che baciava le coste di Undarm.
    Si lasciava andare, si perdeva nei suoi occhi.
    Aveva imparato ad ascoltare.

    E mano a mano che andava avanti, sentiva sempre più distintamente quelle voci.
    Non erano voci qualsiasi, bensì le voci di amici che troppo spesso le sue orecchia avevano taciuto, ma sapeva che essi erano lì a confortarlo. A guidarlo.
    Era tornato a meditare, dunque, per lasciare che il suo spirito potesse abituarsi alla nuova linfa che gli scorreva nell’anima; a quella sua consapevolezza ritrovata.
    Perché dal momento in cui si era risvegliato, il bosco non faceva altro che parlargli, ma lui non aveva la consapevolezza di poterlo ascoltare; non sapeva di poter sentire la sua voce.
    Era un richiamo dolce, come una nenia della quale non avrebbe più potuto fare a meno se non stare lì ad ascoltarla e lasciarsi avvolgere dal caldo abbraccio di quel ricordo lontano.
    Con la guida di Yoe tutto sembrava piuttosto semplice ed ora capiva quanto gli aveva già detto in passato riguardo al bosco. Ora sentiva.
    E guardava ed ascoltava.

    Eppure, ancora distingueva perfettamente quelle voci.
    Non aveva sentito come la sua signora.

    Annuì alle parole di Yoe, ma si scoprì nuovamente testardo e cocciuto.
    Ne avrebbe distinto la voce a sua volta e solo allora l’avrebbe seguita, sicuro che la sua amata avrebbe capito le sue più nobili intenzioni.
    Ormai era molto vicino a raggiungere la consapevolezza necessaria per poterlo fare:
    il bosco, d’altronde, era il suo amico più caro.
     
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    Non c'è comunione più vera, non c'è legame più intenso: è una forma d'amore, improvviso e totalizzante, quella che conquista il biomante ad ogni pensierato passo entro il verde abbraccio dell'Ovest, quella che lo spinge a penetrare sempre più a fondo il giardino che gli si apre innanzi florido e stupefacente. Come fosse preda di una malia cui non desidera sottrarsi, come fosse sotto l'influsso di un potente incanno verso cui, consciamente, tende ancor più e cerca con tutto se stesso d'immergersi.
    Vorel non sa che quel luogo ha una sua Signora -per quanto gli abbiano raccontato dell'oscuro passato di quel bosco, egli ignora che ogni cosa risponde al di lei volere. Tutto il suo essere è proiettato a vivere appieno quello spettacolo in cui si ritrova avvolto, godere dei frutti di una natura dirompente e smeraldina, farsi cullare dai sogni e dalle speranze ch'essa sobilla al suo umore radioso. E tanto è l'entusiasmo che si è impossessato di lui -tanta è la gioia di poter far parte di un mondo prospero e genuino- che il figlio del Clade del Carapace ricorre continuamente alla propria abilità mutaforma per non perdersi nemmeno una stilla di quel divertimento inatteso: con un balzo egli muta in uno scoiattolo pronto ad arrampicarsi fino alle vette più lievi degli alberi secolari, con un altro eccolo planare nelle forme di un passero cinguettante prima di immergersi come lontra in un rivo placido e rassicurante e lì sguazzare sino a che l'aroma del mare non lo coglie e lo convince anzi a farsi albatros e zampettare curioso alla ricerca di quella fonte salmastra.
    La giornata potrebbe quindi scorrere così, come un sogno permeato nella realtà, e dal giorno farsi mese e dal mese farsi anno. Prima che Vorel possa stancarsi di una vita spensierata in tal modo -prima ch'egli decida di cercare qualcosa di più- davvero potrebbe invecchiare sereno e lontano d'ogni altra preoccupazione. Solo l'incombere delle proprie responsabilità e degli obblighi verso la Gilda -solo il puntuale presentarsi di rapporti e riunioni- lo riscuoterebbero ad un brutale mondo d'incarichi, là dove la sua posizione di rilievo non gli permette una piena libertà ed anzi richiede ch'egli si adoperi attivamente per il bene dell'Alleanza.
    Ma per ora, fortunatamente, questo non è un cruccio pressante -nessuna ingiunzione si farà strada per ricordargli di non sprecare del tempo ed adoperarsi invece seguendo le direttive della Portavoce: per ora, a tenergli compagnia, ci sono solo caldi raggi di sole, intensi profumi, morbido muschio e rinfrescanti bagni in acque vivaci. Cosa potrebbe mai desiderare d'altro?


    Edited by AnimeHunter - 5/2/2017, 23:13
     
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  5. Shui Yoe Tu
     
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    La meraviglia del Bosco cresceva con la Signora, ed era tale che, dovunque Ella fosse, ogni cosa appariva più rigogliosa e magnifica, recando, come faceva, abbondanza e Vita. Le voci degli alberi e dei fiori raccontavano delle molte forme che lo straniero aveva assunto e, come la bussola muove l'ago e segna, così quelli si passavano la posizione della creatura fino a giungere alle orecchie della Guardiana, che le stava andando incontro; aveva ora, quella, forma di albatro, e correva lungo il fiume che, dai monti separatori, si getta nel Grande Lago, dove, su un'ampia isola, sorge la Reggia Oltre la Figura, roccaforte dell'Ovest contro gli invasori del sud, e dimora della Signora e del suo amato.
    Presso il rivo stava, vicino allo sbocco nel Lago, e perciò a Nord della magione, uno degli Otto Alberi Guardiani di Kijani Fahari: il Salice, di sesso femminile; pur senza sapere dove stesse recandosi, la creatura le si avvicinava sempre più e tanto grande era il Potere che scorreva nell'acqua, da avere dolcezza e musica sopra ogni cosa; e dunque, così proseguendo, l'albatro giunse dinnanzi all'Albero.

    Le grandi fronde lambivano il torrente in un inchino cortese e morbido, il Salice essendo carico di fiori e frutti suoi, le foglie profumate e verdi mescolate all'argento; non vi era, nel Bosco, alcun albero della stessa specie che fosse così maestoso e bello, poiché lo spirito del Custode del Nord aveva fatto del giovane virgulto il primo e maggiore di tutti gli altri salici: riparo e frescura, conforto e tepore stavano all'ombra della sua chioma, e se il Potere era dappertutto nella natura di Kijani Fahari, attorno all'Albero era più forte che mai, come fosse, essa stessa, un centro di irradiazione: e tuttavia era chiaro che, entro quei confini, neppure il Salice fosse la fonte primaria della potenza che permeava le piante.

    Qualche momento dopo l'arrivo della creatura, leggera come le foglie portate dal vento, in autunno, apparve da oltre il Salice, di rimpetto all'albatro, la Signora del Bosco: vestiva d'una lunga tunica verde, scura come le fronde di alberi antichi, ampia nelle lunghe maniche e bordata del colore del legno vigoroso, e su questa stava un corpetto fin sotto il seno prosperoso, che pareva un tronco per il colore, e mostrava decori di foglie e onde; morbida la rosea pelle, delicata come l'arrivo della primavera e simile a questa per il profumo dolce e inebriante, e però misto alla schiuma di mare e ai ricordi di estati felici sulla spiaggia. I lunghi capelli dai toni lignei covavano al loro interno l'oro del grano, come se un cuore più giallo battesse dentro il marrone: la Signora, quel giorno, li portava sciolti e lisci, cadendo oltre le Sue spalle come i gentili rami del salice, e attorno al viso, poco più corti stavano a formare una regale cornice, alcuni sfiorando il bel seno; le mani, invece, stavano composte l'una sull'altra, stese e ferme lungo le gambe di Lei. Ogni cosa che indossava, ogni maniera nella quale acconciava la chioma, per bella che fosse, non poteva eguagliare in alcun modo lo splendore del volto, poiché Ella era bella più d'ogni cosa che possa nascere in questa vita e in ogni alta, più bella dei ricordi lieti e delle speranze future, più erotica della lussuria e più santa della virtù: le dolci labbra sorridevano rosee all'albatro, d'una gentilezza compiaciuta e orgogliosa, sensibile e voluttuosa, e gli occhi erano smeraldi e pozzi di verdi foglie, e sembravano al tempo incantare e penetrare, tanto antico e potente lo sguardo.
    Questa era Shui Yoe Tu, la Seconda Guardiana, vera ed unica fonte di tutto il Potere che correva nel bosco, più florida d'ogni fiore, più maestosa di ogni albero: era la Natura stessa, il suo impulso, dentro un corpo di carne.
    Parlò alla creatura, e i suoni erano come miele, la voce un piacere e un'estasi; aveva il tono della madre col figlio, e dell'amante con l'amato, perché Ella era Vita e Creazione, e insieme protegge e nutre, e si congiunge nel cupido bisogno di generare:

    -Benvenuto a Kijani Fahari, il Bosco Vivente delle terre Occidentali.-
    Disse, e il suono era una delizia per i sensi
    -Conosco l'amore che hai nutrito per questi miei figli fin da quando ne hai varcato i confini.-
    Aveva indicato tutto l'ambiente circostante
    -Io sono Shui Yoe Tu, e del Bosco sono la Signora.-
    Lo sguardo era tutto per la creatura, in un'amorevole, ma severa, indagine
    -Tu, invece, chi sei che ami queste fronde?-

     
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    La mente viaggiava lontana, cullata da quella dolce nenia.
    Il bosco in un certo senso lo stava cullando, donandogli un momento di quiete in quella che era di fatto nuova conoscenza. Era come se si stessero presentando di nuovo, come la prima volta che vi aveva acceduto ed aveva calcato la sua terra, ed accarezza i tronchi dei suoi alberi per la prima volta. Finalmente poteva sentire la voce di ciascuno di loro, ma era ancora decisamente difficile distinguere cosa i Kami volessero dirgli.
    Yoe faceva sembrare tutto quel rituale un qualcosa di semplice, immediato.
    E di fatto doveva essere così: per lei era così naturale parlare con loro che lo faceva senza stare li a pensarci troppo, senza pretendere alcunché.
    Lo faceva e basta, un po’ come quando parlava con lui e lui le rispondeva altrettanto naturalmente, senza stare li a pensare sul come poterlo fare.
    Era dannatamente difficile, doveva ammetterlo.


    « So che mi state parlando. Vi sento, sento la vostra voce.
    Sento il vostro canto. È un nettare prezioso, un suono del quale non mi stancherei mai, ma vorrei essere in grado di potervi ascoltare e rispondere al vostro richiamo.

    Permettetemi di potervi rispondere: io vi appartengo. »

    Ma tutto continuava come era iniziato.
    Era come se non volessero ascoltare la sua preghiera, ma sapeva bene – in cuor suo – che non era affatto così. Non era un dispetto, né una punizione.
    Semplicemente doveva prendere atto di non essere ancora pronto, come la sua amata gli diceva. Perché a quel silenzio, così rumoroso a dire il vero, non riusciva che a dare quel senso; una risposta così logica, che finiva per rischiarargli l’animo per la sua incapacità.
    Eppure sapeva che la sua signora non era il tipo da parlare a vanvera, da paventare possibilità quando ancora esse non erano alla sua portata; perché ella era onesta e saggia e piena d’amore per arrivare a buttargli fumo negli occhi ed illuderlo.
    Così bisognava cercare altre vie, altre risposte: interrogare i Kami e gli spiriti tutti che abitavano Kijani Fahari affinché gli concedessero l’udienza richiesta con così tanta foga e considerazione.

    E così proseguiva nella sua discesa nell’antro più buio e profondo del cuore.
    Non aveva più remore a spingersi tanto in basso nel suo animo; non aveva più paura d’incontrare lo Scorpione che ormai sembrava essere stato domato. Era cheto, in un angolo oscuro, privato della luce e della determinazione.
    Lo aveva trovato impaurito e decisamente diverso – anch’esso – dopo tutti gli eventi che lo avevano colpito. Spavaldo ed orgoglioso come si era sempre presentato di solito, era difficile riconoscerlo in quell’ambiente, ridotto in quelle misere condizioni.
    Piegato ed umiliato, i suoi occhi però erano ancora ben vividi, ardendo focosi di rabbia ed ira profonda per il destino infausto che lo aveva relegato lì,
    incapace di far sentire ancora la sua voce.
    Inadatto a quel nuovo destino verso cui Amon si era incamminato, ma ben lungi dall’arrendersi definitivamente, immaginando a più riprese quell’unica possibilità che gli avrebbe consentito di liberarsi delle sue catene e riappropriarsi dell’odio che aveva consumato un tempo Amon.
    Ma questi sapeva di star divagando, di aver allungato la via.
    L’incontro con il suo alter-ego era stato puramente casuale perché altre erano le sue intenzioni, propinando all’(indesiderato) ospito uno sguardo di pura commiserazione per il destino infausto che lo aveva infine colpito.


    « Avrai anche tu la tua redenzione,
    te lo prometto. »

    Gli avrebbe detto, osservando la reazione di quello.
    Era furibondo, con gli occhi invasati.

    Proseguì in quel suo viaggio d’introspezione, non trovando altro invero.
    Eppure qualcosa sembrava essere cambiato in un certo senso: mano a mano che continuava quella sua meditazione, delle immagini si affacciavano vivide ai suoi occhi chiusi.
    Andavano e venivano, come fossero dei flash intervallandosi con il buio nel quale vagava indisturbato, illuminato di tanto in tanto da incorporee presenze la cui magnificenza sarebbe stata ben difficile da descrivere e riportare con le parole.
    Si affacciarono alla sua vista immagini già viste in passato, di un fittissimo reticolato, come se stesse osservando un sistema circolatorio ma ben più intricato di qualsiasi creatura avesse mai posato il proprio occhio. Era straordinario, uno spettacolo unico – e forse irripetibile da poter ammirare in una volta soltanto.
    E più guardava, più lo spazio diventava immenso e lui ne era il centro.
    Toccò con mano la terra e lì avvenne il miracolo.

    I suoni si erano tramutati in immagini.
    Adesso vedeva.
     
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    VOREL
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    Zampetta Vorel, zampetta lieto. Zampetta lungo le sponde gentili e fangose, zampetta oltre i rametti e le foglie cadute. E s'avvicina alla sorgente del rivo presso cui la sua forma corrente lo ispira, alla ricerca di quel salmastro che odora; egli risale controcorrente nella forma di un predatore disattento, affatto interessato -per il momento- a completare degnamente il ciclo della Vita cui tutto obbedisce. C'è qualcosa di più nei suoi pensieri, una curiosità degna di ogni attenzione e nota: e così, dimentico d'ogni altro cruccio, il biomante mutaforma insegue quella meta ignaro di dove lo condurrà.
    Non c'è infatti posto per vane preoccupazioni o per altri simili orpelli nella sua mutata prospettiva, niente ha più senso o interesse se non quel delizioso seppur sconosciuto miraggio: qualcosa dunque lo chiama, lo attira, lo spinge verso le profondità della boscaglia. Ed è qualcosa di irresistibile e di appetitoso, fondamentale ed imperdibile: come una risposta a lungo cercata, come un tassello mancante, come -niente meno- che uno scopo da perseguire. Qualcosa che è raro si affacci nella vita di questo discepolo, qualcosa che non è sovente lo assorba tanto da divenire un reale punto fisso -un'ossessione da assecondare senza se e senza ma.
    Ma per quanto la segua, per quanto avido si slanci a coprire rapidamente le distanze, la sua meta sembra sempre essere altra: come albatros giunge dunque nei pressi di un salice -maestoso, imponente, imperante- e sotto le fronde di questo trova un breve ristoro. L'abbraccio amorevole della foresta non smette infatti di accompagnarlo, nè gli mette fretta o cerca di placarne la fame di novità. Eppure, pur in uno spazio d'incanto e con ogni dettaglio a favore, quel qualcosa manca in modo estremamente evidente -intollerabile perfino.
    Serve a poco indagare metafore e significati -antichi quanto profondi- che il grande albero reca con sè: sebbene egli non li conosca tutti, giacchè in ben altre arti può dirsi versato il biomante, comunque può evicerne la vicinanza all'acqua e la comunione con quello stesso mondo che da tempo lo affascina. Così ciò che cerca, parimenti legato all'acqua e alla terra: ma non è a questo fusto regale che la sua sete verrà placata, non è un residente secolare il fulcro del suo vagare.
    E' lei, indescrivibile da tanta bellezza, a coronare i suoi sogni ad occhi aperti. E' lei, tanto maestosa da spezzare il fiato, cui l'animo altruista di Vorel tende irrazionalmente. E' lei, splendida nelle sue vesti di bosco, candida e rapace nei suoi modi e nelle sue forme in delizioso contrasto, unico tesoro a confronto di comunque tanto splendore. Lei che appare come generata dalla selva profonda o sua incarnazione, lei che al contrario sembra aver generato tutto quanto la circonda e che per sommo rispetto cammina con lei.
    Lei, quell'inarrivabile figura che decide di palesarsi ad un visitatore qualsiasi, forse addirittura inopportuno, e che gli si rivolge sprecando per un mortale qualunque i suoni più lievi e più pregni che mai abbiano echeggiato per questa terra fantastica.
    Lei. Shui Yoe Tu.

    Perdonami, mia Signora, se deturpo il tuo udito con la mia umile voce.
    Il mio nome è Vorel e appartengo al Clade del Carapace dell'Alleanza Simic.

    La meraviglia e lo stupore sono tali in lui da costringerlo a riprendere le proprie sembianze usuali e invocare il perdono come primo gesto in assoluto -nella forma di un tritone, senza più nascondersi sotto fogge d'altri animali, egli s'inchina e col capo levato ad ammirare sì tanta bellezza si spende in brevi ma puntuali precisazioni per il di lei vantaggio.

    Ti ringrazio per la tua benevolenza e t'imploro di concedermi di amare te e questa tua terra, tesoro tra i tesori più preziosi di tutta Endlos.
    Ora che ti ho veduta e che ho vagato sotto queste chiome gentili ho infatti l'urgenza e l'ardire di pormi sotto la tua protezione, così da poter godere ancora della serenità e della gioia che in questo luogo mi hanno benedetto.


    Edited by AnimeHunter - 18/2/2017, 12:04
     
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  8. Shui Yoe Tu
     
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    Poco importava la forma dello straniero, ma che fosse una creatura acquatica molto piacque alla Signora, che da molto e molto tempo non osservava alcuna forma che fosse in amore col mare, Ella sola restando a contemplare l'umido abbraccio; ma le parole di Vorel, quelle sì che importavano: mai qualcuno Le si era rivolto così prontamente, e così ciecamente devoto, neppure Amon stesso, a cui la Dama aveva donato il cuore.
    E come il pellegrino si rechi al tempio della dea e ne preghi il favore, così quello a Lei, e come la dea, paga del gesto, elargisca benedizioni e compiacenze, tale Ella a lui.
    Perché nel cuore della Guardiana vi era tanto orgoglio e tanta Giusta vanità, e parole inginocchiate erano ciò che Ella gradiva maggiormente, ché se ci si prostrava al Destino, che è la trama della Vita, pure ci si doveva piegare a Lei, che è Vita e Creazione; sorrise, e fu lieta e benedetta, e l'acqua del fiume lì accanto cantò con la musica del Suo cuore, il Salice sembrando animarsi per inchinare le chiome allo straniero adorante.
    La Signora si inginocchiò, e prese il volto di quello fra le mani, guardandolo negli occhi: allora parve che, come Ella si mostrava felice e compiaciuta, il mistero della Vita fosse svelato, e guardare il Suo volto era tuffarsi nel mare dei primordi, dove è in potenza tutto ciò che, poi, sarà all'atto; l'aiutò ad alzarsi, confortandolo di alcune parole:

    -Nessuno, che sia entrato nei Miei domini, ha rivolto a Me e al Bosco parole e preghiere tanto care e devote al solo averCi veduto.-
    Disse, ed era la madre che, con la voce, ami il figlio
    -Poiché tu non sei una creatura del mare, non è vero? Tu possiedi un cuore che è come il bosco e l'acqua, è l'animo della natura: lo sento pulsare nelle tue parole.-
    Gli rivolse uno sguardo penetrante, ed era come se la Notte stellata lo guardasse dentro, specchiandosi negli occhi verdi di foglie
    -Se questo è il tuo desiderio, Io lo accolgo: a Kijani Fahari servono guardiani e sentinelle. Questi territori necessitano di molte protezioni e tutele. Il Mio amato, se accetterai di fare parte di queste guardie, ti istruirà circa i segreti del Bosco, e Io sarò la Tua Signora.-
    Più cose diceva, più era soddisfatta e bella, felice di aver trovato un alleato che amasse così tanto i verdi figli del mondo
    -Il Bosco sarà la tua dimora, e potrai bagnarti in questo fiume che, scendendo dalla montagna, oltre il Salice si getta nel Lago sul quale sorge la Reggia Oltre la Figura, la Mia magione: sarà casa tua, se lo vorrai.-

    Altro aveva da domandare, ma poiché assai più desiderava aumentare il numero di custodi, prima si assicurò di averne convinto un altro; pur amando Vorel, restava preoccupata per Kijani Fahari il quale, dopo il Suo risveglio, era divenuto la principale priorità. Solo allora, quando lo straniero avesse accettato o rifiutato l'offerta della Signora, avrebbe parlato e dato sfogo alla fervida curiosità che Le scoppiava nel cuore.

     
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    « Ecco, ti vedo! » esclamò tra sé e sé entusiasta.

    Aveva aperto gli occhi inebriato da quel nuovo potere, un’estensione naturale del suo già forte dono oculare, perfettamente integrato con il micro-cosmo del bosco, alla cui traccia energetica sembrava essersi collegato riuscendo a vedere tutto quanto era nel bosco – ed anche di più.
    E così, come se gli spiriti gli parlassero nell’orecchio, lui aveva avuto il sentore di quanto stava accadendo ed aveva saputo – come Yoe aveva ascoltato e gli aveva già detto, invero – che stava arrivando qualcuno, che qualcuno aveva varcato i confini del bosco e si stava dirigendo nel suo centro proprio verso di loro, seppure inconsciamente.

    Sorrise, guardandosi intorno, sorpreso come un bimbo che per la prima volta posa gli occhi sul mondo. Era tutto così stupendo e luminoso, circondato com’era da quella luce calda e soffice, cullato in un mondo che mai aveva provato anche solo ad immaginare prima di quel momento. Persino il suo stesso flusso, molto più che altre volte sembrava illuminarsi ancora più del dovuto, come se fosse entrato in risonanza esso stesso con tutto quanto gli era intorno, rendendolo ancora più unico; vorticando così velocemente da mostrare ai suoi stessi occhi la fervida eccitazione che lo stava assalendo. E vide lei, bella come mai l’aveva vista prima in quella danza di luce, sollevata da un flusso continuo di spiriti ed energia viva e dirompente tanta quanto grande era il bosco stesso con tutti gli spiriti ed i kami che lo abitavano – e forse persino di più. Per un attimo perse tutto l’interesse per il nuovo arrivato, maturando dentro di sé il desiderio irrefrenabile di raggiungere la sua signora e stare insieme a lei, come se fosse già passato troppo tempo dal loro distacco e condividere insieme che adesso era in grado anche lui di poter colloquiare con gli spiriti ed i kami del bosco.

    Ma c’era una creatura in arrivo e nonostante sapesse – perché l’aveva visto – che non recava cattive intenzioni, decise di muoversi per adempiere al suo sacro dovere di protettore e custode dei suoi domini, nonché della sua amata. Si alzò in piedi, ricomponendosi un po’ e poi correre alla volta del nuovo arrivato, proprio lì dove l’aveva visto fermarsi. Non impiegò che una manciata di minuti per raggiungerlo, facendosi strada tra gli alberi, gli arbusti e le piante che popolavano Kijani Fahari, facendo bene attenzione a non nuocere a nessuna di esse. Era talmente abituato ormai a non ledere nulla nel bosco, che ormai persino correre era naturale senza procurare alcun danno alla sua flora, muovendosi agile e veloce tra le sue fronde. E giunse appena in tempo per ascoltare le parole di quella creatura dall’aspetto bizzarro – e per certi versi abbastanza strano, più di quanto lo Scorpione non fosse già abituato invero. A lasciarlo però piuttosto sorpreso non fu il suo aspetto (in senso stretto), bensì le parole che aveva deciso di dedicare alla sua amata ed al bosco intero, tanto da lasciarlo per un attimo interdetto e con sentimenti contrastanti che sentiva crescere dentro di sé poco alla volta, sino a farlo diventare paonazzo in volto.

    A parole sue non sarebbe mai stato in grado di descrivere il suo stato d’animo, ma dall’esterno sarebbe stato palese che provava una cosa soltanto: gelosia. Lo era sempre stato in realtà della sua signora, di Yoe, ma quel sentimento col tempo era cresciuto al tal punto da divenire in qualche modo insopportabile – ma mai fuori dal suo controllo emotivo. Respirò un paio di volte prima di uscire allo scoperto a sua volta, consapevole (forse) di essere già stato individuato al suo arrivo. Cercò di sembrare disinvolto e sciolto, tossendo – falsamente – quel tanto che bastava per attirare la loro attenzione e renderli edotti della sua presenza una volta di più. Per la foga, non aveva indossato neanche la casacca tolta prima di cominciare quel suo stato di meditazione, presentandosi così mezzo nudo, con i soli pantaloni e le calzature, senza l’armamentario che invece era stato lasciato volontariamente nella magione.

    Benvenuto a Kijani Fahari, Vorel. ” esordì quindi avvicinandosi alla sua signora, braccia incrociate indietro.

    Il mio nome è Amon e del bosco e dei suoi abitanti ne sono il custode ormai da molto, molto tempo. Se il tuo desiderio è sincero e genuino, potrai godere della serenità e della gioia di questo posto per tutto il tempo che vorrai. Sarai mio compagno, mio fratello anzi: e sarà mia la gioia e la serenità di condividere con te il bosco intero. ” l’avrebbe guardato intensamente negli occhi, per poi posare il suo sguardo gentile su Yoe.

    Sarai dei nostri, dunque? ” avrebbe concluso, infine.

    In qualche modo era riuscito a controllarsi, ma di certo non sarebbe sfuggita quella nota stonata nel suo tono di voce, certamente non libero dai forti sentimenti che Amon provava per Yoe; non era stato però un tono intimidatorio, né certamente collerico: lo Scorpione aveva avuto piacere di quell’incontro e la felicità che provava nel cuore nell’aver trovato un nuovo compagno era certamente indescrivibile ed immensa, ma ben più contenuta dell’amore che nei suoi occhi poteva leggersi per la sua signora.
    Perdonatemi per il ritardo, ma la sera riesco ad accedere sempre meno al Pc ç________ç
     
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    Ma ella, la sua nuova dea, si mostra stupita seppur compiaciuta: qualcosa le si fa inaspettato, improvviso ed inatteso nell'amore e nella devozione che il biomante sì repentinamente le tributa -qualcosa d'insperato, forse, ma per certo qualcosa ch'ella non avrebbe giurato potesse accadere in tanto brevi momenti. Forse che nessuno le si è mai prostrato in segno di rispetto o gratitudine? Forse che qualcuno è riuscito a resisterle nonostante bellezza e grazia sgorghino come acqua da una fonte amichevole? O forse -massimo crimine!- è lui steso ad aver commesso l'errore di costringere Lei a chinarsi in un disdicevole atto?
    Vorel si rialza dunque lesto, cercando di ridurre quanto più possibile lo stare inginocchiata della sua nuova Signora. Ella si è fatta sua pari, scendendo al livello del suolo, soltanto per ergersi con lui in una carezza materna che chiama a raccolta nuovi seguaci. Ma l'umano nella foggia di tritone non si può permettere che un'entità tanto mirabile com'ella soffra e si umili per accogiere l'ultimo dei suoi servi -per quanto sia una di lei decisione, il figlio del Clade del Carapace cerca a suo modo di impedirle il prolungarsi in un'attività meramente terrena.

    Sei nel giusto: non sono nato tra le acque, nonostante le sembianze di tritone, bensì sulla terra, come prole umana.

    E nel farlo, ovviamente, non tarda a rispondere, così ch'ella non debba attendere ed anzi ottenga istantanea soddisfazione delle sue curiosità.

    E le tue lodi confermano quanto io ho scelto di perseguire: custode della Vita nell'interezza del suo ciclo, amico della fauna e amante della natura tutta.
    Sarò dunque ben lieto di servirti e di servire questo bosco ricco e prospero, perchè tra queste fronde avrò da apprendere più di quanto mai avrei sperato altrove...

    Si volta allora in direzione di chi, in ritardo ma con animo gentile, decide di unirsi al duo e di presentarsi -quell'Amon che già s'intende essere l'amato cui Shui or ora si riferiva.

    ...e grande sarà la mia gioia nel coltivare un sodalizio con chi tu reputi degno della tua massima fiducia e del tuo incontestato amore, perchè egli dev'essere il più giusto dei tuoi figli e l'unico altro ad essersi guadagnato la piena benevolenza di Kijani Fahari.

    Le sue parole sono sincere per quanto lusinghiere, sentite eppure in qualche modo ostentate: ben comprende l'ibrido quanta tensione possa esserci in un incontro del genere, facilmente egli legge che tra due amanti fin nell'anima un terzo non sia il benvenuto. E così, a costo di profferire complimenti maestosi, Vorel placa d'immediato ogni possibile equivoco, ricordando al nuovo venuto ch'egli soltanto può ambire a quel ruolo che già da molto tempo incarna al fianco della Verde Signora.

    Perciò accetto con massimo diletto il dono che entrambi mi porgete: la mia fedeltà è già vostra, così come il mio io ora appartiene a questa mirabile enclave di pace.

    Ed ogni parola esce dalle sue labbra come colma di gaudio e di speranza, frutto di una serenità che accompagna il biomante ad imbracciare questa nuova via senza rimorso alcuno.
     
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  11. Shui Yoe Tu
     
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    L'arrivo di Amon, dal fitto della boscaglia, Le fu annunciato molto prima che il colpo di tosse manifestasse il copro del giovane agli occhi degli altri; tuttavia, così come Ella arriva e va secondo un preciso stile e desiderio, allo stesso modo il guardiano doveva pure avere dirrito di fare come meglio credeva, senza che le azioni sue venissero annunciate da altri.
    Se, per quel caro Vorel, la Signora aveva mostrato amore materno, era adesso chiaro cosa volesse dire il vero amore, poiché con tali occhi e gesti Ella stava accanto al Suo Amon.

    -Hai detto bene, Vorel.-
    Disse, e le parole fluivano come il miele succoso dall'alveare
    -Io lo amo come la sposa il compagno, ed egli è il migliore dei Miei figli. Ma sono una madre, e una madre ama tutti i suoi figli, Vorel.-
    Aprì un poco le braccia, e parva che fosse la terra intera a voler cingere Vorel, con tutte le benedizioni.
    -Se il benvenuto, qui a Kijani Fahari, "Vorel, custode della Vita nell'interezza del suo ciclo, amico della fauna e amante della natura tutta". E tuttavia Mi chiedevo...-
    Volgendosi all'amato, gli sorrise come era solita fare, quando qualcosa aveva nei pensieri
    -...Perché non dare una dimostrazione ad Amon, e a Me, delle tue capacità?-

    Nel dirlo, la Signora si accarezzava sensuale il volto col dorso della mano, l'altra sul viso dello Scorpione Nero, che Le stava accanto; quale migliore dimostrazione di fiducia, allora, del chiedere di aprire tutto se stesso ai nuovi compagni?

     
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    Si era venuta a creare evidentemente una situazione di stallo e lieve imbarazzo: Amon si era presentato un po’ geloso per le parole che aveva udito essere rivolte alla sua amata; quell’altro, al suo arrivo, aveva cercato in qualche modo di correggere il tiro pur mantenendo il medesimo tono aulico che lo aveva sino a quel momento contraddistinto. Aveva accettato di buon grado la sua presenza e di certo non avrebbe potuto fare il contrario: sarebbero stati amici, fratelli come lo stesso Scorpione aveva sottolineato ed insieme avrebbero avuto cura del bosco e di tutte le creature che in esso avevano trovato asilo e protezione. A chiudere definitivamente la questione ci pensò d’altro canto la sua amata Yoe, la quale pose in chiaro quali fossero i loro rapporti e null’altro andava giunto, altrimenti le parole di lei avrebbero perso tutta la maestosità di cui erano pregne.
    Amon arrossì lievemente sulle gote nell’ascoltare quanto da lei detto, gonfiandosi il petto di orgoglio e riempiendosi gli occhi d’amore per lei: arrivati a quel punto, i sentimenti dei due sarebbero stati chiari, limpidi e cristallini a chiunque. Ma lui non era arrivato lì (solo) per quel motivo: in realtà era arrivato lì a conoscere il nuovo arrivato con lo stesso entusiasmo con cui l’aveva fatto la sua dama.

    Le sorrise quindi di rimando, quando ella facendo il primo passo chiese a Vorel di mostrare quali fossero le sue capacità – latenti e non. Quello sarebbe stato infatti un ottimo modo per rompere il ghiaccio ed aprirsi completamente a quelli che avrebbe considerato da quel momento in avanti compagni, amici. Fratelli. E nel dirlo, ella accarezzò il volto dello Scorpione che aveva di fianco. Sarebbe stato lì a bearsene senza considerare null’altro che lo circondasse, ma sarebbe stato maleducato a non assistere a quella dimostrazione e per mettere il nuovo arrivato a suo agio, cominciò con lo scoprire le sue carte lasciando fluire il Respiro Divino negli occhi, mutandoli nell’Occhio di Ra. Il processo, invero, era ormai divenuto repentino: al suo solo volere le vene tutt’intorno agli occhi, sino alle tempie, cominciavano a gonfiarsi pompando quel flusso considerevole di energia negli occhi che istantaneamente mutavano il loro consueto colore verde foglia, migrando al candore della perla divenendo in qualche modo alieni. In questo modo sarebbe stato anche più semplice vedere come si comportavano i suoi poteri ed avrebbe potuto leggergli nell’anima più di quanto non avessero già fatto sino a quel momento, tastandone gesti, parole ed intenzioni.

    Byakugan

    Comincerò io per primo, così da ripagare la tua fiducia incondizionata nei nostri confronti: questo è il mio talento. Questi occhi vedono ogni cosa e proprio adesso, in questo momento, sto osservando il tuo sistema circolatorio ove l’energia scorre e grazie al quale ogni cosa è possibile per noi. Le nostre capacità sono tutte collegate all’energia che ci permea, è una legge della natura inoppugnabile. Anche per il bosco è lo stesso e proprio in questo momento tu, io, noi tutti siamo su di un soffice ed intricato reticolato di energia. ” gli spiegò a sommi capi, cercando di fargli intendere per grandi linee quali fossero le capacità principali dell’Occhio.

    Non vedo l’ora di conoscere i tuoi talenti, Vorel. ” disse poi cercando di spronarlo.

    Nell’attesa, cinse il fianco di Yoe con il braccio destro portandola più vicina a sé. Non per rimarcare ulteriormente quanto già era stato abbondantemente detto e ribadito dalle sue parole, ma per ragioni più pratiche: non conoscendo quali fossero i poteri di Vorel e la loro entità, sarebbe stato più facile reagire in difesa della sua amata qualora fosse stato necessario. Non che ne avesse realmente bisogno, invero, ma Amon era fatto così: sempre troppo protettivo, anche dinanzi all’evidenza che non vi fosse un reale pericolo.
    Tranquillo, non voglio attaccarti o attaccare briga: semplicemente, per renderti più semplice la dimostrazione, Amon decide di scoprire una delle sue carte in modo da farti aprire di più. La premura per Yoe è condizionata dal fatto che spesso le dimostrazioni si trasformano in altro, ma sicuramente questo non è il caso XD

    Se poi preferisci confrontarti con Amon per una dimostrazione più pratica non hai che da chiederglielo: se per mostrare i tuoi poteri hai bisogno di uno sparring, lui è sempre a disposizione ;)

    Ps. scusatemi per il tremendo ritardo, ma ho avuto delle scadenze piuttosto opprimenti. ç_____ç
     
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    Non c'era più alcun dubbio ad assillare la mente di Vorel, nè alcuna malizia: la sua precedente intuizione -invero aiutata da comportamenti e silenzi alquanto esplicativi- era oramai sbocciata in una magnificiente certezza. Shui e Amon condividevano ben altro oltre al profondo rispetto per il Bisco Vivente e -pur se questo non inficiava minimamente la possibilità di stringere con loro un rapporto fraterno- i due ci tennero a precisarlo ribadendo ancora movenze e gesti, nonchè parole, dai chiari attributi: che fosse una sorta di sottile gelosia ma -al contempo- una pari insicurezza delle proprie rispettive promesse? Come un pensiero ramingo, subito sorto ed altrettanto rapidamente zittito, Vorel realizzò che un legame tanto intenso e profondo risplendeva di una luce impareggiabile... ma lasciava pure spazio a delle ombre d'infinita agonia, qualora si presentasse un diverbio irrisolvibile o -peggio- una lontananza impropriamente colmata da altri affetti e da diversi amori.

    Ed ogni figlio ama la propria madre, per benevola o crudele che essa si dimostri.

    Rompe quindi lo stallo dando corso alle parole della sua Signora -le replica quello che vuole essere un ennesimo giuramento di fedeltà, nonostante in questa seconda accezione le sue parole possano suonare nefaste e foriere di un doloroso futuro.

    Così per la Vita, fonte perpetua di gioie e di disgrazie, cui comunque volgiamo lo sguardo se ancora speranza vi è in noi.

    Ancora una volta aleggia un cattivo presagio tra le possibilità paventate dall'ibrido, per quanto egli si sforzi solamente di riportare il proprio credo e la propria fiducia, conscio di essere uno stralcio di un Ciclo ben attento a non farsi distrarre dai moti sostanzialmente tranquilli di tutte le creature che lo alimentano.

    Ed io ho piena speranza che Amon, Primo tra i Figli, e i suoi occhi perlacei avranno cura di non privarmi di questo mio dono.

    Egli ha infatti prestato piena attenzione al mutamento che ha da poco preso possesso dell'altrui volto, scrutando curioso ma non invadente l'afflusso di energia reso evidente ai più da un'incementata attività circolatoria. Come se ciò non bastasse, qualcosa d'imprecisato (forse una mera sensazione, forse un intuito particolarmente affine) avverte poi il Biomante che egli nulla ha da temere da quella recente sorpresa e tuttavia -ben guardandosi dall'apparire pavido o timoroso- il nuovo ospite comunque si spende in un'umile moina allo scopo di celebrare l'indiscusso potere cui è stato reso partecipe.

    Perchè è il solo dono che invero posseggo, al di là delle vostre fin troppo gentili lusinghe: già lo avete potuto apprezzare e pur tuttavia ve ne renderò ancora omaggio, nella speranza che vi sia gradito.

    E nel dire questo, senza attendere una reale risposta, l'ibrido nuovamente si affida alle proprie abilità di mutante per cambiare foggia e comportamento e così deliziare lo scarno pubblico per cui si vuole esibire: egli si fa mansueto ciuco e poi repentino spicca il volo come gheppio, s'arrampica tra le fronde nelle vesti di un bradipo insolitamente scaltro onde poi ricadere verso terra cullato dal vento, nelle sembianze di pipistrello del tutto tranquillo.
    Quando infine egli decide di recuperare la propria forma bipede -quando un altro paio di trasformazioni possano aver convinto i suoi amorevoli giudici della vastità animale cui il Biomante ha accesso- ecco allora che Vorel si ripresenta sotto le spoglie di un umano denutrito ed emaciato -aprendosi completamente alla platea egli mostra anche le proprie origini, senza farne mistero o subirne vergogna.

    Ed è un dono di cui sono fiero garante ed indiscusso primato, perchè esso incarna il cambiamento che permea ogni forza vitale ma al contempo reca in sè il germe di uno spaventoso pericolo: per tale motivo questo potere non è stato concesso ad altri prima di me, nè -se io cadrò vittima dei suoi recessi e dell'alienazione che in essi si annida- verrà mai destinato a nuovi guardiani.
    PBIOSHIFT
    PMASTER BIOMANCER
    PSYNCOPATE


    Edited by AnimeHunter - 23/3/2017, 22:57
     
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  14. Shui Yoe Tu
     
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    Così, presso il Grande Salice, i Fiori cominciavano a germogliare, splendidi e cari: attorno alle carni morbide della Signora, il forte braccio di Amon stava a proteggerla, nel desiderio d'una cavalleria romantica e dolce, benché superflua, essendo che la Dama non aveva di che temere, né per la natura dei suoi figli, né per la forma del Suo stesso corpo; l'amato mostrò quegli occhi bianchi, che tanto vedevano nel fondo delle cose che la loro anima era rivelata, e Vorel prese a mutare forma come l'acqua del fiume, divenendo molti animali.
    E tuttavia Ella non era soddisfatta, e non perché avesse a noia tali poteri, ma perché desiderava che i Suoi figli fossero più pronti e meno cerimoniali; però comprendeva pure che non bisognava invocare una guerriglia solo per gusto, a meno che non fosse motivata. Cosa, la quale, fu presto ad essere decisa: col sorriso lento e bellissimo che decorava la compiacenza sul volto, scostò la mano del Suo amato, così che fosse libera dalla bella presa e, camminando un poco, si mise al centro dei due figli, e però più in dietro di qualche passo, così che essi avessero nessuna cosa di ostacolo fra loro.

    -E' una vista magnifica, Vorel: tanto ami i Miei figli che sei come loro, parte del grande ciclo della vita.-
    Disse, e proseguì
    -Molti temono la Terra e la Natura, perché è distruttiva quanto sia Creatrice; ma non vi è motivo di essere ostili alla morte, poiché la Natura distrugge per ricostruire, uccide per far nascere più forti e più bei figli, perché senza la morte, non ci sarebbe la vita.-
    Con la testa, fece un cenno d'inchino, come a dire di sì, o riverire gli alberi
    -E questo sarà il compito di ognuno dei Miei figli che dimoreranno nel Bosco vivente, proteggere la Vita e la Morte, la Creazione e la Distruzione: nutrire le belle cose che crescono quando devono germogliare, e svellere le aberrazioni e le cose morenti, quando verrà l'ora.-

    Così dicendo, si sedette: un trono ligneo era, infatti, sorto dal terreno dietro di Lei mentre faceva il gesto di posarsi, ed era meraviglioso e misto a terra, che correva fra le venature, e acqua, che stillava come sbocchi sorgivi fra le molte pieghe e foglie di rami intrecciati di cui il seggio era composto. Allora, col gomito destro come appoggio sul bracciolo, accarezzava il volto di Se stessa con le dita agili e femminee: guardava i due figli, e molto li amava, l'uno per quell'amore che tutti inseguono e nessuno prende mai, l'altro per la devozione e l'armonia che aveva nella natura intera.


    -Ma le minacce a Kijani Fahari, tutte, vanno estirpate, perché questo Bosco deve restare incontaminato, e i suoi Kami sposi solo del Potere che Mi compone, e che accarezza tutti coloro che vi dimorano.-
    Disse, accennando un esplicito sguardo ad Amon
    -Perciò, ancora una volta ti chiedo, Vorel, di dimostrarmi le tue qualità, quello che hai intenzione di mettere al servizio del Bosco Vivente e della Tua Signora.-

    Al cenno dello sguardo, la terra produsse due fantocci, burattini di legno, immobili e senza volto, uno per ognuno dei giovani, così che ciascuno potesse colpire il proprio.

    -Attacca.-

    Poi, con la sinistra, tirò un filo invisibile nell'aria, e si fermò presto: quando lasciò la presa di pollice e indice, fu chiaro cosa aveva generato. Una freccia apparve, di acqua limpida e vorticante, affilata più dell'acciaio di molte spade, scagliandosi nel centro, fra i due uomini, e si divise in due, così che ognuna di queste mirasse, diritta e rapida, al cuore dei Suoi figli.

    -E difendi.-

    Sorrise sensuale, già a godersi la vista di quei guardiani nel pieno del loro vigore mostrare le arti di cui erano maestri.



    L'attacco ha costo Basso, è di elemento Acqua e fa danno da penetrazione


    Edited by Shui Yoe Tu - 26/3/2017, 23:32
     
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    Assistere ad un simile spettacolo era per lo Scorpione qualcosa di realmente raro, tanto che l’espressione che gli si era disegnata sul volto nel guardare quelle mutazioni e quelle acrobazie non lasciavano adito ad alcun dubbio in merito: era decisamente sorpreso ed affascinato; anzi, a dirla tutta, sembrava un bimbo curioso nell’osservare l’abilità con la quale nelle vesti di bradipo s’arrampicava tra gli alberi. Ancora più sorpreso era sembrato quando aveva mutato il proprio aspetto in pipistrello, sino a mostrare infine le sembianze d’un umano denutrito ed emaciato. Il suo flusso, nonostante le mutazioni, era rimasto nella sostanza il medesimo: cambiavano di volta in volta le sue sfumature, nonché il suo moto – più repentino o meno nel movimento a seconda della forma assunta – circolatorio, ma nella sua base più semplice era sempre lo stesso. Anche in un caso come quello, aveva avuto modo di studiare una nuova creatura, scoprendo l’esistenza di poteri nuovi dalle applicazioni pratiche pressoché infinite.

    Sei quindi in grado, oltre ad assumerne le fattezze, anche di acquisirne le abilità latenti? Saresti in grado, ad esempio, di emulare le capacità di un ‘drago’ ad esempio? ” chiese, memore dell’incontro con quella strana creatura proprio nel bosco.

    Una curiosità, nulla di più: se ne fosse stato capace, le sue capacità si sarebbero rivelate ancora più interessanti di quanto visto o anche solamente immaginato con quella dimostrazione pratica. Eppure, in qualche modo, la sua amata non sembrava essere stata convinta da quella prova, tant’è che prese subito la parola cercando di far capire quello che era il suo punto di vista; da una parte aveva certamente apprezzato le qualità di Vorel ed il suo essere così intimamente connesso con la natura e le sue creature al punto da assumerne l’aspetto ed i tratti caratteristici, ma dall’altra alla sua amata servivano delle prove di concreta forza al fine di contrastare apertamente le minacce che giocoforza avrebbero potuto colpire Kijani Fahari ed i suoi abitanti (flora, fauna e kami compresi). E su questo Amon non poté fare altro che assecondare i desideri di lei e ad uno sguardo complice, d’intesa, di Yoe rilasciò apertamente il proprio spirito combattivo affinché fosse visibile anche al loro ospite. Non si trattava di nulla di particolarmente pericoloso, era solo un modo per far capire a Vorel che era arrivato il momento di fare sul serio e di mostrare le sue capacità combattive una volta per tutte, invitandolo quindi a tirare fuori le proprie zanne. L’aura, dapprima azzurra, cominciò a virare verso l’argento: fu qualcosa del quale lo Scorpione si era appena accorto e forse era parte di quel cambiamento cui Yoe aveva già avuto modo di accennare, del suo elevarsi ad un qualcosa di più; non era troppo estesa e quasi aderiva al corpo del custode, ma l’intensità con la quale si muoveva portava i suoi capelli a muoversi disordinati verso l’alto ed i lati, smuovendone le ciocche brune ribelli.

    A riprova della sua richiesta, dopo essersi adagiata su di uno scranno di legno, la sua amata generò dalla terra due fantocci di legno, senza volto e completamente immobili: uno per ciascuno, affinché entrambi potessero far sfoggio della propria forza. Senza farsi ripetere due volte l’ordine dall’amata, convogliò parte di quell’aura nel pugno destro abbassandosi leggermente sulle gambe e tirando indietro il braccio corrispondente; quando si sentì pronto si lanciò contro il fantoccio, tirando avanti il pugno e rilasciando senza alcuna riserva la potenza devastante del Respiro Divino che, per quella tecnica, aveva pienamente definito come ‘ Spezza Tempeste ’ generando quindi una temibile onda d’urto in emissione che avrebbe letteralmente frantumato il fantoccio di legno, puntando all’altezza dello sterno. Tenendo comunque la situazione sotto controllo grazie al suo Occhio – complice anche l’avviso della sua dama – sapeva di dover fronteggiare anche un attacco, una freccia composta puramente da acqua e incredibilmente pericolosa nei suoi effetti potenziali. Aveva avuto modo di vederla in azione contro la donna-serpente che aveva cercato di deturpare ignobilmente il bosco e le sue creature, insozzandolo con la sua magia oscura; in quell’occasione aveva visto quanto forte potesse diventare l’acqua nelle mani di Yoe e pertanto, senza pensarci due volte, si sarebbe voltato irrobustendo i muscoli del suo corpo pronto a ricevere l’impatto di quella freccia.

    Non passò che qualche istante, ed essa impattò sulle braccia di Amon prontamente incrociate a protezione del corpo, nudo da qualsivoglia protezione; i suoi muscoli sembrarono inspessirsi per un singolo istante, gonfiandosi al punto da rendere la pelle assolutamente impenetrabile. Quella freccia, dalla forza prorompente e dalla resistenza e durezza dell’acciaio – ed anche di più – era stata arrestata nella sua avanzata da nulla più che muscoli e volontà. Abbassata la guardia, avrebbe poi rivolto lo sguardo al suo futuro compagno d’arme, al fine di osservare finalmente quali fossero le sue effettive capacità di attacco e di difesa mostrandosi curioso quanto (e forse) più di prima.

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    « B l O c K n O t E s »

    { Critico ~ 40% . Alto ~ 20 % . Medio ~ 10 % . Basso ~ 5% }

    Energia ~ 100% - 20% - 10% = 70%;
    Status Fisico ~ Ottimo.

    « EQUIPAGGIAMENTO »

    . Lama del destino .

    Lama del destino ”, così come rinominata da Amon, è una spada composta dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dello Scorpione Nero. La sua forma è inusuale per le spade dell'epoca, assegnate all'esercito regolare egiziano e difatti ricorda solamente le più comuni “khopesh”, essendo più assimilabile per forma e resistenza ad una scimitarra; anche il suo aspetto è il frutto di esperimenti, dovuti soprattutto alle contaminazioni culturali di altre popolazioni confinanti che hanno permesso ai fabbri dell'ordine di trovare la forma e la resistenza più adatte per un più efficiente ed efficace utilizzo dell'arma in battaglia. Nel complesso, “ Lama del destino ” è il risultato di un pregevole lavoro di manifattura dovuto all'abilità manifesta dei fabbri e degli 'ingegneri' dell'ordine dello Scorpione Nero: la lama, infatti, lucente come non poche è lunga all'incirca cinquanta centimetri ed è rifinita con intarsi e rilevi lungo tutta la sua superficie, sul cui lato destro è inciso il simbolo dell'ordine: uno scorpione nero, proprio come il tatuaggio che ha sulla spalla; l'elsa è lunga all'incirca venti – anche venticinque – centimetri ed è composta di legno e lega, uniti insieme con intarsi d'oro e fascette di cuoio nero, per renderne la presa confortevole. Nel complesso, l'arma risulta ben bilanciata ed equilibrata nel suo peso – forse eccessivo per alcuni – con un filo resistente ed affilato, utilissima sia in difesa che in attacco. Quando non è sguainata, “ Lama del destino ” è conservata in un fodero di cuoio nero, solitamente posizionato dietro alla schiena ed assicurato al corpo di Amon grazie ad ulteriori fasce della medesima fattura per una duplice ragione: anzitutto gli è possibile sguainare la spada in modo semplice ed immediato, in qualsiasi situazione; ciò gli permette di nasconderla sotto ampi mantelli, consentendogli di passare inosservato laddove lo desideri.

    . Oracolo della Morte .

    Oracolo della morte ”, così come chiamato da Amon, è un pugnale composto dalle più pregiate e resistenti leghe metalliche in possesso dell'ordine dello Scorpione Nero. La sua forma è molto particolare, studiata appositamente per poter essere potenzialmente mortale per chiunque ne incontri il filo; principalmente utilizzato nell'assassinio, non è difficile vedere Amon utilizzarlo anche nel corso di un normale combattimento, come ausilio e supporto nel corpo a corpo. La lama è lunga all'incirca venticinque centimetri, ed è ricurva sul fronte, con una zigrinatura sul retro ed è finemente rifinita con intarsi e rilievi lungo tutta la sua superficie; il manico, a sua volta, è lungo all'incirca quindici centimetri presentandosi leggermente ricurvo, sul lato opposto rispetto al fronte della lama. È composto da legno e metallo, uniti tra loro con intarsi dorati e lacci di cuoio nero che ne rendono l'impugnatura comoda e confortevole, in modo da non comportare difficoltà nella presa; nel suo lato interno presenta un piccolo anello, grande abbastanza da farci passare il dito indice ed utile per cambiare la presa del pugnale per ogni evenienza, permettendo di rivolgere la lama verso l'alto o verso il basso a seconda della situazione contingente. Per via della particolarità della lama, zigrinata sul retro, è abbastanza utile per bloccare le altre spade e consentirgli un vantaggio – laddove possibile – nella corta distanza. Frutto di un lavoro di pregevole manifattura, si presenta bilanciato e ben equilibrato nel suo peso, potendo essere utilizzato anche come arma da lancio, per ogni evenienza; il filo della lama, infine, è molto affilato e resistente. Quando non è impugnato, “ Oracolo della morte ” è riposto in un fodero di cuoio nero agganciato al bacino di Amon con altrettante guaine della medesima fattura; è solito posizionarlo dietro al bacino, ben nascosto, con il manico rivolto verso il lato sinistro e permettergli di impugnarlo con semplicità in qualsivoglia situazione.

    . Aculei dello Scorpione .

    Nell’equipaggiamento di uno Scorpione era immancabile la presenza di un set di pugnali da lancio, utili soprattutto dalla distanza medio-lunga, per favorire così tattiche offensive – o diversive – in missione. Solitamente presenti in numero non inferiore a cinque, sono fissati ad una cinta di cuoio (la stessa alla quale era fissato il pugnale) e posizionati dietro il bacino così da restare occultati alla vista altrui. Composti unicamente di una lega metallica della più pregiata fattura, non presentano fregi particolari se non il simbolo di uno Scorpione inciso sulla lama; sono lunghi approssimativamente dieci centimetri (comprensivi del ‘ manico ’), risultano leggermente squilibrati sulla lama sì da permetterne il lancio. Il taglio poco affilato di questi pugnali è compensato in realtà dalla forza impressa con il lancio, dal quale scaturisce l’effettiva capacità perforante di questi minuti oggetti di morte. Date le loro caratteristiche intrinseche, Amon ha deciso di denominarli “ Aculei dello Scorpione ” in onore all’aracnide dal quale prende il nome il suo ordine.

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    « POTERI SPECIALI »

    . Occhio di Ra .

    Byakugan

    Nell'ordine dello Scorpione Nero sono diverse le abilità che – sono state e che – vengono tramandate di adepto in adepto, di generazione in generazione fin dalla sua istituzione; ve ne sono alcune però che sono legate in modo particolarmente stretto al sangue ed all'innato talento di pochi, che non è stato possibile tramandare per via di particolarità intrinseche delle medesime abilità. Gli studiosi dell'ordine e gli alti vertici hanno pertanto deciso di studiare e documentare simili capacità in rotoli segreti, conosciuti a pochi – e sconosciuti ai molti – al fine di facilitare l'apprendimento di coloro i quali fossero riusciti ad ottenerle per una ragione, piuttosto che per un'altra, e di indirizzarli verso il loro sviluppo. È stato riscontrato nel corso della lunga vita dell'ordine, che tali e particolari abilità si ripresentassero ciclicamente in ogni generazione, alle volte saltandone anche una o due, permettendo pertanto una sorta di studio previsionale in tal senso e comprendere più o meno quando simili capacità si sarebbero ripresentate a vantaggio esclusivo dello Scorpione Nero e del Faraone.

    L'“ Occhio di Ra ”, in particolare, appartiene alla schiatta delle abilità che si tramandano con il sangue, piuttosto che con il talento, finendo per essere appannaggio di pochissimi elemento nella storia dello Scorpione Nero in quanto legata al sangue reale: il sangue del Faraone; era accaduto infatti che alcuni eredi, rinunciando al titolo reale, si fossero uniti all'ordine con lo scopo precipuo di essere d'aiuto al futuro Faraone ed allontanarsi così dai futili giochi di intrighi e potere di palazzo. Si tratta dell'abilità più rara e più imprevedibile in fatto di presentazione, in quanto ben pochi erano stati i membri della famiglia reale che si erano uniti all'ordine, destando difficoltà nel prevedere quando e come l'occhio sarebbe potuto rivelarsi utile agli scopi dello Scorpione Nero, nonché dell'ordine.

    Quest'abilità, come tante altre, non richiedeva la 'purezza' del sangue, ma necessitava unicamente della presenza di sangue reale per poter essere – potenzialmente – risvegliata; il che, comunque, non significava che potesse risvegliarsi automaticamente, in quanto richiedeva comunque che il soggetto avesse sviluppato la capacità di richiamare ed utilizzare il “ Respiro divino ”, appannaggio esclusivo degli adepti dello Scorpione Nero. Ad un normale essere umano era dunque precluso il suo risveglio.

    L'“ Occhio di Ra ” comincia a risvegliarsi nel soggetto in un età compresa tra i sette e gli undici anni, qualora abbia già avuto modo di padroneggiare – anche in modo abbastanza incompleto – il “ Respiro divino ” così che quella stessa energia possa essere utilizzata come catalizzatore dell'abilità stessa. Nel presentarsi, il soggetto denota fortissimi mal di testa, accompagnati da cecità temporanea o da vista estremamente sensibile alla luce, tanto da costringerlo in quest'ultimo caso a tenere gli occhi chiusi; tali sintomi verranno accompagnati da senso di vertigine e spossatezza, in quanto il soggetto non è ancora in grado di controllare il proprio potere ed utilizzare il giusto quantitativo di energia per poter fare completo affidamento sull'abilità oculare. Poco a poco, man mano che il soggetto continua nei suoi addestramenti per affinare la padronanza nel “ Respiro divino ”, affiorano in modo confuso le singole capacità donate dall'abilità, confondendosi tra loro e costringendo il soggetto ad interrompere forzatamente i propri allenamenti in quanto potrebbe essere soggetto anche a perdita di sensi, mettendo a serio rischio la sua vita. Il completamento dell'addestramento d'uopo previsto specificatamente per la sola abilità – unitamente agli sforzi per padroneggiare in modo completo il “ Respiro divino ” –, gli consente di poter incanalare le proprie energie ed i propri sforzi su di una capacità per volta o sulla combinazione di più capacità per volta, senza alcuna difficoltà; l'utilizzo dell'abilità resta comunque legato alle forze ed alle energie residue: da questo dipende infatti l'effettiva fruibilità delle sue capacità nel suo complesso. [Malus: al raggiungimento di determinate soglie di riserva energetica, Amon non sarà in grado di accedere alle proprie capacità passive; le percentuali di riferimento saranno indicate in corrispondenza delle singole capacità.] Il soggetto, custode dell'abilità, ha presentato nel corso dei secoli un'indole riflessiva e mai impulsiva, affidandosi ciecamente alle capacità donategli dall'“ Occhio di Ra ” e risultando prezioso nella fasi strategiche, per evitare ingenti perdite di adepti.

    Fisicamente e visivamente, l'“ Occhio di Ra ” si presenta agli occhi altrui per una sorta di mutazione che avviene nel volto del soggetto, del custode, il quale viene trasfigurato per permettere al “ Respiro divino ” di apportare i propri benefici agli occhi; per poter fare affidamento sulla propria abilità, il custode non dovrà fare altro che concentrare il proprio potere negli occhi e lasciare che il “ Respiro divino ” interagisca con gli stessi. Le vene alle tempi, sino alle orbite, cominceranno a gonfiarsi pompando il sangue – e l'energia – più velocemente; i bulbi oculari, frattanto, perderanno la loro consueta colorazione assumendo un pigmento perlaceo, sovrapponendosi quasi completamente sia alla pupilla, sia alla cornea, di cui permangono semplicemente i contorni sbiaditi.

    Amon ha appreso i primi rudimenti sul “ Respiro divino ” all'età di sette anni, riuscendo nell'intento di controllarlo indirettamente all'età di circa otto anni; ciò gli ha consentito di risvegliare l'“ Occhio di Ra ” a questa età. Infine, è riuscito a perfezionare il controllo sull'abilità e sulla propria energia all'età di dodici anni, con grande sorpresa dei suoi istruttori.

    L'“ Occhio di Ra ” consente al suo custode di poter vedere distintamente l'essenza degli altri soggetti – siano essi amici o nemici –, sotto forma di un fittissimo reticolato energetico che ricorda molto il complesso sistema circolatorio del sangue, la cui colorazione risulterà essere differente a seconda dell'entità che si troverà di fronte. In questa fase, i colori si sbiadiranno assumendo tinte spente, tenenti al grigio, mentre la trama energetica assumerà ai suoi occhi una colorazione più vivida e brillante, consentendogli di concentrare l'attenzione su questo particolare; ad una osservazione più attenta e meticolosa – sostituita, con il tempo, dall'esperienza – è possibile notare che vi sono dei punti nella trama energetica, nei quali l'energia è più condensata rispetto ad altri e ciò in quanto si trovano in corrispondenza degli organi vitali, permettendo al custode una maggiore precisione nei suoi colpi. La visione della trama gli consente un vantaggio ulteriore, soprattutto se lo si combina con una efficace tattica difensiva, poiché ciò gli permette di reagire in modo più veloce ad una offensiva avversaria basata strettamente sull'utilizzo della trama stessa; infatti, in tali situazioni contingenti, la trama energetica subisce una repentina accelerazione dovuta all'utilizzo dell'energia vitale convogliata in quello specifico attacco, potenziando di gran lunga riflessi e reazioni del custode. In tali situazioni, il custode avrà quindi la possibilità di reagire più velocemente alle tattiche offensive avversarie, consentendogli di agire per tempo nella manipolazione del “ Respiro Divino ” e rispondere così in modo più efficace alle sollecitazioni rinvenienti dalle differenti situazioni contingenti. [Auspex passivo di ‘ Percezione magica ’ (la visione della trama energetica è puramente interpretativa e giustifica peraltro la passiva di empatia descritta più avanti). Limitazioni: è possibile vedere le energie impresse su cose e persone, ma non quella emessa naturalmente dalle persone; è possibile avvertire/vedere la presenza di un oggetto incantato e riconoscerlo da –e tra- gli altri; è possibile avvertire quando qualcuno casta tecniche (limite collegato alla passiva che segue). Passiva di Istant Casting dovuta all'osservazione del moto repentino della trama energetica, giustificata dai riflessi repentini rinvenienti nella capacità in oggetto. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente queste capacità nel corso dell'evento.] Altra caratteristica peculiare legata alla vista, è quella che consente al custode di poter avere una visuale completa di tutto quanto lo circonda, tranne che un unico punto cieco posto dietro alla sua nuca; si tratta di un cono d'ombra nel quale gli è impossibile vedere o percepire alcunché, trattandosi potenzialmente del vero ed unico punto debole di questa capacità. Per sfruttare un più ampio raggio di visione, deve trovarsi nella più completa immobilità per consentirgli di concentrarsi pienamente su quanto gli accade intorno; qualora voglia sfruttare questa capacità – combinandola con altre – in movimento, il raggio della visuale è più contenuto. [Visuale di 359° intorno a sé per un raggio di 20m. Malus: se Amon si trova in movimento, il raggio della visuale si riduce a 5m; al raggiungimento della soglia del 30% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente questa capacità nel corso dell'evento.] Ulteriore capacità donata dall'“ Occhio di Ra ”, è quella di vedere al di là di cose e persone, senza alcun impedimento; solitamente, questa capacità è abbinata alle altre donate dall'occhio – in special modo, se sfruttata per scandagliare la zona circostante –, seppure sia valida anche se utilizzata da sola. [Possibilità di vedere ogni cosa aggirando gli ostacoli; Consumo Variabile.] Anni ed anni di esperienza nella “ lettura ” della trama energetica consentono al custode di poter leggere l'aura emotiva altrui, permettendo a questi di conoscerne lo stato d'animo, a meno che non vi siano incanti o protezioni che ne blocchino la percezione. Infatti la trama energetica rappresenta uno specchio, una sorta di riflesso di quelli che sono i diversi stati emotivi che colpiscono l'animo altrui; ciò è dovuto, in particolare, al moto del flusso energetico, al suo scorrere nel fittissimo reticolato del sistema circolatorio, permettendo al custode – dopo una fase di conoscenza e di studio più o meno breve – di comprenderne lo stato d'animo con uno scarto di errore infinitesimale. Ovviamente, per la stragrande maggioranza dei soggetti i segnali sono più o meno simili, se non identici; ma è possibile che vi siano dei soggetti particolari che poco si prestino alla lettura dell'aura emotiva, rendendo più difficoltoso al custode comprendere quale sia il loro stato d'animo, riuscendo persino a raggirarlo vanificando così ogni suo sforzo. Ciò non toglie che la lettura dello stato emotivo sia estremamente utile al custode in situazioni contingenti particolari, poiché potrebbe consentirgli – a titolo di esempio – di scoprire attraverso questa “ lettura ” se il soggetto che ha davanti gli sta mentendo o meno. Si tratta pertanto di una capacità estremamente versatile, potendo essere utilizzata nelle situazioni più disparate. [Lettura dell'aura emotiva utilizzando come tramite la visione della trama energetica (Passiva di Empatia); Passiva di Lie-Detector. Malus: al raggiungimento della soglia del 20% della riserva energetica, Amon non sarà in grado di utilizzare ulteriormente queste capacità nel corso dell'evento.]

    . Essere un adepto dello Scorpione Nero .

    Gli adepti dello Scorpione Nero vengono sottoposti fin dalla più tenera età ad allenamenti fisici e psichici molto particolari, il cui scopo è quello di formarli anzitutto come guerrieri, dotandoli di fisici forti e resistenti, agili e veloci, in virtù dei ruoli e dei compiti che andranno a ricoprire una volta divenuti membri dell'ordine; secondariamente, vengono formati – con altrettanta attenzione e dedizione – come assassini, fornendo loro una preparazione (teorico-pratica) completa sulle tecniche di omicidio, sviluppando principalmente le particolari capacità fisiche – e psichiche – necessarie per metterle in atto.

    Concluso l'addestramento, Amon possiede una forza fisica notevole considerato il livello medio di un normale essere umano, retaggio degli intensi allenamenti cui è stato sottoposto sin da piccolo che gli hanno consentito di sviluppare la propria vera forza, rendendolo oltremodo pericoloso in un confronto corpo a corpo; ciò gli consente anche di sopportare pesi notevoli, ma mai eccessivi, in virtù del fatto che gli allenamenti erano basati proprio su questo: sollevamento di pesi e macigni e loro spostamento come fossero una sorta di zavorra dalla mattina alla sera, anche durante le sessioni di combattimento. La sua muscolatura, in tal senso, risulta tonica, scolpita ed asciutta: un buon compromesso che non lo vincola nei movimenti. [Power Up passivo + 50% Forza] Le sessioni di combattimento corpo a corpo e con le armi, gli hanno consentito inoltre di sviluppare una resistenza fisica impareggiabile: concluso l'addestramento, infatti, la sua pelle e le sue ossa sono divenute coriacee, tanto da consentirgli di resistere anche ai colpi più duri se corroborati da una buona tattica difensiva. Ciò gli consente di resistere meglio ai colpi altrui, riuscendo a rialzarsi in piedi laddove altri si sarebbero già arresi; inoltre ciò gli consente di risentire meno dello sforzo e della stanchezza, in virtù di questa sua stessa resistenza. [Power Up passivo + 50% Resistenza]

    « TECNICHE E STILI »

    . Funerale del deserto ~ Spezza tempeste .

    Gli stili insegnati dall'ordine non sono le uniche armi in possesso degli adepti dello Scorpione Nero, in quanto è possibile che loro stessi, grazie all'esperienza maturata sul campo, riescano ad imbastire delle nuove tecniche che si basano sulla manipolazione del “ Respiro divino ” fuso con il loro stesso corpo. Amon ha imparato questa tecnica in una situazione contingente e sfruttando quanto aveva imparato nel corso degli anni, implementò questa tecnica per esigenze di sopravvivenza; durante una missione, infatti, si perse nel deserto vagando per interi giorni senza riuscire a tornare indietro. Sfortuna volle che una tremenda tempesta di sabbia si abbattesse in quella zona, tant'è che per raggiungere il primo rifugio trovato – per un mero colpo di fortuna – dovette farsi largo sfruttando proprio questo colpo, aprendosi un varco in quell'inferno di sabbia. Gli bastò concentrare il “ Respiro divino ” nel pugno destro – imparando poi a farlo anche con il sinistro – e vibrò un colpo talmente forte da lasciare che dal proprio pugno si generasse una terribile onda d'urto capace di squarciare quella forza della natura e ripeté il colpo finché non riuscì a raggiungere il rifugio. Imparata quella nuova applicazione, si allenò giorno e notte per far proprio quel colpo dozzinale, riuscendo a migliorarlo ed a padroneggiarlo in modo da poterlo utilizzare in battaglia contro uno o più avversari contemporaneamente, sfruttandone la temibile forza di impatto. In memoria dell'esperienza vissuta, decise di chiamare questa tecnica “ Spezza tempeste ”, per non dimenticare mai quella forza travolgente che era stato capace di padroneggiare per salvare la pelle. [Consumo Alto]

    . Stile dello Scorpione Nero ~ Tattiche offensive e difensive di base .

    Il “ Respiro divino ” consente ad Amon la capacità di potenziare i propri attacchi fisici, sfruttando quanto appreso durante i lungi anni di addestramento; si tratta di utilizzare la propria energia in modo semplice e basilare, in quanto basterà convogliarla all'interno del corpo e, successivamente, nell'arto desiderato al fine di poter eseguire un attacco che risulti potenzialmente pericoloso in qualsivoglia situazione; che si tratti di calci o pugni non fa differenza, poiché il “ Respiro divino ” consentirà di rendere qualsiasi colpo, anche il più semplice ed irrisorio, pericoloso agli occhi del proprio avversario. Tenuto conto di questa applicazione base, sarà possibile convogliare la propria energia anche all'interno delle proprie armi – spada e pugnale – per rendere il loro taglio ancora più affilato del solito, con lo scopo di menare fendenti ed affondi sicuramente più efficaci in battaglia. [Potenziamento attivo dei colpi fisici – compresi i colpi eseguiti con spada e pugnale –; Consumo Variabile] Parimenti, concentrando però diversamente la propria energia nel proprio fisico – o nelle proprie armi – potrà fronteggiare attacchi di tipo etereo, opponendovisi direttamente; basterà infatti fronteggiare questo tipo di tecniche con il proprio fisico, ricoperto dalla propria energia o di 'tagliarlo' – laddove possibile – con le proprie armi, opponendo un quantitativo di potere eguale o superiore. Laddove non sia possibile fronteggiarlo con movimenti d'attacco, imporrà il proprio fisico incrociando dinanzi a sé le braccia ed abbassando leggermente le proprie gambe in modo da imporsi letteralmente alla tecnica che gli è stata lanciata contro. [Difesa contro gli attacchi di tipo magico (taglio dell'etereo e irrobustimento); Consumo Variabile Medio] Altrimenti, nella normalità dei casi, Amon ha imparato a convogliare la propria energia nelle gambe e, per converso, in tutto il suo fisico per velocizzare i propri movimenti spingendolo ben oltre i normali limiti impostigli dalla sua condizione umana, al fine di poter sfuggire alle tecniche di attacco altrui; con lo stesso principio, potrebbe sfruttare il medesimo movimento per favorire tatticamente le proprie offensive e rendersi così imprevedibile agli occhi dei suoi avversari. [Scatto; Consumo Variabile]

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    Note a margine ~ n.a.


    Edited by Amòn - 27/3/2017, 14:42
     
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